Lasciati Abbracciare

Una cosa su tutte ci accomuna come genitori è il costante pensiero di far bene a chi amiamo di più, i nostri figli. È un attimo farsi abbagliare dalla chimera della ricetta perfetta, che per definizione non esiste. Esiste invece il prendersi cura, il dare il meglio di noi per le vite che abbiamo messo al mondo. Ognuno a proprio modo. Questo testo non è un manuale e non darà risposta a quesiti "fast food". Non indica come diventare un genitore perfetto, nè pontifica sul modo giusto per fare questo o quell'altro. Il libro ha un altro scopo, farvi conoscere e recuperare l'abitudine, semplice e antica, di prendersi cura dei propri figli: tenerli il più possibile vicino a voi, abbracciandoli anche grazie all'uso di supporti portabebè.

A mio parere Expò dovrebbe davvero essere promotore di un pianeta sano e forte, che nutre noi uomini e che a sua volta viene accudito e nutrito. Purtroppo i leader indiscussi di Expò sono proprio le grandi aziende che continuano a depauperare la terra con un'agricoltura intensiva che depaupera la terra e offre frutti sempre più tossici e poveri di nutrienti.

Ma una bella notizia c'è: nel cuore dell'EXPO, da Palazzo Italia e dall' Albero della Vita, il Parco della Biodiversità e il Padiglione del Biologico e del Naturale, una delle grandi aree tematiche di EXPO che BolognaFiere ha progettato e realizzato nel grande cantiere di Milano, grazie all'accordo e al riconoscimento ricevuto da EXPO come suo Official Partner e dai Ministeri dell'Agricoltura e dell'Ambiente come organizzatore - con la manifestazione SANA - della piattaforma più importante di promozione del biologico italiano."Abbiamo voluto realizzare questo progetto - ha detto il Presidente di BolognaFiere Duccio Campagnoli - innanzitutto per l'impegno e la responsabilità che abbiamo sentito come organizzatori di SANA, la Fiera che ha raccolto e accompagnato sempre più in questi anni il grande sviluppo del biologico in Italia, assieme a FederBio, la Federazione Italiana Agricoltura Biologica e Biodinamica, di far essere presente ad EXPO la biodiversità e il mondo dell'agricoltura e della produzione biologica italiana".

Il Parco della Biodiversità di BolognaFiere "sarà il luogo della presenza ufficiale in Expo del Ministero dell'Agricoltura e del Ministero dell'Ambiente e rappresenterà i grandi temi della tutela dei parchi italiani e della conservazione del patrimonio dell'agrobiodiversità italiana. Sarà inoltre lo spazio e il palcoscenico di una serie di grandi eventi fra cui la giornata della biodiversità, quella dell'ambiente il 5 giugno e quella dei parchi italiani, importanti momenti che caratterizzeranno il palinsesto degli incontri all'interno del Parco. Tra l'altro, nell'area del Ministero sarà poi possibile ricostruire e vivere, anche grazie alla realtà virtuale, una visita all'interno dei grandi parchi italiani e assistere alle tante attività che saranno dedicate alla conoscenza delle realtà italiane". Il progetto del Parco, infatti, "realizza un luogo espositivo davvero unico in EXPO, una grande area verde che vuole rappresentare il patrimonio naturale della biodiversità in Italia, delle biodiversità nelle terre e nei paesaggi agrari italiani, e in mezzo ad esse le esperienze e le eccellenze della nuova agricoltura biologica che ha fondato e fonda il suo sviluppo proprio sulla salvaguardia e sulla rigenerazione del valore di queste biodiversità."si apre come una grande area verde di 8.500 metri quadrati, che arriva fino alla Porta Est di EXPO, nella quale si può passeggiare tra alberi piante e campi che mostrano i diversi esempi di coltivazione nella "agrobiodiversità" italiana. Attraversare il parco è come visitare e vedere tutta insieme la "fattoria biologica italiana", le terre naturali e le colture delle grandi eco-zone del paesaggio italiano, dalla montagna alpina alla grande Pianura Padana, dall'area appenninica fino alle pianure e alle coste mediterranee, trecento specie di piante, tutte realizzate con i canoni della coltivazione biologica.

Per Alce Nero, partner del progetto, il presidente Lucio Cavazzoni ha affermato: "Ritengo l'Expo una grande opportunità per ricordare quanto sia importante imparare a onorare il cibo: la terra che lo ha generato, le mani che lo hanno plasmato, l'affetto e la fatica di chi ce lo consegna. Il Cibo Vero è il risultato di una relazione con l'agricoltura che lo partorisce, ed è sempre di prossimità anche quando lontana".

Oltre a FederBio, sono partner del progetto e saranno protagonisti al Parco della Biodiversità eal Padiglione Biologico la Confederazione Italiana Agricoltori, l'Associazione per l'Agricoltura Biodinamica, le maggiori aziende del settore insieme a tantissime altre; cosi come anche FederUnacoma e Cosmetica Italia che vogliono rappresentare il nuovo anche delle imprese dell'agroindustria e della cosmetica nelle nuove tecnologie appropriate per l'agricoltura innovativa e per la produzione al naturale anche per bellezza e benessere. Anche Legambiente parteciperà con molte iniziative ed è giunta già la importantissima adesione di Fiera di Norimberga, che organizza Biofach e il più importante network fieristico mondiale del settore, e di IFOAM, l'organizzazione mondiale per il biologico, cosi come del coordinamento delle Università italiane per EXPO e di altri importanti Centri di ricerca. Con loro il Parco sarà anche un centro qualificato di elaborazione delle proposte per far essere lo sviluppo del biologico una parte fondamentale delle proposte che debbono uscire da EXPO.

Questa grande area dedicata al mondo del Bio e del Naturale, quindi di un autentico nutrimento della terra e dell'uomo, è suddiviso in 5 aree come possiamo vedere dalla mappa sottostante:

 

Camminata Agribiodiversità: L'esperienza del Parco vuole mostrare e insegnare concretamente il primo fondamento di una nuova agricoltura di cui le esperienze della agricoltura biologica italiana possono essere esempio e modello nel mondo: la ricchezza della biodiversità serve alle nuove modalità di una agricoltura biologica e l'agricoltura innovativa, sostenibile, biologica serve a preservare e rigenerare le biodiversità, la fertilità dei suoli, la sicurezza idrogeologica e le risorse idriche dei terreni, la bellezza dei paesaggi, la qualità del clima e dell'ambiente, dei territori. 

Il Padiglione della Mostra della Biodiversità, realizzata dal Comitato scientifico costituito con la Facoltà di Agraria dell'Università di Milano con la collaborazione delle facoltà dell'Università di Padova e Bologna; che ospita anche le aree di presenza del Ministero dell'Ambiente e dell'Agricoltura e vuole rappresentare anche l'impegno della ricerca per le nuove pratiche e tecniche per l'agricoltura e la produzione biologica e innovativa, che sarà testimoniato da tante presenze e iniziative: del Coordinamento delle Università italiane per EXPO, dell'Osservatorio del Biologico dell'Università Bocconi, del Centro mondiale per il biologico IFOAM e altre ancora; da qui prendono il via le visite guidate e gli incontri con esperti e protagonisti che faranno "Lezioni di Biologico " a grandi e piccoli, anche per il programma delle visite delle scuole a EXPO.

Il Teatro della terra, un Centro Convegni di 200 posti che ospiterà la presentazione dei tantissimi e veri "custodi della terra" italiani, gli agricoltori, le Associazioni e le imprese impegnati nell'agricoltura innovativa, nella produzione biologica e nelle tecnologie appropriate di cui hanno bisogno; ma assieme a questo si sta preparando per il Teatro della terra un Palinsesto dedicato a grandi eventi come gli incontri con grandi testimoni e protagonisti della cultura e della lotta per "I DIRITTI DELLA TERRA E I DIRITTI ALLA TERRA"; alle giornate e agli incontri internazionali e istituzionali che Associazioni e Ministeri dedicheranno ai grandi temi della salvaguardia della biodiversità e della sostenibilità.
Al termine (o all'ingresso) del Parco-fattoria i visitatori incontrano il verde degli esempi di coltivazione degli orti e dell'agricoltura urbana che saranno animati e insegnati dalle tante esperienze di città italiane a cominciare da Milano e Bologna.

Il Padiglione del biologico italiano dove hanno voluto essere presenti e si incontreranno tantissime realtà, le più significative del mondo del biologico per l'alimentazione e della produzione al naturale per salute e benessere; questo è il luogo dove conoscere le eccellenze bio italiane, dove scoprire le storie dei differenti prodotti.
Il Padiglione del Biologico e del Naturale è strutturato in sei aree tematiche, sei tappe narranti per sei settori chiave e simbolo del nostro Paese. Ciascuna area racconta il legame tra la terra e i suoi prodotti, che altro non sono se non gli alimenti che utilizziamo quotidianamente:

- Semi, cereali, legumi e derivati
- Frutta, ortaggi e trasformati
- Olio e vino
- Prodotti da allevamento
- Erboristeria, integratori, benessere
- Servizi, tecnologie, formazione, certificazione

Per ciascuna area verranno narrate le eccellenze, le storie di agricoltori che con impegno, passione e innovazione aiutano a salvaguardare gli ecosistemi naturali e la biodiversità sia all'interno sia all'esterno dell'azienda agricola. Verrà dato spazio ai prodotti alla loro coltivazione e alle tecniche innovative e più tradizionali per il mantenimento di un rapporto equilibrato tra uomo e natura che è alla base del Biologico.
All'interno del Padiglione del Biologico e del Naturale viene svelato il ruolo centrale di aziende impegnate per la tutela dell'ambiente e della biodiversità. Qui i visitatori possono comprendere come l'agricoltura biologica tenga in considerazione ogni organismo vivente, dal più piccolo microorganismo che vive nella terra all'albero più imponente. Per questa ragione, ogni anello della filiera di produzione è studiato per mantenere e, dove è possibile, per accrescere la diversità animale e vegetale.

Per conoscere più da vicino il bio e portare a casa propria l'esperienza vissuta al Parco della Biodiversità vi attende il Biomarket, realizzato con NaturaSì. Il Biomarket è un vero e proprio supermercato di 400 mq caratterizzato da alcune aree tematiche nelle quali viene raccontata la storia dei produttori di biologico e biodinamico e dove incontrare i volti autentici degli uomini e delle donne che hanno scelto di dire Sì alla Natura e che tutti i giorni lavorano, con impegno, serietà e passione, la terra, preservandone la fertilità, per offrirci prodotti bio di qualità.

Realizzata con Alce Nero-Berberé, Cucina e Pizzabio è il luogo nel quale la sapienza e la passione degli agricoltori bio si fondono con la capacità e la fantasia degli chef per garantire una cucina attenta al benessere e all'avanguardia.
Presso Cucina e Pizza biologica gli ingredienti biologici di Alce Nero e le ricette di Berberè e Simone Salvini danno vita alla cucina del Padiglione del Biologico e del Naturale, declinandola attraverso una narrazione continua legata ai sapori e ai valori dell'agricoltura. Piatti realizzati con ingredienti di stagione, regionali e provenienti da produttori tracciati e fairtrade. Un'esperienza unica da gustare anche all'aperto, sotto il fresco del frutteto e tra gli orti urbani.

Orti urbani è uno spazio verde, accanto all'Ingresso Est di EXPO, dove la città incontra l'agricoltura. Giardini urbani produttivi privati e pubblici, famigliari e collettivi: i visitatori incontrano il verde degli esempi di coltivazione degli orti e dell'agricoltura urbana che saranno animati e insegnati dalle tante esperienze di città italiane a cominciare da Milano e Bologna.
Qui si vedono all'opera appassionati e volenterosi che anche in zone densamente abitate vogliono mantenere viva la tradizione agricola e sostenibile. 

Giulia Mandrino

I germogli: un prodigio di benessere

Giovedì, 30 Aprile 2015 07:12

Potete trovarli nei negozi bio oppure coltivarli facilmente in casa: sono un alimento davvero utile e purtroppo ancora abbastanza sconosciuto nella nostra cucina. Vanno considerati dei veri e propri portenti della natura, in quanto racchiudono una grande quantità di enzimi e sostanze nutritive. 

Ecco la selezione dei più conosciuti tratta dal mio libro "The Family Food, ricette naturali per famiglie incasinate, Mental Fitness Publishing. 

Germogli di grano

Sono altamente proteici e contengono grandi quantità di vitamine, minerali, enzimi e antiossidanti. Andrebbero utilizzati 3-4 volte la settimana per verificare gli effetti alcalinizzanti, remineralizzanti e depurativi sul proprio organismo.

Germogli di grano saraceno

Sono preziosissimi per la loro grande quantità di proteine, minerali e vitamine sopratutto del gruppo B e PP. Hanno effetti benefici sull'apparato cardiocircolatorio e sulla tiroide. 

Germogli di fagioli

Altamente proteici, questi germogli sono una bomba di energia! Favoriscono l'eliminazione delle tossine da parte del fegato agendo sulle stasi di bilirubina. Incrementano il potere digestivo dello stomaco e facilitano il lavoro dei polmoni. 

Germogli di avena

Aiutano la digestione, hanno effetti benefici sull'apparato respiratorio, in particolare sui polmoni, e favoriscono l'eliminazione delle tossine. 

Germogli di ceci

Decongestionano fegato e reni, favoriscono l'eliminazione delle tossine migliorando dermatiti seborroiche. In generale facilitano la digestione. 

Germogli di lenticchie

Sono una fonte importantissima di proteine vegetali, perchè derivano dai legumi. Sono particolarmente utili nei periodi di convalescenza e per gli sportivi in quanto sostengono lo sforzo fisico.

Germogli di soia

Come quelli di lenticchie, sono particolarmente utili per atleti e per chi svolge lavori pesanti perchè contengono dei veri e propri concentrati di nutrienti.

Tratto da "Giulia Mandrino e Antonella Alfieri, The Family Food, ricette naturali per famiglie incasinate"

 

Ma come si fa a reperire i germogli?

Abbiamo due soluzioni: comprarli o farli in casa. Troviamo normalemente molte varietà di germogli nei negozi bio (io per esempio nel mio Naturasì trovo quelli di soia, di erba di grano e di ravanello). Il costo di aggira attorno ai 3 euro. Mentre nei supermercati tradizionali troviamo quelli di soia: non sono una super fanatica del bio anche se lo sostengo molto a livello etico oltre che di salute, ma ci sono alcuni alimenti che non è proprio il caso di prendere se non sono bio: uno tra questi sono proprio i germogli, in quando sono l'essenza del seme che se non bio credo possa fare più male che bene in quanto sprigiona tutti i pesticidi a cui è stato sottoposto. 

Per ammortizzare i costi vi consiglio di farli direttamente a casa vostra. I metodi di germogliazione casalinga sono molteplici e comportano il grande vantaggio del risparmio appunto sui costi, senza parlare della bellezza di veder crescere con estrema facilità i germogli (è un'attività che solitamente i bimbi adorano). 

Si acquistano nei negozi bio queste bustine con un costo che varia dai 1,50 euro a 2,00 e avrete germogli per svariati mesi in abbondanza. 

Possiamo acquistare un germogliatore con un prezzo che varia dai 10 a 35 a seconda del modello.

- Il germogliatore in barattolo con un costo che si aggira intorno ai 14 euro. Qui potete trovare le istruzioni. Non ingombra, è facilissimo far venire i germogli: Rispetto ai successivi la quantità di germogli ottenuta è minore ma può essere una soluzione interessante per iniziare. Io per esempio ho 3 vasetti di questi invece che un germogliatore a più strati: ho infatti iniziato a germogliare con il barattolo e ho preferito proseguire su questa linea perchè non ha praticamente ingombro e posso variare la quantità di germogli che voglio avere a seconda del tempo che ho a disposizione e dei pasti che effettuerò a casa: nei periodi in cui ho più tempo e anche mio marito non è in viaggio di lavoro magari li uso tutti e tre germogliando 3 varianti diverse, in altre settimane solo uno (talvolta nessuno). E' poi comodissimo da portare per esempio in vacanza!

Altri tipi di germogliatori come questi che vedete qui sotto definiti germogliatori multilivello consentono di avere una quantità maggiore di prodotto ma anche di variare la tipologia di germoglio per ogni piano. Il loro costo si aggira intorno ai 35 euro. 

  

A breve un articolo sui metodi di germogliazione senza l'utilizzo di supporti specifici ma semplicemente con strumenti casalinghi come lo scolapasta. 

Giulia Mandrino

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

 

Alcune di noi alterano la voce quando parlano ai loro neonati, altre inorridiscono alla vista della nonna che si avvicina e interloquisce con lui con moine e bududu. Ma lui, il pupetto, cosa ne pensa a riguardo? Meglio parlargli fin da subito come se fosse un adulto? Oppure i versetti hanno il loro perchè? 

Numerosi studi hanno dimostrato che i neonati (diciamo all'incirca da 0 a 12 mesi) prestano molta più attenzione ai versetti e ai suoni pittosto che alle parole. I professionisti del settore in Usa lo chiamano "baby talk", ma noi lo conosciamo come "versetto". Questa forma di comunicazione se per noi è banale e scontata, in realtà è stata ed è tuttora fonte di grande interesse nel panorama accademico mondiale e sono state condotte molte ricerche a rigurado: i generale è stata riscontrata una grande differenza a livello di genere in quanto le femminucce sembrano produrre un repertorio di suoni molto più variegato rispetto ai compagni maschietti, i quali a loro volta sembrano produrre più suoni di tono alto e corposo.  Alcuni ricercatori come Rima Shore (Rethinking the brain: New insights into early development) ritengono che i versetti dei bambini rivestano un ruolo importante per lo sviluppo dei processi emozionali tra il bambino e i genitori che aiutano il piccolo nell'apprendimento.

Come possiamo dunque aiutare i nostri piccoli a comunicare con noi nel primo anno di vita attraverso i versetti? In generale abbiamo detto che i bambini prestano più attenzione ai suoni che imitano il linguaggio del bambino oppure quando usiamo le parole in maniera più ripetitiva e cadenzata di quanto non facciamo regolarmente. Se poi riusciamo a utilizzare semplici suoni associati a un movimento, per richiamare la loro attenzione o per comunicare loro si sentiranno maggiormente incentivati a rispondere e a modulare la loro soglia di attenzione: per esmpio possiamo inventare un suono che utilizziamo quando è ora di andare a nanna, per svegliarsi, quando si inizia a mangiare, quando arriva il papà la sera da lavoro. 

Il linguaggio del bambino piccolo ha inoltre il beneficio di fornire le basi per lo sviluppo della vera e propria lingua: è importantissimo incoraggiare i bambini e accogliere con goia i loro suoni dimostrando interesse. Infatti i bambini che ricevono maggiore accoglienza e incoraggiamento in ciò che pronunciano nella fase del "baby talk", sembrano poi approcciarsi all'apprendimento della lingua vera e propria in maniera più veloce.

Ma non solo: il dialogo con il bambino nel primo anno di vita aiuta il bambino a selezionare in maniera appropriata le persone con cui interagire. Nonostante i neonati abbiano una serie di capacità che consentono loro di riconoscere chi si prende cura in maniera adeguata di loro, l'interazione verbale risulta un ulteriore indicatore di quali persone si occupino del suo sviluppo cognitivo. Quando un adulto interagisce con la voce con un neonato gli comunica un messaggio di empatia, di amore e fiducia.

I versetti del neonato servono anche a lui per comprendere quali effetti hanno i suoni che emette sugli adulti: grazie a questi processi i bambini sembrano diventare più consapevoli delle loro potenzialità ed enfatizzano questo metodo per farsi comprendere come modalità alternativa al pianto. Quindi se non è mai consigliato anticipare la manifestazione del bisogno del neonato, per cui lasciare che lui sperimenti modalità differenti fin dai 3 mesi di vita, è importante ascoltare le sue richieste e considerarle in tutte le sue varianti. 

Un altro processo interessante che si verifica quando un adulto interagisce ai segnali verbali del bambino nel primo anno di vita, è la capacità dei bambini di prendere in considerazione e soffermarsi sulle espressioni facciali dell'adulto: in particolare i bambini sembrano ricercare l'associazione suono-sorriso, per cui provo a emettere "buuuuu" e guardo se mi sorridi o se comunque mi dai un feeddback positivo. 

Ricapitolando è importante non sottovalutare il linguaggio dei versetti del bambino e dovremmmo cercare di giocare il più possibile con il suono.

Giulia Mandrino

Trauma cranico: cosa fare e cosa non fare

Mercoledì, 29 Aprile 2015 15:14

I bambini cadono spesso, ma talvolta si verificano dei veri e propri traumi cranici. Ecco allora un articolo tratto dal libro Mamme pret a porter, il primo anno insieme, Mental Fitness Publishing, scritto dal dott. Luca Roasio, Pediatra ospedaliero.

"Il trauma cranico si verifica normalmente quando il bambino cade e subisce un colpo alla testa. Nella stragrande maggioranza dei casi il danno interessa solamente il cuoio capelluto. In questo caso basta avere sempre sottomano Arnica in pomata omeopatica. Sempre meglio avere con sé anche Arnica 30 ch e 15 ch. La testa del bambino è una zona ricca di vasi sanguigni, quindi anche un piccolo trauma è facile che crei bernoccoli; anche in caso di abrasioni e in caso di taglio, ci sono spesso notevoli fuoriuscite di sangue che necessitano l'intervento medico. Sono da considerarsi rari gli eventi quali la frattura del cranio, la commozione o l'emorragia cerebrale.

SINTOMI
Normalmente bernoccoli e/o lividi. In casi più gravi, perdita di coscienza e stato confusionale, pupille dilatate.

CHE COSA NON FARE: Non date da mangiare al bambino dopo traumi alla testa perché è molto probabile che vomiti. Non dategli antidolorifici e nessun tipo di farmaco. Non è vero che il bambino dopo un trauma alla testa deve stare sveglio per almeno 6 ore: molto spesso lo shock, il forte dolore e lo spavento del trauma inducono il bambino ad addormentarsi di colpo: è necessario solamente controllare che il bambino possa essere svegliato, quindi che il sonno non sia troppo profondo e che appunto il bimbo dia segni di risposta agli stimoli.

CHE COSA FARE:
Nei casi in cui il bambino è vigile e risponde bene agli stimoli, potete prendere tempo è valutare meglio il da farsi. Come anticipato, stendere una pomata omeopatica all'Arnica nel punto dell'impatto e somministrare 2 granuli anche ogni 10 minuti di Arnica 30 ch. Benissimo anche ghiaccio (NON SPRAY). Aspettate almeno 6 ore dal trauma per dare da mangiare al bambino. Potete somministrare acqua ma solo a piccoli sorsi. È di fondamentale importanza osservare attentamente il bambino nelle 48 ore successive al trauma, in particolare nelle prime 8 ore.
Molto utili i seguenti rimedi di Bach: Star of Bethlehem e Rescue Remedy.


RECARSI AL PRONTO SOCCORSO SE:

- il bambino ha meno di un anno;

- il trauma ha interessato il collo;

- il bambino è privo di coscienza;

- il taglio è esteso e il sanguinamento non termina in qualche minuto, in quanto potrebbe necessitare di una sutura o anche solo di applicazione di colla;

- la caduta è avvenuta da un punto alto più di un metro;

- il trauma è stato molto forte;

- dopo il trauma il bambino piange per più di 15 minuti di continuo;

- vomita da tre o quattro volte in su o il vomito compare dopo le 24 ore;

- ha difficoltà a vedere e a riconoscervi;

- non riesce a camminare;

- perde sangue o un liquido acquoso dal naso o da un orecchio."

Dott. Luca Roasio

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

La sigaretta elettronica

Mercoledì, 29 Aprile 2015 09:28

Molti di noi hanno smesso di fumare proprio grazie alla sigaretta elettronica ma se può essere uno strumento utile proprio per perdere il vizio della sigaretta, che sappiamo essere dannosa sotto innumerevoli punti di vita, possiamo affermare con certezza che sia innocua per la nostra salute? E per i bambini ci sono rischi se vivono in ambienti con adulti che utilizzano la sigaretta elettronica?

Ma andiamo con ordine. Che cos'è la sigaretta elettronica? La sigaretta elettronica è un dispositivo progettato per simulare e sostituire, sia nell'utilizzo che nell'aspetto, i sistemi tradizionali per fumare derivati del tabacco, come le sigarette o i sigari.
Le sigarette elettroniche possono contenere una quantità variabile di nicotina, che racchiudono in apposite cartucce assieme ad una miscela chimica tipicamente composta da acqua, glicole propilenico, glicerolo ed altre sostanze.
Tale miscela viene fatta vaporizzare, passando dallo stato liquido a quello di vapore, per effetto del calore.
Le singole cartucce contengono, in genere, tra 6 e 24 mg di nicotina, mentre altri modelli possono esserne privi e rilasciare solo un vapore aromatizzato. 

I componenti comuni della sigaretta elettronica includono: una soluzione liquida, una cartuccia, un atomizzatore (vaporizzatore) ed una fonte di alimentazione (batteria ricaricabile e circuito elettronico interno). Molte sigarette elettroniche sono composte di parti sostituibili, mentre i dispositivi monouso combinano tutti i componenti in una singola parte che viene scartata quando il liquido contenuto si esaurisce. 

Cartuccia: generalmente funge sia da serbatoio di liquido che da filtro. La soluzione racchiusa nella cartuccia può contenere diverse concentrazioni di nicotina (alte, medie, basse o assenti). Inoltre, sono disponibili diversi aromi che simulano il sapore del tabacco o riproducono un'ampia gamma di gusti (esempio: menta). La cartuccia è progettata per consentire il passaggio del liquido nell'atomizzatore e il vapore alla bocca dell'utente. Quando il liquido è esaurito, gli utenti possono ricaricare o sostituire la cartuccia. Una ricarica è equivalente a circa 7-25 sigarette normali, a seconda del contenuto di nicotina, ma la sua durata dipende ovviamente da come si utilizza il dispositivo. 

Atomizzatore: è il componente centrale della sigaretta elettronica. Si compone generalmente di un piccolo elemento riscaldante responsabile della vaporizzazione del liquido. 

Batteria: la maggior parte dei dispositivi portatili contiene una batteria ricaricabile, che tende ad essere il più grande componente di una sigaretta elettronica. La batteria può contenere un sensore di flusso elettronico che viene attivato dall'inspirazione dell'utilizzatore attraverso il dispositivo; altri modelli, invece, utilizzano un pulsante di alimentazione che deve essere premuto durante il funzionamento. Può anche essere impiegato un LED per indicare l'attivazione. Alcuni produttori offrono anche una ricarica portatile a forma di pacchetto di sigarette contenente una batteria più grande. I dispositivi poi possono disporre di funzionalità aggiuntive e del supporto di una vasta gamma di batterie interne, accessori ed atomizzatori.

Pe approfondire l'argomento ho quindi intervistato il dott. Angelo Travaglia, medico chirurgo del centro Antiveleni dell'ospedale Niguarda di Milano.

Buongiorno dott. Travaglia. Ci può spiegare come funziona la sigaretta elettronica?

"L'atomizzatore riscalda una soluzione liquida contenente percentuali variabili (a seconda del modello) di nicotina, aromi ed altri prodotti chimici; per effetto del calore, tale miscela viene trasformata in vapore, il quale, una volta inalato dall'utilizzatore, consente di provare una sensazione simile a quella associata all'uso delle sigarette o di altri metodi tradizionali per fumare il tabacco.
L'utente inala attraverso il filtro.
Il flusso d'aria aziona un sensore presente nella batteria, che così viene attivata.
Il vaporizzatore riscalda la soluzione liquida contenuta nella cartuccia.
Contemporaneamente, si attiva un led all'estremità della sigaretta elettronica per simulare il colore della combustione di una sigaretta convenzionale.
L'utente ottiene uno sbuffo di gas caldo, che inala come fosse fumo di tabacco.
Durante l'espirazione, il vapore, grazie alla presenza del glicole propilenico (PEG), simula la sensazione visiva che si ottiene fumando le sigarette tradizionali.
Il vapore emesso dal dispositivo si disperde rapidamente."

Che vantaggi ha per la nostra salute la sigaretta elettronica?

"L'assoluta sicurezza delle sigarette elettroniche non è ancora stata scientificamente dimostrata, e non mancano studi preliminari che dimostrano il contrario.
Ad ogni modo, è presumibile che questi prodotti presentino meno effetti tossici rispetto a sigari, sigarette e simili.
Tuttavia, le conferme cliniche sono insufficienti per trarre conclusioni definitive, anche se alcune prove sperimentali sono promettenti e suggeriscono che questi dispositivi risultano più sicuri rispetto alle sigarette tradizionali.
Generalmente, le sigarette elettroniche sembrano apportare meno nicotina rispetto al fumo di tabacco."

Quindi possibili connessioni con il tumore al polmone a altri tipi di tumore?

"Il più importante fattore di rischio per il tumore del polmone è rappresentato dal fumo di sigaretta (e questo vale anche per il fumo passivo). Ciò significa che più si è fumato (o più fumo si è respirato nella vita), maggiore è la probabilità di ammalarsi.
Solo in Italia vi sono ogni anno 37.000 nuovi casi di tumore del polmone, che è responsabile di 30.000 morti l'anno. La percentuale di decessi per tumore del polmone dovuti al fumo di sigaretta è circa il 90% negli uomini e il 70% nelle donne.
Nella sigaretta elettronica, non essendovi combustione vengono a mancare i residui tossici dovuti a questo processo (catrame, idrocarburi policiclici aromatici ecc.), quindi le sigarette elettroniche sono probabilmente più sicure dei prodotti tradizionali utilizzati per inalare il fumo."

Possiamo quindi consigliarle come strategia per smettere di fumare?

"Le diverse strategie di marketing relative alla sigaretta elettronica sottolineano diversi (presunti) vantaggi:
* Per i fumatori che non intendono smettere di fumare tabacco, la sigaretta elettronica rappresenta un modo per riuscire a "fumare" anche in ambienti dove vige un divieto per il fumo convenzionale, come aerei, ristoranti e luoghi di lavoro.
* Per i fumatori che non vogliono rinunciare alla dipendenza da nicotina, alcuni studi suggeriscono che il passaggio alla sigaretta elettronica riduce il potenziale danno attribuibile alla loro abitudine.
* Per le persone che vogliono smettere, alcuni suggeriscono che le sigarette elettroniche possono aiutare nella transizione da fumatori a non fumatori. Tuttavia, i benefici per la salute associati a queste affermazioni possono essere basati su informazioni inesatte, incomplete o fuorvianti. Nel luglio 2013, l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha preso posizione in merito, dichiarando che non sono ancora stati condotti studi rigorosi per determinare se le sigarette elettroniche sono realmente efficaci per aiutare le persone a smettere di fumare. Anche se il "fumo" artificiale delle sigarette elettroniche sembra contenere meno tossine rispetto a quelle presenti nel fumo di sigarette tradizionali, l'impatto sulla salute a lungo termine deve essere ancora approfondito."

Che tossicità ha la sigaretta elettronica?

"La Food and Drug Administration (FDA) ha messo in dubbio la sicurezza di questi prodotti dopo aver rilevato quantità di nicotina diverse rispetto a quanto dichiarato, e tracce di sostanze chimiche tossiche tra cui noti componenti cancerogeni (come le nitrosammine) in campioni di due marche molto popolari. Ciò ha indotto la FDA ad emettere un avvertimento sui potenziali rischi per la salute associati alle sigarette elettroniche.
La nicotina inalata, ingerita o posta a diretto contatto con la pelle, può essere particolarmente pericolosa per la salute e la sicurezza di alcune categorie di persone, come i bambini, i giovani, le donne incinte o che allattano, i soggetti con malattie cardiache e gli anziani.
Le sigarette elettroniche, le loro cartucce di nicotina e gli accessori di ricarica devono essere tenuti fuori dalla portata dei bambini, per scongiurare il rischio di soffocamento o avvelenamento da uso improprio in età infantile. Poiché le sigarette elettroniche non generano fumo mediante la combustione del tabacco, il loro uso è comunemente ritenuto più sicuro da parte dei consumatori. Tuttavia, i prodotti chimici utilizzati nelle sigarette elettroniche non sono stati pienamente studiati e regolamentati. La sperimentazione di alcuni di questi prodotti suggerisce la presenza di sostanze chimiche tossiche. Negli USA la FDA ha analizzato gli ingredienti in un piccolo campione di cartucce di due marchi leader di sigarette elettroniche. In un campione, le analisi hanno rilevato glicole dietilenico, una sostanza chimica tossica per gli esseri umani, utilizzata solitamente come additivo per i liquidi antigelo. In molti altri campioni, le analisi hanno rilevato sostanze cancerogene, tra cui nitrosammine specifiche del tabacco (TSNAs) e formaldeide. Infine, le analisi hanno rilevato nicotina in alcune cartucce dichiarate esenti dalla sostanza. In Italia sono state intercettate partite di ricariche per sigarette elettroniche contenenti benzene. Acroleina e formaldeide sono altre sostanze rilevate che destano preoccupazione."

E' vero che contengono metalli pesanti?

"Recentemente anche residui di metalli pesanti sono stati rilevati in campioni di liquidi di ricarica per sigarette elettroniche.
Cromo, arsenico, cadmio, piombo e altri metalli pesanti, tossici o cancerogeni, sono stati rilevati in sei liquidi per sigarette elettroniche che il settimanale il Salvagente ha fatto analizzare dal dipartimento di Farmacia dell'Università Federico II di Napoli.
I valori sembrerebbero molto elevati, in special modo in un campione, nel quale la concentrazione di arsenico sarebbe più elevata di quella ammessa per l'acqua potabile."

Cosa si prospetta per il futuro?

"E' presumibile che in futuro - grazie alla regolamentazione e alla stretta sorveglianza sui processi produttivi, unitamente all'uso di sostanze chimiche e materiali più sicuri per la salute del consumatore - le sigarette elettroniche divengano un'alternativa sempre più sicura al fumo di tabacco. Nel frattempo è buona regola diffidare dai prodotti più economici ed evitare di approvvigionarsi di sigarette elettroniche e/o ricariche tramite canali a rischio (mercatini, siti internet sospetti ecc.).
Mancando dati certi sull'efficacia e la sicurezza della sigaretta elettronica, fino a quando non si svolgeranno studi indipendenti a medio e lungo termine, non sarà possibile prendere una netta posizione in merito ai suoi effetti sulla salute. Nel frattempo, a scopo cautelativo, le sigarette elettroniche dovrebbero essere evitate perlomeno dai giovani e dalle donne in gravidanza. I benefici ed i possibili rischi associati a questi dispositivi sono molto discussi in termini di sicurezza, efficacia e qualità accettabile. A causa della relativa novità della tecnologia, delle leggi relative al tabacco e delle politiche di somministrazione dei farmaci, le indagini sulla salute pubblica e le leggi che regolano la vendita e l'uso della sigaretta elettronica sono attualmente oggetto di accesi dibattiti in molti Paesi, inclusa l'Italia. Secondo l'AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) le sigarette elettroniche dovrebbero essere considerate medicinali e proibite ai minori di 18 anni, mentre la sicurezza di quelle prive di nicotina deve essere ancora approfondita. In particolare è indispensabile definire le quantità di nicotina, unica sostanza farmacologicamente attiva tra quelle presenti nelle cartucce di ricarica, in quanto anche se riportata tra gli ingredienti come "conforme alla Farmacopea internazionale" da alcuni controlli non risulta esserlo. E tutto ciò che contiene materie prime farmacologicamente attive dovrebbe essere considerato farmaco e regolamentato secondo la Direttiva 2001/83/CE del D.L.vo 219/2006 concernente i prodotti medicinali. L'Agenzia considera, inoltre, indispensabile stabilire delle specifiche qualitative minime per il dispositivo, poiché le sostanze inalate variano non solo in base al liquido inserito ma anche alla composizione del materiale plastico e alla temperatura raggiunta dal dispositivo stesso, basti pensare alla possibile produzione di ftalati come residui della combustione, e le particelle formate penetrano negli alveoli polmonari raggiungendo diversi livelli di profondità a seconda delle loro dimensioni."

E quelle prive di nicotina?

"Anche le e-cig prive di nicotina potrebbero provocare problemi di sicurezza: per i prodotti della combustione e anche per lo stimolo verso comportamenti che possono riattivare e/o incrementare l'abitudine al fumo e favorire l'utilizzo del dispositivo come nuova via di assunzione di sostanze da abuso.
Tuttavia l'Aifa ritiene che, rispetto alle sigarette classiche, quelle elettroniche, se opportunamente regolamentate, possiedano un minor rischio per la salute qualora utilizzate per la disassuefazione medica del fumo."

Ci sono rischi riguardo il fumo passivo di sigaretta elettronica?

"Occorre cautela per quanto riguarda il fumo passivo. E' giusto che ci sia prudenza nell'uso di queste sigarette negli ambienti chiusi finché non abbiamo dati sicuri della loro assoluta innocuità. Un conto è il singolo che fuma e si autoespone a questo inquinamento, altro è chi si ritrova involontariamente a respirarne i vapori."

Sono stati evidenziati rischi per i bambini che vivono con utilizzatori di sigaretta elettronica?

"Nei derivati del tabacco, la nicotina è la principale sostanza chimica che in quantità eccessive può risultare tossica se assunta in quantità superiori a 0,5-1mg/kg.
La concentrazione di nicotina contenuta nelle cartucce può quindi rappresentare un rischio di l'avvelenamento soprattutto nei bambini.
Solo nel 2013 sono stati oltre 1.300 i casi negli USA di avvelenamento da nicotina liquida, fra cui si sono registrati oltre 300 casi gravi ed un decesso. Fra le principali vittime ci sono bambini di età inferiore a 4 anni, che spesso per sbaglio si trovano ad ingerire queste sostanze, a volte anche in grande quantità, dai dispositivi di ricarica.
I liquidi incriminati vanno quindi considerati come veri e propri agenti tossici, pericolosi anche in piccole quantità.
Se assorbiti attraverso la pelle o ingeriti queste sostanze (contenenti oltre alla nicotina anche solventi e aromi vari, da quello della fragola al cioccolato, particolarmente attraenti per i più piccoli) possono causare vomito e convulsioni.
Come rischio immediato la nicotina liquida è molto più pericolosa di quella contenuta nel tabacco perché è assorbita più velocemente dal corpo.
A volte il pericolo derivante dal lasciare in giro per casa questi liquidi non è neanche avvertito dai genitori, che si accorgono del potenziale tossico dei liquidi solo quando i bambini cominciano a vomitare. La quantità ingerita in grado di causare problemi dipende dalla concentrazione di nicotina nei liquidi; la maggior parte è compresa tra l'1,8% e il 2,4%. e a queste concentrazioni possono essere raramente letali per i bambini, ma a concentrazioni più elevate, come 7% - 10% (facilmente acquistabili su internet con l'e-commerce), possono esserlo anche in piccole quantità. Ecco perché regolamentazioni quali sicurezza sugli standard di produzione (soprattutto per i prodotti importati), bottiglie a prova di bambino ed etichette di avvertimento sono più che auspicabili."

Qual è la normativa attuale in vigore in Italia riguardo la sigaretta elettronica?

"Il nostro Paese ha una propria regolamentazione circa i liquidi delle sigarette elettroniche dal 2010 che detta in maniera chiara le disposizioni da seguire per la commercializzazione in Italia.
Nel febbraio 2010 il Ministero della Sanità italiano, con nota protocollata DGPREV 0006710-P-11/02/2010, relativa all'etichettatura di preparati contenenti nicotina e sostanze pericolose (riportate nelle direttive 2001/95/CE e 1999/45/CE, adottate con Dlg 52/97) in base ai criteri richiesti dal DM del 28 aprile 1997 e suoi aggiornamenti ha chiesto a tutti i produttori di sigarette elettroniche di evidenziare su tutti i prodotti, la concentrazione di nicotina e, in caso di presenza, di apporre i necessari simboli di tossicità. È stato inoltre richiesto di evidenziare la frase "Tenere lontano dalla portata dei bambini" su tutti i prodotti posti in vendita. Con Ordinanza del Ministro della Salute 4 agosto 2011 (G.U. Serie Generale n. 232 del 5 ottobre 2011) è stato disposto il divieto di vendita a soggetti minori di anni 16 di sigarette elettroniche contenenti nicotina. Il 28 settembre 2012 (G.U. Serie Generale, n. 248 del 23 ottobre 2012) il ministro Balduzzi ha prorogato il divieto di fumo per i minori di anni 18. Con il DL 76/2013 (Lavoro – IVA). Per ora quindi i liquidi delle sigarette elettroniche sono considerati come prodotti di libera vendita e devono avere solo avere il marchio Ce. Quelli alla nicotina in Italia sono vietati ai minori di 16 anni. I flaconi prodotti in Italia e regolarmente in commercio devono essere a prova di bambino, le avvertenza di rischio devono apparire tanto sulle etichette quanto sui foglietti illustrativi, così come tutte le indicazioni utili per un uso consapevole della sigaretta elettronica."

Giulia Mandrino

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

In molte case il rumore di sottofondo della tv è sempre presente perchè la televisione accesa è un must come il tavolo o il frigorifero. 

Numerose ricerche hanno però fatto emergere possibili relazioni tra difficoltà di apprendimento e situazioni in cui la televisione in casa è sempre accesa: infatti non è solo questione che il bambino stia o no fermo a guardare la tv, è il rumore di sottofondo che disturba i processi di apprendimento. Così L'america Academy of Pediatrics consiglia di non far vedere la tv ai bambini al di sotto dei 3 anni. 

Se per molti di noi questo è assolutamente irrealistico, se non impossibile, sarebbe importante utilizzare la tv come uno dei tanti strumenti di apprendimento: per cui possiamo guardare un cartone o un programma, ma poi spegnere e far si che si dedichi a un'altra attività. Nel mio caso per esempio la tv viene accesa sopratutto d'inverno intorno alle ore 18, quando i bimbi incominciano a essere stanchi (e io anche) e ho la necessità di mettere a posto un attimo e preparare la cena: generalmente si fermano 15-20 minuti a guardare un cartone poi hanno piacere di cucinare con me: così spengo la tv e proseguiamo la nostra serata. 

Un'altra cosa da fare è stimolare lo spirito critico (in senso lato) nei confronti della tv e la capacità di rielaborazione: per cui domandiamo cosa è successo nel cartone, chiediamo la loro opinione; se abbiamo tempo sediamoci vicino a loro e guardiamo insieme il programma. In questo modo daremo l'opportunità al bambino di sviluppare le capacità di apprendimento e promuovere uno scambio di idee. 

Giulia Mandrino

Un bambino è in continua crescita e la naturalità del suo sviluppo non deve essere assolutamente forzata. La colonna vertebrale, organo forte ma allo stesso tempo molto delicato, va protetta: gli effetti di abitudini sbagliate pos- sono manifestarsi in modo grave anche dopo tanto tempo e saranno più dannosi se i problemi sono stati trascurati.
Il Dr. Jean Pierre Meersseman, uno tra i massimi esperti di chiropratica e kinesiologia, ricorda a questo proposito che la colonna di un neonato è lunga il 40% del suo corpo, e questa proporzione verrà mantenuta anche da adulto.
Alla nascita misura circa 24 cm e crescerà del 50% nel primo anno di vita. Nei quattro anni successivi, la colonna continuerà a crescere di circa 15 cm fino ad arrivare a una lunghezza media di 51 cm. Tra i 5 e i 10 anni crescerà an- cora di 10 cm. Una volta arrivata la pubertà e sino all'età di 18 anni, si allungherà in media di altri 20 cm nei ragazzi e 15 cm nelle ragazze. Ne deduciamo che la formazione della colonna vertebrale è più significativa in un periodo di tempo limitato: nei primissimi anni di vita.
Non sono solo le dimensioni a mutare nel tempo, anche la forma della colonna varia molto nei primi mesi: nella fase di gestazione il bambino è in posizione curva, e lo è anche la sua colonna vertebrale che assume la forma della lettera C. Alla nascita inizia una trasformazione che si concluderà in età adulta, per cui gradualmente la curvatura a C della colonna vertebrale si orienterà nella forma di doppia S. Il supporto scelto deve sostenere il vostro bambino in modo uniforme, rispettando quindi la naturale curvatura, e per nessun motivo egli deve sembrare "appeso": come si può leggere nel capitolo 5 del mio libro Lasciati Abbracciare,Mental Fitness Publishing, essere dannoso per le sue anche. Tra i vari portabebè a disposizione (si veda il capitolo 7 del mio libro Lasciati Abbracciare dedicato alla descrizione dei modelli), la fascia — che permette di avvolgere e sostenere bene il bambino — è sicuramente un buon supporto nella prima fase di crescita.


L'immagine qui sopra ritrae il tenero approccio tra due bam-bini nell'indifferenza degli adulti; è una sintesi di ciò che NON va fatto: il bambino a sinistra è visibilmente apppeso, quello a destra è a probabile rischio caduta. Inoltre, in questa posizione i genitori non hanno diretto controllo su ciò che accade ai loro figli.
Nella foto qui sotto, invece, l'approccio gioioso tra le due bambine avviene sotto lo sguardo vigile dei genitori e in una postura corretta.

 


Le naturali curvature della spina dorsale.

La colonna del bambino cresce, dunque, rispettando diverse fasi. Le sue trasformazioni avvengono grazie allo sviluppo motorio e mu- scolare: verso i 3 mesi il bebè inizia a sollevare la testa, e la porzione cervicale della colonna comincia ad assumere la sua forma a C rovesciata, chiamata "lordosi cervicale". Secondo la Dr.ssa Evelin Kirkilionis, autrice del libro A Baby Wants to be Carried, un bambino "indossato" in posizione verticale mentre viene portato fa esercizio e sviluppa i muscoli del collo più velocemente. Verso i 6 mesi, il bambino inizia ad adottare una posizione seduta (in cifosi) e stira le vertebre dorsali, poi progressivamente prova a stare in piedi, formando una lordosi della parte lomba- re spostando il bacino. Quest'ultimo processo inizia quando il bambino fa i suoi primi tentativi per tenersi diritto e si completa quando riesce a camminare. Il portabebè deve accompagnare e non contrastare tale naturale sviluppo.


Mi preme precisare, onde evitare confusione, che quando parliamo di "curvatura a C" non intendiamo la "posizione a C", che è la postura totalmente innaturale assunta dal bambino in un portabebè quando (ad esempio, portato non correttamente nella cosiddetta "posizione a culla orizzontale") il suo corpo si chiude e il mento arriva a premere sul petto, schiacciandone potenzialmente il diaframma. Questa postura viene anche detta "a banana" e può essere molto pericolosa.

La testa di un bebè, infatti, è pesante e fino a circa 4 mesi il bambino non ha ancora sviluppato bene la muscolatura per riuscire a sostenerla da solo. Attenzione, quindi, anche ai portabebè (chiamati pure babybag, "borse per bambini") che possono farlo scivolare in questa posizione: rischierebbe di soffocare, soprattutto se soffre di difficoltà all'apparato respiratorio. Approfondiremo il tema nel capitolo 8 di Lasciati Abbracciare, dedicato alla sicurezza."

Licia Negri, Lasciati Abbracciare, Mental Fitness Publishing

I miti da sfatare

Martedì, 28 Aprile 2015 13:03

La nostra alimentazione, spesso a causa di una comunicazione pubblicitaria invasiva, è ricca di falsi miti. Ecco i temi principali da sapere tratti dal mio libro The Family Food, Mental Fitness Publishing

1. CAMOMILLA E FARAI SONNI TRANQUILLI!
Il fatto che abbia un effetto "rilassante" è uno dei miti per eccellenza. Ha, infatti, proprietà digestive, ovviamente fondamentali per un buon riposo, ma può essere fortemente stimolante se tenuta in infusione a lungo e assunta in grandi quantità. In soggetti particolarmente sensibili e facilmente ipereccitabili è stimolante anche se viene lasciata in infusione per poco tempo. Per aiutare il sonno del bambino, può essere utile piuttosto una tisana di tiglio e melissa.


2. MANGIA LA PASTA BIANCA CHE FA BENE!
Il grano che troviamo nella pasta in commercio è selezionato per
essere altamente produttivo per l'industria alimentare, ma risulta dannoso per il nostro organismo e soprattutto davvero povero di nutrienti. Il grano, o per meglio dire "i grani" vista la grande varietà presente in natura, è naturalmente soggetto ad abbattimento ossia, data la conformazione della spiga alta, il vento e in generale gli agenti atmosferici tendono a farlo chinare a terra, quindi diventa più difficile da prelevare. Inoltre i grani tradizionali hanno una lavorazione più dif- ficile rispetto a quello commerciale, perché più densi e ricchi di nutrienti. Ma proprio eliminando questa parte per rendere prima la materia più resistente e produttiva abbiamo ottenuto del grano poco nutriente ed estremamente allergizzante (vedi l'esplosione di celiaci nel mondo). Pensate che la perdita di vitamina E durante il processo di raffinazione del grano è stimata in media del 92 %! Dobbiamo quindi utilizzare cereali differenti da quelli della classica pasta bianca.

3. LATTE E FORMAGGINO RINFORZANO LE OSSA!

La zia Ignazia dice: “ma neanche un po’ di formaggino sulla pasta? Che cosa gli metti sennò povera anima?”. Ebbene “il valore nutritivo dei tanto diffusi formaggini è inferiore a quello degli altri formaggi, perché le materie prime impiegate sono più scadenti. È assurdo ricorrervi per il bambino, in quanto per la loro produzione sono impiegati scarti e rese, trasformati in pasta omogenea con l’aggiunta di polifosfati e citrati, additivi che riducono l’assimilazione del calcio. I formaggini, inoltre, sono trattati ad alta temperatura, contengono un’enorme quantità di acqua e spesso risina, un antibiotico che altera gli equilibri della flora intestinale”. E se vi fanno venire dubbi se allattare o meno il vostro bambino perché il latte vaccino è ricco di calcio, sappiate che “il latte di mucca è il nutrimento naturale del vitello e il suo contenuto proteico è il triplo rispetto al latte della donna; infatti il vitello ha una crescita molto più rapida del bambino, a poche ore dalla nascita si regge già in piedi e ha l’aspetto di un animale adulto. In altre parole per crescere un vitello occorre una maggiore quantità di proteine che per far crescere un bambino”. Ciò significa che la regola generale da seguire è quella di evitare di mangiare quotidianamente formaggi vaccini, soprattutto stagionati, preferendo sempre latti e formaggi di capra e di pecora, quando non quelli di origine vegetale.

4. MANGIA IL PARMIGIANO E TI RIEMPI DI CALCIO!

Un altro classico della zia Ignazia è “Mangia un quadratino di parmigiano, che fa bene! Ti serve per il calcio”. Il parmigiano, però, non è l’unica fonte di calcio. “Possiamo trovare i suoi stessi nutrienti in cibi vegetali che non provocano acidosi e consentono quindi di assorbire meglio i cibi senza compromettere il nostro equilibrio di pH. Paradossalmente il parmigiano e i formaggini, che se analizzati singolarmente contengono moltissimo calcio, possono essere le concause di un malassorbimento di calcio: ‘l’acidità urinaria favorisce la calciuria, cioè l’eliminazione di calcio nelle urine, impedendone il riassorbimento e il deposito nelle ossa’”.

Giulia Mandrino

Dieta anti-infiammazione: le basi

Sabato, 23 Maggio 2015 04:55

Oggi vi voglio parlare di uno stile alimentare davvero interessante che sto sperimentando con grande beneficio: sono stata infatti vegana per circa sei mesi ma il risultato sul mio corpo è stato davvero disastroso purtroppo. E dico purtroppo perchè a livello etico la condivido pienamente e ritengo possa essere per molti una soluzione eccezionale a livello di salute. Sempre più fonti autorevoli dimostrano che vegetariani e vegani si ammalano meno e in generale sono meno predisposti a contrarre malattie degenerative importanti come il cancro. Allora, perchè io sto sempre peggio?" mi sono chiesta; "perchè ho sempre una sorta di bruciorino fastidio a livello di esofago e più mangio carboidrati (ad eccezione della quinoa) e più ne mangerei? Perchè persino il riso integrale mi fa questo effetto?". 

Dopo una serie di esami clinici è emerso che la mia risposta insulinica era alterata e avevo la necessità di aumentare la quantità giornaliera di proteine e di limitare i carboidrati: così ho aumentato legumi ma la situazione non è variata allora cosa fare dovendo ridurre drasticamente anche il seitan? Nel mio caso credo di averle davvero tentate tutte e il mio stato di salute, oltre che il peso, sono arrivati a un punto davvero di non ritorno: dopo aver raggiunto un perso di 82 kg ho inizato a confrontarmi con colleghe naturopate e heath coach che sapevo essere diventate vegane anni orsono: alcune di loro come me avevano dovuto reintrodurre alcune proteine di origine animale.

Ho passato un periodo molto difficile, in cui mi sono messa in discussione come professionista perchè mi domandavo come potessi aiutare le persone a trovare la loro via per il benessere quando io non avevo trovato la mia. Ma è proprio in questa fase che ho trovato la mia risposta, o meglio era sempre stata davanti ai miei occhi ma non riuscivo a vederla su di me, perchè avevo sposato uno stile alimentaren non adatto al mio corpo.

Mettermi in discussione è stata dura ma dai periodi di grande crisi si rinasce in maniera davvero superlativa se si ha l'umiltà di aprire il vaso di Pandora e affontare i fantasmi nascosti. Ho quindi iniziato a studiare e valutare stili nutrizionali differenti che fossero in linea con il mio approccio all'alimentazione connesso con la PNEI (psico-neuro-endocrino-immunologia) e con l'alimentazione anti-cancro a base vegetale. Dopo mesi di ricerche ho scoperto l'approccio del dott. Sears e dell'alimentazione anti-infiammatoria che ho reinterpretato e devo dire che sto riscontrando degli effetti davvero eccellenti su di me. Ecco su cosa si basa:

"Il vero obiettivo della medicina del 21esimo secolo non sarà quello di trattare i sintomi di malattie croniche ma quello di comprendere le cause, come l'incremento dell'infiammazione cellulare. La nutrizione anti-infiammatoria è basata sul concetto che la nostra dieta possa alterare il nostro assetto genetico, in particolare quei cibi che sono connessi con la risposta infiammatoria. Esistono tre meccanismi nutrizionali che sono coinvolti per ottenere questo obiettivo: nessuno di questi è efficace in sè, ma l'applicazione di tutti e tre insieme crea simultaneamente una potente sinergia che infulenza in maniera benefica lo stato di infiammazione cellulare per tutta la vita. Ecco i tre punti che definiscono l'alimentazione anti-infiammatoria:

- Dieta anti-infiammatoria: questo stile alimentare è l'unico che riduce l'inizio dello stato infiammatorio. In questo modo la dieta raggiunge due obiettivi metabolici simultaneamente: il primo è la stabilità insulinica. Questo obiettivo è raggiunto grazie al costante bilanciamento di proteine al carico glicemico di ogni pasto; se applicato correttamente questo metodo fa sì che per 5 ore dopo il pasto l'insulina sia stabilizzata. Questa è la base dell'alimentazione anti-infiammatoria. Il secondo obiettivo è quello di controllare che l'apporto di grassi nella dieta sia povero di omega 6 e di grassi saturi che possono attivare la risposta infiammatoria. 

- Grande apporto di omega 3: acidi grassi omega 3 come EPA e DHA sono molecole che bloccano la produzione di uno specifico gruppo di ormoni conosciuti come "eicosanoidi" che svolgono un ruolo chiave nei meccanismi infiammatori. Senza un adeguato livello di acidi grassi omega 3 nel sangue è impossibile avere un adeguato livello di eicosanoidi che riporti il corpo indietro a uno stato di equilibrio dopo l'inizio dello stato infiammatorio. Se l'inizio del processo infiammatorio è troppo forte o la fase di ri-equilibrio è troppo debole, il risultato sarà uno stato cronico di infiammazione cellulare. Per avere un adeguato livello di formazione di eicosanoidi, una persona sana richiede un minimo di 2.5 grammi al giorno di EPA e DHA. Per coloro che sono affetti da malattie croniche, i livelli di EPA e DHA richiesti per incrementare il processo di eliminazione dell'infiammazione cellulare può essere considerevolmente più alto. Sono contenuti in abbondanza non solo nel pesce ma anche nei semi e nelle alghe. 

- Grande apporto di polifenoli: i polifenoli hanno un effetto dose-dipendente. Basse dosi (approssimatamente 0,5 g al giorno) hanno un grande potere antiossidante e possono attivare i fattori di trascrizione genetica che incrementano la sintesi degli enzimi anti-ossidativi. Un alto livello di polifenoli, circa 1 grammo al giorno,  attiva i fattori genetici responsabili dell'eliminazione dello stato infiammatorio che appunto inibiscono l'infiammazione delle cellule. Un livello alto, circa 1,5 grammi al giorno di polifenoli, attivano il gene SIRT1 che aumenta la produzione di AMPK, responsabile del controllo del metabolismo. Sono contenuti in frutta e verdura fresca di stagione, tè verde ed olio di oliva extra vergine per esempio.

Così nasce la dieta a Zona, uno stile alimentare basato su più pasti al giorno di dimensioni ridotte, con grandi effetti benefici a livello di benessere.

Ma per il mio modo di intendere l'alimentazione ci sono due problemi:

1. sovrabbondanza di proteine animali che non condivido a livello generico di stato di salute ed etico (non solo per gli animali, ma anche per il benessere del pianeta)

2. dispendio enorme di risorse economiche e di tempo: le soluzioni sono fondamentalmente due, o comprare i loro snack ricchissimi di latte e derivati a cui sono intollerante, oppure prepararsi a casa i pasti, che credo sia impossibile per qualsiasi mamma lavoratrice. E' necessario infatti pesare meticolosamente le porzioni di cereali, proteine e grassi. 

Cosa fare allora?

Ho deciso di inserire all'interno della mia alimentazione i principi di questo stile nutrizionale:

- grande quantità di omega 3: sto integrando la mia alimentazione con Trialgal della Named e sto utilizzando un cucchiaino al giorno di olio di semi di lino.

- utilizzo prevalentemente cereali senza glutine e altamente proteici come quinoa e riso integrale. Solo due volte la settimana mangio cereali con glutine e una volta alla settimana una pizza, preferibilmente di farina integrale

- quando mangio un cereale cerco sempre di abbinare una proteina: quindi non solo proteine animali ma anche semi, legumi (non li utilizzo più di tre volte a settimana e ho escluso i ceci), e tanta verdura verde. Come proteine animai utilizzo 3 volte a settimana 1 uovo bio (ho la fortuna di avere uno zio che ha le galline e le tratta in maniera umana), 1 volta alla settimana vongole e 1 volta a settimana 1 pesce azzurro. Non mangio latticini nè carne. 

- 5 frutti a giorno

- almeno una insalata verde al giorno

- verdura cruda prima di iniziare ogni pasto

- 20 minuti al giorno di bici o camminata veloce

- integrazione serale di sali alcalinizzanti: nel mio caso ho deciso di utilizzare Basenpulver della Named.

Dopo solo 3 giorni ho iniziato a sentirmi molto meglio e ad eliminare pian piano il gonfiore. Non è semplice lavorare, prendersi cura dei bambini e cucinare ma ce la sto mettendo tutta per eliminare questi 12 kg che mi porto ancora dietro dalle gravidanze (e dai lunghi inverni chiusa in casa con i pupi).

Giulia Mandrino

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

Sara

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Cecilia

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