ll finger knitting per i bambini

Martedì, 14 Giugno 2016 04:54

Il cucito per i bambini è un'attività che sosteniamo strenuamente: partendo fin da piccoli dalle basi, cucire aiuta i bambini a stimolare la manualità, ad allenare la presa, a sperimentare la precisione e, allo stesso tempo, a scoprire la gioia di creare con le proprie mani, in una maniera differente da quella del solito disegno o scultura.

C'è un'altra attività altrettanto stimolante, divertente, creativa e produttiva: parliamo del finger knitting per i bambini

Il finger knitting per bambini, tra gioco e stimolazione manuale: intrecciare con le dita per una coordinazione occhio-mano davvero super

Il finger knitting è letteralmente il "fare a maglia con le dita". Proprio come il lavoro con i ferri attraverso il quale le mamme e le nonne creano maglioni, sciarpe e calzettoni di lana, con le dita è possibile intrecciare i tessuti per creare bellissimi pattern e filamenti.

Sembra difficile, ma una volta capito il meccanismo non lo è. Anzi, diventa una base perfetta per poi imparare ad utilizzare l'uncinetto e i ferri lunghi. Vi sembrerà strano, ma sono tutte attività che ai bambini fanno benissimo e, soprattutto, piacciono!

Fare a maglia con le dita ha notevoli benefici: innanzitutto la calma, dal momento che il lavoro è davvero piacevole e fatto di concentrazione profonda. In secondo luogo la stimolazione delle mani, della presa, della precisione, della vista...

Il necessario? Solo della lana, e con i bambini è sempre meglio super colorata!

Ed ora iniziate insieme ai bambini a intrecciare il filo sulle dita. I passaggi sono essenzialmente quattro, e dopo aver realizzato la vostra striscia intrecciata potete utilizzare il risultato come base per altri lavoretti!

- Per cominciare realizzate attorno alla punta del dito indice della mano opposta a quella con cui il bambino scrive un semplice cappio, facendolo poi scorrere fino all'attaccatura della prima falange.

photo credit: http://www.themagiconions.com/2016/04/finger-knitting-for-kids-an-easy-diy-tutorial.html

- Prendete il filo e fatelo girare attorno all'indice, portandolo verso di voi e lasciandolo sopra la linea del cappio.

photo credit: http://www.themagiconions.com/2016/04/finger-knitting-for-kids-an-easy-diy-tutorial.html

- Prendete il primo giro (che a questo punto iniziale è poi il cappio) e tiratelo sopra il secondo giro, quindi tiratelo fuori dal dito in modo che rimanga sull'indice un solo giro di filo.

photo credit: http://www.themagiconions.com/2016/04/finger-knitting-for-kids-an-easy-diy-tutorial.html

- Tirate quindi la coda rimasta in modo da stringere il punto. E via di nuovo: iniziate un secondo giro sul dito, tirate il primo giro sopra il secondo e di nuovo lasciatelo scivolare fuori dal dito, tirando poi la coda.

photo credit: http://www.themagiconions.com/2016/04/finger-knitting-for-kids-an-easy-diy-tutorial.html

Cosa potete realizzare poi con il tessuto ricavato? Dei bellissimi fiori arrotolandolo, dei tappeti colorati sistemandolo a spirale, oppure dei meravigliosi peluche a forma di polpo per dormire e giocare sempre in compagnia.

photo credit: http://www.hellowonderful.co/post/FINGER-KNIT-OCTOPUS---REVIEW-OF-KNITTING-WITHOUT-NEEDLES-BOOK#_a5y_p=4525229

Non sottovalutate il passaggio del vostro bimbo dall'asilo alla scuola: coincide anche con una trasformazione radicale della sua personcina, e Rudolf Steiner lo sapeva bene. Ecco perché le Scuole Waldorf tengono in gran conto i sei anni sei bambini!

I sei anni nella scuola Waldorf: la grande trasformazione dei sei anni del bambino secondo Rudolf Steiner

Fateci caso: i bambini tra i cinque anni e mezzo e i sette anni si trasformano radicalmente, in un cambiamento fisico che è perfetta metafora per quello intellettivo e intimo. L'altezza cresce, i denti da latte cadono per lasciare spazio a quelli adulti, la ciccia tipicamente infantile scompare. Bene: anche dentro sta cambiando tutto.

La formazione completa del corpo, che avviene proprio a quest'età definita anche “prima pubertà”, si riflette subito sulla mentalità di vostro figlio, che fino ad allora era totalmente e inevitabilmente concentrato su se stesso, sul suo corpo in crescita (soprattutto internamente), mentre ora inizia a capire di essere un individuo unico ma relazionato agli altri attorno a lui.

Ecco perché questo è il momento delle nuove sperimentazioni, che riflettono l'eccitazione per un nuovo sentimento e la paura delle sensazioni sconosciute. I bambini potrebbero anche provare cose nuove non totalmente “buone”: risposte irrispettose, piccole parolacce, bugie... Ma è tutto abbastanza normale: il bambino sta “settando” nuovamente la sua persona, la sua vita, e deve capire i nuovi confini, diversi da quelli della prima infanzia.

E, forse, noterete anche i cambiamenti nel gioco: se prima lo stimolo veniva dall'esterno e il giocattolo era il protagonista, ora la concentrazione se la prendono la preparazione del gioco, l'inventiva, l'ispirazione per decidere a cosa dedicarsi. Magari sistemerà bene l'ambiente per preparare il gioco, e poi ci giocherà un minuto...

Tutto questo perché se prima l'attenzione era sul fare (imparare a camminare, a mangiare, a lavarsi da solo, a fare questo, quello e quell'altro), ora è sul sentire, sulle emozioni, sulla personalità. La compassione, l'empatia, la consapevolezza della felicità e della tristezza sono per loro nuove, ma finalmente le scoprono.

E oltre alle sensazioni personali, i bambini a quest'età capiscono che possono suscitare anche negli altri queste sensazioni e queste emozioni, in base ai loro comportamenti. Prima quindi capiscono di avere del potere sugli altri, sugli amichetti, sui genitori, poi pian piano si rendono conto di poter controllare anche questo potere, indirizzabile nel fare bene o fare male agli altri.

Analizzare queste emozioni e imparare insieme la consequenzialità delle azioni è quindi fondamentale a queste età: i genitori non dovrebbero mai tirarsi indietro dal racconto della giornata, soffermandosi su domande come “come ti sei sentito quando ti hanno detto questo? Come credi si sia sentito lui dopo la tua azione o le tue parole?”.

Anche le fiabe o i racconti che contengono un insegnamento o una metafora possono tornare utili. A sei anni allenare l'empatia è fondamentale per far sì che i bambini da grandi possano essere adulti compassionevoli, gentili, buoni ed educati. 

Altri argomenti tipici dei sei anni da non sottovalutare? Prima di tutto la sessualità. E' qui che iniziano le prime cotte, i primi “matrimoni”, i primi bacetti e le prime passeggiate mano nella mano. E' importante che i bambini vivano questo momento, indirizzati sempre nel bene di rapporti sani.

Il secondo argomento che i bambini sicuramente toccano è la divinità. Ma anche l'infinito. Insomma: ascoltateli e scoprirete che sono filosofi profondissimi.

Sostanzialmente, da parte dei genitori in questa delicata età è necessaria fermezza per far capire che i confini e i limiti ci sono ancora, anche se diversi; è necessaria comprensione; è necessario il buon esempio; è necessaria la presenza e la disponibilità a rispondere alle domande; è necessario, insomma, essere presenti come sempre, equilibrandosi tra la libertà e la presenza, tra la fermezza e la comprensione. Conoscete il vostro bambino, e tutto sarà semplice. Perché anche in un momento per lui così strano e pauroso, voi ci siete.

Le capricciose 4 stagioni

Lunedì, 13 Giugno 2016 11:34

Arriva l’estate… forse; qui in Brianza ancora siamo a metà tra l’autunno e la qualunquerrima, capisco che le quattro stagioni non esistano più se non in pizzeria ma diamine ormai nella stessa giornata passo dalla felpa alla mezza manica, dal ghiacciolo alla zuppa di lenticchie, sembra che il tempo sia indeciso la mattina, splendente mentre sei in ufficio poi ogni sera ci piazza dentro un temporale che viene giù il mondo, quasi a dire “guarda gli stronzi stanno uscendo dagli uffici, aspetta un po’ che stamattina con 22 gradi non si sono portati né giubbino né ombrello” … bastardo! 

Vai dal parrucchiere per farti la piega tre volte l’anno, esci e becchi un battirone che ora che sei a casa sembri una che ha fatto una donazione inutile al parrucchiere per farsi una pettinatura afro malriuscita.

 Ti organizzi una passeggiata, una gita, un pic-nic  e… “oggi è domenica, non posso non rompergli un attimo le palle”… perché la verità è che ormai te lo aspetti e ti fa strano se non ci pesta giù almeno due secchiate di acqua ogni giorno.

Siamo così tanto in balia degli eventi che anche i meteorologi fanno le previsioni con un “indice di affidabilità del 70%” tanto per pararsi il culo, mettono lì nuvola sole e pioggia e poi quel che viene viene, certo vuoi che uno delle tre almeno non ci sia, ora non per fare loro le pulci però così è un po’ voler vincere facile, mettere lì tutti gli eventi atmosferici papabili per la stagione alla vailachevaibene e poi sarà quel che sarà… Noi donne vogliamo delle certezze, non siamo mica così approssimative, abbiamo decisioni da prendere: porto o no l’ombrello, scarpe chiuse o sandali, giardinetti o merenda in casa, macchina o bici, gavettoni e gelato o costruzioni e cioccolata, …

Caspita due anni fa ha fatto un’estate talmente piovosa e fredda da non farci mollare la felpa manco in spiaggia, l’anno scorso giornate così calde che se camminavi al sole ti si scioglieva la suola dell’infradito sull’asfalto e quest’anno… no questa è l’estate della cipolla: parti la mattina con il giubbino, sotto una magliettina leggera, il costume, un forlard che non si sa mia si alzi l’aria, scarpe chiuse e nella borsa le ciabatte, vitamina C nella pochette e protezione 30 in tasca, a pranzo potremmo spaziare (a seconda del momento climatico) dall’insalatona alla vellutata, così, tutto in un giorno, come passarsi tutte le stagioni in ventiquattrore, come preparare ogni mattina il necessario per un week-end fuori porta.

Dopo un anno che cerchiamo di metterci in forma tra palestra, alimentazione, cremine e scrub; dopo che per tutto l’inverno ci siamo infagottate, imbottite, coperte e nascoste; ora che vogliamo toglierci il grigiore dalla pelle, dare colore al nostro abbigliamento e aprire le finestre per respirare l’estate e razzolare a piedi nudi sui prati, adesso, piove che non sopravvivi senza braccioli? Piove che mi sono cresciuti i funghi sul prato? Piove che in giardino la sera trovo due ranocchie che saltellano e trovano che il mio giardino sia l’habitat ideale… e no cazzo!

Abbiamo passato l’inverno a spalmarci, massaggiarci, palestrarci, depurarci, depilarci, disintossicarci, alimentandoci il minimo per la sopravvivenza e adesso, adesso che i nostri sforzi (i miei vani) potrebbero essere visibili, adesso mi tocca ancora la giacchetta e il pantalone… no non ci sto, sono disposta a girare con l’abitino in maglina senza maniche anche se grandina!

A dirla tutta quelli che più mi fanno rodere sono quelli del telegiornale: catastrofici e terroristi della psiche umana, veri bastardi; già che fanno delle previsioni da schifo, che sono più attendibili i vecchi metodi della nonna tipo i dolori alle ginocchia e le pulsazioni ai calli, sono diventati negli anni sempre più scontati e inutili.  Ai primi fiocchi di neve come ai primi caldi partono i titoloni, veramente sensazionali (!) … “siamo a gennaio e oggi ha nevicato” … “gli esperti annunciano che a novembre in lombardia ci sarà la nebbia” … “attenzione è luglio e fa caldo” … “inizia la stagione invernale copritevi e state attenti ai virus inflenzali” … 

Ora, io donna di tutti i giorni, senza nessuna base scientifica in materia, vorrei informare gli espertoni che:

  • d’estate fa caldo e d’inverno fa freddo (solitamente) e noi che combattiamo con le bizzarie degli ultimi tempi vogliamo previsioni scientificamente provate, non è che dovete interpretare i fondi del the o leggere le stelle
  • cinque centimetri di neve non sono un evento catastrofico, bastano due spalate ed eventualmente un po’ di sale, invece di parlarne tanto ed aspettare che ghiacci nell’indecisione potreste pisciarci sopra, sarebbe già un risultato
  • non tollero il medico nutrizionista che mi dice che d’estate per proteggersi dal caldo ci si deve vestire leggeri, mangiare frutta e verdura, bere molto e non uscire di casa nelle ore più calde: io non conosco nessuno che all’ora di pranzo si ferma sull’asfalto e col cappotto pranza con la polenta taragna, vero è però che se devi andare al lavoro non puoi aspettare che rinfreschi
  • non fateci passare ogni cosa come una tragedia allungando una notizia qualunque con una serie infinita di aggettivi maggiorativi e peggiorativi… “in arrivo una super mega fortissima incontrollabile anomala tragica alla sisalvichipuò ondata di caldo e/o freddo
  • smettetela di villantare che quest’estate e/o questo inverno sono stati i più caldi e/o freddi degli ultimi mille anni: ma chi cazzo ve lo ha detto? Da dove avete pescato questi dati? Chi misurava con gli attuali metodi le temperature mille anni fa?

Una cosa però va detta, i cambiamenti climatici ci sono e sono ormai davvero evidenti, quelle della mia età e che abitano nella Brianza si ricorderanno certamente le nevicate stile 1983, le nebbie che si tagliavano davvero col coltello e il caldo estivo quello vero non afoso ma tosto davvero; la realtà è che non eravamo abituate a lamentarci pur essendo meno attrezzati di adesso, faceva caldo e ti scoprivi, faceva freddo e ti imbacuccavi, era semplice, normale, scontato, una sicurezza. 

Non avevamo (se non in pochissimi fortunati) l’aria condizionata ma al massimo il ventilatore, non giravamo con cose tipo Moon Boot ma con gli stivali di gomma, non esisteva il goretex e usavamo le giacche a vento, giocavamo con i gavettoni e le pistole ad acqua perché semplicemente se ti bagnavi poi ti asciugavi, non dovevamo reidratarci ogni secondo con bibite dissetanti-depurative- remineralizzanti si beveva quando si aveva sete dai rubinetti. 

Aveva ragione mio nonno quando diceva (in dialetto brianzolo) “Ul temp el cù al fa cumè al vor lù” (il tempo e il culo fanno come vogliono loro).

E quindi prepariamoci dai, prima o poi anche l’estate arriverà e ci troverà sul pezzo, pronte prontissime e per chi non pensa di poter superare la prova costume… beh c’è sempre la montagna…

Elena Vergani, autrice di Il mondo è bello perchè è variabile

Le scuole hanno da pochissimo chiuso i battenti, i bambini si trovano finalmente (per loro) liberi e i genitori stanno in bilico tra la contentezza della spensieratezza dell'estate e il tempo passato con i figli e, dall'altra parte, l'ansia dei compiti delle vacanze.

No, non dovrebbero mettere ansia, ma troppo spesso la situazione diventa effettivamente motivo di stress. Pochi compiti non aiutano il ritorno a scuola, ma troppi compiti d'altro canto creano solo inutile tensione.

Tuttavia l'argomento è davvero delicato, quindi è necessario per un attimo analizzarlo a fondo.

L'estate, i compiti, il gioco libero: dove sta il giusto equilibrio tra il dovere, il piacere e ciò che va davvero a beneficio dei bambini?

Naturalmente, la situazione cambia a seconda dell'età. I compiti liceali non sono chiaramente quelli delle scuole elementari, che a loro volta si differenziano da quelli delle medie. Nella scuola superiore è risaputo e veritiero che i compiti e lo studio a casa sono fondamentali per il successo scolastico; ma è lo stesso alla scuola primaria?

Ci sono diverse scuole di pensiero, e i contrari ai compiti a casa portano argomentazioni che si scontrano con quelle dei favorevoli. Queste argomentazioni tuttavia non sono così irreali e lontane dalla verità. Quali sono? Il fatto che troppi compiti possono ritorcersi contro la scuola, dato che il bambino inizia ad odiarli; le tensioni che portano in casa, dopo una giornata di scuola; il falso senso di responsabilità, dal momento che in realtà alle elementari sono sempre i genitori a ricordare e supervisionare il lavoro; il tempo che i compiti rubano all'altra attività fondamentale dell'infanzia, e cioè il gioco, e al riposo, che quando manca influisce notevolmente sul rendimento.

Ma qual è allora l'alternativa? Beh, non è così stupida.

Prima di tutto, piuttosto che obbligare ad un compito bisognerebbe incoraggiare alla lettura, soprattutto alle elementari, suggerendo ai bambini libri inerenti ad argomenti di loro interesse.

Anche fare capire loro che si può imparare in ogni momento della giornata sarebbe benefico: chiedere quando non sanno qualcosa, documentarsi, capire a fondo i concetti sono attività molto più stimolanti ed efficienti di un compito fatto per obbligo.

Visitare i musei, partecipare ai workshop scientifici e artistici, dedicarsi alle attività concrete che permettono di fare loro esperienza diretta.

Ma, soprattutto, dedicarsi al gioco libero.

Sono molti gli studi ad aver provato che più un bambino spende il suo tempo giocando liberamente, facendo correre l'immaginazione e inventando ruoli e figure più cresce responsabile e autonomo, ben indirizzato, molto di più rispetto ad altri bambini che, magari, sono parecchio impegnati in attività “dirette da qualcuno”, come lo sport o i corsi extra scolastici, che spesso riempiono le giornate estive.

Molte scuole, come la montessoriana, lo sanno: il gioco libero serve a sviluppare nei bambini il controllo e l'auto-conoscenza. Giocando i bambini prendono decisioni, risolvono i problemi che creano, si danno regole e si relazionano, quando in gruppo, agli altri, sottomettendosi e comandando a turno.

E tutto ciò, naturalmente, si riflette e si riversa positivamente poi sulla vita scolastica e sul rendimento: essere autonomi e ben indirizzati, consapevoli della propria persona, dei propri interessi e delle proprie capacità vuol dire a livello pratico sviluppare funzioni molto più concrete ed essere in grado di regolare il proprio lavorare.

Sommando quindi le considerazioni, il consiglio che viene spontaneo è uno: non serve abbandonare i compiti, quello no! Tuttavia, senza ossessionarsi e senza ossessionare i bambini, cercate di ritagliare il maggior tempo possibile per il gioco libero, per passeggiare, per fare esplorare il mondo ai bambini (anche da soli! Non preoccupatevi e date loro qualche responsabilità). Sembrano attività frivole e da fannulloni? Niente di più falso.

E così i bambini si prepareranno al meglio, anche inconsciamente, al nuovo anno scolastico che li attende.

Imparare ad andare in bicicletta molto più velocemente; allenare le abilità motorie nella loro totalità e controllare l'equilibrio; sicurezza e comodità di utilizzo; estetica accattivante: dobbiamo dirvi altri vantaggi delle biciclette senza pedali?

Da tempo sosteniamo che, per i nostri bambini, al posto del triciclo e delle classiche rotelle applicate alle ruote delle biciclette è molto, molto meglio scegliere le balance bike. E da oggi c'è un motivo in più: l'occhio che strizzano all'ambiente.

In particolare parliamo del marchio Heritage: lo conoscete?

Ecco le biciclette senza pedali che nascono dal riciclo: da Heritage, brand statunitense, le balance bike fatte con i bricchi di latte riciclati

Nei film americani li vediamo sempre: vi dicono qualcosa quelle taniche di latte extralarge che ogni famiglia tiene nel frigorifero (altrettanto extralarge)? Non sono molto eco friendly, no? Le bottiglione sono tutte in plastica, un materiale davvero poco simpatico.

Ma grazie al marchio di biciclette Heritage (con base – orgogliosamente – a Chicago, città nella quale producono e distribuiscono interamente i loro bellissimi prodotti per grandi e piccini: date un'occhiata alle fantastiche biciclette! http://www.heritagebicycles.com/pages/bicycles-1) finalmente questi boccioni possono trovare una nuova vita: li riciclano interamente per realizzare magnifici cicli senza pedali, per bambini che vogliono godersi il lato più bello del guidare.

Sì, perché le balance bike, o bici senza pedali, si presentano come piccoli tricicli senza tuttavia pedali né rotelle, e hanno la capacità di riportare alla base il piacere della guida della bicicletta per chi ancora non la sa guidare. Con i vantaggi che vi abbiamo spiegato poco fa.

E oltre ai vantaggi delle bici senza pedali, quindi, il modello Bennett prodotto da Heritage ci piace davvero molto perché fa di un materiale di scarto molto pericoloso per l'ambiente un nuovo oggetto davvero utile.

Loll Design e Arlan DeRussy hanno riprogettato e ridisegnato la bici senza pedali, partendo dalle bottiglie di latte per arrivare ad una balance bike il cui telaio si ispira ai ponti di Chicago, perfetta dai due anni fino ai cinque/sei: essa si adatta infatti, grazie al seggiolino regolabile, all'altezza dei bambini, che possono così iniziare a prendere confidenza con le due ruote senza la noia delle rotelle o del tradizionale triciclo, senza ingranaggi, senza catene, senza marce, senza cadute rovinose, senza rotelle che si infilzano nei tombini!

Un disegno pulito e bordi smussati, insieme alla presa facile del manubrio, la rende di semplice fruizione per i piccoli corridori, che pian piano si ritrovano a studiare concretamente l'equilibrio necessario a guidare su due ruote, attraverso movimenti divertenti e sfruttando un mezzo di trasporto davvero comodo.

E il bello è che ogni bambino può scegliere la sua piccola bicicletta senza pedali (utilizzabile praticamente dappertutto!) in diversissimi colori. Azzurra come il cielo, nera da veri duri, verde come un bosco di conifere, verde acido per ciclisti più fantasiosi, arancione acceso o classicamente rossa: a voi la scelta.

Una nota azienda di cosmesi "naturale" che effettua vendita porta a porta ha all'interno della sua linea una crema al timo, il cui utilizzo viene consigliato in caso di raffreddore attraverso l'applicazione sotto la pianta del piede. Infatti mamma Loredana ci ha scritto per avere un parere in merito a questo rimedio:

"Ciao! Mi hanno parlato di una crema balsamica al timo da mettere sotto i piedini , per il raffreddore del mio bimbo (ha 4 mesi), oltre a tutti gli altri rimedi che sappiamo. Tu ne sai qualcosa? grazie!!!"

Abbiamo già spieato le evidenti proprietà del timo in questo articolo. La crema al timo è sicuramente un trattamento estremamente efficace ma è necessario seguire alcuni suggerimenti:

1. L'olio essenziale di Timo è un olio con un elevato grado di tossicità ed è quindi fondamentale non abusarne, non utilizzarla sui bambini al di sotto dei 4 anni e sopratutto è meglio prepare la crema a casa da sè. Questo perchè esistono di verse varietà di oli essenziale di timo, ed è importante utilizzare solo quella chiamata Timo a linalolo (Thymus Vulgaris linaloliferum). A differenza delle altre varietà questa ha un bassissimo grado di tossicità e con alcune precauzioni può essere usata anche sui bambini: è importante però che non utilizziate mai questo olio essenziale puro sulla pelle, in particolare sui bambini. Deve sempre essere diluito quindi in olio vettore (circa 100 ml per 5 gocce di olio essenziale) o in crema come vedremo nella nostra ricetta. Il problema delle creme confezionate al timo è che spesso utilizzano non solo oli essenziali di bassa qualità (ma anche le creme lo sono), e sopratutto non scelgono timo a linalolo ma altre più tossiche: quindi nella dicitura leggiamo "Thymus vulgaris, che non ci dice nulla appunto sulla chemiotipizzazione). L'olio essenziale di timo a linalolo lo potete trovare in questo negozio online: https://www.sanareva.it/prodotto-puressentiel-timo-linalolo-bio-5-ml-thymus-vulgaris-linaloliferum.html

2. Non utilizzare nessun prodotto con olio essenziale di timo al di sotto dei 4 anni (meglio ribadirlo in un punto a sè).

3. Seguite le indicazioni di riflessologia plantare che trovate all'interno del nostro articolo così da stimolare l'apparato respiratorio

Ecco quindi la ricetta per realizzare la crema al timo da mettere sotto i piedi contro il raffreddore: come realizzare una crema all'olio essenziale di timo efficace per tutta la famiglia 

Giulia Mandrino

 

La conoscete? Si tratta del residuo della preparazione del latte vegetale, ed è un ottimo ingrediente dalle ricche proprietà, utilizzatissimo in tutte le zone orientali. Ed ora anche la nostra tavola si arricchirà di questo strano alimento!

Alla scoperta di un nuovo ingrediente: l'Okara, la polpa di latte vegetale super nutriente

 

Si presenta come una polpa tra il colore giallo e il colore bianco e deriva direttamente dagli scarti della lavorazione del latte di mandorle, farro, riso e avena, ma soprattutto da quelli del latte di soia e del tofu (e, non a caso, nei negozi bio nei quali potete trovarlo a volte compare sotto il più specifico nome di "pasta di soia"). 

Se avete a disposizione un estrattore (bravissime!) ottenere l'Okara in casa è davvero facile facile. Semplicemente, quando realizzate il vostro latte di soia o di mandorle estraendolo direttamente dagli ingredienti base, non gettate via le fibre e gli scarti! Sono proprio essi ad essere preziosi.

Le parti insolubili delle materie solide restano infatti nel sacco filtrante, ed è proprio questa l'Okara. La sua natura, oltretutto, fa di essa un ingrediente ricchissimo di fibre e amido, oltre che di proteine vegetali, calcio, ferro e vitamina B2. E il colesterolo? Zero!

 In Cina, Giappone e Corea conoscono da sempre questo prezioso ingrediente, ed ora grazie al fatto di essere prodotto interamente con materie prime vegetali le diete vegetariane e vegane occidentali lo stanno sfruttando al meglio.

Spesso non lo si compra perché non si ha idea di come usarlo. In realtà è bene considerare che la sua consistenza davvero iper versatile ne permette l'utilizzo in praticamente infinite ricette!

Non solo: la sua conservazione è semplice e potete decidere di congelarlo, scongelandolo poi all'occorrenza, oppure essiccarlo, appoggiandolo su carta forno e cuocendolo sul piano meno caldo del forno a 120 gradi per un paio d'ore. Una volta asciutto acquista una comoda consistenza di farina, da chiudere poi in barattoli ermetici.

Grazie al fatto che diventa una sorta di farina, con l'Okara potrete realizzare ricette in casa davvero buone e preziose per le loro proprietà nutritive così sane: pane, crackers e biscotti, ma anche la pizza (mischiandola tuttavia con altre farine: non ha un gran potere di lievitazione). Semplicemente, utilizzate l'Okara essiccato come fosse farina! Il sapore sarà molto più intenso e gustoso rispetto alle semplici farine tradizionali; ricorderà quello delle nocciole e della frutta secca.

E quando è ancora fresca, l'Okara può diventare facilmente una base perfetta per le polpette, per le crocchette, per i ripieni (sembra il formaggio!), oppure semplicemente per piatti saltati in padella a base di Okara e verdure, come fosse un pasticcio.

La redazione di mammapretaporter.it

Fonte immagine: https://www.flickr.com/photos/andrea_nguyen/6998991493

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

Fagioli, lenticchie, ceci, piselli, cornetti... Sostanziosi, gustosi e versatili, i legumi si prestano ad essere utilizzati in primi piatti, seconde portate e ricette di contorno. E d'estate sono ottimi: energici al punto giusto, si mangiano freddi e riempiono in fretta. Li avete mai provati mettendoli alla base delle vostre insalate?

Vi proponiamo 7 insalate di legumi per un'estate naturalmente proteica: le nostre ricette preferite per piatti deliziosi, sostanziosi e sanissimi

1. Insalata dei tre legumi: e cioè ceci, fagioli rossi e cornetti. Mixate in una ciotola dei ceci già cotti, dei cornetti bolliti e tagliati a metà e dei fagioli rossi in scatola. Completate con mezza cipolla rossa tagliata grossolanamente, del prezzemolo e qualche pomodorino a pezzetti, condendo con una salsa agrodolce composta da olio evo, poco aceto, un cucchiaino di sciroppo d'acero e un pizzico di sale.

(foto 1 http://flavorthemoments.com/fresh-and-easy-three-bean-salad/)

2. Cornetti balsamici: simile alla prima, ma un pochino più leggera. Stavolta i protagonisti sono solo i cornetti bolliti, mescolati con qualche pomodoro ciliegino tagliato a metà, del porro e della feta, il tutto condito con olio e aceto balsamico.

(foto 2 http://www.thegardengrazer.com/2013/02/balsamic-green-bean-salad.html)

3. Insalata di fagioli messicani: i fagioli neri messicani sono davvero super buoni, saporiti e insoliti. Metteteli in una ciotola con del coriandolo, del peperoncino dolce e cipolle, guarnendo con una salsa ottenuta con olio, aceto, aglio, lime, cumino e tabasco. E alla fine appoggiate sopra delle fette di avocado!

(foto 3 http://www.food.com/recipe/mexican-bean-salad-253719)

4. Insalata semplice di ceci: il loro gusto morbido piace un po' a tutti, e l'insalata a base di ceci è davvero semplicissima da comporre. Basta scolarli e metterli in una ciotola insieme a del cetriolo a dadi, a del peperoncino verde, a mezza cipolla tagliata fine e a qualche pomodoro a fette, condendo a piacimento. Ottima anche con qualche dado di tofu!

(foto 4 http://lindawagner.net/blog/2015/03/5-minute-chopped-chickpea-salad/index.html)

5. Ceci e avocado: sempre i ceci, sempre un abbinamento vincente. Stavolta con l'avocado! Una scatoletta di ceci, un avocado a fettine, prezzemolo e cipolla serviti con un condimento di olio e limone e dei cubetti di feta o tofu. Gnam!

(foto 5 http://homegrownandhealthy.com/chickpea-avocado-and-feta-salad/)

6. Lenticchie e olive: piccole e tenere, le lenticchie hanno un sapore deciso che a molti tuttavia piace. Cuocetele e mescolatele con delle olive a fettine, delle zucchine saltate in padella, peperoncino, cipolla, feta, olio, aceto e limone.

(foto 6 http://mediterrasian.com/delicious_recipes_greek_lentil_salad.htm)

7. Patate dolci e fagioli neri: sapore bomba e colore mozzafiato. Tenete le patate dolci che avete cotto al forno ieri sera e realizzate un'insalata mescolandole con dei fagioli neri, dei pomodori a fette, scalogno e menta, condendo con olio, sale e abbondante pepe.

(foto 7 http://www.epicurious.com/recipes/food/views/roasted-sweet-potato-and-black-bean-salad-367812)

Per la nostra rubrica dedicata alla maternità nelle più disparate parti nel mondo oggi ci spostiamo e torniamo un pochino più vicino a noi, geograficamente e spiritualmente, per soffermarci su un paese che conosciamo molto bene, per vicinanza, per somiglianza di lingua e per simpatia: la Spagna!

Già, moltissime mamme probabilmente hanno passato almeno una volta una vacanza in Spagna, e l'indole degli spagnoli pur essendo differente dalla nostra è molto più simile a quella italiana rispetto a quella di paesi lontani di cui abbiamo parlato, come ad esempio gli Stati Uniti o Cuba. Ma com'è essere mamma in Spagna, e come sono abituati a passare la loro infanzia i bambini?

La maternità nel mondo: essere mamma in Spagna tra scorpacciate di crostacei durante il travaglio e l'amore per l'acqua di colonia

Sicuramente varia molto di città in città, di regione in regione (Madrid non è proprio come Barcellona, e non lo prova solo il cuore dei tifosi di calcio che si ostinano a litigare!), ma proviamo a capire com'è, da costa a costa, da confine a confine, vivere la maternità nel paese della paella, delle corride, della siesta e della esse squillante!

Innanzitutto, avere bambini in "tarda" età è molto comune tra gli spagnoli: dai 36 anni ai 40, solitamente. Il motivo? Un po' è "colpa" della tendenza degli spagnoli a studiare per molto tempo (prima dell'unificazione europea i corsi di laurea duravano 8 o 9 anni!), fatto che certamente allunga i periodi di stabilizzazione economica delle coppie. E, un po' come in Italia, chi studia tende a rimanere per tutto il tempo che serve dai genitori, solitamente fino ai 30 anni. Tuttavia le nascite sono sempre abbastanza basse, e questo per la Spagna è un problema.

Le mamme straniere che arrivano qui, poi, fanno caso ad una tendenza che è tipica anche italiana: e cioè la paura della toxoplasmosi in gravidanza. A quanto pare è una questione tipicamente spagnola e italiana, quindi le gestanti vivono momenti di prevenzione molto molto simili a quelli delle future mamme del bel paese. Cosa cambia? La tradizione di portare in ospedale alla neo mamma tanto prosciutto crudo quanto pesa il neonato, per recuperate quello che non si è mangiato in gravidanza!

Non solo: per quanto riguarda il parto (che avviene in ospedali pubblici gratuiti - il sistema sanitario è simile al nostro - o in cliniche private come qui), c'è un'altra stranezza. Quando la donna inizia a dilatarsi, le ostetriche e il ginecologo suggeriscono alla mamma di farsi una scorpacciata di prostaglandine, uscendo a mangiarsi un sacco di crostacei!

Il periodo di maternità dopo il lavoro, poi, dura quattro mesi. Poi, però, fino all'anno del bambino o la mamma o il papà possono scegliere di usufruire dell'"ora della pappa" (La hora de lactancia), prendendosi un'ora dal lavoro ogni giorno oppure facendo due settimane extra di ferie. E gli spagnoli sono abituati ad allungare il più possibile il periodo: si prendono i quattro mesi di maternità, ci attaccano le cinque settimane di ferie annuali pagate e quindi le due settimane della hora de lactancia. Insomma, sei mesi.

Solitamente entrambi i genitori, anche per necessità, lavorano; per questo i nonni aiutano moltissimo, sempre volentieri! E' tipico. Anche perché le giornate di lavoro solitamente sono molto lunghe, dalle 8 di mattina alle 8 di sera, con una pausa molto lunga nel mezzo (necessaria d'estate, quando le ore centrali sono troppo calde e il sole non tramonta fino alle dieci!).

E per finire tre curiosità. La prima? Tutti i bambini indossano l'acqua di colonia, e perciò sono profumatissimi! E alle bambine fin da subito vengono fatti i buchi alle orecchie, tanto che se una non indossa orecchini viene scambiata immediatamente per un maschietto. Ma la cosa più interessante è la ricrescita dei capelli e delle ciglia: sì, anche noi in Italia crediamo che tagliare cortissimi i capelli ai bambini poi li faccia crescere ancora più sani e forti, ma in Spagna è una tradizione crederlo anche per le ciglia. Insomma, non sono poche le mamme che tagliano con una forbicina le ciglia ai propri bambini per vederle ricrescere folte e lunghe!

“Qui è parecchio comune avere l'assicurazione sanitaria privata. Questo comporta che le pratiche invasive durante il parto sono molto frequenti visto che vengono rimborsate: un parto normale non vale niente, un cesareo sui 4000€. Per questo per es, ho deciso di partorire nel pubblico anche se ho l'assicurazione pagata dall’azienda.” mamma Nicoletta, Barcellona

La redazione di mammapretaporter.it

Il nostro progetto merende, nato per raccontarvi merende golose ma semplici da realizzare per i vostri bimbi, continua, grazie al supporto nei nostri partner Noberasco ed Estraggo

Oggi vi spieghiamo la semplicissima ricetta dei panini dolci di mela: ricchi delle vitamine di questo frutto ma anche dell'energia della frutta secca, i sandwich di mela sono una merenda perfetta e generalmente assai apprezzata dai bambini (ma anche dai grandi!)

La ricetta dei panini di frutta: come preparare dei deliziosi sandwich di mela in pochi minuti

Giulia Mandrino

Sara

sara.png

Cecilia

Untitled_design-3.jpg