La guida alle varietà di tè verde

Mercoledì, 11 Gennaio 2017 10:24

I tè non sono tutti uguali: earl grey, nero, verde… E anche il tè verde non è tutto uguale! Ne esistono diverse varietà, e anche se tutte crescono in Giappone (è il tè più consumato, e quotidianamente ogni giapponese ne beve moltissimo!) si differenziano l’una dall’altra per metodo di coltura, tempi di raccolto e processi di maturazione.

Vi presentiamo quindi le varietà di questo particolare tè ricchissimo di antiossidanti e quindi alleato perfetto per la nostra salute. Bevetene due tazze al giorno (oppure integratelo in ricette insolite): e il vostro organismo vi saprà ringraziare!

Ecco la guida alle varietà di tè verde: dal matcha al sencha, dal tencha all’hojicha, le differenze tra le specie di tè verde giapponese, l’infuso alleato della salute

Partiamo con la varietà più diffusa, e quindi quella più bevuta al mondo. Si tratta del tè Sencha, dal gusto armonioso e dolce, le cui foglie secche sono verdi luminose e in forma di ago. Viene coltivato al sole secondo un metodo abbastanza standard, e le foglie una volta colte vengono cotte al vapore e poi rollate e pressate fino ad acquisire la classica forma ad ago.

Passato al vapore per il doppio del tempo rispetto al Sencha (che ha bisogno di circa un minuto) è il Fukamushi Sencha, che è coltivato proprio come il Sencha ma che si differenzia appunto per il fatto di essere stato “cotto al vapore per molto tempo”, come dice il nome. Grazie a questo passaggio le sue foglie divengono più polverose e il tè acquisisce un sapore più forte e un colore più scuro. Non solo: il vapore assottiglia molto le foglie, che mantengono però moltissime proprietà, proprietà che, anche se le foglie non si dissolvono in acqua, vengono assimilate più facilmente dall’organismo.

Il tè verde Kabusecha si caratterizza per la particolare coltivazione, che non avviene completamente al sole: una settimana prima del raccolto, infatti, la pianta viene coperta proprio per non fare passare i raggi solari. In questo modo, i nuovi germogli crescono al buio, dando al tè un colore più scuro e un sapore più intenso e corposo

Lo stesso procedimento lo subisce il tè Gyokuro, che tuttavia resta coperto per più tempo prima del raccolto, e cioè circa venti giorni. Questa mancanza di luce fa sì che i tannini dei nuovi germogli non si sviluppino; il gusto è più ricco, quindi, ma è meno astringente. Somiglia un po’, come sapore, all’alga nori.

Tra poco arriveremo al té Matcha, molto in voga in questo periodo. Prima, però, parliamo del suo ingrediente principale, e cioè il tè Tencha. Questo tè cresce quasi completamente coperto dalla luce del sole, e una volta cotto al vapore le sue foglie non vengono nemmeno rollate. Il tè Tencha è ciò che rimane dopo aver tolto i gambi e le nervature delle foglie, e una volta macinato a pietra diventa tè Matcha.

Il tè Matcha, quindi, è semplicemente il tè Tencha macinato a pietra. E’ utilizzato per le antiche cerimonie del tè giapponesi, e a differenza degli altri tè il bello è che ne viene consumata la foglia intera, essendo macinata e mescolata nell’acqua (e non filtrata).

Dal sapore particolarissimo è il tè Hojicha o kuchika, il cui gusto riconoscibile è dato dal fatto che è semplicemente tè Sencha (o un altro tipo di tè verde) tostato a 200 gradi e subito filtrato (e anche il colore, quindi, è più scuro, tendente al terroso). La tostatura permette di diminuirne la caffeina (dato che la molecola, con il caldo, passa da solida a gassosa) e in questo modo il tè Hojicha è leggermente meno amaro degli altri (e il suo sapore ricorda un pochino la frutta secca). Ecco perché piace spesso anche ai bambini e agli anziani.

Particolarissimo è il tè Genmaicha, il cui nome deriva da “riso integrale”, proprio perché le foglie, una volta cotte al vapore e rollate, sono arricchite dall’aggiunta dei chicchi di riso integrale tostato (in misura 50 e 50). Ecco perché ha meno caffeina (la quantità di tè è la metà del normale), ed ecco perché ha un gusto tutto particolare, delicato e noccioloso, che piace anche ai più piccoli.

Detto anche il “tè nuovo” è il tè Shincha (detto anche Ichibancha a seconda della ragione del raccolto), e cioè il tè derivato dalle prime foglie della stagione (successivamente, il tè si chiamerà Nibancha o Sanbancha, a seconda dell’ordine di raccolta delle foglie durante l’anno). Il fatto di essere raccolte per prime conferisce a queste foglie moltissimi benefici, poiché contengono tutti i nutrienti che la pianta ha accumulato durante l’inverno per far crescere i germogli e le foglie. Non solo: di nuovo, derivando dalle prime foglie colte, il tè Shincha ha un gusto tutto suo, che sa molto di foglie giovani ed è meno amaro del solito (contiene meno caffeina ed è ricco di tannini, che oltre ad essere antiossidanti lo rendono un pochino più dolce).

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale. 

Ve ne avevamo già parlato: i pericoli della troppa tecnologia sono davvero reali e i bambini che ne fanno largo utilizzo rischiano davvero dei danni emozionali e intellettivi non indifferenti. Ma non è pericoloso solo l’utilizzo (come dicevamo, meglio uno strumento musicale!): gli smartphone, che sono ormai parte integrante della nostra quotidianità, hanno effetti anche passivi devastanti per i nostri bimbi, soprattutto nei primi mesi di vita. Perché? Ve lo spieghiamo subito.

Mettete giù lo smartphone e l’autostima dei bambini ne guadagnerà: i pericoli dell’utilizzo passivo della tecnologia per i nostri bambini

Controlliamo le mail, scriviamo nel gruppo di famiglia, in quello delle mamme dell’asilo, in quello degli amici. E poi diamo uno sguardo alle notizie, sbirciamo i nostri social, postiamo quella bellissima foto dei piedini del nostro bebè. Pensateci: anche se non sembra (ormai è un’abitudine e non ce ne accorgiamo nemmeno), il tempo che passiamo davanti al piccolissimo schermo del nostro smartphone è davvero moltissimo durante la giornata

Anche se non sembra, è una vera e propria dipendenza (che ha un nome: nomofobia), che colpisce moltissimi giovani, ma che riguarda davvero un po' tutti, senza esclusione di colpi. Come spiegano anche da Ansa, "secondo l'ente di ricerca britannico Yougov, più di 6 ragazzi su 10 tra i 18 e i 29 anni vanno a letto in compagnia dello smartphone, e oltre la metà degli utenti di telefonia mobile (53%) tendono a manifestare stati d'ansia quando rimangono a corto di batteria, di credito o senza copertura di rete".

Questa dipendenza - così come l'uso quotidiano "normale" che ormai facciamo del cellulare - è pericolosa per i nostri bambini. Perché?

Semplicemente, provate a dare un’occhiata ad una persona che sta controllando il suo cellulare. Non è completamente inghiottita da esso? Non ha tutta l’attenzione lì? Eh certo. E’ così. E anche se noi mamme ci vantiamo di essere multitasking (sì, è vero, lo siamo!) quando focalizziamo l’attenzione sui device tecnologici questa viene risucchiata completamente da essi. 

Bene. Se anche voi vi accorgete dell’impressione che fa una persona davanti al suo smartphone, sappiate che anche i bambini se ne accorgono. Vi vedono intenti al cellulare, e in poco capiscono che in quel momento non ce n’è per nessuno, nonostante la buona volontà.

Il fatto che se ne accorgano, tuttavia, non è fine a se stesso. Purtroppo le conseguenze sono importanti, poiché, in maniera conscia o meno conscia, i bambini si sentono lasciati da parte, recepiscono il messaggio che “non sono abbastanza importanti” e la loro autostima ne risente negativamente. E, a lungo andare, la bassa autostima può trasformarsi drasticamente in ansia e depressione.

Tutto questo è sintomo dei nostri tempi, poiché volenti o nolenti se prima i bambini erano abituati ad avere stimoli da parte nostra e da parte del mondo esterno ora le relazioni, il lavoro e mille altre cose passano attraverso la rete. Solo che nei primi tre anni di vita questi stimoli dovrebbero essere davvero moltissimi, ed è per questo che sarebbe meglio ridurre in maniera netta i momenti passati davanti allo smartphone, dedicandoci invece ai nostri bambini! Come? Abbiamo per voi qualche consiglio per far sì che i nostri bambini non risentano della tecnologia che ormai ci ha invaso.

Innanzitutto, decidete certe zone in casa nelle quali smartphone e tablet saranno banditi: le camere, ad esempio, ma soprattutto la tavola e la zona giochi dei bambini. 

In secondo luogo, fissate alcuni momenti della giornata nei quali controllare mail, social media e messaggini (quelli non necessari; quelli importanti arriveranno come sempre sul telefono, e chi vi deve trovare vi trova anche con una telefonata, state tranquilli). Questi momenti saranno gli unici adibiti al controllo, e in questo modo imparerete a fare a meno dello smartphone durante la giornata.

In questo modo, i bambini vedranno che non è indispensabile tutto quel tempo passato con gli occhi incollati al telefono, e oltre alla loro autostima ne risentirà positivamente anche il rapporto che in futuro avranno loro stessi con la tecnologia (il buon esempio è sempre la migliore educazione).

Terza regola, infine, riguarda direttamente i bambini. Sappiamo che spesso è comodo piazzarli davanti ad un video sul tablet o ad un gioco educativo sullo smartphone (ce ne sono di bellissimi, è vero), ma evitate di farlo prima dei tre anni. Ok, saranno anche attività educative, ma lo stimolo diretto, umano e concreto è sempre il migliore strumento che potete mettere loro in mano!

Sara Polotti

Magari noi non ci facciamo caso. L’aria sia secca o umida, apparentemente, non cambia nulla. Ma non è così, proprio no. Soprattutto per i bimbi e per gli anziani, che risentono moltissimo del livello di umidità nell’aria, quando questo è troppo basso.

Ecco perché avere un umidificatore in casa è priorità per i genitori, quando si vuole assicurare ai propri bimbi un ambiente perfettamente pensato per la loro salute!

Vi indichiamo quindi una guida ai benefici degli umidificatori, e le nostre scelte quando si tratta di acquistare i migliori sul mercato. Noi ci affidiamo alla qualità e alla sicurezza di Miniland, e in questo caso la loro gamma di umidificatori è davvero fornitissima!.

L’umidificatore, imprescindibile strumento per le neomamme: i benefici di questo dispositivo per mantenere il giusto grado di umidità nell’aria di casa

La necessità dell’umidificatore è dovuta al fatto che inevitabilmente in inverno (almeno nei paesi temperati e freddi) si accende in casa il riscaldamento: per evitare di ammalarsi per le basse temperature, si alzano i gradi in casa, ma questo ha un risvolto negativo, e cioè l’aumento della secchezza dell’aria. L’aria calda, insomma, asciuga l’umidità nell’aria, causando secchezza.

La secchezza dell’aria non è un problema da prendere sottogamba: è proprio essa, infatti, una delle cause di difficoltà a respirare. Soprattutto i bambini e gli anziani, i cui organi sono in fase di sviluppo (oppure sono più fragili rispetto a quelli di un adulto sano, nel caso della terza età), risentono quindi di questa mancanza di umidità. In un ambiente umido si respira meglio, vengono fluidificate le secrezioni, e quando questo non avviene compaiono i problemi (dall’irritazione delle vie respiratorie fino a tosse e raffreddore, asma e allergie).

Gli umidificatori servono quindi esattamente a ovviare a questo problema, aumentando il grado di umidità degli ambienti, disperdendo nell’aria circostante del vapore acqueo che ristabilisce l’equilibrio.

Prima di tutto quindi, cercate di non eccedere con la temperatura della vostra abitazione: nelle camere basta assestarsi tra i 15 e i 18 gradi centigradi, mentre in cucina e soggiorno sono perfette le temperature tra i 18 e i 20 gradi. In bagno, invece, sarebbe opportuno raggiungere i 21.

Detto questo, un umidificatore è essenziale anche quando la temperatura è perfetta, poiché l’aria tende comunque a seccarsi! 

In commercio esistono svariate tipologie di umidificatori, e possiamo elencare principalmente due caratteristiche che li distinguono: il vapore a freddo o quello a caldo. Il primo lavora tramite gli ultrasuoni, che producono vapore nebulizzando l’aria in particelle fini, ed è migliore dal punto di vista economico (sfrutta meno energia), del suono e del tempo di riscaldamento. Quello a caldo, invece, lavora portando l’acqua ad ebollizione tramite riscaldamento (solitamente grazie ad una resistenza elettrica), emettendo così il vapore acqueo generato, e ha il vantaggio di sterilizzare l’acqua mentre la scalda.

In quasi tutti gli umidificatori, poi, è possibile utilizzare essenze (come gli oli essenziali, da utilizzare in gocce, o i preparati al profumo di eucalipto e pino), in modo da sfruttare anche le proprietà curative e preventive dell’aromaterapia.

Di Miniland ci piace moltissimo Humiplus Advanced, il loro umidificatore di punta: la sua comodità sta nel fatto che si può scegliere tra vapore caldo o freddo, nella purificazione automatica degli ambienti attraverso l’emissione di ioni negativi e nell’autonomia. Il suo serbatoio, infatti, contiene addirittura sette litri di acqua, e in questo modo per 18 ore può funzionare da solo, senza rabbocchi (e umidifica fino a 45 metri quadri di abitazione, regolando da solo il livello ottimale di umidità!).

Dall’altro lato però sta il comodo e piccolo Minidrop, che si appoggia davvero dappertutto e che con il suo vapore a freddo è ottimo per le piccole stanze (fino a 15 metri quadri).

Nel mezzo stanno l’altro umidificatore compatto, Humiessence, con l’apposito scomparto per essenze, e l’ozonizzatore che oltre a umidificare purifica l’aria mediante la produzione di ozono, Ozonball, che arriva addirittura a 30 ore di autonomia.

Insomma, c’è l’imbarazzo della scelta, e ogni famiglia saprà scegliere quello che più fa al caso suo, con sempre in mente i benefici importantissimi che un gesto semplice come l’umidificazione dell’aria porta a tutti i componenti, in particolare ai bimbi.

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

Per un delizioso gelato alla banana non serve il latte: lo sapevate, no? A noi piace sempre prepararlo quando abbiamo in dispensa o in frigorifero delle banane mature, poiché il procedimento è basilare, semplicissimo, e il risultato pazzesco!

Ricordate solo di tagliare a rondelle le vostre banane e di tenerle in freezer per almeno ventiquattro ore, e il gioco è fatto! Già. Perché poi basterà frullare quelle stesse banane per circa tre minuti e i gelato sarà già pronto!

Tuttavia mangiare sempre il gelato alla banana può stufare. Ecco allora alcune ricette per variarlo e per proporre in tavola deliziosi dessert e merende sempre diversi!

Ecco i nostri 7 modi per gustare la banana gelato (in maniera veg!): a partire dal banana-ice cream le 7 varianti per merende e dessert da leccarsi i baffi

  • Partiamo dalla ricetta base, e cioè quella con un solo ingrediente. Esatto! UN SOLO INGREDIENTE! Congelate le vostre banane in freezer per ventiquattro ore e, dopo averle tirate fuori e lasciate riposare per una decina di minuti scarsi, frullatele in un mixer per qualche minuto, fino a raggiungere la consistenza cremosa del gelato. Ogni tanto aprite il coperchio e togliete dalle pareti e dalle lame le banane rimescolandole con una spatola di gomma. In questo modo il tutto sarà omogeneo e si frullerà meglio.

(foto 1 http://wholefully.com/2016/06/30/8-vegan-banana-soft-serve-recipes-to-keep-you-cool/)

  • Il gelato con la frutta ghiacciata potrebbe essere realizzato praticamente con tutti i frutti. Tuttavia la banana è l’unico frutto a dare la consistenza cremosa perfetta! Ecco perché noi lo utilizziamo sempre come base, e per il gelato alla fragola basterà aggiungere alle banane congelate delle fragole a pezzi precedentemente ghiacciate. Il procedimento? Lo stesso!

(foto 2 http://www.twopeasandtheirpod.com/2-ingredient-strawberry-banana-ice-cream/)

  • Per gli amanti del cioccolato, ecco il gelato banana e gocce di cioccolato, che ricorda un po’ la stracciatella e un po’ la banana split. Frullate le vostre banane, e aggiungete solo alla fine, mescolando con una spatola, le vostre gocce di cioccolato fondente. Oppure, in alternativa, prendete una tavoletta di cioccolato fondente, spezzettatela e mettetela nel mixer insieme alle banane.

(foto 3 http://thebakermama.com/recipes/two-ingredient-banana-chocolate-chip-ice-cream-bites/)

  • Ottimo ed energico è anche il gelato banana, cacao e burro di arachidi. Mettete tutto nel mixer (le banane, due cucchiai di cacao amaro in polvere e un cucchiaio di burro di arachidi) e frullate. Gnam!

(foto 4 http://www.thehealthymaven.com/2015/06/peanut-butter-chocolate-banana-soft-serve.html)

  • Amate il caffè? Bene, preparate una moda e tenete da parte il vostro caffè. Una volta raffreddato, prendete le banane dal freezer e frullatele con il caffè. Già fatto! E per un gelato al caffè ancora più gelatoso, rimettete in una teglia il composto, fate riposare nel congelatore per un’altra ora e servite dopo cena.

(foto 5 http://mycrazygoodlife.com/dairy-free-coffee-ice-cream-recipe/?m)

  • Che l’avocado sia un frutto benefico è risaputo. Ed è anche cremoso, quindi insieme alla banana otterrete un gelato banana e avocado davvero delizioso e dalla consistenza perfetta. Non serve congelarlo: aggiungetene uno, spezzettato, nel mixer insieme alla banana et voilà!

(foto 6 http://www.thenourishedseedling.com/single-post/2015/06/02/Banana-and-Avocado-Ice-Cream-1)

  • Di nuovo verde, ma stavolta con il buono ed energetico tè matcha: prendetene due cucchiaini e aggiungeteli nel mixer dopo aver frullato per un paio di minuti la banana. Sarà una bomba di salute e di energia!

(foto 7 http://www.ohhowcivilized.com/matcha-green-tea-banana-ice-cream/)

Sara Polotti 

Le iniziative a favore dell’allattamento e della maternità ci piacciono sempre. Pochi giorni fa era stata la volta dell’angelo di Victoria’s Secret e della sua riflessione sull’allattare in pubblico; qualche tempo prima, l’artista newyorkese Hein Koh aveva parlato della sua scelta di essere mamma, che non va affatto contro la carriera; e l’anno scorso, invece, c’era stata la moda (bellissima!) dei #brelfie.

Ora è Natalia Vodianova, super model e mamma, ad aver portato sotto la luce dei riflettori una tendenza instagram e social che ci piace molto. E noi siamo super orgogliose di tutte queste mamme star quando coraggiosamente prendono la parola parlando per tutte le mamme del mondo!

Un’altra bellissima iniziativa a favore dell’allattamento: quando le immagini della maternità si trasformano in opere d’arte

Il post che Natalia ha postato due settimane fa sul suo profilo Instagram è davvero bellissimo: un’immagine di lei che allatta il figlio, corredata da un albero che delicatamente invade la scena.

“Sto supportando (e incoraggio voi a supportare) la campagna #normalizebreastfeeding, una campagna che sta crescendo sui social media e che prevede che postiamo un’immagine commuovente dell’allattamento per mostrare le radici profonde di cura e amore. Voglio ringraziare i miei amici della community @picsart per aver fornito gli strumenti e per supportare le mamme del movimento. #treeoflife”.

(foto 1 Instagram)

In sostanza, il mondo di Instagram si sta riempiendo di queste bellissime e artistiche immagini di allattamento corredate dall’hashtag #treeoflife, “albero della vita”, per mostrare al mondo la bellezza di un gesto così naturale e l’amore materno e filiale.

Se date un’occhiata, ce ne sono di bellissime, e tutte includono l’immagine dell’allattamento e un albero, con o senza radici, bianco e nero o colorato, grande o piccolo, a rappresentare l’albero della vita di cui parla l’hashtag, le cui radici possono poggiarsi sul seno e i rami diramarsi sul piccolo, a rappresentare proprio il passaggio di amore e vita tra mamma e bebè.

(foto 2 http://www.popsugar.com/moms/How-Make-Tree-Life-Breastfeeding-Photo-42870000#photo-42870000)

Non solo mamme, tuttavia; l’amore è anche quello fraterno e quello paterno, e nessuno vieta che nelle fotografie compaiano loro, al posto delle mamme.

(foto 3 https://www.instagram.com/p/BONI9XMFom0/)

Ma come fare per creare anche noi la nostra immagine dell’albero della vita? Come accennava la meravigliosa modella Natalia Vodianova nel suo post, PicsArt, un’applicazione per smartphone, ha fornito gli strumenti giusti per le mamme che vogliono condividere il loro scatto.

Innanzitutto, scaricate l’applicazione PicsArt sul vostro telefono (la trovate nello store). Dopodiché, scaricate il pacchetto di ticket “Tree of Life”.Entrate quindi nell’app e cliccate su “Edit”, selezionando dal rullino la vostra foto dell’allattamento che volete modificare. Nel pannello inferiore, cliccate l’icona “Sticker” e scegliete il vostro albero preferito tra quelli disponibili. Aggiungetelo all’immagine e sistemate come meglio vi piace. Selezionate “Apply” e andate quindi ai “Magic Effects”, gli effetti artistici, scegliendo quello che più vi piace e modificando opacità, orientamento e colore a vostro piacimento. Di nuovo, selezionate “Apply” e salvate l’immagine, quindi condividetele sui vostri social con l’hashtag #treeoflife”!

Qui, comunque, trovate un bel video con tutte le istruzioni, per creare la migliore immagine del vostro momento più intimo

Un ricetta super easy ma davvero buona, sopratutto quando si sta preparando una colazione non solo per sè ma anche per ospiti. Io ho utilizzato lo yogurt greco, perfetto per la sua compattezza e cremosità: se preferite optare per lo yogurt di soya vi consiglio di metterlo in un colino a maglia finissima con sopra una garza così da eliminare l'acqua in eccesso e renderlo più compatto. 

La ricetta della yogurt crumble cake senza cottura: come preparare un crumble di yogurt in pochi minuti

 

 

I miei burri corpo compatti sono il regalo che tutte le mie amiche mi chiedono e ne vado davvero orgogliosa. Li avete già provati? Sono semplicissimi da fare e sono la perfetta coccola per il week end. 

Oggi realizziamo un burro corpo compatto tonificante e drenante: come preparare un burro corpo snellente in pochi minuti

 

 

Come tutte le mie ricette di cosmesi homemade anche questo scrub è molto semplice ma vi darà grandi soddisfazioni! Il rituale che vi consiglio per tonificare la pelle del corpo è la sinergia di due prodotti: lo scrub homemade e il burro corpo compatto tonificante. Gli oli essenziali presenti in questa ricetta sono quello di:

- lavanda, generalmente ben tollerato

- cannella, olio essenziale che non è adatto a chi soffre di pressione alta (in questo caso sostituiamolo con il rosmarino)

- cipresso, un super drenante non adatto però a chi ha allergie a graminacee.

In inverno poi, quindi non esponiamo la nostra pelle al sole, possiamo utilizzare anche nella nostra sinergia il limone, olio essenziale che attiva il metabolismo e facilita lo smaltimento del tessuto adiposo: attenzione però, come tutti gli agrumi appunto è fotosensibilizzante per cui non prendiamo mai il sole dopo il suo utilizzo!

Scopriamo insieme la ricetta per preparare lo scrub tonificante: come preparare uno scrub drenante, tonificante ed energizzante con gli oli essenziali. 

Come sempre quando si tratta di oli essenziali vi consiglio di testare prima un po' di prodotto sul vostro posto per scongiurare eventuali reazioni allergiche. Questa miscela non è assolutamente adatta ai bambini per cui teniamoli ben lontano. 

 

10 ricette senza glutine per lo svezzamento

Giovedì, 05 Gennaio 2017 03:17

Intolleranti o celiaci, sono sempre di più i bambini che hanno bisogno di un’alimentazione priva di glutine. Ecco perché ci sembra doveroso proporre anche a quelle mamme che pensano di avere una possibilità limitata di ricette, 10 piatti per pappe prive di glutine, semplici e nutrienti.

10 ricette senza glutine per lo svezzamento: come cucinare piatti per i bimbi intolleranti in maniera semplice e nutriente

  • Risotto alla zucca al profumo di rosmarino: il riso è un cereale naturalmente privo di glutine, ricco di amido e dalla naturale azione depurativa, e rispetto a molti altri alimenti è ottimo perché non affatica l’apparato digerente. Sceglietelo integrale o semi integrale per assicurarvi tutte le proprietà.

Il risotto che vi proponiamo piace molto ai bimbi, per la dolcezza della zucca. Dopo aver preparato il brodo con del dado vegetale homemade unite 100 grammi di zucca a pezzetti e due rametti di rosmarino. Intanto, in un tegame scaldate 3 cucchiai di olio e una cipolla tritata, quindi unite 350 grammi di riso a tostare. Dopo un minuto, bagnate con due mestoli di brodo, continuando a mescolare e ad aggiungerlo una volta asciugato, e aggiungendo contemporaneamente anche i pezzi di zucca sino a fine cottura (25 minuti). Spegnete la fiamma e aggiungete una noce di burro di soia, mescolate e servite con un rametto di rosmarino nel piatto.

  • Vellutata arancione: questa vellutata prevede solo verdure e legumi, e di conseguenza è naturalmente senza glutine. I ceci, alla base della ricetta, assicurano il giusto apporto di proteine, sono ricchi di fibre e danno moltissima energia.

Per preparare la vellutata arancione utilizziamo di nuovo la zucca (150 grammi). Lessiamola in acqua insieme a 3 carote, 3 patate e una cipolla (tutto tagliato a pezzi), insieme ad un cucchiaio di dado vegetale. Una volta tenere, uniamo i ceci precotti (100 grammi) e cuociamo per altri 5 minuti. Frulliamo il composto e la vellutata è pronta per essere gustata.

  • Quinoa con zucca e mandorle: Sembra un cereale, ma non lo è. La quinoa in realtà è una pianta della stessa famiglia della barbabietola e degli spinaci, ed è ricca di proteine vegetali, ferro, magnesio, fosforo, zinco e vitamine B e C. Ha anche molti zuccheri buoni, e le sue fibre aiutano la regolare attività intestinale.

Non credete che sia un ingrediente difficile: basta cucinarla come pasta e riso. Per questo piatto, bollite la quinoa in acqua e dado vegetale (l’acqua deve essere il doppio del suo peso), finché non avrà assorbito tutto il liquido. Nel frattempo, cuocete la zucca che preferite in un tegame con un filo d’olio e dell'acqua, e alla fine fate saltare tutto insieme. Servite con una spolverata di granella di mandorle.

  • La pasta veloce al grano saraceno: il grano saraceno è un cereale pazzesco, corposo, sostanzioso e senza glutine. Assicura tutta l’energia del grano ma è perfetto per chi soffre di celiachia, e per ovviare alla difficoltà di lavorazione basta mescolare la sua farina con un’altra sempre senza glutine, come ad esempio quella di riso.

Qui trovate la nostra ricetta per preparare la pasta di grano saraceno in pochi minuti. Basterà poi preparare il sugo che preferite (o farla come se fossero pizzoccheri valtellinesi).

  • Prima pappa di tapioca: la tapioca è un cereale derivato dal tubero della manioca, ed è spesso utilizzata durante lo svezzamento poiché molto delicata per l’intestino. E’ naturalmente povera di glutine e ricca di carboidrati, quindi dà molta energia all’organismo.

La pappa di tapioca è semplicissima da preparare: basta bollire un litro d’acqua con del dado vegetale fatto in casa, e aggiungere poi due o tre cucchiai di farina di tapioca, mescolando bene evitando la formazione di grumi. Lasciate cuocere ancora per qualche minuto e servite calda con un filo d'olio ed eventualmente un cucchiaio di purea di verdura.

(foto 3 http://www.quimamme.it/ricette/ricetta/pappa-di-tapioca/?refresh_ce-cp)

- Vellutata di patate: spesso le si considera verdure, ma le patate, che di preciso sarebbero tuberi, sono molto più simili ai cereali che alle verdure (essendo composte per la maggior parte da amido), e di conseguenza non dovrebbero essere mangiate come contorno, ma come piatto principale (sono molto, molto nutrienti!). 

La nostra vellutata di patate è davvero delicata e nutriente, ed è una pappa perfetta per l’inverno. In una pentola capiente mettete 3 patate tagliate a pezzetti e un porro affettato, coprendo con un litro d’acqua e un cucchiaino di sale. Cuocete per 15 minuti, unite 200 grammi di fagioli bianchi già cotti, quindi spegnete e frullate tutto con un minipimer.

- Pappa dolce al latte di mandorla: la frutta secca è naturalmente senza glutine, e dona al corpo il giusto apporto di proteine vegetali, fibre, vitamine e acidi grassi Omega 3 (necessari allo sviluppo neurale del cervello e protettori del cuore, contenuti in grande quantità nelle noci). E’ anche un ottimo alleato del sistema immunitario. Non solo: gli acidi grassi sono utilissimi per prevenire le malattie vascolari, l'invecchiamento dei tessuti e l’arteriosclerosi.

Con la nostra pappa dolce della sera a base di latte di mandorle, mandorle e uvetta vizierete un po’ il vostro bambino, con un piatto davvero gustoso ricchissimo di benefici.

- Minestrina di miglio: tra i cereali privi di glutine sta anche il miglio, alimento dal gusto dolce e delicato perfettamente digeribile da tutti. Ricchissimo di ferro, fosforo, silicio e magnesio, è alleato della salute dei capelli, dei denti, delle unghie e della pelle, oltre che essere diuretico (e quindi depurativo) e antianemico.

Per preparare la minestrina a base di miglio con carote, sminuzzate un cipollotto e una carota e cuocetele in circa mezzo litro d’acqua. Nel frattempo sciacquate 70 grammi di miglio e aggiungetelo poi nell’acqua con le verdure. Cuocete per circa 20 minuti e servite ben caldo.

- Amaranto allo zafferano: non è un cereale, ma uno pseudocereale. L’amaranto è il chicco di una pianta commestibile la cui composizione è ricca di proteine e lisina (amminoacido essenziale di cui i cereale sono invece poveri). Molti sono i sali minerali che assicura, e le fibre lo rendono alimento alleato del tratto digestivo. Molto energetico, è quindi perfetto per i bambini, nonché per i periodi di convalescenza.

Cuocete 300 grammi di amaranto, una zucchina a dadini e una cipolla a pezzetti in acqua (3 volte il volume dell’amaranto) con un pizzico di sale, per circa 20-30 minuti. Prima della fine della cottura, aggiungete una bustina di zafferano in polvere, togliete dal fuoco e servite con una spolverata di semi di sesamo.

(foto 5 http://www.essenzalimentare.com/?p=128)

- Crema di legumi: i legumi sono importantissimi per l’alimentazione e assicurano il giusto apporto di proteine vegetali. I vostri bambini potranno iniziare ad assaporarli già dall’ottavo mese, e questa pappa potrà essere gustata da sola oppure come sugo per la pasta.

Frullate un cucchiaio di lenticchie rosse già lessate, e nel frattempo cuocete due cucchiai di crema di riso o tapioca (o comunque una crema senza glutine) in un pentolino di brodo vegetale. Unite quindi lenticchie e crema, condite con un filo di olio e la pappa è pronta. Potete naturalmente sostituire le lenticchie con un legume a vostra scelta, dai fagioli bianchi ai ceci fino ai fagioli neri.

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

La domanda sorge spontanea dopo aver letto una “poesia” bizzarra e divertente (ma veritiera) di una mamma blogger, che sul suo blog, “Love that Max”, ha stilato una lista delle cose che una mamma ricorda. “Ricorda” inteso nel senso dell’essere colei che non dimentica tutto ciò che c’è da fare in casa. “Sono colei che ricorda che sta finendo la carta igienica, che stanno finendo le mutande pulite, che stanno finendo i succhi, che sta finendo la pasta a forma di ruote”: e via così. E arrivare fino in fondo alla lista fa ridere, ma da anche riflettere.

Essere casalinghe, mamme e lavoratrici è un superpotere? Dal blog di Ellen Seidmann la riflessione sul lavoro infinito delle mamme di oggi, molto più duro di quello dei papà

Come dicevamo nel titolo, dalla poesia di Ellen Seidmann emerge che il lavoro delle donne è molto più duro di quello dei papà. Ma non si parla naturalmente del lavoro in sé, quanto del sommarsi del lavoro pagato fuori casa e di quello casalingo, di mamma e di moglie. Una volta a casa, infatti, le mamme si ritrovano con il loro secondo lavoro, quello più stimolante, ma anche estenuante (a volte). 

Il concetto, comunque, riguarda la parte mentale di questo lavoro: non è tanto infatti l’eseguire tutto ciò che c’è da fare in casa. Anche i mariti e compagni aiutano in quello, non si può dire di no (e non si può non ringraziarli!). Tuttavia, anche con l’aiuto da parte di tutta la famiglia, alla fine è sempre la mamma a pensare, organizzare, ricordarsi e documentarsi, ed è per questo che il lavoro di casalinga può diventare faticosissimo soprattutto a livello mentale!

Le calze appaiate che finiscono, la carta igienica, il ketchup, l’Aspirina, le vitamine, la carta regalo, gli zuccherini per le torte, il copridivano da lavare, i device tecnologici da ricaricare, la frutta che sta marcendo nella fruttiera (“ma veramente, gente, non vi accorgete dei moscerini?!”)…: la lista che Ellen Seidmann stila è lunghissima, davvero, ma in ogni punto siamo sicuri che tutte le mamme si ritroveranno.

A questo proposito, interessantissimo è un libro del 1998, "Thinking about the Baby: Gender and Transitions into Parenthood” di Susan Walzer. Questa ricerca indaga infatti il ruolo della mamma e del papà nella genitorialità, studiando i due ruoli anche dal punto di vista pratico del 2chi si occupa di cosa”.

Lo studio della dottoressa Walzer si concentrò su 23 interviste da lei condotte ad altrettante coppie marito-moglie che descrivevano le loro routine famigliari e casalinghe. Ciò che emerge non è l’assenza dei padri dalle faccende, questo no: anche i mariti aiutano moltissimo, e non vogliamo assolutamente denigrare il loro ruolo, anzi! Tuttavia, forse per natura e forse per un’abitudine che dura da secoli, le donne sono sempre coloro che lavorano molto di più anche mentalmente, dal punto di vista organizzativo.

Insomma, una volta rientrate a casa dal lavoro ecco che inizia il secondo turno, quello famigliare, nel quale le mamme hanno quasi sempre il ruolo di leader. E’ loro infatti il lavoro intellettuale, mentale ed emozionale, sono loro in carico degli sviluppi intellettivi dei bambini, della ricerca di informazioni (come ad esempio quale pediatra sia il migliore, o quale allergia abbia il bambino), si preoccupano di più, e in tutto questo organizzano le cose concrete che c’è bisogno di fare in casa.

In soldoni: anche se è l’uomo a cucinare la cena o ad andare a fare la spesa per prendere quelle batterie che servivano, molto probabilmente è stata la moglie a scegliere il menù (in base a ciò che è rimasto commestibile in frigo) e ad accorgersi che mancava quell’oggetto.

Se alla fine i lavori di mamma e papà si equivalgono sul piano delle ore e su quello del pagamento (anche se purtroppo il gap di genere esiste ancora, eccome), è innegabile che il lavoro delle mamme non si fermerà all’ufficio, poiché la loro testa continuerà a lavorare, lavorare, lavorare. 

Ma niente risentimenti: l’aiuto dei mariti c’è (spesso), e serve. Eccome se serve. Il bello è che le mamme questo superpotere non lo fanno pesare, in casa. Lo usano benissimo, con amore. E se a volte alla stanchezza prevale su tutto, fermatevi un attimo, e pensate con un sorriso a quanto è bello essere supereroine!

Sara Polotti

Sara

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Cecilia

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