Il femminismo è qualcosa di potentissimo. Cambia negli anni, seguendo le priorità della società e le necessità di cambiamento che caratterizzano un determinato periodo, ma continua ad esserci e a fare moltissimo. È molto importante non abbassare la guardia: è anche attraverso la forza di noi donne (e degli uomini che ci sostengono) che si ottengono diritti e si conquista l’uguaglianza.

Tuttavia spesso il concetto di “femminismo” è interpretato in maniere completamente opposte e ci si dimentica il senso che lo accompagna, il pilastro di fondo. E ciò che si rischia è pensare che solo le donne indipendenti, lavoratrici, in prima linea o forti esternamente siano vere femministe.

Non è così e tutte (proprio tutte) possiamo essere femministe. Anche a casa, accudendo i figli e scegliendo di fare questo esclusivamente. Perché prima di tutto il femminismo predica l’uguaglianza, ma soprattutto la libertà di scelta.

Casalinga e femminista, un connubio possibile: essere femministe significa prima di tutto sostenere la libertà di ogni donna e per questo scegliere di fare la mamma a tempo pieno non è assolutamente da criticare

Lo sappiamo, noi donne tra noi a volte sappiamo essere molto cattive. La solidarietà e la sorellanza passano in secondo piano, di tanto in tanto, quando ci troviamo di fronte donne che hanno scelto strade diverse dalla nostra. E quando non entrano in gioco l’empatia e la consapevolezza che ogni donna è libera le conseguenze sono attriti e giudizi assolutamente inutili e deleteri.

Ciò che dobbiamo metterci in testa è che non esiste un modo unico di essere donne e non esiste un modo unico di essere femministe. Come il femminismo stesso, che si evolve a seconda del periodo e che si esprime in maniera differente a seconda del contesto, ogni donna può essere femminista a suo modo.

Così come un uomo può essere femminista (e ce ne sono tantissimi!), anche una mamma a tempo pieno e casalinga può esserlo, alla faccia di crede che la sua scelta di vita vada completamente contro gli stessi principi del femminismo. Perché non è assolutamente così.

Il femminismo esiste per smuovere le coscienze e giungere ad una situazione nella quale le donne possano scegliere ciò che vogliono per la propria vita, al pari degli uomini. E questo riguarda la sfera lavorativa, quella affettiva, le scelte sul proprio corpo, quelle sul modo di vivere… E basta ragionare solo per un secondo per capire che una mamma casalinga può essere incredibilmente femminista: la sua è una scelta, non più un’imposizione, e per questo il suo stile di vita può diventare, paradossalmente, un baluardo del nuovo femminismo.

Siamo fortunate a vivere in un periodo storico come questo. C’è ancora molto da raggiungere, ma se pensiamo a cinquant’anni fa ciò che abbiamo conquistato è preziosissimo. Sì, oggi più o meno una donna può scegliere ciò che vuole essere. E se sceglie di essere casalinga non si sta escludendo la possibilità di militare nella sorellanza femminista, anzi. Sta semplicemente godendo della possibilità di scelta data dalle conquiste del femminismo, con consapevolezza, e attraverso questa consapevolezza praticherà il suo femminismo.

Alle sue figlie e ai suoi figli non insegnerà di certo i ruoli stereotipati del “mamma casalinga/papà lavoratore”, perché non è stato questo status a portarla verso la scelta di fare la mamma a tempo pieno, ma semplicemente la reale voglia di stare con i bambini, di curare la casa e di dedicarsi a questo, senza obblighi esterni. Alle sue figlie e ai suoi figli non insegnerà la superiorità di un genere rispetto all’altro, ma saprà mostrare come tutti siamo uguali. Alle sue figlie e ai suoi figli non insegnerà altro che la possibilità di scelta e della responsabilità, dell’entusiasmo e dell’importanza che seguono a questa scelta.

Dunque i figli di una mamma casalinga a tempo pieno non cresceranno assolutamente non-femministi o legati ancora ad un concetto che va verso la disuguaglianza di genere. Perché questo non c’entra con l’educazione. Perché l’esempio che diamo loro li guiderà e basterà mostrare loro come la scelta della mamma sia una scelta consapevole e felice, che in realtà comunque tutti contribuiscono in casa, che papà rispetta la mamma in maniera profonda…

Perché non basta essere una mamma lavoratrice per essere femminista. Anzi: pensiamo a quante mamme in carriera predicano bene e razzolano male, dimenticando chi ci ha precedute e vivendo lontane dai principi dell’uguaglianza umana. Oppure pensiamo a quando avere una carriera e lavorare a tempo pieno non è una scelta, ma una necessità. Le sfumature sono moltissime, ma mostrano semplicemente un fatto: quale che sia la nostra scelta, il nostro femminismo non viene scalfito, se ci crediamo davvero.

Giudicare e fare sentire in difetto una donna per le sue scelte personali è quanto di più anti-femminista possiamo compiere. Rispettiamo ogni donna, ogni madre, ogni lavoratrice, ogni professionista, e il nostro femminismo sarà davvero potentissimo.

Giulia Mandrino

Chi conosce la Sardegna sa che è una meta perfetta per le vacanze in famiglia. E non solo le classiche zone conosciute per il turismo più lussuoso. Tutta la Sardegna è infatti un paradiso terrestre, un angolo quasi caraibico nel mezzo del nostro mare.

Perfetta in estate ma deliziosa e romantica in tutte le stagioni, la Sardegna offre moltissime attività per la famiglia. Soprattutto al mare, ma se amate la natura in generale non potete lasciarvi sfuggire anche qualche visita nell’entroterra e nei paesi disseminati qua e là.

Ecco quindi la nostra piccola guida per le vacanze in Sardegna in famiglia, per viverla appieno e rendere le ferie indimenticabili.

Vacanze in Sardegna, una meta perfetta in famiglia: i luoghi più belli da visitare e come passare le ferie in Sardegna con tutta la famiglia

La Sardegna è il posto perfetto per gli amanti del mare. È risaputo che le sue spiagge sono meravigliose e che l’acqua è cristallina. Se quindi siete ancora indecisi, questa nostra guida vi chiarirà certamente le idee! E non preoccupatevi se non avete ancora acquistato i biglietti del traghetto per raggiungere la bellissima isola: ci sono ancora molte offerte e bastano pochi clic! (Un nostro consiglio: acquista il biglietto del traghetto per Olbia qui prima della partenza).

Da Olbia a Oristano, da Cagliari a Porto Cervo sono molte le mete in Sardegna dove trovare spiagge e strutture adatte alle famiglie. Ma di certo se vogliamo evitare le spiagge più affollate e i luoghi più costosi è meglio scegliere qualcosa di diverso dal Nord dell’isola. Da Olbia, dove attracca la maggior parte dei traghetti, è possibile raggiungere praticamente tutte le zone sarde e per questo vi consigliamo di prendere un traghetto che raggiunga questo porto.

Lì vicino c’è uno dei paesi che più amiamo: San Teodoro. Oltre al mare pazzesco e all’aria mediterranea che si respira, la zona di San Teodoro è ricca di storia e il centro storico è delizioso, soprattutto alla sera, perfetto per passeggiare sul lungomare con i bambini. C’è anche una zona naturale protetta, l’Area Marina Protetta di Tavolara, davvero suggestiva, e tutt’attorno vi sono luoghi perfetti per organizzare camminate in famiglia, escursioni, gite a cavallo o in bicicletta.

A Sud ecco invece la Costa Rei. Le spiagge qui sono chiare e composte da sabbia molto fine. Ci sono molte lagune e per questo Costa Rei è perfetta per organizzare delle gite in mountain bike con i bambini. Ma se amate semplicemente il mare questa è la zona che fa per voi: l’acqua è più che cristallina, i tramonti sono mozzafiato e durante le giornate in spiaggia è possibile provare immersioni subacquee e sessioni di snorkeling per ammirare da vicinissimo i stupendi fondali. Ci sono moltissimi hotel e residence per famiglie. E con i bambini? È possibile provare le bellissime gite a cavallo sulle spiagge dorate oppure avventurarsi in una visita in sella ad un quad per ammirare il promontorio di Capo Ferrato.

Nella zona di Oristano vi consigliamo certamente Is Arutas e Is Arenas: la prima è una spiaggia unica, meravigliosa, perché composta non da sabbia ma da minuscoli e levigati chicchi di quarzo. Si trova nella penisola del Sinis, una zona ricca di agriturismi e bed and breakfast a misura di famiglia. Is Arenas si trova a pochi passi da Is Arutas ed è altrettanto bella: la sabbia qui è bianchissima e fine. Da qui possiamo spostarci in macchina per visitare l’arco di S’Archittu, la spiaggia di Putzu Idu o l’antica città di Tharros.

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Sant’Antioco è invece un’isola davvero carina, adattissima alle famiglie, con casette colorate, porticcioli e moltissime calette libere. Ogni giorno è possibile scegliere una spiaggia diversa: Portixeddu, Maladroxa, Cala Sapone… La sera Sant’Antioco è davvero deliziosa, e anche per chi ama la storia e la cultura è imperdibile, con i suoi nuraghi, le catacombe e la basilica antichissima.

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Questi sono tuttavia solo alcuni dei luoghi che amiamo in Sardegna. Ciò che possiamo assicurarvi è che in ogni dove è possibile trovare spiagge uniche e stupende affiancate ad attività variegate perfette per un viaggio in famiglia all’insegna della natura, dell’ospitalità e del relax.

Se vi interessa approfondire ancora di più, ecco una pratica e completa guida per le vacanze in Sardegna!




Guida informativa realizzata da TraghettiPer Sardegna

Giulia Mandrino

Cosa vogliamo noi mamme durante le nostre giornate? No, non la svolta lavorativa del secolo o la notizia che cambierà per sempre la nostra vita. Non il regalo di un weekend intero in SPA (anche se a volte ci vorrebbe proprio). Non vogliamo vedere la pagella tutta piena di 10 dei nostri bambini (saremo sempre e comunque orgogliose).

Ciò che sogniamo quotidianamente, che vorremmo davvero durante la giornata, sono le piccole e adorabili situazioni della vita che più amiamo. Quali? Eccole!

Cosa vogliamo davvero noi mamme durante la giornata: i veri piaceri della vita di una mamma stanno nelle piccole cose, non nelle situazioni straordinarie

Diciamolo subito e strappiamo il cerotto: in casa ci piace stare comode, anche in pigiama, tutte scompigliate. E qual è una delle cose più piacevoli della vita? Esatto! Togliersi il reggiseno appena entriamo in casa. Non solo prima di dormire, ma proprio appena varcata la soglia di casa. Uno dei sollievi più piacevoli della vita!

E poi le coccole. Le coccole piccole e tenere con i bimbi appena tornano da scuola. Anche solo un piccolo bacio, che fa sapere loro quanto ci sono mancati, nonostante a volte ci fanno perdere la testa e ci stia già spuntando qualche capello bianco!

Per pranzo? Certo, i pranzi con le amiche o dai genitori sono deliziosi, ma la maggior parte delle volte ciò che apprezziamo è un pranzo semplice ma gustoso, leggero e naturale ma con cosucce sfiziose qua e là. Con le amiche, con il marito o da sole non importa, ognuna di noi ha la sua preferenza per passare questo momento della giornata importantissimo che ci permette di staccare un attimo il cervello.

A chi non è mai successo di messaggiarsi con il proprio partner durante la giornata? Niente di super romanticone o eccezionale (per quello c’è il faccia a faccia!), ma gli sms stupidi e teneri che strappano sorrisi in lontananza.

Al pomeriggio a volte ci sentiamo stanche e portare i bambini ai loro allenamenti è pesante. Ma tutto ci passa appena arriviamo al campo o alla palestra: vederli giocare e impegnarsi è uno dei piccoli piaceri della vita che ogni mamma si gode ogni giorno!

E se per caso ci fosse un momentino (ino ino) per noi stesse? Beh, ci sono un paio di alternative…

Fare una doccia lunga, lunghissima, finalmente prendendoci tutto il tempo che vogliamo, magari riempiendo la vasca da bagno o facendoci una bella piega ai capelli dopo.

Ma il massimo è riuscire a mettersi in pari con la nostra serie tv del cuore (basta spoiler dagli amici!) o poter leggere un paio di capitoli di quel libro che sta sul comodino ormai da qualche mese e che la sera siamo troppo stanche per aprire.

E poi quanto è bello controllare la posta o sentire il campanello di casa e trovare quel pacco che attendevamo dal nostro shopping online? Sì, a volte siamo frivole, ma è bellissimo!

E appena torniamo a casa ciò che amiamo più di tutto è ricevere un bacio. Dal nostro partner o dai bambini non importa, importa solo questo piccolo gesto d’affetto che spesso diamo per scontato ma che è una delle cose più importanti di tutta la nostra vita.

E infine, ciò che vogliamo è metterci a letto. Siamo esauste. Ma il bello è che nonostante tutto vogliamo solo metterci a letto con i partner e con i bimbi, coccolandoci, ridendo, leggendo e addormentandoci insieme, sapendo che è stata una giornata lunghissima e faticosa, ma estremamente bella e piena.

Giulia Mandrino

Qualche idea creativa con i pastelli a cera

Mercoledì, 20 Giugno 2018 08:43

Il loro profumo ci riporta subito all’infanzia. Quale bambino non ha amato alla follia i pastelli a cera? Il loro tratto, i colori, l’odore di cera… I pastelli a cera sono tra gli strumenti artistici più semplici e più adorati dai bambini e sono anche estremamente versatili.

Basta solo scegliere i pastelli giusti (che non siano tossici! Noi utilizziamo gli HoneySticks, realizzati al 100% con pura cera d’api e quindi super naturali!) e scatenare la fantasia.

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Qualche idea creativa con i pastelli a cera: dai classici disegni a ricalco fino all’imitazione dell’arte contemporanea, come utilizzare i pastelli a cera con i nostri bambini

Partiamo con il classico ricalco: per studiare la natura e divertirsi con essa usciamo a prendere qualche foglia, dopodiché portiamoli a casa e muniamoci di pastelli a cera e fogli bianchi. Appoggiamo sul tavolo le foglie e sopra esse mettiamo il foglio. Basterà strofinare leggermente il foglio con un pastello a cera (senza la carta esterna), utilizzandolo per il lungo, e il gioco è fatto!

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(https://delia-in-a-nutshell.com/diy/crafty-mood/epic-wax-crayon-craft-project-list/)

E se vi dicessimo che possiamo anche creare delle piccole sculture? Bastano i pastelli a cera (meglio se vecchi, in modo da riciclare gli scarti quando risulta difficile utilizzarli perché troppo corti), un forno e degli stampini in silicone per i cubetti di ghiaccio. Spezzettiamo i pastelli e infiliamoli nei buchi dove andrebbe l’acqua e mettiamoli in forno a circa 80 gradi. Attendiamo, attendiamo, attendiamo (molto!). Alla fine si scioglieranno. Sforniamoli e lasciamoli raffreddare molto bene, quindi sfiliamoli.

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(http://www.papervinenz.com/2011/03/got-kids-got-crayons.html)

Anche gli artisti più famosi hanno utilizzato i pastelli a cera per le loro opere: perché quindi non imitarli? Possiamo fare dei ritratti come Picasso, dei disegni astratti come Cy Twombly…

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(http://www.benrimon.com/artists/pablo-picasso/featured-works?view=slider#2 - http://www.cytwombly.org/artworks/drawings/3)

Oppure prendere ispirazione dall’opera più recente di Christo: non sembrano proprio dei mega pastelli a cera la mastaba che ha appena creato per Hyde Park a Londra?

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(https://www.metalocus.es/en/news/artist-christos-london-mastaba-hyde-park-serpentine-lake-open-public)

Per i bimbi più grandicelli possiamo provare attività che richiedono attenzione e precisione, anche per stimolarli ad utilizzare la manualità fine e per renderli più consapevoli dei pericoli (supervisionando). Bellissime sono le pietre variopinte realizzate con la cera colorata fusa. Basterà raccogliere qualche ciottolo nelle nostre passeggiate in natura e metterlo in forno a 180 gradi per un quarto d’ora, appoggiandolo su un foglio di carta stagnola. Una volta che le pietre saranno calde sforniamo la teglia, appoggiamola su un tavolo (proteggendolo con un sotto pentola) e cominciamo (facendo attenzione a non scottarsi!) a colorarne la superficie con i pastelli a cera. Questi si scioglieranno un po’ dando la possibilità di creare trame bellissime. Lasciamo raffreddare et voilà!

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(https://artfulparent.com/melted-crayon-rocks/)

Sempre con i bimbi più grandi possiamo sfruttare la forma sottile dei pastelli a cera per disegnare con la pistola del silicone: i pastelli si scioglieranno e formeranno un tratto spesso e molto molto interessante! Da fare su del cartoncino e da appendere poi in casa.

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(https://www.ehow.com/how_6570177_use-glue-guns-wax-seals.html?utm_source=pinterest.com&utm_medium=referral&utm_content=freestyle&utm_campaign=fanpage&crlt.pid=camp.18VFgL5YyFiH)

Infine, con il ferro da stiro possiamo creare bellissimi disegni astratti: grattugiamo su un foglio i nostri pastelli a cera, mettiamo il foglio sull’asse da stiro, appoggiamo sopra un vecchio straccio in cotone e premiamo con il ferro caldo.

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(https://gigglesgalore.net/wax-paper-melted-crayon-art)

Con la stessa tecnica possiamo creare anche delle lanterne di carta. Basterà utilizzare al posto dei normali fogli la carta forno!

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(http://www.kixcereal.com/4-ways-to-recycle-crayon-bits/)

Giulia Mandrino

6 ricette con il miglio per l’estate

Martedì, 19 Giugno 2018 13:39

Come utilizzare questo buonissimo cereale nelle nostre ricette estive? Naturalmente scegliendo ingredienti stagionali e piatti perlopiù freddi, in modo da gustarlo in tutta la sua freschezza e leggerezza!

6 ricette con il miglio per l’estate: come utilizzare il miglio nei nostri piatti estivi per ricette leggere e fresche

Insalata di miglio con pomodorini, cipolla rossa e fagioli

Dopo aver cotto il nostro miglio lasciamolo raffreddare, quindi prepariamo una insalata con dei pomodori ciliegino tagliati a metà, un po’ di cipolla rossa e dei fagioli borlotti. Sul fondo ci sarà il nostro miglio. Condiamo a piacere.

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Insalata di miglio con cavolo nero e ravanelli

Di nuovo con il nostro miglio cotto, prepariamo una insalata fredda tagliando delle foglie di cavolo nero e dei ravanelli e completando con semi di zucca, anacardi e una mela tagliata a dadini. Condiamo secondo il nostro gusto.

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Miglio con mandorle e zucchine

Semplicemente, cuociamo il nostro miglio secondo le indicazioni riportate sulla confezione e nel frattempo prepariamo il condimento. In una padella mettiamo a soffriggere mezza cipolla rossa tagliata fine e aggiungiamo una o due zucchine tagliate a dadini. Lasciamo cuocere e aggiungiamo anche una manciata di mandorle tritate molto grossolanamente. Una volta cotto il miglio versiamolo in padella con le verdure, condiamo con un filo di salsa di soia, saltiamo il tutto e serviamo.

Torta di mele con farina di miglio e cacao

In una ciotola mescoliamo gli ingredienti secchi: 200 grammi di farina integrale, 20 grammi di cacao amaro, 100 grammi di farina di miglio e una bustina di lievito per dolci. Mettiamo intanto a bagno 200 grammi di fiocchi di avena in un vasetto di yogurt di soia bianco. Montiamo poi 2 uova con 180 grammi di zucchero integrale di canna e aggiungiamo a filo nella stessa ciotola 60 grammi di olio di semi, un pizzico di sale, il succo di un limone bio e lo yogurt con avena. Aggiungiamo anche le farine setacciate e 160 grammi di latte di soia e mescoliamo molto bene. Tagliamo a cubetti una mela e aggiungiamola al composto, mentre un’altra la taglieremo a fette per guarnire la superficie. Versiamo il composto in una teglia per torte imburrata, guarniamo con la mela a fette e spolveriamo con un pizzico di cacao amaro. Inforniamo a 180 gradi per circa 45 minuti.

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Yogurt bowl con miglio e frutta secca

Per la mattina (ma anche a merenda!) noi adoriamo le yogurt bowl con frutta e cereali. Stavolta useremo dello yogurt bianco di soia (da versare sul fondo della ciotola), del miglio soffiato, dei cornflakes integrali e della frutta secca mista!

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Polpette di miglio curry e menta

Dopo aver cotto il vostro miglio, versatelo in una ciotola e lasciatelo raffreddare. Nel frattempo, fate soffriggere mezza cipolla rossa in padella con un filo d’olio, salando e pepando quanto basta. Togliete l’aglio e versate la cipolla nel miglio, insaporendo con un po’ di curcuma e curry e con qualche fogliolina di menta lavata e tritata. Mescolate bene e formate delle palline con le mani e rotolatele nel pangrattato. Infornatele quindi su una teglia coperta da carta forno a 180 gradi per circa 20 minuti, alzando alla fine il grill per dorarle.

Giulia Mandrino

Ci sono bambini più sensibili di altri, e questo è un dato di fatto. Ci sono bambini che sono più emotivi di altri, che sanno esprimere tutte le loro emozioni, che si lasciano prendere dalle ingiustizie, che vivono ogni momento della vita con maggiore trasporto.

Sono bambini sensibili e di certo hanno bisogno di attenzioni diverse rispetto agli altri (che, a loro volta, andranno presi e guidati in maniera differente, ad hoc). Da genitori ne siamo consapevoli e di certo già ci poniamo nei loro confronti con un riguardo particolare, cercando di seguire questa loro sensibilità. Ma cosa dobbiamo realmente offrire loro?

Sensibilità nei bimbi maschi, perché è ancora un tabù e perché dobbiamo cambiare le cose: i bambini sensibili vengono ancora etichettati, ma possiamo cambiare le cose grazie ad un ambiente sensibile in casa

Un bambino sensibile lo si riconosce per alcune particolarità. Il suo sistema nervoso è molto più consapevole di ciò che accade attorno e dentro di lui e ogni emozione è percepita in maniera molto forte. L’amore, il dolore, la sofferenza, la gioia: parliamo di tutte le emozioni, non solo quelle “negative”. E parliamo anche di tante piccole cose quotidiane che spesso acquistano maggiore importanza nella sua mente. Anche gli odori e i colori.

Un bambino sensibile si pone moltissime domande e spesso non esita a chiedere spiegazioni. Un bambino sensibile spesso preferisce giochi tranquilli ed è disturbato dalle reazioni forti, dai suoni eccessivamente alti o dai cambiamenti repentini delle situazioni.

Ma se tutto questo appare semplice e normale, c’è una questione che ancora non è così semplice e scontata. Perché un bambino sensibile quando maschio purtroppo viene ancora etichettato come femminuccia. Ai nostri figli maschi non viene data la possibilità di vivere le proprie emozioni in maniera sensibile.

La compassione, la vulnerabilità, la gentilezza e qualità come queste vengono ancora troppo spesso attribuite solo all’animo femminile e influenzano pesantemente i nostri bambini maschi che si sentono a disagio nell’esprimere le proprie emozioni. La società, in maniera più o meno sottile, li umilia, li fa sentire in difetto, li fa sentire “non abbastanza maschi”. Ed è oltraggioso.

“Gli uomini non piangono”: una frase che svela tutto il luogo comune e lo stereotipo che gira attorno ai maschi nella nostra società. Ma non è assolutamente vero, i maschi piangono, eccome se piangono. E allora perché non dovrebbero farlo alla luce del sole? E, soprattutto, perché se un uomo è più sensibile rispetto agli altri dovrebbe essere etichettato? Non dovrebbe anche lui avere il diritto di esprimersi e ascoltare le proprie emozioni proprio come tutti?

Il problema è che quando la famiglia o la società tentano di smorzare questa sensibilità nei bambini maschi, il rischio è che questi bimbi diventino da adulti persone frustrate ma soprattutto impaurite dalle proprie emozioni. E questo porta a violenza, relazioni sociali non armoniose e forzature nel nascondere la propria vera natura e personalità.

Ciò che dobbiamo quindi offrire ai nostri bambini sensibili è un ambiente sicuro nel quale venga mostrato loro che tutta la loro emotività è giusta, naturale, comprensibile e assolutamente legittima. Che è un dono, perché essere sensibili significa essere empatici, e spesso l’empatia porta a fare grandi cose.

In famiglia tutti dovrebbero supportarsi, spingendosi l’un l’altro ad essere ciò che si è, rispettando tutti e trovando le qualità in ognuno, spronando a coltivarle.

Dobbiamo poi cercare di coltivare un rapporto emozionale genitori-figli molto forte, accompagnando questo loro bisogno di legame, dando spiegazioni quando richieste, essendoci sempre per loro, mostrando a nostra volta le nostre emozioni, facendo capire che è sempre giusto seguire il loro istinto. Il gioco insieme e il contatto fisico sono certamente benefici in questo senso e contribuiscono a creare un legame strettissimo!

Anche il dialogo deve essere sempre stimolato, tra tutti, anche con i fratelli e le sorelle. Parlando aumenta sempre il rispetto tra i componenti della famiglia, ma non solo. Dialogare è il primo passo verso la comprensione delle proprie emozioni e verso la capacità di saperle affrontare ed utilizzare nella vita.

E poi ci sono tutti quegli strumenti più concreti che sono davvero efficaci. Insegnare a tenere un diario, ad esempio, oppure cercare giochi e attività che parlano di emozioni. Leggere, leggere moltissimo, insieme. Giocare di ruolo (ovvero: “Io sono Tale, tu sei Tizio…”, i classici giochi dei bambini).

Se i bambini sensibili troveranno in casa uno spazio nel quale la loro voce è ascoltata, nel quale il loro istinto è rispettato e nel quale le loro emozioni sono importanti, allora si sentiranno sicuri ad essere ciò che sono anche fuori.

Giulia Mandrino

Forse il titolo vi sembrerà criptico o incomprensibile, addirittura bislacco e inutile. Ma chiariamo cosa significhi vivere lontano dai vecchi “villaggi”. Non significa semplicemente “vivere in città”. Assolutamente no. Ciò a cui ci riferiamo sono i “villaggi” intesi come comunità di persone che si conoscono molto bene, che si vogliono bene e che soprattutto si aiutano tra loro.

Umanamente e scientificamente non siamo fatti per vivere da soli. L’uomo ha sempre cercato di costruire piccole o grandi comunità per sopravvivere. E nei paesi anglosassoni c’è un detto: “It takes a village to raise a child”. “Ci vuole un villaggio per crescere un bambino”.

Queste due cose sono in relazione profonda. Ma vediamo insieme perché e perché è pesante per una madre allontanarsi da questo “villaggio”.

Il peso di crescere i nostri bambini lontano dai vecchi “villaggi”: se “per crescere un bambino ci vuole un villaggio”, che fare quando questo villaggio ormai non c’è più?

Come accennato, il fatto che l’uomo sia fatto per vivere in comunità e che per crescere un bambino ci voglia “un villaggio” sono in stretta correlazione. Il “villaggio” nel modo di dire si riferisce infatti alla cerchia di persone adulte che circondano una madre e un padre, che li aiutano, che li sostengono, che crescono insieme a loro i loro figli attraverso l’aiuto, la relazione e l’esempio.

È naturale affidarsi a questo villaggio e sarebbe ancora più naturale oggigiorno, momento storico nel quale una madre non sta più solo tendenzialmente a casa con i figli ma lavora, si muove, ha del tempo per sé. Eppure, invece, questi “villaggi” sembrano stare sempre più sparendo, non tanto per il fatto di vivere in città ma in generale per il cambiamento delle relazioni umane.

Tuttavia questo si ripercuote moltissimo sulle madri e sui padri, che non hanno più il supporto e l’aiuto che avevano prima. E anche sui bambini, che vengono privati dell’ambiente più naturale possibile nel quale possono crescere, e cioè circondati da adulti responsabili che li hanno a cuore, che li proteggono, che li aiutano e che quasi al pari dei genitori ci sono per lui. Nonni, amici, zii, vicini di casa… Solo che le relazioni si stanno facendo sempre più individualiste, anche a livello familiare.

Quali sono le conseguenze di questa assenza del villaggio? Non sono solo la sensazione di solitudine e abbandono a pervaderci. La prima conseguenza è innanzitutto la responsabilità che i genitori sentono sulle spalle, la pressione costante che non viene alleviata da qualcun altro che se la prende per un attimo.

Non abbiamo più il tempo necessario per fare tutto, e questo crea stress che crea conflitti che crea disturbo della pace familiare. Anche la sensazione di non-sicurezza che attornia i nostri bambini è una conseguenza: se sapessimo che attorno c’è comunque qualcuno di fidato, non saremmo così ansiosi.

Anche il gioco libero, così, ne risente, perché, in città o in paese, in aree urbane o in campagna, i nostri figli non sono più spinti a giocare all’aperto.

Tutto questo poi si ripercuote sulla coppia (lo stress, non avere tempo, gli attriti sul come crescere i figli che non vengono alleviati e smussati da altri punti di vista preziosi).

E un’altra insidia sono i sensi di colpa, che assalgono i genitori più spesso quando attorno non c’è questa rete. Perché non avere questa rete significa avere poco tempo pur cercando di dare il meglio ai propri figli, rischiando però di passare poco tempo di qualità insieme a loro oppure al contrario rischiando di togliere tempo per se stessi (che è comunque molto importante per il benessere personale e familiare).

Ecco perché è giusto che ricominciamo a supportarci a vicenda, partendo dalla nostra rete familiare e amicale ma espandendoci anche ai nostri amici a loro volta genitori oppure alle reti comunitarie che più ci danno fiducia, come l’oratorio, le comunità di mamme, i gruppi di supporto, i gruppi sportivi…

In ogni caso dobbiamo ricordarci che non siamo sbagliati, ma solo sopraffatti. Siamo forti, sempre, e anche se il villaggio non c’è siamo genitori fortissimi che vogliono il meglio per i propri figli.

Giulia Mandrino

Attività rilassanti per il dopo scuola

Lunedì, 18 Giugno 2018 13:56

Non esistono solo la calming jar o la calming box per rilassare i bambini dopo una giornata stressante o nei momenti particolarmente agitati. A noi piace trovare sempre nuove attività rilassanti da poter eseguire insieme nel doposcuola, per divertirsi, concentrarsi e calmarsi allo stesso tempo.

Le nostre preferite? Ve le sveliamo subito!

Attività rilassanti per il dopo scuola: come giocare nei momenti di stanchezza o di stress per calmare i nervi, divertirsi e imparare

I giochi con i colori

I giochi di corrispondenza dei colori (soprattutto per i più piccoli, quindi dopo la scuola materna) sono molto rilassanti e concentranti e ai bambini piacciono solitamente molto. Senza comprare nulla possiamo realizzare a casa con dei fogli e dei pennarelli (oppure con dei cartoncini colorati) un nuovo gioco di volta in volta, proprio come questo:

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https://www.instagram.com/p/BgoiVQUH0AZ/

Fare yoga insieme

Lo yoga non è solo per adulti, ma anche per bambini, e come per noi adulti è un’attività non solo sportiva ma soprattutto rilassante. Troviamo quindi libri che ci spieghino come svolgere un po’ di questa pratica insieme ai nostri bimbi (come questo) oppure cerchiamo tavole simpatiche che coinvolgano i più piccoli, come questa:

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https://it.pinterest.com/pin/451556300130524443/

Fare in casa gli slime

Se vanno così di moda tra i bambini un motivo c’è: effettivamente gli slime sono super rilassanti e interessanti da toccare (e quindi anche parecchio sensoriali!). Se ne avete, lasciate che i bambini ci giochino, allenando le loro manine alla presa fine (utilissima per la scrittura) e rilasciando tutto lo stress che hanno dentro! E se non ne avete? Possiamo farli in casa.

Leggere insieme

Leggere è sempre una buona idea, quindi se i bambini amano farlo non precludetegli questa attività pensando “Ma sono stati tutto il giorno sui libri!”. Leggere per piacere è un dono che gli fate. E poi lo si può fare insieme!

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L’albero musicale steineriano

Per i bambini a partire dai 3 anni c’è questo strumento steineriano che è un concentrato di rilassamento, divertimento e sensorialità. Si tratta dell’albero musicale, da toccare, ammirare e usare come più si è stimolati in quel momento.

La bottiglia “Io spio!”

Nei paesi anglosassoni c’è questo gioco, “I spy”, cioè “Io spio”. Solitamente prima di partire per un viaggio si stila insieme una lista di cose da scovare lungo la strada (un sasso di una particolare forma, un cane, un fiore…). Chi poi ne spunta di più vince! Possiamo quindi realizzare in casa il nostro gioco “Io spio”, con una bottiglia piena di riso che nasconde un sacco di sorprese. Ogni sorpresa sarà un piccolo oggetto presente nella lista “Io spio” preparata in precedenza e i bimbi dovranno girare e scrutare la loro bottiglia (molto rilassante!) trovando quanti più elementi possibile.

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http://onetimethrough.com/how-to-make-a-peace-themed-i-spy-discovery-bottle/

Uscire per una passeggiata

Se vicino a casa abbiamo un po’ di verde è l’ideale: mettiamo un paio di scarpe comode e usciamo insieme, passeggiando senza fretta e senza pensieri ma godendoci insieme ai bambini l’aria e la natura!

Usare la balance board

Se già avete in casa una balance board sapete che è fantastica: i bambini trovano sempre una nuova funzionalità per questa panca che li aiuta a stimolare l’equilibrio. E anche solo giocando a trovare questo equilibrio i bambini si divertono, si distraggono, si rilassano e stimolano la propria percezione corporea. Un gioco davvero completo!

Cucinare insieme!

Eh sì, cucinare insieme, mettendo le mani in pasta, sporcandosi, toccando tutto, misurando, assaggiando!

Giulia Mandrino

Ogni volta che nostro figlio tornerà a casa da scuola o dal parco in lacrime per qualcosa successa con i suoi amici o compagni le emozioni che ci assaliranno saranno moltissime. Perché tutti abbiamo sperimentato almeno una volta nella vita la tristezza che un rifiuto da parte degli altri o una derisione portano con sé.

E ci sentiamo inutili. E abbiamo paura a dire qualunque cosa perché qualunque cosa potrebbe far scattare una reazione opposta rispetto a quella a cui puntiamo. Come fare allora? Come rispondere?

Come rispondere alla tristezza dei bimbi che si sentono rifiutati dagli amici: le parole giuste per comunicare con i bimbi che si sentono frustrati, derisi e tristi

Potrebbe essere un rifiuto a giocare (“No, non puoi più giocare con noi!”), l’essere diventati obiettivo dei bulletti della scuola, il sentirsi esclusi in classe. Potrebbe essere qualcosa di piccolo che tuttavia scatena sentimenti fortissimi oppure qualcosa di molto più grave. Ma in ogni caso capita quasi sempre che un bambino nella propria vita sperimenti la sensazione del rifiuto da parte degli altri.

Quando accade noi genitori ci sentiamo quasi inutili, perché da una parte vorremmo risolvere noi la situazione, coccolarli fino a che dimenticano tutto oppure prendere in mano le cose e cercare di trovare una soluzione definitiva, ma dall’altre sappiamo anche che non è giusto negare ai bambini la possibilità di far fronte alle cose da soli, sperimentando la propria forza.

A volte, quindi, sarebbe giusto trattenere il “va tutto bene” che ci sale in gola. Perché noi e loro sappiamo che non va tutto bene, che sono solo parole di circostanza.

Detto questo non è nemmeno giusto non dire nulla. Che fare, quindi? Al posto del “va tutto bene” è importante trovare parole che accompagnino il bambino nella comprensione del suo sentimento. Che ci accompagnino, quindi, verso un benefico dialogo, che spesso, come vi suggeriamo sempre, è una soluzione. E anche se non è la soluzione definitiva fa davvero molto bene ed è un preambolo verso la risoluzione dei problemi a livello profondo. Perché prima di tutto è necessario capire le proprie emozioni e capire dove vogliamo andare.

I bambini piangono oppure si chiudono in loro stessi. In entrambi i casi si tratta di una richiesta di aiuto attraverso il linguaggio che conoscono. Stanno comunicando a noi genitori che qualcosa non va, e finché sentiranno queste emozioni si comporteranno in questa maniera. Proviamo quindi a guidarli noi verso l’esternazione.


Possiamo partire con una semplice descrizione dell’accaduto. Se non ci hanno ancora detto cos’è successo proviamo a domandarlo. Magari non lo diranno subito ma è improbabile che si tengano tutto dentro per molto tempo. Dopo aver capito la situazione, quindi, descriviamola. Ad esempio: “Si sono comportati molto male nei tuoi confronti/So che ci tenevi a giocare con loro. E so che ti senti molto triste/male/arrabbiato per questo”.

In questo modo li aiuteremo in una prima fase di riconoscimento della situazione e dei sentimenti. Dopodiché passiamo semplicemente all’ASCOLTO. Perché il nostro ascolto è ciò di cui hanno bisogno in questo momento. Non del nostro “Va tutto bene”, perché, come dicevamo, non va tutto bene e nella vita non ci saremo sempre noi a calmarli, a risolvere la situazione e a dire che va tutto bene quando chiaramente qualcosa non va.

Nel momento in cui si apriranno e parleranno con noi gli staremo dando uno strumento perfetto per il momento ma essenziale anche nella vita: la capacità di risolvere i problemi da soli, di ascoltarsi per capire come muoversi, di capire quali siano i fatti che non vanno e quale sia la direzione che invece dovrebbero prendere.

Attraverso le parole i bambini potranno dare un filo logico ai loro pensieri ingarbugliati, e attraverso la nostra guida (certo che possiamo guidarli!) potranno trovare la loro forza e qualche atto da compiere per giungere alla soluzione. Insomma: proviamo a spronarli a cercare il “cosa fare, allora?” e a trovare dentro di sé la forza unica e personale che hanno, il loro punto di forza.

Fidiamoci di loro, lasciamoli fare, sosteniamoli senza spingerli troppo, lasciando che provino a cavarsela con le loro gambe. È difficilissimo, lo sappiamo, ma necessario, perché sono proprio questi terribili momenti a costruire il loro essere e a dargli gli strumenti più importanti per affrontare la vita con serenità.

Giulia Mandrino

Fare giocare i bambini con ogni situazione atmosferica è importantissimo, oltre che divertente. Noi lo diciamo sempre: dovremmo mettere da parte i nostri timori e uscire con pioggia, neve o sole! Perché non è vero che il freddo fa ammalare. Basta coprirsi bene e il freddo diventa un alleato prezioso del sistema immunitario. E i bambini solo così svilupperanno un legame vero e profondo con la natura, che diventerà così uno sfogo dalla vita quotidiana per tutta la vita.

A darci man forte è un libro appena uscito ed edito da Babalibri. Si intitola "Il temporale" e tutti i bambini dovrebbero averlo nella loro libreria!

"Il temporale", un libro per amare la pioggia: da Babalibri la lettura per insegnare ai bambini ad amare il gioco libero anche quando fuori imperversa un temporale

"Il temporale", scritto da Frédéric Stehr, è un libro bellissimo che possiamo leggere ai nostri bambini fin da piccolissimi. I disegni solo bellissimi, grandi e colorati (ma dai colori stupendi, non sparati!), e con poche parole trasmette un messaggio meraviglioso e importante: che il gioco all'aperto è sempre, sempre, sempre una buona idea!

I protagonisti sono un gruppo di animaletti che insieme alla loro maestra si trovano chiusi in classe in un giorno di pioggia. La maestra ha una bellissima idea: perché non provare tutti insieme a danzare?

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Scarpette sui piedi, tutti, dopo la prima coraggiosa bimba che si mette a ballare (anche se tra le risate degli altri, ancora vergognosi), si impegnano, tutti provano ad esibirsi davanti agli altri. E già qui, pur non essendo il messaggio principale, ciò che i bambini imparano è la bellezza delle differenze: non solo tutti i piccoli uccellini sono diversi tra loro ma ognuno propone la sua idea di ballo con gli altri che lo guardano. Ma Paloma, la piccola protagonista che per prima con il suo tutù si è esibita di fronte ai compagni, è sparita. Dopo le risate è uscita triste triste dall'aula e non la si trova più.

Fuori, intanto, continua a imperversare il temporale. Già, Paloma è proprio là fuori! Che balla scatenata sotto la pioggia! "Non c'è niente di meglio della pioggia per calmare gli animi", pensa la maestra. E anche i bambini si rendono conto della bellezza dell'idea di Paloma!

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Mettono da parte la diffidenza iniziale, si uniscono alla compagna prima derisa e si divertono tutti insieme sotto la pioggia.

Una storia semplicissima, dunque, che si dipana lungo le pagine colorate del libro con pochi dialoghi e molto movimento. Ai bambini piace moltissimo: imparano a memoria i dialoghi letti da noi (e sarà utile per imparare a leggere!), interpretano le emozioni dei paperotti e si immedesimano in loro. Perché lo sanno che pozzanghere e pioggia sono sempre divertentissime! E questo libro li sprona a non darsi mai limiti quando si tratta di gioco libero.

Sara Polotti

Sara

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Cecilia

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