Inghilterra, Scozia, Galles, Irlanda del Nord: nel Regno Unito ci sono ben 4 nazioni, ma, beh, volete scoprire insieme a noi qualche curiosità? Insomma, com'è crescere un bambino sotto il regno di Elisabetta?

La maternità nel mondo: essere mamma in Gran Bretagna

Partiamo dal momento in cui una mamma nasce, e cioè quando porta in giro il suo pancione. Se in molte parti del mondo la maternità è spesso invasa da occhiate, toccatine e chiacchiere da parte dei conoscenti, in Gran Bretagna non vi capiterebbe praticamente mai di essere toccate sulla pancia da uno sconosciuto, da un parente lontano o da un amico poco intimo! Si è molto riservati su tutto, soprattutto sui propri sentimenti (non è insensibilità, ma discrezione ed educazione, rispetto nei confronti dell'altro!), quindi, a maggior ragione sulla maternità.

È la loro indole. Un'indole delicata e all'apparenza fredda che li spinge a non accettare mai un complimento (vi risponderanno sempre: "Oh, questo straccetto? Mmm, non mi convince"; oppure "Non è vero, il tuo taglio di capelli è moooolto più chic") e, prima di tutto, a non vantarsi mai. Gli inglesi non parlano mai dei buoni risultati in maniera pretenziosa, non si vantano mai di nulla, professionalmente, scolasticamente e personalmente. E i bambini vengono cresciuti in questo modo: sentono sempre quando i genitori non si sbilanciano con gli altri sui loro risultati, e imparano a loro volta a non vantarsi, in modo da essere sempre educati in una società nella quale il vanto non è accettato.

Tuttavia questa indole di apparente freddezza e riservatezza assoluta non si riflette (fortunatamente) sull'allattamento: vedere una mamma che allatta il suo bambino in pubblico è assolutamente normale e accettato, e anche se i negozi e i ristoranti hanno quasi sempre zone riservate a questa pratica per le più timide, non c'è clamore o disgusto nel vedere qualcosa di così naturale.

Fin da piccoli, poi, i bambini sono abituati e allenati a cadere e farsi male. Suona strano? Beh, sì. Ormai i paesi occidentali sono così abituati al childproofing (e cioè al sistemare ogni angolo della casa in modo che sia a prova di bambino - tanto che negli Stati Uniti esistono figure professionali apposta, che vengono in casa e sistemano tutto quanto!) da ritenere assurdo un comportamento del genere. Ma è proprio così, e non è così stupido come concetto: i bambini devono abituarsi a cadere e a farsi male, perché solo in questo modo possono imparare a gestire le loro competenze, capire il pericolo e aggiustare il tiro! Chiaro: non li si mette in pericolo di vita, ma un po' di lividi e graffi non fanno male.

Non appena vanno a scuola, poi, vengono subito vestiti con la loro piccola uniforme. Sì, è proprio come nei film. Quasi tutte le scuole prevedono un'uniforme, e il motivo è che gli inglesi ritengono che esse incoraggiano la disciplina e la concentrazione, oltre a spianare visivamente le distinzioni di classe (anche se, beh, nel Regno Unito queste classi contano ancora parecchio...).

E quando i bimbi tornano da scuola per festeggiare il loro compleanno a casa con i loro amichetti, ognuno accompagnato dai genitori, ecco che arriva anche il momento di mamma e papà, che da buoni inglesi si concedono una birretta o un bicchiere di vino anche in presenza dei bambini: gli inglesi bevono parecchio, lo sappiamo, ma soprattutto c'è la convinzione che sarebbe impossibile resistere ad una festicciola di compleanno con altri genitori che a malapena si conoscono da completamente sobri!

In ogni caso, il tempo passato in famiglia è sacro, e lo sono anche i compleanni e le vacanze. Di ferie i sudditi di Elisabetta sono soliti prenderne due, di due settimane l'una, una in estate e una in inverno. Non significa andare per forza da qualche parte: anche stando solo a casa, ma sapendo che quelle quattro settimane saranno dedicate solo alla famiglia!

Sara Polotti

Quando stare seduti a scuola è un problema

Mercoledì, 15 Giugno 2016 12:55

Iniziando questo discorso non si può prescindere da un dato di fatto: l'uomo per sua natura non è fatto per stare seduto. Tuttavia il nostro tempo ci vuole sempre di più incollati alle nostre sedie, a partire dall'infanzia. E non è un bene, è ovvio. Tutto questo si ripercuote sui bambini, che a scuola sono costretti a stare davvero moltissime ore seduti davanti al loro banco. Ma il problema non è solo fisico, ma anche e soprattutto psicologico e mentale.

Quando stare seduti a scuola è un problema: non sono i bambini iperattivi, è il tempo passato con le gambe sotto al banco che è troppo

La conseguenza diretta di queste ore passate seduti è l'irrequietezza, e l'irrequietezza si traduce (spesso) immediatamente in una diagnosi di iperattività o di deficit dell'attenzione. Il pericolo di diagnosi affrettate e superficiali, anche se effettivamente molti bambini ne soffrono, è dietro l'angolo... 

Il corpo del bambino sta crescendo, e ha un naturale bisogno di moto. Arrivare in prima elementare significa frenare per un attimo questo moto: i bambini, non abituati, si ritrovano a dover stare seduti per almeno quattro ore di fila, in posizioni innaturali per un corpo fatto per scalpitare.

Certo, la scuola è fatta anche per avere momenti movimentati apposta per evitare l'eccesso di ore seduti in ordine, ed è questo che servono le ricreazioni (che dovrebbero durare almeno mezz'ora, e dovrebbero prevedere spazi il più ampi possibile!), le ore di ginnastica e i momenti (troppo rari, purtroppo) passati all'aperto. Ma il problema è anche un altro: non è solo la scuola a obbligare i bambini a non muoversi, ma anche la vita quotidiana.

I bambini non sono più abituati a correre, a rotolarsi, a giocare liberi in uno spazio aperto senza apparenti limiti. In poche parole, non si muovono abbastanza.

Rispetto alla generazione precedente, comunque abituata alle ore scolastiche, quella odierna sta troppo ferma, anche fuori da scuola. L'educazione sembra aver preso una direzione che va verso l'educazione statica; ma muoversi e agitarsi, rotolarsi e correre per un bambino non significa maleducazione o abitudini sregolate, anzi! E' proprio l'assenza di questi momenti che, causando frustrazione fisica e mentale, porta a comportamenti opposti.

Il corpo di un bambino ha bisogno del movimento. Ha bisogno di sfogarsi. Ha bisogno di spendere le energie che ha dentro di sé.

E non pensate che dieci, venti minuti di movimento all'aperto quotidianamente siano abbastanza. No. I bambini hanno bisogno di ORE di moto. Non appena arrivano a casa da scuola (meglio andarci sempre a piedi o in bicicletta!) sarebbe meglio mettersi a giocare, non a fare subito i compiti. 

Fare subito i compiti cosa significa? Aggiungere staticità, e quindi stanchezza, ad un corpo e ad una mente già stanchi. E non è una stanchezza fisica: il corpo è stato fermo, e sembrerebbe un controsenso, ma si stanca di più. Perché è fatto per muoversi, e se non si muove il cervello si spegne.

Provata a lasciare giocare i bambini prima di fare i compiti, e vedrete che saranno molto più concentrati e attenti rispetto alle volte in cui si fiondano sui libri non appena arrivano a casa da scuola.

Insomma: lasciateli andare fuori, giocare liberamente e sfogarsi. Anche la concentrazione e le prestazioni ne usciranno migliorate, non c'è dubbio. Perché non è solo il fisico, ma è soprattutto il cervello a richiedere tutto il movimento di cui un bambino è capace!

Ecco la ricetta per realizzare lo spray antizanzare homemade: 2 ricette di una lozione antizanzare

Ricetta che i bambini adorano, in ogni forma e in ogni momento: è l'abbinamento banana e fragola che, diciamocelo, ci salva alla grande le merende. 

Ecco come realizzare lo smoothie di fragola e banana per bambini con l'estrattore: la ricetta della merenda con fragola e banana dolce e gustosa

 

Esatto, dal titolo potete già intendere dove andremo a parare: è recente (di un paio di mesi fa) la notizia che la Svizzera, paese spesso avanti su molte questioni, si è dichiarata impegnata nel riconoscimento di cinque tipologie di medicine alternative.

In poche parole? Nel prossimo (anzi, prossimissimo!) futuro, potranno godere dello stesso status della medicina convenzionale.

La Svizzera riconosce la medicina alternativa: una bellissima notizia per cambiare un po' la rotta anche nel resto del mondo

Una notizia davvero sperata, che lascia finalmente uno spiraglio aperto verso il riconoscimento globale delle medicine alternative.

Ricapitolando, il ministro dell'interno svizzero lo scorso marzo ha fatto un annuncio ufficiale: la Svizzera, da quel momento, si impegna a dare a cinque terapie complementari lo stesso status della medicina ufficiale, e si dà tempo fino a maggio 2017 per includerle nell'assicurazione medica di cui gli abitanti possono usufruire.

Nello specifico, queste cinque medicine alternative sono effettivamente quelle più utilizzate ormai in ogni angolo del mondo: l'omeopatia, la medicina olistica, quella fitoterapica (erboristica), l'agopuntura e la medicina tradizionale cinese.

Un passo verso il riconoscimento era già stato fatto nel 2005, ma le autorità si erano poi tirate indietro a causa della mancanza di prove scientifiche dell'efficacia delle terapie. Tuttavia nel 2009 la popolazione svizzera si espressero attraverso un referendum proprio riguardo a questo argomento: due terzi si dichiararono a favore di queste medicine, chiedendo che fossero incluse nella lista di quelle pagate dallo stato.

Fu proprio questo voto favorevole a fare partire un periodo di prova: per gli anni dal 2012 al 2017, infatti, la Svizzera sta provando a includere nell'assicurazione base queste terapie, con la riserva di provare in ogni caso scientificamente la loro efficacia (entro, appunto, il 2017), obiettivo che ormai tutti si sono prefissati, dal momento che sono sempre più le persone in tutto il mondo che decidono di affidarsi a metodi medici più dolci e meno invasivi.

E, essendo davvero molto difficile provarne l'assoluta e complessiva efficacia attraverso i metodi scientifici più utilizzati, alla fine il ministero dell'interno si è espresso in ogni caso a favore della cosa, e il risultato è davvero un grande passo per l'umanità intera, che può trarne spunto e coraggio: per tutta la popolazione, insomma, questi trattamenti saranno inclusi nell'assicurazione sanitaria nazionale esattamente come i trattamenti medici normali.

Basterà insomma avere il certificato medico, e lo stato provvederà quindi a rimborsare i trattamenti usufruiti, anche quando rientrano tra le cinque medicine alternative ormai (finalmente!) legittimate, sempre con un'attenzione verso la legalità e contro l'abuso.

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

Qualche mese fa questa pianta è diventata improvvisamente famosa, e anche qui, dove era pressoché sconosciuta, si è finalmente rivelata. Il motivo? Fidel Castro, che ha affidato alle sue foglie la sua salute, così come migliaia di altre persone intorno al mondo. Parliamo della Moringa Oleifera, ricchissima di vitamine, proteine e minerali.

Gli usi e le proprietà della Moringa Oleifera: dall'Himalaya la pianta dalle foglie verdissime amica della salute

Sempreverde, la Moringa Oleifera, o più semplicemente Moringa, viene dalle pendici dell'Himalaya, ma la si può trovare anche in Pakistan, India, Afghanistan e Bangladesh. E anche ai tropici! Da sempre le sue foglie, i suoi fiori e la corteccia sono usate in fitoterapia per curare diverse patologie, e in effetti questa pianta è davvero benefica.

Perché? Perché contiene essenzialmente tutti gli amminoacidi essenziali al nostro organismo, è ricchissima di vitamine (in particolare A e C - contenuta 7 volte rispetto alle arance - ma anche del gruppo B e del gruppo E, fondamentali per la vista), di sali minerali e di antiossidanti.

Quindi: ha 7 volte le vitamine delle arance, 4 volte la vitamina A delle carote, 3 volte il potassio delle banane, 2 volte le proteine dello yogurt e 4 volte il calcio contenuto nel latte vaccino.

Da sempre questa pianta, soprattutto nella sua forma in polvere, è utilizzata per prevenire e curare le più svariate patologie. 

L'asma, ad esempio, che grazie al consumo di 3 grammi di moringa per due volte al giorno per tre settimane può essere alleviato e curato; il latte materno in caso di insufficienza; l'anemia; l'artrite; il cancro; la stipsi; il diabete; i problemi di stomaco e intestinali; il mal di testa; le ulcere; le infezioni. Insomma, chi più ne ha più ne metta, è il caso di dire, perché gli effetti di questa pianta sono davvero innumerevoli e giustamente si merita la nomea di "magica".

Un'altra fondamentale funzione della moringa è quella legata alla purificazione di acqua e organismo. E' fortemente antibatterica, di conseguenza combatte moltissime malattie sul nascere, ed è per questo che è utilizzatissima nei paesi in via di sviluppo. Un'applicazione davvero utile anche qui, in ogni caso: la sua proprietà antibatterica si traduce in un'azione contrastante nei confronti  delle malattie più comuni, e il corpo ne esce rinforzato grazie al fatto di purificarsi dall'interno. E, in questo senso, anche il sistema immunitario ne esce rafforzato.

L'azione antiossidante, poi, è davvero provata: la maringa combatte i radicali liberi e oltre a prevenire l'invecchiamento generale combatte quello delle cellule, per assicurare uno stato di benessere sempre maggiore.

Come accennato, la Maringa Oleifera si trova (nei negozi specializzati, bio e nelle erboristerie) o sottoforma di compresse oppure sottoforma di polvere, una polvere ricavata nello specifico dalle foglie e dai semi sminuzzati. E' impalpabile e leggera, e ricorda un pochino il tè matcha. Come sempre è bene tenere sottocontrollo le quantità, senza eccedere nel consumo e facendo attenzione quando si è in stato di gravidanza o sotto medicinali particolari (meglio sempre consultare il medico): inizialmente potete provare con mezzo cucchiaino per qualche giorno, per poi aumentare la dose ad un cucchiaino.

E come utilizzarla? Prendendo spunto dai paesi in cui la consumano da sempre. In Bangladesh e Cambogia, ad esempio, la utilizzano come fosse una spezia per un curry ancora più nutriente, o per insaporire ogni piatto al posto del coriandolo, dal riso al pesce, dalla carne alle zuppe. E il succo è ottimo per preparare alternativi ghiaccioli!

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

ll finger knitting per i bambini

Martedì, 14 Giugno 2016 04:54

Il cucito per i bambini è un'attività che sosteniamo strenuamente: partendo fin da piccoli dalle basi, cucire aiuta i bambini a stimolare la manualità, ad allenare la presa, a sperimentare la precisione e, allo stesso tempo, a scoprire la gioia di creare con le proprie mani, in una maniera differente da quella del solito disegno o scultura.

C'è un'altra attività altrettanto stimolante, divertente, creativa e produttiva: parliamo del finger knitting per i bambini

Il finger knitting per bambini, tra gioco e stimolazione manuale: intrecciare con le dita per una coordinazione occhio-mano davvero super

Il finger knitting è letteralmente il "fare a maglia con le dita". Proprio come il lavoro con i ferri attraverso il quale le mamme e le nonne creano maglioni, sciarpe e calzettoni di lana, con le dita è possibile intrecciare i tessuti per creare bellissimi pattern e filamenti.

Sembra difficile, ma una volta capito il meccanismo non lo è. Anzi, diventa una base perfetta per poi imparare ad utilizzare l'uncinetto e i ferri lunghi. Vi sembrerà strano, ma sono tutte attività che ai bambini fanno benissimo e, soprattutto, piacciono!

Fare a maglia con le dita ha notevoli benefici: innanzitutto la calma, dal momento che il lavoro è davvero piacevole e fatto di concentrazione profonda. In secondo luogo la stimolazione delle mani, della presa, della precisione, della vista...

Il necessario? Solo della lana, e con i bambini è sempre meglio super colorata!

Ed ora iniziate insieme ai bambini a intrecciare il filo sulle dita. I passaggi sono essenzialmente quattro, e dopo aver realizzato la vostra striscia intrecciata potete utilizzare il risultato come base per altri lavoretti!

- Per cominciare realizzate attorno alla punta del dito indice della mano opposta a quella con cui il bambino scrive un semplice cappio, facendolo poi scorrere fino all'attaccatura della prima falange.

photo credit: http://www.themagiconions.com/2016/04/finger-knitting-for-kids-an-easy-diy-tutorial.html

- Prendete il filo e fatelo girare attorno all'indice, portandolo verso di voi e lasciandolo sopra la linea del cappio.

photo credit: http://www.themagiconions.com/2016/04/finger-knitting-for-kids-an-easy-diy-tutorial.html

- Prendete il primo giro (che a questo punto iniziale è poi il cappio) e tiratelo sopra il secondo giro, quindi tiratelo fuori dal dito in modo che rimanga sull'indice un solo giro di filo.

photo credit: http://www.themagiconions.com/2016/04/finger-knitting-for-kids-an-easy-diy-tutorial.html

- Tirate quindi la coda rimasta in modo da stringere il punto. E via di nuovo: iniziate un secondo giro sul dito, tirate il primo giro sopra il secondo e di nuovo lasciatelo scivolare fuori dal dito, tirando poi la coda.

photo credit: http://www.themagiconions.com/2016/04/finger-knitting-for-kids-an-easy-diy-tutorial.html

Cosa potete realizzare poi con il tessuto ricavato? Dei bellissimi fiori arrotolandolo, dei tappeti colorati sistemandolo a spirale, oppure dei meravigliosi peluche a forma di polpo per dormire e giocare sempre in compagnia.

photo credit: http://www.hellowonderful.co/post/FINGER-KNIT-OCTOPUS---REVIEW-OF-KNITTING-WITHOUT-NEEDLES-BOOK#_a5y_p=4525229

Non sottovalutate il passaggio del vostro bimbo dall'asilo alla scuola: coincide anche con una trasformazione radicale della sua personcina, e Rudolf Steiner lo sapeva bene. Ecco perché le Scuole Waldorf tengono in gran conto i sei anni sei bambini!

I sei anni nella scuola Waldorf: la grande trasformazione dei sei anni del bambino secondo Rudolf Steiner

Fateci caso: i bambini tra i cinque anni e mezzo e i sette anni si trasformano radicalmente, in un cambiamento fisico che è perfetta metafora per quello intellettivo e intimo. L'altezza cresce, i denti da latte cadono per lasciare spazio a quelli adulti, la ciccia tipicamente infantile scompare. Bene: anche dentro sta cambiando tutto.

La formazione completa del corpo, che avviene proprio a quest'età definita anche “prima pubertà”, si riflette subito sulla mentalità di vostro figlio, che fino ad allora era totalmente e inevitabilmente concentrato su se stesso, sul suo corpo in crescita (soprattutto internamente), mentre ora inizia a capire di essere un individuo unico ma relazionato agli altri attorno a lui.

Ecco perché questo è il momento delle nuove sperimentazioni, che riflettono l'eccitazione per un nuovo sentimento e la paura delle sensazioni sconosciute. I bambini potrebbero anche provare cose nuove non totalmente “buone”: risposte irrispettose, piccole parolacce, bugie... Ma è tutto abbastanza normale: il bambino sta “settando” nuovamente la sua persona, la sua vita, e deve capire i nuovi confini, diversi da quelli della prima infanzia.

E, forse, noterete anche i cambiamenti nel gioco: se prima lo stimolo veniva dall'esterno e il giocattolo era il protagonista, ora la concentrazione se la prendono la preparazione del gioco, l'inventiva, l'ispirazione per decidere a cosa dedicarsi. Magari sistemerà bene l'ambiente per preparare il gioco, e poi ci giocherà un minuto...

Tutto questo perché se prima l'attenzione era sul fare (imparare a camminare, a mangiare, a lavarsi da solo, a fare questo, quello e quell'altro), ora è sul sentire, sulle emozioni, sulla personalità. La compassione, l'empatia, la consapevolezza della felicità e della tristezza sono per loro nuove, ma finalmente le scoprono.

E oltre alle sensazioni personali, i bambini a quest'età capiscono che possono suscitare anche negli altri queste sensazioni e queste emozioni, in base ai loro comportamenti. Prima quindi capiscono di avere del potere sugli altri, sugli amichetti, sui genitori, poi pian piano si rendono conto di poter controllare anche questo potere, indirizzabile nel fare bene o fare male agli altri.

Analizzare queste emozioni e imparare insieme la consequenzialità delle azioni è quindi fondamentale a queste età: i genitori non dovrebbero mai tirarsi indietro dal racconto della giornata, soffermandosi su domande come “come ti sei sentito quando ti hanno detto questo? Come credi si sia sentito lui dopo la tua azione o le tue parole?”.

Anche le fiabe o i racconti che contengono un insegnamento o una metafora possono tornare utili. A sei anni allenare l'empatia è fondamentale per far sì che i bambini da grandi possano essere adulti compassionevoli, gentili, buoni ed educati. 

Altri argomenti tipici dei sei anni da non sottovalutare? Prima di tutto la sessualità. E' qui che iniziano le prime cotte, i primi “matrimoni”, i primi bacetti e le prime passeggiate mano nella mano. E' importante che i bambini vivano questo momento, indirizzati sempre nel bene di rapporti sani.

Il secondo argomento che i bambini sicuramente toccano è la divinità. Ma anche l'infinito. Insomma: ascoltateli e scoprirete che sono filosofi profondissimi.

Sostanzialmente, da parte dei genitori in questa delicata età è necessaria fermezza per far capire che i confini e i limiti ci sono ancora, anche se diversi; è necessaria comprensione; è necessario il buon esempio; è necessaria la presenza e la disponibilità a rispondere alle domande; è necessario, insomma, essere presenti come sempre, equilibrandosi tra la libertà e la presenza, tra la fermezza e la comprensione. Conoscete il vostro bambino, e tutto sarà semplice. Perché anche in un momento per lui così strano e pauroso, voi ci siete.

Le capricciose 4 stagioni

Lunedì, 13 Giugno 2016 11:34

Arriva l’estate… forse; qui in Brianza ancora siamo a metà tra l’autunno e la qualunquerrima, capisco che le quattro stagioni non esistano più se non in pizzeria ma diamine ormai nella stessa giornata passo dalla felpa alla mezza manica, dal ghiacciolo alla zuppa di lenticchie, sembra che il tempo sia indeciso la mattina, splendente mentre sei in ufficio poi ogni sera ci piazza dentro un temporale che viene giù il mondo, quasi a dire “guarda gli stronzi stanno uscendo dagli uffici, aspetta un po’ che stamattina con 22 gradi non si sono portati né giubbino né ombrello” … bastardo! 

Vai dal parrucchiere per farti la piega tre volte l’anno, esci e becchi un battirone che ora che sei a casa sembri una che ha fatto una donazione inutile al parrucchiere per farsi una pettinatura afro malriuscita.

 Ti organizzi una passeggiata, una gita, un pic-nic  e… “oggi è domenica, non posso non rompergli un attimo le palle”… perché la verità è che ormai te lo aspetti e ti fa strano se non ci pesta giù almeno due secchiate di acqua ogni giorno.

Siamo così tanto in balia degli eventi che anche i meteorologi fanno le previsioni con un “indice di affidabilità del 70%” tanto per pararsi il culo, mettono lì nuvola sole e pioggia e poi quel che viene viene, certo vuoi che uno delle tre almeno non ci sia, ora non per fare loro le pulci però così è un po’ voler vincere facile, mettere lì tutti gli eventi atmosferici papabili per la stagione alla vailachevaibene e poi sarà quel che sarà… Noi donne vogliamo delle certezze, non siamo mica così approssimative, abbiamo decisioni da prendere: porto o no l’ombrello, scarpe chiuse o sandali, giardinetti o merenda in casa, macchina o bici, gavettoni e gelato o costruzioni e cioccolata, …

Caspita due anni fa ha fatto un’estate talmente piovosa e fredda da non farci mollare la felpa manco in spiaggia, l’anno scorso giornate così calde che se camminavi al sole ti si scioglieva la suola dell’infradito sull’asfalto e quest’anno… no questa è l’estate della cipolla: parti la mattina con il giubbino, sotto una magliettina leggera, il costume, un forlard che non si sa mia si alzi l’aria, scarpe chiuse e nella borsa le ciabatte, vitamina C nella pochette e protezione 30 in tasca, a pranzo potremmo spaziare (a seconda del momento climatico) dall’insalatona alla vellutata, così, tutto in un giorno, come passarsi tutte le stagioni in ventiquattrore, come preparare ogni mattina il necessario per un week-end fuori porta.

Dopo un anno che cerchiamo di metterci in forma tra palestra, alimentazione, cremine e scrub; dopo che per tutto l’inverno ci siamo infagottate, imbottite, coperte e nascoste; ora che vogliamo toglierci il grigiore dalla pelle, dare colore al nostro abbigliamento e aprire le finestre per respirare l’estate e razzolare a piedi nudi sui prati, adesso, piove che non sopravvivi senza braccioli? Piove che mi sono cresciuti i funghi sul prato? Piove che in giardino la sera trovo due ranocchie che saltellano e trovano che il mio giardino sia l’habitat ideale… e no cazzo!

Abbiamo passato l’inverno a spalmarci, massaggiarci, palestrarci, depurarci, depilarci, disintossicarci, alimentandoci il minimo per la sopravvivenza e adesso, adesso che i nostri sforzi (i miei vani) potrebbero essere visibili, adesso mi tocca ancora la giacchetta e il pantalone… no non ci sto, sono disposta a girare con l’abitino in maglina senza maniche anche se grandina!

A dirla tutta quelli che più mi fanno rodere sono quelli del telegiornale: catastrofici e terroristi della psiche umana, veri bastardi; già che fanno delle previsioni da schifo, che sono più attendibili i vecchi metodi della nonna tipo i dolori alle ginocchia e le pulsazioni ai calli, sono diventati negli anni sempre più scontati e inutili.  Ai primi fiocchi di neve come ai primi caldi partono i titoloni, veramente sensazionali (!) … “siamo a gennaio e oggi ha nevicato” … “gli esperti annunciano che a novembre in lombardia ci sarà la nebbia” … “attenzione è luglio e fa caldo” … “inizia la stagione invernale copritevi e state attenti ai virus inflenzali” … 

Ora, io donna di tutti i giorni, senza nessuna base scientifica in materia, vorrei informare gli espertoni che:

  • d’estate fa caldo e d’inverno fa freddo (solitamente) e noi che combattiamo con le bizzarie degli ultimi tempi vogliamo previsioni scientificamente provate, non è che dovete interpretare i fondi del the o leggere le stelle
  • cinque centimetri di neve non sono un evento catastrofico, bastano due spalate ed eventualmente un po’ di sale, invece di parlarne tanto ed aspettare che ghiacci nell’indecisione potreste pisciarci sopra, sarebbe già un risultato
  • non tollero il medico nutrizionista che mi dice che d’estate per proteggersi dal caldo ci si deve vestire leggeri, mangiare frutta e verdura, bere molto e non uscire di casa nelle ore più calde: io non conosco nessuno che all’ora di pranzo si ferma sull’asfalto e col cappotto pranza con la polenta taragna, vero è però che se devi andare al lavoro non puoi aspettare che rinfreschi
  • non fateci passare ogni cosa come una tragedia allungando una notizia qualunque con una serie infinita di aggettivi maggiorativi e peggiorativi… “in arrivo una super mega fortissima incontrollabile anomala tragica alla sisalvichipuò ondata di caldo e/o freddo
  • smettetela di villantare che quest’estate e/o questo inverno sono stati i più caldi e/o freddi degli ultimi mille anni: ma chi cazzo ve lo ha detto? Da dove avete pescato questi dati? Chi misurava con gli attuali metodi le temperature mille anni fa?

Una cosa però va detta, i cambiamenti climatici ci sono e sono ormai davvero evidenti, quelle della mia età e che abitano nella Brianza si ricorderanno certamente le nevicate stile 1983, le nebbie che si tagliavano davvero col coltello e il caldo estivo quello vero non afoso ma tosto davvero; la realtà è che non eravamo abituate a lamentarci pur essendo meno attrezzati di adesso, faceva caldo e ti scoprivi, faceva freddo e ti imbacuccavi, era semplice, normale, scontato, una sicurezza. 

Non avevamo (se non in pochissimi fortunati) l’aria condizionata ma al massimo il ventilatore, non giravamo con cose tipo Moon Boot ma con gli stivali di gomma, non esisteva il goretex e usavamo le giacche a vento, giocavamo con i gavettoni e le pistole ad acqua perché semplicemente se ti bagnavi poi ti asciugavi, non dovevamo reidratarci ogni secondo con bibite dissetanti-depurative- remineralizzanti si beveva quando si aveva sete dai rubinetti. 

Aveva ragione mio nonno quando diceva (in dialetto brianzolo) “Ul temp el cù al fa cumè al vor lù” (il tempo e il culo fanno come vogliono loro).

E quindi prepariamoci dai, prima o poi anche l’estate arriverà e ci troverà sul pezzo, pronte prontissime e per chi non pensa di poter superare la prova costume… beh c’è sempre la montagna…

Elena Vergani, autrice di Il mondo è bello perchè è variabile

Le scuole hanno da pochissimo chiuso i battenti, i bambini si trovano finalmente (per loro) liberi e i genitori stanno in bilico tra la contentezza della spensieratezza dell'estate e il tempo passato con i figli e, dall'altra parte, l'ansia dei compiti delle vacanze.

No, non dovrebbero mettere ansia, ma troppo spesso la situazione diventa effettivamente motivo di stress. Pochi compiti non aiutano il ritorno a scuola, ma troppi compiti d'altro canto creano solo inutile tensione.

Tuttavia l'argomento è davvero delicato, quindi è necessario per un attimo analizzarlo a fondo.

L'estate, i compiti, il gioco libero: dove sta il giusto equilibrio tra il dovere, il piacere e ciò che va davvero a beneficio dei bambini?

Naturalmente, la situazione cambia a seconda dell'età. I compiti liceali non sono chiaramente quelli delle scuole elementari, che a loro volta si differenziano da quelli delle medie. Nella scuola superiore è risaputo e veritiero che i compiti e lo studio a casa sono fondamentali per il successo scolastico; ma è lo stesso alla scuola primaria?

Ci sono diverse scuole di pensiero, e i contrari ai compiti a casa portano argomentazioni che si scontrano con quelle dei favorevoli. Queste argomentazioni tuttavia non sono così irreali e lontane dalla verità. Quali sono? Il fatto che troppi compiti possono ritorcersi contro la scuola, dato che il bambino inizia ad odiarli; le tensioni che portano in casa, dopo una giornata di scuola; il falso senso di responsabilità, dal momento che in realtà alle elementari sono sempre i genitori a ricordare e supervisionare il lavoro; il tempo che i compiti rubano all'altra attività fondamentale dell'infanzia, e cioè il gioco, e al riposo, che quando manca influisce notevolmente sul rendimento.

Ma qual è allora l'alternativa? Beh, non è così stupida.

Prima di tutto, piuttosto che obbligare ad un compito bisognerebbe incoraggiare alla lettura, soprattutto alle elementari, suggerendo ai bambini libri inerenti ad argomenti di loro interesse.

Anche fare capire loro che si può imparare in ogni momento della giornata sarebbe benefico: chiedere quando non sanno qualcosa, documentarsi, capire a fondo i concetti sono attività molto più stimolanti ed efficienti di un compito fatto per obbligo.

Visitare i musei, partecipare ai workshop scientifici e artistici, dedicarsi alle attività concrete che permettono di fare loro esperienza diretta.

Ma, soprattutto, dedicarsi al gioco libero.

Sono molti gli studi ad aver provato che più un bambino spende il suo tempo giocando liberamente, facendo correre l'immaginazione e inventando ruoli e figure più cresce responsabile e autonomo, ben indirizzato, molto di più rispetto ad altri bambini che, magari, sono parecchio impegnati in attività “dirette da qualcuno”, come lo sport o i corsi extra scolastici, che spesso riempiono le giornate estive.

Molte scuole, come la montessoriana, lo sanno: il gioco libero serve a sviluppare nei bambini il controllo e l'auto-conoscenza. Giocando i bambini prendono decisioni, risolvono i problemi che creano, si danno regole e si relazionano, quando in gruppo, agli altri, sottomettendosi e comandando a turno.

E tutto ciò, naturalmente, si riflette e si riversa positivamente poi sulla vita scolastica e sul rendimento: essere autonomi e ben indirizzati, consapevoli della propria persona, dei propri interessi e delle proprie capacità vuol dire a livello pratico sviluppare funzioni molto più concrete ed essere in grado di regolare il proprio lavorare.

Sommando quindi le considerazioni, il consiglio che viene spontaneo è uno: non serve abbandonare i compiti, quello no! Tuttavia, senza ossessionarsi e senza ossessionare i bambini, cercate di ritagliare il maggior tempo possibile per il gioco libero, per passeggiare, per fare esplorare il mondo ai bambini (anche da soli! Non preoccupatevi e date loro qualche responsabilità). Sembrano attività frivole e da fannulloni? Niente di più falso.

E così i bambini si prepareranno al meglio, anche inconsciamente, al nuovo anno scolastico che li attende.

Sara

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Cecilia

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