Un settembre da dimenticare

Lunedì, 03 Ottobre 2016 16:25

Il primo di settembre riesco a legare la nena sul passeggino dopo il consueto round di wrestling (ma i terrible two cominciano all’anno e mezzo?) e sfrecciamo fino all’asilo nido che abbiamo accuratamente selezionato per la nostra erede. Uno privato, perché a giugno nel pubblico ci hanno rimbalzato.

Lei giá conosce il posto per esserci stata a luglio con noi a giocare un paio di pomeriggi e quando arriviamo saltella e non si lascia per niente intimorire da alcuni bimbi che stanno piangendo. Dopo averne accarezzato uno, e dato una pacca sulla spalla al’altra, si fionda sulle bambole che stipano le mensoline della classe ed io sparisco dalla sua mente. E cosí pure i 3 giorni successivi, quando comincio a lasciarla sola per un po’ e quando rientro la trovo tranquilla, indaffarata e senza nessuna intenzione di andarsene.

Sono un po’ perplessa, lo ammetto. Trascorro questi primi giorni in uno stato di bipolarismo totale: in alcuni momenti gongolo soddisfatta pensando che, cribbio, l’attachment parenting funziona! e che effettivamente ha reso la nena una bimba indipendente e sicura; il secondo dopo penso timorosa che é tutto troppo bello per essere vero. Ed infatti non lo é. Al cuarto giorno, mentre io putroppo volo lontano per lavoro, il papá mi racconta di pianti disperati giá davanti al portone dell’asilo. Nei video che la maestra manda al gruppo di whatsapp della classe dei coniglietti, la bimba che i giorni prima sfasciava sorridente la casetta di plastica del patio si é convertita in una nena dalla faccina spaurita, con gli occhi cerchiati dal pianto, che non fa che ripetere “mama, mami”.

Lo vedo in hotel a mezzanotte, a giornata lavorativa finalmente conclusa, e chiamo il mio compagno piangendo come un vitello perché ho davvero bisogno che mi rassicuri sul fatto stiamo facendo la cosa giusta. Non prima peró di aver maledetto le nuove tecnologie. Il giorno dopo stessa storia ed io sempre lontana. Sulla strada del rientro ricevo una chiamata dall’asilo nido pubblico: mi avvisano che si é liberato un posto. Se vogliamo, la nena puó iniziare lunedí. Siamo a giovedí e abbiamo giá fatto una settimana di inserimento nell’asilo pirvato.

Dicevamo della madre di Murphy...? Io e papá ci riserviamo il fine settimana per pensarci. Intanto la situazione peggiora e il venerdí la lascio disperata alla maestra mentre a me si spezza il cuore. Vedo peró il sole quando nel consueto video di fine mattina, la mia coniglietta sorride facendo il giro giro tondo catalano con gli altri bimbi. Che cominci ad assimilare la nuova situazione? Forse. Ed é a questo punto che arriviamo noi, i suoi genitori, a darle il colpo di grazia: da lunedí cominciamo l’asilo pubblico perché nel lungo periodo é senz’altro la decisione migliore. La struttura é meravigliosa, il patio enorme, con tante piante e l’orto; la classe e gli spazi comuni sono organizzati e pulitissimi e, con mia grande sorpresa e gaudio, le educatrici seguono il metodo Reggio Emilia. E, come se fosse poco, costa parecchio meno.

Queste sono le cose che mi ripeto come un mantra per non sentirmi una infame. Il bilancio dei nostri primi giorni nel nuovo asilo sembra preso direttamente da una di quelle liste che tanto piacciono alla rete: i possibili sintomi del malaessere da inserimento nell’infante. Non ci siamo fatti mancare niente:

• Inappetenza: la bimba conosciuta da tutti per la sua fame da camionista, adesso spizzica come un uccellino

• Sonno disturbato: benché il nome sia totalmente azzeccato e lasci poco spazio all’immaginazione, non sapevo esattamente cosa fossero in terrori notturni prima che arrivassero a casa nostra. Due notti di fila. Ad oggi posso affermare che adesso mi é chiarissimo e sono veramente spaventosi

• Attaccamento morboso: rifiuta categoricamente il passeggino e vuole solo stare in braccio a me. Dopo essermi giocata entrambi i gomiti e aver compromesso pure le spalle, ho ritirato fuori il marsupio che non usavo da quando ancora non camminava. Lei contentissima. Meno male che ne azzecco ancora qualcuna

• Regressione: mi si attacca al collo sconsolata perfino quando la lascio con la iaia, la stessa con cui ha passato gli 8 mesi prima del nido e che chiamava mamma (lasciamo stare che se ci ripenso piango)

• Irascibilitá e momenti di ribellione: ogni cambio del pannolino é accompagnato dal sibilo dei calci volanti che sfiorano la mia testa e lavarle le mani é diventato ormai come fare il bagno a un gatto

• Apatia: la vedo triste, spenta, senza voglia di niente Atterrita mi chiedo dove diamine sia finita la mia bimba caterpillar. In un momento di debolezza acuta, decido che é una buona idea buttare 35 euro per un taller online sull’ “adaptación escolar”, tenuto da una non meglio identificata esperta, che, solo dopo aver pagato, scopro essere semplicemente “una madre”, con tutto il rispetto per la nostra categoria.

La presentazione di 12 slide (inclusa la prima di benvenuto e l’ultima di ringraziamento) dove mi si dice che saluti sempre la nena prima di andarmene e che le dia un “abbraccio ricarica pile” al lasciarla, mi convince del fatto pure io posso organizzare un taller online sul tema e farci i soldi. Lo terró presente nei momenti bui. Sto cosí male che a chiunque mi chieda come va, non resisto e rispondo “insomma...siamo alle prese con l’asilo e la nena l’ha presa proprio male”. Sorvolo su come l’abbia presa io.

E ovviamente, puntuale arriva la signora che mi risponde: “Tu tranquilla che sono tutti degli attori nati. Tutti, eh! E che non ti veda tentennare, mi raccomando, se no sei a posto! Ti manipolerá e l’avrá vinta lei”. Le rispondo che non credo mia figlia finga dei terrori notturni. Quindi mi instilla il dubbio che la nena abbia vissuto un non meglio specificato trauma, ma che certo non sará per l’asilo. Mi mancava il trauma di origine sconosciuta. Grazie, signora megera. Decido di tacere: non sono vestita adeguatamente per una rissa da bar.

Benché non la lasciamo mai sola nel nuovo asilo, le prime due settimane finiscono cosí, in un mare di lacrime. Nel weekend, grazie a un po’ di sana autoanalisi e a una spintarella di papá, va un po’ meglio. E parlo di me. Capisco che con la nena cresceranno anche i problemi e che sará meglio che mi dia una svegliata. Perché se é pur vero che io non posso evitarle la sofferenza nella vita (non tutta, almeno), posso insegnarle la resilienza. Con questa consapevolezza nel cuore smetto di cercare consolazione da parte tutti gli sconosciuti che incontro per strada. É giá qualcosa.

Fortunatamente e sorprendemente la nena, dal canto suo, sembra essersene fatta piú o mneo una ragione. Dorme giá un po’ meglio (arriva a sera stravolta), ha ripreso a mangiare come un bove (buon sangue non mente), continua a voler stare solo in braccio (sia mai che la abbandoni al primo angolo di strada, che “questa mamma é impazzita”), ma almeno non é piú cosí apatica e triste come i giorni precedenti. La terza settimana quindi, rincuorati dai miglioramenti, cominciamo a provare a lasciarla sola.

Mentirei se dicessi che non le (ci) risulta difficile: quando le dico che me ne vado, mi si avvinghia al collo, la bocca le prende la forma a rettangolo di quando sta per piangere, e si dispera. Il primo giorno. Il secondo smetto di sentirla urlare prima ancora di uscire dall’asilo, distratta delle bolle di sapone e il venerdí praticamente smette di piangere mentre sono ancora lí davanti a lei. Evviva! Ce l’abbiamo fatta!? Ci possiamo considerare inserite? Non voglio una risposta, per favore.

Preferisco vivere in questa illusione almeno fino a lunedí. Per adesso mi godo questo momento di sollievo dopo settimane di angoscia e sono pronta a mangiarmi (e bermi) il weekend! Ma questa é un’altra storia...

Nicoletta

Chi come me ha difficoltà a livello di metabolismo dei carboidrati o ha una leggera forma di diabete o in generale ha deciso di prestare particolare attenzione ai picchi insulinici troverà questa ricetta perfetta: è infatti una torta con una componente proteica molto importante, quindi ricotta di pecora e uova. E' un'ottima alternativa alla torta veg della mattina per chi come noi vuole fare una colazione ricca di proteine e povera di zuccheri. 

Questa che vedete di seguito è la ricetta base, ma potete personalizzarla come meglio vi aggrada: quindi con gocce di cioccolato, limone, cocco, arancia etc...

La ricetta della torta proteica di ricotta: come preparare una torta per la colazione della mattina ricca di proteine

 

 

Bye bye leggerezza

Lunedì, 03 Ottobre 2016 11:54

Sono diventata madre un anno e mezzo fa. La mia nena (bimba in Catalogna, dove vivo) é arrivata un giorno di grandine dopo 18 ore di travaglio.

Finalmente seduta sul letto della stanza dell’ospedale con il mio fagottino nudo sulla pancia, a solo poche ore dal parto mi colpirono due veritá.

La prima: l’aciditá di stomaco dei cinque mesi precedenti era svanita di colpo. La seconda: con l’aciditá era sparita anche la leggerezza che non sai nemmeno di avere quando non sei ancora genitore. In quel momento, guardandolo negli occhi, sibilai incredula al mio compagno un “Madre mia, che sofferenza!”.

ùE non mi riferivo ai postumi del parto vaginale, quanto piuttosto ad un senso di inadeguatezza e al timore che la mia creatura stesse soffrendo per qualcosa e io non me ne stessi rendendo conto: freddo, caldo, fame, paura, smarrimento? Sentirá, vedrá, avremo fatto abbastanza pelle a pelle (con mamma) o pelle a pelo (con papá)? La gioia immensa di quel momento era giá accompagnata da una inquietudine quasi costante.

Allora non sapevo quanta ragione avessi avuto con quella epifania ospedaliera! Questa sofferenza non se ne andó nemmeno nei mesi successivi, quando la fragilitá del bebé cominció a lasciare spazio alla energia, alla ciccia e simpatia della bambina. Semplicemente prese altre forme. Insieme a tutte le difficoltá dell’allattamento al seno, ricordo come fosse ieri e con smarrimento la data del primo raffreddore della nena. Ricordo lo stress per l’introduzione dell’alimentazione complentare che per me, nota capra in cucina peró militante anti-omogeneizzato, fu peggio che prendere una seconda laurea.

Col passare delle settimane poi cominciai ad accettare un amara veritá che normalmente le madri novelle ignorano: esiste una legge tanto oscura quanto inesorabile che io chiamo “la Legge della Madre di Murphy”, ovvero quella regola per cui, se sei madre e qualcosa si puó complicare, si complicherá. Ed infatti la varicella ci sorprese, ai 9 mesi della nena, il 26 di dicembre. In Italia.

Con la pediatra in vacanza ed il papá ripartito per Barcellona la sera prima. Per non finire in terapia con uno bravo questo episodio lo dovetti elaborare con svariate e interminabili sedute di whatsapp nel chat delle amiche mamme del gruppo di supporto all’allattamento.

Quando la bimba compió i 10 mesi arrivó il temuto rientro al lavoro, che mi tolse il sonno per svariate settimane benché lei, quando la mattina la lasciavo alla sua iaia (la nonna catalana), aveva la stessa espressione dei pastorelli di Fatima davanti alla Vergine e nemmeno si girava per salutarmi.

E per concludere, affrontammo anche la fine dell’allattamento al seno, che fu piú o meno come togliere un cosciotto di antilope ad un leone affamato. Fino a qualche settimana fa pensavo di essere stata brava, tutto sommato. Nonostante le tre ore (spezzate) di sonno per notte, un compagno con orari lavorativi discutibili e madre in un paese straniero lontana dalla mia tribú, non me l’ero cavata poi cosí male: la nena era un sole, tranquilla e serena ed io riuscivo perfino a fare sport, la manicure e a ricordarmi di tirare fuori i panni puliti dalla lavatrice.

Quello che non potevo immaginare era che, dopo un anno e mezzo mancasse ancora all’appello una nuova sfida. O meglio, una tortura. LA tortura, oserei dire: l’introduzione all’asilo nido. Ma questa é un’altra storia....

Nicoletta

Non sono una fan dei battericidi, ma devo dire che questi gel che troviamo in farmacia sono davvero comodi per lavare le mani ai bambini, sopratutto quando siamo ai giardinetti o in fattoria e hanno toccato la qualunque, animali compresi. Le salviette infatti mi danno l'idea di pulire in maniera moolto parziale, e quando siamo al parco possiamo lavare le mani solo sotto la fontanella, non abbiamo quindi sapone. Ho ceduto quindi all'acquisto di uno di quei mini gel che si trovano in farmacia in un pomeriggio piovoso quando, appena usciti dal metrò, i bambini mi hanno chiesto l'uvetta. 

Ho però poi letto gli ingredienti, e sopratutto ho notato l'effetto super aggressivo sulla pelle non solo loro, ma anche mia e ho deciso che dovevo assolutamente trovare una soluzione per farlo da me. 

Ecco allora come realizzare il gel mani disinfettante: la ricetta naturale per creare il gel igienizzante da tenere sempre in borsetta

Ricordiamoci che, come tutti i gel igienizzanti anche questo non è indicato per i bambini al di sotto almeno dei due anni. Per utilizzarlo su bambini di 2-3 anni raddoppiamo di 2/3  la quantità di gel di aloe rispetto alla quantità di oli essenziali e testiamo prima il prodotto su una piccolissima parte di mano per verificare che non ci siamo reazioni allergiche. 

 

 

I bambini lo adorano e in effetti, come dargli torto, è davvero buonissimo. Come farlo però in casa in versione sana, evitando tonnellate di zucchero bianco? E' la ricetta più semplice del mondo e ve la mostro oggi

Come preparare in casa il Nesquik: la ricetta del Nesquik fatto in casa

Se ne sente parlare spessissimo: la storia dell’amianto è una storia molto triste. Triste e pericolosa. E, fondamentalmente, racconta di un minerale estratto ed utilizzato moltissimo in passato, finché se ne sono scoperti i pericoli per la salute, davvero tremendi.

Essendo così pericoloso, tutti dovremmo conoscere di cosa si tratta, le sue caratteristiche e i pericoli, nonché le misure preventive per far sì che questo minerale (o questa lega di minerali nel caso dell’Eternit) non influisca sul nostro organismo.

Vi raccontiamo l’amianto, la sua storia e i pericoli per la salute: cos’è l’asbesto, perché è nocivo e come provare a contrastare malattie e fastidi

L’amianto, detto anche asbesto, è un minerale silicato presente in natura, di aspetto fibroso e a struttura microcristallina. Il suo nome deriva dal greco e significa letteralmente “eterno, perpetuo” (per questo è detto anche “eternit”). Esistono diversi tipi di amianto che rispondono a questo nome comune e che sono divisi in due gruppi: il primo è quello degli anfiboli, nel quale rientrano gli amianti composti da amianto blu, amosite e tremolite; il secondo è detto serpentino e comprende i minerali composti da amianto bianco sfrangiato.

Ma qual’è la storia dell’asbesto? Dobbiamo tornare indietro al 1901, quando l’austriaco Ludwig Hatschek brevettò questo nuovo materiale per l’edilizia formato da una lega di cemento e amianto, un minerale che si estraeva in cava o miniera (attraverso la frantumazione della roccia madre). Tra le cave di Amianto più grosse e attive ce n’era una italiana: si trattava della Amiantifera di Balangero, nel torinese, attiva dai primi anni del Novecento fino al 1990.

 

Dopo solo un anno dal brevetto di Hatschek si era già alla produzione industriale di vari manufatti creati con questo minerale e nel giro di un decennio l’Eternit (ormai conosciuto con questo nome che richiamava l’immortalità) era già impiegato per la realizzazione di tegole, lastre, vasche di raccolta di acqua e tubi.

La forma ondulata che conosciamo arrivò però negli anni Trenta, e da quel momento i tetti e i capannoni furono costruiti quasi unicamente con questo materiale. Addirittura, nel 1954 un designer svizzero, Willy Guhl, creò una sedia a sdraio utilizzando una lastra di Eternit. 

Negli stessi  anni, tuttavia, i primi sospetti sulla nocività dell’amianto vennero a galla: nel Regno Unito, in particolare, già nel 1930 studiarono e dimostrarono il rapporto diretto tra l’utilizzo dell’asbesto e l’insorgere di tumori, e nel 1943 la Germania riconobbe per prima il cancro al polmone e il mesotelioma come malattie legate strettamente all’inalazione di questo materiale (risarcendo anche i lavoratori malati).

Dagli anni Ottanta si iniziò quindi a capire sul serio che la fibrosità di questo materiale era pericolosissima, in quanto le fibre dell’amianto sono molto sottili, tendono a sfaldarsi dividendosi longitudinalmente, rimangono sospese in aria e vengono quindi respirate. Per capire la loro sottigliezza, basti pensare che se in un centimetro quadrato stanno 250 capelli, nello stesso spazio possono ammassarsi 335.000 fibrille di amianto.

La sua pericolosità tuttavia è ancor più tremenda poiché le malattie possono insorgere moltissimo tempo dopo l’inalazione, anche quarant’anni più tardi. Naturalmente esistono tipi più o meno pericolosi di amianto, e circostanze più o meno compromettenti. Ad esempio, è pericolosissimo quel tipo di asbesto (amianto friabile) che tende a rilasciare fibre quando soggetto ad ogni tipo di sollecitazione (vento, pioggia, sbalzi termici), mentre lo è molto meno quello compatto, che tende a non liberare mai le sue fibre.

Se respirate, queste fibre si depositano nei bronchi e negli alveoli polmonari, danneggiando irreversibilmente i tessuti. Dopo anni di silenzio, quindi, l’asbestosi si manifesta con una formazione di cicatrici fibrose che provocano ispessimento degenerativo del tessuto polmonare, portando ad una insufficienza respiratoria gravissima; oppure si trasforma in carcinoma polmonare o mesotelioma pleurico-peritoneale, e cioè un tumore del rivestimento dei polmoni

In Italia la legge che vieta l’estrazione, la produzione e la lavorazione dell’amianto risale al 1992, ed è conosciuta come legge n. 257. Ecco perché in questo momento gli unici professionisti a cui è permesso lavorare con l’amianto sono i deputati allo smaltimento e alla bonifica di questo. Naturalmente ci sono molte disposizioni riguardanti le norme di sicurezza per lavorarvi: dal vestiario alle maschere a doppio filtro.

La legge ha lo scopo di limitare l’utilizzo dell’amianto e di fornire una normativa di sicurezza in merito alla bonifica dei luoghi contaminati. Accanto ad essa, poi, sono stati emanati moltissimi decreti e circolari, per far sì che le regole siano sempre più rigorose.

Il problema però rimane: l’amianto utilizzato nel secolo scorso è ancora presentissimo in tutto il mondo. Tetti, case, scuole, pavimenti, magazzini, ma anche fioriere e guanti da forno: sono ancora troppi gli oggetti e le strutture caratterizzate dalla presenza dell’Eternit. La prevenzione, quindi, si limita ancora una volta alla segnalazione da parte dei privati, delle aziende e degli edifici pubblici della presenza di amianto: saranno poi ditte specializzate ad occuparsi dello smaltimento, avendo cura di rispettare le norme in maniera ferrea per evitare disastri peggiori.

Per quanto riguarda lo stile di vita per prevenire le malattie legate all’esposizione all’amianto, la letteratura è un po’ carente. Il fatto che i problemi insorgano dopo così tanti anni rende il cancro dovuto all’asbesto praticamente imprevedibile. Tuttavia, come per tutti i tumori, il consumo di frutta e verdura fresche aiuta sicuramente moltissimo nel contrasto.

Una delle poche ricerche in questo senso è poi quella del dottor Cesare Gridelli, oncologo dell’ospedale Moscati di Avellino (città nella quale il mesotelioma da amianto è purtroppo diffusissimo). Nel suo libro “In cucina contro il cancro” parla in generale dell’alimentazione preventiva, ma ad un certo punto si sofferma proprio sull’amianto.

Secondo lui, infatti, esistono alcuni cibi che effettivamente potrebbero attenuare e contrastare gli effetti delle fibre di amianto respirate. Su tutti? Le cipolle e i carciofi. Sembra infatti che queste verdure ricche di quercina possano combattere gli effetti tossici dell’Eternit. 


Non a caso due anni fa è partito uno studio proprio in questo senso: all’Istituto Tumori Regina Elena di Roma hanno infatti avviato un trial per dimostrare se gli estratti di carciofo possiedono effettivamente attività antitumorali. “L’obiettivo è dimostrare che l’estratto, realizzato in laboratorio semplicemente prendendo le foglie del carciofo ed “elaborandole”, impedisce che le cellule esposte ad amianto esprimano a pieno il potenziale cancerogeno, prolifichino e diano luogo a effettivamente un tumore” (http://www.corriere.it/salute/sportello_cancro/14_giugno_20/lavoratori-esposti-all-amianto-si-puo-prevenire-mesotelioma-coi-carciofi-9b193de4-f873-11e3-8b47-5fd177f63c37.shtml): le parole sono proprio dei ricercatori impegnati nello studio.

Speriamo quindi che la ricerca dia una speranza in un ambiente troppo terribile: le morti per inalazione di asbesto (circa 1000 all’anno solo in Italia) sono eccessive, inutili e paurose, ed è ora che la solfa cambi.

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

11 pastine e risottini per bambini

Venerdì, 30 Settembre 2016 14:30

O mangi sta minestra… No, fermi tutti, stop. Siete sicuri che ai bambini non piacciano le minestrine? Forse è perché non gli proponete le minestrine giuste! Le minestre e i risotti sono un ottimo pasto per i bambini: sono a base di brodo, e il brodo è altamente rimineralizzante e ricco di tutte le proprietà della verdura, che qui si trovano concentrate.

Basta scegliere la ricetta giusta, in modo da avere ogni sera la possibilità di portare in tavola piatti diversi e gustosi, talvolta così colorati che i bambini non sapranno resistere. E, soprattutto in autunno e inverno, riscaldanti!

Unica regola: abbiate sempre il brodo vegetale fatto in casa pronto per l’uso!

Ecco le nostre 11 pastine e risottini per bambini: dalla classica pastina con pomodoro al risottino piselli e curcuma, piatti gustosi e nutrienti perfetti anche durante lo svezzamento

  • La prima minestrina è abbastanza classica e semplice, fatta proprio come quella “normale” ma con l’aggiunta di pomodori freschi per dare un tocco ancor più gustoso: fate cuocere del sedano e della cipolla in olio extra vergine a fuoco basso, quindi aggiungete alcuni pomodori sbucciati e tritati, condite con del sale integrale (non prima dell'anno) e cuocete per dieci minuti. Aggiungete del brodo vegetale, unite la pasta per minestra che preferite (le stelline ci stanno benissimo) e fate cuocere. 
  • Se amate il pomodoro, anche questa ricetta vi piacerà moltissimo: una sorta di risotto fatto in realtà con la pastina a forma di risone. Sbollentate dei pomodori in acqua, quindi frullateli (lasciando la buccia per mantenerne le vitamine). Tenete due bicchieri dell’acqua di cottura, e ad essa aggiungete il succo di pomodoro (potete farlo con l'estrattore con il filtro a maglia larga), quindi condite con olio e sale e lasciate cuocere per dieci minuti. Aggiungete ora i risoni (un pugno e mezzo per persona) e lasciate assorbire il sugo (che è molto acquoso, quindi non servirà aggiungere molta acqua). Servite quindi con del basilico (se piace) e gustate.

(foto 1 http://www.tavolartegusto.it/2012/05/30/risi-al-pomodoro/)

  • La pastina di patate e zucchine siamo certe piacerà a tutti: basterà bollire due patate e due zucchine a pezzi, e una volta morbide frullatele. Nell’acqua di cottura fate quindi cuocere la pastina per la pasta, e una volta pronta trasferitela nella crema di patate e zucchine, aggiungendo quanti cucchiai di acqua di cottura volete, in modo da ottenere una minestrina più o meno liquida a seconda dei gusti.
  • Sempre con le zucchine buonissima è la pastina zucchine e ricotta: mettete a bollire due zucchine tagliate a tocchetti e quando l’acqua bolle aggiungete anche la pastina (un pugno di gattini all’uovo per ogni persona). Verso fine cottura aggiungete della ricotta e mescolate bene, in modo da scioglierla e diffonderla bene. Servite quindi nel piatto e grattugiate sopra altra ricotta.
  • Così come le verdure, anche la curcuma, ingrediente potentissimo e benefico, può essere aggiunta alle minestrine e ai risotti per far sì che i bambini la assumano senza accorgersi. In questo caso preparate un risottino con piselli (amatissimi dai bimbi!) e arricchitelo con la spezia. Fate cuocere una cipolla, quindi versate in padella il riso e fatelo tostare, aggiungendo subito dopo i piselli surgelati. Aggiungete il brodo e mescolate, lasciandolo evaporare e lasciando cuocere il riso (aggiungendo il brodo fino a cottura ultimata). Alla fine mantecate con del parmigiano veg. .

  • Per una cena magica, preparate il nostro brodo blu di Mago Merlino! Basterà aggiungere un po’ di brodo vegetale fatto in casa, della pastina (le letterine completeranno il divertimento!) e un po’ di formaggino per una cenetta veloce e coloratissima.

(foto 2 mammapretaporter)

  • Risottino perfetto per integrare la verdura nella dieta dei bimbi assicurandogli le vitamine del gruppo B, il ferro, il potassio, la clorofilla e l’acido folico è quello alle erbette: un risottino con bietole, malva, spinaci e borragine delizioso e ricco.

(foto 3 idem)

  • Oltre alle erbette, buonissime sono le erbe aromatiche. Tritate le preferite dai vostri bambini (basilico, timo, rosmarino, salvia…): vi serviranno per la minestrina erbette e carote! Preparate il vostro brodo di verdure, versateci il trito di erbette e, dopo un attimo, aggiungete due carote a rondelle e una patata a pezzetti. Portate a bollore quindi buttate la pastina che preferite (sempre un pugno a testa). Cuocete secondo istruzioni e pappate la minestrina completando con sale e olio.
  • Super scenografica e amato dai bambini è la minestra O il risotto) viola fatto con il cavolo viola appunto, detta anche la minestra della Fata Viola: trovate qui la ricetta. 
  • Bomba di proteine e gusto è la minestra all’uovo con profumo di limone! Sbattete in una ciotola l’uovo con il succo di un limone. Riscaldate il vostro brodo e aggiungetelo un po’ alla volta all’uovo, mescolando. Travasate in un pentolino, aggiungete due pugni di pastina e cuocete a fiamma lieve per dieci minuti, mescolando e aggiustando alla fine di sale.
  • Risotto rosa: qui le piccole principesse diventeranno davvero matte: basta preparare un normale risotto e aggiungere del succo di barbabietola o una barbabietola tagliata a pezzetti. Il risultato è davvero sorprendente!

(foto 4: http://www.antoskitchen.com/beetroot-rice-a-tasty-beetroot-recipe/)

  • Abbiamo fatto risotti rosa barbabietola, verdi zucchine, gialli curcuma, rosso pomodoro, blu e viola. Ma manca l'arancione! Ecco allora la ricetta del nostro risotto alla zucca: la trovate a pagina 92 del nostro libro, The family Food, ricette naturali per famiglie incasinate edito da Mental Fitness Publishing

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

 

Vi diciamo sempre che lo zucchero raffinato è da eliminare completamente dalle nostre tavole, e che il miele è un ottimo sostituto come dolcificante naturale: niente di più vero. Anche perché i benefici non si limitano all’essere meno dannoso dello zucchero: le sue proprietà sono note, a partire da quella disinfiammante che vede un cucchiaino di miele come rimedio contro la tosse.

Tuttavia è giusto anche essere informati sulle giuste dosi e sul rapporto di questo prodotto dell’alveare con i bambini, che come sempre hanno valori di riferimento differenti da noi adulti. Insomma, il miele fa bene, ma bisogna non eccedere, fare attenzione e soprattutto conoscerlo. Ecco quindi una guida dedicata proprio al miele e ai bambini.

Il miele e i bambini, tutto quello che c’è da sapere: le verità sui rimedi contro la tosse, i pericoli e il rapporto particolare con i più piccoli

Parliamo quindi proprio della tosse e delle infezioni dell’apparato respiratorio: i bambini ne sono soggetti davvero moltissimo, e non a caso la tosse è la malattia per la quale si portano maggiormente i bambini dal pediatra. Capita più volte durante l’anno, chi più chi meno, ed è quindi giusto non biasimare le mamme che preferiscono ricorrere a metodi alternativi di cura: assumere per troppo tempo farmaci e rimedi non naturali è deleterio per l’organismo.

Il miele, quindi, è da sempre utilizzato da mamme, papà, nonne e nonni proprio in sostituzione dei farmaci o in abbianmento a questi, come cura alternativa in caso di tosse o di infezione del tratto respiratorio superiore. Non è solo una diceria: in effetti il miele ha un potere calmante della tosse, e grazie alle sue proprietà antibatteriche può portare anche alla guarigione completa (senza essere soltanto cura palliativa).

Anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità lo dice: il miele è un emolliente delle vie respiratorie, e per questo è da considerarsi una cura alternativa ed economica. Non parla di riscontro scientifico nella cura, questo no, però la scientificità c’è, e questa riguarda proprio la proprietà emolliente del prodotto, che disinfiammando la gola irritata dona sollievo sia alla gola sia alla tosse.

Ma non è solo l’OMS ad aver provato a testare scientificamente i benefici del miele. Nel 2007 un gruppo di ricercatori ha pubblicato su una rivista di divulgazione medica e scientifica (“Jama Pediatrics”) il proprio studio, intitolato “Gli effetti del miele, del dextrometorfano e di nessun trattamento sulla tosse notturna e sulla qualità del sonno nei bambini con la tosse e i loro genitori”.

Si trattava di un trial nel quale 105 bambini di età compresa tra i 2 e i 18 anni affetti da tosse (tosse dovuta ad una infezione del tratto superiore respiratorio) ricevevano in maniera casuale dosi di miele, di dextrometorfano (al gusto di miele) oppure nessun trattamento, in maniera tale da capire quale delle terapie fosse la più efficace contro la tosse (e, di conseguenza, quale influisse meglio sulla qualità del sonno, dal momento che la tosse spesso fa dormire molto male). Il dextrometorfano non è stato scelto a caso: è il medicinale contro la tosse più venduto in America in età pediatrica.

Il miele somministrato era quello di grano saraceno (ci sono moltissimi tipi di miele, e questo in particolare è molto scuro e ricco di fenoli), e veniva assunto, così come il trattamento al dextrometorfano, mezz’ora prima di coricarsi. I genitori, poi, dovevano riferire ai ricercatori l’andamento della notte e della tosse (parlando anche della qualità del sonno).

Alla fine dello studio l’esito è andato nettamente a favore del miele: è risultato infatti il trattamento più efficace. La frequenza della tosse diminuiva, così come la sua gravità, e già dalla seconda notte i miglioramenti erano riscontrabili.

L’aspetto più interessante, però, si è visto nel trattamento delle tossi più lunghe, quelle che duravano più di un paio di giorni. Con il miele, infatti, aumentavano i benefici con l’aumentare della malattia, mentre con il trattamento farmacologico essi diminuivano con il passare dei giorni, sottolineando come il corpo si fosse abituato agli eccipienti e quindi questi non facessero più effetto.

Questo risultato è dovuto al fatto che nel miele sono naturalmente presenti elementi antimicrobici e antiossidanti. Non solo: l’effetto dato dalle sostanze zuccherine degli sciroppi qui è presente in maniera naturale. Il miele infatti contiene saccarosio di per sé, e la sua dolcezza stimola la salivazione, che a sua volta seda e ammorbidisce la laringe e la faringe calmando anche la tosse. Inoltre, da non sottovalutare è la capacità del corpo di produrre oppioidi endogeni in seguito all’assunzione di sostanze dolci: mangiando miele, quindi, il corpo produce il suo naturale analgesico.

Naturale: ripetiamo spesso questa parola perché sta proprio qui la sua forza rispetto allo sciroppo da banco, che ha moltissime controindicazioni ed effetti collaterali (distonia, anafilassi e mastocitosi con dosi standard del farmaco; dipendenza, psicosi, mania, allucinazioni, sonnolenza e diabete e neuropatia periferica con dosi eccessive). Certo, anche il miele ha le sue avvertenze: assumerne eccessivamente può portare a casi di botulismo nei bambini più piccoli (una tipologia di intossicazione alimentare), a ipotensione e a volte disturbi cardiaci. 

E poi c’è un’altra faccia nascosta della medaglia, sottile ma presente: il miele, infatti, rispetto agli altri due trattamenti (o non trattamenti) è risultato essere causa in alcuni casi di iperattività, nervosismo e insonnia.

Queste controindicazioni sono però casi rari, e soprattutto per quanto riguarda gli effetti collaterali più gravi si tratta di conseguenze di un’eccessiva assunzione (come tutto, vale la regola della moderazione).

In conclusione, lo studio dei medici americani ha fatto emergere soprattutto una considerazione generale: la tosse e le infezioni del tratto superiore respiratorio sono spesso e soprattutto di natura autorisolutiva , e cioè il nostro corpo è in grado di combatterle entro qualche giorno. Per calmare i sintomi e aiutare l’organismo nella strada verso la guarigione, tuttavia, è bene ricorrere al miele piuttosto che al solito sciroppo farmaceutico, poiché i benefici sono di gran lunga maggiori.

Ma quando possiamo iniziare a somministrare miele ai nostri bambini? Non prima dei 3 anni, e assolutamente non prima dei due.Le api infatti possono trasportare spore di botulino, che trovano terreno fertile nel miele per moltiplicarsi: il bambino al di sotto dei tre anni, avendo una flora intestinale ancora debole e poco sviluppata, rischia quindi di contrarlo. Nessun rischio invece per gli adulti e i bambini dai 3 anni in su.

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

La guida per scoprire tutti i tipi di miele

Giovedì, 29 Settembre 2016 12:09

Sostituire lo zucchero raffinato con il miele è una scelta davvero ottima. Non solo perché fa bene ma anche e soprattutto perché è buono. Tuttavia sono moltissime le varietà di miele, e ognuna di loro si distingue per il suo particolare sapore, oltre che per le peculiarità benefiche e di fruizione.

Ecco che allora arriviamo noi in aiuto: prima di uscire per andare dal vostro apicoltore di fiducia, al mercato bio o al supermercato, leggete la nostra guida definitiva alla scelta del miele, per decidere quale vi piace di più e quale fa più al caso vostro e della vostra famiglia.

La guida per scoprire tutti i tipi di miele, i benefici e i loro usi: che sapore hanno, come sceglierli e quali preferire

Innanzitutto, un breve riassunto su cosa è il miele: il miele è un alimento che deriva dalla produzione delle api, che lo preparano a partire dal nettare dei fiori (e - a volte - dalla melata). La sua composizione lo rende un ottimo dolcificante naturale, buono per la salute e soprattutto utile per chi soffre di diabete (ovviamente non bisogna abusarne, ma è bene sapere che ha i suoi vantaggi rispetto allo zucchero, come il fatto di non alzare eccessivamente i livelli di glicemia nel sangue).

Le varie tipologie di miele derivano quindi da differenti tipi di nettare: in poche parole, a seconda del fiore dal quale le api prelevano il nettare si otterrà un diverso tipo di miele, con sapori, odori, colori e proprietà particolari.

Partiamo quindi dal Millefiori, il miele forse più diffuso: piace molto per la sua consistenza e per il sapore, che tuttavia varia a seconda dei fiori presenti nella composizione (e anche a seconda della stagione). Questo perché appunto come dice il nome, il miele Millefiori deriva dal nettare di più specie floreali combinate insieme. E, così come per il sapore, a seconda dei nettari avrà una consistenza più o meno fluida e un odore peculiare. Detto questo, il Millefiori è versatile, e quindi consigliato praticamente a tutti, dagli sportivi che necessitano energia ai bambini. Anche nei momenti di influenza è un ottimo rimedio: il pizzicorio alla gola quando scende indica che sta agendo, disinfiammando le zone colpite. Non solo: i bambini ne trarranno moltissimo beneficio dal momento che questo miele aiuta il calcio a fissarsi nelle ossa, assicurando una crescita sana.

L’altro miele più diffuso è sicuramente quello d’acacia: la sua fama è dovuta alla consistenza, molto fluida e senza cristallizzazioni, ma anche al sapore, dolce e vellutato, quasi vanigliato, in abbinamento ad un profumo altrettanto delicato. Perfetto da spalmare oltre che da sciogliere nelle bevande, è utile assumere questo miele quando si è colpiti da mal di gola, quando si hanno fastidi dell’apparato digerente (oltre che sistemare la digestione e diminuire l’acidità di stomaco è un accertato lassativo nei periodi di stipsi - basta bere una tazza di tè con miele la mattina a stomaco vuoto) e quando ci si sente deboli: ha un effetto tonico e rinvigorente! Il consiglio è quindi quello di mangiarlo a colazione spalmandolo su fette integrali, oppure di abbinarlo dopo cena a dei formaggi (come la feta o la formagella nostrana).

Scuro e molto corposo (ma liquido), con qualche cristallo: così si presenta il miele di castagno, particolare e conosciuto per il suo sapore amarognolo e pungente (idem l’odore: il profumo è forte e riconoscibile, con un retrogusto balsamico). I bambini e gli anziani sono i fruitori principali di questo miele, che disinfetta le vie urinarie, favorisce la circolazione ed è antispasmodico. Oltre che utilizzarlo quotidianamente potete provare a inserirlo nelle vostre ricette dolci: nei biscotti, al posto dello zucchero, donerà un retrogusto davvero ottimo, senza eccedere nella dolcezza.

Scurissimo, quasi nero, è anche il miele di rovo, molto liquido e dal profumo intenso. Di gusto fruttato (di frutta matura, come una marmellata), deriva dagli arbusti delle Rosacee. Per i bambini è molto utile in caso di dissenteria: questo miele infatti contrasta le diarree infantili, ma aiuta anche in caso di infiammazioni in bocca, grazie all’azione antibatterica e antinfiammatoria. Proponetelo quindi nel latte caldo oppure nella camomilla serale.

Derivato dalle piante di limone, arancia, bergamotto e cedro è il miele di agrumi, un tipo di miele differente dai primi perché si presenta non liquido ma denso, quasi solido, e a volte con grumi sabbiosi. Pochi mesi dopo il raccolto, infatti, cristallizza da solo, prendendo un colore molto vicino al bianco. Derivando dalle piante di agrumi, il suo profumo ricorda subito quello dei fiori di arancio mentre il sapore mantiene l’acidulo tipico dei fiori da cui deriva, accanto a note floreali e fruttate. Come il miele di castagno, quello di agrumi è antispasmodico, ma ha proprietà tutte sue, come l’essere cicatrizzante per le ulcere e sedativo: utilissimo quindi è dolcificare la camomilla pre-nanna o il latte vegetale caldo (ottimo quello di mandorla, per il contrasto di sapori) con questo miele, per donare tranquillità agli stati d’eccitazione e per contrastare i periodi di insonnia.

Chi soffre d’anemia sarà contento di sapere che esiste un miele che può aiutare a recuperare salute: si tratta del miele di erica, pianta sempreverde mediterranea dalla quale deriva un miele ambrato dal profumo caramellato, che piace molto ai bambini proprio per il suo sapore di caramella mou, di creme caramel, di legno aromatico… Non preoccupatevi della limpidezza: la sua cristallizzazione lo rende spesso denso e irregolare, ma il suo sapore è davvero ottimo. Potete darlo ai bambini anche semplicemente con un cucchiaino, proprio come una caramella, oppure provare ad aromatizzare le vostre verdure in padella o il pollo a bocconcini spalmando a fine cottura un po’ di questo miele.

Altro miele dall’aspetto compatto è quello di girasole: come gli altri cristallizza spontaneamente molto velocemente, e potreste trovarvi dei grumi a grana fine. Quando liquido, quindi, è di colore giallo intenso, ma una volta che raggiunge la sua consistenza diviene giallo spento, quasi panna. Ha un profumo di candela, di cera e di paglia, e allo stesso modo l’odore ha note erbacee, che ricordano il polline. Oltre che d’aiuto contro il colesterolo, il miele di girasole è perfetto durante gli stati febbrili, perché abbassa naturalmente la febbre. Scioglietene un cucchiaio in una tazza di tè verde per dolcificarlo e renderlo davvero gustoso.

Se amate i fichi o i frutti davvero zuccherini, il vostro miele è quello di lavanda: sapore e odore sono molto intensi, floreali, ed è davvero dolce, molto più di altre tipologie di miele. Di colore ambra chiara, e di grana fine, il miele di lavanda è antispasmodico e viene in aiuto quando si è colpiti da mal di testa, grazie alla sua azione analgesica naturale. E’ perfetto la mattina mischiato a dello yogurt naturale e biologico.

Compattissimo è il miele di eucalipto, dal sapore molto aromatico e dall’odore intenso e caratteristico. Come la pianta da cui deriva, l’eucalipto, questo miele è il più indicato quando si è in presenza di tosse: l’eucalipto è infatti espettorante, e il miele mantiene questa caratteristica (oltre che quella d’essere un antibiotico naturale). Proponete quindi contro la tosse una bella tazza di tè alle spezie e zenzero con un cucchiaio di miele di eucalipto, per un’azione rapida e un sollievo quasi immediato. Quotidianamente, invece, potete accompagnarlo ai formaggi magri, per dare una spinta in più ai sapori delicati.

Aromaticissimo è anche il miele di timo, dal profumo super intenso e floreale, quasi di erbe, proprio come il suo sapore. Originariamente è molto liquido e ambrato, ma cristallizza rapidamente e quindi lo si trova spesso più denso e color nocciola. Le sue proprietà sono innumerevoli: calma gli stati febbrili, è antisettico e tonico, e non affatica i reni di chi soffre problemi alle vie urinarie. Se vi piace il suo sapore pungente, potete mangiarlo ogni mattina su fette di pane integrale tostato, magari arricchendo con della frutta secca tritata.

C’è poi il miele di tiglio, dal profumo mentovato e dal sapore balsamico, tra il dolce e l’amaro. Come suggerisce il suo sapore (balsamico) è un ottimo espettorante, ed è quindi perfetto per dolcificare le tisane contro la tosse, quelle all’eucalipto. Ma non calma solo la tosse: anche i dolori mestruali. Preparatevi quindi una camomilla, tagliate qualche fettina di zenzero lasciandola in infusione e dolcificate con il vostro miele di tiglio. Il suo aspetto è giallo scuro, spesso liquido ma con qualche grumo cristallizzato.

Conoscete la colza? E’ un fiorellino giallo molto piccolo, che cresce nei paesi nordici. Da esso deriva il miele di colza, meno conosciuto, forse anche perché solitamente non lo si mangia da solo ma mischiato nel Millefiori: questo miele, infatti, possiede più glucosio che fruttosio e permette di stabilizzare la cristallizzazione degli altri mieli rendendo la miscela finale più cremosa. Ha un odore forte, di vegetali, e un sapore non troppo dolce. Insomma, da solo non dice nulla (anche se c’è da dire che è molto ricco di proteine vegetali), ma è fondamentale per la riuscita del miele più diffuso.

Altro arbusto poco conosciuto è il corbezzolo, e il suo miele è ancor meno conosciuto perché davvero difficile da reperire: i fiori della pianta, infatti, si schiudono verso la fine dell’autunno, e bastano una pioggia o uno sciame che non esce dall’alveare per rimanere a bocca asciutta. Detto questo, se lo trovate sappiate che è il miele forse più amaro. Il suo odore, oltretutto, ricorda quello dei fondi di caffè. Il suo colore tuttavia è giallo, e la sua consistenza è cremosa, comoda. Potete utilizzarlo quindi anche nei piatti salati se il vostro palato non gradisce il contrasto con il dolce: è davvero amaro! Tenete presente che anche questo miele ha notevoli proprietà, nonostante la rarità: è antispasmodico, depurativo, diuretico, antisettico e antinfiammatorio!

Dall’erba medica deriva un miele perfetto per gli sportivi, tonificante e antinfiammatorio: il miele di erba medica, molto compatto e con grossi grumi, è chiaro e ambrato e all’olfatto ricorda il fieno. Picca un pochino in gola, ma il suo sapore è delicato, tanto che è utile nei momenti di sforzo assumerne un cucchiaino. Come dolcificante è perfetto: provate a preparare una limonata alla menta, dolcificandola con questo miele per un sapore più morbido.

Morbido e cremoso è il miele di tarassaco, il fiore giallo dei nostri prati. Di un giallo vivo, ha odore e sapore molto forti, che spesso non piacciono. Tuttavia è perfetto per dolcificare le risate depuranti in quanto lui stesso è diuretico e depurativo, e la sua composizione ha una azione benefica sull’intestino e sui reni.

Purificante è anche il miele di lupinella, ma la sua azione è diretta non tanto ai reni e all’intestino, quanto al fegato. La lupinella era un’erba da pascolo comune nell’Italia settentrionale che oggi si coltiva molto poco. Ecco perché il miele di lupinella, dal colore chiaro e dal sapore molto delicato e fruttato, oggi è abbastanza raro e prezioso. Tuttavia se lo trovate non lasciatevelo sfuggire: come dicevamo è benefico sul fegato, ma ha anche proprietà calmanti e sedative, antisettiche ed emollienti. Lo si può quindi utilizzare nelle tisane depurative e in quelle rilassanti, ma anche nel bagno caldo per rendere la pelle morbida.

Altrettanto delicato è però il miele di rododendro, non eccessivamente dolce né pungente, dal colore quasi bianco e dalla consistenza molto densa. Gli anziani ne riceveranno benefici, dato che contrasta l’artrite, ma è un ricostituente praticamente per tutti. Da utilizzare praticamente come dolcificante per tutto, al posto dello zucchero o dello sciroppo d’acero.

In Abruzzo, Molise, Calabria e Sicilia si trova la sulla, pianta foraggera, e da essa deriva l’omonimo miele. Anche questo miele è molto, molto delicato, dal sapore vegetale e floreale. Si presenta liquido e di colore chiaro, ma cristallizza dopo pochi mesi e assume così una tonalità vicina al bianco. Anch’esso, come quello di rododendro, si può utilizzare come delicato dolcificante naturale, e in questo modo si contrasteranno i difetti dello zucchero compensando con altri benefici: il miele di sulla è infatti ricco di vitamine (soprattutto A, B e C), è diuretico, disintossicante e corroborante.

All’inizio dell’articolo vi abbiamo parlato della composizione del miele, che viene prodotto dalle api a partire dal nettare. Tuttavia questo non accade sempre, ed esiste un miele realizzato a base di melata, una sostanza zuccherina presente sui vegetali, in particolare sulle foglie degli alberi. Ecco perché esiste il miele di melata di varie zone, come ad esempio quello della Foresta Nera, oppure quello di melata di determinate piante, come il miele di melata d’abete. Molto denso e scuro, il miele di melata ha un gusto giù amaro del miele, ma è comunque dolciastro. Ha un indice glicemico più basso del miele di nettare, è antibatterico, lenitivo (anche contro la tosse) e contiene moltissimi minerali. Essendo meno zuccherino degli altri tipi di miele, piace a chi non ama la dolcezza stucchevole: si può quindi usare sul pane tostato per iniziare al meglio la giornata, oppure per dolcificare in maniera meno potente tutte le bevande.

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

15 benefici e usi del miele che non conosci

Giovedì, 29 Settembre 2016 11:55

Meglio dello zucchero, efficace contro i disturbi alle vie respiratorie, buono. Ma quanto conosciamo davvero il miele? Questo prodotto derivato dal lavoro delle api è effettivamente completo e benefico, ma forse non tutti sanno che i suoi usi e i suoi benefici sono molto più estesi delle solite quattro credenze popolari. Ricordatevi solo di preferire sempre il miele grezzo a quello raffinato: sicuramente ci sono produttori vicino a casa che ne vendono di fantastico!

Ecco 15 benefici e usi del miele che non conosci: dall’alimento prodotto dalle api tante soluzioni e rimedi differenti dai soliti che conosciamo

1. Assumere un cucchiaino di miele grezzo prima di dormire aiuta il benessere del sonno: mettendolo in un bicchiere di latte di mandorla caldo aumenterete la melatonina nell’organismo, assicurandovi una bella dormita.

2. Vi abbiamo parlato proprio poco fa dell’importanza dei prebiotici, che sono una cosa differente rispetto ai probiotici ma che sono altrettanto importanti: il miele è naturalmente zeppo di questi prebiotici, sostanze non digeribili contenute in natura in svariati alimenti che aiutano la crescita di una o più specie di batteri all’interno del colon, in modo da sviluppare la microflora batterica probiotica. Insomma: utilizzare il miele al posto dello zucchero è sano anche dal punto di vista della flora batterica, che ne uscirà rafforzata.

3. Se utilizzato al posto dello zucchero con regolarità, il miele permette un maggior controllo del peso (avendo, a parità di peso, un po’ meno calorie, grazie al fatto di essere composto da più acqua). Ecco perché durante le diete dimagranti è utile sostituire lo zucchero raffinato con del miele integrale!

4. Il miele può essere anche cosmetico: la sua consistenza lo rende un ottimo esfoliante, e se aggiunto ad un bagno caldo (due tazze) rende la pelle morbida e liscia. Soprattutto durante l’inverno, quando la pelle è tendenzialmente più secca. Anche quella del viso: potete creare una crema idratante ed esfoliante mischiando un cucchiaio di miele grezzo con dell’olio di oliva e del succo di limone.

5. Altro beneficio cosmetico lo avrà chi soffre di acne: usare il miele come detergente (lavandolo poi con acqua) è utile a tutti i tipi di pelle, da quella grassa a quella più sensibile, ma, soprattutto in caso di brufoli il miele può diventare una soluzione: utilizzatelo come una maschera, spalmandone mezzo cucchiaino tra le mani e quindi sul viso, lasciandolo agire per dieci minuti e risciacquandolo con acqua tiepida. 

6. Lo stesso discorso benefico vale per i capelli: il miele grezzo li rende più lucidi e splendenti. Basta lavarli una volta a settimana con un cucchiaio di miele e molta acqua, risciacquandoli bene e acconciandoli come al solito.

7. Se abbinato ad altri due alimenti antinausea il miele grezzo aiuta a tenerne sotto controllo i disagi, anche nei primi mesi di gravidanza: preparate una tazza di acqua calda con mezzo succo di limone, dello zenzero e un cucchiaio di miele grezzo. Gustoso ed efficace.

8. Allo stesso modo, quando è in corso una indigestione è bene ingoiare un cucchiaio o due di miele per contrastarla: non fermenta nello stomaco!

9. Quando si ha il diabete, la dolcezza dei piatti è pericolosa. Ma utilizzare il miele al posto dello zucchero è consigliabile: previene infatti il diabete e lo tiene sotto controllo nel caso di malattia già presente, grazie al fatto di essere in grado di aumentare l’insulina abbassando al contempo l’iperglicemia. Naturalmente ogni caso di diabete è diverso dagli altri, e il diabetologo saprà consigliarvi la dieta giusta per voi. Per iniziare, però, potreste provare a utilizzare un po’ alla volta il miele al posto dello zucchero e vedere come il vostro sangue reagisce al cambiamento.

10. Anche i problemi di colesterolo possono trarre beneficio dall’utilizzo del miele al posto dello zucchero raffinato: riduce quello cattivo e al contempo abbassa il rischio di incorrere in malattie coronariche.

11. Per chi soffre d’asma o di problemi alle vie respiratorie il miele può essere un potente alleato. Proprio come per la credenza popolare che lo vuole perfetto rimedio per il mal di gola: in effetti il miele è un forte antinfiammatorio naturale. Quindi, se assunto in caso di problemi respiratori o di asma, può dare reale sollievo.

12. L’azione antinfiammatoria si applica anche al suo utilizzo sulla pelle: gli eczemi possono provare ad essere curati semplicemente spalmando il nostro miele grezzo sulla parte interessata.

13. Idem per le abrasioni, le piccole scottature, le botte o i graffi: spalmatelo direttamente sulla bua!

14. Oltre che antinfiammatorio il miele è antibatterico: ecco perché va bene spalmarlo sulle ferite, ed ecco perché fa ancora più bene nel caso di infezioni alle vie urinarie. Assumetene in caso di cistiti e compagnia bella: aiuterà l’organismo a depurarsi e a combattere i batteri cattivi (mantenendo al contempo la flora buona grazie all’azione prebiotica di cui parlavamo).

15. Ultimo ma non per importanza, il miele è uno tra i molti alimenti naturali vegetali in grado di contrastare i radicali liberi: il suo consumo regolare aiuta così il nostro organismo a rimanere sano grazie alle proprietà antiossidanti.

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

Sara

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Cecilia

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