Gli oli essenziali sono uno strumento davvero efficace per grandi e bambini: se utilizziamo prodotti di elevata qualità e seguiamo i nostri consigli di sicurezza non potremo che trarne benefici.
Dobbiamo partire dal presupposto che i risvegli dei bambini sono fisiologici e che il cucciolo d'uomo, come tutti i mammiferi non è programmato per dormire da solo come ci spiega la dott.ssa Alessandra Bortolotti.
Prima di elencare gli oli essenziali utili a talfine, voglio invitarvi a leggere attentamente il nostro articolo dedicato all'uso degli oli essenziali per i bambini: infatti non tutti gli oli che di seguito elencheremo sono adatti ai neonati!
Lavanda
La lavanda è l’olio essenziale perfetto per l’aromadiffusione in una casa dove sono presenti i bambini: delicato e atossico quello di lavanda è considerato l’olio essenziale più sicuro. Dalle mille proprietà, l’olio di questa pianta è perfetto per l’aromadiffusione: basta inserire circa 10 gocce nell’acqua di un diffusore a ultrasuoni. E’ adatto anche ai neonati dopo circa 3 settimane di vita.
Camomilla
Nelle sue due varianti romana e blu, l’olio essenziale di camomilla è anch’esso adatto nei primi mesi di vita del bambino. La sua variante romana è utile quando i disturbi del sonno sono causati dalla dentizione o da dolori al pancino, mentre quella blu è perfetta in generale per rilassare il piccolo e in caso di stati infiammatori e febbre.
Bergamotto
Proveniente dal sud d’Italia, è famoso per dare l’aroma al te Earl Grey ma le proprietà del suo olio essenziale sono tantissime: facilita la digestione, diminuisce i livelli di infiammazione, è benefico contro la depressione, e lenisce gli stati ansiosi. Da utilizzare a partire dai 6 mesi in aromadiffusione.
Sandalo
I greci lo chiamavano il profumo degli dei, questo vi fa comprendere la potenza straordinaria di questo olio essenziale. In aromadiffuione il sandalo facilita il rilassamento e promuove uno stato di calma e pace (per questo è utilizzato da chi pratica meditazione). Da scegliere a partire dai 12 mesi in aromadiffusione.
Mandarino
L’olio essenziale di mandarino favorisce uno stato mentale di equilibrio grazie all’effetto calmante del sistema nervoso. E’ da considerare un riequilibrante per eccellenza di bambini iperstimolati o comunque che hanno difficoltà di rilassamento a causa di molti stimoli. Perfetto per contrastare ansia e nervosismo il mandarino è anche un antidepressivo, quindi per lenire i “capricci”, sopratutto quelli serali collegati a fattori di stanchezza. Ricordiamoci sempre che come tutti gli agrumi è fotosensibilizzante, quindi non deve mai essere usato direttamente sulla pelle. Può essere inserito in un diffusore a partire dai 3 mesi del bambino.
Arancio dolce
E’ un olio essenziale consigliato per combattere l’insonnia, gli stati ansiosi e l’iperstimolazione. Usato anche in alta pasticceria l’olio essenziale di arancio dolce è perfetto per l’aromadiffusione in ambienti dove sono presenti bambini a partire dai 12 mesi.
Rosa
La rosa è la regina del giardino, con il suo profumo ammalia, rilassa e ipnotizza quasi. E’ un olio essenziale molto caro perchè, pensate, per realizzare un litro di olio essenziale di rosa servono circa 4-5 tonnellate petali! La rosa ha effetti estremamente benefici sul sistema nervoso, allevia le tensioni, facilita il rinnovamento cellulare e favorisce il bilanciamento del sistema ormonale. Stimola l’autostima e un sonno sereno. Consigliamo di utilizzarlo a partire dai 4 mesi.
Ylang-ylang
Il “fiore dei fiori” o “fragranza delle fragranze” il suo nome deriva dalla lingua indonesiana dove i letti delle spose vengono cosparsi di questi fiori profumati. Il suo olio essenziale aiuta a rimuovere le paure, le tensioni fisiche e mentali, allevia la rabbia, la gelosia e quindi è perfetto per diminuire l’iperstimolazione. Questo profumo favorisce l’addormentamento e uno stato di pace. E’ consigliabile il suo utilizzo in aromadiffusione a partire dai 24 mesi.
Neroli
Se l’olio essenziale di arancio dolce è estratto dalla scorza del frutto, quello di Neroli è estratto dai fiori d’arancio. La sua aroma deliziosa equilibra la mente il corpo, rilassando e donando sensazioni di gioia e serenità. Utilizzabile in aromadiffusione a partire dai 24 mesi.
Ecco la ricetta di alcune miscele che potete utilizzare con i vostri bambini: la base è sempre un aromadiffusore a ultrasuoni come questo;
- aggiungiamo per i neonati fino ai 6 mesi solo 10 gocce di lavanda
- a partire dai 3 mesi in avanti 5 gocce di mandarino e 7 di lavanda
- dai 12 mesi 8 lavanda, 5 mandarino e 3 arancio dolce
- dai 24 mesi in poi ottima la seguente miscela: 5 gocce di neroli e 10 gocce di ylang ylang
Giulia Mandrino
Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.
È un'esigenza che nasce spontanea attorno ai cinque o sei mesi del bambino: nel momento in cui il ciclo sonno-veglia non è più strettamente legato alla fame e alle poppate ecco che per i genitori arriva il tempo di cercare di facilitare l'addormentamento del bambino, sempre seguendo i ritmi, i tempi e le esigenze della famiglia.
Sappiamo infatti che le routine e delle attività semplici e non stimolanti sono fondamentali per un addormentamento sereno del piccolo, sia esso nel lettone con mamma e papà sia in camera sua.
Le regole da seguire per aiutare il bambino a capire che è il momento della nanna sono semplici ma a volte sottovalutate: il fargli eseguire attività rilassanti è una di queste (non è che stancandolo, come si crede, poi si addormenterà meglio!), idem l'abituarlo a certe routine e certi rituali serali, così come l'evitare bevande stimolanti che contengono caffeina o teina.
Ma quella principale, quella imprescindibile, è una: creare per lui un ambiente rilassante, inteso come un luogo nel quale i sensi del bambino non vengano sollecitati in maniera eccessiva.
La prima regola sono le fonti di luce, che non devono produrre una luminosità troppo forte. Gli occhi dei bimbi devono potersi rilassare, quindi optate per abat-jour e lampadine dai toni caldi e soffusi, magari regolabili, e per lucine da notte piccole e discrete da tenere nell'angolo della cameretta durante le ore della nanna.
Se la vista è il primo senso da rilassare, il secondo è certamente l'udito. No ai rumori eccessivi, è chiaro, quindi i genitori dovrebbero di tenere la tivù o la radio accese (o perlomeno mai a volume alto e percepibile) nelle stanze che affiancano la cameretta.
La voce tuttavia è un suono da non annullare come i rumori di fondo. Essa è uno strumento davvero rilassante, che può conciliare il sonno del bambino se utilizzato nella giusta maniera! Sussurri di dolci parole, lievi ninne nanne, versi melodiosi...
Ricordate però che la nanna della notte è differente dalla nanna di giorno, e che quindi i rumori vanno trattati diversamente: il pomeriggio non è mai bene annullare tutti i rumori o fermare ogni attività in casa per paura di svegliarlo almeno nei primi mesi! Tenete quindi su almeno parzialmente la serranda, fate i mestieri: si abituerà più facilmente all’alternanza giorno notte.
La terza regola da seguire è quella della temperatura giusta della cameretta nella quale dorme vostro figlio. Il rischio, ricordate, non è mai il freddo. È il caldo! Pensiamo infatti che i bambini debbano essere coperti con strati e strati di coperte perché minuti e quindi frettolosi, ma non è così (pensiamo a quanto stanno bene i bambini lasciati a riposare nei passeggini in Norvegia, fuori dai negozi e dai locali, sotto la neve!).
Si rischia quindi di coprire davvero eccessivamente i bimbi, che avvertiranno moltissimo disagio, un disagio provocato dalla temperatura. E nei primi mesi non dimentichiamo che a volte questo troppo caldo può essere una delle concause che portano terribilmente alla SIDS, e cioè la rara sindrome della morte in culla, che sembra parzialmente prevenibile con alcuni accorgimenti (come appunto il mantenimento di una temperatura accettabile, mai troppo alta).
L'ideale? Non coprire troppo con coperte o cappellini, e mantenere la temperatura della stanza del piccolo trai 18 e i 20 gradi al massimo.
La calming box è sicuramente un aiuto importante prima della nanna. Qui puoi trovare tutte le informazioni per realizzarne una.
Un bagnato rilassante è poi davvero un toccasana prima della nanna: ecco la nostra ricetta di bagno aromatico con oli essenziali che aiuta il piccolo a lasciare andare le tensioni.
E dopo il bagnetto se volete davvero rilassare il piccolo potete proporgli un massaggio alle gambine, ricordandovi sempre che per scaricare è necessario eseguire movimenti che partono dall’addome fino ai piedini, e mai il contrario (quindi dal piede alla coscia, questo infatti è energizzante). Qui trovi la nostra ricetta per realizzare un olio rilassante.
L’aromadiffusione è poi incredibilmente efficace: puoi provare queste miscele di oli essenziali da inserire in un diffusore a ultrasuoni, oppure questo spray homemade da spruzzare sulla pelle.
I Fiori di Bach sono poi un valido aiuto per i più piccoli se hanno difficoltà a lasciarsi andare: ecco la miscela che noi suggeriamo.
Un rituale pre nanna davvero perfetto è la culla indiana: in questo articolo puoi scoprire come effettuarla a budget zero.
Giulia Mandrino e Sara Polotti
Le aree, i pilastri, la divisione: quali sono insomma i punti principali dell'insegnamento della pedagogista Maria Montessori? Dal secondo dopoguerra ad oggi i suoi precetti sono ancora purtroppo poco applicati. La scuola dice che vede il bambino come un essere unico ma in realtà quello a cui purtroppo spesso si punta è alla performace, al voto, alla didattica più che una crescita armonica del bambino in tutte le sue sfere.
Come accennato le aree principali della pedagogia di Montessori sono essenzialmente cinque: l'Area Sensoriale, l'Area della Vita Pratica, l'Area del Linguaggio, l'Area della Matematica e l'Area Culturale.
L'Area Sensoriale si concentra sui sensi dei bambini, che grazie alla stimolazione possono diventare più sensibili e consapevoli dei piccoli dettagli che stanno loro attorno, sviluppando una percezione e una concentrazione più sottili e imparando a notare le differenze. Ad essere scandagliate sono le qualità come il peso, i colori, le forme, le misure, i suoni, gli odori e i gusti.
In poche parole, gli esercizi dell'Area Sensoriale si concentreranno sull'allenamento dei cinque sensi, vista, tatto, olfatto, gusto e udito, giungendo anche a stimolare la manualità fine attraverso il movimento e il tatto.
L'Area della Vita Pratica è la più importante insieme a quella Sensoriale, poiché l'indipendenza del bambino è il pilastro su cui da sempre si fonda la pedagogia di Maria Montessori. I bambini in una scuola montessoriana imparano così ad utilizzare e allenare la loro manualità fine, a espandere la loro capacità di concentrarsi, a prendere confidenza con le proprie capacità e a credere in esse. In questo senso la scuola montessoriana propone sempre attività che ricalcano un po' quelle quotidiane che il bambino può trovarsi di fronte in modo che poi possa essere in grado di far fronte alla situazione e arrangiarsi. Una capacità che serve fin da subito ma che si tradurrà in qualcosa di ancor più positivo nella vita adulta.
Le principali tematiche della Vita Pratica si dividono allora nella capacità di prendersi cura di se stessi, nella cura dell'ambiente circostante, nell'educazione e nella cortesia nei confronti di chi sta di fronte, nel controllo dei movimenti fini o meno fini, nella capacità di concentrazione e nell'indipendenza personale più generale.
La terza area è quella del Linguaggio. La scuola montessoriana incoraggia lo sviluppo delle capacità letterarie fin da piccoli, ancor prima della scuola elementare, attraverso l'utilizzo dei suoni fonetici. Fin da subito i bambini vengono quindi stimolati attraverso l'ascolto delle parole, per creare in loro una familiarità con i suoni. Il vocabolario viene arricchito, le capacità di ascolto implementate, le lettere iniziano in da subito ad essere riconosciute e scritte per raggiungere una forte capacità di scrittura, grammatica e lettura (soprattutto silenziosa).
Nella Scuola Montessori il bambino si troverà quindi ad imparare la forma delle lettere, tante nuove parole, la grammatica di base, la struttura delle frasi e la composizione dei periodi, in modo da creare una base davvero solida per il futuro.
C'è poi l'Area Matematica, che prevede l'uso di materiali concreti per riconoscere le quantità e i numeri, per imparare a capire come un simbolo stia ad indicare qualcosa di concreto. Praticamente, poi, i bambini sono incoraggiati a provare e riprovare fino a quando un concetto non è stato fatto veramente loro, per passare ad una nuova attività solo quando hanno individualmente compreso fino in fondo quella precedente.
Le attività si dividono quindi nel contare, nell'imparare il sistema decimale, nel lavoro di memorizzazione, nell'astrazione del concreto, nelle operazioni aritmetiche e nello studio della geometria.
Ultima ma non per importanza, l'Area Culturale, che in una scuola Montessori non viene mai sottovalutata. Le materie studiate sono quindi la geografia, le scienze, l'arte, la musica, le lingue... Come in una scuola normale, ma sempre con un occhio di riguardo nei confronti della capacità della singola materia di aprire gli occhi e la mente, così come l'emozione.
Sbirciando qua e là nell'internet potreste imbattervi anche in lui. Chi è lui? Un magnifico giardino botanico, un arboreto del Minnesota. La sua particolarità però lo rende non solo affascinante per tutti, ma soprattutto per i bambini. Praticamente si tratta di un parco giochi tutto naturale, e noi ce ne siamo innamorate.
Vi chiederete come mai ve lo stiamo descrivendo, e le ragioni sono sostanzialmente due. La prima è che se con tutta la famiglia vi trovaste a viaggiare in Minnesota, vicino a Chanhassen, be', il Minnesota Landscape Arboretum è una tappa obbligata con i bambini (ma non solo).
Si trova proprio all'interno dell'Università del Minnesota, nella sezione dedicata al dipartimento di scienze botaniche. Nacque con intenti di studio, quindi, e dal 1907 ad oggi è cresciuto fino a raggiungere i 1200 acri di ampiezza e a ospitare più di 5000 varietà vegetali. Per capire meglio di cosa si tratta date un'occhiata al sito ufficiale di questo enorme parco pieno di risorse: http://www.arboretum.umn.edu/
Il secondo motivo è che ciò che c'è al suo interno può diventare tranquillamente spunto per parchi gioco dedicati proprio alla vita nella natura, allo studio nel verde, al divertimento all'esterno in sintonia con il mondo.
Il giardino botanico Landscape Arboretum è quindi composto dalle classiche passeggiate tra i filari di fiori e piante, tra i grandi alberi come fossero sentieri, da piccoli giardini nascosti e soprattutto da attrazioni per i più piccoli.
Passeggiando si possono trovare piante carnivore gigantesche nelle quali entrare per osservare la vita di questi curiosi vegetali; oppure enormi statue di insetti tra le quali giocare e sulle quali arrampicarsi per divertirsi e apprendere la diversità della vita.
Ma ciò da cui si può prendere direttamente ispirazione sono i piccoli parchi gioco in legno sparsi qua e là tra le piante, i fiori e gli animali. Sotto gli alberi, in piccole radure... Ci si può imbattere in piccoli villaggi dedicati ai bambini che sembrano ad una prima occhiata nati non per loro, ma gli elfi e le fate che abitano questi luoghi naturali, costruiti direttamente da loro e dai laboriosi gnomi.
(http://www.letthechildrenplay.net/2010/03/another-wonderful-natural-playspace.html?m=1)
Tutto è costruito con materiali naturali e le piccole casette hanno le tipiche forme della fantasia, con punte e gallerie, con rami che si piegano e si intrecciano dolcemente per diventare abitazioni accoglienti dentro alle quali i bambini possono trovare la loro dimensione.
E oltre alle casette questi rami e questi materiali presi dall'ambiente circostante diventano elementi di gioco bellissimi.
Una tenda aggiunta ad un piccolo palco e ad un tetto crea il teatro dentro al quale realizzare spettacoli di marionette, un tronco tagliato diventa pretesto per mostrare i piccoli mobili degli elfi (in miniature di legno!), una rete appoggiata ad un ramo è una perfetta vetrina sulla quale appoggiare gli elementi naturali scoperti durante la passeggiata...
(foto 2 https://naturalearning.org/green-desk/Affordable-settings-and-elements)
(foto 3 http://www.letthechildrenplay.net/2010/03/another-wonderful-natural-playspace.html?m=1)
E niente, ancora non sei in ritardo col ciclo, ma vai in farmacia e compri il test di gravidanza. Perché te lo senti dentro, in fondo alla bocca dello stomaco, che stavolta ci siamo. E infatti…è negativo. Vabbè dai ci si può sempre riprovare, tanto è la parte sicuramente più bella. E quell’unico mese in cui pensi di avere toppato alla grande, quell’unico mese in cui ingurgiti un moment dietro l’altro manco fossero zigulì, quell’unico mese in cui decidi che ti sbronzerai alla festa di compleanno della tua amica bevendo come se non ci fosse un domani, quell’unico mese…arrivi al giorno 40 e toh…forse è il caso di fare un test: quella finestrella colorata ti cambia la vita nello stesso istante in cui la vedi. Fine.
I neuroni iniziano a ballare il sirtaki nella tua testa, e in un crescendo di follia inizi a stilare liste su tutto ciò che devi fare per preparare “il nido”. Esatto. Noi donne, future madri, dobbiamo preparare il nido. E se Eva ha mangiato la mela del peccato, e partorirà con gran dolore, la par condicio vuole che tutta la progenie maschile paghi pegno per sempre, nei secoli dei secoli, assecondando la nostra follia. Lui, il futuro papà, ci prova a controbattere: “amore, sei incinta da appena 3 settimane, non ti sembra un pò prestino…”.
Ecco, un consiglio per voi maschietti. C’è un mondo a voi sconosciuto fatto di ormoni, tanti ormoni, che sta dentro la nostra testa, e che ci fa passare da Biancaneve a Grimilde in meno di un nanosecondo. E durante la gravidanza, questi ormoni centuplicano, si riproducono, e si modificano come i Gremlins. Se vi sforzate potete vederli sbavare e ringhiare…perciò non dite a una donna incinta che c’è tempo, che è presto o che non è il caso che lei faccia la qualsiasi cosa. Perché rischiate solo che vi accoltelli nel sonno. Quindi appena lei vi chiama, correte sull’attenti e assecondate la pazzia. Avrete poi tempo per dire “te l’avevo detto che tutta questa roba non serviva”. Voi avrete tempo. Ma la donna incinta sa che non ha tempo, deve fare tutto!
E deve farlo bene, senza lasciare nulla al caso. Deve pulire ogni angolo della casa, staccare le tende e lavarle, imbiancare le pareti, riordinare gli armadi, sbiancare le fughe con lo spazzolino da denti. Deve preparare il corredino! Non sa ancora la d.p.p. che ha già svuotato mezzo reparto fagottino all’Oviesse, comprando ovviamente tutto giallo (che colore demmerda) e verde acqua (peggio me sento). Che fai non li prendi una trentina di body? Scollo americana ovviamente, non sia mai che per levarglielo lo strozzi sto ragazzino! E le ghettine? Si perché ad un certo punto l’ospedale ti da la lista delle cose da portare per i giorni di degenza, e tu leggi ghettine e coprifasce.
E nella tua mente rieccheggia una sola domanda: cosa cazzo sono le ghettine? Vai su internet e digiti “ghettine”, perché pare brutto che telefoni alla clinica per sapere cosa vogliono dalla tua esistenza. E scopri che le ghettine altro non sono che stramaledetti pantaloncini con l’elastico! E a quel punto ti ricordi la canzone dell’elefante con le ghette, che se le cala se le cala e se le mette, e ti rendi conto che potevi arrivarci. I coprifasce però…ti lasciano perplessa. Perché un neonato non ha fasce. A meno che non te caschi per terra appena lo prendi in braccio, dovresti riuscire a portarlo a casa senza bende.
E allora arivai su google e scopri che i coprifasce sono dei giacchetti, che si indossano con la propria coordinata ghettina. E dovete morire tutti adesso voi che stilate le liste, perché esiste una cosa meravigliosa che si chiama tutina, unico pezzo di cotone con circa 103 bottoni, dentro cui impertugiare il poppante, senza lacci fronzoli o ricami. Quindi anarchia, la lista dell’ospedale la butti nella differenziata e compri le tutine, in un numero variabile da 15 a 100 a taglie alterne, tipo i giorni di blocco per lo smog. Perché si sa, sfuggono subito, quindi non bisogna farsi cogliere impreparati. A due ore dal parto il neonato medio indossa la taglia 00. Il giorno dopo è già passato alla taglia 0. Si torna a casa che siamo già alla 3/6 mesi, “no perché sai ho tanto latte”. Suvvia!!!
E la donna continua a comprare, riempiendo cassetti di pasta fissan, pannolini, salviettine, calzini, cappellini, guantini. E una volta che la casa è pronta, pulita e splendente, che il corredino essenziale e minimalista composto da 9800 pezzi è lavato stirato e piegato, che il trio edizione limitata con cristalli della montagna del re degli gnomi è stato ordinato, che il seggiolino auto isofix è stato montato, allora la donna inizia a preparare se stessa. Con quei 4/5 mesi di anticipo prenota estetista (depilazione totale, non sia mai che il medico di turno sia pure un bel bocconcino) e parrucchiere (tinta senza ammoniaca ovviamente, altrimenti il rischio è partorire un bimbo color semaforo). Poi prepara la borsa!
Oddio si, la borsa per la clinica! I cambi per il poppante tutti divisi in bustine trasparenti col nome della mamma e del nascituro. Ma siccome spesso ancora non abbiamo deciso come lo chiameremo, noi donne scriviamo nomignoli tipo “cambio 1 per il cicciotto della mamma”, “cambio 2 per il morbidino” “cambio 37 per il nanetto di casa” e altre stronzate simili mielose. Poi tutto il necessaire per noi nei luuuunghi giorni di degenza. Sapone intimo con 22 tipi differenti di ph. Sapone per le mani. Shampoo e balsamo perché ancora non sappiamo che la prima doccia la faremo a circa un mese dal parto (e durerà 23 secondi). Spazzola pettine e vari ammennicoli. Le più coraggiose portano anche i trucchi, e poi si rendono conto che quando fai uscire una palla da bowling dalla Bernarda, il tuo primo pensiero non è truccarti, ma cercare su internet il nome del miglior contraccettivo sul mercato affinchè tutto questo non succeda mai più! E sistemato il beauty case, la donna si dedica all’abbigliamento da portare.
Ovviamente preparando la borsa al terzo mese di gravidanza, molte cose ci sfuggono. Ad esempio non pensiamo che quando saremo incinte di 40 settimane avremo i piedi grossi come quelli di Bigfoot e perciò le ciabattine color rosa pesco misura 36 andranno bene per fare entrare giusto gli alluci. Ho visto mamme ricoverate in clinica farsi portare le ciabatte del nonno, quelle tutte logore e belle larghe. Una tipa che stava nella stanza accanto alla mia aveva delle ciabattine blu col tacchetto, che accoglievano un terzo del suo piede. Il resto strabordava miseramente, uno spettacolo indecente e fastidioso. Poi le camicie per il parto e quelle per la degenza. Mutande usa e getta in rete di pescatori della Norvegia. E infine loro: gli assorbenti post partum, la fine della dignità della donna. Perché non sono assorbenti normali, sono enormi, e ne devi indossare due per volta per ottenere l’effetto 180 gradi. Quindi ecco perché le donne che hanno appena partorito camminano strano…non sono i dolori…sono questi maledetti attrezzi di tortura. Avete inventato pure il lactifless l’animaccia vostra.
Non ce la fate a inventare un assorbente post partum che non abbia lo stesso spessore dei materassini dei lettini da campeggio? Coraggio!...Bene, abbiamo messo tutto? Mancano solo i calzini, rigorosamente bianchi. L’anestesista mentre mi faceva la spinale, ruotando quell’ago dentro la mia schiena, mi prendeva per il culo perché i miei calzini bianchi avevano dei cuoricini di strass. Ok lo ammetto, facevano veramente cagare, ed erano per bambini perché non li avevo trovati tutti bianchi da donna. Ma tu essere immondo di genere maschile, che nel miracolo della vita ci metti solo i tuoi 3 minuti e ‘na manciata de girini. Tu, taci! Non ti curar dei miei calzini, ma pensa piuttosto che so tre volte che infili st’ago e nun c’azzecchi manco pe nulla l’animaccia tua! E bon.
Tutto pronto, tutto sistemato, arriva il giorno del parto. Prima di andare in clinica un’ultima sistemata alla casa, la culla perfettamente allineata e parallela al lettone, asciugamani puliti in bagno, cucina splendente. Ma ahimè, noi mamme scordiamo sempre una cosa importante. E sapete quale? Dimentichiamo che staremo in clinica per minimo due giorni…e sapete bene che un uomo da solo in casa è in grado di vanificare in meno di due ore il lavoro di 9 mesi. La mattina in cui sarete d’uscita, lui prenderà tutto il casino che ha creato in 48 ore e lo schiafferà alla bene meglio dentro ai mobili. Butterà i chili di spazzatura composti da cartoni di pizza e cibo da asporto impilati sula tavolo della cucina. Passerà la scopa dopo essersi fatto la doccia e la barba, creando un impasto sul pavimento del bagno che non si staccherà mai più.
E arriverà da voi con un bel sorriso stampato in faccia, convinto che non vi accorgerete mai di nulla. Come no…e noi donne arriveremo a casa con già qualche decimo di depressione post partum e inizierà a ballarci l’occhietto…ma non potremo inveire in serbo croato, perché la casa sarà piena di gente, mamma papà suoceri fratelli vicini. In trenta secondi li avremo tutti addosso, che ci leveranno dalle mani buste e valigie, che ci chiederanno cosa vogliamo mangiare o se vogliamo dormire, o se desideriamo che mettano una lavatrice. I più coraggiosi ci diranno “vatti a riposare, al bimbo pensiamo noi…”. E in quel preciso istante ci renderemo conto che è tutto cambiato. Si, non appena entreremo dentro casa nostra col poppante al seguito capiremo che sta iniziando una nuova vita, diversissima…e cazzo se fa paura. Ecco vorrei dire alle future mamme, non appena vedrete colorarsi quella finestrella rosa, lasciate perdere tutto ciò che la testa vi dirà di fare e ascoltate il vostro cuore. Godetevi gli ultimi 9 mesi di vita da “non mamma”. Uscite col vostro compagno, con le amiche, guardate la tv, leggete…assaporate ogni secondo della vostra vecchia vita, perché non appena quel meraviglioso bimbo che portate in pancia verrà al mondo, cambierà tutto.
La nascita di un figlio è un miracolo, è meravigliosa, è l’emozione più grande che si possa provare. Ma anche stare svegli fino alle 3 di notte a vedere serie tv mangiando schifezze non è malaccio. E tante cose vi mancheranno…non dico che non le riavrete più, ma non sarà mai più come prima. Mai. Ed è inutile che vi facciate incantare da chi vi dice che ha continuato a condurre la stessa vita di prima, perché mente sapendo di mentire. Chi continua a fare la stessa vita di prima, delega la crescita del proprio figlio ad altri. Ma se vorrete essere genitori a 360 gradi, se vorrete crescere i vostri bimbi mettendoli al primo posto, dovrete fare delle rinunce. Quindi ci saranno poppate nel cuore della notte, e molto meno sesso.
Oh si… molto molto meno. Dovrete elemosinare una doccia e due ore di sonno. Il sorriso sdentato dei vostri nanetti vi ripagherà di tutto, certo. Un loro abbraccio e vi si scioglierà il cuore. Ma non passate 9 mesi a pensare solo al fagiolino, alla casa, al corredino…passate 9 mesi a riposare, a dedicarvi a ciò che amate, in previsione del fatto che poi dovrete mettere tutto in pausa per un bel po’. Per una buona causa certo, ma ricordatevi che il tasto rewind non c’è…☺
Cinzia Derosas
Sarà il caldo, saranno le ore sempre più libere: l'estate è ormai arrivata, ma non esiste solo la voglia di mare! La bella stagione offre su un piatto d'argento l'occasione di passare più tempo all'aperto, nella natura, ma soprattutto tra i monti, senza gli inconvenienti (ma saranno davvero inconvenienti?) del freddo e della neve.
Passeggiare in montagna è diverso tra inverno ed estate, ma è proprio durante quest'ultima che si scoprono sempre maggiori elementi naturali con i bambini. Gli alberi sono zeppi di foglie, i fiori sono rigogliosi, l'erbetta non è coperta dallo strato di neve. Ma soprattutto è durante questa stagione che ci si può sbizzarrire preparando picnic o semplici scampagnate all'ora di merenda. Ma cosa portarsi per dare la giusta energia e per assicurarsi break deliziosi senza rinunciare alla salute?
Se i vostri bambini non amano il gusto amaro associatelo ad un pezzetto di pane, creando il vero “pane e cioccolato”: tre quadratini tra due fettine di specialino saranno perfette. E per abituarli al gusto partite da gradazioni basse (ma mai sotto il 50%), per aumentare via via.
Bastano nocciole, zucchero di canna integrale, cioccolato amaro e latte vegetale: ecco qui la ricetta della nostra cioccolata vegetale homemade
(Scopri come portare gli estratti a passeggio in questo articolo)
Diciamo che con le polpette vado sul sicuro: più o meno tutto ciò che frullo e riduco in pallina è apprezzato dai miei figli. Così ho deciso di realizzare delle polpettine di legumi dal sapore più fresco, adatte anche in estate. Abbinate a una verdura sono davvero un piatto completo perchè all'interno contengono le proteine dei fagioli e dell'uovo (quest'ultimo può essere sostituito per renderle un piatto veg), pane integrale quindi un cereale e le mandorle, ricchissime di calcio. Le ho quindi inserite all'interno della lunch box che porteranno oggi al centro estivo i bambini.
Giulia Mandrino
Pasta integrale o ai cereali condita con un ottimo sugo: nulla di più semplice e perfetto. La genuinità, la tradizione, la semplicità e l'italianità stanno tutte in questo piatto così facile che quando portato in tavola fa subito famiglia. Ma quali sughi piacciono ai bambini? Non scoraggiatevi: ognuno ha il suo condimento preferito, basta trovarlo. E se troverete quello che piace a tutta la famiglia allora sarete a posto!
Vi abbiamo parlato dei pianti e di come ogni tipologia di essi stia a significare un bisogno del bambino. Uno di questi è naturalmente la fame, ma non sempre noi mamme siamo sicure che sia proprio quello, oppure a volte scambiamo un altro fastidio per la fame, quando in realtà non lo è.
Nella maggior parte dei casi questa incomprensione capita nel momento dell'allattamento: se il bambino inizia a piangere non si riconosce subito il bisogno della fame, e si arriva a stancare il bambino per un riconoscimento troppo tardivo.
Meglio quindi capire subito quando si tratta di fame escludendo altre cause!
Non sempre, dicevamo, il pianto è da considerarsi un segnale di fame. Tuttavia quando significa effettivamente “ho fame” in realtà è un segnale TARDIVO della stessa, dato che nel momento in cui inizia a piangere il bambino si ritrova già in uno stato di stress e di spavento.
Il pianto arriva quando il bambino è già nervoso, ed è per questo che i suoi movimenti saranno scoordinati e la condizione sarà sfavorevole all'allattamento: lo stress non lo lascerà poppare bene, si attaccherà male al capezzolo, ma soprattutto sarà talmente sfiancato dallo sforzo del pianto da saziarsi già con il primo latte e addormentarsi presto.
Tuttavia è possibile non arrivare al pianto, osservando il comportamento del neonato in modo da riconoscere per tempo quando ha fame evitando prima di tutto che si lasci andare al nervosismo e in secondo luogo facendo sì che la poppata sia davvero nutriente (come dicevamo il rischio è quello che si addormenti con il pancino ancora vuoto).
I segnali principali che indicano il senso di fame nel bambino e il suo bisogno di essere attaccato al seno sono essenzialmente quattro. Eccoli:
Ma quanto tempo passa tra l'inizio dello stimolo della fame (e quindi dall'apparire del primo lieve segnale) al pianto da fame? Be', possono trascorrere anche venti minuti, a volte anche trenta.
E se pensate che anche da adulti trattenere la fame non è piacevolissimo, pensate al vostro bambino che per nutrirsi e saziarsi può contare solamente su di voi!
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Quella che vi presentiamo è un'attività divertente, gustosa eppure super educativa: come insegna Maria Montessori l'indipendenza del bambino è un obiettivo primario, e per raggiungerla una maniera sana, divertente e costruttiva è cucinare. Prima insieme, poi lasciandoli fare.
Iniziare dalla colazione è un ottimo passo: è meno complicato di pranzo, cena o dessert e i bambini si divertiranno emozionandosi allo stesso tempo per il fatto di aver preparato qualcosa di buono per un loro caro.
(foto 1 http://chocolatecoveredkatie.com/2016/01/18/how-to-make-overnight-oats-recipes/)
(foto 2 http://www.kcedventures.com/blog/breakfast-for-kids-quick-breakfast-idea)
(foto 3 http://www.reclaimingprovincial.com/2012/01/22/egg-in-the-basket/)
(foto 4 https://wizzley.com/heart-shaped-egg-breakfast/)
(foto 5 http://www.muminthemadhouse.com/frozen-fruity-yoghurt-bites/)
(foto 7 http://betweennapsontheporch.net/amazing-centerpieces-for-your-summer-party-table/)
(foto 8 http://domesticfits.com/2013/08/08/after-school-snack-chocolate-banana-pops/)