Ocarina, il lettore musicale per i bambini

Lunedì, 02 Gennaio 2017 06:21

La musica fa parte di quella categoria di argomenti di cui, ok, i bambini potrebbero vivere senza, ma che secondo noi è indispensabile. E’ un’arte, e come tale non serve alla sopravvivenza, ma alla vita. I bambini ne hanno bisogno, classica o moderna che sia, e il bello è che esistono svariati modi per fargliela ascoltare in maniera adatta a loro.

Tra questi sta sicuramente Ocarina, un music player tutto italiano pensato per i più piccoli, per accompagnarli dalla nascita per tutta la crescita!

Ecco Ocarina, il lettore musicale per i bambini: il modo migliore per abituarli alle note musicali sin dai primi giorni

Di lettori musicali ed mp3 ce ne sono certamente a bizzeffe. Piccoli, grandi, potenti, più sobri… E per i bambini? C’è qualcuno che ne ha pensato uno apposta per loro? Effettivamente sì: ci ha pensato un padre fiorentino che vivendo l’infanzia con i suoi figli si è accorto dell’esigenza di portare con sé fiabe e musiche ovunque andassero, in mancanza di un device che fosse semplice e fruibile anche dai bambini.

E così è nato Ocarina, un lettore musicale mp3 semplice, molto intuitivo, con pochi tasti e dal design pulito: i bambini possono finalmente portarlo con sé e utilizzarlo - grazie agli altoparlanti incorporati - senza le cuffie (un’innovazione in un mondo fatto di persone che si isolano con i loro auricolari!), proprio come se fosse un vecchio mangiadischi dei lontani anni Ottanta.

Ovviamente Ocarina, essendo pensata per i bambini, è completamente atossica, prodotta in gomma alimentare antishock e praticamente indistruttibile (attenzione però a non bagnarla! E’ comunque una radio). Ecco perché è perfetta per essere utilizzata dai bambini sin dai primi mesi di vita (anche solo accostandogliela per fare ascoltare della buona musica!). 

Soprattutto, è facile facile da usare: grazie ai soli quattro grandi tasti di cui è dotata Ocarina, i bambini possono in maniera semplicissima attivare le funzioni principali, e cioè accensione e spegnimento, cambiamento della traccia, pausa, play, stop e volume. E persino registrare le voci, i suoni e le musiche accanto a loro, con la possibilità di riascoltarle quando vogliono.

Rossa, gialla, verde e blu, Ocarina piace un sacco ai bimbi, che ne amano il design giocoso e i disegni di Oca, la mascotte. E questo design, oltre che piacevole agi occhi, è pensato per la praticità: la forma include una grossa maniglia centrale che permette di portarlo ovunque con sé, senza paura di rompere il lettore, poiché il materiale (come dicevamo atossico) è davvero resistente agli urti (inevitabili quando a fruirne sono i bambini!).

Le canzoni possono essere caricate sul device come su ogni lettore mp3, e cioè tramite USB, e all’interno del programma possono essere divise in playlist, in modo da creare delle selezioni (che possono essere poi sfogliate semplicemente con l’uso dei tasti - guarda il tutorial qui sotto!).

Nel momento in cui comprate Ocarina, il lettore conterrà già 4 fiabe e 4 canzoni in italiano, originali e realizzate appositamente per Ocarina. Non mancheranno poi 3 tracce in francese e 4 fiabe in inglese, per bimbi poliglotti. E sul sito di Ocarina troverete una lista sempre aggiornata di canzoni e tracce da caricare sul device, per proporre ai bimbi idee sempre nuove!

Sara Polotti

I migliori braccialetti gps per i bambini

Domenica, 01 Gennaio 2017 07:33

La localizzazione GPS è ormai parte quotidiana della vita. Anzi, è imprescindibile. Provate a viaggiare solo con una cartina stradale, e ditemi se non vi perdereste! Siamo così abituati alle mappe online e alle indicazioni stradali della donnina nel nostro smartphone da non essere più in grado di ritrovare la strada di casa da soli.

Il localizzatole GPS, tuttavia, non è solo biasimabile. C’è anche un risvolto più che positivo, ed è la sicurezza, soprattutto quando si parla di bambini e di anziani. Alcuni diranno che è troppo, che così si estremizza l’essere premurosi. Ma se una mamma è troppo apprensiva, forse un braccialetto con localizzatore GPS per bambini è la soluzione alle sue paure. E non è meglio vivere senza paura?

I migliori braccialetti GPS per bambini: i tipi di braccialetti antismarrimento, dove comprarli e come usarli

In commercio ne esistono di tutti i tipi, e i più comuni li si trova sotto forma di braccialetto, orologio o portachiavi. Stiamo parlando dei localizzatori GPS per bambini, che altro non sono che piccoli device che permettono ai genitori di controllare sempre dove sono i loro pargoli.

Naturalmente, un eccesso di zelo e premura è pericoloso, si rischierebbe di non vivere più. L’utilità è però innegabile, innanzitutto, come dicevamo, se aiuta le mamme troppo ansiose a placare le loro paure, e soprattutto viene in soccorso in momenti di “pericolo”, come le spiagge, le piste da sci, i boschi o i luoghi troppo affollati.

Se quindi una volta l’unico modo per ritrovare il proprio bambino in mezzo al mercato era urlare il suo nome e sperare in qualcuno di buono che gli tenesse la mano finché non lo si ritrovava, ora la soluzione è a portata di mano. O meglio, di braccio.

I localizzatori GPS per bambini servono infatti a due scopi: per ritrovare qualcuno che si è perso o, preventivamente, per controllare che qualcuno non si allontani troppo. Nel primo caso, gli orologi o i braccialetti indossati dai bambini comunicano con uno smartphone o attraverso un’app che, aprendola, rintraccia la posizione, oppure tramite SMS (solitamente basta inviare un messaggio al numero del braccialetto per ricevere le coordinate). Nel secondo caso, invece, lo smatrphone dei genitori invia un messaggio “allarme” quando il bambino si allontana troppo rispetto a quanto stabilito (può essere da 2 metri a 200 metri o più).

Essendo per bambini, potete trovare in commercio localizzatori GPS carini e simpatici, colorati, in modo che il bimbo non si lamenti o si senta troppo controllato. Insomma, sembrano dei veri smartwatch, alcuni! E ci sono di varie fasce di prezzo.

 

Questo, ad esempio, costa circa 35 euro e lo trovate su Amazon. Compatibile con i dispositivi Android, permette di sapere in ogni momento la posizione precisa dei bambini, tramite un’App con mappa geografica. Ma è anche un telefono per le emergenze: il bimbo, infatti, potrà mandare un SOS in caso di emergenza, o chiamare uno dei due numeri di telefono preimpostati (che potranno a loro volta telefonare). E ha anche la funzione “recinto elettronico”, per avvisare se il bambino si sposta troppo o se il braccialetto gli viene tolto dal polso. 

A 70 euro c’è invece lo smartwatch per bambini di Misafes, le cui recensioni sono ottime. Funziona con qualsiasi smartphone (scaricando l’app lo si controlla e si impostano i numeri di telefono), e ha varie funzioni (oltre ad uno schermo touchscreen): permette di localizzare il bambino quando serve, si possono preimpostare 6 numeri di telefono che il bambino può chiamare, si può ascoltare l’audio intorno al bambino (per capire in che ambiente è), il bambino può mandare un sms di SOS con un tasto, e anche qui è possibile impostare l’”area recinto”. 

Weenect Kids costa invece 99 euro, ed è a forma di portachiavi (quindi un pochino più scomodo: è da appendere ogni volta alle asole o alla cintura). Sempre attraverso lo smartphone di mamma e papà è possibile ricevere in qualsiasi momento la posizione su una mappa (senza limiti di distanza), c’è l’area recinto che avvisa quando il bambino si allontana e funziona come un telefono in caso di SOS.

Economicissimo è infine FollowKids disponibile sul loro e-shop a 19 euro e 90 centesimi. Ha le solite funzioni base (allarme quando il bimbo si allontana e localizzazione GPS tramite un’APP), ed è così sottile che sicuramente al bambino non darà per niente fastidio!

La redazione

I ciondoli della pace per bambini

Venerdì, 30 Dicembre 2016 06:41

Manualità, significato, bellezza: c’è un progetto-lavoretto che appena abbiamo visto ci ha conquistato immediatamente. Non serve molto, si può fare in gruppo, è colorato e il risultato è bellissimo!

I ciondoli della pace per bambini: con tante perline e un po’ di manualità il lavoretto che si trasforma in decoro meraviglioso

Fare braccialetti non è un’attività “da femmine” o meramente estetica, finalizzata all’indossarli, quei braccialetti. Quei fili e quelle perline alla base del lavoro sono fondamentali per i bambini, che giocandoci hanno la possibilità di utilizzare la loro manualità più fine e di allenare in maniera precisa la coordinazione occhio-mano.

L’attività sarà quindi la stessa, ma invece di creare collane e braccialetti i bambini realizzeranno fili di perline che poi utilizzeranno per formare la decorazione per la classe. Il materiale? Perline, fili, campanellini e un bel ramo pulito.

Innanzitutto, fornite le “perline”: possono essere quelle di plastica adibite esattamente allo scopo, oppure, ancora meglio, potranno essere un’accozzaglia di materiali che si prestano alla realizzazione di ciondoli, come ad esempio bottoni, biglie bucate, palline di legno, pasta corta…

(foto 1 http://s96.photobucket.com/user/konien/media/Afrika_map_1_290.jpg.html)

Oppure, createle di carta: utilizzate quella spessa e zigrinata, tagliate dei triangoli, spennellate un lato di colla e arrotolateli attorno ad una matita. Il risultato saranno delle perline bucate dalla forma strana!

(foto 2 http://s96.photobucket.com/user/konien/media/Afrika_map_1_290.jpg.html)

Dopodiché tagliate dei fili belli lunghi (la lana è perfetta, soprattutto se spessa, perché resistente ma non rigida come lo spago), e dite ai bambini di creare le loro file di perline, infilandole nell’ordine che preferiscono.

Una volta terminata la striscia di perline, aiutate il bambino a fissare l’estremità superiore con un bel nodo (lasciando comunque qualche centimetro dall’alto: servirà per legare il filo al ramo) e a legare all’altro capo un campanellino. Chiedete poi a tutti di pensare a qualcosa di felice sulla classe, ad un buon proposito per mantenere la pace tra loro o a qualcosa di bello su ognuno dei compagni, e di trasmetterlo, magari anche con un bigliettino da attaccare, alla striscia che hanno creato.

Prendete quindi il ramo che avete selezionato tutti insieme in giardino e legate a distanze uguali tutte le file di ciondoli create dai bambini. Legate poi alle due estremità del ramo dello spago bello forte o del filo di nylon (di quello fatto apposta per appendere: deve essere sicuro!), e appendete così il ramo a due fisher a uncino sul soffitto: il risultato è una bellissima decorazione che ricorderà ai bambini il loro lavoro ma soprattutto i pensieri felici.

(foto 3 http://stylecarrot.com/wp-content/uploads/2011/06/peace-beads-stylecarrot-boston.jpg)

Ogni volta che sembrerà che il disordine, i litigi o il caos regnino in classe, potrete sempre con delicatezza sfiorare i ciondoli, che suoneranno soavemente grazie al campanellino, ricordando ai bambini ciò che avevano pensato sulla pace o ciò che si erano riproposti al momento della realizzazione.

Puoi scoprire altre forme di hanging art in questo articolo. 

Sara Polotti

La hanging art delle scuole di Reggio Emilia

Venerdì, 30 Dicembre 2016 05:45

Entrando in una Scuola di Reggio o in un istituto che segue Reggio Children non potrete fare a meno di notare questo bizzarro elemento: le cose appese al soffitto. Disegni, foglie, lavoretti, rami: di tutto di più. E non è uno sfizio delle maestre: dietro ci sta una ragione ben precisa, e ora ve la sveliamo.

La hanging art delle scuole di Reggio Emilia: la ragione per la quale nel Reggio Approach è previsto che i bambini appendano tutto al soffitto

Le ragioni essenzialmente sono due, e anche se sembrano semplici in realtà sono fondamentali per il Reggio Approach, e combinate portano a questa esplosione di lavoretti sui soffitti delle classi.

Innanzitutto, nel Reggio Approach, come nel metodo montessoriano, l’ambiente in cui i bambini imparano è al centro dell’attenzione. Deve essere bello, a misura di bambino, in tinte naturali, ed è pensato per favorire l’interazione, l’autonomia, la curiosità e la comunicazione. E, soprattutto, questo spazio scolastico prende forma e di modifica in base ai programmi educativi e a ciò che i bambini fanno durante l’anno. Sì, un po’ come in tutte le scuole (dove compaiono cartelloni durante l’anno), ma in maniera più concreta e meno “cartellonistica”.

In secondo luogo, per le Scuole di Reggio l’arte è fondamentale, così come tutti i linguaggi non verbali. Non solo nell’Atelier (il laboratorio creativo sempre presente), ma anche in classe la creatività è sperimentata costantemente, e le mani dei bambini sono sempre impegnate in questo senso.

Unendo queste due peculiarità, capirete che arte+ambiente porta alla necessità di spazi dedicati proprio a questa creatività da esporre. Ed ecco perché nelle classi gli angoli dedicati all’esposizione dell’arte e le opere d’arte e i lavoretti appesi (o al soffitto, o a rami, o ad alberi…) sono moltissimi.

Il bello è che puntando sempre ad una estetica pensata e studiata, questi angoli di arte appesa sono effettivamente meravigliosi, e si capisce come possano andare a favore dei bambini: gli studenti possono infatti avere sott’occhio tutti i giorni i loro lavori, le loro opere, che da singole vanno a formare con quelle dei compagni dei bellissimi complessi.

Così, i metodi per appendere l’arte sono davvero ingegnosi, e rendono le classi davvero piacevoli e vissute. Guardate ad esempio questi ambienti. Qui per appendere fotografie e ritratti dei bambini sono stati utilizzati gli appendiabiti salvaspazio dell’Ikea…

(foto 1 http://journeyintoearlychildhood.weebly.com/journey-blog/intentionally-designed-environments)

Qui invece una ruota di bicicletta con i suoi raggi si è trasformata in un appoggio alternativo…

(foto 2 http://fairydustteaching.com/2013/01/reggio-emilia-hanging-art/)

Qui, anche solo per rendere più piacevole e naturale l’ambiente, si è portato addirittura un ramo nella classe…

(foto 3 https://it.pinterest.com/pin/121175046197929084/)

Mentre qui il ramo è stato sfruttato fino in fondo, e quindi utilizzato per appendere le fotografie dei bambini.

(foto 4 http://fairydustteaching.com/2013/01/reggio-emilia-hanging-art/)

Sara Polotti

Il video è di circa un anno fa, ma le parole di questo artista americano sono così attuali e colpiscono così profondamente al cuore che è bene riascoltarle sempre. Ogni giorno. “I am not black, you are not white” è semplicissimo: con poche parole, lette da Prince EA e lette da una schiera di persone normali, è possibile smontare il razzismo, ma soprattutto le barriere create dalle etichette imposte dalla società.

“Io non sono nero, e tu non sei bianco”: il bellissimo video di Pince EA per combattere il razzismo parlando al cuore con semplici parole

Prince EA, al secolo Richard Williams, è un rapper americano, noto anche per le sue opere d’arte a parole e per i suoi video musicali. Viene da Saint Louis, in Missouri, una delle più multietniche città del mondo, e probabilmente ha provato sulla sua pelle il razzismo di certe ignoranti persone. 

Nel suo canale YouTube posta un sacco di video, un po’ musicali, un po’ personali, un po’ per fare ridere la gente, un po’ per mostrare la sua musica e un po’ per fare riflettere. Tra questi ultimi spicca “I am NOT black, you are NOT white”.

A narrare è la sua voce, ma a partecipare al video sono una miriade di persone: donne, uomini, bambini, asiatici, messicani, bianchi, neri, famiglie, single, coppie… Ma non è questo a distinguerli. Come vorrebbe EA, nessuna etichetta: sono semplicemente esseri umani che condividono la semplice e bellissima idea di EA: sono le etichette a creare i conflitti, e sono i conflitti a generare le guerre. Quindi gettiamole via, e cerchiamo di vedere l’altro per quello che davvero è, e cioè semplicemente se stesso.

Ecco le magnifiche parole del video. E voi, cosa vi sentite essere?

“Io non sono nero. Voglio dire. E’ così che mi chiama il mondo, ma non sono io. Non sono uscito dall’utero di mia madre dicendo: “Hey, gente, ciao! Io sono… nero!”. No. Mi hanno detto di essere nero, e a te hanno detto di chiamarmi così. Nonostante ciò che pensi di te stesso, questa è un’etichetta. Vedete, sin dalla nascita il mondo ci forza ad etichettare, e noi le accettiamo, queste etichette, le digeriamo, non ne dubitiamo mai. Ma c’è un problema. Le etichette non sono te, e non sono me. Le etichette sono solo etichette. Ciò che noi siamo non è la nostra pelle. Vedete, quando guido la mia macchina, nessuno confonderebbe la mia macchina con me. E quando guido il mio corpo, perché mi confondono con il mio corpo? E’ il “mio corpo”, non “me”. Chiariamoci. I nostri corpi sono come macchine che guidiamo per spostarci. E la concessionaria che chiamiamo società ha deciso di chiamare la mente “accessorio nero”. Oppure “accessorio irlandese”, o “accessorio bianco”. E senza nemmeno un test di guida siamo stati forzati a guidare queste macchine per il resto della nostra vita”. Scusate ma non vedo logica né orgoglio nel sentire me stesso o nel giudicare un’altra persona per la macchina che guida. Perché ciò che siamo davvero è in realtà dentro di noi. 

Non sto qui a dirvi come la scienza abbia dimostrato che siamo tutti un mix, che le razze o le specie umane non esistano, o che il concetto di razza fu inventato nel quindicesimo secolo per dividere le persone. No, non sto qui a farvi una lezione. Voglio farvi solo una domanda. Chi saresti se il mondo non ti avesse etichettato? Se non ti avessero dato una casella da barrare. Saresti bianco, nero, messicano, nativo americano, asiatico, orientale, indiano? No. Saremmo uno, saremmo insieme, e non vivremmo più nell’errore di chiamare gli esseri umani “persone nere” o “persone bianche”. 

Queste etichette accecheranno tutti dal vedere chi sono veramente le persone, guardandole invece attraverso la lente del pregiudizio e del filtro di chi pensiamo esse siano. E quando tu lasci che un’etichetta artificiale dica chi sei, allora amico hai scelto di minimizzare te stesso, di dividerti dagli altri. Ed è innegabile che questa visione generi conflitto, e che il conflitto generi guerre. Ogni guerra è nata in seguito ad etichette, in seguito ad un “noi contro loro”. Ma la risposta alla guerra, al classismo, al razzismo, e ad ogni altro -ismo è così semplice che nessun politico c’è mai arrivato. Sono le etichette. Dobbiamo strapparle. 

Non è buffo che nessun bambino nasca razzista? Tutti i bambini piangono quando ne sentono un altro piangere, indipendentemente dal sesso, dalla cultura o dal colore, e questo è una prova di come nel profondo noi siamo fatti per curarci dell’altro, per connetterci. E’ questa la nostra missione. Non è la mia opinione, è la verità. Per favore, ascoltatemi: le etichette distruggono la nostra visione, ed è per questo che la metà di chi guarderà questo video lo stopperà, o si sentirà in conflitto e proverà a resistere alle mie parole. Ma ricordate solo che è esattamente così che si sentiva il bruco prima di diventare una magnifica farfalla. Le etichette sono il nostro bozzolo, e dobbiamo romperle per ottenere le nostre ali. Gli esseri umani non sono stati fatti per essere classificati con etichette come al supermercato. Siamo fatti per essere liberi, e finché non rinunceremo a queste etichette e non smetteremo di vivremo in questa piccolezza, non lo saremo davvero, e non vedremo davvero chi siamo e chi sono gli altri realmente. Chi. Siamo. Davvero.”

Non è che è solo bello (con quel suo verde rallegra subito la giornata!). Il tè matcha è anche buono, sia a livello di gusto sia a livello di benessere, e berne una tazza appena svegli è una bomba di energia.

Ma cos’è il tè matcha? E’ una varietà di tè verde che prevede l’assunzione delle sue foglie intere polverizzate. Ricco di amminoacidi e antiossidante, contiene meno caffeina rispetto al tè o al caffè, ma soprattutto quest’ultima viene rilasciata più lentamente e per questo motivo vi assicura dalle 4 alle 6 ore di energia. Insomma, è più delicato e più efficace. Sceglietelo sempre biologico e il gioco è fatto.

Ecco allora : dall’abbinamento con la cannella a quello con lo zenzero, le tazze di tè matcha più gustose per iniziare bene la giornata

  • Per una bomba di gusto, la mattina è perfetto il tè matcha allo zenzero e limone. In una tazza di acqua bollente spremete mezzo limone e grattugiate un cucchiaino di zenzero fresco, quindi aggiungete due cucchiaini di olio di cocco, uno di tè matcha e mezzo di miele (se lo preferite più dolce). 

(foto 1 http://mylifecookbook.com/2015/03/04/lemongrass-ginger-coconut-matcha/)

  • Se siete più tradizionali, quello che fa per voi è il cappuccino matcha: fate scaldare 150 grammi di latte di soia, e nel frattempo mettete un cucchiaino di tè matcha in una tazza, versandoci sopra due cucchiai di acqua calda e mescolando bene. Una volta scaldato il latte, montatelo con una frusta elettrica o con il frustino fatto apposta per la schiuma, quindi versatelo sul tè matcha. Perfetto per sostituire il solito cappuccino di caffè, no?

(foto 2 https://justafiveoclocktea.com/2013/06/16/matcha-cappuccino/)

  • Saporito e speziato è il tè matcha burroso alla cannella. Utilizzate il burro vegetale e state tranquilli: è una colazione vegan-friendly. Scaldate una tazza di acqua, quindi mescolateci dentro mezzo cucchiaino di tè matcha, mezzo di cannella in polvere, due cucchiaini di burro vegetale e, opzionalmente in base alle preferenze, un cucchiaino di zucchero di canna integrale o (meglio ancora) di miele.

(foto 3 http://mylifecookbook.com/2015/03/09/hot-cinnamon-buttered-matcha/)

  • Buonissimo è l’abbinamento tè matcha-vaniglia, per un latte mattutino speciale: per prepararne una tazza basterà sfruttare il latte di mandorla vanigliato e una french-press, la caffettiera francese. Mettete mezzo cucchiaino di tè matcha, mezza tazza di acqua calda, mezza tazza di latte di mandorla alla vaniglia caldo e un cucchiaino di zucchero di canna integrale nella caffettiera e mescolate. Inserite la pressa e premete fino in fondo, quindi alzatela lentamente (per quindici secondi). Ora il vostro latte matcha alla vaniglia è pronto per essere versato!

(foto 4 http://www.fooduzzi.com/2016/03/vanilla-matcha-green-tea-latte/#_a5y_p=5158136)

  • E avete mai provato a bere un frullato di mattina? Preparatene uno completo con il tè matcha per energizzarvi e iniziare la giornata in salute. Basta frullare in un mixer mezza tazza di latte di mandorla con del cetriolo, un pezzetto di avocado, tre foglie di spinaci, un cucchiaino di tè matcha e un goccio di olio di cocco. Spolverate con qualche seme di chia.

(foto 5 http://www.tasteaholics.com/recipes/drinks/green-low-carb-breakfast-smoothie/)

  • Al posto del frullato c’è poi la smoothie bowl, alla cui base sta un frullato con tè matcha e sulla cui superficie potete sistemare la vostra frutta preferita, per una colazione super completa. In un mixer frullate mezza banana ghiacciata, 4 fragole ghiacciate, mezza tazza di yogurt greco, un cucchiaino di miele, una tazza di spinaci, un kiwi, un cucchiaio di burro di mandorle, uno di latte di mandorla e un cucchiaino di tè matcha. Versate in una ciotola e servite decorando con tutta la frutta che preferite.

(foto 6 http://cookinglsl.com/matcha-green-tea-smoothie-bowl/)

  • E infine una bella tazza di pudding al tè matcha: preparatelo la sera prima, e godetevelo al mattino. Prendete una manciata di semi di chia e mescolatela in una ciotola con mezza tazza di latte di soia. In un’altra ciotola mescolate due cucchiaini di tè matcha con un pochino di acqua calda, fino ad ottenere una crema omogenea. Aggiungete il tè matcha al latte e ai semi di chia, mettete in una tazza o in un barattolo e fate riposare tutta notte. Servite con una manciata di muesli e qualche frutto di bosco.

(foto 7 http://www.emilieeats.com/matcha-chia-pudding/?utm_campaign=coschedule&utm_source=pinterest&utm_medium=Emilie%20Hebert%20%7C%20Emilie%20Eats%20&utm_content=Matcha%20Chia%20Pudding

La scuola senza zaino esiste già, ed è un bel passo avanti. Immaginatevi quindi se a questa assenza di zaino si aggiungessero l’assenza di voti e quella di compiti. Un’utopia? Un sogno irrealizzabile? Una pazzia? Lo vedremo: perché a Torino sta nascendo La Scuola Possibile, e sarà una rivoluzione.

A Torino nasce la scuola innovativa senza voti né compiti: la rivoluzione scolastica parte da un’iniziativa privata, e si chiamerà “La Scuola Possibile”

L’idea è stata di Laura Milani, ceo e direttore dello Iaad, l’Istituto di arti applicate e design di Torino. Nella stessa città ha deciso di fondare La Scuola Possibile, un istituto elementare privato che ha suscitato l’interesse di varie aziende, che stanno sostenendo l’idea: Lavazza, Fondazione Pistoletto, Robe di Kappa, Aurora… E così, Laura Milani, il suo ex professore di matematica Mauro Gianesini e tutte queste realtà a settembre apriranno i battenti della nuova scuola.

La sede si troverà all’interno del Basic Village in via Foggia, e i bambini spenderanno al suo interno 9 ore, dalle 8 alle 17. Tempi lunghi, certo, ma l’innovazione sta in altro. Innanzitutto nelle ore di lezione, che saranno divise in tre moduli da 80 minuti, e poi nelle lezioni stesse, che saranno suddivise tra cinque aree: alfabetizzazione, immagine, scienza, suono e movimento (il tutto condito dall’inglese: varie attività saranno infatti svolte nella seconda lingua, le cui ore aumenteranno di anno in anno). Tra le ore di lezione, molto tempo per giocare e per mangiare.

Come le Scuole senza Zaino, anche La Scuola Possibile adotterà poi la filosofia del non portare la cartella a scuola. I materiali didattici saranno infatti tutti a disposizione negli spazi della scuola. Non solo: nella Scuola Possibile non ci sono compiti (esatto, avete sentito bene), e di conseguenza i bimbi non avranno bisogno di portare libri e quaderni a casa per completare gli esercizi!

Il perché della scelta? Laura Milani l’ha spiegato a Repubblica: “Oggi i compiti non sono per i bambini, sono per le famiglie che devono assistere i propri figli nello svolgimento di lavori su cui i piccoli non possono essere autonomi. Una scuola come la nostra sceglie di responsabilizzare i bambini e renderli indipendenti, credendo nella loro intelligenza e nei loro talenti. Il tempo libero, i weekend e le vacanze sono da rispettare e impiegare in altre attività che fanno parte della scuola della vita”.

Lo stesso sentimento di rivoluzione lo si sente quando parliamo dei voti: alla Scuola Possibile, infatti, non ci sarà più la classica valutazione. Piuttosto, per gli insegnanti “gli esami si trasformeranno in progetti”, progetti volti a misurare il grado di comprensione attiva che coinvolgono tanto i bambini quanto gli insegnanti.

Ma, alla fine, questa scuola così innovativa sarà per tutti? O meglio: chi se la potrà permettere? In effetti i costi sono abbastanza alti, se si pensa che all’anno di media si spenderanno tra i 7 e gli 8 mila euro. Tuttavia dall’istituto rassicurano: ci saranno anche borse di studio.

E, sperando che l’idea sia buona e che il progetto funzioni, i fondatori hanno già puntato gli occhi a tra qualche anno, quando, oltre alla scuola elementare, potranno finalmente creare anche una scuola media fondata sugli stessi principi.

La redazione

Se pensavate di averle viste tutte riguardo al mondo delle mamme, una nuova fotografia-documento è arrivata per confermare quante le mamme siano forti, multitasking e uniche: quella di Kate Neal che, durante il suo travaglio, sorridente nutre il suo bimbo più grande. Direttamente da suo seno!

La mamma che allatta durante il travaglio è la nostra nuova super eroina: quando una fotografia conferma la forza delle mamme

Premessa: non è che dopo questo articolo vogliamo che sollevate la spesa da sole con i gemelli in braccio, che portate, sempre in braccio, il vostro pargolo di sei anni per due chilometri o che allattate il vostro terzo bimbo mentre date uno sguardo ai compiti di vostra figlia e al contempo rammendate le maglie della squadra di calcio del secondogenito. C’è un limite a tutto, no?

Semplicemente nel vedere questa (bellissima) fotografia il cuore ci si è aperto. Un po’ per la commozione che inevitabilmente provocano quei due sorrisi dei genitori, un po’ per il rispetto che ci è venuto spontaneo sentire nei confronti di questa super mamma, Kate Neal.

Kate Neal è mamma di due bambine (da poco!) e nella vita è fotografa (potete vedere i suoi lavori sul suo sito internet, http://katenealphoto.com). Sa quindi quanto sia importante lo scatto giusto, il servizio delicato, e ha chiesto a Maegan Dougherty, un’altra fotografa, di seguire il suo secondo travaglio e la nascita della sua seconda figlia documentando tutto attraverso i suoi scatti.

Qualche giorno fa, quindi, Maeghan ha postato su Instagram questi scatti, un po’ di fotogrammi durante il servizio. Sono meravigliosi. Con delicatezza Maegan ha seguito dolcemente il dolore fisico, l’attesa e la gioia dei (già e futuri) genitori, della sorellina e dei famigliari in attesa, cogliendo ogni momento fino a quello della nascita e della prima poppata.

Ma prima di questa poppata, la prima della secondogenita, Maegan ne ha postata un’altra: quella della sorellina maggiore, Rowan, che, arrivata in ospedale per dare un saluto alla mamma, ha deciso fosse il momento giusto per poppare, trovando in quel gesto un po’ di normalità e intimità in mezzo al caos e al disorientamento dell’ospedale.

(foto 1 https://www.instagram.com/maegandougherty/)

“Adoro questo momento. La sorella maggiore era così contenta di vedere la mamma e di venire allattata. Dopodiché le contrazioni si sono intensificate e allungate”, ha scritto Maegan, spiegando il momento e rivelando così che Kate ha allattato volentieri, ma forse solo perché fino a quel momento le contrazioni non erano ancora insopportabili. Wonder Woman, ma non disumana, quindi!

Dando un’occhiata al suo profilo (https://www.instagram.com/maegandougherty/) è bellissimo vedere tutta la sequenza: l’arrivo in ospedale, la sorellina che fa compagnia (poppando!), qualche sorriso, e poi, naturalmente, il dolore, seguito dall’immensa gioia della nascita della seconda figlia, Sloane, ancora tutta sporca di placenta eppure già meravigliosa, e poi il lavaggio e le coccole con i parenti.

E anche le sue parole hanno rivelato la dolcezza di tutto il momento: Maegan è stata infatti intervistata dall’Huffington Post (http://www.huffingtonpost.com/entry/the-amazing-moment-this-mom-breastfed-her-eldestduring-labor_us_58530167e4b0b3ddfd8bc871), al quale ha rivelato che non si aspettava tanta (positiva) attenzione per questo scatto, e ha raccontato quanto fosse naturale l’allattamento. Kate e la sua bimba sono state abbracciate per circa un quarto d’ora, si sono coccolate, dopodiché la bimba è andata via. Il tutto grazie al fatto che, anche se non ha voluto l’epidurale, Kate non era ancora in travaglio profondo.

Anche Kate Neal ha parlato con la giornalista dell’Huffington Post, e ha risposto ad una domanda curiosa che forse è saltata in mente a tutti: com’è stato, insomma, allattare una neonata pochissimo tempo dopo una bimba già grande? “In realtà molto simile!”, ha detto sorpresa.

Alla fine, siamo certe, lo scatto rimarrà nei nostri cuori, quella poppata rubata, intima e piacevolmente strana. Perché? Per ciò che emerge, e cioè l’amore; ma soprattutto il fatto che nel momento in cui diventi mamma tutto il resto passa in secondo piano, e i bisogni dei tuoi bambini diventano primari, unici e non valicabili.

I cinque sensi sono alla base delle più innovative e valide scuole didattiche, dalla Montessori alla Waldorf sino a Reggio Children: stimolare i cinque sensi nei bambini non significa infatti solo renderli più attenti a ciò che sta loro attorno, ma aiutarli nella scoperta del mondo e nell’apprendimento di moltissime materie, poiché le competenze che acquisiscono attraverso vista, udito, tatto, gusto e olfatto tornano loro utili durante tutta la vita.

Nelle Scuole di Reggio sono quindi fondamentali gli spazi dedicati all’apprendimento attraverso i cinque sensi: guardate che belli questi luoghi sensoriali, e prendetene spunto per ricreare un angolino in casa vostra!

Ecco 10 spazi sensoriali in stile Reggio Children da cui prendere ispirazione: i luoghi per imparare attraverso i cinque sensi possono essere replicati anche a casa

  • Il primo che vi proponiamo stimola moltissimo il tatto, poiché prevede diversi materiali: innanzitutto la sabbia, ma anche i leggenti e gli animali di plastica. Fornite tutto ai bambini e lasciateli giocare e sistemare i materiali come meglio credono, favorendo sempre il gioco libero.

(foto 1 http://miradasypolaroids.blogspot.it/2014/05/ambientes-escola-congres-indians.html?m=1&cuid=f72db26904fcff4110d950bc2687758c)

  • Di nuovo sabbia, ma stavolta di trama più grossa: riempite un bel contenitore con della ghiaia e poi appoggiateci sopra dei tronchi levigati (attenzione alle schegge: fatelo fare ad un falegname!). Di nuovo, i bambini potranno utilizzare lo spazio come luogo per giocare liberamente e creare le loro ambientazioni.

(foto 2 http://veurepensarisentir.blogspot.it/2012/01/leducacio-reggio-emilia.html)

  • L’erba sotto le dita è una sensazione bellissima, no? Utilizzatela come base su un tavolino baso su cui poi appoggerete materiali naturali trovati nei vostri viaggi o nelle vostre scampagnate, come conchiglie, rametti o fiori.

(foto 3 https://it.pinterest.com/pin/223913412697046462/)

  • Con dei vecchi copertoni potrete realizzare dei piccoli tavolini per attività varie. Puliteli bene, poi copriteli con della iuta e al centro mettete dei contenitori nei quali disporrete tutti i materiali naturali (e non) che i bambini potranno utilizzare per giocare: pigne, rami, fagioli…

(foto 4 http://www.letthechildrenplay.net/2014/07/these-are-few-of-my-favourite-found.html)

  • Questo spazio è bellissimo perché si trova all’aperto: cosa c’è infatti di più stimolante per i cinque sensi del giocare e disegnare immersi nell’aria aperta e nella natura? Se disponete di un bel patio non potete farne a meno: basterà adibire un tavolino con tutto ciò che potrebbe rivelarsi utile per il gioco e le attività, avendo cura di fornire sempre materiali super differenti tra loro per stimolare, appunto, tutti i sensi (soprattutto il tatto).

(foto 5 http://www.letthechildrenplay.net/2010/06/more-beautiful-images-from-reggio.html)

  • Per grandi spazi, grandi idee, come quest’albero portato in casa per avere sempre la sensazione di essere immersi nella natura: il tatto è stimolato dalla corteccia, l’olfatto dall’odore di resina che gli alberi portano con sé, la vista dalla bellezza di un così bell’elemento.

(foto 6 https://it.pinterest.com/pin/429671620673910708/)

  • Se avete raccolto un po’ di pigne, utilizzatele appese sopra allo spazio di gioco come uno stimolo ulteriore. I bimbi, anche quelli più piccoli, si divertiranno a toccarle, a muoverle, e diventeranno parte delle loro attività.

(foto 7 https://it.pinterest.com/pin/76701999882521735/)

  • Se all’esterno avete un bel giardino, bellissimo da fare costruire ai papà è il percorso per piedini nudi: sassi, ciottoli, piantine morbide, legni… Camminando si sentiranno tutte le forme e le consistenze, e si allenerà anche l’equilibrio.

(foto 8 https://playathometeacher.com/2016/06/25/diy-sensory-path/)

  • Sempre fuori, un gioco assolutamente stimolante è la tenda di nastri, nella quale i bimbi possono nascondersi, giocare, estraniarsi per un attimo. Colori, consistenze e profumi della natura fanno da cornice a questa semplicissima attività.

(foto 9 https://s-media-cache-ak0.pinimg.com/originals/92/1b/12/921b1203b53bb8d91bb747b138d70bc1.jpg)

  • E infine un altro angolino in casa, semplice ed efficace, oltre che bellissimo. Per stimolare ogni giorno i cinque sensi basterà lasciare a disposizione dei bambini, in maniera ordinata, delle belle ceste piene di materiali differenti, recuperati o raccolti. Magari per voi non hanno senso, ma per un bambino che sta scoprendo la vita sono il mondo.

(foto 10 https://it.pinterest.com/pin/437130707560487851/)

Sara Polotti

Un dolce perfetto non solo come idea regalo per il Natale, ma anche perfetto per finire una cena con gusto e grande piacere. 

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Sara

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Cecilia

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