Il feto nel primo trimestre

Domenica, 17 Luglio 2016 06:23

Sono incinta. E adesso? Ma soprattutto: com'è quel fagiolino che mi sto portando nella pancia? Se immaginare il bambino quando il pancione inizia a crescere è un po' più semplice (le sue fattezze si fanno di settimana in settimana sempre più simili a come si presenterà al momento della nascita), nei primi giorni e nei primi mesi è difficoltoso pensare al piccolino. Com'è? Quanto è grande? Ha già braccia e gambe? È come se fosse un umano in miniatura o è solo un ammasso di cellule? Domande naturali e legittime. Ma le risposte? Eccole!

Vi spieghiamo il feto nel primo trimestre: settimana per settimana, come si presenta il nostro bambino nei primi giorni di occupazione della pancia della mamma!

Partiamo proprio dall'inizio, e cioè dalle settimane che vanno dalla prima alla quinta. O meglio, dalla terza alla quinta, dal momento che le prime due settimane sono quelle che succedono immediatamente all'ultimo ciclo e durante le quali avviene la fecondazione. 

Insomma, dal momento della fecondazione in poi, e cioè nel primo mese di gravidanza, il feto si presenta grande quanto un chicco di riso. È proprio durante queste prime settimane che l'embrione umano inizia a svilupparsi, delineando tutto ciò crescerà man mano con il passare dei mesi. Già dalla quarta settimana, ad esempio, cominciano a spuntare gli abbozzi degli occhi, delle orecchie e degli arti.

Ed è proprio attorno alla quarta settimana che avviene quello che spesso è considerato il momento più emozionante, l'attimo in cui si compie il miracolo della vita: il suo cuoricino inizia a battere, velocissimo e aiutato dall'organismo della mamma.

È solo nella quinta settimana che invece si formano le fossette nasali, accompagnate dall'abbozzamento delle manine, che in questo momento di presentano a paletta.

Passiamo quindi al secondo mese, e cioè dalla sesta alla decima settimana, periodo durante il quale potreste iniziare ad avvertire i sintomi negativi della gravidanza, dalle nausee al vomito vero e proprio fino al mal di testa. Da questo momento possiamo iniziare a chiamare il nostro bambino feto, e non più embrione. È grande circa un centimetro, e arriverà alla decima settimana a misurarne circa sei, come un fagiolino! Iniziano nel frattempo a formarsi le dita di mani e piedi, i padiglioni auricolari, il palato e le palpebre, e a sette settimane il senso del tatto del vostro bambino è già parzialmente sviluppato (pensate: è il primo senso ad essere percepito, quindi non sottovalutate mai l'importanza del contatto fisico!).

Verso l'ottava settimana, poi, il sesso, anche se quasi impossibile da rilevare con l'ecografia, è già formato. Mentre è durante la decima che si sviluppano il mento e il viso, dando finalmente al bimbo delle sembianze umane.

Dalle undici alle tredici settimane siamo nel periodo che precede l'entrata del secondo trimestre. Proprio a undici settimane il cordone ombelicale è completamente formato, portando il nutrimento al bambino, che ora ha fattezze praticamente completamente umane. E le dimensioni? A dodici settimane siamo intorno agli 8 centimetri di lunghezza (sono circa 60 grammi di peso).

L'utero della mamma comincia quindi ad allargarsi e a sporgere dunque, anche se solo leggermente, dalla cavità pelvica. Intanto il bimbo inizia a muovere la testa, ma soprattutto a bere il suo liquido amniotico. Non per nutrirsi: è così che allena i muscoli del viso in previsione dell'allattamento! Tuttavia, pur non nutrendosi, inizia a percepire i sapori (che ricalcano quelli della dieta della mamma), dal momento che stanno iniziando a svilupparsi anche le papille gustative. Anche il naso inizia ad "ascoltare" il sangue che gli sta attorno, che, di nuovo, odorerà dei cibi mangiati dalla gestante. Tutto questo è importantissimo: è proprio questo infatti il sapore di mamma che il bimbo riconoscerà appena uscito dall'utero (se correttamente messo sul petto della mamma), permettendogli di provare a scalare verso il capezzolo in prospettiva di tettare. Sarà proprio un continuum tra i sapori sperimentati nell'utero e quelli forniti dal latte materno.

Ma quanto "sentono" davvero questi sapori i bambini? Moltissimo, tanto che preferiscono il dolce al salato (lo si nota perché quando la mamma mangia qualcosa di dolce il feto inghiottisce molto più liquido, mentre tende a tenere la bocca chiusa con i cibi più amari!).

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

Un ghiacciolo proteico, ricco di calcio e buonissimo? Si è possibile! Dall'unione del latte di mandorla e dei semi di chia ecco una merenda perfettamente bilanciata: ricchi di calcio, omega 3 e proteine vegetale questi pops sono davvero eccezionali.

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Giulia Mandrino

I rituali del tè in giro per il mondo

Giovedì, 14 Luglio 2016 08:15

Se per noi bere il tè con i biscotti è sinonimo di colazione, be', mettetevi il cuore in pace: è così praticamente solo da noi. Nel resto del mondo il tè ha una funzione molto più profonda, culturale, sociale e culinaria, ed è perciò trattato come si deve. Mica inzuppandoci i biscotti, innaffiandolo senza ritegno di limone o affondandovi dentro addirittura brioche o cereali!

Ecco i rituali del tè in giro per il mondo: le tradizioni e le usanze attorno alla bevanda fredda e calda più diffusa, più amata e più sana

Partiamo dall'Inghilterra. E come potremmo iniziare da altrove? Pensare al tè fa venire subito in mente la tradizione del tè delle cinque, no? In effetti è proprio così. Ciò che abbiamo in testa non è solo una parodia della cultura inglese, ma è la verità. Gli inglesi sono soliti infatti bere il loro tè proprio nel pomeriggio (si stima che ogni giorno ne consumino 120 milioni di tazze!), accompagnandolo con piccoli sandwich, pasticcini, torte e scones (simili alle nostre brioches).

Tuttavia la cultura del tè più antica non è di certo europea: la tradizione più conosciuta e più longeva è quella cinese. Fu proprio in Cina, infatti, che furono scoperte per la prima volta le foglie del tè e le loro potenzialità, e fu da quei luoghi lontani che queste partirono per essere scoperte in tutto il mondo conosciuto. C'è comunque un dato di cui tenere conto, ed è la grandezza di questo paese orientale. È enorme, è fatto di moltissime popolazioni, ognuna con la propria caratteristica, ed è per questo che ogni regione ha la sua tradizione in fatto di tè. Il dato comune è comunque molto carino: in tutta la Cina la preparazione del tè è importantissima ed è considerata un'arte a tutti gli effetti. Solitamente questa preparazione prevede anche un'atmosfera particolare, è lunga e precisa. Una vera e propria cerimonia durante la quale le foglie di tè vengono a contatto con l'acqua bollente per rilasciare il loro sapore, per poi essere servite in piccole tazzine ai commensali.

Ma anche il Giappone non scherza: qui ad essere diffusissimo è il tè Matcha, e cioè il tè verde in polvere che viene servito in piccole abitazioni di legno dei giardini dopo una preparazione che si basa su armonia, rispetto, purezza e tranquillità. La cerimonia dura addirittura quattro ore (ma viene anche servito un leggero pasto di sette portate) e prevede la preparazione del tè attraverso l'utilizzo di ciotole, contenitori per il tè, frullini di bambù e dosa-tè dello stesso materiale.

Restando in Oriente, c'è un paese che tratta il suo tè in maniera unica. Parliamo del Tibet e del suo tè al burro. Si chiama Po Cha, è molto saporito (non potrebbe essere diversamente, dato che prevede il burro) e si compone di una qualità di tè nero chiamata Pemagul, burro di yak, latte e sale. Il Pemagul viene sminuzzato, fatto riposare in acqua fredda, lasciato macerare per qualche ora e versato in una zangola, nella quale viene sbattuto insieme al burro, al latte e al sale. Viene consumato caldo, ed è un ottimo rimedio contro il freddo in queste terre montagnose!

l'India, come la Cina, è uno dei produttori mondiali maggiori di tè: in realtà la tradizione del tè è stata portata dagli inglesi agli inizi dell'800, in particolare nel 1830 quando venne effettuata una campagna mediatica per far sì che l'India stessa, oltre che produttrice, diventasse anche essa stessa consumatrice di tè. Hanno quindi coniato il temine "chai" per indicare un tè nero aromatizzato con spezie (il masala chai), ormai molto comune in India. In realtà la pianta del tè è presente da millenni in questa regione: la varietà camelia assamica della regione dell'Assam era considerata una delle piante medicinali dell'antica medicina ayurvedica, perciò era utilizzato non tanto come bevanda ma come medicinale. Ma in che cosa consiste il tradizionale tè indiano chai? Il tè chai è una bevanda a base di tè nero, spezie, zucchero, latte e talvolta zenzero fresco grattuggiato: viene servita caldissima, talvolta in bicchierini di vetro, altre volte in ciotole di terracotta. 

Se siete state in Marocco concorderete che anche questo è un paese paradiso del tè. Soprattutto di quello di menta: è diffusissimo in tutta la zona ed è correlato direttamente al concetto di ospitalità del popolo magrebino. Ma di cosa si compone? Solitamente foglie di tè verde, foglie di menta e molto zucchero. Ed è servito attraverso una teiera tipica marocchina, il Barrad. Se quindi vi capiterà di essere ospiti in una casa marocchina non stupitevi se vi offriranno il tè, ma soprattutto se davanti a voi troverete tre tazze ciascuno: rappresentano rispettivamente l'amore, la vita e la morte, ed è buona educazione berle tutte e tre.

Anche in Russia il tè ha una sua posizione molto importante. E la preparazione prevede sempre, sempre l'utilizzo del Samovar. Cos'è? Una sorta di bollitore molto grande che contiene parecchi litri d'acqua calda o tè (e che oltre alla funzione di strumento per il tè è perfetto anche per scaldare l'ambiente famigliare!). Originariamente a scaldare il Samovar era un tozzo di legno (oggi la maggior parte sono elettrici), ed è per questo che il tè si chiama anche affumicato: veniva scaldato continuamente e in maniera costante, riducendosi e acquistando anche il sapore del legno!

Spostandoci dall'altra parte del globo, vi sarà capitato di imbattervi nel Mate argentino. Per gli argentini è un po' come il nostro caffè, da bere dopo i pasti o durante un break (ed è altrettanto - se non maggiormente - energico!). Si tratta di un'infusione di foglie dell'erba Mate, trattata proprio come il tè, e cioè seccata e sminuzzata. Ma anche il modo di berlo è assolutamente tradizionale: gli argentini bevono il loro mate molto molto caldo sorseggiandolo da una cannuccia di metallo infilata nel fiaschetto a forma di zucca! 

E in Occidente? Il tè più rappresentativo non è sicuramente quello italiano, che è un mix tra quello inglese e la tradizione della colazione dolce. No. Quello più diffuso è tipicamente americano, ed è il tè freddo. Un bicchiere di tè zuccherato e ghiacciato: lo beviamo sempre anche noi, e forse lo diamo per scontato. Ma ricordate che se possiamo rinfrescare le nostre giornate torride con un sorso di ottimo tè è solo grazie alla tradizione più antica, quella cinese, che fortunatamente ha diffuso la scoperta delle foglie del tè in tutti gli angoli del mondo!

Il tema bagnetto è delicato: le mamme non sanno mai quali prodotti preferire ad altri, quanto sia importante il sapone, cosa preferire tra le varie marche. Premesso che il bagnetto del neonato deve essere un rituale e che spesso basta l'acqua (il bimbo non è sporco!), a volte saponi e shampoo servono; e anche quando il bambino sta crescendo, quando arriva il momento del bagnetto vero e proprio, in effetti è bene sapere su cosa è meglio orientarsi.

Ecco perché Cosm-Etica è perfetto per fare il bagnetto: dall'azienda naturale e biologica il doccia-shampoo perfetto per i bambini e per la loro delicata cute

Cosm-Etica si differenzia da tutti i marchi in circolazione per semplici e buoni motivi. Anche quando propone prodotti per adulti, la sua filosofia si basa sull'utilizzo di tecnologie a basso impatto energetico e sull'impiego di materie prime selezionate eco-friendly, che oltre che della natura si prendono cura della nostra persona.

Gli ingredienti proposti da Cosm-Etica sono quindi tutti di origine vegetale, marina e minerale (dunque tutti naturalissimi) provenienti da agricoltura biologica e spesso a kilometro zero, senza conservanti aggiunti e privi di sostanze tossiche.

E per quanto riguarda i bambini, le linee dedicate alla loro cosmesi si distinguono oltre che per la naturalezza per l'attenzione che l'azienda pone sui temi dell'ecologia e del naturale: la linea Baby Zoe è pensata apposta in questo senso, portando l'attenzione dei bambini sul cagnolino Ugo (disegnato da Carlotta Parisi), che parla loro di come rispettare ciò che ci sta attorno divertendoci.

I bimbi si troveranno quindi di fronte a Ugo e ai suoi amici, che attraverso giochi e racconti didattici insegneranno loro a prendersi cura della propria persona rispettando la natura e crescendo consapevoli di ciò che li attornia, riconoscendo anche le caratteristiche dei prodotti che più si adattano a loro, piccoli fruitori.

Ed ecco che allora spunta tra i prodotti della linea Baby Zoe il bagno shampoo bio alla camomilla, al miele e al cotone, un detergente specifico per la pelle sensibile dei neonati e dei bambini, ricchissimo di estratti vegetali e biologici.

Oltre all'azione lavante, il bagno shampoo di Cosm-Etica si caratterizza per il suo potere lenitivo, che oltre a lasciare pelle e capelli setosi è perfetto per le pelli molto delicate o irritate, prevenendo al contempo gli arrossamenti cutanei.

Tra i principi attivi troviamo il miele, ideale per le pelli screpolate e secche grazie al suo potere emolliente e lenitivo (è ottimo dopo una giornata di sole!); l'estratto di camomilla, dalle proprietà lenitive e addolcenti; il cotone, un nutriente ricchissimo di vitamina E; e infine il Sodium PCA, un idratante naturale che grazie alle sue proprietà condizionanti rende i capelli dei bambini più facilmente pettinabili.

Insomma, un modo di fare il bagnetto in maniera sicura, naturale, completamente biologica e adatta a chi segue filosofie vegan.

Ma dove trovarlo? Ovviamente su Tatanatura (http://tatanatura.com/website/prodotto/bagno-shampoo-bio-camomilla-miele-cotone/), il rivenditore online più ecofriendly, naturale, sano e sicuro che ci sia!

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

Il figlio della serva

Giovedì, 14 Luglio 2016 06:56

Quando sono rimasta incinta della mia prima figlia…beh, che dire, sono andata letteralmente fuori di testa, fuori dalla grazia del Signore. Se ci mettiamo che era pure femmina…vi lascio immaginare. I 9 mesi di gravidanza, tutto un fru fru di acquisti…merletti rosa, pizzo, scarpine confetto, lenzuolini con fatine e stelline, culla di vimini modello nuvola bianca…stava arrivando la principessa, prima figlia, prima nipotina da entrambe le parti. Ho tenuto diari quotidiani, con frasi del tipo “oggi la pesciolina mi ha dato tre calcetti, due a sinistra e uno a destra”…o ancora “visita dalla gine ok, la paccottella pesa quasi due chili!”…”oggi shopping per la nanetta, abbiamo comprato 134 paia di calzini tutti rosa, si sa i calzini non sono mai abbastanza!”…e via dicendo, tutte ste menate, chiaro segno che avevo davvero molto tempo libero. Mi sdraiavo sul divano ad ascoltare le mie canzoni preferite e le facevo sentire anche a lei con le cuffie…cioè se ci ripenso adesso me viè il diabete, se me fossi messa a dormì non avrei fatto un soldo de danno. Ma d’altronde non lo sai cosa ti aspetta dopo…vivi in un sogno e immagini che a casa ti arriverà un cicciobello. Invece poi nascono sti cuccioli e scopri che non hanno batterie, vanno a energia solare. Quindi o li tieni al buio finchè non si scaricano o so cazzi tuoi! Ma vabbè, dicevamo…ho passato la gravidanza della prima figlia in uno stato di estasi totale, tipo deficiente. Camminavo per strada sorridendo, e adesso capisco perché le mamme con figli al seguito che mi vedevano passare, guardavano la mia pancia enorme e si trasformavano nel Grinch: ghigno malefico che diceva “ridi ridi, che poi ne riparliamo quando ci rivediamo tra due mesi!”. E io nulla, nella mia meravigliosa bolla incantata, sognavo, creavo filmati mielosi con le sue foto in bianco e nero, piangevo mentre Baglioni riempiva la stanza con le note di “Avrai” e preparavo tutto affinchè la piccola arrivasse in un nido degno di lei. E poi è nata…cuore mio…una frugoletta tutta grinzosa con un guardaroba degno di una regina, con tre passeggini, tre culle, tre sdraiette, tre di tutto. A casa nostra sembrava fossero arrivati tre gemelli, ogni stanza era attrezzata per lei e noi scavalcavamo le “sue” cose chiedendoci se avevamo mai avuto casa cosi sottosopra. Gli anni passano, e alla princess arrivano 4200 regali e pensieri al mese, da parenti, amici, vicini di casa. “Sai passavo di qua e mi sono fermata per un saluto” e sbebem mezza giocheria dentro casa. “Oggi vengo a prendere un caffè cosi spupazzo la nanetta” e sbadabam 18 outfit per la primavera. E così continuamente…senza nessuna pietà…ti vedono che hai casa che trabocca e continuano senza ritegno a portare portare portare! 

Fino quando…un giorno…stai a casa tranquilla a mettere a posto il bagno, acchiappi la scatola degli assorbenti e…rapido calcolo…non ne indossi uno da un pò di tempo…troppo tempo…via veloce in farmacia, fai pipì sul bastoncino e sulla finestrella esce scritto “te credevi che t’eri dimagrita eh! So affari tua! Questo è pure maschio, prenderai minimo 20 chili e non potrai usà nulla delle cose de quell’altra perché hai regalato tutto. Hai tenuto solo le tutine e i body rosa, che je potrai mette giusto la notte. Piripì! Ps. Si esatto, na botta na tacca! So cose che capitano!”

Crolli sul divano, e una lacrima scivola sul tuo viso…commozione? Gioia? No…nascerà a Gennaio, quindi il viaggio prenotato e pagato salta…ma porcaccialamiseriaccia! Poi tua figlia si avvicina, ti abbraccia e ti rendi conto che è grande…e che l’idea di un altro paccottello dentro casa ti piace! Si lo so, ve l’ho detto che siamo folli noi mamme! Basta sentire odore di neonato che diventiamo matte! Però io sono guarita…ho smesso anche di guardare dentro le carrozzine…

Ed ecco che inizia una nuova avventura…una nuova gravidanza…acchiappi il telefono e chiami la ginecologa, che appena sente la tua voce che dice “sono incinta” esulta pensando “ho le maldive pagate! yuppi!”. Prenoti la prima visita per il giorno N del mese, e poi torni a spicciare…poi arriva il giorno N e tu alla visita non ti presenti. Te la dimentichi! Ti chiamano dallo studio e…”signora buongiorno! Lei aveva il controllo fissato alle 12” e tu “io? controllo ? per cosa? “signora ha la visita del primo trimestre!”…buio totale!....attimi di silenzio…”aaaahhhhhhhhh siiiiiiiiiiiiiiii! Il bambino! Porca miseria! Arrivo!” 

Tutta la seconda gravidanza sarà così! Quel bimbo, figlio della serva, non te lo inculi di pezza! E sai perché? Perchè il primo figlio ha infranto il sogno! Esatto! E adesso mi darete addosso, mi direte che sono una senza cuore, ‘na matta priva di sentimenti! Ma tanto in fondo lo sapete che è cosi…la seconda gravidanza non è magica come la prima, perché tu sai che cosa ti aspetta…sai che diventerai una balena nonostante tutti i buoni propositi, sai che il travaglio sarà una cosa atroce, sai che allattare ti manderà al manicomio, sai che la notte non dormirai (e nemmeno di giorno tranquille), sai che non avrai tempo nemmeno per respirare. Quindi…fai finta che non sia successo, non ci pensi e quando scalcia nella tua pancia te sta a dì “Ah ma! Nun fa finta de niente che tanto lo sapemo tutti e due che mancano tre settimane scarse!”. Vai a fare le ecografie, e te le imberti nella borsa…salteranno fuori tutte stropicciate il giorno del primo compleanno! Vai a comprare un pò di corredino, insomma stai all’ottavo mese e non hai preso nemmeno una tutina, pare brutto. E ovviamente non ci vai da sola, ma con la prima figlia, l’erede legittima che comanda tutti i tuoi neuroni. Che svaligia mezzo negozio, che parla ininterrottamente mentre tu provi a scegliere qualcosa per il fratello in arrivo, che deve fare pipì tremila volte in un’ora. Quindi torni a casa con due tutine taglia 18 mesi, acchiappate al volo e lei, la princess, con tredici vestitini nuovi, otto leccalecca, due gelati, 4 pizzette bianche, un paio di scarpe, un pony e un unicorno rosa parlante (vivo eh!). 

È così, il primo figlio monopolizza la tua vita, la tua testa e il tuo portafoglio. E col secondo, un po’ non ci ricaschi memore della mole di roba inutile che hai comprato con la prima, un po’ non hai proprio tempo perché tra il lavoro, la casa e la sfracellacocones che hai messo al mondo ti avanzano pochi secondi al giorno che adoperi per lavarti e dormire. E un po’ pensi vabbè, riceverà tanti regali! Meglio non comprare troppe cose! E invece sapete cosa riceverà? Una beata minchia! Tu non te lo perculi, pensi che se lo perculeranno gli altri? Ma manco per niente! La gente farà proprio finta di nulla! Quando dalla clinica manderai il messaggio per avvisare che è nato, creando il gruppo su whatsapp “adesso siamo in 4!”, la prima risposta che riceverai sarà “e sti cazzi!” e la seconda sarà “Maria ha abbandonato il gruppo!”. A casa ti verranno a trovare i parenti stretti, che per il primo figlio hanno speso migliaia di euro, rosicheranno perché hai dato via tutto e te leveranno pure il saluto. Poi verranno a trovarti la prozia Alice con numero due bavaglini e la bisnonna che ha capito  che hai partorito femmina e gli porterà un paio di babbucce di lana merinos numero 22, che ad agosto saranno perfette. Fine. Sto povero figlio te lo carichi in macchina e dopo aver lasciato la prima a scuola, lo porti a fare shopping. E pensi che la roba che gli compri la laverai col napisan, la stenderai al tramonto, la stirerai e la piegherai tutte bella ordinata? Assolutamente no! Si stacca l’etichetta e via, pronta da indossare! Nel delirio delle prime settimane cercherai lo sterilizzatore, lo userai due volte e stop. Se alla prima figlia cascava il ciuccio per terra, via! si buttava e si ricomprava! Se casca al secondo figlio, una ciucciata e glielo rinfili in bocca! Le foto? Alla prima figlia un book a settimana, al secondo “oddio facciamogli una foto che dall’ultima ha messo tre denti, ha iniziato a camminare e ha imparato a sillabare!”. È così…il primo figlio ti rimbabisce, il secondo ti riporta coi piedi per terra alla velocità della luce.

Ma il secondo bimbo, proprio perché porta il titolo di secondo, è un’esperienza meravigliosa! Ti trova già pronta, sai cosa ti aspetta, ma sai anche che se ne esce, che si sopravvive! Sai che dopo un paio di settimane ciuccerà dalla tua tetta senza ucciderti di dolore, sai che le coliche a un certo punto passano, sai che prima o poi dormirà e dormirai, sai che parlerà, camminerà, accetterà l’asilo, smetterà di fare i capricci, toglierà ciuccio e pannolino, guarderà un cartone per un’ora filata permettendoti di fare una doccia. Sai che ti renderà una madre migliore, ancora più consapevole. E ti farà rendere conto che con la prima figlia, la paura ti ha impedito di godere di tanti attimi meravigliosi. Adesso guardi i tuoi due miracoli che giocano assieme, si abbracciano, e ti rendi conto che due bimbi sono esattamente i due rovesci di una meravigliosa medaglia! E siccome la medaglia ha due facce, diciamo che sto, sono a posto così!

Cinzia Derosas

www.pazzamentemamma.com

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Sapete sfruttare tutte le funzioni del vostro estrattore? Non pensate che le sue potenzialità si limitino a offrirvi ottimi succhi di frutta naturali e nutrizionalmente potentissimi! Con l'estrattore le ricette possibili sono davvero infinite. Vediamo insieme quelle perfette per il vostro cestello a maglie strette!

7 ricette con il cestello a maglia fine del vostro estrattore Estraggo Pro: dalla granita alle gelatine di frutta, le pietanze super estive che potete preparare con il cestello a maglie strette

 

- Le gelatine di frutta: sono semplici epure d'effetto, ma soprattutto ogni bambino le ama, grazie ai loro colori e alla loro stramba consistenza. Prendete una vaschetta di fragole (oppure due pesche, per variare il gusto) e una barbabietola e frullatele nell'estrattore. Scaldate poi il composto in un pentolino con due cucchiaini di agar agar in polvere e uno di zucchero di canna integrale. Versate in bicchierini piccoli e lasciate in frigo per cinque ore!

- Ricetta deliziosa per gli adulti? La sangria! Versate nel cestello 250 grammi d'uva, 340 grammi di arancia e 200 grammi di pesca. Versate poi il succo estratto in una brocca e completate con 200 grammi di vino rosso, una stecca di cannella e del ghiaccio. Slurp!

- Se avete bisogno di una bomba antiossidante (o se semplicemente amate i frutti di bosco) questo infuso è ciò che fa per voi. Estraete il succo di 30 grammi di mirtilli, di 30 grammi di lamponi e 40 grammi di fragole. Dopodiché versatelo in una casseruola con 200 grammi di acqua e portate ad ebollizione per circa 10 minuti. Lasciate raffreddare, quindi versate tutto in una bella caraffa e, per addolcire, aggiungete un cucchiaio di miele d'acacia.

- L'estate chiama i ghiaccioli, non c'è dubbio. Tuttavia, quelli in commercio altro non sono che coloranti chimici ghiacciati. Meglio scegliere quelli fatti in casa, a base di vera frutta e super nutrienti, oltre che rinfrescanti (e così i bimbi mangeranno la frutta senza accorgersi di nulla!). Tra le opzioni per preparare i ghiaccioli in casa c'è quella che prevede l'utilizzo dell'estrattore e del suo cestello a maglia fine, con il quale potete realizzare ghiaccioli alla frutta che nascondono anche un po' di verdura!

Abbinate una verdura dello stesso colore del frutto che scegliete, e mantenete un rapporto di 1/3 a 1. Quindi, ad esempio, frullate nell'estrattore 200 grammi di fragole con 65 grammi di barbabietola; 200 grammi di arancia con 65 di carote; 200 grammi di mele con 65 di zucchine; e così via.

Basta estrarre il succo e poi utilizzare gli stampini; mettete in freezer per una notte e il giorno dopo rinfrescatevi!

Ecco qui alcune idee!

- Il latte vaccino lo sconsigliamo da sempre. Non è meglio quello di mandorla, naturale e saporito? Ecco come prepararlo con l'estrattore: gli ingredienti necessari? Solo l'estrattore e le mandorle (o, in alternativa, la frutta secca che preferite, dalle noci alle nocciole). Mettete in ammollo  200 grammi di mandorle (ottime quelle bio di Noberasco!) in acqua per almeno una notte, dopodiché scolate ed eventualmente sgusciate. In una ciotola versate le mandorle, un litro di acqua e un cucchiaio di dolcificante naturale, mescolando fino ad amalgamare il tutto. Con il filtro a maglia fine già pronto, versate nell'estrattore un cucchiaio di mandorle e acqua, mantenendo sempre una proporzione di circa 1 a 5.

- Negli Stati Uniti sono ormai un must: negli organic bar il succo di erba di grano è immancabile. Una spremuta d'erba, praticamente, che assicura energia vitalità grazie alla clorofilla, alle vitamine, agli enzimi e ai minerali contenuti in altissima quantità. Come il grano stesso, infatti, anche la sua erba è ricchissima. L'erba di grano la si trova in erboristeria in diverse forme (liofilizzata, in polvere, in compresse o come una bibita), ma sarebbe meglio coltivarla in casa (cresce in una settimana!) e spremerla con l'estrattore. Come? Con il vostro filtro a maglie strette ricavate il succo da circa 50 grammi di erba, insieme a 150 grammi di acqua o di succo a scelta. Un vero toccasana!

- Granita: ecco la nostra ricetta!

Pensando alla maternità in Cina la prima cosa che viene in mente è sicuramente la politica del figlio unico: per 35 anni i cinesi sono stati obbligati dal governo ad avere un solo figlio per coppia, pagando una multa esorbitante in caso di un secondo figlio o venendo forzatamente obbligati all'aborto. Per fortuna sta cambiando, e da quest'anno i figli ammessi sono due. Uno spiraglio di luce in una situazione davvero disumana. 

Tuttavia essere mamma in Cina non è solo questo, anzi! La Cina, paese antichissimo e dalle tradizioni molto belle, è un buon paese nel quale crescere il proprio figlio. Vediamo perché.

La maternità nel mondo: essere mamma in Cina

La prima curiosità, tuttavia, riguarda proprio la politica del figlio unico, o almeno le implicazioni che finora ha comportato. Le famiglie, essendo autorizzate ad avere un solo figlio (o due; in ogni caso un numero limitato), tendono a vedere (e chiamare) i bambini come “piccoli imperatori”: li coccolano, li viziano, sono loro a comandare in casa.

Lo stesso discorso si applica sulle aspettative che i genitori cinesi hanno sui loro figli: sono altissime, naturalmente! Il sintomo è anche il vedere per strada o in giro pochissimi bambini al di sopra dei sei anni: tutti studiano moltissimo, investono il loro tempo solo nell'educazione. Se infatti nei paesi occidentali (ma non solo) la preoccupazione delle mamme si rivolge alla sicurezza dei bambini, qui le città sono così sicure (pochissimi rapimenti, armi contro la legge...) che non è assolutamente un pensiero. Pensiero che così si rivolge alla volontà di stabilità per i bambini!

Ma il bello per le mamme cinesi sapete qual è? Non è come da noi. Qui, nei paesi occidentali soprattutto, sulle mamme pende una spada di Damocle pesantissima: ok, sono ben volute e trattate benissimo, ma dall'altra parte ci si aspetta da loro che facciano tutto in maniera impeccabile, crescendo i figli, mantenendo la casa e lavorando pure. 

In Cina no: in Cina è un fatto stabilito che le mamme hanno bisogno di aiuto, che non possono fare tutto loro, che vanno rispettate! Ecco perché quasi tutte le famiglie hanno una tata, chiamata “zietta” e parte integrante della famiglia. Non solo: anche i nonni aiutano moltissimo con i bambini, e allo stesso tempo mamma e papà si prendono cura di loro, finanziariamente. La famiglia è al primo posto!

Questa tendenza al rispetto e all'aiuto alle madri la si nota sin dai primi momenti della maternità: quando un bambino nasce, le neomamme vivono un mese di “confinamento”. Come una quarantena, ma intesa in maniera positiva. Ci sono strutture che accolgono le mamme, che in questo momento hanno bisogno di concentrarsi sul bambino ma anche su se stesse, mangiando cibi speciali e seguendo regole apposite. La gente cerca insomma di sgravare dai pesi le mamme, che possono così riposarsi e “guarire” dai postumi della gravidanza.

Credenza diffusa è poi quella di tenere sempre al caldo i bambini per evitare che si ammalino. Secondo la tradizione cinese, se i bimbi hanno piedi e dita scoperte sicuramente si buscheranno un malanno.

Dall'altra parte, fa sorridere, hanno la cultura della libertà dal pannolino: viene da ridere, ma i piccoli indossano pantaloni aperti sul sederino e fanno i loro bisogni in terra. Ciò significa imparare prima a “farla nel vasino”, anche se il passaggio è completamente differente rispetto al nostro. Se noi insegniamo ai bambini a farla nel loro vasino, in Cina insegnano a farla praticamente dovunque, dove trovano!

Se vi capiterà di andare in Cina, in particolare a Shanghai, vi accorgerete che i parchi giochi sono davvero pochi. Ma questo non è un problema per i genitori cinesi: ogni città ha moltissimi parchi verdi e giardini zen, all'interno dei quali i bambini possono giocare, correre e sfogarsi, proprio come fosse un parco giochi, con il beneficio della tranquillità degli spazi verdi di questa cultura.

Non solo a scuola: se scegliete per i vostri figli gli istituti steineriani significa che ci tenete alla loro crescita attraverso il metodo Waldorf. E chi l'ha detto che certe attività e certi stimoli non possano essere portati anche tra le mura domestiche per creare una continuità perfetta a beneficio dei bambini?

Ecco 10 modi per portare il metodo Waldorf in casa: i precetti di Rudolf Steiner valicano le mura scolastiche per entrare in quelle domestiche

  • Il primo passo? Sicuramente spegnere la TV. Rudolf Steiner lo sosteneva sempre, e anche per noi un po' di televisione in meno non può fare male. Perché? Il motivo è semplice: le ore passate davanti allo schermo precludono alla mente del bambino la possibilità di svilupparsi autonomamente, di fare scelte e di creare percorsi mentali. Ma questo non vuol dire rinunciare alla fiction e allo spettacolo: proponete ai bambini delle recite e delle scenette!
  • E sempre nello spirito della fiction, della cultura e dello spettacolo, piuttosto che alla tivù affidatevi ai libri, al racconto di storie e alle fiabe. Ma non a quelle edulcorate della Disney: troppo finte, troppo irreali. Puntate piuttosto sulle favole e sulle fiabe antiche, tradizionali, nelle quali il lieto fine (quando c'è) è preceduto da situazioni davvero drammatiche, spaventose e inquietanti. Lo sono ai nostri occhi, ma i bambini le accettano tranquillamente, prendendo il buono e facendo proprio il concetto che la vita sì, sarà difficile, ma sta a noi renderla piacevole, sopportabile e di successo.
  • Pilastro fondamentale è poi il gioco libero. Adottatelo tantissimo a casa, lasciando liberi i bimbi di sperimentare situazioni, creare e risolvere problemi, calarsi nei panni di qualcun altro...
  • E un altro precetto insostituibile è quello del tempo passato all'aperto. Non lasciate che siano solo gli insegnanti a proporre le uscite e le ore nel verde. Scegliete questo atteggiamento anche a casa, spendendo il maggior tempo possibile all'esterno, scoprendo la natura, sfogandosi negli spazi ampi, giocando in libertà.
  • Libertà che significa anche fidarsi dei bambini, lasciarli esplorare senza la paura che si facciano male. Sia all'esterno sia all'interno: insegnategli come usare forbici, fiammiferi, il gas della cucina, i coltelli. Non precludete loro la possibilità di imparare cosa sono il pericolo e l'attenzione!
  • Un aspetto della vita quotidiana dei bambini che è fondamentale (e che a scuola è seguito per forza di cose) è la routine. La quotidianità scandita da tappe ripetute, da ritmi prefissati dà loro sicurezza.
  • Se i vostri bambini seguono una scuola materna Waldorf lo saprete già, lo avrete notato fin dai primi disegni portati a casa: le maestre insegnano a riempire tutto il foglio con disegni e colori prima di passare ad un altro. Instillate quindi questo senso di “pieno” nei bambini, e oltre a disegni bellissimi guadagnerete bambini con uno spiccato senso di costanza, pazienza e continuità.
  • I bambini imparano in ogni momento della giornata, sono spugne. Ricordatevi quindi di assecondare sempre ogni loro domanda e di rendere ogni attimo un momento per imparare qualcosa. Soprattutto cercate di rendere concreti i concetti astratti come la matematica attraverso gli esempi che la vita permette!
  • Non pensate mai alla creatività, allo sport, al canto e alle attività “secondarie” come mero tempo libero: è anche e soprattutto attraverso esse che si sviluppa la mente!
  • E infine ricordatevi sempre una delle regole principali della pedagogia steineriana e fatela vostra: i bambini sono individui a sé stanti, con una loro personalità e una loro autonomia. Rispettate sempre la loro unicità, incoraggiate le loro tendenze. Ricordate che ora sono bambini, ma saranno presto adulti e non apparterranno che a loro stessi!

Sara Polotti

E' difficilissimo pensarlo: siamo sempre di corsa, sempre impegnati, con agende che rischiano di scoppiare. L'”anno sabbatico” è solo un'utopia, no? Come si può pensare di staccare da tutto e da tutti, dal lavoro, dalla casa, dalla famiglia? Be', non è detto che dalla famiglia ci si debba stancare.

Courtney Adamo, mamma statunitense, l'ha fatto. Si è presa un anno di pausa da tutto, ma non dalla famiglia. Tutti insieme, lei, il marito e i quattro figli, hanno deciso di partire, viaggiare, staccando la spina per un anno. Come? Ve lo raccontiamo, come lei lo ha narrato sulle pagine del Telegraph.

Courtney e la sua famiglia, un anno in viaggio senza rinunciare alla scuola: homeschool in viaggio per il mondo con la famiglia Adamo

La prima remora che ci si fa quando si pensa di prendersi un po' di aspettativa è il dover lasciare i figli. Lei e il marito Michael hanno deciso di non farlo. Sono partiti, hanno deciso di inseguire il sogno di una vita più libera dalle convenzioni, più selvaggia. E con loro hanno portato i bambini, con la speranza di avverare il loro sogno di trovare una dimensione più naturale e rurale nella quale crescere.

“Ok, basta, ci prendiamo un anno di pausa. Partiamo con i bambini, viaggiamo per il mondo e ci concentriamo sulla nostra famiglia”. Ecco la scintilla, seguita poi dai necessari pensieri sull'organizzazione. Come ad esempio la vendita della casa e della macchina per poter finanziare il loro sogno.

I loro figli hanno undici, otto, sei e due anni, e naturalmente si sono mostrati entusiasti all'idea di abbandonare la scuola per un po'. E Courtney e Michael non hanno avuto molti problemi, da genitori, a trovare la strada adatta per l'educazione “on the road”: l'America ha una lunga tradizione di home-schooling, e cioè di scuola a casa (sono i genitori in questo caso a insegnare ai bambini, mandando comunque sempre relazioni alle scuole di competenza e facendo sostenere gli esami che provano l'effettivo apprendimento); si trattava solo di adattare il tutto alla vita sulla strada.

In primis il viaggio in sé offre moltissimi spunti didattici: Courtney e Michael si sono quindi prefissati di interrogare ogni sera i bambini su ciò che si è visto durante la giornata e sul loro diario sul quale scrivono ciò che interessa loro. E soprattutto hanno deciso di integrare i programmi tradizionali dell'home schooling (che possono sempre trovare online) abbinandoli alla vita quotidiana (fare matematica andando al mercato, studiare la scienza guardando il mondo, capire le culture visitandole e conoscendole, la storia vivendo nei luoghi che l'hanno ospitata...).

Ed è così che è giunta a stilare un elenco delle attività perfette per assicurare ai bambini un'ottima educazione anche in viaggio, anche a casa, in ogni situazione della vita. 

Il primo passo è leggere moltissimo: è la lettura una delle responsabili dell'apertura mentale! E in quest'ottica anche il sedersi con i bambini e leggere loro ogni sera qualcosa è davvero produttivo.

Anche la scrittura (sia documentativa che narrativa) è un ottimo strumento, e incoraggiandola i risultati sono notevoli. Diari, appunti, taccuini: i bimbi possono essere stimolati in molti modi, basta trovare il più adatto a loro, quello che più li intriga.

La matematica, poi, può essere esercitata in ogni momento: tabelline in macchina come fosse un gioco, addizioni di prezzi al supermercato, le frazioni dividendo la pizza, i pesi misurando la frutta al mercato...

La cultura è fondamentale, non solo quella in cui si vive. Osservare le culture (soprattutto quando si viaggia, e in questo caso è proprio la situazione migliore!) aiuta a comprendere la civiltà, la storia, le differenze... E imparare una nuova lingua può aiutare proprio in questo processo.

La vita in viaggio diventa poi perfetta per studiare la geografia: i bambini possono usare le mappe, scoprire i continenti, gli stati, ma anche le montagne e i fiumi...

E il bello della scuola in viaggio sapete alla fine qual è? Non si sono orari, non c'è un luogo fisso come la classe. Quindi è possibile catturare l'attenzione dei bambini in ogni momento, evitando quando sono stanchi o poco ricettivi!

I travasi sono una delle attività montessoriane più utili ed efficaci: oltre alla presa tramite pinze, infatti, la manualità fine si sviluppa anche imparando a travasare liquidi e solidi, allenando di conseguenza l'indipendenza e l'intelletto del bambino, che nei primi anni di vita si sviluppa di pari passo ed è legato attraverso un filo strettissimo con lo sviluppo delle capacità fisiche.

Proporre attività di travaso ai bambini (economiche e semplici!) vuole quindi dire fornire alcuni strumenti per implementare le loro capacità fisiche e intellettive, attraverso esercizi ludici eppure educativi.

Vi proponiamo allora le stazioni dei travasi per stimolare manualità e intelletto: gli elementi per creare spazi dedicati al travaso montessoriano di liquidi e solidi

- Se inizialmente non vi fidate della manualità e pensate che liquidi o sabbia possano finire per tutta la casa, non c'è problema: iniziate con i pompon di tessuto o i batuffoli colorati di cotone! In un'ampia scatola dai bordi bassi (comoda per il bambino che la utilizzerà appoggiata a terra) appoggiate qualche bottiglia con differenti aperture (da larghe a strette), cucchiai, ciotole e tutto ciò che il bambino potrebbe utilizzare per spostare i batuffoli.

(foto 1 http://busytoddler.com/2015/11/pom-pom-pouring/)

- Passate quindi ai solidi fini (farina, sabbia, cereali...). Nella stessa scatola sistemate stavolta delle ciotole con i diversi materiali divisi tra loro. I bimbi potranno poi mescolarli spostandoli nei vari recipienti utilizzando imbuti, cucchiai, misurini, bottiglie...

(foto 2 http://busytoddler.com/2015/09/scooping-station/)

- Ed ecco che arriva l'ora di utilizzare l'acqua. Approfittate di questi mesi caldi e piazzatevi in giardino o cortile con la vostra solita ampia scatola, nella quale avrete appoggiato brocche d'acqua abbastanza grandi, bottiglie, imbuti, misurini, cucchiai, barattoli e bicchieri. Lasciate decidere al bambino dove spostare il liquido, quando versarne, cosa farne. Pian piano regolerà i suoi movimenti e vedrete che più passerà il tempo meno sprecherà acqua, grazie alla manualità implementata.

(foto 3 http://busytoddler.com/2015/09/pouring-station/)

- Per rendere più divertente ed accattivante il gioco provate a colorare l'acqua con del colorante alimentare naturale: oltre al travaso di bello c'è che i colori si mischieranno tra loro creando effetti ipnotici e interessanti dal punto di vista didattico (giallo+blu che colore fa?).

(foto 4 http://newyoungmum.com/craftsmessy-play/pouring-station-toddler-activities/)

-Più il bambino cresce e più prende confidenza con questo movimento delle mani che porta al travaso da un recipiente all'altro, più precisa e più in piccolo potrà divenire la nostra attività. A questo punto potrete fidarvi anche ad allestire una piccola stazione per il travaso in casa, sul tavolo: su un vassoio disponete una bella brocca e dei bicchieri, sempre più piccoli. I bimbi impareranno a gestire la precisione e a muovere le mani in modo da essere sempre meno pasticcioni!

(foto 5 http://sugarspiceandglitter.com/set-practical-life-invitation/)

- E un altro trucchetto divertente ed educativo può essere quello di dare al bambino, insieme agli altri elementi dell'attività, anche una spugna: capiterà di rovesciare o lasciare cadere qualche goccia. Con la spugna potrà raccogliere i liquidi persi e, strizzando (quindi un altro differente movimento), porli nuovamente nei recipienti.

(foto 6 https://www.flickr.com/photos/47745580@N08/23126999372)

Sara

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Cecilia

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