Non chiamatela vagina!

Domenica, 30 Marzo 2014 23:07

Per iniziare questa rubrica, ecco che noi donne ci presentiamo. Buongiorno, siamo donne! Abbiamo una testa - che pensa, pensa, pensa…molto, a volte troppo - con dei capelli che spesso, è vero, cambiano a seconda delnostro stato d’animo o in accordo con più o meno importanti cambiamenti nella vita. Abbiamo un collo e delle spalle spesso irrigiditi e pieni di dolori, sempre per colpa della nostra testa che pensa, pensa, pensa... Abbiamo un viso che non sa mentire (e parlo sia di emozioni che di anni di età: cara, puoi rifarti quante volte vuoi, ma la soglia degli “-anta” lascia segni indelebili anche su di te. E credimi, è bello così, davvero). Abbiamo mani sempre indaffarate, abili ed in grado di fare un sacco di cose, che vorremmo saper curare meglio di come facciamo. Abbiamo un seno che non ci soddisfa mai. Una pancia che non è proprio sempre esattamente piatta, un sedere e cosce più belli di quel che pensiamo anche se con un filo di cellulite, gambe stanche e piedi gonfi a fine giornata. E sappiamo valorizzarci, quando vogliamo lo sappiamo fare: ed ecco che scegliamo l’abito giusto per l’occasione speciale, la scarpa adatta, il trucco… E di tanto in tanto sappiamo persino guardarci soddisfatte allo specchio!

Ed eccoci qui, lo specchio. Lo sguardo. Ogni giorno ci scrutiamo con cura, alla ricerca di qualche nuovo particolare (più spesso imperfezioni da correggere): testa, capelli (fin le più minuscole doppie punte!), ogni centimetro quadrato della pelle del viso, ciglia, sopracciglia, occhi e contorno occhi, bocca, denti, collo. Mani con dita e unghie (non ci limitiamo a guardarle, le mangiamo proprio!), seno, pancia, cosce, gambe, ginocchia, caviglie, piedi. Conosciamo molto di noi. Seguiamo con cura maniacale la crescita dei nei, per non parlare di acne e varie impurità della pelle. 

A questo punto, una domanda per voi: avete mai guardato la vostra vulva?

“ATL. Frena un momento… Ma non si chiamava VAGINA??”

Care donne, ecco qui la prima grande menzogna dei nostri tempi. Tutte noi sappiamo come l’organo sessuale maschile, al di là dei più fantasiosi nomignoli, sia scientificamente denominato pene. Ma quasi nessuna sa che il nostro organo sessuale più esterno, quello visibile “dal di fuori” non si chiama vagina, bensì vulva. Sorprese? E vi dirò di più: la vagina esiste, ed è quel canale interno che inizia dall’apertura celata dalla grandi e dalle piccole labbra, e termina qualche centimetro più in fondo, ospitando parte del collo dell’utero.

Ma facciamo un passo alla volta: oggi impareremo a conoscere la nostra vulva, la parte più esterna dei nostri genitali. Per capire meglio, possiamo aiutarci con dei disegni, o meglio ancora guardandoci allo specchio. Vi sembra una proposta folle? Al contrario. Perché occuparsi di una parte così importante del nostro corpo solo “dandola in mano” ad altri? Molte donne vengono a chiedermi aiuto per fastidi vulvari o vaginali (cioè un dolore, un prurito o un bruciore esterno o interno…ecco che iniziamo a capire la differenza), senza avere idea di come si presenti la loro vulva. Rossore? Gonfiore? Perdite? Ai posteri l’ardua sentenza.

Al di là di una situazione di fastidio, perché non imparare a conoscere i nostri genitali, così come siamo sempre attente a conoscere, osservare e scrutare qualsiasi altra parte del corpo? La vulva ha forse meno dignità? I nostri genitali fanno davvero così schifo?

Osservandoci all’esterno, dall’alto verso il basso, sotto la curva del monte di Venere, possiamo notare il clitoride, un organo molto sensibile e simile al pene: infatti, ha un prepuzio che lo copre (formato da parte delle piccole labbra), un corpo ed un glande (la sua sommità), ed è in grado di riempirsi di sangue e aumentare di dimensioni durante l’eccitamento. Più in basso, troviamo il meato uretrale, il foro da cui fuoriesce l’urina. Scendendo ancora, l’introito vaginale, ovvero l’ingresso della vagina, con l’imene o parti di esso (a seconda se abbiamo avuto rapporti sessuali o meno). A destra e a sinistra, dall’esterno all’interno, troviamo le grandi e le piccole labbra, delle pieghe cutanee e mucose che abbracciano e circondano queste delicate e preziose parti anatomiche. Le dimensioni, la forma e il colore delle labbra, specie delle piccole labbra, possono variare molto da donna a donna. Non spaventatevi quindi se la vostra vulva non assomiglia a quella del disegno: è normale!

Ancora più sotto, scendendo,troviamo l’ano.

Tutto questo, iscritto in una losanga (cioè una figura a forma di rombo), forma il perineo. Una parte del corpo che secondo la cultura orientale è sede del primo chakra, importantissimo centro energetico. Ma di questo, e di molto altro, parleremo nelle prossime puntate. 

Ecco, ragazze: queste siete voi. Queste siamo noi.

Vi ritrovate? Avete visto? Siete riuscite a vincere quella sensazione di “Oddio, ti prego, ma che schifo!” che impedisce a tante donne di guardare i propri genitali? Se per voi l’incontro con lo specchio non è una novità, provate allora ad individuare tutte le parti anatomiche che abbiamo appena conosciuto. Se l’idea di osservare la vostra vulva vi crea ancora degli scompensi, niente paura: esiste un momento buono per tutte, c’è tempo. Datevi del tempo, va bene. Va bene così.

Ostetrica Eleonora Bernardini

www.acasaconte.com

 

Sposerò Simon Le Bon

Domenica, 30 Marzo 2014 22:56

Avete presente il film “Sposerò Simon Le Bon” dove una ben meno nota Madonna si strazia il cuore per il suo cantante preferito? Beh per quelle che pensano che sia un film di duemila anni fa … grazie … se volete farmi sentire vecchia ci siete riuscite!

Ogni volta che sento una canzone con la “c” maiuscola (almeno a mio parere) penso come sia  essere la moglie di un cantante o comunque la sua musa ispiratrice.

Immaginate essere con le amiche a fare una serata di karaoke e, ad un certo punto, partono le prime note e tutte “ma questa non è la canzone che tuo marito di ha dedicato?”; oppure andate in un meda negozio di cd e tra tutti spicca la copertina di uno dei pezzi che il tuo lui ha scritto ispirandosi a te.

Parlo di quelle frasi d’amore che sono poesie, ognuna ha le sue, quei pensieri così ispirati e profondi da farti accapponare la pelle e, a stupire di più, è che il tutto esce dalla testa di un uomo (!!!!!).

Un po’ la sensazione che ha vissuto Michelle Hunzicher che ascoltava le canzoni di Eros e, ad un certo punto, dagli che ridagli hanno convolato a nozze.

Parlo di un uomo che ti vede e pensa “se io non avessi te forse vivrei a metà – Nek”, un uomo che ti sta accanto e ritiene che “le donne lo sanno c’è poco da fare – Ligabue”, uno che quando andate a dormire se ne esce con “amore bello come il cielo bello come il giorno bello come Dio - Baglioni”, uno che ti scrive un bigliettino per il compleanno che dice “Ho guardato dentro un’emozione e ci ho visto dentro tanto amore che ho capito perché non si comanda al cuore - Vasco”, “un’altra te dove la trovo io, un’altra che sorprenda me . Eros”… ce ne sono a milioni.

Ma la realtà è ben diversa perché “gli uomini che cambiano sono quasi un ideale che non c’è – Mia Martini”.

 

 

Foto tratta da topyaps.com

I figli dei vip

Domenica, 30 Marzo 2014 22:51

Scegliere il nome del proprio figlio è una cosa impegnativa, una responsabilità grandissima, solitamente il nome è una cosa che ci accompagna per tutta la vita (salvo il caso in cui qualcuno non se lo cambi) e se io che mi chiamo Elena vengo ricordata come “Elena di Troia” e non “Elena l’imperatrice” figuriamoci quando i nomi sono un po’ fuori dal comune, leggermente esotici, per non parlare di quando a dare i nomi ai loro figli sono i vip.

Salvo errori di ricerca, ho trovato dei casi particolari sia più nostrani sia d’oltre oceano.

Il sig. Albano Carrisi ha chiamato tre dei suoi sei figli con la “Y” e cioè Ylenia, Yari e Yasmine, uno Cristel, per gli altri due avendo finito la fantasia li ha chiamati uno come lui (Albano Jr) l’altra come la ora ex moglie (Romina Jr).

Alicia Keys ha ben pensato di chiamare il pupo Egypt.

Antonio Banderas, in perfetto stile Zorro, ha battezzato sua figlia Stella Del Carmen.

Arnold Schwarzenegger, visto il cognome facile da scrivere e da pronunciare, li ha chiamati Katherine Eunice, Christina Maria, Patrick Arnold e Christopher Sargent, già vedo sti’ poveri bimbi quando devono imparare a scrivere il loro nome a scuola.

L’attore Bill Cosby, un mattacchione, ha la mania per i nomi con la “e”: Erika, Erinn, Ensa,Evin,Ennis.

La sig.ra Catherine Zeta-Jones in un atto di fantasia li ha chiamati Dylan Michael e Carys Zeta a metà tra il nome suo e di suo marito.

La nostra Elisabetta Gregoracci, indecisa tra il nome che preferiva lei e quello che piaceva a suo marito, ha ben pensato a Falco Nathan.

Il cantante Gianluca Grignani (nome e cognome con la “g”) li ha chiamati: Ginevra, Giselle, Giosuè e Giona.

Il cantante Luciano Ligabue (nome e cognome con la “l”) li ha chiamati: Lorenzo-Lenny e Linda.

John Elkann che brilla in quanto a originalità ha sfornato Leone, Oceano e Vita.

La biondona Madonna (che è nome d’arte ma parliamone…) li ha chiamati Lourdes Maria e Rocco John.

Il re del pop Michael Jackson essendo un “padre ingombrante” ma poco fantasioso vi dico solo: Price Michael I, Paris Michael Catherine e Prince Michael II.

Altro affezionato della lettera fissa sia per lui che per i figli, è Sylvester Stallone, nell’ordine: Sage, Seargeoh, Sophie Rose, Sistine Rose, Scarlett Rose (amante anche di Rose direi!).

Ultima ma non ultima Michellle Hunziker: con i figli Aurora e Sole…. Non ci resta che aspettare Alba o Tramonto.

Meditate mamme… meditate.

 

Immagine tratta da www.justjared.com 

Principesse dei nostri tempi

Domenica, 30 Marzo 2014 22:48

I tempi cambiano ed anche i creatori di favole si adeguano.

Ora le principesse e le protagoniste femminili hanno lo scopo di insegnare principi più vicini ai giorni nostri, affrontando tematiche importanti  e decisamente più al passo con i tempi: da Pocahontas che si insegna il rispetto per l’ambiente e l’integrazione multiculturale, Rapunzel, Ribelle e Mulan che combattono per la libertà e l’uguaglianza fra i sessi, Ariel che lotta per l’amore senza confini (da lì nasce la pastasciutta mare-monti).

Abbiamo superato, con infinita gioia da parte mia, l’epoca delle principesse sfigate, represse, orfane e con la mania del pulisci e cuci, una sequela infinita di gnocche con il vizio di votarsi alla sofferenza senza ragion d’essere.

Partiamo con Cenerentola. Il padre, dopo essere rimasto vedono si risposa con una bruttona, stronza fino all’osso, con due figlia cifone, purtroppo anche lui muore e lei viene rinchiusa a fare la serva fino al colpo di scena finale dove trova un principe.

Come prima cosa mi viene da pensare se suo padre non avesse potuto trovare un po’ di meglio nel scegliere la nuova moglie, manco fosse l’unica donna in circolazione, secondo: ma a Cenerentola non è mai venuto voglia di chiedere aiuto a qualcuno per far valere i suoi diritti, non le sono mai girati i cinque minuti di mandare tutti a cagare, non ha mai pensato di andarsene di casa, tanto per far la serva in casa sua poteva pensare di lavorare pagata da un’altra parte.

Seconda Biancaneve. Stessa menata famigliare, la matrigna però ha pure il vizio dell’occulto.

In un’altra occasione bisognerebbe anche psicanalizzare gli uomini / padri che la Disney creava nelle sue favole, con un senso veramente azzerato in quanto a scelte di donne e senso critico.

Biancaneve vive come una serva nel suo castello fino al giorno in cui, nel mal riuscito tentativo da parte della matrigna di accopparla, scappa nel bosco e ….. va a fare la serva per sette uominini brutti e vecchi in una casetta nel paese di inculandia.

Lì trovata dalla matrigna crepa fino a che un ragazzo in calzamaglia (!!!!!!!) la bacia e la porta via.

Terza, ma non meno importante, La bella addormentata.

Principessa con il vizio del taglio e cucito che, per scappare dalla strega, viene mandata nel bosco a fare da badante e tre fatine rintronate fino a che, pungendosi con un fuso (ed era stata anche avvisata) si risveglia con un bacio slinguascento.

I principi c’è di buono non patiscono l’odore dell’alito delle ragazze che dormono da anni, non si conoscono ma si amano a prima vista e trovano sempre delle belle tocche di gnocca che li aspettano.

Per, diciamocelo, anche i principi hanno i loro problemi!

Innanzitutto uno con i capelli pettinati come loro alla Ken non ha certo un look da copertina, secondo girando a cavallo tutto il giorno immagino non profumino di violetta e poi l’abbigliamento: no dai la calzamaglia no… anche se effettivamente mette in evidenza il lato “a” ed il lato “b” quindi, teoricamente, non dovresti trovare sorprese…

La mia eroina, la migliore per me resta la mitica FIONA, moglie di Shrek .

Lei si accetta per quello che è, robusta e stagna, patrona di sé stessa, emancipata e moderna ma al tempo stesso dolce e comprensiva, sa farsi rispettare ed ha trovato un marito che la rispecchia, insieme si completano, sono felici e vivono sereni, pieni di amici che gli vogliono bene, allegri e spensierati, non sono falsi e non nascondono il vero modo di essere, sono orgogliosi di loro stessi!

Perché casa non è un castello, ma dove vuoi tornare la sera per star bene

perché il salto di qualità di vita non è da sguattera a principessa (che si fa pulir casa dalle serve) ma è da infelice e strafelice

perché amore non è essere belle e venire baciate ma essere orche ed essere baciate

perché il lieto fine ce lo dobbiamo scrivere noi

perché, non pensate, anche i principi e le principesse si scontreranno, prima o poi, con i normali bisogni della vita, anche a loro verrà il raffreddore, un attacco di diarrea, i reumatismi o l’incazza pre-mestruo, quindi meglio un orco da cui non ti aspetti niente di più che due puzzette sparate sotto le coperte, un rutto dopo la birra e i baffi di sugo sulla maglia dopo gli spaghetti ma quando ti guarda in quel modo… ah non ha prezzo, perché ti ha scelta anche se sei un po’ orchessa e non ad un ballo in maschera pieno di zitelle organizzato per non rimanere solo, in un grande castello, ma sempre solo!

 

immagine tratta da www.coolchaser.com 

La coperta di Linus, parte 2

Domenica, 30 Marzo 2014 22:45

Anche mia sorella ha avuta la sua “coperta di Linus” nel vero e proprio senso della parola, si tratta di una copertina che mia nonna aveva sferruzzato ancor prima che lei nascesse, era una copertina da carrozzina, per neonato quindi piccola nelle dimensioni, morbidissima, di colore azzurro con delle piccole roselline rosa applicate.

Mia sorella mangiava con in grembo “La Pia”,come la chiamava lei, dormiva con “La Pia”, ci giocava, se la coccolava, gli parlava, faceva i disegni a lei dedicati e se andava da qualche parte a volte anche “La Pia” andava con lei.

Il problema era che “La Pia” era di lana e mia sorella se la portava ovunque e ci dormiva anche ad agosto, lei viaggiava con vicino quella copertina e se la portava al mare!

Mia sorella fino ad una certa età, obbligava quella poveretta di mia mamma a dare la buonanotte anche alla Pia.

Stare con “La Pia” era un modo per mia sorella per rilassarsi, con lei non aveva paura di niente e si sentiva a casa … il delitto si è consumato proprio mentre viaggiavamo direzione Toscana tutti insieme: Pia compresa.

Dato che mia sorella ha sempre sofferto il mal di auto, nave, treno, aereo, metropolitana … il mal di tutto (lei vomitava dopo circa quattro chilometri in macchia), stare con la “La Pia” la aiutava a rilassarsi perché ormai le avevamo provate tutte: stare davanti / stare dietro, sdraiata / seduta, digiuna /piena, leggere / cantare, un sacchetto di prezzemolo nella maglia (vecchio rimedio di mia nonna) / le gomme da masticare, impasticciarla / lasciarla vomitare come un idrante … niente, quando partivamo per un viaggio, appena mio papà girava le chiavi nel quadro, all’alto della sua saggezza bambinesca sentenziava “non avere paura Pia se ti viene da vomitare – diceva così quando era piccola, poi è migliorata – a volte mi scappa anche a me”.

Ok, si partiva, certo non faceva piacere a nessuno che lei stesse male, poveretta, ma dai tre chilometri in poi comunque ci sarebbe stata la concreta possibilità che vomitasse, quindi tanto valeva farne cinquecento ed andare al mare….

Certo trent’anni fa le macchine non avevano mica il condizionatore e per raggiungere il mare l’unica stada fattibile era la zona costiera della toscana che saliva saliva e scendeva scendeva tra curva, tonandi e strapiombi sul mare, quando andava bene, ma bene, si arrivava alla Cisa, lì sboccata tra mare e monti e si ripartiva.

Uno di questi viaggi, non so dove andassimo, in piena autostrada mia sorella salta su e fa

“mi viene da star male”

mio padre colto dal panico di aver rifatto gli interni della macchina tipo tre volte, butta uno sguardo dallo specchietto retrovisore a mia mamma (che viaggiava dietro per distrarla)

 “mettile la testa fuori dal finestrino”

lei gli lancia un’occhiataccia “no ma dico, non possiamo accostare”

Lui “non ora sono in corsia di sorpasso”

Intanto mia sorella butta lì due colpi di tosse e mia madre, colta da un attacco tra il panico e la disperazione prende “La Pia” e la caccia davanti al muso di mia sorella….. il resto lo potete immaginare.

A quel punto: mio padre sollevato per aver salvato gli interni della macchina, mia mamma che voleva accostare per buttare “La Pia” nel primo cestino / autogrill / piazzetta di sosta, mia sorella che piangeva disperata per aver vomitato sulla sua migliore amica e compagna di vita e io che volevo il mio succo alla mela.

Ancora oggi, dopo un lungo processo di disinfettazione e trent’anni di vita, “La Pia” sta con mia sorella, ormai il celeste è diventato azzurrino, le rosellina si sono rimpicciolite, come del resto tutta quanta la coperta, ora è uno straccetto di lana piuttosto duro e giace in un cassetto con un sacchetto profuma armadio, ma cavoli…. quando io e mia sorella la vediamo sappiamo che, se potesse parlare, ne potrebbe raccontarne di cose e, a dire il vero, non tutte belle da sentire.

Elena Vergani, autrice di il Mondo è bello perchè è variabile

La coperta di Linus, parte 1

Domenica, 30 Marzo 2014 22:43

La “coperta di Linus” è quell’oggetto che da bambini ci portiamo ovunque, quell’oggetto indispensabile e onnipresente, può essere una qualunque cosa, la costante è una sola: per noi è importantissima, una vera e propria ancora di salvezza, ci coccola nei momenti di relax, ci consola nei momenti di tristezza, ci rallegra e ci conforta.

La nostra “coperta di Linus” a volte ci segue anche dopo, quando ormai non ne avremmo più bisogno, quando siamo adulti e stra-vaccinati, ma è un ricordo così dolce che sbarazzarcene sarebbe un insulto ed un affronto imperdonabile.

Dopo 10 anni di fidanzamento e altrettanti di matrimonio, mio marito ancora mi rimprovera di avergli letteralmente “devastato” il suo miglior amico di infanzia, la sua “coperta di Linus”.

Ciottino si è stabilito sul mobile della nostra camera da letto durante il trasloco, è emerso da uno scatolone e si è subito accomodato su una mensolina, mio marito trovava carino tenere un ricordo del genere con sé, un po’ come quelle vecchie fotografie che quando le vedi ti sembra di essere ancora lì, di sentire i profumi e le sensazioni di quel preciso momento, ogni tanto mi raccontava di qualche scorribanda che lui e Ciottino avevano fatto.

Ciottino era un orsetto con i palmi delle zampe e il musetto bianchi, almeno questa era la sua sembianza in origine; la parte bianca aveva negli anni assunto il colore della diarrea (perdonatemi il francesismo ma non c’è altro termine di paragone), il suo pelo marrone cioccolato era arruffato e spugnoso, al posto degli occhi (che aveva perso in una delle tante avventure con mio marito) erano stati sostituiti da due bottoni, uno bianco preso probabilmente da una camicia, uno rosso preso da non so dove, che gli conferivano un aspetto un po’ pauroso, come se sogghignasse maleficamente; le orecchie erano una più grande e una più piccola, mio marito gli aveva praticato un’amputazione e mia suocera aveva riattaccato l’apparato uditivo alla bene e meglio …. risultato un mostro degno di Dario Argento.

Finito il trasloco, ormai insediati nella nuova casa, il signor Ciottino non mi faceva più paura come prima, anzi aveva assunto per me l’aspetto trasandato di chi, poveretto, nella sua vita ne ha passate davvero tante, mi sembrava carino coccolarlo un po’ e cosa ci poteva essere di meglio che tentare di reidratare quel pelo spugnoso con un bel bagnetto con detersivo e ammorbidente??!

Decisa lo prendo, lo immergo nel lavandino colmo di acqua calda e detersivo delicato, lo spupazzo un po’ a metà tra una frizione dal parrucchiere e un corso di salsa, lo strizzo e lo metto al sole…. La situazione non mi convinceva, pur strizzato Ciottino aveva assorbito dieci litri di acqua, bisognava drenare.

Lo riprendo un filo di detersivo per delicati una botta di ammorbidente e via con lavaggio in lavatrice.

Peccato aver lasciato la temperatura e 60° e la centrifuga a 1200 giri….

Dopo un’ora, finito il lavaggio apro l’oblò, infilo la mano nella lavatrice e trovo…. quasi niente: il signor Ciottino era diventato due taglie più piccole, gli occhietti erano talmente vicino che sembrava diventato un ciclope, l’orecchia che era tata ricucita si era staccata ed era ispido, duro, legnoso, spugnoso…in una parola infeltrito!!!!!

Orrore: pensa, pensa, pensa… “negare, negare sempre”

Prendo il corpicino mignon del signor Ciottino e lo sbatto al sole, ogni tanto lo rigiro come una frittella fino alla completa asciugatura, lo riposiziono sulla mensola e fingo che nulla sia successo…”come farà mai ad accorgersene … non vede al di là del suo naso … non trova nemmeno il formaggio nel frigorifero … cavoli la scorsa settimana sono stata dal parrucchiere e non si è nemmeno accorto … sono salva … omertà  e negare, negare sempre”.

A fine giornata torna lui

Lui - Tutto bene

Io - Siiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii

Lui – Novità??

Io – Nessuna …………..

Lui - Hai una faccia strana

Io - Scherzi???

Lui - È successo qualcosa

Io - Nooooooooooooooooooooooo

Lui – Va beh, mi faccio una doccia e arrivo

Va in camera e dopo un nano secondo lo vedo tornare con il signor Ciottino in mano, lo teneva come se il corpicino fosse inerme, come se fosse spirato tra le sue dita

Lui - Ma questo è Ciottino?

Io – E che ne so !

Lui – Ma cosa gli hai fatto?!

Io – Ma sei fuori … di cosa stai parlando?

Lui – No ma lo vedi, ora è grande come un portachiavi e… ha il mono-occhio e cazz… la mono-orecchia

Io – Mi avvalgo del diritto di non rispondere

Lui – Conoscendoti lo avrai lavato in lavatrice a 90°

Io – Magari ti è sempre sembrato grande perché tu eri piccolo, eri un bambino ora sei grande e le misure si sono invertite… magari si è infeltrito con l’umidità in casa… ora cosa fai … cosa stai facendo???

Lui – Chiamo mia mamma (ride maleficamente per farmi una ripicca) chissà come ci rimarrà quando lo saprà… assassina, mi hai devastato uno dei miei migliori amici d’infanzia

E mentre lo dice capisco che del signor Ciottino non gli importa un fico secco, è tutto un pretesto…..

Io – Perché non fai causa alla ditta produttrice del detersivo…. Cavoli il testimonial è un orsetto, vigliacchi, pubblicità ingannevole

E intanto 3 punti in meno con la suocera!

 

Elena Vergani

Embrione o feto?

Domenica, 30 Marzo 2014 22:28

EMBRIONE E FETO

La primavera è ormai alle porte, guardo fuori dalla finestra e gli alberi sono pieni di profumate e colorate GEMME. Tra qualche giorno, guardando fuori, non vedrò più gemme ma FIORI, dopo che il tempo, il sole, il lento ed inesorabile scorrere delle giornate avranno contribuito alla trasformazione. Non è un paragone tra tanti quello che ho scelto. Non ho parlato del bruco e della farfalla - anche perché per quanto il bruco sia quasi meglio di Brachetti – ho scelto di usare due parole, GEMMA e FIORE per parlare di EMBRIONE e FETO perché la somiglianza nel significato della trasformazione è notevole. Gemma ed embrione sono il primo stadio di quello che saranno fiore e feto. Completi di tutto maancora immaturi. Mentre il bruco e la farfalla… bè sono due cose completamente diverse.

L’embrione ovvero il primo stadio dello sviluppo di un organismo eucariote diploide (ovvero di un organismo che appartiene come noi al regno animale) è tale dalla duplicazione cellulare successiva al concepimento fino a 12 settimane gestazionali ovvero fino a quando nell’embrione vi sono tutti gli organi e tessuti che saranno presenti anche nel nuovo nato. La gemma è in botanica il primordio di un nuovo asse vegetale da cui possono avere origine foglie, rami e fiori … guarda un po’ che somiglianza. L’embrione è composto da tre foglietti cellulari da cui possono originare tutte le cellule, gli organi e i tessuti dell’organismo. Se nell’embrione ci sono tutti gli organi e i tessuti caratteristici della specie di appartenenza, la loro maturazione, il loro sviluppo avviene nel periodo fetale, dalle 12 settimane alla fine della gravidanza si parlerà infatti di FETO. Anche il FIORE che germoglia dalla gemma ha tempi e modalità differenti di esprimere la bellezza del segreto che la gemma custodiva.

Ci sono organi e tessuti completamente maturi nella vita intrauterina e quindi alla nascita come la pelle e il sistema sensoriale ad essa legato mentre altri sono ancora immaturi per un lungo periodo come il sistema nervoso centrale, nonostante questi tessuti derivino dallo stesso foglietto embrionale.

Ostetrica Veronica Pozza

foto tratta da: www.chicagonow.com

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

Il tubo neurale

Domenica, 30 Marzo 2014 22:23

L’embrione è composto da tre foglietti ovvero tre strati differenti di cellule da cui originano i tessuti e gli organi del feto e quindi del nascituro. Da uno di questi, dall’ectoderma, origina dalla terza settimana di sviluppo la placca neurale (per ispessimento) e successivamente il tubo neurale, un vero e proprio tubo caratterizzato dal ripiegamento su se stesse delle pieghe neurali e loro successiva fusione. Se vi stavate chiedendo a cosa serve l’acido folico che viene prescritto alle donne che cercano un figlio o dal concepimento ecco… serve a far sì che questo processo avvenga in modo corretto e che quindi il sistema nervoso centrale si sviluppi senza patologie, in particolar modo la spina bifida. L’acido folico andrebbe assunto già nel periodo precedente alla ricerca della cicogna se però giunge inaspettata va quantomeno assunto dal test di gravidanza positivo fino alla fine del periodo embrionale. 

Oltre alla formulazione farmaceutica che le donne ben conoscono esso si trova anche in numerosi cibi naturali come le verdure verdi a foglia larga (lattuga e spinaci), nei legumi, nelle uova e anche in cibi fortificati ovvero con l’aggiunta di acido folico come alcuni cereali per la prima colazione.

Ostetrica Veronica Pozza

immagine tratta da: ilfarodelsud.net

 

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Ogni anno, circa 3 milioni di bambini muoiono nel loro primo mese di vita - molti di loro, per ragioni che avrebbe potuto essere evitate. Più di un terzo di questo totale muoiono nel primo giorno di vita. Ogni anno, 40 milioni di donne eseguono un parto in casa, senza l'aiuto di professionisti. Questo è ciò che indica il rapporto "Sopravvivere il primo giorno", elaborato dall’ONG Save the Children.

L'indice annuale delle madre (che raccoglie informazioni sulla salute delle donne, dei bambini, l'istruzione, tra gli altri) utilizza dei dati da 176 paesi. Le nazioni sono giudicati da cinque indicatori: salute materna, il benessere dei minori, lo stato educativo, economico e politico.

Nel 2013, la Finlandia è stata considerata il miglior paese al mondo per essere una madre, secondo il rapporto dell’ONG. Una combinazione di politiche sanitarie efficaci, il rispetto ai diritti delle donne e una rete di sicurezza per i neonati assicura la lideranza del ranking al paese europeo, che è seguito dalla Svezia e della Norvegia. D'altra parte, colpiti da gravi violenze nella regione del Nord Kivu, la Repubblica Democratica del Congo è vista come il peggior paese al mondo per essere madre e prendersi cura di un bambino. La mancanza di accesso alle cure sanitarie di base e di monitoraggio per i neonati pongono il paese all'ultimo posto. Nella Repubblica Democratica del Congo, il rischio di morire durante la gravidanza o parto è di 1 su 30. Mentre in Finlandia, è di 1 a 12.200.

Nello stesso rapporto del 2012, Save the Children ha anche sottolineato che in Norvegia, per esempio, una donna studia in media 18 anni, ha un'aspettativa di vita media di 82 anni e soltanto 1 madre ogni 175 ha il rischio di perdere suo figlio prima che lui compie cinque anni, oltre che l'82% fa uso di metodi contraccettivi.

Già nel Niger, la situazione è l'opposto: una donna studia in media solo quattro anni, ha un'aspettativa di vita di 56 anni ed 1 bambino su 7 muore prima del loro quinto compleanno. Inoltre, 1 ogni 16 donne muore a cause legate alla gravidanza o parto, e solo il 5% fa uso di metodi contraccettivi.

Oltre a classificare i paesi, l'Ong cita sei misure "essenziali" che possono agire come "salvagente" e possono raggiungere qualsiasi madre nel mondo: l'allattamento al seno, alimentazione supplementare, vitamina A, ferro, zinco e buone prassi igieniche . Il latte materno, infatti, potrebbe impedire un milione di morti infantili ogni anno.

Tathi Saraiva

Congedo di maternità nel mondo

Domenica, 30 Marzo 2014 21:56

 Il congedo di maternità è un mezzo di protezione per la donna che lavora e che per ragioni biologiche ha bisogno di riposo per recuperare la stanchezza fisica e mentale causata dalla gravidanza e del parto. Il congedo può essere remunerato o non a seconda delle legge nazionali.

Secondo il New York Times, soltanto otto paesi (dei 188 che forniscono questo tipo di dati), non offrono il congedo retribuito per le neo mamme. Tra questi, gli Stati Uniti, dove le donne possono anche smettere di lavorare per un periodo, ma devono rinunciare la remunerazione – alcuni casi possono essere negoziati direttamente con le aziende, ma non c'è nessuna legge che difenda questo diritto delle donne. Gli Stati Uniti sono l'unica nazione sviluppata (e l'unica nell'emisfero settentrionale) che non offre questo beneficio. In paesi come la Russia, Regno Unito el'Iran, le donne arrivano ad avere diritto a 26 o più settimane di congedo retribuito.

Nei paesi nordici, come la Svezia e la Finlandia, la legislazione è più avanzata rispetto al resto del mondo. Più che discutere della licenza per le madri, loro hanno anche delle leggi che favoriscono il padre. E cosi è possibile che anche lui abbia il congedo invece della mamma. E quindi, la decisione di chi dovrebbe prendersi cura del bambino rimane nelle mani della coppia e non del governo.

Secondo uno studio condotto dal “Center for Economic and Policy Research” (Centro per la Ricerca Economica e Politica), negli Stati Uniti, le politiche che includono le madri e i padri, possono avere un impatto importante sulla parità dei sessi, sia sul posto di lavoro sia per quanto riguarda la suddivisione della cura dei figli. Lo stesso studio ha concluso che, dal momento in cui, gli incentivi del congedo retribuito non siano visti come un diritto sia della donna come dell'uomo, si rafforza l'opinione che le madri dovrebbero stare a casa a prendersi cura dei bambini e i padri dovrebbero andare a lavorare. 

Ecco una visione comparativa del Congedo di Maternità in alcuni paesi nel mondo:

ARGENTINA - 12 settimane con il 100% della retribuzione.

BRASILE - 12 settimane con il 100% della retribuzione.

ITALIA - 20 settimane con l'80% della retribuzione.

GERMANIA - 14 settimane con il 100% della retribuzione.

CANADA - 17 settimane con il 100% della retribuzione.

CILE - 18 settimane con il 100% della retribuzione.

CUBA - 18 settimane con il 100% della retribuzione.

BELGIO - 15 settimane con il 82% della retribuzione.

GIAPPONE - 14 settimane con 60% della retribuzione.

AUSTRALIA - 52 settimane senza retribuzione.

NUOVA ZELANDA - 14 settimane senza retribuzione.

 

Tathi Saraiva

Sara

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Cecilia

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