Truvia, dolcificante naturale

Giovedì, 26 Marzo 2015 05:40

Da un mese ho iniziato a collaborare con Eridania, la celebre azienda italiana che produce zucchero e dolcificanti, per il marchio Truvía. Ma cos'è Truvia? Truvia è un dolcificante d'origine naturale ricavato da due prodotti, entrambi di origine naturale: la Stevia, pianta pianta originaria del Paraguay utilizzata già da centinaia di anni dalle popolazioni indigene per le eccellenti proprietà dolcificanti. Pensate infatti che la Stevia ha un potere dolcificate stimato circa 300 volte superiore allo zucchero tradizionale! Ma l'aspetto più insteressante di questa pianta è la totale assenza di potere calorico e la capacità di non impattare a livello glicemico, quindi è adatta anche per diabetici. 

Il secondo ingrediente è l'eritritolo, che nonostante il nome è un'altra sostanza totalmente naturale, un polialcol che si trova in natura in alcuni frutti come l'uva o il melone e in alimenti fermentati. Si tratta di un edulcorante ottenuto mediante fermentazione naturale, senza calorie e con indice glicemico pari a zero. In Truvia l'eritritolo viene utilizzato per dare corposità e per poter dosare facilmente il dolcificante.

Il suo prezzo è assolutamente abbordabile e si trova in tutti i supermercati in 4 formati:

Astuccio da 40 bustine (1,5 g cad.)
Vasetto da 270 g (180 dosi)
Doypack da 150 g (100 dosi)
Truvia 100 compresse (100 dosi)

Ho deciso quindi di creare 6 ricette per Truvia Eridania perchè la ritengo un'ottima alternativa allo zucchero bianco; trovare sul sito http://www.chiacchieredolci.it/ nelle prossime settimane

Giulia Mandrino

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

Mamme, mettevi in testa che con l'approccio allo slattamento crescerete bambini sani ma aspettatevi una serie di critiche e consigli non richiesti: sarete considerate le fissate della situazione, le mamme ansiose che si sono fatte influenzare da correnti estremiste che attecchiscono a macchia  d'olio. Nei momenti di dubbio e di sconforto confrontatevi con altre mamme che seguono lo slattamento naturale (le community sul web sono di grande aiuto) e, se non avete la possibilità di farvi seguire da un pediatra o un omeopata che segua le linee guida indicate in questo libro, potete approfondire le tematiche qui affrontate sui libri che trovate indicati nella bibliografia di Mamme pret a porter, il primo anno insieme, Mental Fitness Publishing, da cui questo articolo è tratto. 

Se il bambino non mangia la carne dai sei mesi in poi, va in carenza di ferro

Come sostiene il Dott. Luciano Proietti in Figli Vegetariani, Edizioni Sonda, "l'anemia da carenza di ferro si verifi cava spesso quando, negli anni Cinquanta, il latte materno veniva sostituito con il latte vaccino fi n dal 3°–4° mese di vita, per cui diventava necessario introdurre un cibo ricco di ferro biodisponibile, come la carne: era indispensabile però renderla digeribile e assimilabile, omogeneizzandola e liofi lizzandola. Quando successivamente, negli anni Novanta, si è riconosciuta l'importanza di non somministrare il latte vaccino prima dei 12 mesi di vita, sostituendolo, in carenza di latte materno, con tipi di latte adattati, con quantità di ferro adeguate, non si è però modifi cata  di consigliare la carne fin dal 5°–6° mese, anche se non c'era più il rischio della carenza di ferro". Come abbiamo visto nel paragrafo dedicato alle proteine animali, i rischi legati alla loro assunzione precoce non sono da sottovalutare. 

Se non beve latte vaccino non cresce, e poi, "ai miei tempi, ce lo davano da quando avevamo 3 mesi e stavamo benissimo

"Il latte di mucca è il nutrimento naturale del vitello e il suo contenuto proteico è triplo rispetto al latte della donna; infatti il vitello ha una crescita molto più rapida del bambino, a poche ore dalla nascita si regge già in piedi e ha l'aspetto di un animale adulto. In altre parole, per crescere un vitello occorre una maggiore quantità di proteine che per far crescere un bambino" (da Figli Vegetariani del dott. Luciano Proietti). 

Se non metti il grana nella pappa, non prende calcio per le ossa! Ma neanche il formaggino nella minestra?

Non usate parmigiano, perché invecchiato con l'ausilio di additivi, né formaggi fusi e formaggini perché contengono conservanti e coloranti e sono di scarso valore nutrizionale"  dice la dott.ssa Tiziana Valpiana in Alimentazione Energetica; inoltre, come abbiamo visto, possiamo trovare gli stessi nutrienti in cibi vegetali che non provocano acidosi e quindi ci consentono di assorbire meglio i cibi e di non compromettere il nostro pH. Paradossalmente il parmigiano e i formaggini, che se analizzati singolarmente contengono moltissimo calcio, possono essere le concause di un malassorbimento di calcio: l'acidità urinaria favorisce la calciuria, ossia l'eliminazione di calcio nelle urine, impedendo quindi l'assorbimento del minerale e il deposito nelle ossa.

Ma è o non è allergico? Se non è allergico sono tutte fandonie!
Le intolleranze sono un fenomeno scientificamente provato e si verificano quando un alimento provoca disturbi fisici quali coliche, difficoltà di digestione, reflusso, ma anche comportamentali quali insonnia, irrequietezza, iperattività. Le allergie invece mettono in moto un processo più acuto, in quanto il corpo produce le immunoglobuline E. Entrambi i fenomeni sono da prendere in considerazione con il proprio pediatra.

Ma fagli un bel passato di verdura che gli fa bene!
Nel primo anno di età la fibra (quindi la polpa della frutta e della verdura) non deve essere mangiata in grandi quantità in quanto può irritare la mucosa intestinale ancora in formazione. Non mettergli le erbe nella pappe che puoi avvelenarlo! Niente di più sbagliato, in quanto, come dice la dott.ssa Tiziana Valpiana "nell'alimentazionen del bambino si rivelano utili, per insaporire i cibi, il prezzemolo, il cumino, la melissa, il basilico, la maggiorana, l'origano, la salvia, l'anice, il rosmarino, la santoreggia, il timo e i semi di finocchio. In particolare questi ultimi (anche polverizzati con il macinino del pepe e aggiunti sopra i cibi) attivano la funzione digerente ed eliminano i gas intestinali; questi semi sono leggermente alcalinizzanti e possono bilanciare eventuali sostanze acidificanti nella dieta (avena, carni, miglio, eccetera). Le erbe vanno aggiunte all'inizio della cottura se secche, alla fine se fresche, lasciando poi insaporire per qualche minuto lontano dal fuoco"5. Discorso diverso invece per le spezie, che non dovrebbero essere somministrate prima dei 2–3 anni, ad eccezione di una spolverata di cannella.

Ma gli dai sempre le stesse cose!!!
Il bambino è abituato per sei mesi a bere la stessa identica sostanza nella stessa identica forma, il latte, sia materno, che varia solo leggermente a livello di gusto a seconda di ciò che la mamma mangia, sia vegetale. Il suo palato è quindi predisposto ad assumere gusti differenti sotto la stessa forma: prima il latte, poi le pappe poi tutto il resto. Abbiamo un sacco di gusti e di combinazioni da sperimentare, a cominciare dai colori, come per esempio pappa bianca di cavolfiori e fagioli e pappa verde di zucchine e basilico; poi alterneremo gli oli, poi le erbe aromatiche. Potremo introdurre poi il gusto dolce con la pappa dolce e le mandorle. Avremo poi i semi oleosi e la frutta secca... e le merende con i budini e tutti i tipi di frutta. Insomma, c'è da sbizzarrirsi, altro che da annoiarsi! Certo che, se metteremo sempre le stesse quattro verdure e frulleremo tutto alternando la farina di mais e tapioca a quella di riso, il tutto potrà diventare molto monotono.

Ma almeno un assaggino, un cucchiaino di gelato... sei proprio fissata con 'ste cose, però!
Come abbiamo visto, i primi sei mesi di svezzamento sono un processo di scoperta incredibile e il suo e il nostro viaggio all'interno dei sapori sarà molto laborioso perché i prodotti saranno davvero tantissimi. L'esigenza di far assaggiare sapori differenti da quelli proposti non è dannosa in sé per l'assaggino, ma abbastanza frustrante per il bimbo, perché ovviamente non è una persona adulta e consapevole alla quale possiamo dire "ti faccio assaggiare questa cosa buonissima ma subito dopo non te la do più perché non è ancora il momento": il nostro bimbo non lo capirà e per lui sarà molto
frustrante assaggiare qualcosa di buono ed esserne privato senza capire il perché. Avrà tutta la vita per degustare gelati: quando sarà il momento li mangerà, ma per ora, se non li assaggia, non farà fatica a stare senza.

È un po' agitato: dagli una camomilla la sera.
Questo è il mito per eccellenza da sfatare, in quanto la camomilla non svolge una funzione rilassante ma ha proprietà digestive, ovviamente fondamentali per un buon riposo; al contrario, può essere fortemente stimolante se tenuta in infusione a lungo e assunta in grandi quantità: in soggetti particolarmente sensibili e facilmente ipereccitabili la camomilla, anche se lasciata in infusione per poco tempo, può essere comunque un eccitante. Per aiutare il sonno del bambino può essere utile una tisana di tiglio e melissa (si fa bollire l'acqua in un pentolino, si spegne il fuoco, si inseriscono le erbe, si copre poi il pentolino con un coperchio e si lascia in infusione per 5 minuti); invece, per favorire la digestione possiamo utilizzare semi di finocchio con una piccola aggiunta di radice di liquirizia (in questo caso si lascia bollire per qualche minuto l'acqua e la tisana).

Dagli del pane secco che si fa i denti...
Prima di tutto il pane secco, anche se durissimo, è molto pericoloso in quanto spesso il bambino lo succhia fino ad ammorbidirne grandi pezzi che rischia quindi di ingoiare; in secondo luogo, come abbiamo visto, il glutine e in generale il grano normale non è molto utile per il nostro organismo. È stato inventato un validissimo strumento che consente di poter dare al bambino frutta e verdura intere senza il rischio di soffocamento: è una retina, all'interno della quale possiamo appunto inserire frutta e verdura cruda, con un manico che il bambino tiene comodamente in mano.

Tratto da Contiero- Mandrino, Mamme pret a porter, il primo anno insieme, Mental Fitness Publishing

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

I formaggini nella minestrina serale

Martedì, 24 Marzo 2015 14:10

Come abbiamo visto, il latte vaccino e i formaggi non sono alimenti che favoriscono la crescita e il mantenimento di uno stato di benessere. Molte di noi però vedono nel formaggino specifico per i bambini, proprio quello che abbiamo mangiato anche noi, famosissimo, pubblicizzato come qualcosa pensato per farlo crescere in salute e per rinforzare le sue ossa, come qualcosa di straordinariamente benefico. E lo spiego nel mio libro Mamme preta porter, il primo anno insieme, edito da Mental Fitness Publishing

"Come per i biscottini, la differenza tra la pubblicità e la realtà non può essere più grande: anche questo formaggino favorisce l' acidosi e ha gli stessi contro del lattee del formaggio, con in più che "il valore dei tanto diffusi formaggini è inferiore a quello degli altri formaggi, perché le materie prime impiegate sono più scadenti. È assurdo ricorrervi per il bambino, in quanto per la loro produzione sono impiegati scarti e rese, trasformati in pasta omogenea con l'aggiunta di polifosfati e citrati, additivi che riducono l'assimilazione del calcio. I formaggini, inoltre, sono trattati ad alta temperatura,
contengono un'enorme quantità di acqua e spesso risina, un antibiotico che altera gli equilibri della flora intestinale (dott.ssa Tiziana Valpiana, L'alimentazione Naturale del Bambino)". 

La legge italiana inoltre prevede una importante serie di certificazioni per poter indicare nella confezione che l'alimento contenuto sia adatto ai bambini al di sotto dei 3 anni: così Nestlè propone nel suo portale una serie di prodotti specifici per bambini al di sotto dei 3 anni http://www.nestlebaby.it/prodotti/i-nostri-marchi/mio, ma come potete vedere non è presente il formaggino. 

Cosa mettere allora nella pappa del bambino? Prima di tutto è fondamentare abituare nostro figlio e ri-abituare noi stessi a gusti autentici, non troppo pasticciati: quindi ok bene le lasagne, ma dobbiamo abituare il nostro palato ad apprezzare il sapore autentico dei cibi integrali (ossia integri), delle verdure e della frutta. In questo modo sapremo distinguere da soli la qualità di ciò che portiamo dentro al nostro corpo. Io mi ricordo il sapore incredibile dei lamponi appena colti dalla pianta del giardino dei miei nonni: quello è il vero e autentivo gusto dei cibi, ciò che nutre il nostro organismo in maniera benefica, non minestrine che non hanno sapore di cereali e brodo di verdura, ma di un formaggino che ha persino poco del formaggio, dalla composizione per altro non adatta ai bambini (e neppure agli adulti). 

Lo so, non è semplice ri-abituarsi, il percorso è fatto di piccoli passi, ma con i nostri figli abbiamo la possibilità di insegnargli davvero a nutrirsi in maniera sana ed abituarli fin dall'infanzia al gusto vero degli alimenti.

Giulia Mandrino

immagine tratta da "Wedge of Laughing Cow spreadable cheese Original Creamy Swiss flavor" by Dwight Burdette - Own work. Licensed under CC BY 3.0 via Wikimedia Commons - http://commons.wikimedia.org/wiki/File:Wedge_of_Laughing_Cow_spreadable_cheese_Original_Creamy_Swiss_flavor.JPG#/media/File:Wedge_of_Laughing_Cow_spreadable_cheese_Original_Creamy_Swiss_flavor.JPG

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

In questo portale cerco ovviamente di sostenere l'allattamento al seno come forma più utile, giusta e naturale per la mamma e il bambino. Ma la vita non è fatta di giusto e sbagliato, è fatta di situazioni, di persone che hanno una storia, un vissuto, è fatta di relazioni, di reti famigliari inesistenti, di difficoltà pratiche che si incontrano e sopratutto di mal informazione, che non significa solo non dare informazioni corrette ma nel darle anche in maniera sbagliata. E poi ci sono decisioni, che giustamente in quel momento sono giuste per quella mamma e quel bambino in quella situazione, perchè se il risultato corretto di 1+2 è 3, il risultato corretto di 1+2+3+4 è 10 e non 3, perchè se non arriva un -7 non si può fare, e sottolineo non si può proprio arrivare a 3. E il -7 non sempre si può fare perchè può essere un'ostetrica competente (e purtroppo non sono tutte competenti in materia di allattamento), può essere un pediatra illuminato e davvero favorevole all'allattamento non solo a curare la patologia, una rete famigliare e dia amiche che sostiene praticamente e fisicamente la mamma, o sempliucemente un bambino "facile". Ma a volte queste variabili non si imbattono nella nostra vita, e incontriamo i consigli di una zia Ignazia che ci dice che se il bambino sta attaccato al seno tutto il giorno vuol dire che il nostro latte non è nutriente e che lo stiamo viziando; magari incontriamo l'osteterica che non è in grado di darci le informazioni corrette e sopratutto di dirci che è tutto normale, che i neonati stanno spesso tutto il giorno attaccati al seno, che per noi mamme di oggi è talvolta un sentirsi in prigione e sopratutto che è normale che il bimbo pianga. Che siamo delle brave mamme e che è tutto ok. Ma anche che la mamma pianga o abbia voglia di farlo, perchè a volte è proprio tanto tanto dura. 

Come spiega la dott.ssa Monica Contiero in Mamme pret a porter, il primo anno insieme, Mental Fitness Publishing, "osservando i prototipi offerti dalla nostra società, mi rendo conto che in effetti le immagini relative all'allattamento rimandino, in gran parte, a un'idea di serenità, di beatitudine... queste
mamme con sguardo immacolato e sorriso incantato rivolti al loro bambino che succhia beato e semi-dormiente al seno materno rigoglioso, ricco di latte. Il tutto contornato da colori chiari, in contesti idilliaci... Un vissuto assolutamente positivo, apparentemente naturale. Al corso pre-parto poi ci dicono quanta importanza rivesta l'allattamento al seno, ci insegnano che il latte c'è sempre, che è solo una questione di pazienza, allenamento e meccanismo di domanda-offerta. Più lo attacchiamo al seno e più produrremo latte e in qualche giorno il gioco sarà fatto: latte a volontà! Nel nostro immaginario di future mamme, quindi, non vi saranno problemi; vogliamo garantire al nostro bambino uno sviluppo psico-fisico sano e completo e partiamo con le migliori intenzioni di allattare. Chi è già mamma sa che spesso c'è dell'altro, c'è un aspetto dell'allattamento di cui forse si parla ancora poco che riguarda la fatica che si fa per allattare a richiesta, la forza psico-fisica necessaria per affrontare giorni e notti a disposizione continua del bambino, che arriva a ciucciare anche ogni ora! Mi sembra importante, invece, parlarne, non certo per scoraggiare l'allattamento al seno (siamo tutti concordi nel sostenerlo), ma per preparare la mamma ad affrontare momenti di sconforto, di cedimento, in modo che si mettano in campo fin da subito tutti i mezzi necessari per un eventuale sostegno alla mamma stessa. Non sempre il seno è così rigoglioso, non sempre il bimbo dorme beato dopo la poppata, non sempre la mamma ha le energie per allattare... È comune, tra le mamme che allattano, provare senso di sconforto e di frustrazione, non capita solo a noi! Da una parte c'è la consapevolezza dell'importanza dell'allattamento, ci sono i giudizi sociali di chi lo sostiene a oltranza, la nostra assoluta decisione a farcela, dall'altra i momenti di stanchezza cronica con la percezione di avere il seno ormai prosciugato e il bambino che piange per la fame. Quello che voglio dire è che non tutti gli allattamenti sono facilmente sostenibili. Per questo è bene sapere che, se ci dovessimo trovare in una situazione di forte frustrazione, non stiamo vivendo nulla di patologico, non siamo mamme inadeguate o meno disponibili di altre al sacrificio per amore del nostro bambino: abbiamo solo bisogno di aiuto.
Se comunque sentissimo di non farcela più a sostenere i ritmi dell'allattamento a richiesta, sentiamoci libere di scegliere l'alternativa dell'inserimento del latte artificiale, dopo aver consultato il pediatra. Per il vostro bambino l'allattamento al seno è sicuramente importante, ma ancora più importante per lui è la possibilità di essere accudito da una mamma serena e riposata, che possa avere con lui atteggiamenti amorevoli e non di intolleranza o fastidio."

Giulia Mandrino

Ciuccio o dito? Questo è il dilemma

Martedì, 24 Marzo 2015 13:43

Ciuccio o dito? Questo è il vero dilemma. Il neonato ha uno stimolo innato di suzione molto forte: questo meccanismo è naturalmente predisposto affinché stimoli la produzione di latte succhiando il seno materno (sappiamo che più si stimola il seno più sinproduce latte): la bocca, infatti, è l'unica parte del corpo che il neonato è in grado di controllare; tutto il resto lo apprenderà nel corso del tempo.
Nei primi 40 giorni è vivamente sconsigliato l'uso del ciuccio, in quanto potrebbe interferire con l'allattamento al seno; successivamente è possibile, se il bambino lo accetta, darglielo quando vediamo che il bambino non ha fame ma ha voglia di succhiare. L'uso improprio del ciuccio è quello del tappabuchi: spesso quando viene usato impropriamente diventa une che silenziatore, uno strumento per zittirli invec e di fermarsi ad ascoltare, comprendere il vero bisogno e cercare di soddisfarlo in altro modo. 
Il ciuccio però non è obbligatorio, possiamo anche promuovere le manine o il dito in bocca. Eh sì, non gli diventeranno i denti storti, non si modificherà il palato e anche se se lo metterà in bocca fino ai 2 anni non succederà nulla! Teniamo ben presente che la suzione, in particolare quella delle dita, è molto utile per il bambino che comprende come le risorse per consolarsi le ha da solo, non ha bisogno di elementi esterni come appunto il ciuccio. Lo sapevate che già nel ventre materno i bambini si succhiano il pollice, e così se dopo la nascita avviciniamo il pugnetto loro iniziano a ciucciarlo con grand gusto!
Spesso però, anche se sappiamo che non ci sono pericoli ed è tutto normale, vedere un bambino soprattutto grande con le mani in bocca ci dà terribilmente fastidio. Perché? Perché sicuramente nella nostra infanzia siamo stati ripetutamente sgridati per questa modalità di auto-stimolazione che sarà stata definita come un brutto vizio. In realtà scoprire di avere delle modalità per auto calmarsi è estremamente appagante per loro (e anche per noi)!

Articolo tratto da Contiero-Mandrino, Mamme pret a porter, il primo anno insieme, Mental Fitness Publishing

 

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Allattamento: piccoli inconvenienti

Martedì, 24 Marzo 2015 13:42

Diciamocelo: allattare è un lavoro, un impegno. Soprattutto per le prime settimane, il primo mese, mese e mezzo, diverse mamme sperimentano difficoltà, intoppi, incidenti di percorso. Se la voglia di continuare c'è e se si ha accanto un reale supporto professionale, con pazienza e costanza i problemi possono essere risolti.

Come capire che qualcosa non va?

Se il vostro seno appare rosso in qualche zona, o se compare dolore, se il latte fatica a fuoriuscire, se avvertite male durante o dopo la suzione, se dal capezzolo esce sangue a causa della presenza di tagli (le ben note ragadi), se avete febbre, è possibile che abbiate bisogno di un aiuto. Ragadi, ingorghi,
dotti ostruiti, stasi del latte, vasospasmo, infezioni da Candida, mastiti sono alcuni dei più noti disturbi o problemi che le mamme sperimentano con l'allattamento al seno, e non sempre è facile distinguerli tra loro. Il nostro consiglio è quello di affidarvi alle cure di un'ostetrica esperta in allattamento o una consulente in allattamento per poter individuare bene il problema e ricevere i migliori consigli per risolverlo. Ci sono allattamenti che partono benissimo, nessuna ragade, il bimbo poppa ogni tre ore, mamme felici e appagate. Poi ci sono moltissimi altri casi, dove il bambino a volte non si attacca bene, oppure vuole stare attaccato al seno quasi 24 ore su 24, ci sono seni doloranti e mamme molto stanche e che hanno estrema difficoltà a stare inchiodate sul divano quasi tutto il giorno con il seno di fuori. Valutando bene la situazione, chiediamo l'aiuto di un'ostetrica e il supporto della nostra famiglia e ricordiamoci che l'allattamento al seno è una scelta che possiamo seguire se sentiamo che è qualcosa per noi tollerabile.


L'ingorgo mammario e la mastite

Prima di tutto è necessario differenziare l'ingorgo mammario dalla mastite: la seconda è un'infezione, mentre il primo è un ristagno di latte, in cui il seno diventa gonfio e dolente; spesso si hanno brividi. Con l'allattamento a orari e durata prestabilita si verificano con frequenza ingorghi, perché il bambino non viene lasciato libero di succhiare a richiesta. Bisogna in questo caso recarsi presso un'ostetrica che ci aiuterà con spremitura manuale o con il tiralatte a svuotare l'ingorgo.
Normalmente, se il seno è ingorgato, prende una forma tondeggiante, come una sorta di palla: in questo modo il bambino non riesce bene ad attaccarsi perché le sue labbra scivolano. In caso di infiammazione, ingorghi e stasi del latte, l'argilla verde ventilata è un ottimo aiuto. È possibile effettuare impacchi caldi o freddi a seconda del bisogno. Affidatevi a un esperto per i dettagli.

 

Se sono influenzata posso allattare?

Certo, anzi è proprio in quel momento che il bambino fa il pieno di difese immunitarie dalla mamma: il seno della mamma, infatti, nel giro di poche ore da quanto ha contratto la malattia incomincia a produrre le immunoglobuline specifiche per contrastare il virus in questione. Non c'è nessuna ragione per smettere di allattare in quel momento, anzi sarebbe molto rischioso, perchè il bambino sarebbe in contatto con il virus (respirando l'aria)
ma non avrebbe gli anticorpi per contrastarlo.

 

Se prendo un antibiotico posso allattare? 

Se dovete assumere farmaci potete chiamare il numero 800-883300: vi risponderà l''Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo che ha riservato un numero telefonico per valutare la compatibilità fra farmaci e gravidanza/allattamento. Il servizio è attivo 24 ore su 24: basta comunicare il nome del principio attivo del farmaco presente sulla confezione e il dosaggio della terapia. 
 
Articolo tratto dal mio libro Mamme pret a porter, il primo anno insieme, edito da Mental Fitness Publishing

 

 Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale. 

Mandala per bambini

Martedì, 24 Marzo 2015 10:58

La pratica del colorare, per grandi e piccini, favorisce uno stato di benessere e quiete e stimola le aree del cervello connesse con le abilità motorie, i sensi e la creatività. Quando coloriamo infatti attiviamo due emisferi cerebrali, quindi coinvolgiamo sia la sfera logica attraverso le forme, che quella creativa mediante i colori che vengono mischiati insieme.
Inoltre viene attivata la parte della corteccia cerebrale necessaria per compiere piccoli e precisi movimenti. La sensazione di rilassamento viene prodotta adell'amigdala, una parte del nostro cervello che controlla la sfera emozionale e lo stress: quando ci concentriamo nel colorare, le preoccupazioni sembrano essere ridimensionate e la nostra immaginazione si libera degli effetti negativi dello stress, riuscendo a mettere da parte paure e ansie grazie agli "ormoni del benessere" che il nostro corpo secerne.
Uno dei primi psicologi ad applicare tecniche di rilassamento attraverso il colore è stato Carl G. Jüng all'inizio del ventesimo secolo: e lo fece principalmente attraverso i mandala, disegni circolari e forme concentriche che amplificano i normali benefici del disegnare. Il termine Mandala deriva dal Sanscrito e significa "cerchio, ruota": il cerchio è un simbolo considerato estremamente potente in molte culture sia a livello religioso che architettonico ma anche in natura (la terra è sferica, il ciclo mestruale, le stagioni, i giorni e le notti), insomma i mandala sono un po' ovunque nella vita. Nella tradizione tibetana più specificatamente, i mandala sono cerchi sacri che vengono usati dai monaci per facilitare la meditazione, quindi per "centrare" il corpo e la mente: ormai sappiamo che la meditazione ha effetti benefici sulla salute del corpo in quanto stimola il corretto funzionamento del sistema immunitario, riduce lo stress, combatte la depressione, riduce la percezione del dolore, abbassa la pressione sanguigna e stimola il rilascio di melatonina, l'ormone che rallenta l'invecchiamento cellulare e promuove il benessere del sonno.
Ma i mandala non sono semplicemente un bel disegno da guardare e su cui meditare: colorare un mandala è considerato un vero strumento terapeutico di benessere adatto a grandi e piccini.
Sono procedure molto semplici che non richiedono alcuna conoscenza pregressa, ma che hanno grandi effetti benefici su di noi e sui nostri bimbi: in particolare per i più piccoli colorare un mandala è non solo un grande esercizio di attenzione ma una modalità espressiva importante, così come un modo per stimolare la loro creatività che sappiamo essere non tanto la vena artistica ma piuttosto la capacità di problem solving, nell'azienda come nella vita quotidiana.

Per giocare con i bambini i mandala possono essere creati in vari modi: i bambini più piccoli possono crearli partendo semplicemente da un cerchio disegnato da noi dove loro devono creare forme e scarabocchi a loro piacimento, mentre un bambino più grande può pianificare l'uso di colori per esprimere un progetto armonico nel suo complesso.
Ma un mandala può essere fatto anche come un mosaico, per esempio utilizzando materiale di riciclo come carta di giornale, pezzi di plastica delle bottiglie o stoffa.

Ecco alcuni siti dove poter scaricare dei mandala stupendi da colorare con i vostri bambini, o anche da sole per rilassarvi un po!

http://www.printmandala.com/ basta iscriversi via mail e potete accedere a un vastissimo assortimento di mandala da colorare

http://educationalcoloringpages.com/mandalas.html qui trovate dei mandala anche molto semplici per bimbi piccini

http://www.coloring-book.info/coloring/coloring_page.php?id=209 qui invece scendendo verso il basso ne trovate molti non solo astratti ma con animali e forme graziose

Giulia Mandrino

L'abito non fa il monaco

Martedì, 24 Marzo 2015 10:55

Tante di noi si accontentano di un velo di crema, un velo di trucco ed un velo sullo slip, che fatto quotidianamente può già essere un successo.
Molte di noi hanno più del necessario nell'armadio ma penso poche abbiano l'insana abitudine di cambiare outfit a seconda dell'orario e dell'occasione d'uso: chi non ha nel suo guardaroba un abito per l'ora del the, uno da cocktail, l'immancabile lungo per le serate speciali? ... ad esempio io!
Magari sbirciamo un po' le ultime mode e qualcosa scimmiottiamo a seconda delle nostre possibilità, della nostra fisicità e dei nostri gusti e non è solo questione di soldi, ricordate, il buon gusto non si compera!
Non disperate però, anche tra i vip, che non hanno certo problemi di portafogli, alcune orrendezze sono una costante.
Una di quelle che mi viene in mente è Luciana Littizzetto, è simpatica e nel suo genere ha il suo perché, devo però dire che in fattore scarpe n.c.s. (non si siamo); deve ficcarsi in testa che avendo il numero di calzatura di una bambina ed essendo alta un metro e tanta voglia di crescere, le zeppe che si mette non la fanno sembrare più alta, la fanno sembrare solo una bassa che vorrebbe sembrare più alta, sembra abbia rubato le scarpe alle Winx!
Vorrei scambiare due paroline con Gianni Sperti... qualcuno gli dica che i pantaloni strizzacoglioni a zampa di elefante è un po' che sono passati di moda, così come le scarpe con le punte a modi Vacheros.
La Cecilia Rodriguez? Recentemente sbarcata sull'isola ha disboscato le palme per farsi una gonnella, poi è passata al costume fatto con la tela dei sacchi di patate (che tra le altre cose le stava pure bene... odiosa), tutta preoccupata a Playa Desnuda che si potesse vedere una briciola di chiappa. Dopo che di lei e di sua sorella abbiamo visto tutto e per vederle più nude ci servirebbero le radiografie. Ora approda a Playa Uva e gira con un bikini fatto di francobolli e fino interdentale ... bah!
Altra icona di stile la Milly Carlucci, super boccolona in abito lungo pare ingessata. Che siano pantaloni o abito da gransera ho l'impressione che sotto abbia una pancera con le stecche, ha una forma non forma, c'è qualcosa di non giusto. Vorrei tanto vederla tossire, che le partisse uno starnuto, così per vedere se le cedono i tiranti bel bustino.
Altra biondona Rai? Antonella Clerici che dopo più di vent'anni alla Prova del Cuoco non ha ancora imparato a cucinare e non contenti l'unica occasione per uscire dalla cucina è andare a Sanremo o Ti Lascio una Canzone e la bardano con dei vestiti a metà tra il carnevale di Venezia e i costumi del circo.
E la Barbara D'Urso? La regina dei lunghi, lunghissimi, interminabili pomeriggi, con le tette strizzate sotto il mento, la vita fasciata negli abitini a longuette e quella luce che usano per inquadrarla che la fa sembrare eterea, avvolta da una leggera nebbiolina come certe foto che si vedono negli album di nozze di vent'anni fa dove gli sposi vicino al laghetto di baciavano in una immagine leggermente sgranate e fiabesca.
Ma la mia preferita è Valeria Marini. A noi sembra abbondante perché siamo abituate a forme di anoressia cronica in tv, a mio parere sfoggia con grande disinvoltura delle forme burrose di assoluto rispetto. La adoro, l'ho soprannominata la donne dai "tre quarti". Si mette sempre in posa, non davanti, non di profilo, sempre sinuosa col piedino a mezza punta. E' nata con le paillettes, trucco in ogni occasione sempre uguale e perfetto, gioiellini ovunque, dal mignolo del piede alla catenina in vita è tutta una sbriluccichio, la donna dal glitter facile e pizzo come se piovesse. Sandalo gioiello con calza a rete contenitiva anche in pieno inverno e quell'atteggiamento da Jessica Rabbit conquistato con anni di prove.
Poi mi guardo allo specchio: pigiama di felpa d'inverno, mascara sbavato d'estate e penso a quelle che comperano baby-doll e dormono con solo due gocce di Chanel e mi convinco sempre più che trucco, parrucco perfetti non sono da tutti, di quelle che si preparano con la "p" maiuscola, anche per andare a fare la spesa o una passeggiata al parco, mentre io mi infilo la tuta o la prima cosa che mi capita, senza troppe pretese. Penso avesse ragione mia donna quando diceva: la classe non è polenta, chi non ce l'ha non se la inventa.

Elena Vergani, autrice di Il mondo è bello perchè è variabile

Continuo parlare con donne, persone colte, intelligenti e al passo con i tempi, che dicono in gravidanza: "speriamo che mi venga il latte. Mia mamma dice che non le è mai venuto." Ora è giunto il momento di smentire questi falsi miti, basta, non se ne può più di sentire certe cose. Sono davvero infondate, assurde. Questo non vuol dire che l'allattamento al seno, sopratutto all'inizio sia semplice e facile come accendere un interruttore, ma è un meccanismo fisiologico, è una ghiandola che se stimolata produce latte. La variabile non è il seno ma la stimolazione che spesso non avviene a causa di aggiunte (si instaura quindi il circolo vizioso del bambino sazio di biberon che non stimola il seno nella quantità necessaria per produrre la giusta quantità di latte per lui). Il secondo punto è che ogni storia di una mamma e del suo bimbo è a sè, ci sono tante variabili emotive e in generale infinite situazioni pratiche in cui a volte si fa la scelta di privilegiare la serenità di noi mamme fondamentale per il bambino. Ma tutti (o quasi) i seni, se messi nelle giuste condizioni, producono latte. 

Ecco allora che la nostra ostetrica Eleonora Bernardini nel libro Mamme pret a porter, il primo anno insieme, risponde a tutti i falsi miti della nostra Zia Ignazia.

 

•A LEI NON È VENUTO IL LATTE

"L'assenza totale di latte è un evento rarissimo, denominato "agalattia". È molto più probabile che il seno di quella mamma non sia stato stimolato a produrre il latte. Già in gravidanza, prima del parto, la mamma produce il colostro, il primo importante alimento del neonato. Successivamente, intorno alla terza-quinta giornata dopo la nascita, grazie ai cambiamenti ormonali e allo stimolo della suzione del bambino sul seno, la mamma vive la cosiddetta "montata lattea". Occorre sapere che non sempre questo momento tanto atteso dalle neo-mamme si manifesta con un seno enorme, gonfi o, teso, dolente: il cambiamento avviene a livello della produzione, il colostro diventa latte, anche se il vostro seno vi sembra quasi lo stesso di sempre e non vi sembra che stia per scoppiare!"

 

•A LUIGIA È VENUTO POCO LATTE

"Quando si parla di "poco latte", occorre dire che a volte capita che questa sia, più che una realtà, un comprensibile dubbio della neo-mamma, preoccupata per non avere un seno che "scoppia", duro, teso, dolente, e che dà l'idea di essere pieno. Questi, però, non sono segni obbligatori di un'insufficiente presenza di latte, anzi sono solitamente segni di un ingorgo o di una stasi del latte. A volte, invece, sono le continue domande da parte di altre persone a mettere in dubbio la mamma sulla propria naturale capacità di produrre il giusto latte per il proprio bambino.
I casi in cui il latte prodotto è eff ettivamente poco, però, possono essere possibili, e fortunatamente quasi sempre risolvibili. Le cause possono essere molteplici: un mancato o non suffi ciente stimolo del seno, dovuto a un attacco non corretto; la separazione della mamma dal bambino per un lungo periodo subito dopo la nascita; l'introduzione di aggiunte di latte artificiale; un non adeguato svuotamento del seno; la mancanza di un supporto e di un vero aiuto, ecc.Spesso si consiglia alle mamme di eff ettuare una "doppia pesata" per avere un dato certo, per scoprire quanto peso è in grado di prendere il bambino. Questa pratica, che consiste nel pesare il bambino prima e dopo la poppata per scoprire quanto ha mangiato, non ha in realtà nessun reale beneficio: il nostro bambino sa regolarsi da sé! I continui controlli possono, invece, aumentare lo stress della mamma. È invece importante circondarsi del supporto della propria famiglia e delle amiche: l'ossitocina ha bisogno di amore e sostegno per funzionare bene, consentire alla mamma di svuotare il seno e riempirlo per la poppata successiva. In caso di necessità, poter essere aiutate da un'ostetrica o da una consulente dell'allattamento, anche già dai primissimi giorni dopo la nascita, può fare la differenza."

 

•A SILVIA IL BAMBINO PROPRIO NON SI ATTACCAVA

"È vero, a volte i primi giorni possono essere diffi cili, non sempre tutto inizia con grande facilità e senza disturbi: sia la mamma che il bambino devono conoscersi e imparare l'allattamento. Ma si tratta di tempo, a volte anche breve: la costanza, il giusto aiuto di un'ostetrica e magari anche l'uso di strumenti di supporto come i paracapezzoli, la spremitura manuale o il tiralatte utilizzati sotto la guida di un'ostetrica, evitando il fai-da-te, possono aiutare a superare i primi ostacoli."

 

•ALLA SUA VICINA IL BAMBINO HA ROVINATO IL SENO (RAGADI E ESTETICA DEL SENO)

"Le ragadi guariscono e, nel corso della vita, il seno tenderà normalmente a cambiare, subendo gli eff etti della forza di gravità. Ad ogni modo, se vi trovate a chiedervi se allattare o meno per questioni estetiche, ricordate che i cambiamenti strutturali del seno sono già stati indotti dalla gravidanza. Se avete avuto un bambino, quindi, non temete per la forma del vostro seno, perché non c'è niente che l'allattamento possa fare al riguardo. Dunque, non private voi e il vostro bambino dell'esperienza dell'allattamento al seno in nome dell'estetica... per questo esistono i reggiseni push-up! A proposito di "rovinarsi il seno", lo sapete che l'allattamento materno è un importantissimo fattore di protezione per il cancro della mammella?"

 

•IL LATTE DI SARA ERA POCO NUTRIENTE (HA FATTO ANCHE GLI ESAMI!).

"Diffidate di chiunque vi dica che il vostro latte è poco nutriente, poco grasso, poco buono, poco tutto: a meno di patologie specifi che, come ad esempio l'HIV, il latte della mamma è il miglior alimento per il suo bambino, e non serve farlo analizzare per saperlo. Il latte della mamma contiene tutti i nutrienti e i fattori di protezione di cui il bambino ha bisogno in quel preciso momento: è un latte talmente buono e "intelligente" che è in grado di crescere e modifi carsi sia nel corso della poppata, che durante tutta la crescita del bambino, nei mesi e negli anni. Allattare al seno è una scelta, non un obbligo, ma occorre sapere che la composizione del latte materno è certamente migliore di quella di qualsiasi latte artifi ciale: è più facilmente digeribile, contiene l'esatta quantità necessaria di nutrimenti, è in grado di off rire protezione immunologica, donando benefi ci a breve e lungo termine."

 

•IL BAMBINO PER DORMIRE AVEVA BISOGNO DELL'AGGIUNTA

"Se per un mancato stimolo adeguato il seno produce meno di quanto eff ettivamente necessario per quel bambino, può essere necessario l'uso dell'aggiunta per soddisfare il bebè. A volte, un errore nell'attacco può causare non solo uno stimolo inadeguato, ma anche un insufficiente svuotamento
del seno: se questo accade, si scatena l'azione di fattori che inibiscono l'azione della prolattina e quindi diminuiscono o bloccano temporaneamente la produzione de latte. A lungo andare, se la situazione non viene risolta e la mamma non viene aiutata a svuotare il seno a dovere, la produzione di latte diminuisce, diventando insuffi ciente per quel bambino, richiedendo infi ne l'uso dell'aggiunta.
Se abbiamo parlato di "circolo virtuoso" riguardo al meccanismo richiesta-offerta-stimolazione-produzione, è facile capire come l'introduzione dell'aggiunta e un aumento progressivo di latte artificiale può invece essere defi nito un "circolo vizioso", in grado di prolungare il bisogno dell'aggiunta stessa, fino a far lentamente diminuire, e infi ne cessare, la produzione di latte materno. Ma ecco la novità: questa situazione non è irreversibile ed eliminare o ridurre l'aggiunta si può! Se questo è il vostro obiettivo, un'ostetrica potrà aiutarvi a trovare il metodo per voi più adatto."


•I BAMBINI ALLATTATI DORMONO MENO PERCHÉ HANNO PIÙ FAME

"Uno dei tanti vantaggi dell'allattamento al seno è quello di non doversi preoccupare di quanto latte preparare, quanto latte mangerà, quanto latte deciderà di avanzare: il bambino sa regolarsi da solo, sa capire se ha semplicemente sete, voglia di essere coccolato... o proprio fame! È probabile, invece, che un bambino allattato al seno richieda di poppare anche senza un bisogno alimentare, ma per essere coccolato, per stare bene, per ritrovare la sua mamma: alla stessa maniera, un bambino non allattato al seno chiederà attenzioni alla sua mamma, non attraverso il seno ma, magari, grazie all'abbraccio e alle coccole. D'altra parte, però, è dimostrato come nell'allattamento al seno sia più rapido il riaddormentamento sia di bimbo che di mamma, grazie alle endorfi ne contenute nel latte materno."

 

• SE IL BAMBINO HA PROBLEMI DI REFLUSSO E COLICHE, MEGLIO USARE IL LATTE ARTIFICIALE

"Se reflusso e coliche possono essere in parte attribuiti alla normale immaturità del sistema digerente del bambino, perché un latte artifi ciale, standard, non specifico, dovrebbe aiutare questo bambino nelle sue naturali e fi siologiche funzioni? Il latte della mamma è più digeribile e ricco di sali che stimolano la peristalsi intestinale. I disturbi da reflusso o le coliche possono interessare sia neonati al seno che non, ma il latte artifi ciale non porta vantaggi in questo senso; può, semmai, rendere più diffi coltosa la digestione, mentre il latte della mamma può favorire la maturazione del sistema gastrointestinale e la sua normale attività."

 

•CON L'ALLATTAMENTO NON SAI MAI QUANTO MANGIA

"Questo è assolutamente vero. Mi capita spesso di chiedermi, però, come mai noi adulti non misuriamo mai tutto quello che abbiamo nel piatto, ad ogni pasto, mentre siamo così interessati a farlo con i neonati. Sicuramente la risposta sta nel voler essere certi che il bambino stia bene, che mangi quello di cui ha bisogno, che non gli si stia facendo mancare nulla. La bellezza dell'allattamento al seno sta proprio in questo: sapere che il bambino sano (non prematuro, non gravemente ammalato) è talmente intelligente  da sapere da sé quando è pieno e quando ha fame, e che mamma  papà non devono fare altro che seguirlo. Così come il neonato è in grado di lanciare segnali di fame (cerca il seno con la bocca girando la testa a destra e a sinistra, tira fuori la lingua con insistenza, piange), è in grado di farci capire che la pappa era buona, e suffi ciente. Misurare quanto mangia è un qualcosa che rassicura noi adulti, non il bambino. Anche noi, però, possiamo imparare a misurare e a interpretare gli altri fattori e segnali di sazietà, che ci fanno capire che sta mangiando abbastanza: il bambino sceglie da sé quando la poppata è finita, si stacca dal seno soddisfatto, sveglio e tranquillo, oppure addormentato. Possiamo controllarne il livello di idratazione contando che, nelle 24 ore, bagni almeno 6 pannolini di pipì e che la cute non appaia evidentemente secca. Possiamo anche valutarne la crescita pesandolo non più di una volta alla settimana, ricordando che l'aumento di peso non è sempre costante e lineare: potrebbe, ad esempio, crescere molto per un certo periodo e, successivamente, rallentare un po'."

 

•PRENDE IL VIZIO DEL SENO

"Per il neonato, attaccarsi al seno della mamma è un bisogno che non è solamente riconducibile al bisogno di mangiare: il seno della mamma, così come stare tra le sue braccia e sentirsi coccolato, consente al piccolo di ritrovare se stesso, riassaporando le sensazioni provate in gravidanza, al caldo della protezione dell'utero materno, grazie al ricordo sensoriale e al ritrovo di un senso di benessere. Poppando al seno, infatti, il bambino non solo mangia, ma annusa, assapora, ascolta e tocca la sua mamma, riesce a rientrare in contatto con lei fi n nelle viscere. Inoltre, succhiare gli consente di produrre endorfine, che hanno azione analgesica e donano una sensazione di serenità: ecco perché, in caso di pianto, l'attacco al seno aiuta a calmare i bambini. Similmente, i bambini ammalati o con disturbi e dolore potrebbero richiedere più spesso di attaccarsi al seno anche per brevi poppate, indipendentemente dal bisogno di mangiare."

 

•IL BAMBINO SI ATTACCHERÀ OGNI DIECI MINUTI PER I PRIMI TRE MESI

"Quando si parla di bambini e di crescita, non esistono regole sempre valide per tutti: questo vale anche per l'allattamento! Non possiamo sapere quali saranno le necessità del nostro bambino dopo la nascita. Se abbiamo visto che il bambino sa regolarsi da sé in base alle proprie necessità, possiamo stare tranquilli sapendo che sarà in grado di decidere non solo ogni quanto attaccarsi, ma anche per quanto tempo succhiare il seno.
Per poter rispondere alle esigenze del neonato, l'allattamento al seno ha bisogno di essere "a richiesta": quando il bambino ha bisogno, la mamma offre, senza pensare a regole, tabelle, registri, orari e orologi."

 

Articolo tratto da Mamme pret a porter, il primo anno insieme, Mental Fitness Publishing

 

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L'educazione nel buddismo Soka Gakkai

Giovedì, 19 Marzo 2015 16:03

La Soka Gakkai, traducibile come "società per la creazione di valore" nasce nel 1930 in Giappone come gruppo di studio di educatori riformisti. Il suo fondatore infatti Tsunesaburo Makiguchi (1871-1944) è insegnante e pedagogista; il suo obiettivo era quello di riformare il sistema educativo giapponese unendo le sue conoscenze di pegagogia e la sua esperienza di insegnante con la filosofia buddista. Il concetto da lui sviluppato "l'educazione per la creazione di valore", è stato divulgato in un libro che spiega come in ogni individuo esista un potenziale illimitato: l'obiettivo dell'educatore non deve essere quello di fornire nozioni, ma di stimolare una ricerca costante di autoconsapevolezza, punto di partenza per perseguire saggezza e sviluppo di sé. Makiguchi aveva l'obiettivo di stimolare il pensiero indipendente, mettendo da parte all'apprendimento passivo e nozionistico; così le regole dovevano essere comunicate stimolando l'automotivazione, non l'obbedienza cieca. Come possiamo facilmente immaginare queste idee erano considerate sovversive e pericolose in quanto minavano il nazionalismo militarista del Giappone che fondato sull'assoggettamento totale e incondizionato del cittadino. Makiguchi e il suo successore Toda vennero incarcerati in condizioni di estrema durezza: se il primo non sopravvisse alla prigionia, Toda appena si concluse la guerra ricostruì la Soka Gakkai "ampliandone la missione dalla sfera educativa alla realtà sociale nel senso più vasto, promuovendo una forma di Buddismo attivo e socialmente impegnato come mezzo di empowerment personale, un modo per superare gli ostacoli della vita attingendo alla speranza, alla fiducia, al coraggio e alla saggezza interiori." Tratto dal sitoufficiale Sokka Gakkai Italia

Il successore di Toda, Ikeda, dopo aver sperimentato gli orrori della guerra, decise di dare un impronta profondamente pacifista alla Soka Gakkai: nel 1975 fondò la Soka Gakkai Internazionale (SGI, attualmente presente in 192 paesi e territori del mondo con 82 organizzazioni affiliate).

In che cosa consiste però il sistema pedagogico buddista della Soka Gakkai? "L'educazione soka è basata sul rispetto per la suprema dignità della vita e ha lo scopo di formare le persone alla saggezza, alla piena umanità e alla cittadinanza globale. Afferma Ikeda in un discorso tenuto all'università di Pechino: «Saranno le persone a lastricare la strada verso il futuro del nostro mondo, e non esiste maggiore influenza nello sviluppo di un individuo di quella di un'educazione solida, fondata sull'essere umano. L'istruzione è la forza basilare che costruisce una società e forma un'epoca. Nutre e modera l'infinito potenziale latente in ognuno di noi e dirige le nostre energie verso la creazione di valore». Ikeda dona nuova vita – collocandola nel contesto contemporaneo – all'antica visione dell'educazione come forza primaria che crea esseri umani liberi. «Il sistema educativo – scrive – è stato ridotto a un semplice meccanismo al servizio degli obiettivi nazionali, siano essi di tipo politico, militare, economico o ideologico». Per liberarsi di questi vincoli utilitaristici cui è stata assoggettata, l'educazione deve riflettere gli ideali più elevati: «la saggezza per percepire l'interconnessione di tutte le forme di vita e degli esseri viventi. Il coraggio di non temere o negare la differenza, ma di rispettare e sforzarsi di comprendere le persone provenienti da culture diverse e di crescere grazie a tali incontri. La compassione che permette di mantenere un'empatia ricca di immaginazione, che vada oltre il proprio ambiente immediato e si estenda a coloro che soffrono in luoghi distanti» (D. Ikeda, L'educazione alla cittadinanza globale). Glenn Paige – professore emerito di Scienze politiche presso l'Università delle Hawaii – ha scritto a questo proposito: «Pur osservando che le maggiori università private di tutto il mondo originariamente sono state create su fondamenti spirituali, Ikeda sottolinea che esse non sarebbero potute diventare grandi se fossero state dominate dai dogmi religiosi. Egli dichiara che una vera grande università deve dedicarsi all'"emancipazione dello spirito umano", ed esorta quindi gli studenti a unirsi a lui come cofondatori di un'università creatrice di valore e dedicata "all'eccellenza intellettuale e alla pace del mondo per il beneficio di tutta l'umanità". Avendo in mente la "suprema dignità della vita", Ikeda ha donato all'Università da lui fondata una statua di bronzo sulla quale ha fatto incidere queste parole: «A quale scopo si deve coltivare la saggezza? Fatevi sempre questa domanda!». " Tratto dal sito Soka Gakkai Italia 

Giulia Mandrino

 

Sara

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Cecilia

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