I giochi per bimbi tra 3 e 6 mesi

Venerdì, 06 Marzo 2015 08:25

Dai 3-4 mesi inizia una prima fase esplorativa che coinvolge i 5 sensi: sfatiamo il mito del "bisogno dei giocattoli". I giocattoli nel primo anno di vita sono un bisogno di shopping di noi genitori contemporanei non del bambino che giustamente spesso non li considera minimamente a favore di oggetti di uso quotidiano. Perchè allora non venire incontro a questa tendenza?

Mestoli and co: scegliamo una serie di oggetti di diversa consistenza che il bambino può mettere in bocca come cucchiai di legno e di acciaio, cucchiaini, piccoli barattoli in plastica, stoffe di seta, cotone e spugna... Liberiamo la nostra creatività, ovviamente selezionandoli affinchè il bimbo sia in sicurezza mettendoli in bocca: dire a un bambino di 5 mesi di non mettere un oggetto in bocca è come se dicessero a noi di guardare un piatto di pasta alle ore 12,30 seduti a tavola mentre tutti mangiano, perché "la pasta non si mette in bocca, si guarda solo". Ciò che noi gli porgiamo deve poterlo mettere in bocca, è il suo modo di conoscere il mondo, è il suo istinto: non vi preoccupate, a 4 anni se gli direte che quell'oggetto non si mette in bocca sarà in grado di seguire il vostro consiglio comprendendone anche la motivazione, ma a 5 mesi no.

Le bambole fazzoletto: possiamo creare delle bambole fazzoletto homemade che lui apprezzerà davvero tanto. Basta reperire un fazzoletto di forma quadrata preferibilmente di seta, e fare 4 nodini alle 4 estremità; inserire poi al centro una pallina della grandezza di circa un pugno di lana cardata o altro materiale soffice (io le ho sempre create con pezzi di stoffa arrotolati e compattati) e poi chiudere con una strisciolina di stoffa o un elastico (in questo caso attenzione che sia abbastanza spesso da non essere usurato e quindi ingerito dal piccolo; ottimi gli elastici di spugna per legare i capelli). Otterremo un oggetto come quello che vedete nell'immagine in alto a sinistra. Troppo semplice? No, assolutamente, la creatività è l'intelligenza del bambino è stimolata attraverso materiali e oggetti semplici e spogli che il bambino utilizza in più modi, sperimentando forme, materiali e ci costruisce storie e pensieri. 

Album fotografico: un altro stimolo interessante che alcuni bambini amano è quello di visionare fotografie di visi, alcuni famigliari altri nuovi. Il bambino già nel primo mese di vita riesce a vedere a una distanza di circa 20 cm quindi esattamente la distanza tra l'attacco al seno e il viso della mamma: per tale motivo è uno "specialista dei visi" e anche se ne vedono il ritratto nelle fotografie ne sono incuriositi. Alcuni però vorrebbero mettere le foto in bocca, in questo caso evitiamo questo stimolo e proponiamo i giochi elencati in precedenza.

Cuscino di noccioli di ciliegia: è un oggetto che amo molto regalare alle mia amiche neomamme. Si trovano in alcuni negozi di prodotti naturali e online e sono utilissimi non solo per i bimbi ma anche per noi adulti; sono dei cuscini riempiti con noccioli di ciliegia che creano un effetto sonoro e che si modellano a seconda di come vengono tenuti i mano o sulla superficie su cui sono appoggiati: il bambino quindi può sperimentare il materiale a livello sonoro perchè i noccioli all'interno fanno un rumore davvero delicato toccandosi l'uno con l'altro, e inoltre cambiano continuamente di forma e consistenza per cui il piccolo, manipolando, lavora sulla coordinazione motoria delle mani. In caso di nevralgie e dolori muscolari dove è utile la terapia del caldo, potrete scaldarli a microonde e appoggiarli sulla parte del corpo dolorante: sarete immediatamente invasi da una sensazione di sollievo. Io li ho usati molto per gli inevitabili dolori cervicali nel primo anno di vita dei miei bimbi ma anche per alleviare il dolore alle orecchie della mia piccola quando ha sofferto di otiti.

Giulia Mandrino

Mindfullness per mamme

Giovedì, 05 Marzo 2015 15:05

La maggior parte delle volte in cui tu non pensi di respirare questo semplicemente succede, respiri. Un importante aspetto dello yoga è osservare il tuo respiro e prestare attenzione al modo in cui immetti aria nel tuo corpo e poi espiri, come i tuoi muscoli lavorano per far entrare ossigeno e per far uscire aria "cattiva". Il respiro yogico porta un senso di profonda serenità e calma anche in mezzo al caos, una fonte di energia che crea "mindfullness", un luogo dove stare bene con te stesso apprezzando semplicemente di esistere, di esserci in quel momento. Il respiro yogico può essere uno strumento davvero fondamentale per noi mamme e per voi neomamme ancora di più: quando arriva un bimbo la vita di noi donne è catapultata in un'altra dimensione che talvolta sembra imprigionarci. Diventare mamma è un'esperienza davvero meravigliosa ma tavolta può capitare di sentirsi schiacciate: la mindfullness è una modalità per tornare  un attimo indietro o meglio tirare il freno a mano e ricordarci chi siamo davvero oltre "mamma di...". 

Ma che cosa si intende per mindfullness? Con questo permine si intende l'arte di essere presenti, nel qui e nell'ora senza analizzare e farsi influenzare da presente, passato e futuro: per me è qualcosa che il respiro ci aiuta a raggungere facilmente: tramite l'osservazione del respiro possiamo concentrarci sul qui e ora e per farlo nn dobbiamo essere sdraiati a terra in un luogo silenzioso, possiamo essere in mezzo al caos dei bambini, camminare, spingere il carrello della spesa, allattare. Percepire l'inalazione del respiro e poi l'espiro fa davvero si che tutti i pensieri in quel momento vengano messi da parte. L'importante è non forzare troppo il respiro, deve essere più lungo del normale ma non troppo, evitiamo le forzature.

Il respiro yogico crea vitalità portando più ossigeno non solo negli arti ma anche nel nostro cervello e in tutte le cellule del nostro corpo: ci si sentirà ringiovaniti, e in salute. In gravidanza fornisce serenità e durante il travaglio consente di rilassarsi e focalizzarsi sulla nascita senza perdere il controllo: dopo il parto di ritrovare le forze e risentire meno della mancanza di sonno.Quando il bimbo è più grande durante i capricci o quando le ferze sembrano completamente esaurite. 

Unica difficoltà: ricordarsi di farlo! Allora mettiaemo un post-it sul frigo con scritto: "ricordati di respirare". 

Giulia Mandrino

10 semplici consigli per vivere con serenità l'avventura della maternità:

1. L'elogio dell'imperfezione: tutti aspiriamo a essere genitori perfetti, a non commettere errori con i nostri bimbi. Forse a causa di una diffusione a macchia d'olio dei mass media di teorie psicologiche che vedono nelle relazioni con i genitori le radici di tutte o quasi le problematiche che emergono in età adulta, siamo terrorizzate di rendere nostro figlio insicuro, incapace di instaurare relazioni, violento o asociale. La verità però è che non c'è una scienza esatta dell'essere genitori, perchè ogni bimbo è un universo a sè così come ogni genitore. E mettiamoci nella testa che commetteremo errori, nè commetteremo tanti! La ricerca di perfezione ci ri-succhia tempo ed energia, senza contare che forse poi il nostro bimbo potrà pensare che lo stesso livello di "perfezione" sia richiesto a lui; i bambini devono sapere di poter esprimere se stessi, non devono avere l'ansia di performance! Così il genitore non deve pensare a raggiungere un determinato standard di qualità, ma essere se stesso, amare il suo bimbo e cerare di offrirgli tutto quello che ritiene giusto tramettere al proprio pargolo. tutto esattamente qui...

2. Anche se tutti sembrano essere più esperti di te, Tu sei l'unica persona che può decidere cosa è meglio per te e per il tuo bimbo. Per cui ben vengano consigli di esperti sia riconosciuti sia parenti ed amici, ma le correnti sia mediche sia pedagogiche sono molte e nessuna di queste è una scienza esatta; per cui anche la teoria e la prospettiva più vicina a voi (come quella che noi sosteniamo di maternità naturale) deve essere fatta vostra, adattata alla vostra vita e personalità: w la nanna condivisa, ma prima di divorziare ci sono mille strategie e soluzioni per evitare che un dictat, una formula presente in una teoria, sia causa di profonda infelicità e frustrazione.

3. Prendersi cura dei propri figli è qualcosa di assolutamente fuori controllo: abbandoniamo radicalmente l'idea di programmare e organizzare tutto alla perfezione, così come aspettative di avere un bimbo che da subito dorme tutta la notte, perché magari quel bimbo modello, tanto tanto bravo che da tante soddisfazioni alla sua mamma, incomincia ad avere tre risvegli notturni a sei mesi! Il parto è forse il più grande esercizio per imparare a lasciarci andare come genitori: possiamo partorire in pochi minuti o impiegarci giorni, possiamo alzarci in piedi dopo un'oretta e uscire dalla sala parto camminando o avere un tempo di recupero molto più lungo! Forse i genitori più felici sono proprio quelli che invece di chiudere i propri figli in schemi precostituiti, vivono giorno per giorno, e invece di soffocare i momenti difficili provano a ribaltare la prospettiva e farsi una grossa grassa risata.

4. E' naturale sentirsi a volte arrabbiati, stremati, furiosi, tristi, esasperati, è innaturale dire che vada sempre tutto bene. Le neomamme lo sanno bene, ci sono sempre le super-mamme sempre con il sorriso smagliante, quelle che va sempre tutto bene, che il bambino è un amore, che dorme sempre e che tutto è meraviglioso. MENTONO!!!!!! mentono spudoratamente e forse sono proprio quelle le mamme che avrebbero più bisogno d'aiuto per riuscire a dire che a volte siamo stanchissime, che vorremmo tanto tornare a fare la doccia e le unghie senza cronometro, che quel cosino che piange oggi proprio non lo possiamo sopportare. tutto normale, tutto ok, fa parte dei giochi. più riusciamo a dirlo e a sentirci comprese meglio è.

5. i neonati non hanno vizi ma bisogni fisiologici. Dopo essere stati nove mesi nella pancia sempre a contatto con qualcosa, sempre sentendo rumori e sempre cullati dalla nostra camminata non hanno il vizio di stare in braccio, hanno il bisogno di stare in braccio e poter ricreare almeno in parte l'ambiente uterino. come vedremo non hanno il vizietto del seno, ma il bisogno del seno materno. non fanno il capriccetto perchè si svegliano la notte, ma il normale sviluppo del loro cervello li fa svegliare la notte. e poi il vizietto più brutto e fastidioso: sono TROPPO ATTACCATTI ALLA MAMMA. questo sembra proprio il più brutto perchè è colpa della mamma che non lo lasci andare con gli altri ed è troppo chioccia: si devono abituare fin da subito all'indipendenza e alla durezza del mondo vero? bene, vedremo come queste meravigliose perle di saggezza siano già state smentite 80 anni or sono da rigorose ricerche scientifiche ma... abbiate fede, prima o poi arriveranno anche alla zia Ignazia.

6. non ci sono bambini bravi, ci sono bambini più facili e scusate il termine "comodi" per i genitori e bambini che richiedono molta più energia. Scopriremo nelle prossime pagine che soffocare l'energia dei bambini non è la scelta migliore che possiamo fare, seppur molto comoda.

7. i neonati piangono, non piangono perché sono cattivelli o fanno i capriccetti, piangono perché non possono alzarsi dal lettino e fare quel ruttino che proprio da coricati anche noi adulti non riusciamo tanto a fare, diciamocelo. Così piangono perché non riescono a dire "Scusa mamma, sono tanto tanto stanco, talmente stanco che sono super eccitato e non riesco a dormire. Ti va se ci beviamo insieme un drink a luce soffusa così io mi rilasso e poi me ne vado a ronfare bellamente?".

8. siamo mamme sì, siamo mogli ma siamo sempre e comunque DONNE ed esseri umani, con delle precise esigenze fisiologiche e psicologiche; quelle cose basilari come dormire, lavarci, parlare con i nostri simili, coltivare qualcosa che non sia un DOVERE ASSOLUTO, non aver piacere di buttare via 20 anni di studio e dieci di lavoro, sbagliare piangere e rialzarsi... cucù, ci siamo anche noi, non dimentichiamocelo, perchè senza la donna non esiste la mamma.

9. mettiamo prima le persone delle cose: quando un pavimento sporco ci induce a una scenata isterica, punizioni e la mancanza di tempo costante per i nostri figli forse è il caso di rivalutare un po' il tutto. L'igiene è sicuramente un grande progresso della società contemporanea, ma non deve essere messo prima delle relazioni e dei nostri pupetti. i nostri bimbi sicuramente si ricorderanno dei momenti passati con noi e non di una casa super ordinata i cui pavimenti profumano di biancospino.

10. amiamo e lasciamoci amare, sembra una di quelle bellissime frasi fatte che la nostra amica posta continuamente su Facebook con un'immagine di un tramonto romantico ma è un mantra che dovremmo sempre ripeterci; facciamo in modo che nessuna zia Ignazia e nessun libro ci impedisca di prendere in braccio e amare il nostro bimbo per paura che... o per timore di... seguiamo il nostro cuore, il nostro istinto profondo e amiamo amiamo amiamo il nostro bimbo imperfetto e anche noi, mamme e donne imperfette, accendendo tutto l'arcobaleno di sentimenti ed emozioni, belle e brutte che l'esperienza della maternità fa emergere.

Tratto dal libro Mamme pret a porter, il primo anno insieme, Mental Fitness Publishing

Immagine tratta da blog.kelkoo.it

9 cose da non dire a una neomamma

Martedì, 03 Marzo 2015 10:14

Che gioia incontrare la terribile zia Ignazia con il tuo bimbo! Quando pensi di aver trovato il tuo equilibrio te lo distrugge in un attimo! Ma noi siamo al tuo fianco e ti suggeriamo risposte brevi ed efficaci. 

Ecco allora le 9 cose da non dire a una neomamma: e sopratutto le 9 risposte da dare per far rimanere di stucco le varie zie Ignazie

1 È un bravo bambino?
In che senso? Ci sono forse neonati che sparano all'impazzata sulla folla davanti a una chiesa di domenica? Magari mi vuoi chiedere: "È un bambino comodo, facile per noi da gestire?"

2 Ma lo tieni sempre in braccio? Poi ti prende il vizio...
Sì, tendenzialmente più che posso, quando e come ci viene voglia, a me e a lui/lei. È un bisogno sano che deve essere appagato, non un vizio. A tempo debito, con le solide basi e sicurezze, si allontanerà lui.

3 Ma piange sempre?
Il pianto è una delle sue modalità comunicative: ci sono bambini che piangono molto, altri meno. Ha tante cose da esprimere, da comunicarci. Quando saprà fare una telefonata alla sua amica del cuore per raccontarle i suoi dispiaceri, non piangerà più tra le braccia della mamma.

4 Vedi che ha il vizietto? Piange e appena lo prendi in braccio smette.
Il bisogno di contatto è una necessità primaria; come smette di piangere se gli do da mangiare e appago la sua esigenza di cibo, così si calma se lo prendo in braccio appagando la sua esigenza di contatto fisico e contenimento.

5 Ma avrai ancora latte? Il tuo latte è diventato acqua?
Il seno è una ghiandola, se stimolata correttamente produce latte. Se il bambino sta bene e cresce, vuol dire che il mio latte gli basta.

6 Piange: avrà fame!
I bambini piangono per moltissimi motivi e solo uno di questi è la fame.

7 Non metterlo nel lettone, non andrà più via!
Il co-sleeping è una pratica naturale e consigliata, favorisce l'allattamento e il riposo della mamma e del bimbo.

8 Caspita, hai ancora tanta pancia...
A tempo debito andrà via; al momento ho altre priorità e fonti di gioia primaria!

9 Dovresti proprio prendere l'abitudine di occuparti della casa mentre lui/lei dorme.
La casa splendente al momento non è la mia priorità: ho tempo tutta la vita per pulire casa. Il mio bimbo rimane neonato solo in questi mesi.

Tratto da Contiero-Mandrino, Mamme pret a porter, il primo anno insieme, Mental Fitness Publishing

Lo scorso Natale ho preparato per le donne della mia famiglia e le mie amiche dei burri di cacao e questo unguento che ha riscosso tantissimo successo tanto che siamo già al terzo "ri-ordino" di questa delizia. 

Ho personalizzato gli oli essenziali a seconda dei gusti, per la mia amica Gabriella ho optato per vaniglia, lime, arancia dolce e cannella, per Paola geranio d'Egitto e legno di Rosa, per Serena lavanda e vaniglia. Per voi ho pensato proprio a quest'ultima versione. 

Gli oli essenziali li ho acquistati in Francia e sono Pranarom, c'era d'api, burro di cocco e vitamina E provengono da La Saponaria e il burro di karitè da una cooperativa di donne del Burkina Faso. 

 

 

 

Il difficile bambino "tanto motorio"

Giovedì, 26 Febbraio 2015 09:21

Tendenzialmente ho difficoltà a interfacciarmi con una categoria di persone: quella prive di passione per la vita e per ciò che può offrire. Sono davvero in difficoltà perchè non so cosa dire e cosa chiedere, di cosa parlare. Credo che questa categoria si declini in due categorie: le persone che hanno come obiettivo arrivare a fine giornata, e quelle che vorrebbero guadagnare di più per comprare cose, tendenzialmente oggetti o esperienze che abbelliscano l'apparenza. Il mio non è un giudizio ma una constatazione: il mio essere si pervade di tristezza, quasi di angoscia. Il vuoto che emerge da queste conversazioni è alienante.
Allo stesso tempo ammiro in queste persone la loro serenità, la pace che probabilmente in se stessi hanno mentre io non posso che definirmi tendenzialmente irrequieta (e non poco).
Vorrei che i miei figli prendessero da me la voglia di fare, di scoprire e di amare la vita, coniugando però una buona dose di razionalità e più di ogni altra cosa serenità e sicurezza in se stessi. Questo è ciò che auguro ai miei figli dopo la salute, non l'amore, non tanti soldi, ma serenità e passione per la vita che forze in una parola potrebbero essere racchiusi in "lungimiranza".
Ci stiamo per affacciare alla scuola elementare e il mio timore che sia una scuola che mini tutto ciò è tanta.
Ieri la mia grande che frequenta il terzo anno di asilo mi dice: "mamma non voglio più andare a scuola". "E perchè amore mio?" le domando. "Perchè mi fanno stare tanto seduta e io non ci riesco, mi viene persino male alle gambe". L'ho accompagnata a scuola e arrivata lì è subito entrata a giocare con le sue amiche, così ne ho approfittato per parlare con la maestra che come immaginavo mi ha confermato la sua difficoltà a stare ferma. Mi ha però ricordato che il prossimo anno dovrà stare seduta per almeno 6 ore al giorno: "La scuola italiana è così, si apprende da seduti, da fermi." mi dice la maestra mentre io avverto una forte nausea all'ascolto di queste parole.
IL lunedì la mia bimba fa inglese a scuola con una maestra che insegna 4 parole e li fa colorare nei contorni per il resto dell'ora; da qui è derivato il suo: "mamma io odio fare inglese". Ho dovuto fare un lavoro di mesi per spiegarle che lei non è che odi l'inglese, ma solo l'ora di inglese a scuola: a casa infatti è una bambina che deve essere quasi frenata nell'apprendimento, sa contare, fare addizioni e sottrazioni fino a 20, legge parole semplici e sopratutto chiede continuamente come si dice questo o quello in inglese. Noi cerchiamo di frenare questa sua curiosità affinchè non arrivi a scuola e si annoi, ma indubbiamente mi sembra una bambina interessata e curiosa. Ma lei era convinta di odiare l'inglese perchè "non sono brava a fare inglese", perchè non riusciva a stare seduta e giustamente si rompeva le balle a colorare dentro i contorni per un'ora. Pensate che dopo aver iniziato l'ora di inglese alla scuola materna non mi chiedeva più nulla in inglese. Non credo sia il caso di aggiungere altro.
Mi affaccio alla scuola primaria con fiducia: ho avuto la fortuna di avere una maestra che ci faceva leggere libri sdraiati su cuscinoni e tappeti, per cui non posso che sperare che il mondo sia pieno di maestre così.
Ma se dovessi vedere che la sua passione e la sua voglia di fare siano non veicolati in maniera sana ma soffocati, che lui perda la voglia di fare e la fiducia in sè stesso, a costo di fare 30 minuti in macchina tutti i giorni non potrò che scegliere una scuola steineriana dove i bambini non siano classificati in "bambini motorio" e "bambino bravo", ma in bambino, semplicemente e splendidamente bambino con la passione per imparare e scoprire il mondo. E tendenzialmente non inchiodati alla sedia.

Papavero 3

I vecchi tempi

Mercoledì, 25 Febbraio 2015 12:13

Incontro un vecchio amico per caso. Siamo della stessa città e capita di incrociarsi. Un tempo si usciva insieme, un paio di volte ci siamo scambiati kleenex piangendo storie naufragate o in procinto di... Abbiamo condiviso periodi analoghi, con esiti più o meno simili, finché... apriti cielo, a fatica, cominciamo a credere in una storia duratura. Nel periodo in cui ognuno di noi si fidanza, ci perdiamo di vista. Io trasferita a Milano, lui preso dalla sua nuova storia che lo impegna in modo totalizzante. Qualche volta, nel tempo, mi capita di incrociarlo, ma a testa bassa, mi evita. Poi nel giro di due anni la mia storia si trasforma radicalmente, rimango incinta, si cambia ritmo, priorità, necessità... Lui mi guarda con sempre meno diffidenza, finché ricominciamo a parlarci... Il pretesto della novità, della gravidanza e della bimba in arrivo lo rasserena, come se potesse finalmente riavvicinarsi a me... Non più quella che cercava se stessa, ma qualcuno che ha trovato un baricentro. Così, ritrovo in lui la fiducia che per mesi avevo dimenticato. Dopo qualche mese, anche lui, mi annuncia l'arrivo di un figlio. Me ne parla con serenità, ma con una punta di rassegnazione, come qualcosa che nella vita deve capitare e che anche nella sua vita... è capitato. Arriva l'attesa creatura. Casa che cambia, auto che cambia, moto che si vende, casa che si rende più funzionale, indipendenza ridotta all'osso, forse, addirittura, per mesi, ridotta a qualche momento in cui si esce per andare al lavoro. Nei mesi capita spesso che lo incontri. In lui c'è sempre più stanchezza. Le occhiaie ormai sono solchi indelebili. Un po' di affaticamento è comprensibile; la bimba non dorme, ma c'è un altro tipo di stanchezza che lo trasfigura. Ha a che vedere con la rassegnazione, come una metamorfosi che lo sta investendo, mutandolo fisicamente. Il suo corpo, un tempo atletico e muscoloso, diventa secco, magro e nervoso. Il suo volto diviene triste. Il suo senso dell'umorismo, vera perla dei nostri scambi, diventa dimesso, timido. Lo vedo spegnersi... e non ho modo di chiedergli che cosa gli stia accadendo. Un po' mi preoccupo, ma imputo la sua fiacchezza fisica ai cambiamenti in atto.
Poi, a distanza di due anni, lo incontro poco prima di Natale. Finalmente lo rivedo più disposto a comunicare. Più spigliato ed energico. Lo scambio torna ad essere amichevole, senza filtri. Mi confessa di sentire una grande mancanza delle nostre serate; a bighellonare senza una vera meta... Capitava che ci sentissimo insaziabili, desiderosi di trovare sicurezza verso un futuro che potevamo solo intravedere. Si parlava per ore di che cosa sarebbe successo. Ci chiedevamo (e chiedevamo alle nostre vite) qualcosa di più, continuamente... esattamente quel qualcosa di più che viviamo adesso... Qualcuno dice che, se desideri profondamente qualcosa e sei in grado di figurartelo, è come se si fosse già avverato... Ecco che cosa siamo diventati ora... non siamo più soli... Adesso, forse, siamo solo un po' invecchiati; quel tanto che basta per non avere più voglia di continuare a vagheggiare un futuro tutto da costruire... Siamo qui e non siamo in quell'altrove che ci piaceva immaginare ovunque, con chiunque, ordinario o straordinario...
"Suoni ancora?" gli chiedo
"Poco... la chitarra ormai la lascio a Francesca (sua figlia) per dilettarsi, emettendo qualche strano suono che la sorprende. Però qualche mese fa ho organizzato un piccolo concerto nel bar di un amico. Ti ho pensata... Ricordo che cantavi da dio la Edith Piaf. Ho pensato di chiamarti"
"Bello, perché non mi hai chiamata? sarei venuta a cantare!"
"Uno dei nostri soliti sogni... Chissà, tra qualche anno ne rideremo... Ti ricordi quando volevo andare a vivere a Berlino? Ahahahahah! "
"Ahahahahahah!!! Si, ogni volta ce ne inventavamo una!"
Poi si fa più amaro, il tono della voce serio e pacato "Non sai quanto mi manca quella libertà. Anche solo di uscire per andare a bere una birra con un amico... So che non c'è niente di male, ma Roberta non capirebbe, si sentirebbe esclusa, trascurata... ed alla fine me ne privo come fosse la strada più semplice".
"Io sto facendo un po' di cose che mi piacciono... credo che non ci si debba annullare né per pigrizia né per quieto vivere. Ma capisco che a volte è più difficile spiegare perché si è fatti in un certo modo, quando si è tanto diversi dalla propria compagna o dal proprio compagno, piuttosto che dimenticarsi di come siamo fatti noi..."
"So che non capirebbe, ma guarda caso mi sono scelto una donna così diversa da me... Una donna come me mi avrebbe fatto paura."
"Ti capisco..." Commento. Lui prosegue.
"Non rinnego ciò che è diventata la mia vita... Non posso pensare di tornare in una casa vuota come succedeva prima!"
"Idem"! Commento. E lui come avesse preso l'abbrivio
"Dai, una sera, però, ci andiamo a fare una birra insieme!"
"Si, dai, volentieri!"

Che poi... chissà perché, quella birra non ce la faremo ancora per lunghissimo tempo...

 

Sara Donati

saradonatifilmaker.com

I MIEI figli

Mercoledì, 25 Febbraio 2015 12:08

Vorrei condividere un'esperienza. Quella di possesso... I figli sono nostri, nel senso che, fintanto che sono piccoli, dipendono totalmente da noi. E lo sono a tutti gli effetti, perché decidiamo noi per loro... Noi siamo i genitori e sappiamo, o dovremmo sapere, che cosa è meglio. Spesso, peraltro, anche quando subentra la volontà del piccolo, è un po' fuorviante seguirlo in tutto e per tutto. Mia figlia, per esempio, laverebbe sempre tutto... Ora che ha imparato a fare pipì nel vasino, diventa una meravigliosa scusa per lavare ogni oggetto sia presente nel bagno. Ed è bello e da valorizzare che abbiano degli slanci di autonomia. Ricordo che una volta, che voleva bere nel bicchiere di vetro, mi imposi e glielo impedii. Capii dopo di avere sbagliato. Insomma, noi dobbiamo evitare che si facciano male, che incappino in problemi che potrebbero essere irreparabili, ma nel limite del possibile, dovremmo favorire la loro voglia e desiderio di fare esperienze. Il nostro compito di genitori implica una costante applicazione del sesto senso, per capire che cosa viene fatto per il piacere di oltrepassare un limite e che cosa, invece, nel rispetto della propria voglia e bisogno di capire il mondo, sperimentarlo in tutta la sua ricchezza e meraviglia. Propendo molto per l'idea che ogni esperienza fatta con la guida del genitore, può produrre uno slancio verso la conoscenza. Ed avendo questa idea mi sorprendo quando sento alcune mamme parlare dei propri figli come fossero una propria appendice. Una frase tipica è: "Ti ha dormito?" "Ti mangia?" Una banale forma di espressione, forse così comune perché è comune pensare ai bambini come se ci appartenessero fin nel midollo. Eppure a me corre un brivido lungo la schiena. Perché penso che l'indipendenza dei bambini vada valorizzata e non sia giusto pensarli come una parte di sé. Spesso il desiderio di diventare madre è tanto forte da superare la consapevolezza che non sia una cosa che facciamo per noi... Noi ci siamo, siamo i genitori, ma i figli non sono Nostri. Sono del mondo nel quale si immergono dal momento in cui vengono al mondo. Mi piace pensare che ogni bambino ha una sua anima grande, immensa, forse più grande di quella di un adulto che ha una valanga di sovrastrutture che lo soffocano e rendono opaco. Ho capito che tutto ciò che si fa nello slancio dell'apprendimento, è qualcosa di prezioso, che dobbiamo preservare. Sarebbe un peccato che le nostre imposizioni generassero paura di capire e di sperimentare. Quindi io starei attenta a pensare che le richieste, apparentemente assurde, dei nostri bambini, siano banali capricci... Spesso quelli che interpretiamo come capricci sono bisogni. Spesso il nostro immenso potere di genitori va limitato... Siamo depositari di una tutela, guidata dall'amore, dalla comprensione e dal rispetto. Il nostro potere di genitori non deve darci alla testa, non dovrebbe diventare una sfida a chi è più forte. E' chiaro, fisicamente, siamo noi i più forti! Quindi mettiamo da parte le prove di potere e lasciamo che i nostri figli facciano qualche pasticcio!

Sara Donati

saradonatifilmaker.com

Fiori di Bach per una gravidanza serena

Lunedì, 23 Febbraio 2015 13:47

La gravidanza è una vera rivoluzione per noi donne, avvengono grandi cambiamenti a livello fisico ma anche psicologico e quotidiano. L'attesa, gli esami clinici, i consigli non richiesti, la relazione con il partner e con il mondo lavorativo hannodavvero un forte impatto in noi. I fiori di Bach sono uno strumento davvero importante per la futura mamma per affontare questo periodo con serenità e per riequilibrare stati emotivi impegnativi: non solo, molti studiosi del settore sostengono che l'utilizzo della floriterapia in gravidanza abbia efetti anche sul nascituro, facendo sì che abbia un carattere più facile da gestire e in generale più sereno. Questo sembra principalmente collegato al fatto che in questo caso ha trascorso 9 mesi in grembo a una mamma che gli trasmette emozioni positive ed equilibrate. Ecco quindi alcuni fiori utili in gravidanza, da usare singolarmente o in sinergia:

- Scleranthus: utile in caso di nausea gravidica, ottimo in abbinamento a walnut per favorire l'adattamento alla nuova situazione. 

- Clematis: è il fiore che ci rende più concrete e organizzate, per cui è utile sia in gravidanza sia dopo la nascita nel caso in cui ci si isoli dal mondo e si tenda a vivere in una iper-realtà.

- Walnut: è il fiore che ci aiuta ad adattarci alle novità, dalla pancia che cresce a nuove paure e responsabilità.

- Crab Apple: un ulteriore aiuto nel caso in cui non riusciamo ad accettare i cambiamenti del nostro corpo.

- Mimulus: benefico per affrontare le paure concrete, come la paura del parto, della diagnosi prenatale, del diventare mamma.

- Aspen: è il fiore che ci viene incontro per scardinare le paure e le ansie a cui non sappiamo dare un perchè, quelle sensazioni che a volte prendono alla gola e ci fanno sentire impaurite e agitate ma senza spiegazione.

- Rescue Renedy: in casi di grande difficoltà fisica ed emotiva e durante il parto Rescue Remedy è il nostro più prezioso alleato. 

Basta recarsi in un'erboristeria e domandare la formulazione (4 gocce di Rescue Remedy e 2 degli altri rimedi diluiti in acqua e Brandy) oppure il rimedio singolo da noi . consigliato è 4 gocce sublinguali per 4 volte al giorno sia nel caso del singolo rimedio che della sinergia.

Giulia Mandrino

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

L'interazione con il neonato e primi giochi

Lunedì, 23 Febbraio 2015 12:26

Già dal primo mese di vita il bambino ha interesse a scoprire la vita, in primis il proprio corpo e i confini di esso: per questo motivo pratiche come il portare in fascia, il wrapping ossia la fasciatura e ancor più il massaggio sono da considerarsi strumenti davvero importanti di interazione, stimolo e benessere del nostro pupo e dovrebbero essere praticate già nei giorni successivi alla nascita, in ospedale oppure a casa. Iniziare il massaggio infantile ha 3 mesi ha poco senso in quanto le colichette nel 90% dei casi sono passate e il bambino talvolta lo rifiuta in quanto non è abituato a fruirne. Nel nostro libro puoi trovare tutte le indicazioni che ti servono per praticare il massaggio al tuo bimbo mentre qui le informazioni per fasciarlo. Ricordiamoci che ogni bambino è a sè per cui insistere nel fasciare a tutti i costi un bambino che rifiuta non è mai una buona idea. 

Dal punto di vista uditivo cantare filastrocche e leggere libri sono uno stimolo eccellente per il sistema nervoso in formazione (incrementa la sopravvivenza dei neuroni) e sembra prevenire problematiche dello sviluppo e dell'apprendimento negli anni successivi. In una ricerca Giapponese di circa 10 anni fa si è misurata l'influenza della voce materna con una forma di spettroscopia: venivano infatti collocati dei sensori sul capo di neonati dormienti ai quali la propria mamma leggeva una storia ad alta voce e successivamente un estraneo ripeteva la stessa lettura. Durante l'ascolto venivano valutati i flussi cerebralei nell'area frontale. Mentre leggeva la mamma è stato rilevato un aumento del flusso vascolare nella regione orbitofrontale (quella che maggiormente ha bisogno di esperienze socioaffettive per svilupparsi) rispetto a quello emerso durante la lettura di un estraneo. E' quindi importante leggere non solo dopo i sei mesi ma anche prima!

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Giulia Mandrino

 

Sara

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Cecilia

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