Dal Nord Europa non possiamo che prendere spunto: avete presente la bellezza che ci si trova davanti agli occhi guardando le fotografie o visitando Amsterdam? Tutte quelle biciclette che colorano la città, che la rendono respirabile, che sembrano fare parte del paesaggio naturalmente. Ecco. Non pensate che la bicicletta sia un mezzo di trasporto faticoso, ingombrante e scomodo. Basta ripensarla nella giusta prospettiva e vedrete che non tornerete più all'automobile come mezzo di trasporto prediletto!

Dalle principesse del Nord Europa il buon esempio delle mamme in bicicletta: perché optare per le bici cargo e diventare una mamma su due ruote

Vi avevamo già parlato di tutte le tipologie di biciclette cargo, le biciclette perfette per le mamme, con il loro spazio per bimbi, spesa e strumenti e la loro effettiva comodità in città.

L'argomento è tornato sulla bocca (anzi, sugli occhi) di tutti in questi giorni, quando la fotografia della principessa Mary di Danimarca in sella alla sua bicicletta cargo con i due gemellini infilati nel cestello verso l'asilo ha fatto il giro del mondo.

(foto 1 http://www.repubblica.it/esteri/2016/02/08/foto/danimarca_la_lezione_della_principessa_mary_sotto_la_neve_porta_i_gemelli_a_scuola_in_bici-132991792/?ref=fbpr#1)

Perché è così bella? Per la sua semplicità e il suo esempio. Non importa quanto freddo faccia e quanta neve abbia imbiancato le strade: basta vestirsi adeguatamente e una volta presa l'abitudine di spostarsi in bicicletta non verrà più la voglia di tornare all'automobile.

Semplice, quando la struttura stessa della bicicletta ti semplifica la vita.
Le bici cargo sono fatte apposta per le mamme lavoratrici (e non) e per tutti quelli che si spostano con borse zaini, spese o animali al seguito. Carrellino davanti o dietro, seggiolini, borse laterali e scomparti utilissimi: niente sarà scomodo, tutto sarà in equilibrio e la vita cambierà in meglio. Chi prova la cargo poi abbandona l'automobile, lo sapete?

Pensate al traffico, alla sistemazione dei seggiolini sui sedili, alla frustrazione di certi bambini costretti a spostarsi in automobile per fare tragitti, brevi o lunghi che siano, che li tengono lontani dall'aria aperta.

E poi è un'scusa per fare movimento, no? Senza rinunciare ai bambini, le mamme cargo possono spostarsi in qualunque momento della giornata, senza intoppi, comodamente, per sbrigare commissioni o semplicemente perché, beh, si ha voglia di fare un giretto.

Prendete Fridabike (www.fridabike.com), negozio di biciclette a Milano che costruisce proprio questo tipo di mezzo di trasporto con amore. Antonella Pesenti era una mamma che girava la città con i suoi bambini sulla loro cargobike, e ha deciso di rendere quest'attività la sua vita, anche lavorativamente.

(foto 2 http://www.fridabike.com/#!frida/c1c0r)

Oltre a costruire artigianalmente le biciclette nel negozio di via Piero della Francesca 34 a Milano, Fridabike, ispirandosi a suo essere in prima persona mamma, ha ideato anche una piccola linea d'abbigliamento per piccoli ciclisti urbani, la Fridabike Kids. I vestitini da lei disegnati scorrazzano insieme a lei sulla cargobike, con il loro taglio comodo e le piccole strisce catarifrangenti da veri bikers, e la bici cargo diventa un attraentissimo negozietto ambulante.
E, non a caso, Fridabike realizza anche biciclette cargo apposta per le attività ambulanti, sulla scia dei foodtruck così carini che iniziano a colorare le nostre città.

(foto 3 http://www.fridabike.com/#!frida/c1c0r)


State pensando a convertirvi alla bicicletta, dunque, ma non avete il coraggio? Oppure conoscete donne, magari straniere, mamma degli amichetti dei vostri bimbi, che non avendo nella loro cultura la bicicletta non ne conoscono il funzionamento? Beh, se volete iniziare a dare una svolta alle vostre giornate, e iniziare a pedalare tutte insieme con i vostri bambini (e non solo) noi vi segnaliamo Cyclopride, con la loro iniziativa Mamme in Bici - In Bici la Città è più Mia, una scuola di bicicletta per dinne di tutte le età e tutti i paesi (http://www.cyclopride.it/mamme-in-bici-come-si-muove-la-citta-delle-donne/#.VrnEVzbSnIW).

(foto 4 http://www.cyclopride.it/mamme-in-bici-come-si-muove-la-citta-delle-donne/#.VrnEVzbSnIW)

Dei veri e propri corsi di bicicletta come si trovano di rado, per insegnare a mamme volenterose di vivere la quotidianità su due ruote l'equilibrio e la pedalata, ma anche l'educazione stradale, fondamentale!
Perché la bicicletta dà un'autonomia incredibile, unica; è economica ed ecologica; divertente; appassionante; e piacerà ai tuoi figli tanto quanto a te e a tuo marito. Ne siamo certe.

Oggi come oggi la genialità si riconosce sono in campo matematico, informatico, scientifico. Non è vero? Studiare arte, lettere, psicologia e, insomma, compiere studi umanistici sembra non essere più alla portata di personalità geniali come potevano essere Leonardo o Galileo, Dante o Giotto. Ma è davvero così? La genialità risiede solo negli ambienti scientifici? Forse, ma ciò non toglie alle lettere e alla filosofia un compito fondamentale per coltivare genialità ed educazione: gli studi umanistici danno un'apertura mentale unica, e studiare la filosofia fin da piccini può rivelarsi una scelta pazzesca.

Oggi vi parliamo del perchè è davvero utile la filosofia per i bambini: come la scienza umanistica di Socrate e Kant può avere benefici sulle menti più piccole

Certo, insegnare Platone e Nietzsche allo stesso modo in cui li si insegna al liceo è dura. Ma questo non vieta che anche ai bambini, dall'asilo fino alle medie, si possa infondere un po' di quel pensiero filosofico che aiuta a comprendere il mondo e a crearsi una struttura mentale in grado di ragionamenti profondi e strutturati.
Fare filosofia con i bambini non significa quindi snocciolare nozioni da imparare a memoria o fornire loro informazioni sui pensieri e sulle storie dei filosofia e della filosofia, ma offrirgli strumenti mentali per far sì che imparino a interrogarsi sulla vita e sul mondo, per essere educati al pensiero.

Imparare a pensare in maniera profonda con gli strumenti che la filosofia sa dare ha numerosi benefici.

I bambini possono imparare pian piano a farsi un'opinione propria e un proprio senso critico; ad affrontare i problemi analizzandoli dal loro punto di vista; ad aprirsi agli altri, e ai loro punti di vista; argomentare le proprie scelte e le proprie idee; e, non ultimo, a capire la complessità del mondo e della vita.
Fare filosofia con i bambini significa soprattutto dialogare, creare connessioni tra gli argomenti, esplorare le sensazioni, scandagliare i concetti e le parole, confrontarsi. Significa dare risposte alle loro mille domande e creare altre questioni a cui dare risposta, senza accontentarsi! Proprio ciò che la filosofia vuole comunicare: l'essere saggi passa attraverso le domande, domande che il mondo attorno a noi deve sempre suscitarci.

E fare filosofia con i bambini significa anche sfruttare il loro essere fantasiosi, completamente aperti, non chiusi in scatole preconcette come inevitabilmente lo sono gli adulti.

In Italia esistono varie realtà che si occupano di filosofia per bambini e laboratori, dai Ludosofici, che aiutano i bimbi a interrogarsi sul mondo attraverso esperienze concrete, al gruppo di Filosofiacoibambini, al servizio di scuole dell'infanzia e primarie che vogliano fare l'esperienza della filosofia con i loro alunni, attraverso una didattica del pensiero e della ricerca.

I Ludosofici hanno addirittura pubblicato un bellissimo manualetto per approcciarsi a questo pensiero filosofico un po' ludico, come dice il loro stesso nome: si tratta di "Tu chi sei? Manuale di filosofia, domande ed esercizi per bambini e adulti", un libro - edito da Corraini - pieno di domande e senza alcuna risposta! Tra spiegazioni di pensieri (ma solo per aiutare, non per imporre risposte!) ed esercizi carinissimi, i bambini insieme agli adulti possono capire come iniziare a strutturare il loro pensiero critico.

(foto 1 http://www.corraini.com/it/catalogo/scheda_libro/989/Tu-chi-sei)


"FilosoFare" è un altro libro prezioso per chi volesse avvicinare i bimbi alla filosofia. Anche qui attraverso le domande sul mondo che hanno sempre ispirato i pensatori di tutti i tempi, gli autori del progetto "Percorsi, esperienze e strumenti per la pratica filosofica con i bambini. FilosoFare" hanno raccolto i modi di fare filosofia con i bambini, preservando la loro attitudine infantile e il loro sguardo innocente sul mondo.

 

                     

(foto 2 http://www.amazon.it/FilosoFare-Filosofia-con-i-bambini/dp/8898645252/ref=sr_1_8?s=books&ie=UTF8&qid=1454942063&sr=1-8&keywords=FILOSOFIA) 

Soddisfare la voglia di risposte attraverso altre domande: ecco, è un po' questo il senso della filosofia che deve essere spiegata ai bambini.

Ecco una ricetta semplice e velocissima per preparare delle tortillas di mais senza glutine, adatte a grandi e bambini: come creare tacos e fajitas

Almeno una volta a settimana ho l'esigenza di mangiare un piatto messicano: ho così abituato i miei bimbi ad apprezzare fin dallo svezzamento i sapori tipici di questa cucina. 

Oggi vorrei fare un po' di ordine su termini che spesso confondiamo: come cucinare in maniera sana tortillas, tacos, nachos, burritos, fajitas, empanadas e enchiladas.

Tortillas: sono delle "piadine" di farina di mais generalmente bianca (masa Harina). A seconda del modo in cui vengono cucinate, quindi della loro farcitura, prendono nomi diversi. 

Tacos: sono mezzalune create con tortillas 100% mais con all'interno insalata, chilli di fagioli o carne, avocado.

Nachos: sono triangolini (tipo patatine) creati con l'impasto delle tortillas e fritti. Si servono in un piatto con formaggio fuso e jalapegno: trovate la mia ricetta sana e veloce per preparare questo piatto sul mio libro The Family Food, ricette naturali per famiglie incasinate, edito da Mental Fitness Publishing. 

Burritos: sono dei rotoli di tortillas (generalmente questi sono fatti con farina di mais e farina bianca) con all'interno insalata, carne o pesce, fagioli e verdura. Qui trovate la mia versione "sana" di burritos.

Fajitas: sono tortillas semplici, generalmente di mais e grano, appoggiate su un piatto, con a lato carne o pesce, riso, guacamole, mais, riso e fagioli.

Empanadas: piatto non messicano ma Argentino, le empanadas sono mezzalune di farina di grano ripiene di uova, fagioli, cipolla o carne. 

Enchiladas: si presentano come cannoli di farina di mais ripieni di carne o pesce e formaggio fuso. 

 

Sono piatti che tradizionalmente sono molto ricchi di proteine animali ma che possono essere resi super sani con alcune modifiche:

1. sostituire la carne con seitan, tofu e fagioli

2. sostituire la carne trita con seitan tritato 

3. abbondare di cipolla

4. utilizzare il prezioso avocado per fare la guacamole

5. inserire verdure grigliate

6. utilizzare molta insalata

 

In questo modo avrete un piatto completo con cereali, legumi e verdure! E' inoltre davvero simpatico proporre una cena messicana ad amici, dove ognuno sceglie gli ingredienti proposti in ciotoline e si compone il suo burrito o il suo taco!

Trovate molte ricette tex-mex sul mio libro The Family Food, ricette naturali per famiglie incasinate, edito da Mental Fitness Publishing.

Giulia Mandrino

 

Quando i bimbi hanno una febbre leggera si ricorre spesso al paracetamolo e all'ibuprofene. Ma siamo sicuri che faccia bene? Che abbia solo benefici? Forse è bene rallentare un attimo.

Usare il paracetamolo e l'ibuprofene sono un danno alla salute dei piccoli e all'evoluzione della malattia: perchè fa male somministrare paracetamolo con febbre bassa


Ricorrere alla medicina troppo frequentemente, si sa, non è mai benefico per i nostri bambini. Pensate agli antibiotici (http://www.mammapretaporter.it/salute/salute-ben-essere-mb/per-sicurezza-non-e-meglio-dare-l-antibiotico) e a come possono rivelarsi dannosi.
Lo stesso vale per due farmaci innocui come possono sembrare il paracetamolo e l'ibuprofene.

Innanzitutto, capiamo quali sono le differenze: il paracetamolo, usato nella prima infanzia e di fatto l'unico consigliato in gravidanza, serve ad abbassare la febbre e a diminuire il dolore, essendo un farmaco antidolorifico ed antipiretico; l'ibuprofene, invece, è un FANS, cioè un antinfiammatorio non steroideo: anch'esso agisce su dolore e febbre, ma passando non solo per il sistema nervoso centrale, ma anche per le ciclossigenasi, inibendole.

Ma entrambi questi farmaci hanno controindicazioni, soprattutto se dosati nella maniera sbagliata come sembrano fare molti genitori (secondo l'American Academy of Pediatrics, come riporta il Telegraph). Il rischio è incorrere in un'overdose assolutamente dannosa.

Questi due farmaci vengono infatti somministrati ai bambini quando c'è in corso una febbre, quindi un'infiammazione corporea volta a combattere un'infezione. I genitori danno quindi ai bimbi paracetamolo o ibuprofene, che però, abbassando troppo questa febbre, hanno l'effetto contrario, e quindi rischiano di allungare i tempi della malattia.

Non solo: troppo spesso questi due farmaci vengono combinati e utilizzati mescolati, con l'idea di ridurre i rischi dell'uno e dell'altro e di ottenere una soluzione più veloce.

Ma entrambi i farmaci presentano rischi,e i genitori dovrebbero considerarli attentamente. Pensiamo all'ibuprofene, che, come dicevamo, è un FANS: i rischi nei bambini sono l'asma, problemi gastrointestinali e ulcere legati al sovradosaggio e complicanze a livello renale, dal momento che questa sostanza agisce bloccando la sintesi della prostaciclina, un vasodilatatore che, se inibito, porta all'accumulo di sodio e all'ipertensione.

In conclusione, i genitori devono iniziare seriamente a pensare agli effetti collaterali di questi farmaci, a non dare dosaggi adulti ai bambini, ad evitare l'ibuprofene preferendo, quando necessario, il paracetamolo, e a fare attenzione in ogni caso.

Ma, soprattutto, è doveroso iniziare a pensare alla febbre in termini diversi da quelli di mera malattia: la febbre, soprattutto quando leggera, è da considerarsi come uno stato che in sé non costituisce solitamente un pericolo per il bambino, ma come un meccanismo fisiologico atto alla guarigione, e quindi già medicina di per sé.

La febbre leggera è benefica e aiuta verso la guarigione. Perché ammazzarla?

La redazione di mammapretaporter.it

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

In Italia ancora non è una realtà, ma già se ne discute largamente: parliamo dell'omogenitorialità, cioè dell'adozione di un bambino da parte di una coppia omosessuale o della nascita di un figlio da parte di genitori dello stesso sesso. Ancora non è realtà italiana, dicevamo, ma nel mondo i paesi che ormai la considerano normale e attuabile sono molti, e per questo le risposte ai dubbi possono già basarsi su studi concreti e non solo teorici.

Vediamo insieme cosa dicono gli studi scientifici e i pediatri riguardo all'omogenorialità: come influisce sul bambino l'avere come genitori due mamme o due papà, stando alla ricerca concreta.

Le critiche più accese e più diffuse riguardano l'anormalità di una famiglia di questo tipo: avere due figure femminili o due figure maschili, e quindi non avere una mamma e un papà, non è la prassi, ed emozionalmente, psicologicamente e relazionalmente il bambino potrebbe risentirne e farne le spese, sia per "lo stile di vita" condotto dai genitori sia per il fatto di non poter fare esperienza della complementarietà dei due sessi dei genitori.

Certo, la letteratura scientifica in merito a questo argomento non è ancora foltissima, ma nemmeno rara: studi scientifici e pediatri di tutto il mondo ne hanno discusso negli ultimi anni, e le conclusioni, un po' ovunque, sembrano essere le stesse. E demoliscono tranquillamente le convinzioni di cui sopra.

Prendiamo lo studio condotto nel 2012 dall'Università di Melbourne in Australia, per misurare il livello di salute fisica, mentale e sociale (e cioè la definizione di "salute" dell'OMS) dei bambini cresciuti in famiglie omosessuali. È tra i più grandi mai condotti, e ha preso come campione 500 bambini tra 0 e 17 anni e 315 genitori. I risultati sono riassunti in tre righe, e sono assolutamente chiari. I bambini cresciuti da famiglie omogenitoriali ottengono punteggi più alti degli altri quando si tratta si salute e coesione familiare. Non essendoci stereotipi all'interno della famiglia, i ruoli non si fossilizzano sul papà-lavoro/mamma-casa, e questo non crea che armonia e rispettosa libertà.

Quando si parla poi di "prese in giro", più i bambini sono stigmatizzati più questo, naturalmente, influisce negativamente sulla salute generale, ma non in maniera da risultare devastante rispetto a bambini cresciuti in famiglie etero, e, soprattutto, queste situazioni permettono ai bambini di sviluppare una propensione alla comunicazione, un'apertura mentale preziosa e un rafforzamento di carattere che si riversa positivamente su tutta la famiglia.

Qualche giorno fa, però, il presidente della Società Italiana di Pediatria Giovanni Corsello ha diramato un comunicato stampa dicendo che gli studi pubblicati finora sono pochi, scarni e inattendibili, e che la discussione sulle adozioni e sulle unioni civili dovrebbe comprendere molti più dati clinici e psicologici dei bambini e degli adolescenti. Subito dopo si è corretto, dicendo che il suo pensiero non si riferiva solo alle famiglie omosessuali, ma in generale alle situazioni di conflittualità interna e alle famiglie in cui non ci sono il padre o la madre come modelli. Insomma, per lui solo una famiglia "normale" assicura di non avere ricadute sulla salute emotiva futura del bambino, perché ogni situazione senza equilibrio diviene pericolosa.

A Corsello si son operò subito opposti il presidente della Società Italiana di Psichiatria, Claudio Mencacci, e la senatrice Elena Cattaneo, ribadendo come gli studi e le ricerca condotti finora, pur ammettendo una letteratura scientifica ancora limitata, affermino proprio il contrario, e che l'unica cosa importante da fare in questo caso sia valutare, come giusto che sia, la capacità dei genitori, indipendentemente dalle relazioni affettive e dall'orientamento sessuale, di accogliere un bambino, saperlo amare, seguire la sua crescita e offrirgli un ambiente protetto e sereno.

E, infatti, come sottolineò lo studio condotto all'Università la Sapienza di Roma nel febbraio dello scorso anno da Anna Maria Speranza e pubblicato su medicoebambino.it dal titolo "Crescere in una famiglia omogenitoriale", la salute mentale del bambino non è a rischio quando la famiglia è omogenitoriale, ma quando la famiglia, omo, etero, sposata o convivente, con un genitore o due genitori, vive in situazioni di povertà, emarginazione, conflittualità o violenza, e quando si verificano eventi traumatici.

Insomma, già nel 2006 aveva ragione lo studio condotto dall'American Academy of Pediatrics, quello citato dalla senatrice Elena Cattaneo per sostenere la legge Cirinnà in risposta a Corsello: in poche parole, secondo la ricerca i bambini cresciuti da genitori dello stesso sesso crescono e si sviluppano esattamente come quelli vissuti con genitori eterosessuali.

Affetto e capacità genitoriali sono di gran lunga più importanti di un dettaglio come il proprio orientamento sessuale; crescere in una famiglia amorevole, protettiva, consapevole, capace di accudire al meglio e impegnata a crescere i figli con una forte educazione è molto più importante del sesso.

Sara Polotti

Svezzamento fuori casa e in vacanza

Domenica, 07 Febbraio 2016 14:12

Se per chi sceglie l'autosvezzamento è molto più semplice viaggiare, per le famiglie che invece optano per uno svezzamento con le pappe, sopratutto se sane e naturali, le cose si possono complicare un pochino.

Ecco allora i consigli per preparare pappe sane e naturali anche fuori casa: i consigli di mammapretaporter.it per affrontare lo svezzamento in vacanza

Chi segue lo svezzamento naturale, come noi di mammapretaporter.it consigliamo, prepara in casa le pappe per i piccoli. Bastano pochi e semplici ingredienti come spieghiamo dettagliatamente nel nostro libro Mamme pret a porter, dedicato allo svezzamento. 

Ma quando ci si allontana da casa le cose si complicano: come far mangiar sano il piccolo?

 

1. La base è il latte

Come ci spiega il dott. Luciano Proietti nel suo libro Figli Vegetariani ed. Sonda, fino ai due anni l'alimentazione base del bambino deve essere latte di mamma o latte formulato a base vegetale (latte in polvere vegetale), il resto è un plus, sopratutto nel primo anno. Quindi non diventiamo matte per le pappe, basta allattare o aumentare la quantità di latte formulato vegetale nel biberon e possiamo stare tranquille!

 

2. Questione omogeneizzati

In commercio esistono omogeneizzati e pappe pronte: sono indubbiamente molto comode e alcune di queste (in realtà pochissime) hanno ingredienti sani e corretti. Tra questi quelli che mi sento di consigliarvi sono quelli della Holle (http://www.holle.ch/it_IT/). 

Mi raccomando, leggete sempre gli ingredienti: anche quelli bio infatti contengono spesso zucchero, sale, oli vegetali... . Guardate per esempio questa pappa "bio" che all'apparenza sembra essere un prodotto di grande qualità: 

Come potete vedere contiene olio di colza che, come l'olio di palma, è ricchissimo di acidi grassi saturi, quindi fortemente dannoso per il nostro organismo. Perchè le aziende lo utilizzano persino negli omogeneizzati dei bambini? Semplice, è economico. E davvero, non importa se è bio, non va assunto per nessun motivo. 

Se con le verdure non è semplice rifugiarsi nell'omogenizzato, è  più facile trovare puree di frutta 100% e volendo anche bio: le possiamo acquistare nei supermercati o nei negozi del naturale, o ancora nei discount (da provare quelle bio e super economiche della catena IN'S, certificate bio e 100% frutta). 

Chiaramente le pappe fatte in casa sono più sane, ma è altrettanto vero che se per qualche giorno cambiamo alimentazione e utilizziamo omogeneizzati (chiaramente validi e privi di ingredienti dannosi come l'olio di colza) non succederà nulla dal punto di vita del loro equiibrio nutrizionale. 

L'unico vero ostacolo è la questione gusto: i bamibini infatti, se abituati al gusto vero e autentico del cibo, possono non accettare i preparati. Per questo motivo è consigliabile provare a introdurli alcuni giorni prima della partenza. 

Il mio consiglio è però di non abusarne, in quanto essendo il gusto alterato, il rischio è che il piccolo rifiuti poi le nostre mele a favore delle puree in vaschetta. 

Giulia Mandrino

 

3. Pappa dolce

Ma possiamo anche decidere di portare le nostre pappe. Come fare? Per la cena possiamo risolvere il dilemma con deliziose pappe dolci, quindi una base di latte vegetale e l'aggiunta di farine per lo svezzamento (riso, mais e tapioca, grano saraceno etc...) e una spolverata di farina di mandorle una sera mentre quella successiva del parmigiano vegetale homemade e il gioco è fatto!

 

4. Brodo pret a porter

Una soluzione pratica ed efficace se andiamo in vacanza per qualche giorno è quella di preparare dei passati/brodi di verdura e legumi il giorno prima della partenza: li inseriremo in vasetti di vetro, li porteremo in viaggio in una borsa frigo e poi, appena arrivati a destinazione, li metteremo in un surgelatore. Ogni giorno ne scongeleremo uno e lo useremo come base per la pappa: basta scongelarli nel microonde oppure chiedere di farlo nella cucina di un ristorante: aggiungeremo poi la farina e la pappà sarà pronta. 

 

5. Quindi ecco la nostra lista di prodotti da portare in viaggio

1. bevande vegetali di riso, avena etc...

2. farina di mandorle

3. farine per lo svezzamento

4. puree 100% frutta

5. brodi/passati di verdura in barattolini di vetro da congelare

 

Come sapete noi siamo sfavorevoli all'introduzione delle proteine animali prima dell'anno (trovi tutte le informazioni sul nostro libro Mamme pret a porter, il primo anno insieme, nel capitolo 2 dedicato allo svezzamento): nel caso voi abbiate deciso di darle al vostro piccolo stare senza per una settimana non potrà fargli che bene, basta utilizzare legumi nel passato e allattarlo o dargli lattee formulato a base veegetale. 

Giulia Mandrino

Foto credits: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Pur%C3%A9ed_veggies.jpg

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale. 

L’ingresso del proprio figlio al nido o alla scuola materna è una tappa obbligata che tutti i genitori si troveranno ad affrontare e sempre più spesso è un momento che genera ansia nella famiglia. Le mamme e i papà vengono investiti da molti dubbi, preoccupazioni ed ansie. Quale scuola scegliere? Sarà giusto mandare mio figlio al nido? E se si a che età? Come affrontare l’inserimento? Le insegnanti saranno competenti? Questi sono solo alcuni degli interrogativi che i genitori si pongono quotidianamente quando arriva il momento di affidare il proprio figlio ad una istituzione educativa. Sia nel caso del nido che della scuola dell’infanzia il momento dell’inserimento è il primo vero momento di separazione che il bambino e i genitori vivono. Ci sono delle sostanziali differenze tra la frequentazione della scuola dell’infanzia e del nido, in primis l’età a cui la si affronta . L’inserimento al nido può avvenire nei primi mesi di vita e molto spesso nasce dalle necessità della famiglia, la più diffusa è la necessità della mamma di rientrare al lavoro e/o l’assenza di altre figure (nonni o tate) a cui affidare il bambino. L’inserimento per un bambino di 3 mesi è diverso da quello di uno di 9 mesi o di 3 anni, ma a prescindere dall’età è il primo vero momento di separazione, il bambino esce dalla famiglia per andare in un posto nuovo dove sta diverse ore.
Non voglio addentrami nei diversi tipi d’inserimento a seconda degli approcci pedagogici e dell’età dei bambini ma mi interessa sottolineare che il momento dell’inserimento è il momento del distacco, dell’entrata nel mondo delle istituzioni, è il primo approccio al “mondo sociale” che il bambino sperimenta. E’ un processo di conoscenza ed apprendimento dove potrà sperimentare delle nuove relazioni con figure adulte di riferimento fuori dal contesto famiglie, le insegnanti e il gruppo di pari, i compagni. Come tutti i cambiamenti genera frustrazione, ogni bambino avrà il suo modo di reagire ed ogni genitore vivrà questo passaggio in modo soggettivo.
Molti genitori mi chiedono qual’è il modo giusto per rendere questo passaggio indolore, credo che non sia possibile,né per il bambino né per il genitore: la separazione crea per sua natura del dolore, ci si deve staccare da qualcosa di importante ma allo stesso tempo apre la possibilità di conoscere qualcosa di diverso, di nuovo e nella maggior parte dei casi anche di bello.

Separarsi dal proprio figlio non vuole dire abbandonarlo, è invece un credere alle sue capacità, alle sue risorse, è la condizione necessaria per permettergli di crescere e di esplorare ed allo stesso tempo di sperimentare la felicità del ritrovarsi. Il genitore non è immune al dolore della separazione, le mamme soprattutto vivono l’inserimento al nido o alla materna come un abbandono, e questo è legittimo, l’importante è dichiararselo, ricordarselo e guardare questa tappa di crescita da una prospettiva più allargata, dove non è visibile solo l’abbandono ma anche l’apertura al mondo che il bambino si trova a sperimentare e l’osservazione delle sue capacità o difficoltà nel relazionarsi, di adattarsi alle novità e la gioia nel farlo.

Ogni bambino avrà i suoi tempi per adattarsi, molti piangeranno, faranno i capricci e altri invece si ambienteranno subito, questo dipende dal carattere del bambino e dalla sua storia ma anche da come la mamma vive questo momento. Un buon modo per aiutare i propri figli in questo passaggio è dirgli la verità, li si lascia in quel posto perché si deve andare a fare altro e poi si ritorna a prenderli. Focalizzare l’attenzione ed il dialogo sul fatto che si va via e poi si ritorna aiuta il bambino a tranquillizzarsi, lo aiuta a contestualizzare quel posto in uno spazio e in un tempo preciso che imparerà ad apprendere e lo aiuterà a gestire l’angoscia abbandonica che sta vivendo.

L’inserimento graduale è un periodo necessario per il bambino e per la mamma, utile e indispensabile per far entrare nella quotidianità questa nuova dinamica relazionale, dove ci si lascia per un periodo di tempo più o meno limitato e poi ci si ritrova. Nel caso in cui il bambino sperimenti una eccessiva ansia nel separarsi i genitori possono aiutare con fiabe, racconti, giochi come il cucù o nascondino, esempi (a seconda dell’età del bambino), che favoriscono l’interiorizzazione di questo processo è bene però ricordarsi che ci vuole tempo e che per ognuno il tempo necessario è diverso. Inserirsi in un nuovo ambiente, con nuove persone, con nuovi bambini è un’esperienza emotivamente forte per tutti i bambini ed i genitori ma per ognuno ha dei connotati diversi, per questo i paragoni tra le reazioni dei vari bambini sono sterili e controproducenti.

Imparare a stare da soli senza mamma e papà o figure famigliari non è una gara ma un processo di crescita che richiede di essere sostenuti e legittimati delle proprie emozioni che possono spaziare dall’entusiasmo di andare all’asilo e di essere grande alla paura che si prova o alla diffidenza verso i compagni e le insegnanti. Come per i bambini anche per i genitori i vissuti emotivi saranno ambivalenti, intrisi di gioia, dolore, paura o entusiasmo e come i genitori i bambini dovranno imparare a gestirli e per farlo hanno bisogno del sostegno, della fiducia e dell’amore degli adulti che gli vogliono bene.

Associazione Eupsichia

Centro psicologico

Via Osoppo, 7

20148 Milano

Tel: 02-48702143

e-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Chi l'ha detto che per festeggiare San Valentino bisogna per forza uscire? Le mamme non devono rinunciare ai crismi della serata più dolce dell'anno solo perché la babysitter è impegnata, i nonni escono a cena (eh sì, anche loro hanno bisogno di romanticismo), si è troppo stanche per uscire e farsi belle, lo sapete?

Anche stando a casa la serata può rivelarsi estremamente romantica, dolce e un po' sexy! E poi ogni tanto fa davvero bene ritagliarsi uno spazio di coppia che non sia per forza fuori, ma tra le mura di casa che, ok, ora sono invase dai piccoli, ma restano sempre il vostro nido d'amore.

Idee per genitori per passare il San Valentino a casa: non serve strafare e prenotare lussuosi ristoranti, il romanticismo passa anche nel nido familiare!

- La cosa più semplice eppure la più d'effetto, rilassante, sensuale e creatrice di una connessione unica: mettete a letto i bambini e aspettate a mettervi in piagiama. Mettetevi sul terrazzo, o in giardino, con una coperta super morbida e calda, un bicchiere di vino e accoccolatevi con vostro marito a guardare le stelle

(https://it.pinterest.com/pin/420875527649896313/)

 

- Chi di voi ha una vasca da bagno può fare lo stesso, ma spostandolo in bagno. Qualche candela, un bicchiere di champagne e via di rilassamento di coppia. Certo, lo si può fare tutti i giorni, ma alla fine non lo si fa mai. Prendete l'occasione e non rimandate più!

 

- E perché non tornare per un attimo adolescenti? Quindi, via di gioco della bottiglia! Non in gruppo, ma solo a due, con comandi birichini per trovare una nuova passione. Qui ne trovate uno stampabile, da seguire o per prendere spunto e crearne uno personalizzato:

(http://www.thedatingdivas.com/you-me/intimate-moments/sexy-spin-the-bottle-date-night/)

 

- E chi ha detto che è necessario rinunciare al vestirsi bene? Mettete quegli abiti da sera che è una vita che riposano nell'armadio (o addirittura l'abito da sposa, magari sdrammatizzandolo), cucinate insieme e rendete la cucina il ristorante perfetto, con candele e bollicine in quantità.

(http://www.artofmanliness.com/2011/03/18/the-10-commandments-of-the-at-home-dinner-date/)


- Bere una tisana davanti a un film è sempre delizioso, ma spesso con i bimbi è impossibile rilassarsi. Stavolta mettetecela tutta e organizzate una serata dedicata ai film romantici un po' retro: Dirty Dancing, Colazione da Tiffany...

(http://mumsgrapevine.com.au/2014/02/valetines-day-at-home_date-night-ideas/)


- Per rendere super, super, super romantica l'atmosfera, dopo cena scrivetevi reciprocamente la storia di come vi siete conosciuti e innamorati: l'effetto sarà potentissimo, e potrete conservare i racconti per i vostri figli e nipoti.

- Ma potete anche cimentarvi in attività divertenti che mai fareste tutti i giorni dell'anno: per esempio, giocate insieme ai videogame. Quelli che piacciono a tuo marito, magari di calcio, oppure quelli dei vostri figli, strani e divertenti. Riderete e connetterete ad un livello diverso!

- Potete anche organizzare una discoteca privata solo per voi, creando una playlist personalizzata e ballando fino a mattina, con il vantaggio dell'intimità e dell'ingresso libero!

- Qualche cuscino, un po' di lenzuola e coperte e potete ricreare un campeggio in salotto, super accogliente, intimo e spiritoso!

(http://www.cosmopolitan.com/sex-love/news/a36320/cheesy-relationship-things-twentysomethings-want/)


- E ora arriva il classico, ma stavolta home-made: la SPA! Organizzate massaggi vicendevoli, scrub insieme sotto la doccia, un bagnoturco fatto in casa accendendo l'acqua bollente in bagno. E lasciatevi andare per un rilassamento perfetto, ristoratore e molto, molto intimo.

http://7beautytips.com/12-beauty-hacks-that-no-one-told-you-about/)

 

Il falso mito dell'indipendenza

Venerdì, 05 Febbraio 2016 18:05

Già prima che i nostri figli nascano pensiamo a come fare per renderli indipendenti, per far sì che si stacchino da noi e che non diventino dei "mammoni". In realtà la correlazione "me lo trovo a 50 anni in casa che mi chiede se le mutante che ha scelto per la giornata vanno bene" e contatto fisico nella prima infanzia non hanno nulla a che fare: quelli che riteniamo vizi in realtà sono bisogni fisiologici: così il bambino ha bisogno di contatto fisico allo stesso modo di respirare  e di mangiare, come abbiamo spiegato in molti articoli di questo portale e nei nostri libri. 

Così l'indipendenza è qualcosa di completamente diverso dall'educare il neonato a stare da solo.

Scopriamo allora insieme il falso mito dell'indipendenza: i resoconti scientifici proposti da Licia Negri nel suo libro Lasciati Abbracciare

"Nelle culture occidentali si pensa che per rendere il bambino indipendente sia importante abituarlo da neonato a stare solo. Niente di più falso: è la vicinanza dei genitori che rende il bambino più sicuro e, crescendo, più indipendente.

Secondo la Dott.ssa Miller, ricercatrice collega del Dr. Commons, “Il modello genitoriale nella cultura nord americana sopravvaluta il valore e il significato dell’indipendenza nei bambini e sottovaluta il loro bisogno di conforto e rassicurazione. I neonati tendenzialmente passano molto tempo a dormire soli nelle culle, e poco tempo in contatto fisico con le proprie madri [...] il tempo di risposta delle madri ai loro pianti è decisamente più lungo rispetto a molte altre culture”.
Per non sembrare fanatica, Miller specifica che non è possibile (né sano, dal mio umile punto di vista) proteggere i neonati da ogni forma di stress. Bisogna solo abituarli gradualmente. Prosegue: “il punto è che non bisogna lasciarli da soli ad affrontare le prime difficoltà. Messo in maniera più sempli- ce: reagiamo e rassicuriamo i bambini che piangono, così impareranno che quando in futuro saranno in difficoltà, ci sarà qualcuno che gli sarà accanto per aiutarli”.
Quindi, checché ne vogliamo dire, per rendere un bambino indipendente bisogna prima renderlo sicuro. Se si compie il processo inverso, si otterrà l’effetto contrario.
Il contatto fisico e il costante confronto renderanno i bambini più sicuri nel momento in cui dovranno affrontare la vita da soli.
E la sicurezza in se stessi è il requisito fondamentale dell’autonomia.
Non vi sembra che ci sia data la possibilità di fare un magnifico regalo ai nostri figli?" pag. 26

"In una sua ricerca il Dr. Commons, incrociando i dati relativi a funzioni celebrali, apprendimento emozionale e differenze culturali, ha scoperto che i bambini che vengono separati dai genitori o dalla famiglia anche per un breve periodo si stres- sano molto. Considerate che il concetto di “tempo” per un in-
fante è diverso dal nostro: pensate solo a quando fate un viaggio, an- che con bambini più grandicelli, a quante volte vi viene chiesto “quanto manca all’arrivo?”. Figuratevi come può essere la percezione tempora- le di un neonato.
Il Dr. Commons sostiene che uno stress subìto precocemente e cau- sato dalla separazione dalla madre ha effetti sul cervello del bambino, rendendolo più suscettibile allo stress in età adulta. Non dimentichia- moci, inoltre, che un’alta produzione dell’ormone dello stress può avere conseguenze sulle funzioni intestinali, sulla digestione e la crescita.
La ricerca confronta le abitudini educative e i suoi effetti sulla cre- scita dei bambini. Nelle culture occidentali le madri sono incoraggiate a lasciare i bambini “isolati” per periodi lunghi.
In molte altre culture, invece, il bambino raramente viene allonta- nato dalla famiglia: dorme nel letto dei genitori la notte ed è portato (solitamente dalla madre) la maggior parte del giorno. In queste con- dizioni, Commons ha rilevato che subisce lo stress in maniera netta- mente inferiore." pag 25.

Tratto dal libro Lasciati Abbracciare di Licia Negri, edito da Mental Fitness Publishing

Sara

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Cecilia

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