Le attività Montessori da fare al mare

Sabato, 23 Luglio 2016 04:06

Tempo di vacanze, tempo di mare. Ma chi l'ha detto che proprio il mare e il sole e le conchiglie e l'oceano non possano essere occasione per imparare qualcosa? Anche se il sole è alto non è necessario mettere la didattica in ferie, soprattutto quando questa può essere tanto divertente quanto educativa!

L'importante è rispettare la natura: una volta finito il gioco, le conchiglie, la sabbia e i sassi vanno sempre restituiti alla spiaggia!

Ecco le attività Montessori da fare al mare: 9 proposte ispirate all'oceano e alle conchiglie per imparare e concentrarsi come insegna Maria Montessori

  • Quando mamma e papà mangiano le ostriche, non buttate i gusci! I gusci possono diventare infatti i piccoli contenitori nei quali suddividere le conchiglie trovate al mare per forma o colore, in un esercizio di classificazione che diventa anche occasione di allenare la presa: lasciate prendere e spostare le conchiglie con una bella pinza!

(foto 1 http://inspiredmontessori.blogspot.it/search/label/Ocean%20life)

  • Disegnando all'interno delle conchiglie delle piccole stelline colorate potrete realizzare un naturale e divertente memory (i colori delle stelle saranno in coppia, e i bambini dovranno scoprirle, memorizzarle e indovinarle proprio come nel classico memory). Un esercizio perfetto per la memoria, la concentrazione e la presa (le conchiglie da girare per le manine del bambino sono una sfida!). In questo caso si possono usare le conchiglie per capesanta che si trovano in commercio.

(foto 2 http://playinghouseinmaryland.blogspot.it/search/label/Beach)

  • Per i più piccoli a volte basta proprio questo esercizio di presa, per allenare la coordinazione occhio mano e la precisione: utilizzate le piccole palline colorate piene di punte di gomma (ricordano moltissimo i ricci di mare, no?), una pinza larga (cambiando la dimensione di volta in volta, andando sempre più verso le pinzette) e un vassoietto per muffin, dicendo ai bimbi di riempire ogni buco con un riccio.

(foto 3 http://playinghouseinmaryland.blogspot.it/2011/05/tot-trays-beach-theme.html)

  • E per stimolare la manualità fine un'altra attività super estiva divertirà i bambini: procuratevi una base tonda in polistirolo e tanti ombrellini da cocktail! Aprirli e infilarli nel polistirolo li impegnerà davvero moltissimo, e il risultato sarà super colorato.

(foto 4 http://countingcoconuts.blogspot.it/2010/08/beach-themed-activities.html)

  • Tra i tesori che i bimbi trovano in spiaggia ci sono i pezzetti di vetro colorato che gli anni, la sabbia e l'acqua del mare hanno reso satinati e smussati (non tagliano più, quindi sono innocui). Con un vassoio per posate potrete quindi ideare un'attività di classificazione per colore.

(foto 5 http://countingcoconuts.blogspot.it/2010/08/beach-themed-activities.html)

  • Le conchiglie diventano pretesto per imparare le grandezze. Iniziate con una classificazione semplice per “grande” e “piccolo”, per poi passare all'ordinazione dal più piccolo al più grosso e viceversa.

(foto 6 http://www.montessorinature.com/15-montessori-activities-for-preschoolers/)

  • In spiaggia, sulla spiaggia con un bastoncino, possiamo allenare la scrittura delle lettere dell'alfabeto. Prima con le dita, quindi con un bastoncino: i bambini impareranno pian piano l'alfabeto prendendo confidenza con la presa specifica della scrittura, divertendosi e sperimentando materiali e pattern curiosi.

(https://www.buzzfeed.com/mikespohr/guenstige-aktivitaeten-die-ihre-kinder?utm_term=.hdAK0A7O1x#.syoRo2wXVZ)

8 idee per insalate di pesce estive

Venerdì, 22 Luglio 2016 07:18

Se siete seguaci della dieta mediterranea, o comunque onnivora e varia, saprete che variare spesso i cibi assunti è una prerogativa imprescindibile per la nostra salute. Poca carne è sempre meglio, ma se proprio non potete fare a meno dei derivati animali perché un paio di giorni a settimana non scegliete il pesce piuttosto che le carni rosse? Non serve organizzare grigliate o cucinare piatti elaborati e di difficile preparazione. Anche le insalate semplici e veloci sono un'ottima alternativa!

Ecco 8 idee per insalate di pesce estive: il modo più semplice e veloce per inserire il pesce nella vostra dieta, integrandolo con le verdure di stagione

- Semplicissima, basta togliere il salmone affumicato dalla busta, tagliare a pezzetti un avocado maturo e unire i due ingredienti ad un'insalata verde a vostra scelta, magari che comprenda qualche gustosa foglia di rucola. Condite poi con salsa di soia e sesamo per un gusto deciso e davvero irresistibile.

(foto 1 http://blog.seasonwithspice.com/2015/07/homemade-japanese-ponzu-sauce-recipe.html)

- Sempre il salmone, ma stavolta grigliato. Grigliate un bel trancio in una padella antiaderente con un filo d'olio, quindi utilizzatelo come ingrediente per un'insalata mista con pomodorini, cipolle rosse a rondelle, feta e olive, condita con olio, sale e limone e completata con una spolverata di timo!

(foto 2 http://www.cookingclassy.com/2015/06/greek-salmon-salad/)

- Se nella vostra famiglia si va pazzi per i gamberi, cucinatene dieci in una padella (basta scaldarli per pochissimi minuti, pelandoli successivamente), quindi tagliateli a pezzetti. Intanto tagliate a dadini tre gambi di sedano e una cipolla. Unite tutto e condite con un mix di olio, sale, pepe e un pizzico di senape (di quella già pronta, meglio se delicata).

(foto 3 http://www.latinmeetslagniappe.com/southern-shrimp-salad/)

- I gamberi sono buonissimi anche se coniugati nel senso della cucina orientale: grigliatene qualcuno, quindi create un piatto nel quale tutti gli ingredienti sono divisi in compartimenti. Carote alla julienne, zucchine, insalatina, germogli di soia, ma soprattutto una porzione di noodles (cotti e poi fatti raffreddare). Condite poi tutto a vostro piacimento (meglio con qualche spezia per aumentare l'effetto "oriente"), mischiando gli ingredienti o spizzicando di sezione in sezione.

(foto 4 http://www.recipetineats.com/vietnamese-shrimp-prawn-noodle-salad/)

- La semplicità in un'insalatona di legumi che è tipicamente mediterranea: quella di fagioli e tonno. Basta mischiare in una ciotola i vostri ingredienti (i fagioli in scatola - della varietà che preferite, ma i borlotti e i cannellini sono i migliori! - e il tonno sotto'olio, aggiungendo del porro tagliato fine) e condire con olio, limone, sale e pepe.

(foto 5 http://www.budgetbytes.com/2012/10/tuna-white-bean-salad/)

- Insalata di polpo? Eccovela! Prendete un polpo bello ciccione e cuocetelo in pentola a pressione, lasciandolo poi riposare in acqua calda a cottura ultimata e rimuovendo quindi la pelle attorno ai tentacoli. Dopodiché tagliatelo a tocchetti e conditelo con olio, limone, sale, poco aglio tritato, prezzemolo e una spruzzata di pepe.

(foto 6 http://blog.giallozafferano.it/lifferia/insalata-di-polpo/)

- Se al polpo aggiungete poi le patate, il piatto sarà davvero completo. Cuocetelo come scritto sopra, quindi aggiungete nella ciotola cinque patate lesse tagliate a tocchetti e condite con un trito di prezzemolo, olio, aglio, sale e una punta di senape.

(foto 7 http://ricette.giallozafferano.it/Insalata-tiepida-di-polpo-e-patate.html)

- Se siete fan del pesce crudo, a questa insalata non potrete resistere. Si tratta di una combinazione di tonno freschissimo tagliato a cubetti, avocado a fette, mango a tocchetti, insalata e semi di sesamo (bianchi e neri), il tutto condito semplicemente con un po' di salsa di soia, che aggiunge il giusto salato a ingredienti abbastanza dolci.

(foto 8 http://www.foodiecrush.com/poke-tuna-and-mango-salad/)

Un giro di carillon...

Giovedì, 21 Luglio 2016 14:17

Quando ero incinta della mia prima figlia, ho incontrato molti genitori seguaci del terrorismo psicologico. Spiego. Trattasi di quei genitori che appena scoprono che aspetti un bimbo, si sentono in dovere di metterti in guardia su come la tua vita cambierà in maniera drastica. La frase principe che ti senti dire è “dormi adesso perché poi…poi vedrai…”………………..e buttano una manciata di puntini di sospensione. O ancora “uh poi vedrai quando metterà i denti…allora si che saranno dolori…”………………e via n’altra manciata di puntini di sospensione, effetto panico. E vanno avanti “mamma mia, preparati quando andrà al nido…si ammalerà ogni due giorni…vedrai vedrai…”…………….. E tu nella tua mente immagini sto ragazzino che sta per nascere come un alieno che arriverà a devastare la tua esistenza. Poi ragioni un po’ e pensi “ma no, non è possibile, i bimbi non sono tutti uguali, mica l’esperienza di un genitore deve per forza essere la mia”. Partorisci, e scopri che il terrorismo psicologico che hai subìto (che è poi lo stesso che io faccio a voi…deh ih ih oh oh……………..) e che ti aveva prospettato l’apocalisse, non si avvera. O almeno questo è quello che credi. La mia prima figlia ha sempre dormito (ovviamente, come tutti i neonati, a scaglioni, ma dormiva), a 9 mesi aveva già quasi tutti i denti, messi senza alcuna sofferenza (un pò di febbre per i molari e stop), svezzata senza difficoltà accettando ogni alimento che le proponevo, a 10 mesi camminava, a 20 inserita al nido (un pò di pianti, strazianti più per me che per lei sicuramente, ma nulla di non risolvibile), malattie nella norma, ma solo il primo anno di asilo, e nulla più. Una bambina sicuramente vivace, che non stava mai ferma, una lingua taglia e cuci logorroica come pochi, signorina tu mi stufi, puntigliosa come tutte le donne. Adesso ha quasi sette anni e mi manda in bestia ogni 3,5 secondi, ma con l’amore materno, la comprensione e le minacce di farle sparire giochi tv tablet bici e roller, più o meno mi ascolta.

Quando sono rimasta incinta la seconda volta, ricordo che una sera mio marito mentre sonnecchiavamo sul divano, mi fa “pensa se Ele era quella tranquilla, e questo magari è quello tremendo”….e pure lui ridacchia e lascia sti puntini di sospensione. Fatto. Il mio cervello si attiva in ottocento collegamenti neuronali e cerca di ricordare com’è stato tirar su la prima…sicuramente non troppo doloroso…certo non stava mai mai mai ferma durante il giorno…si vabbè però dai era buona…oddio quel capriccio dentro al centro commerciale quando si è buttata per terra…però ha smesso subito…e in effetti ti rendi conto che con la prima, non t’ha detto proprio zella…e forse….forse….lui…oddio….no…non può essere….sarà buonissimo….dolce dolce….SBEM! Un calcio allo stomaco, come a dire “ma che cazzo stai a dì a ma’!”…e poi devo essermi addormentata perché non ricordo più nulla. 

Il 20 gennaio 2014 nasce…un nanetto troppo bello…una palletta, che si rannicchiava in braccio a me tipo Popples! Appena l’ho visto ho pensato subito che sarebbe stato il mio ometto stupendo e buono. E infatti, non ci avevo capito un cazzo. A un giorno di vita mi è quasi caduto dal letto mentre lo cambiavo, cioè questo cosino di 50 cm scarsi era una specie di anguilla. E così ho capito che le capriole che faceva in pancia 24 ore su 24, non avrebbe certo smesso di farle adesso che aveva tutto questo spazio a disposizione. Appena nato si è attaccato alla mia tetta come se non ci fosse un domani, mangiava con lo sguardo di uno che sa che a breve arriverà la fine del mondo. Faceva un male boia! I primi tre minuti di ogni poppata (moltiplicato per ogni tetta) sciorinavo parolacce in italiano, in sardo e in romano, una babele di scurrilità che se poco poco mio figlio le ha incamerate nei cassettini della memoria, appena saprà parlare dovrò tremare. E siccome soffriva di reflusso, spesso dopo averlo allattato per un’ora lo tiravo su e rivomitava tutto. Quindi gli davo l’altra tetta, via per un’altra ora e poi rivomitava di nuovo. Una meraviglia, sono quelle esperienze che scaldano il cuore e che ti fanno capire che quella tua amica che ha deciso che non avrà bambini e che adesso sta trombando chissà dove con chissà chi, non è poi così scema come credevi. 

Lo svezzamento di Samu? Un incubo! Il cucchiaio non era contemplato nel suo DNA. Sin dal primo boccone di frutta omogeneizzata, sputata ovviamente addosso a me, ha deciso che mi avrebbe reso il lavoro impossibile. Ha pianto per mesi ad ogni pappa, dolce o salata che fosse. E tutti intorno a me dispensavano consigli, non mancando mai di sottolineare “certo però è strano che non la vuole”….ma sei sicura che è buona?”. Oh si è buooooona!!! Una cacchetta verde di crema di tapioca stemperata in un brodo di patata carota spinaci e nulla, senza sale, con un liofilizzato di carne di ornitorinco, olio e parmigiano, non può che essere deeeeliziosa, sublime, degna di Master Chef! Ma che cazzo di domande fate? È ovvio che è ‘na merda, ma se la deve magnà perché se non ha denti nun lo posso portà da Giggi er buiaccaro a sfonnasse de trippa! Ma lui non mangiava, sputava, e io mi ingegnavo a preparare mille brodini diversi, trecento tipi di carboidrati, dalle creme alle minestre, con o senza carne o pesce…e tutto finiva dentro al secchio. Così per un tempo lunghissimo, fino quando ha iniziato a fargli schifo il latte e allora ha capito che forse la pappa era meno peggio. Ma Dio sa se ho dovuto tribolare e non cedere. 

Perché Samu è così, dolce come il miele con i suoi occhi da cerbiatto, ma quando era in fila da nostro Signore per ritirare la sua “mission in terra”, ha deciso che tra “inventare l’auto che va a scorregge” e “trasformare mia madre in una larva umana” la seconda era più facilmente attuabile. Minimo sforzo, massimo rendimento. E ci si è messo d’impegno.

Perché oltre ad avermi fatto tribolare per il cibo, per il reflusso, per le coliche, per la dentizione…Samuele non ha dormito una notte filata per i primi 19 mesi della sua vita. Esatto, 19 lunghissimi mesi in cui il sonno diurno e notturno di mio figlio durava esattamente un giro di carillon. Per un po’ ho anche frequentato i “non dormienti anonimi”…ciao sono cinzia e non dormo da 6 mesi… Lo mettevo a nanna, a volte dopo averlo allattato, o dopo averlo dondolato sulla carrozzina, oppure da più grandicello dopo una tequila. Accendevo il carillon e la musica di Bach riempiva la cameretta. 20 minuti circa di sinfonia, al termine della quale lui si svegliava. Fine. E io andavo a rassicurarlo, riaccendevo il carillon, si riassopiva, uscivo dalla stanza, altri 20 minuti e taaaac, di nuovo sveglio. Era capace di andare avanti così anche tutta la notte, e non pensiate che non abbiamo provato a eliminare sto maledetto carillon. Abbiamo pensato forse è meglio senza musica, canto io, o ballo se serve, o mugugno, imito le onde del mare, il verso dei gabbiani, l’acqua di una cascata che scroscia, qualunque cosa. Nulla. Non serviva a niente. Samu dormiva per 20 massimo 30 minuti e poi fine, a posto, rigenerato, rifocillato di sonno come se avesse dormito i mesi, tipo orso in letargo. E se da piccolo era facile fregarlo semplicemente tenendo la stanza al buio e convincendolo che era notte (sebbene fossero le 9 del mattino) per cercare di non dormire un altro pò…crescendo la tecnica ha smesso di funzionare. Lo scorso anno in questo periodo eravamo ancora in un delirio di stanchezza e di mancanza di sonno cronica, e lui dopo aver non dormito per tutta la notte, ore 7 del mattino era sveglio a reclamare cibo e cartoni animati. 

E io pensavo “non ce la posso fare, non sopravviverò, meglio fare testamento…”…incrociavo lo sguardo di mio marito e gli bisbigliavo “non ridere sai! È solo colpa tua! Potevamo andare al cinema per il nostro anniversario!!!”…

Ma poi ad un certo punto una mattina ti svegli, tutta rintontita, e ti rendi conto che hai sognato…hai fatto un sogno, strano per carità, dove una rana rossa ti inseguiva perché non avevi pagato la bolletta del telefono, ma HAI SOGNATO! Il che significa che sei entrata nella fase REM! Non è possibile! Non riesci a crederci! Guardi l’orologio, un quarto alle 8…ti stropicci la faccia, tendi l’orecchio alla cameretta…silenzio…e allora salti giù dal letto, e la prima cosa che fai è andare a vedere se respira…e si, respira. Ed è stupendo mentre dorme, col sederotto all’insù, un ciuccio in bocca e uno nella manina…e pensi “forse ce l’ho fatta…magari è un caso, ma magari continuerà a dormire…”…e tra alti e bassi, piano piano, il sonno si fa più regolare, a volte qualche risveglio, a volte nessuno. E niente, capisci che sta crescendo…che forse il peggio è passato…sei entrata nella lista delle mamme che escono vincitrici…e adesso è tutto in discesa…più o meno. Come dice mio marito, “se non famo cazzate tra n’annetto ne semo venuti fori!” ☺☺☺

Cinzia Derosas

www.pazzamentemamma.com

https://www.facebook.com/PazzamenteMamma-625010254346819/

E’ più figo chiamarlo WHO!

Giovedì, 21 Luglio 2016 13:49

Noi operatori sanitari citiamo moltissimo le fonti OMS...ma di cosa si tratta davvero?

"L'Organizzazione mondiale della sanità (OMS, o World Health Organization, WHO in inglese), agenzia speciale dell'ONU per la salute, è stata fondata il 22 luglio 1946 ed entrata in vigore il 7 aprile 1948 con sede a Ginevra.

L'obiettivo dell'OMS, così come precisato nella relativa costituzione, è il raggiungimento da parte di tutte le popolazioni del livello più alto possibile di salute, definita nella medesima costituzione come condizione di completo benessere fisico, mentale e sociale, e non soltanto come assenza di malattia o di infermità." testo tratto da WIKIPEDIA.ORG

Beh che dire...massimo rispetto!

Ovviamente un ente come questo ha raccolto così molti dati da creare studi scientifici anche sul mondo maternità...gravidanza, nascita ed allattamento.

La promozione dell'allattamento materno è considerato da UNICEF un DIRITTO e inserito nella convenzione ONU sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza.

Il latte materno deve essere la PRIMA scelta.

In questo articolo mi voglio soffermare su una questione per me fondamentale:

I DIECI PASSI UNICEF_OMS, ovvero un decalogo che gli ospedali devono rispettare rigorosamente per essere definiti "ospedale amico dei bambini" (baby friendly hospital initiative_ BFHI nata negli anni novanta per promuovere l'allattamento materno). Www.unicef.it/doc/150/dieci-passi-per-allattamento-al-seno.htm

In Italia oggi ne contiamo SOLO 25!VENTICINQUE!

NESSUNO A MILANO E PROVINCIA (fonte unicef.it)

Vi chiedo di andare a leggere!

Certo, certo, molti ospedali stanno lavorando per ottenere questo riconoscimento, ma di fatto non sono ancora inseriti nella lista ufficiale.

E poi ci stupiamo se falliscono così tanti allattamenti materni? io sinceramente no! un allattamento materno fallito NON è un fallimento della mamma...ma il fallimento di una società NON CAPACE di sostenere la neomamma in questo impegnativo, stancante e a volte difficile momento della vita.

Manca proprio alla base l'aiuto alle donne, sempre più sole, la corretta informazione e la possibilità di essere incoraggiata ad allattare, a partire proprio dai primi giorni di vita del neonato, giorni fondamentali per avviare l'allattamento materno!

Ostetrica Daniela Pergola

Gli ultimi anni sembrano segnati dalla tendenza a etichettare bambini vivaci, un pochino più "difficili" da gestire,, attivi e forti come iperattivi, arroganti, maleducati. Spesso le diagnosi sono affrettate, basate su criteri generici forse troppo leggeri. E molte volte, quindi, rischiamo di confondere la forza dei nostri bambini con tendenze troppo negative.

Il vostro bambino non è "difficile", ma fortissimo: come utilizzare gentilezza e rispetto per indirizzare la spavalderia dei figli nella maniera corretta

Per capire quanto perversa sia la nostra percezione, proviamo solo a pensare come vengano definite le stesse qualità quando una persona è bambina e quando è adulta. Se un adulto è determinato, il bambino è testardo; se un adulto è incisivo, il bambino è spavaldo; se un adulto è autoritario, il bambino è prepotente.

Certo, l'educazione sta sempre al primo posto, ma siamo sicuri di non esagerare? Queste caratteristiche dei bambini "difficili" sono certamente qualità che da grandi li renderanno persone di successo, professionalmente e personalmente! Basta solo indirizzare il tutto con la giusta modalità.

La giusta modalità, però, non è quella solita che ormai si tende ad utilizzare, e cioè forzare l'obbedienza, spegnere il loro spirito troppo vivace e soffocare le loro idee.

Non neghiamo che possa essere difficile vivere con bambini troppo vivaci o sicuri di sé. Di che bambini parliamo? Di quelli super creativi e intelligenti, appassionati di ciò che fanno, concentrati sugli obiettivi, curiosi e pieni di perché, precisini; di quelli che imparano facendo e sperimentando, che urlano per farsi ascoltare, che non amano i cambiamenti, che sono davvero sensibili e che sono super indipendenti.

Non fatevi intimidire, e non pensate che siano strani o difficili. E non provate nemmeno a cambiarli!

Voi genitori dovete trovare il giusto equilibrio tra il mettere regole e lasciare il vostro bambino libero di diventare chi è realmente. 

Siate calmi, presenti, incoraggianti, anche quando di mezzo ci sono regole e limiti. Siate un esempio per loro: i bambini così forti e indipendenti tendono a identificarsi con i genitori, a studiarli e a imitarli, quindi cercate di essere sempre comprensivi e decisi nelle vostre scelte, anche quando lo educate.

Questa tendenza a studiare i genitori e le figure autoritarie spesso potrebbe portare ad un atteggiamento di sfida dei bambini nei vostri confronti. È normale: stanno testando i limiti, i confini, quindi non prendete il momento come se fosse un'occasione per esercitare il vostro potere, ma rispondete piuttosto con gentilezza e rispetto, con dialogo e confronto.

Non dovete vedere la loro prepotenza o il loro essere spavaldi come una sfida personale a voi genitori, o come un insulto, come maleducazione fine a se stessa. Prendetela come occasione di crescita. Ascoltate più in profondità quello che vi stanno dicendo, leggete dietro alle righe e distaccatevi un attimo dalla vostra visione: pensate sempre che i bimbi hanno un loro mondo, un loro ragionamento e una loro idea, e piuttosto che ammazzarla ragionate insieme a loro su come vogliono comportarsi, su qual è il problema, su qual è il comportamento adatto.

Ma sopratutto evitate sempre le punizioni: attraverso la punizione il bambino percepisce una "responsabilità" molto più grande di ciò che è realmente. Sente di essere sbagliato, piuttosto che avere sbagliato. E così si innesta una catena di comportamenti a cui è difficile porre un freno. Anche qui allora il ragionamento è sempre la chiave! La prossima volta vi fiderete di lui, finché la lezione non sarà assimilata e finché lui non avrà trovato il modo di far funzionare le cose non tanto secondo precetti definiti, ma secondo la sua personalità e il suo essere.

Il segreto alla fine è una famiglia che coopera, che rispetta ogni individuo, che ascolta l'altro, grande o piccolo che sia, senza avere la presunzione di pensare che qualcuno sia più intelligente di altri, più legittimato al potere o più degno di rispetto!

Come si fa a vendersi da soli?!

Giovedì, 21 Luglio 2016 13:12

Mi è venuta una riflessione, così, tra il chiaro ed il fosco, una folgorazione sulle Vie di Damasco, mentre stendevo le lenzuola in giardino e pensavo a cosa avrei scritto per questo sito. Non sempre è facile scrivere, specie se la tua vita non gravita intorno ad avventure nel Sudan e spedizioni in Groenlandia.

Io vi dico la mia, è più una riflessione che altro, questo sito mi piace, anche se non sono mamma, a mio parere chi ci lavora dietro (me esclusa) sono brave cavoli, poi ti può piacere o meno, poi puoi condividere o meno, ma si capisce quando qualcuno parla e/o scrive di un argomento che conosce, per cui ha studiato e si è informata, che ama ed in cui crede e chi non ascolta e ne parla comunque, magari con pregiudizio e vaneggia nel suo cazzismo cosmico mentale.

Tutte noi abbiamo delle qualità e qualcuna è davvero brava in quello che fa, magari qualcuno ricama con mani di fata, alcune cucinano manicaretti da ristorante stellato, altre preparano e decorano torte da vetrina, alcune scrivono in prosa ed in rima, altre hanno un sesto senso con i bambini che la Montessori e Mary Poppins sembrerebbero a confronto della incompetenti, magari qualcuna dipinge come Monet… ma quante di noi hanno imparato l’arte e l’anno messa da parte? Quante di noi a fine giornata hanno avuto modo di esprimere e far apprezzare il loro vero talento? Quante di noi hanno lavorato con il loro dono, lo hanno esternato al mondo, ma soprattutto: quante di noi portano a casa la pagnotta facendo quello che davvero gli piace?!

Si deve essere le persone giuste, nel posto giusto ed al momento giusto e con la luna calante, Saturno contro, nell’anno bisestile… oppure basta avere le capacità, lavorare su se stesse, crederci senza mollare… cazzate bisogna avere due cose: conoscenze e culo.

Poi di blog, ad esempio, ce ne sono tanti quanti i fili d’erba in un prato, qualcuno davvero valido e magari poco seguito perché non lo si conosce, poi c’è chi si riesce a far conoscere e magicamente, qualunque cosa posti diventa “virale”, seguita e fa ridere, è bellissima, interessante e tanto altro solo perché… lo ha scritto lei/lui. E se poi mandi un commento su qualcosa che non ti piace… apriti cielo, vieni tartassata perché no chi gestisce quel blog è talmente seguito che lo rende inattaccabile.

Così di libri; lo scrittore che scrive romanzi o gialli o saggi, il libro best seller, tu lo leggi e ti piace, molto, comperi il secondo, poi il terzo ad un certo punto boh, ti pare che anche lui abbia il blocco dello scrittore, ti pare che gli argomenti siano sempre quelli e che le emozioni che ti trasmette non siano più paragonabili alle prime; ma vende e come se vende… certo lei/lui é… Vabbé chi se ne frega, anche a loro sarà capitato di scrivere una cagata no?... scherzi a loro non può capitare, hanno vinto il premio… E allora?

I cantanti? Storico, lo segui da sempre, sei stata a moltissimi suoi concerti, poi ad un certo punto, sarà che canta da trent’anni e pure la sua fantasia se pur sconfinata, le idee se le è passate tutte… ma se lo dici è come un tabù… non può essere, impensabile.

Questa riflessione mi è partita da un sito che seguivo, lo trovavo molto carino davvero, sarcastico e divertente, leggero ma pieno di spunti, poi ad un certo punto con tanti che ti seguono, i libri che vanno a ruba, i continui (e solo quelli) elogi senza mai una critica, va a finire che la persona inizia a cambiare direzione, l’argomento per con cui il sito era stato inizialmente aperto inizia a scemare, si parla di tutto, ma io non ci trovo più quella passione di una volta, tra le righe non vedo più la grinta di farsi conoscere ma il piacere di trovare nei luoghi comuni il consenso e l’accondiscendenza degli utenti; ed è così che il blog continua ad andare avanti, seguitissimo, in cui però ormai la persona che ci scrive ha perso (a mio parere) l’obiettivo, ma in compenso con i soldi che ha fatto viaggia tra Africa ed Australia, UK ed Italia, Giappone e Malta, con il minimo sforzo, le basta postare le sue foto delle vacanze e tutti lì a mettere un “mi piace” via l’altro. Ma mi piace cosa? Mi piace che tu ogni tre mesi vai ai caraibi? Mi piace che scrivi post tipo “le regole fondamentali per come rilassarsi alle Maldive” … grazie perché sai davvero io se fossi a Santo Domingo non saprei proprio come sfuggire allo stress…, ma quante di voi si rispecchierebbero in quello che viene scritto?

Mi piace porre l’accento su quanto dobbiamo, secondo me, avere la mente aperta e questo significa non solo leggere di qualcuno che magari non è proprio conosciuto come Dario Fo, ma avere il coraggio di criticare chi, anche con una carriera rispettabilissima alle spalle, per una volta non ci è piaciuto: penso che (ad esempio, tanto per dirne una) anche ad Agatha Christie, sarà capitato di sentirsi dire “non n.c.s. non ci siamo, è una cagata”…

La morale non c’è di questa storia, forse è solo una psicocazzata che volevo condividere, sono certa che anche tra chi sta leggendo ora c’è qualcuno/a che sa di cosa parlo, che sa di avere delle qualità superiori magari a chi invece in quel campo è riuscito a sfondare per mille altri motivi, che a volte vanno ben oltre il solo merito o la sola bravura. A volte me lo chiedo, ma se questa idea che ho, se questa cosa che leggo scritta da un qualunquerrimo, se questo quadro non fosse stato dipinto da un’artista di strada, ma dal signor X o dalla Signorina Y, avrebbe una diversa valenza, cosa penserebbe il tal famoso se sapesse che c’è chi vive sul marciapiede ma balla come uno della Scala…

Nel frattempo tenetevi stretta le vostre qualità, sono comunque un dono, apprezzate il vostro lavoro quotidiano, già star dietro ad una famiglia e far girare tutti gli ingranaggi è un’arte, se poi riuscite a fare il bagno ai pupi mentre cantate come la Callas o ballate come la Fracci passando lo strofinaccio, beh tanto meglio.

Elena Vergani, autrice di Il mondo è bello perchè è variabile

Non essendo nativi digitali forse la prendiamo troppo sottogamba. Ma per i nostri bambini nascere circondati dalla tecnologia digitale la rende qualcosa di normale, a volte fin troppo. Ecco perché dobbiamo tenere conto dei pericoli di tutto ciò: si rischia che i bambini diventino ragazzi e adulti troppo dipendenti dalla tecnologia, da internet, dai collegamenti digitali.

Il pericolo di smartphone e device tecnologici è reale: perché in casa è meglio fare attenzione a quanta e quale tecnologia di utilizza, per evitare dannose dipendenze

Lo si vede ovunque, ormai: bambini, sempre più piccoli, che tengono in mano iPad, iPhone, smartphone e tablet a non finire. Quando eravamo piccoli tutto questo non esisteva, ma per loro è normale nascere e vedere ogni giorno gli adulti avere a che fare con queste diavolerie, e di conseguenza imparare fin da subito il loro utilizzo, in una maniera che a noi potrebbe sembrare irreale e pazzesca. Già: i nostri figli sono capacissimi di usare la tecnologia, fanno scorrere i loro ditini, allargano le fotografie (e che piacere hanno a rivedersi subito nelle immagini!), giocano ai loro videogame.

Ma sempre nuove (allarmanti) statistiche fanno drizzare le antenne e accendono qualche campanello di allarme: i giovani ragazzi sono sempre più dipendenti dai loro dispositivi mobili. Proprio come fosse una droga.

Lo dice anche la CNN, basandosi su ricerche ufficiali: il 50% dei ragazzi americani dai 12 ai 18 anni ha ormai sviluppato una dipendenza pesante dal proprio smartphone (o tablet: non fa differenza). Come lo si riconosce? Dal fatto che questi ragazzi preferiscono di gran lunga stare al chiuso e giocare con loro stessi, con i loro device, piuttosto che uscire con gli amici, andare a fare una passeggiata, mangiare un gelato in compagnia o andare al cinema. Sono sempre distratti, non partecipano attivamente alle discussioni in famiglia e quando lo fanno abbandonano subito tutto nel momento in cui il telefonino trilla per una notifica. Hanno sempre il naso abbassato sul loro smartphone, insomma.

Ma come prevenire questa dipendenza tipica del nostro secolo prima che sia troppo tardi? Be', i genitori devono mettersi d'impegno e iniziare sin dal momento in cui il figlio riceve il suo primo device (ormai è inevitabile, no?) a mettere qualche regola e paletto.

Innanzitutto, sarebbe bene alzare l'età in cui i ragazzi ricevono il loro primo cellulare personale. Lasciate passare almeno le scuole medie! E, una volta ricevuto, ecco che è giusto porre qualche limite. Ad esempio, non lasciate che lo portino a scuola, per evitare distrazioni davvero controproducenti. E, una volta che si sono abituati a farlo, se vi chiedono fiducia dategliela: basterà che vi promettano di non tenerlo acceso durante le lezioni.

Dopodiché passate alle regole a casa, che seguirete tutti per dare il buon esempio: una buona abitudine per tutta la famiglia è quella di spegnere il cellulare almeno durante i pasti, per godere tutti insieme della conversazione e della convivialità. E non preoccupatevi di diventare genitori antipatici: fate seguire la regola anche agli amichetti, quando sono invitati a pranzo o cena. Potrà sembrare strano e tirannico all'inizio, ma quando si accorgeranno dell'effettivo piacere di mangiare senza distrazioni si renderanno conto che è davvero una bella cosa!

Solo così è possibile far capire ai bambini che il tempo passato davanti al computer, allo smartphone o al tablet è solo tempo accessorio, e che la vita vera, quella piacevole e divertente, è altro. 

L'importante è che in famiglia si prenda tutti l'occasione per ridurre le ore passate connesse e per imparare a non stare in ansia per ogni singola mail ad ogni singola ora del giorno. Se i genitori danno l'esempio in maniera naturale, allora i figli cresceranno con la convinzione che sia davvero solo qualcosa di superfluo, accessorio e sì utile, ma non vitale. 

Allora capiranno davvero che la vita vissuta realmente, sulla propria pelle, è molto meglio di un'avventura attraverso il personaggio di un videogame, e che una conversazione faccia a faccia è di gran lunga più piacevole di due chiacchiere senza spessore e senza anima nascondendosi dietro ad uno schermo.

Prevenire è meglio che curare, soprattutto se questa prevenzione gioverà a tutta la famiglia, individuo per individuo.

Fare il genitore si sa, è il mestiere più difficile: i figli sono il più grande dono che la vita ci regala, ma allo stesso tempo ci mettono davanti grandissime sfide quotidiane sia fisiche che psicologiche. Così la stanchezza, la frustrazione di non riuscire a fare tutto, le preoccupazioni, gli impegni e le loro richieste a volte ci sopraffanno: la nostra pazienza viene meno. Ci sentiamo davvero oltre le nostre capacità fisiche e mentali: sopratutto noi genitori che seguiamo un approccio più "consapevole" all'educazione, il perdere le staffe ci fa sentire davvero in colpa. Diciamo che ci sono giorni no, ci sono momenti in cui giustamente "sbrocchiamo", quello che non è giusto è che lo scaricare rabbia sui propri figli sia un modo di vivere permanente e costante giustificato dal fatto che siamo stanchi: in questo caso qualcosa nell'ingranaggio è da cambiare, limare o eliminare. E spesso basta davvero poco, basta inserire un tassello come quello del concedersi 5 minuti a non fare assolutamente nulla sul divano per far scattare grandi rivoluzioni: talvolta basta fermarsi, osservare e dire guardandolo negli occhi un "ti voglio bene, sei meraviglioso"  e concedersi in un abbraccio lungo e intenso "per svoltare la giornata".

In questo portale cerchiamo di offrirvi gli strumenti che secondo noi sono fondamentali per vivere in armonia, in primis l'empatia e l'ascolto di sè, del proprio istinto, ma a volte un aiutino non guasta. Partiamo però dal presupposto che i fiori non sono la manna dal cielo che risolve i problemi della nostra famiglia: sono un aiuto per trovare l'energia necessaria per il cambiamento, anzi molto stesso sono l'aiuto che mette in moto questo. Talvolta dobbiamo prima risolvere conflitti dentro di noi, liberarci di fardelli del passato per trovare la combinazione giusta che rende tutto più semplice e gioioso. Così i bambini, estremamente sensibili, generalmente rispondono positivamente ai nostri imput, ai nostri cambiamenti, a ciò che succede di nuovo dentro di noi, come se ci leggessero dentro. 

Ecco allora la miscela di fiori di Bach per aumentare la pazienza dei genitori: i fiori che aiutano noi genitori a sviluppare empatia e lucidità

 

- Olive: per aumentare forza fisica e psicologica. Perchè tutto va bene, ma se hai esaurito forza fisica e mentale puoi fare poco.

- Chicory: per riuscire ad accettare serenamente la personalità del bambino e la sua naturale strada da percorrere

- Holly: per infondere maggiore senso di empatia con il bambino

-Impatients: per aumentare la pazienza, la calma e l'apertura all'ascolto del bambino

- Aspen: per diminuire le paure nascoste e il senso di ansia 

 

Giulia Mandrino

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

 

Cosa significa partorire in casa maternità

Mercoledì, 20 Luglio 2016 13:06

Durante la gravidanza uno dei pensieri più importanti e costanti riguarda la scelta della struttura nella quale partorire. Affrontare il parto deve essere quanto di più naturale e confortevole possibile, quindi ogni donna deve avere il diritto di scegliere la modalità che sente più adatta a lei. Ospedali, cliniche private, in casa (a domicilio, quindi). Ma c'è un'altra opzione, forse meno conosciuta: la casa maternità. Di cosa si tratta? Ve lo spieghiamo subito.

Cosa significa partorire in casa maternità: la via di mezzo ideale tra l'ospedale e il parto domestico, per un parto naturale e confortevole

La premessa sempre necessaria quando si parla di scelta del luogo del parto è una: che ci siano le condizioni affinché la mamma possa scegliere senza per questo mettere in pericolo se stessa o il suo bambino. Di conseguenza significa che la gravidanza deve essere il più possibile fisiologica e che il momento del parto sia precedentemente ritenuto sicuro.

Detto questo, se la mamma e il bambino stanno più che bene, nulla vieta una scelta differente da quella dell'ospedale: molte gestanti ritengono infatti che la nostra società e la nostra epoca abbiano trasformato l'assistenza ospedaliera durante il parto in qualcosa di troppo medico e "commerciale". Una nuova vita che nasce è quanto di più naturale e magnifico esista, quindi se le condizioni lo permettono una scelta più accogliente e aperta è davvero consigliata.

Se tuttavia non siete del tutto convinte del parto in casa con un'ostetrica che vi segue direttamente nella vostra abitazione (per mille motivi, tra i quali, magari, la lontananza dall'ospedale più vicino) sappiate che esiste un'altra opzione: la casa maternità.

Le case maternità sono strutture non ospedaliere che solitamente vengono gestite da ostetriche che spesso si avvalgono della collaborazione di un ginecologo. Un ambiente e un personale assolutamente simili a quelli delle cliniche e degli ospedali, che tuttavia sono molto più demedicalizzati, con l'obiettivo di assicurare e favorire un parto naturale che abbia come caratteristica principale il rispetto della mamma e del bambino.

Spesso molte di queste strutture propongono alle mamme metodologie di parto differenti e più naturali: il parto in acqua, certamente, ma anche il Lotus Birth. Quest'ultima è una tipologia di parto davvero accogliente e delicata per il bambino, che non viene staccato dal cordone ombelicale prima che questo si stacchi naturalmente da solo. Il collegamento bimbo-placenta resta  attivo quindi per qualche giorno, assicurandogli ulteriore nutrimento oltre a quello delle poppate.

Il bello è che rispetto al parto in casa nella struttura saranno presenti altre mamme: in questo modo viene valorizzata la dimensione sociale del parto e della nuova vita, oltre che incoraggiato il confronto tra le donne.

Di certo però qualche differenza rispetto al parto in ospedale c'è. Innanzitutto il prezzo: sicuramente è più alto (varia da clinica a clinica), anche se probabilmente un pochino più economico di quello del parto in casa, che mediamente può costare duemila euro.

Come per il parto in casa, comunque, i requisiti sono sempre gli stessi, e hanno in mente il benessere e la sicurezza: non tutte le donne possono infatti usufruire dei servizi della casa maternità, ma solo quelle che sono state ritenute a basso rischio.

Tuttavia questo basso rischio non basta: la casa maternità deve infatti obbligatoriamente non distare più di trenta minuti dall'ospedale più vicino, perché nel caso di necessità o urgenza deve essere assicurato un tempo breve per raggiungerlo in automobile o ambulanza.

Per maggiori informazioni sulle case maternità (e sul parto in casa) potete visitare il sito: http://www.nascereacasa.it/

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

Estate: tempo di lago, mare, spiaggia, sole, compiti estivi, giochi all'aperto, passeggiate. Ma non nascondiamoci dietro ad un dito: è anche il momento in cui la pelle dei neonati e dei bambin subisce moltissimi attacchi esterni. Punture di insetti e di zanzare (fastidiosissime!), scottature accidentali (mai dimenticare la crema solare 50+ amiche mamme!), arrossamenti, irritazioni dovute al sudore, eritemi, graffi della sabbia...

In tutti questi casi l'ideale è ricorrere ad una crema lenitiva, che sia nutriente, emolliente e ricca di vitamina E, importantissima per la cute del bambino.

Vi consigliamo la crema lenitiva biologica per bambini: la linea Baby Zoe di Cosm-Etica presenta la crema biologica perfetta per lenire e prevenire

Che Cosm-Etica sia eticamente, biologicamente ed ecologicamente impeccabile lo sappiamo. E sappiamo che ha a cuore la pelle e la salute di tutti, dai grandi ai piccini. Proprio per i più piccoli ha infatti sviluppato la linea Baby Zoe, caratterizzata da ingredienti selezionati apposta per loro e pensata per avvicinare i bambini alla consapevolezza dell'importanza dell'ecologia e della sensibilità riguardo alle sostanze che vengono a contatto con la propria pelle.

Ci pensa infatti il cagnolino Ugo, insieme ai suoi amici animali, a proporre giochi e attività divertenti per sensibilizzare i bimbi in fatto di temi così importanti!

Oltre alla crema solare e al Bagno Shampoo delicato e naturale la linea Baby Zoe comprende quindi un prodotto irrinunciabile per l'estate (ma anche per tutto il resto dell'anno: le irritazioni non vanno in vacanza!): la crema lenitiva biologica pensata apposta per i bambini, fin dai primi giorni di vita, realizzata con aloe, miele e cotone.

Nel comodo flacone da 100ml, la crema lenitiva Baby Zoe, grazie alle proprietà dell'aloe e del miele abbinate a quelle della camomilla e del cotone, è davvero l'alleato migliore per la cute dei più piccoli.

La vitamina E, che, come dicevamo, è indispensabile e spesso miracolosa per i problemi della pelle dei bambini, viene fornita dal cotone, tra gli ingredienti principali di questa crema.

Troviamo quindi il miele, un naturale prodotto emolliente e protettivo ideale per le cuti screpolate, secche o sensibili (anche in caso di scottature o esposizioni troppo prolungate  al sole - è un doposole perfetto); l'aloe, il portentoso lenitivo e dermoprotettore, idratante ed emolliente, perfetto per contrastare gli effetti delle punture d'insetto; la camomilla, altrettanto emolliente e calmante; il burro di Karité, idratante, antisecchezza e alleato contro le dermatiti e gli eritemi solari, le ustioni, la rugosità, le ulcerazioni, le irritazioni e le screpolature. E infine l'olio di soia selvatica, per aumentare ancor di più questa azione naturalmente emolliente.

Tutti gli ingredienti, come sempre quando si tratta di Cosm-Etica, sono di origine naturale (vegetali, marini e minerali), vegan, senza conservanti, biologici, ecologici e privi di sostanze pericolose quali petrolati, SLS, cessori di formaldeide, parabeni, coloranti e allergeni.

Fate un giretto su Tatanatura (http://tatanatura.com/website/prodotto/crema-lenitiva-bio-aloe-miele-cotone/) e assicuratevi la vostra dose di crema lenitiva bio! Non ne farete più a meno.

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

Sara

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Cecilia

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