Il biologico dovrebbe essere la norma. Perché? Perché non possiamo e non dobbiamo dimenticarci che il cibo vero e autentico è solo quello biologico.

Paradossalmente oggi si ritiene il bio un'eccezione, un plus. Dobbiamo invece renderci conto che fino a settant’anni fa le coltivazioni erano naturalmente biologiche. Me lo ricordava sempre mia nonna, cresciuta in campagna in una famiglia contadina: "mio papà era molto preoccupato quando ha visto che iniziavano a usare pesticidi e sostanze chimiche nei campi".

Vorrei che i miei bimbi capissero il valore di un'agricoltura autentica, di un equilibrio sano e rispettoso tra la terra e l'uomo: solo in questo modo il suolo può offrirci frutti in grado di nutrirci davvero, non solo sfamarci.

Ecco perché abbiamo fatto una chiacchierata con Veronica Bagnacani, la fondatrice di Vero Biologico (http://www.verobiologico.it), un blog unico che vuole essere punto di incontro per lo scambio di informazioni veritiere su un tema così sensibile come il discorso sul “bio”.

Perché il biologico deve essere la norma, e non l’eccezione: l’intervista interessantissima alla fondatrice di “Vero Biologico”, che ci spiega l’importanza del “bio”

Veronica, com’è nata l'idea di aprire un blog sul mondo del biologico?

VeroBiologico è nato dalla semplice constatazione che non esisteva un “contenitore” fruibile in rete sui temi del biologico e di scelte di vita sostenibile che si basasse su esperienze di vita vissuta e informazioni chiare e semplici sull’argomento. Dalla nascita di mio figlio, ho iniziato un percorso di condivisione di informazioni e approfondimenti di temi tutti legati al mangiare sano, scelte consapevoli per il benessere delle famiglie e la tutela dell’ambiente, tutti temi che dovrebbero avere la massima attenzione da parte di tutti.

Molte di noi dopo i recenti servizi di Report si sono un po’ preoccupate: investiamo molto del nostro budget per cercare di comprare prodotti con il marchio bio e poi scopriamo che non lo sono. Ci sentiamo molto deluse. Ma quindi il biologico è una fregatura o esiste davvero?

Per me questo servizio di Report è stato, al contrario di quanto pensano in molti, una grande opportunità per il biologico di mostrare il suo volto migliore.
La tesi del servizio era che esistono truffe nel mondo del bio della grande distribuzione e che i controlli non sono adeguati. E queste sono due verità assolute. Il messaggio positivo che è passato in modo meno palese è che esistono piccole realtà virtuose che invece operano in modo serio e responsabile per tutelare non solo la nostra salute e l’ambiente, ma anche il benessere degli operatori del settore agricolo escludendo l’uso di pesticidi e sostanze chimiche di sintesi. È a queste realtà virtuose che dobbiamo rivolgerci e che dobbiamo premiare con i nostri acquisti.
Bisogna aggiungere che truffe esistono nel biologico come nel convenzionale, sta a noi riuscire a diventare consumatori più attenti e consapevoli.
Io ad esempioa chi ci rivolge ogni giorno questa domanda: “Come posso evitare di essere truffato? Dove trovo prodotti veramente bio?”, rispondo che esistono realtà virtuose e una soluzione può essere entrare a far parte di un gruppo d’acquisto solidale; un’altra opzione è frequentare i farmers market della propria zona; e infine ci si può rivolgere direttamente ai produttori con cui instaurare un rapporto di fiducia diretto, evitando, per quanto possibile e compatibilmente con il proprio stile di vita, di fare la spesa unicamente presso la grande distribuzione.

Come fare per riconoscere davvero un prodotto bio?

I veri prodotti biologici seguono delle regolamenti precisi e l’etichetta certifica e, in generale, garantisce che il prodotto commercializzato provenga da agricoltura biologica. Mi spiego meglio:
- Le diciture “bio” o “biologico” in assenza di una etichettatura chiara, che segua le regole descritte di seguito, non sono affidabili. Un prodotto biologico deve essere sempre sottoposto a verifiche da parte di un ente di controllo autorizzato dal Ministero delle Politiche Agricole per poter essere venduto in Italia.
- Nome e indirizzo dell’operatore, del proprietario e del venditore del prodotto: sui prodotti bio deve essere sempre presente il nome dell’ultimo operatore che ha maneggiato il prodotto, ad esempio produttore, trasformatore o venditore. Nel caso che i prodotti non siano confezionati, il cliente può richiedere la certificazione che attesti che si tratti di un prodotto biologico certificato correttamente da un ente autorizzato.
- Nome del prodotto, che deve essere accompagnato da un riferimento al metodo di produzione biologico nella denominazione di vendita per i prodotti con almeno il 95% in peso degli ingredienti di origine agricola bio.
- Numero di codice. È il numero di codice attribuito dallo Stato all’organismo di controllo del biologico che ha effettuato le proprie verifiche sul produttore o sul più recente passaggio di trasformazione. - In Italia il numero di codice inizia con la sigla IT. Deve anche esserci il codice numerico che in Italia viene attribuito dal Ministero delle Politiche Agricole.
- Logo europeo: è la famosa foglia verde formata dalle stelline bianche. Accanto al logo UE, la dicitura Italia (IT) quando le materie prime bio alla base del prodotto siano state coltivate in Italia. Se i prodotti hanno provenienza mista, UE ed extra UE, potreste trovare sulle confezioni una dicitura doppia, ad esempio “Agricoltura UE – Non UE”.

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

Quando il vostro bimbo inizia ad interagire, comincia anche quel periodo durante il quale i momenti quotidiani come la pappa o il bagnetto diventano finalmente divertenti, attimi familiari che si trasformano in occasione per giocare e per passare il tempo con il proprio bimbo, che apprezza moltissimo quando una situazione apparentemente obbligatoria si trasforma in qualcosa di ludico!

Oggi vi parliamo proprio del bagnetto: la solita paperella è ormai superata, e il nostro partner nel progetto salute Miniland Baby con il suo Bath Kit ci ha dato la giusta idea, scatenando la nostra fantasia! Ecco quindi le nostre 10 idee per godersi ancora di più il momento del lavarsi!

Come rendere il momento del bagnetto divertente con 10 giochi: le nostre 10 proposte per attività acquatiche da poter svolgere insieme al vostro bimbo tutti i giorni, durante il lavaggio quotidiano nella vaschetta o nella vasca da bagno

Preparate quindi vaschetta, acqua calda e sapone! Si inizia con la stimolazione dei sensi, che può essere un gioco eseguito da subito ma che diventa davvero divertente a partire dai quattro mesi, quando il bambino comincia ad afferrare gli oggetti con le sue manine. Approfittate dei materiali usuali che utilizzate durante il bagno e lasciate che i bimbi li tocchino, scoprendoli con le mani, con il corpo e con la bocca: spugne di diverse consistenze (come ad esempio quella contenuta nel Bath Kit di Miniland), salviette di tessuti differenti (da quelle in spugna a quelle in cotone, bagnate o asciutte), saponette naturali...

Divertente è anche dotare la vasca di uno specchio (ce ne sono fatti apposta di plastica per non rischiare pericoli), continuando una di quelle attività montessoriane che solitamente eseguiremmo in situazioni “normali”, fuori dalla vasca, e cioè il gioco dello scoprirsi attraverso il proprio riflesso.

Anche se il bagnetto già di per sé è ricco di bolle, perché non aumentarne la quantità? Prendete una di quelle pistole giocattolo per creare le bolle, o i soliti aggeggi per soffiarle con il fiato, e tutto sarà ancora più divertente.

Con delle spugne abbastanza grandi e basic potrete ritagliare delle maschere o dei cerchietti per trasformare i bimbi in principi, principesse, re, supereroi o chiunque loro vogliano essere. Fateglieli indossare durante il bagnetto, dopodiché leggete una storia o inventatene una insieme, giocando un po’ alla recita.

Per rendere il bagnetto ancora più interessante esistono poi dei naturali coloranti per acqua adatti ai bambini, in forma di pastiglie o palline che si sciolgono. Fategli trovare l’acqua ogni volta di un colore differente, inventandovi poi la storia più intrigante: il rosso è un geyser pericoloso, il blu è il brodo di mago merlino che vuole papparsi quel bambino, il rosa è il bagnetto delle principesse...

Ma i giochi con i colori non finiscono qui, perché in commercio esistono dei pennarelli fatti apposta per essere utilizzati durante il bagnetto: disegnare sul proprio corpo è una delle attività più affascinanti per i bambini, anche perché è un po’ un “tabù” e un divieto durante il resto della giornata!

A volte la tradizione è la migliore scelta. Perché se sono diventati un classico, un motivo c’è, e sta tutto nel divertimento: parliamo dei pupazzi da bagnetto, che ai bambini piacciono sempre e che sempre devono avere con loro durante il lavaggio. Fanno loro compagnia, li stimolano, permettono di inventare storie e giochi liberi... Prendete ad esempio quelli del Bath Kit di Miniland Baby: un orso polare e un ippopotamo che diventano in un attimo amici. Nel kit, poi, è inclusa anche una simpaticissima tigre-termometro da appendere tra il doccino e il tubo: serve essenzialmente ad evitare che il bambino si scotti per l’acqua troppo alta (grazie all’indicatore visivo e immediato), ma rende il momento molto più divertente rispetto ai soliti termometri noiosi e “da adulti”.

Scommettiamo che avete in casa le famose letterine magnetiche da appendere al frigorifero. Prendetele e gettatele nella vasca: basterà creare una canna da pesca con un bastoncino, un filo e un pezzetto di metallo per organizzare una simpaticissima pesca alfabetica durante il bagnetto!

Prendete poi le marionette da mani, quei pupazzetti alti tre o quattro centimetri da infilare su ogni dito. Il momento del bagnetto si trasformerà così in una divertente scenetta di pupazzi: inventate la storia man mano insieme ai bimbi e divertitevi a immergere i pupazzi nell’acqua!

Infine, tirate fuori dalla borsa del mare maschera, boccaglio e occhialini: si può fare immersione anche in casa! E cosa c’è più affascinante per un bambino del poter guardare con i suoi occhi cosa succede sotto il pelo dell’acqua? Potrete anche disseminate, oltre ai pupazzi da bagnetto, dei sassolini, delle finte alghe e altri materiali che affondano: la ricerca sarà ancor più coinvolgente!

Parlare dei temi di attualità con i bambini sembra sempre difficilissimo. Lo sembra perché in tivù ci presentano le cose come disastrose, strane, difficili e chi più ne ha più ne metta. Anche se queste situazioni difficili lo sono, c’è sempre un modo per parlarne ai bambini facendo sì che capiscano fino in fondo, ragionino con la loro testa e prendano la loro (naturale) posizione, senza tutto ciò di accessorio che sta attorno.

Questo modo è semplicissimo: è la lettura. C’è sempre, sempre un libro capace di trovare per noi le parole che non riusciamo a dire. Perché è vero, spesso è difficile parlarne, e non dobbiamo vergognarci di questo. Ecco perché farsi aiutare da un libro non è mai una cattiva idea. Anzi! Come sapete siamo promotori della lettura a tutte le età! Anche quando sembra che questa attività sia il nemico giurato dei nostri bambini.

Oggi vogliamo quindi darvi qualche consiglio di lettura per quanto riguarda un tema oggi davvero sentito e attuale: l’immigrazione. Perché questo argomento ha moltissimi risvolti (l’immigrazione “normale”, quella clandestina, i barconi che tragicamente naufragano ogni giorno, l’integrazione...) e per ognuno di essi c’è un libro per bambini e ragazzi che vuole parlare per noi, spiegando in maniera leggera ma profonda tutto ciò che i bambini hanno bisogno di sapere.

8 libri per bambini per parlare di immigrazione e migranti: i nostri consigli di lettura sul tema dell’immigrazione e dell’integrazione per quando non troviamo le parole

Innanzitutto, il nostro consiglio è sempre quello di partire da un libro di favole o di culture del mondo. Evitare i pregiudizi, conoscere gli altri popoli e interessarsi alle culture è il primo passo verso il rispetto di tutti. Ecco perché prima di parlare di immigrazione è bene parlare del mondo intero! Siamo tutti uguali, ma tutti abbiamo le nostre bellissime tradizioni e abitudini. Il libro più completo in questo senso è “Popoli e culture del mondo” di Mack. Puoi comprare qui questo libro.

Passiamo quindi ai libri che parlano prettamente di immigrazione. Perfetto è “L’immigrazione spiegata ai bambini - Il viaggio di Amal” di Marco Rizzo e Lelio Bonaccorso, edito da Becco Giallo Editore. Parla di un gruppo di animali su una barca che, aiutati da piccoli padroncini, tentano di scappare dal loro paese, distrutto da uomini cattivissimi. Una storia davvero molto simile alla realtà che spiegherà con dolcezza ai bambini il “perché” più gettonato: “Mamma, perché quelle persone decidono di mettersi in viaggio se sanno che poi naufragheranno?”. Puoi comprare qui questo libro.

C’è anche un altro libro che risponde alla domanda “Cosa spinge le persone ad andare via dal loro Paese?”: “L’immigrazione a piccoli passi” di Sophie Lamoureux e Guillaume Long, che parlano ai bambini di quanto è difficile adattarsi ad una nuova lingua, ad una nuova cultura, al cibo diverso e anche alle persone ostili. Stimolando così l’empatia dei nostri bimbi. Puoi comprare qui questo libro.

Il Battello a Vapore ha invece pubblicato un bellissimo libro che parla in maniera semplice ma molto veritiera di un viaggio di una mamma e di una figlia che scappano da un paese in particolare: l’Eritrea. Il libro di intitola “Dall’altra parte del mare” e l’autrice è Erminia Dell’Oro. Il viaggio che racconta è un viaggio di speranza e di pace, e per questo ci piace. Puoi comprare qui questo libro.

Bellissimo è anche “A braccia aperte - Storie di bambini migranti”, una raccolta di racconti che parlano di bimbi che arrivano da Sarajevo, dalla Siria, dalla Polonia, ma anche dal sud al nord e dal nord in Svizzera. Un po’ di tutto, per immedesimarsi davvero in ogni situazione. Puoi comprare qui questo libro.

“L’isola del grano blu” è un libro di Giovanni Calvino e parla in maniera specifica delle migrazioni attraverso il mare, e cioè quelle in primo piano in questo periodo nei telegiornali e sui media. Immigrazione, guerra, tutela dei minori, legge del mare e accoglienza: tutti temi difficili da spiegare a parole, ma trattati molto bene e con delicatezza. Puoi comprare qui questo libro.

“Cinque cuccioli di animali si ritrovano insieme su una zattera alla deriva in mezzo al mare. Hanno con sé delle valigie in cui conservano i doni dei loro genitori, insieme ai sogni, alle speranze e alle paure di quello che li aspetta al di là del mare”: questo il tema di “La zattera” di Lucia Salemi, libro che insegna il valore di “aprire la propria valigia” condividendo le proprie esperienze con gli altri. Puoi comprare qui questo libro.

Infine, ecco “Sogni al di là del mare - storie di migranti tra realtà e fantasia”, libro che raccoglie una serie di racconti più o meno romanzati di bambini e ragazzi protagonisti di storie, più o meno difficili, di emigrazione. Puoi comprare qui questo libro.

 La redazione di mammapretaporter

 

No, non vogliamo le mimose. Non le vogliamo perché c’è ancora troppa violenza nei confronti delle donne, troppa discriminazione. E non è un fiore a cambiare le cose. Forse un gesto più concreto può valere di più, può sensibilizzare meglio. Ecco perché l’iniziativa di “Non una di meno” ci piace: uno sciopero femminile di 24 ore per la giornata dell’8 marzo.

Niente mimose l’8 marzo, è meglio uno sciopero: l’invito di “Non una di meno” allo sciopero femminile per sensibilizzare contro la violenza sulle donne nella giornata a loro dedicata

L’iniziativa dello sciopero nel giorno dell’8 marzo non sarà lieve: ad essere coinvolti sono più di 40 paesi nel mondo (anche gli USA, che continueranno la lotta contro Trump iniziata con la Women’s March del mese scorso), che grazie a questo grido silenzioso (ma non troppo) sperano di sensibilizzare finalmente in maniera concreta su un tema a noi molto caro: quello della violenza sulle donne.

Sul sito di “Non una di meno” (l’organizzazione che certamente ricorderete per aver portato in piazza, lo scorso novembre, più di 200.000 persone per manifestare contro la violenza maschile e i femminicidi) c’è il Vademecum di “Sciopero Lotto Marzo”: l’invito è quello a scioperare (fisicamente o metaforicamente), a partecipare ad assemblee dedicate, a organizzare cortei nelle città e a partecipare a flashmob o proteste sul web, il tutto per continuare a tenere vivo questo importante tema.

Lo sciopero, in particolare, è l’iniziativa che più ci colpisce: se davvero tutte lo prendessimo in considerazione, l’eco sarebbe enorme e rilevante! Ecco perché chi vuole è invitata a fermarsi: lavoratrici dipendenti, autonome, pubbliche, ma anche disoccupate e casalinghe. Tutte, per 24 ore, dovranno posare lo strumento di lavoro, con l’assicurazione di essere legittimate da una copertura sindacale (indipendentemente dal fare parte o meno di un sindacato: qui trovate il Vademecum).

E le lavoratrici nel campo della comunicazione? A loro è affidato un altro compito, e cioè quello di unirsi alla mobilitazione scioperando ma anche veicolando, quel giorno ma non solo, contenuti di denuncia contro i media sessisti, quei media che creano pubblicità mercificanti, che esaltano il trash della violenza in tivù e che difendono gli stereotipi più retrogradi.

Lo sciopero è stato proclamato ufficialmente da diversi sindacati (tra cui la CGIL) e ciò permetterà di potersi fermare, per 24 ore, nel giorno dedicato alle Donne per urlare al mondo il proprio supporto alla causa. L’iniziativa arriva infatti alla fine di un percorso che è iniziato lo scorso 26 novembre nelle piazze e che è continuato il 4 e il 5 febbraio a Bologna (quando mille e seicento femministi si sono ritrovati nelle aule di Giurisprudenza per confrontarsi su otto tavoli tematici: lavoro e welfare, femminismo migrante, diritto alla salute sessuale e riproduttiva, educare alle differenze, percorsi di fuoriuscita dalla violenza, sessismo nei movimenti, narrazioni della violenza attraverso i media, piano legislativo e giuridico): ad essere messo in discussione è il piano contro la violenza sulle donne varato nel 2015 dal governo, troppo debole, al quale è stata affiancata la proposta di “Non una di meno” per un Piano Femminista Contro la Violenza.

Astenetevi dunque dal lavoro produttivo e riproduttivo, mercoledì 8 marzo; fate sì che le 24 ore della giornata siano colorate con il nero e il fucsia che distinguono la matrioska simbolo di “Non una di meno”; indossate il vostro “pussyhat”, il cappello rosa con orecchie di gatto che ha contraddistinto la marcia femminile negli Stati Uniti (qui trovate tutto ciò che c’è da sapere, insieme a qualche pattern per cucirvelo da sole!).

(Immagine)

Ma soprattutto, sovvertite l’indecente tendenza degli ultimi anni, quella delle frivole “girls night out” (che si possono organizzare tutte le sere, ma magari l’8 marzo evitiamolo, va’), quella delle serate negli strip club a vedere spogliarelli maschili che, non so a voi, ma a noi fanno solo esclamare un bel “bah...”, quella della giornata della donna intesa come femminismo sbagliato, tutto frufru e mimose, tutto bacini tra amiche e gridolini da ochette. Quello non è femminismo.

“Se le nostre vite non valgono, noi ci fermiamo”, è lo slogan dello sciopero. E allora anche a noi viene voglia di metterci a braccia conserte. Finché davvero non capiranno il nostro valore.

(Foto: Evan Crouch)

Ieri vi abbiamo parlato dei negozi online dove comprare la learning tower montessoriana, e cioè lo sgabello fatto apposta per i bambini, per alzarli al livello della cucina in modo che possano lavorare e cucinare insieme a noi, sviluppando le loro capacità di indipendenza e di manualità.

Se però vi sentite in vena di DIY, se avete quindi tempo per mettervi in gioco e darvi al fai da te, sappiate che costruirne una con le proprie mani non è così difficile come si potrebbe pensare! Soprattutto perché c’è una base perfetta ed economicissima: una scaletta Ikea che sembra fatta apposta per partire a costruire la nostra learning tower!

Come costruire la learning tower con le proprie mani: partendo da una scaletta Ikea, ecco lo sgabello montessoriano DIY per il raggiungimento di manualità e indipendenza

Il primo passo è quindi quello, semplicissimo (e divertente: è pur sempre shopping!), di comprare la scaletta/sgabello Bekvåm, disponibile in legno naturale oppure già laccata di bianco, comoda quindi se scegliete di dipingere la vostra learning tower di questo colore neutro. Costa solo 15 euro, e il materiale successivo certamente non sarà eccessivamente caro.

(Immagine: Ikea)

Comprate poi in un negozio per il fai da te un listellone quadrato in faggio, lungo almeno 3 metri e largo circa 4/5 centimetri. Tipo questo, da Leroy Merlin. Questo costa 3.70: capite che il prezzo è davvero accessibile.

Con una sega, tagliate da questo listello quattro pezzi lunghi 40 centimetri l’uno. Tenete da parte il restante materiale, che vi servirà per collegare i listelli e costruire la protezione.

Iniziate costruendo una sorta di gabbia che sia larga e lunga quanto il gradino superiore dello sgabello ikea, utilizzando in altezza i quattro listelli da 40 centimetri e collegandoli tra loro con altri listelli, aiutandovi con trapano e viti.

(Immagine: http://happygreylucky.com/ikea-hack-toddler-learning-tower-stool/)

Prendete poi questa gabbia e montatela sul gradino superiore dello sgabello, fissandola con delle viti.

(Immagine: http://happygreylucky.com/ikea-hack-toddler-learning-tower-stool/).

Montate poi il resto dello sgabello ikea e fissate, con del collante per legno oppure con altre viti, un altro listello sulla cima superiore della gabbia, in modo da formare la “protezione” anticaduta (meglio se il listello è tondo: anche questo lo si trova nei negozi di carpenteria e fai da te).

(Immagine: http://happygreylucky.com/ikea-hack-toddler-learning-tower-stool/)

Se volete, potete anche dipingere la vostra learning tower, scartavetrando il legno e spruzzando una vernice spray atossica (molto più comoda della pittura classica!), scegliendo il vostro colore preferito!

(Immagine: http://onefreehand.com/learning-tower-diy)

La paella è un piatto tradizionale della Spagna, non solo buonissimo ma anche completo: la sua preparazione è in generale molto lunga per cui decido di realizzarla in maniera un po' alternativa, sfruttando gli scarti di pesce e di verdure delle sere precedenti. Il risultato è però ottimo, anche se molto deriva dal misto di spezie che uso: è la miscela per Paella della Fenice Occitana che come alcune di voi sanno è il mio "spacciatore di spezie" senza il quale non potrei cucinare. Ne aggiungo due cucchiai ogni 300 grammi di riso e il risultato è strepitoso anche in un semplice riso bianco, figuriamoci nella paella!

Come preparare la paella per i bambini: la ricetta della paella di pesce e verdure per bambini facile e veloce

 

 

Il riso nero, o riso Venere, è tra i nostri preferiti: molto croccante e con un profumo irresistibile, ha anche moltissime proprietà e ci permette di realizzare ricette sane e gustose che piacciono anche ai bambini. Come questa insalatona dai mille colori!

Insalata di riso nero con feta, noci e melograno: la ricetta dell'insalatona con riso venere ricca di nutrienti e di gusto

 

La quinoa non è un cereale, ma una graimnacea, anche se per consistenza somiglia molto al riso, al cus cus e compagnia bella. Meno pesante, è quindi perfetta come alternativa ai cereali, soprattutto in caso di intolleranze o difficoltà di digestione! Non pensate che sia difficile da preparare, e soprattutto non pensate che sia difficile da trovare: ormai anche i supermercati hanno la quinoa, e quindi è bene approfittarne!

Quinoa con arancia, melograno e pistacchi: l'insalata fresca con la buonissima graminacea e il gusto della frutta secca e della frutta acidula

 

Non lo neghiamo: i risotti ci piacciono moltissimo. Soprattutto quando troviamo abbinamenti all'apparenza strani che alla fine si rivelano vincenti. Proprio come questo, che associa il gusto morbido della robiola con l'acidità dei mirtilli!

Risotto ai mirtilli e robiola: la ricetta del risotto alla frutta e formaggio che stupirà i vostri palati

 

Un'insalata non solo estremamente sana ma anche sorprendentemente buona! A seconda della stagione potete arricchirla con vegetali di stagione (da provare le pesche in estate) o con il formaggio che più gradite (noi per esempio adoriamo la variante con il blu di capra al posto della feta). 

L'avena è un alimento incredibilmente benefico per il nostro organismo perchè contiene al suo interno non solo fibra anche calcio, fosforo, vitamine del gruppo b e sostanze antinfiammatorie. 

La ricetta dell'Insalata di avena, mirtilli, feta e mandorle con aceto balsamico: come preparare un'insalata deliziosa e nutriente a base di mirtilli, feta e aceto balsamico

 

Sara

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Cecilia

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