10 ricette con l’uva tutte da gustare

Lunedì, 26 Settembre 2016 09:49

Autunno è foglie che cadono, primi cappellini, zucche e… uva! Se come noi amate la stagionalità non potrete fare a meno di gioire per la ricomparsa dell’uva al mercato. Verde, nera, americanina… Qualunque sia la varietà che vi sconfinfera sappiate che esistono un sacco di ricette per valorizzare questo piccolo frutto (senza nulla togliere naturalmente alla bontà dei chicchi spizzicati direttamente dal grappolo!).

Ecco 10 ricette con l’uva tutte da gustare: dolci e salate, dalla classica marmellata alle palline con feta, vi presentiamo i piatti più deliziosi per valorizzare il frutto autunnale

  • La bibita homemade all’uva: preparate mezzo chilo d’uva (meglio senza semi, della varietà che preferite), mezza tazza d’acqua e il succo di mezzo limone. Mettete tutto in un pentolino e cuocete a fuoco lento per circa venti minuti. L’uva inizierà ad ammorbidirsi: mettete quindi tutto in un mixer e frullate bene. Passate la purea in un colino, mettete in frigorifero il composto ottenuto e attendete. Servite quindi mezzo bicchiere di acqua frizzante con mezzo di succo d’uva!

(foto 1 http://theviewfromgreatisland.com/minimal-monday-homemade-grape-soda/)

  • Palline di feta o formaggio di capra: gli ingredienti per questa ricetta sono una manciata di acini d’uva, 450 grammi di formaggio molle (la feta o quello di capra andranno benissimo), mezza tazza di mandorle pelate tritate e di pistacchi tritati (mischiati insieme) e un po’ di miele. Rotolate gli acini d’uva nel formaggio, coprendoli molto bene, quindi spalmateci sopra un pochino di miele e rotolateli nel mix di frutta secca. Lasciate riposare le palline in frigorifero, quindi tagliatele a metà e servitele su un piatto piano: l’effetto sarà meraviglioso (come il gusto!)

(foto 2 http://www.eatwell101.com/goat-cheese-grape-balls-recipe)

  • Marmellata d’uva: con un chilo di chicchi d’uva nera (senza semi), acqua (3/4 di tazza), zucchero di canna integrale (idem, 3/4 di tazza) e una busta di pectina otterrete una buonissima marmellata fatta in casa. Mettete l’uva e l’acqua in una pentola e cuocete a fuoco lento per venti minuti, mescolando di tanto in tanto e aiutando gli acini a disfarsi usando un cucchiaio di legno. Spegnete il fuoco e lasciate riposare un attimo, quindi trasferite il composto in un mixer e frullate fino ad ottenere una purea. Rimettete in pentola, tenete un fuoco basso e aggiungete l’acqua e la pectina. Mescolate per circa 25 minuti, e quando raggiungete la consistenza desiderata trasferite il composto in barattoli di vetro precedentemente sterilizzati. Conservate poi la vostra marmellata in frigorifero (fino a due mesi) o in freezer (fino a un anno).

(foto 3 http://www.donnemagazine.it/ricetta-marmellata-duva-dessert/)

  • Pizza formaggio e uva: se non avete voglia di fare la pasta per pizza in casa, comprate un panetto al supermercato. Preparate quindi due tazze di acini d’uva, del sale, del pepe, dell’olio evo, rosmarino, mozzarella, ricotta e parmigiano. Mischiate l’uva con sale, pepe, olio e rosmarino e lasciatela insaporire. Disponetela su una teglia coperta da carta da forno e cuocete a 200 gradi per 10/15 minuti. Toglietela dal forno e non spegnetelo. Tirate quindi la vostra pasta per pizza su una teglia e spargete un po’ di olio e sale. Aggiungete i formaggi spezzettati e l’uva precedentemente cotta, quindi infornate la pizza a 200 gradi per dieci minuti, accendendo poi per un paio di minuti il grill. Già fatto!

(foto 4 http://www.savorystyle.com/cheesy-roasted-grape-pizza/)

  • Insalata di uva e cetrioli: niente di più semplice. Tagliate dell’uva a metà, aggiungete un cetriolo a fettine e quindi condite con olio, sale, pepe, yogurt e semi di papavero.

(foto 5 http://www.grapesfromcalifornia.com/recipes/recipe.php?id=272)

  • Spaghetti ricotta e uva: anche questa è una ricetta semplicissima, molto mediterranea. Cuocete i vostri spaghetti e intanto preparate il sugo: fate soffriggere mezza cipolla rossa e uno spicchio d’aglio in una padella, quindi aggiungete alcuni chicchi d’uva senza semi tagliati a metà e delle olive. Fate cuocere per cinque minuti, quindi, una volta pronta la pasta, mescolate nel tegame gli spaghetti. Deliziosi!
  • Farro con uva, melograno e noci: altrettanto semplice ma d’effetto (e di gusto) è l’insalata di farro con l’uva, alternativa perfetta alla pasta. Bollite il farro (mescolandolo magari con orzo e riso) secondo le istruzioni di cottura, quindi mischiatelo in una ciotola con uva a metà, chicchi di melograno e noci, condendo con olio, salsa di soia e pepe. Gnam!

(foto 6 http://www.semplicementelight.com/2014/11/insalata-di-farro-monococco-con-chicchi.html)

  • Grape Bread: è la variante all’uva del Banana Bread, il pane alla banana, perfetto per la colazione. Considerate la ricetta del banana bread della nostra Giulia Mandrino, ma invece delle banane utilizzate degli acini d’uva lasciati precedentemente macerare (tagliati a metà e senza semi) per mezz’ora in acqua e zucchero di canna integrale. Buonissimo, sano ed energetico!

(foto 7 http://themoonblushbaker.com/2015/02/05/earl-grey-grape-pear-bread/)

  • Insalata greca di pollo e uva: altra insalata buonissima è quella con il pollo e l’uva, i cui sapori contrastano con eleganza. Bastano del petto di pollo grigliato, uva, sedano, feta e maionese fatta in casa, il tutto tagliato e mescolato in una bella ciotola. Veloce e buonissimo, ve lo assicuriamo.

(foto 8 http://www.thepinningmama.com/greek-chicken-salad-recipe-paleo-whole30-compliant/?m)

  • Uva cioccolataia: per finire, un dessert sano, velocissimo e nemmeno troppo pesante. Parliamo degli acini d’uva ricoperti di cioccolato! Sono irresistibili ma davvero semplici da preparare. Assicuratevi di avere gli stuzzicadenti lunghi e del cioccolato da fondere. Lasciatelo sciogliere a bagno maria quindi immergeteci, quando è ancora caldo, gli acini d’uva, trasferendoli subito su un foglio di carta forno per farli raffreddare e solidificare. Infilzateli negli stuzzichini e il dessert è bell’e che pronto!

(foto 9 http://www.howsweeteats.com/2014/12/embarrassingly-easy-chocolate-covered-grape-skewers/#more-40773)

Incriminate Jessica Fletcher

Lunedì, 26 Settembre 2016 09:43

Magari i vostri nonni o i vostri genitori lo guardavano: avete presente il tenente Colombo? Un personaggio un po’ particolare con il suo sigaro in bocca; poi c’era il tenente Kojac con occhiali da sole e il lecca lecca tra le labbra, e come dimenticare l’ispettore Derrick, tutti avevano una cosa in comune… degli impermeabili di merda. Cioè quel capo lì che si mettevano a tutte le stagioni e che abbinavano con tutto, tanto non stava bene con niente, di quei colori che non li abbini manco con i tappetini dell’auto, una roba improponibile, caldi d’estate effetto domopak, freddi d’inverno senza imbottitura.

Nel campo femminile a metà tra Agatha Christie e Miss Marple spopolava la Signora in Giallo, la mitica Jessica Fletcher che abitava a Cabot Cove, un ridente paese di cento anime dove lei tirava a campare scrivendo libri gialli. Lì vi direte voi la polizia passerà le giornate e far ballare la scimmia o ad asciugare gli scogli: noooooo, a Cabot Cove crepa una persona al giorno e manco di morte naturale, sempre brutalmente assassinata, cioè ci sono più assassini che cadaveri, più pazzi che cittadini, più disgrazie ed omicidi che piccioni in cielo.

Lì uno al giorno viene ammazzato e tu ti chiedi dopo tre settimane contando quelli arrestati e quelli morti come cavolo fa il paese ad essere ancora popolato. La cosa strana è che il corpo di polizia di Cabot Cove è composto da simil mezzecartucce che, pur avendo ormai più crimini che nel Bronx continuano a vaneggiare nella loro beata ignoranza, allora chi arriva? Quell’impicciona della Jessica che proprio non riesce a non ostacolare il corso delle indagini e si mette sulle tracce dell’assassino e puntualmente risolve il caso, ancora mi chiedo come nessuno si sia mai posto il ragionevole dubbio se la Fletcher non sia una manipolatrice serial killer o almeno una menagramo stratosferica.

Ma si sa certe cose, nella loro semplicità e leggerezza, hanno comunque sempre un po’ di fascino, anche perché, a voler ben guardare, le serie tv più moderne sui crimini non è che proprio siano tutto sto gran che.

Tutti le guardiamo perché alla fine un po’ intrigano ma alcune cavolate che fanno, quegli errori così macroscopici che ormai non ci facciamo nemmeno più caso, si svolgono nelle città più disparate e ce ne sono per tutti i gusti, ma poi alla fine della fiera sembrano tutti un po’ addestrati da Topo Gigio.

Hawaii Five-O, Castel, Criminal Minds, Bones, Blue Bloods, CSI Scena del Crimine (girato uno per ogni città degli USA), Low & Order, NCIS Unità Anticrimine, The Closer, … tanto per dirne alcuni.

Loro i guanti non li indossano, non li infilano sulle mani, li usano come pinze per coprirsi i polpastrelli e non toccare gli oggetti che devono catalogare, cioè non sarebbe più semplice infilarseli prima di arrivare sulla scena del crimine, così per stare tranquilli, visto che sono muniti di dita mi parrebbe la cosa più ovvia.

Non accendono mai la luce quando entrano in una stanza, usano delle microscopiche pilette tipo stilo, che fanno la luce di una candelina per compleanno e la accendono anche di giorno quando ispezionano la scena di un crimine avvenuta al Parco Borromeo alle 13.00 del giorno di ferragosto.

Non indossano tute protettive o calzari, usando i loro vestiti in borghese anche nelle peggio situazioni, in alcune serie tv poi soprattutto le donne osteggiano tacchi a spillo vertiginosi e tailleur con gonne strettissime o giacchette strizzatette.

Le donne non raccolgono mai a capelli, probabilmente sono tutti certi di non perderne nemmeno uno e non inquinare la scena del crimine, anche quando fanno le autopsie, non mettono manco la cuffietta, tanto lì in obitorio è tutta salute. E segano, cuciono, divaricano e analizzano con una semplicità disarmante senza mai una smorfia di disgusto o un brivido di allucinazione.

Si avvicinano ai cadaveri che hanno macerato nei liquami peggiori e che puzzano più delle superga d’estate senza calze, ma non fanno una piega, il loro olfatto è completamente a zero, per poi sentire nell’aria come dei segugi da tartufo il dopobarba dell’assassino che era passato di lì il giorno prima.

Loro non hanno mai né freddo né caldo, non dormono perché sono sempre o reperibili a qualsiasi ora del giorno e della notte o sempre al lavoro, senza turni e senza orari, senza altri impegni, famiglie da accudire, senza malattia, senza permessi, non mangiano e non bevono, non hanno pause pranzo o cene, solo un eventuale caffè nel bicchierone di carta, e sono sempre felici di questo, non si lamentano mai, vanno sempre tutti d’accordo tra colleghi, il luogo di lavoro è per loro casa e famiglia: o prendono stipendi da paura oppure sono lieti di poter scansare gli inviti dei parenti nel periodo di Natale con la scusa “sai sono sempre di turno”… sono peggio di quelli di Grey’s Anatomy.

Girano nel bosco di conifere in cerca di un indizio e… lo trovano: quell’ago di pino che rispetto agli altri che ricoprono il manto erboso è stato decisamente schiacciato da una scarpa nera numero 38, sì perché loro lo scovano e da lì capiscono sia il numero di scarpa sia il colore. E girano per la spiaggia sotto il sole cocente, stretti nelle loro giacchette nere con la pila in mano, e vedono brillare in lontananza un granello di sabbia decisamente sospetto, colore e lucentezza indicano sicuramente che il cadavere è stato ucciso altrove e poi trasportato lì.

Non stendono i rapporti dei delitti, lo fanno poi, quando finito un turno di sei giorni e cinque notti, tutti lasciano il dipartimento e loro si fermano alla loro scrivania, con l’abajur più squallida del mondo accesa sul tavolo e qualche cartoccio di cibo cinese ordinato ma mai mangiato.

Non hanno schifo di niente, e hanno visto le peggio cose, non provano mai odio, rancore, anche verso i criminali più incalliti, risolvono sempre i casi a loro assegnati (ah succedesse anche nella realtà), lavorano ad un crimine per volta e i loro laboratori analisi, sofisticatissimi, analizzano in un nano secondo che il reperto archeologico più strampalato del paleolitico.

Conoscono tutti gli agenti chimici, reagenti, equazioni matematiche, sono abili nel primo soccorso, sono psicologi e confessori, buoni amici, hanno una cultura su tutto dai modelli di automobili ai programmi dei computer, la tabella dei simboli chimici per loro è roba da tutti i giorni, sanno di politi internazionale, di meteorologia, sanno guidare qualunque tipo di auto treno aereo elicottero camion con rimorchio come nemmeno Schumacher, parlano correttamente otto lingue cinque dialetti e leggono in cirillico antico.

Cosa dire… l’assassino non è mai il maggiordomo.

Mi viene in mente una barzelletta…

Ci sono due carabinieri che arrivano sul luogo di un incidente stradale, uno detta, l’altro scrive:

Maresciallo: Scriva Brigadiere, dinnanzi a noi sottoscritti Maresciallo Ponzi e Brigadiere Fulvi, giunti sul luogo dell’incidente accorso sull’autostrada A1 all’altezza dello svincolo 9, si presenta la tal situazione, scriva Brigadiere mi raccomando

Brigadiere: Scrivo Maresciallo, dica

Maresciallo: Auto coinvolte molte, persone pure, qui c’è un casino vero, sulla scena rinveniamo un braccio sulla riga bianca a bordo strada

Brigadiere: Braccio riga bianca bordo strada

Maresciallo: Una gamba vicino ad un albero

Brigadiere: gamba vicino albero

Maresciallo: una testa è rinvenuta nei pressi del guard rail

Brigadiere: e come si scrive?

Maresciallo: guarde reil?

Brigadiere: guerd reil?

Maresciallo: ma se è straniera forse con una h o k o y… ghard rayl?

Brigadiere: gherd rhayl?

A quel punto il Maresciallo da un calcio alla testa: va buono Brigadiere la testa è stata ritrovata in un fosso

 

Elena Vergani, autrice di Il mondo è bello perchè è variabile

11 stivaletti per la pioggia a poco prezzo

Lunedì, 26 Settembre 2016 08:29

“Non esiste cattivo tempo, solo cattivo abbigliamento”. Modo di dire nordico che ormai abbiamo adottato come filosofia: nessun dubbio ormai che i bambini debbano passare tutto il tempo possibile all’aperto, no? 

Bene. Purtroppo però ci sono ancora troppi genitori timorosi nei confronti del cattivo tempo: hanno paura che i bambini si ammalino, si sporchino, si facciano male. Noi lo ribadiamo: le difese immunitarie stando all’aperto si irrobustiscono, i bambini sporchi sono più sani e il “farsi male” è l’unico modo per instillare nei bimbi il senso del pericolo. 

Ecco che allora è arrivato il momento di munirsi degli accessori necessari per non temere pioggia e freddo: l’autunno arriva, e speriamo che i bambini continuino a giocare fuori! 

Anche in caso di acquazzoni: bastano gli stivaletti per la pioggia per tenere i piedi al calduccio, credeteci!

11 stivaletti per la pioggia a poco prezzo: le scarpe per giocare all'aperto anche con il brutto tempo

  • Partiamo da bimbiallaria.com, il sito internet dedicato proprio all’abbigliamento sportivo e outdoor per bambini. Qui troverete una selezione di stivaletti di Oakiwear Outdoor: sono coloratissimi, in gomma al 100% e sono dotati di piccole maniglie per aiutare i bambini a infilarli da soli. 31.90 euro spesi benissimo: i piedini rimarranno all’asciutto senza alcun dubbio!

(http://www.bimbiallaria.com/ricerca/?page=1&ft_16%5B%5D=10&ft_18%5B%5D=677)

  • Anche Decathlon è fornitissimo quando si parla di stivali per la pioggia: ce ne sono di tutti i tipi (http://www.decathlon.it/C-952101-stivali), i prezzi sono davvero accessibili (si parte dai 7.99 euro) e potrete scegliere quelli bellissimi da barca, che sono adatti anche a giocare nelle pozzanghere. Il vostro bimbo sembrerà un perfetto lupo di mare!

(http://www.decathlon.it/stivali-barca-junior-b100-giallo-id_8173626.html)

  • Anche con la proposta di z-eshop potrete assicurarvi un look marinaresco: dell’azienda francese potrete infatti comprare gli stivaletti a righe a 19.90 euro, con suola dentellata per evitare gli scivoloni.

(http://www.z-eshop.com/it-it/product/bottes-de-pluie-rayees-marine-9838.html)

Per le bimbe più principessose ecco invece gli stivali rosa, in 100% caucciù, foderati e con linguetta per facilitare l’infilatura.

(http://www.z-eshop.com/it-it/product/bottes-de-pluie-fille-roses-9799.html)

  • Kiabi presenta una selezione divertentissima, colorata ed economica (http://www.kiabi.it/stivali-per-la-pioggia-bambino_256916): dai 12 ai 23 euro, potrete trovare gli stivali adatti ai vostri figli scegliendoli con o senza maniglie, con disegni e grafiche oppure tinta unita. Questi, da 12 euro, sono davvero carini, foderati e con la fibbia che permette di stringere o meno sul polpaccio.

(http://www.kiabi.it/stivali-da-pioggia-bimbo_P474798#C474797)

Mentre questi, ancora più divertenti, hanno la fodera interamente in peluche (oltre che le maniglie per il facile trasporto), per tenere ancora più al caldo i piedini che sguazzano nel fango.

(http://www.kiabi.it/stivali-da-pioggia-volpe-bimbo_P445271#C445270)

  • Per i più freddolosi c’è invece Dp…Am, che sul suo sito propone lo stivaletto super foderato, perfetto per maschi e femmine. Costa 24.50 euro, è al 100% in gomma ed è fatto apposta per non scivolare sull’acqua.

(http://en.dpam.com/fur-lined-rubber-boots-56558-p.html)

  • Più economici gli stivaletti da pioggia in caucciù stampato di Okaidi, azienda specializzata in babywear. La linguetta posteriore permette di infilarli al volo in maniera indipendente e la suola dentellata scongiura gli scivoloni!

(http://www.okaidi.it/stivaletti-da-pioggia-in-caoutchouc-grigio-74109/)

   

Sono incinta: e adesso? Hai fatto il test, hai gioito con tuo marito, ma cosa bisogna fare nel momento in cui si torna alla realtà, con i piedi per terra? Subito ti assalgono mille domande: chi devo chiamare? A chi devo rivolgermi? Dovrò fare gli esami del sangue? E la prima ecografia? Quella a che settimana è consigliata?

Mettetevi comode e state tranquille: abbiamo la lista per voi!

Ecco gli esami da fare nel primo trimestre di gravidanza: come controllare che vada tutto bene dalla sesta alla tredicesima settimana di gestazione

Innanzitutto, vai pure dal tuo medico di base, oppure dal tuo ginecologo di fiducia. Se hai fatto il test di gravidanza in stick, la prima cosa che ti chiederà prima di passare agli esami più specifici e alle prime visite specialistiche sarà un esame del sangue per dosare la quantità dell'ormone della gravidanza, le Beta HCG, per essere certo che sia in atto davvero.

Dopodiché si procede con una prima visita dal ginecologo (o dall'ostetrica: ricordate che ci sarà lei in sala parto con voi, quindi se la gravidanza è fisiologica potete scegliere di farvi seguire direttamente da lei!): farà un'anamnesi personale e familiare del vostro stato di salute (per capire se siete a rischio di diabete, ipertensione o quant'altro), vi misurerà la pressione e il peso (che sarà il valore di partenza sul quale calcolare l'aumento nei mesi successivi) e calcolerà la presunta data del parto.

Dopodiché iniziano gli esami veri e propri, quelli che vogliono prima di tutto sondare lo stato di salute della mamma piuttosto che quello del bambino: è bene infatti avere sotto gli occhi il quadro clinico generale della donna per procedere di conseguenza.

Subito ti chiederanno il Toxo-test, quello per capire se sei immune o meno dalla toxoplasmosi: se non lo sei, dovrai infatti stare attenta per tutta la gravidanza a ciò che mangi (http://www.mammapretaporter.it/gravidanza/i-cibi-da-non-mangiare-in-gravidanza) o tocchi, per non prendere questa malattia che se contratta normalmente non dà nemmeno sintomi, ma che in gravidanza può avere conseguenze negative sul bambino.

Dopodiché si procede con tutti gli altri: l'esame delle urine completo (per capire il benessere generale dell'organismo), l'emocromo, il gruppo sanguigno (di entrambi i genitori), il Rubeo-test, TPHA, VDRL, Test di Coombs indiretto, glicemia, GOT, GPT e HIV. 

Tutti questi sono esami esenti da ticket, ricordatevi di farlo presente al medico se non segna l'esenzione relativa alla gravidanza!

Ci sono poi il Tritest o esami affini (esami del sangue o translucenza nucale), eseguibili tra l'undicesima e la tredicesima settimana di gestazione, per individuare eventuali anomalie cromosomiche o del tubo neurale del bambino; e allo stesso tempo deciderete insieme al medico se effettuare anche un'amniocentesi o una villocentesi, per lo stesso motivo.

Per quanto riguarda le ecografie, il Sistema Sanitario Nazionale ne prevede tre per tutta la gravidanza, una per trimestre. La prima si farà quindi tra la settima e la tredicesima settimana di gestazione. 

Il ginecologo potrebbe optare prima per una ecografia interna, per valutare il bacino ed eventuali malattie o anomalie. Ma quella vera e propria sarebbe meglio farla attorno alla dodicesima settimana: è il periodo perfetto, infatti, non solo per confermare la datazione, la presenza della gravidanza in utero e il numero di embrioni, ma anche per fare una prima valutazione degli organi del bambino e del suo cuore.

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

Del tumore al seno si parla moltissimo, ma mai abbastanza. Già. Perché anche se molti sono i progressi fatti, dobbiamo percorrere ancora un po’ di strada per combattere del tutto questa maledetta malattia, la quale colpisce ancora troppe donne.

Le iniziative sono tante, e ne siamo liete. Ecco perché è bene presentare chi si mette in prima linea, donando tempo e denaro alla ricerca. Come Guardini, ad esempio, che ha deciso di mettere in campo le sue forze donandole a Pink is Good, l’ambizioso (e bellissimo) progetto della Fondazione Veronesi che ha come obiettivo la sconfitta totale del cancro al seno.

Guardini insieme a Pink is Good per combattere il tumore al seno: la prevenzione del cancro passa anche dalla cucina!

Provate a fare un giretto su pinkisgood.it: è l’aggiornatissimo sito del progetto di cui accennato sopra. La grafica intuitiva, le immagini e il tono informale lo rendono un sito perfetto per tutte le donne che vogliono informarsi sugli stili di vita da adottare o sulla prevenzione, cercare supporto o donare un po’ delle loro risorse devolvendole alla ricerca.

Una ricerca che si basa su dati certi e che da essi vuole partire per migliorare ancora di più la situazione: ogni anno in Italia sono circa quarantottomila le donne che si ammalano di cancro al seno. 

Ad oggi la sopravvivenza a cinque anni dal tumore è dell’87%, grazie alla profonda ricerca che è stata condotta, ma se contiamo che i tumori presi alle fasi iniziali presentano una percentuale di sopravvivenza del 98% allora capiamo che i progressi fatti sono davvero molti. Tuttavia l’obiettivo è quello di arrivare al 100%! Non dimentichiamocelo.

E arrivare a questo obiettivo sarà possibile solo grazie al supporto di tutti. Come quello di Guardini, un’azienda che sicuramente conoscerete.

Guardini, azienda ad alto tasso femminile, realizza da sempre stampi ed accessori per il forno e la pasticceria in casa. Stampi in silicone, in plastica, teglie, pirofile, accessori: tutto ciò di cui avete bisogno per cucinare i vostri dolci e deliziosi manicaretti.

Questi manicaretti però a partire da ottobre saranno ancora più buoni, perché al loro interno comprenderanno anche un po’ di beneficenza: Guardini ha deciso infatti di produrre una collezione di stampi al femminile in edizione limitata (rosa, manco a dirlo!) dedicati alle donne impegnate nella difficilissima battaglia. Il tutto per sostenere il lavoro dei ricercatori della Fondazione Umberto Veronesi.

La promozione della prevenzione passa così anche dalla cucina: acquistando un prodotto della collezione Guardini Special Edition “Pink is Good”, che sarà in vendita a partire dal mese di ottobre (il mese della prevenzione!) nei negozi di casalinghi e sul sito internet www.store.guardini.com, parte del ricavato andrà direttamente a riempire le tasche del progetto e della Fondazione, permettendo così alla ricerca di proseguire sulla buona strada.

E naturalmente acquistando i prodotti “Pink is Good” si avrà la garanzia di qualità firmata Guardini: gli stampi “Fiorella”, il tegame per la pizza, lo stampo per plumcake, lo stampo per crostata e lo stampo quadro sono tutti realizzati in Italia, in acciaio Hi-Top con comodo rivestimento antiaderente. E, come sempre, sono privi di metalli pesanti, BPA e PFOA.

Giulia è una mamma full time, come moltissime mamme italiane. Giulia ha due figlie, Carlotta e Lucilla, entrambe fan del ciuccio. E come le bambine anche lei lo è: nessuno lo neghi, spesso il ciuccio salva la giornata, no?

Fateci caso: si sbuccia il ginocchio, non si trova l’orsacchiotto, la pappa non soddisfa, e il ciuccio? Non si trova. Mai. Perso per sempre, e il pianto a dirotto non cessa. Come fare? A volte la pazienza non basta, ed è qui che entra in gioco Giulia.

Trovare la pace con PeaceFinder, il trova ciuccio: dall’idea di mamma Giulia, il device per ritrovare il ciuccio nel momento del bisogno!

Il nome dell’invenzione di Giulia Teti è eloquente, ma sottile: PeaceFinder, il ritrovatore di pace. E Peace oltre che la pace dei sensi ricorda anche un po’ il nome inglese del ciuccio, “pacifier”, pacificatore. Insomma, si tratta di un device per ritrovare il ciuccio perso, e quindi per ritrovare la pace!

Ma facciamo un passo indietro. La storia di Giulia è quella di molte mamme: dalla laurea in scienze politiche e da una carriera avviata ha deciso di cambiare strada per dedicarsi alla sua famiglia e alle sue bambine, diventando la manager della casa. Ma lo spirito inventivo e la sua mente non si sono fermati, e, pensando e ripensando, un giorno ha avuto la geniale idea: perché non inventare qualcosa per aiutare tutti i genitori disperati nei momenti di ricerca del ciuccio?

Un po’ come per i portachiavi con piccolo telecomando (anche le chiavi si perdono sempre nei meandri nella borsa, vero?), Giulia ha quindi pensato di creare un piccolo gadget (economico!) dalla forma simpatica (una stellina che può anche essere attaccata agli abitini dei bimbi) che si appendesse con discrezione al ciuccio. 

Questo gadget ha di bello che è collegato ad un piccolo telecomando, e premendo un pulsante il localizzatore al suo interno si attiva, in modo da far suonare il gadget, ritrovando così il ciuccio. Entrambi funzionano a batteria, sia l’unità trasmettitrice sia quella ricevitrice.

Emergenza ciuccio? Basta fare clic. Basta ricordarsi di tenere il telecomando in un posto sicuro, lontano dai bimbi, e soprattutto abituale, in modo da prenderlo al volo nel momento della crisi di pianto e urla!

Purtroppo PeaceFinder (www.peacefinder.it) non è ancora una realtà. Tuttavia non disperate (come i vostri bimbi), portate pazienza e magari metteteci del vostro: potrebbe diventare prestissimo concreto!

Già, perché Giulia ha lanciato la sua campagna su Kickstarter, la piattaforma online di crowdfinding per cercare fondi collettivi. Una colletta digitale, per chi non fosse familiare con il nome. 

Se andate sulla pagina dedicata potrete vedere un video di presentazione del progetto, sostenere Giulia e aiutarla a fare un passo di più verso il PeaceFinder: chi intuisce le potenzialità dell’idea, chi la apprezza e la vorrebbe realtà, può donare la somma che vuole per aiutare Giulia Teti a raggiungere i 29.825€ necessari per finanziare la produzione e lanciare PeaceFinder sul mercato. E coloro che doneranno un pochino del loro denaro riceveranno quindi un esemplare di PeaceFinder una volta che diverrà prodotto finito.

Affrettatevi, però: la campagna termina il 14 ottobre!

Questa ricetta è un evergreen per le nostre tavole, davvero non manca mai nella stagione delle melanzane: è facile da fare e si conserva in frigorifero per alcuni giorni per cui è perfetta come stucchino pre cena (come sapete a casa nostra non manca mai un antipasto di verdure stile pinzimonio). E' simile all'hummus ma a differenza dei ceci utilizziamo le melanzane. Chi ha un robot da cucina (per intenderci Bimby o simil Bimby) sarà molto facilitato nel prepararlo perchè basta tagliare a pezzetti le melanzane, farle cuocere nel robot, aggiungere gli altri ingredienti e frullare. In caso contrario basta cuocere in padella o su una griglia le melanzane e poi frullarle con tahine e il resto. 

Come preparare la crema di melanzane o baba ganoush: la ricetta per realizzare il babaganoush, salsina del medioriente

Il bambino nel secondo trimestre

Mercoledì, 21 Settembre 2016 04:53

Inizia a spuntare un pochino di pancia, la notizia può essere finalmente diffusa, i sintomi fastidiosi si affievoliscono e l'energia ricompare: un bellissimo periodo, il secondo trimestre di gravidanza! Ma come sarà il nostro piccolo laggiù, protetto, coccolato e nutrito nel nostro ventre?

Ecco come si presenta il bambino nel secondo mese di gravidanza: dalla quattordicesima alla ventisettesima settimana, le caratteristiche del piccolo che pian piano continua a crescere

Perché si dà la notizia ad amici e parenti proprio ora? Perché con il passaggio dal primo al secondo trimestre il rischio di aborto diminuisce drasticamente, dando sicurezza alle più scaramantiche che “fino a che non siamo tranquilli non lo diciamo”.

Ma cosa accade nella pancia passati questi primi tre mesi? Innanzitutto, il bambino già alla sedicesima settimana si presenta con le sue piccole unghie, ciglia e sopracciglia, elementi che lo rendono sempre più umano e dolce; oltre a queste, però, vostro figlio in questo periodo inizia a coprirsi di lanugine, una sottile peluria che lo ricopre completamente a che sparirà naturalmente dopo il parto.

Dalla diciassettesima settimana, invece, il vostro piccolo inizia a percepire i primi rumori provenienti dall'esterno del pancione (apparentemente lo fa attraverso la cute e l'apparato osteo-articolare, percependo le vibrazione sonore); e dalla diciottesima possono iniziare a sentirsi i suoi primi, poco percettibili, movimenti. Il motivo è lo spazio: a questa età il bimbo ha moltissimo spazio attorno a lui, e di conseguenza si muove a suo piacimento, approfittando della comodità.

Passando alla diciannovesima settimana, il vostro piccolo feto avrà già formato i suoi denti da latte dietro alle gengive, peserà all'incirca trecento grammi e sarà lungo più o meno dai quindici ai venti centimetri, come un avocado insomma.

Ed eccoci al quinto mese: alla ventesima settimana il feto comincia a sviluppare la vernice caseosa. Cos'è questa astrusa parola? Si tratta di un rivestimento chiaro, una patina biancastra che lo ricopre completamente, in funzione di proteggere la sua delicatissima cute.

Attorno alla ventiduesima settimana ecco che il bimbo sta sviluppando appieno i suoi sensi. E' infatti in questo periodo che si formano le papille gustative e le terminazioni nervose sulla punta delle dita: una feature importantissima, che permette al piccolo di percepire il proprio corpo attraverso il contatto con le pareti uterine, con le varie parti del corpo e con il cordone ombelicale che lo unisce alla mamma.

I suoni ora, alla ventiquattresima settimana (momento nel quale alcuni bimbi riescono a sopravvivere anche in caso di parto prematuro), sono per lui davvero suoni, non più vibrazioni sonore come alla diciassettesima settimana. Non ascolta solo il battito cardiaco della mamma, ma anche la sua voce, così come quella del papà e di chi le sta attorno; ma anche la musica è importantissima: credeteci quando vi dicono di fare ascoltare Mozart già dalla pancia della mamma; le sue melodie prive di ripetitività piacciono ai neonati ma anche al feto, ed è assolutamente vero che favoriscono lo sviluppo dell'intelligenza logica (così come tutta la musica classica – esclusa quella troppo piena di flauti e violini che eccita troppo i bebè).

E' attorno a questo periodo che, oltre a coordinare molto meglio tutti i movimenti, inizia a succhiarsi il pollice: le più fortunate potranno vederlo nell'ecografia!

Certo, nel secondo trimestre si ha più energia: tuttavia siamo già alla venticinquesima settimana e il pancione, ormai non più camuffabile, cresce a dismisura. Ecco che il fiato della mamma si fa quindi un pochino più corto: non preoccupatevi, è solo il vostro utero che inizia a premere contro il diaframma.

Dalla venticinquesima alla ventisettesima settimana, dunque, si va verso la fine del secondo trimestre, per entrare nell'ultimo periodo passato con il pancione. In queste settimane tutti gli organi interni sono finalmente formati, la pelle del bambino si fa sempre più opaca (prima era un po' più liscia) e vostro figlio raggiunge una dimensione di circa trenta, trentaquattro centimetri: mica male, no?

Foto Credits: https://it.wikipedia.org/wiki/Ecografia_ostetrica

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

Acido ascorbico. E che è? Semplicemente il nome meno conosciuto della famosissima vitamina C. Sì, famosissima. Ma perché è così conosciuta, elogiata e discussa? Che faccia molto bene è scontato, ma certamente è meglio conoscerla a fondo, per sfruttarla ancora meglio e farne buon uso.

Vi presentiamo meglio la vitamina C, le sue proprietà e gli integratori per bambini: perché l’acido ascorbico è così famoso e perché è giusto che sia così

L’acido ascorbico, o vitamina C, è un elemento idrosolubile presente in natura che, quando assunto, ha numerosi benefici per il corpo umano. Si presenta come un solido bianco, anche se a volte assume una colorazione giallastra. 

La sua efficacia è nota da tempo: fu a causa dell’insorgenza dello scorbuto nei secoli passati che si scoprì l’esistenza di questa vitamina, dal momento che guarire dalla malattia era possibile assumendo frutta e verdure fresche. E più nello specifico fu un medico della marina inglese nel diciottesimo a scoprirlo più in dettaglio, quando riuscì a guarire diversi marinai grazie all’inserimento di limoni, lime e arance nella loro dieta.

Ma il suo effetto contro lo scorbuto è solo uno dei moltissimi benefici. Innanzitutto, infatti, la vitamina C è nota per essere un potente antiossidante: quando il corpo ne è ricco, infatti, i radicali liberi vengono combattuti con efficacia, e con loro l’invecchiamento cellulare.

La sua importanza è però data anche dalla funzione riparatrice: agendo direttamente sul collagene e sulla sua stabilizzazione, la vitamina C aiuta l’organismo a produrre tessuto connettivo, utile soprattutto nei casi di ferite ma fondamentale ogni giorno, dal momento che il collagene è alla base di pelle, ossa, vasi, capillari, gengive e denti. 

Non solo: assumere le corrette dosi di vitamina C significa dare una spinta all’assorbimento di acido folico, ferro e vitamina E, all’utilizzazione dei carboidrati e alla sintesi dei grassi  e delle proteine. Questo perché la sua efficacia aumenta quando la vitamina C viene associata ai bioflavonoidi e alle altre vitamine, come la E e la A, divenendo potente antiossidante. Ed è bene sapere che il suo potere si innalza ancora di più se assumiamo insieme ad essa calcio e magnesio (come in un circolo virtuoso: i tre elementi aumentano a vicenda le proprie qualità).

Insomma, per riassumere la vitamina C previene lo scorbuto, rallenta l’invecchiamento delle cellule contrastando i radicali liberi, aiuta la rigenerazione dei tessuti (sia cutanei sia ossei), è efficace nella cura dell’anemia, previene il raffreddore e i malanni stagionali (sì, una credenza che è anche una verità), previene le infezioni alle vie urinarie, riduce il colesterolo e contribuisce alla produzione di globuli rossi ed emoglobina nel midollo osseo.

Anche il cervello tuttavia ne trae beneficio: la vitamina C, infatti, serve anche a creare la norepinefrina, un neurotrasmettitore che aiuta nel controllo di varie sostanze contenute nel sangue, come ad esempio il glucosio (e in questo modo anche per i diabetici la vitamina C è di grande aiuto).

Ma quanta ne dobbiamo assumere per stare bene veramente? L’institute of Medicine americano ha stilato un elenco delle dosi raccomandate, dividendo per età. 

Dagli 0 ai 6 mesi i lattanti hanno bisogno di 40 milligrammi giornalieri; dai 7 ai 12 mesi ne dovrebbero assumere 50; dall’anno fino ai quattro anni di età si scende a 15; fino ai 9 anni si risale a 25 milligrammi e fino ai 14 a 45.

Con la crescita i valori di riferimento variano però in base al genere: gli adolescenti maschi hanno bisogno di 75 milligrammi di vitamina C al giorno, mentre le femmine 65. Questo fino ai 18 anni. Dopodiché gli uomini necessiteranno di 95 milligrammi al giorno, mentre le donne 75. Tuttavia queste ultime, chiaramente, dovranno tenere conto di valori differenti in caso di gravidanza o allattamento: in questo caso il fabbisogno giornaliero di vitamina C è rispettivamente di 85 e 120 milligrammi.

Ovviamente il fabbisogno varia anche in base allo stato di salute (tenendo presente che in ogni caso la dose non dovrebbe essere mai al di sotto dei 10 milligrammi - in modo da prevenire lo scorbuto - e mai al di sopra di 200).

Ma come accorgersi di esserne carenti? Fate attenzione se le vostre gengive sanguinano, se le ferite faticano a guarire, se le giunture dolgono, se i capillari sono fragili (e formano così ematomi o causano epistassi - molto frequente nei bambini), se i malanni leggeri di stagione compaiono spesso e spesso tardano a guarire. Anche la stanchezza è un campanello d’allarme, così come lo sono l’inappetenza e i dolori muscolari, una maggiore predisposizione alle infezioni, il respiro corto, i capelli fragili, la cattiva digestione, i problemi alla pelle e (in casi gravissimi) la perdita dei denti.

La carenza insorge nel momento in cui non si riesce a coprire il fabbisogno giornaliero della vitamina C. Oltre che l’alimentazione povera di frutta e verdura, a contribuire alla carenza ci sono svariati fattori, relativi soprattutto allo stile di vita: il fumo, i gas e l’inquinamento, i farmaci, lo stress, il freddo, gli squilibri di minerali come rame e ferro, ma anche certe terapie come la dialisi possono portare l’organismo a non avere abbastanza vitamina C.

Parlando dei metodi che permettono di reintegrare la vitamina C nella nostra dieta, se la credenza popolare dell’efficacia della vitamina C contro i malanni stagionali è assolutamente vera (come abbiamo accennato prima) non lo è l’altra convinzione popolare, e cioè che l’arancia sia l’alimento che ne contiene in maggiore concentrazione. 

Certo, gli agrumi contengono moltissima vitamina C (tra i 50 e i 60 milligrammi ogni 100 grammi), tuttavia ci sono numerosi alimenti che stanno più in alto nella classifica.

Al primo posto sta l’acerola, che sta diventando sempre più famosa. Si tratta un piccolo frutto alleato nella ricerca della vitamina C. La “ciliegia delle Barbados” si presenta al suo interno a spicchi e ha un sapore acidulo simile all’arancia. Tuttavia rispetto alle arance ha un contenuto di vitamina C dalle trenta alle cinquanta volte superiore! Parliamo di 1000-1500 milligrammi di vitamina ogni 100 grammi. Online si possono trovare marmellate, ma nelle gelaterie più cool ultimamente potete trovare anche il gelato al gusto acerola.

C’è poi il guave, un piccolo frutto esotico che si mangia in maniera simile a quella del frutto della passione, tagliandolo a metà e mangiandolo con il cucchiaino. Cento grammi contengono addirittura 230 milligrammi di vitamina C, rendendo questo frutto una miniera di salute. 

Lo stesso discorso vale per i kiwi, che forniscono 93 milligrammi di vitamina ogni 100 grammi; la papaya (che ne assicura 60 milligrammi); le arance (eccole qui, con 59 milligrammi!); le fragole (58 milligrammi); i limoni (53 milligrammi); e infine l’ananas (47.8 milligrammi).

A seguire, per integrare la vitamina C nella nostra dieta attraverso le verdure possiamo scegliere i peperoni: quelli gialli ne contengono circa 180 milligrammi, quelli verdi 130. Altre verdure che ne sono ricche sono il cavolo, il crescione e la senape, seguiti dai broccoli e dai cavolfiori.

Anche timo e prezzemolo ne sono ricchi, quindi è bene aggiungerli sempre nelle preparazioni quotidiane, anche se naturalmente le quantità non possono essere esorbitanti, dal momento che se ne consumano pochi grammi per pasto.

La cosa più importante da tenere presente quando si cerca di integrare la quantità di vitamina C, o comunque di aumentarla per il nostro benessere, è ricordarsi sempre di consumare questi alimenti freschi, senza cuocerli (o, al massimo, preparandoli al vapore o al microonde), che non siano stati conservati attraverso particolari tecniche (sott’olio, sott’aceto…) e che non siano stati esposti troppo ad aria e luce. Tutte queste condizioni inficiano infatti la qualità della vitamina C contenuta, essendo questo elemento delicato e labile.

Altro metodo d’integrazione della vitamina C è l’assunzione della Rosa Canina. Le bacche di rosa canina contengono infatti alte dosi di vitamina C, oltre ad avere un sacco di altre proprietà benefiche (come l’essere immunomodulante - e cioè in grado di equilibrare il sistema immunitario -, antinfiammatorie - e quindi utili in caso di allergie, riniti, raffreddori e influenze -, toniche e depurative - la rosa canina aiuta infatti ad eliminare le tossine senza affaticare i reni). Ma come per tutti gli altri alimenti queste dosi si mantengono solo nel caso del frutto fresco (in questo caso della bacca).

Ecco perché anche se la Rosa Canina la si trova spesso sottoforma di tisana o di tintura madre sarebbe sempre meglio assumerne il Gemmoterapico, e cioè l’estratto di gemme giovani e embrionali che ne mantiene intatte le caratteristiche, concentrandole. Altrimenti, in alternativa, scegliete l’estratto secco titolato e standardizzato che trovate (come le gemme) in erboristeria: il principio attivo all’interno è garantito dal processo di essiccazione a basse temperature, che non rovinano le proprietà della bacca.

Insomma, i metodi per soddisfare il fabbisogno giornaliero ed eccezionale della vitamina C sono molti, sono semplici ed efficaci (i cibi che la contengono sono buoni e di facile reperibilità), quindi prima di ricorrere agli integratori artificiali è sempre meglio provare a rimediare aumentando il proprio consumo di frutta e verdura fresche. I risultati sono spesso sorprendenti!

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

L’alfabeto tattile di Maria Montessori

Lunedì, 19 Settembre 2016 13:14

Quando un bambino inizia a manifestare interesse per la lettura è bene assecondare la sua curiosità. Proprio così: non è mai troppo presto per farlo, basta che sia davvero, davvero interessato e che non lo si forzi. Potrà capitare a tre anni, tre anni e mezzo, oppure a cinque: non preoccupatevi, prima o poi le lettere e i segni lo cattureranno, e sarà allora il momento giusto per iniziare. Ma come?

Uno dei metodi più longevi ed efficaci è certamente quello ideato da Maria Montessori con le sue lettere tattili, o smerigliate. Di cosa si tratta? Ve lo spieghiamo subito.

Eccovi spiegato l’alfabeto tattile di Maria Montessori: di cosa si tratta e come utilizzare le lettere smerigliate per imparare lettura e scrittura

Quando si parla di alfabeto tattile si intendono delle tavolette sulle quali sono impresse a rilievo le lettere dell’alfabeto, in corsivo o in maiuscolo. Il bambino, tenendo con la mano recessiva la tavoletta, seguirà con il dito della mano dominante il segno in rilievo, imparando di volta in volta la lettera associata a quel segno e prendendo contemporaneamente confidenza con il suo tratto, e quindi con la sua scrittura.

Prima di iniziare con le lettere tattili, comunque, è bene cominciare a spiegare ai bambini il suono di ognuna: per Maria Montessori era fondamentale che il bambino imparasse prima il suono rispetto al nome. Dopodiché si passa a queste tavolette.

 

(foto 1 http://lacasadiserendippo.altervista.org/tavolette-in-mdf-con-lalfabeto-tattile-in-corsivo-montessori/)

Importantissimo è poi iniziare dal corsivo, al contrario di quello che si penserebbe. Il motivo sta nel fatto che imparando a tracciare con le sue dita il corsivo il bambino comincia fin da subito a prendere confidenza con la scrittura, memorizzando con la mano la forma delle lettere toccate, e con la lettura, vedendo le lettere e memorizzandone il suono. In questo modo si bypassa il problema che si avrebbe partendo dal maiuscolo: il bambino, infatti, dovrebbe compiere poi un secondo passaggio imparando le curvature del corsivo.

Non solo: è ormai certezza il fatto che, una volta conosciute le lettere in corsivo, i bambini hanno meno difficoltà a riconoscere anche quelle in stampatello minuscolo (la grafia tipica dei libri dell’infanzia). E in questo modo si facilita il passaggio da una scrittura all’altra.

Una volta che abbiamo le nostre tavolette con l’alfabeto tattile (le si possono comprare oppure realizzare a casa, visti i costi elevati di tutti i materiali “montessoriani”: bastano tavolette in polistirolo o legno e lettere ritagliate in spugna!) possiamo quindi iniziare a lasciare che i bambini imparino scrittura e lettura.

(foto 2 http://un-conventionalmom.blogspot.it/2011/03/lettere-tattili.html)

Le dita dei bambini seguiranno quindi il tratto proprio come nella scrittura. Meglio usare due dita, l’indice e il medio, facendo una leggera pressione sulla lettera. E, ogni qualvolta si incontra una lettera formata da più segni, le dita si staccheranno per riappoggiarsi nuovamente quando ricomincia il tratto.alfabeto

Se volete, potete dare anche un piccolo aiuto in più: basterà segnare con delle piccole frecce le direzioni che le dita devono percorrere per completare al meglio la lettera. Proprio come se le scriveste.

(foto 3 http://www.lapappadolce.net/alfabeto-tattile-per-il-corsivo/)

E, una volta imparati suoni e scrittura, l’alfabeto tattile che avrete realizzato potrà diventare strumento utilissimo per iniziare con la composizione delle parole, affiancando le lettere a formare ciò che volete.

(foto 4 http://www.arty-mom.com/2012/12/lettere-montessori.html)

Sara

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Cecilia

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