Le confessioni di... Samantha

Domenica, 24 Maggio 2015 20:11

Quando penso al sabato sera, soprattutto io che negli anni ottanta ho sognato di riuscire ad eseguire un perfetto moon-walk alla Michael Jackson, nella memoria ritrovo qualche frammento di "movida"... ma veniamo ad un ordinario sabato sera di oggi... Madre, compagna di un uomo con quindici anni più di me e, nonostante ciò, inguaribilmente amante della notte... Eccomi, infatti, illuminata dalla luce di fondo dell'anticamera, con un bagliore addosso che sembra quello di un ectoplasma, davanti al computer come una invasata che voglia vergare con le proprie memorie un ultimo pezzo di carta rimasto dopo un nubifragio. Insomma, questa digressione per dire che mai mi sarei sognata che un giorno sarei stata così in astinenza di un'uscita, da andare da sola, in auto, nella migliore gelateria della zona, acquistarvi un gelato "Cookies e cioccolato scuro" ed appartarmi a mangiarlo, rigorosamente da sola, seduta nella terrazza comune della corte dove abito. E la bambina? La bambina lontana dalla perdizione che avrebbe potuto generare la presenza di un gelato alle ore 21; spalmata sul divano con suo padre visibilmente turbato da questi miei "colpi di testa". E' stato un attimo, un'irresistibile esigenza di mettere il naso fuori casa... vado a prendere un gelato ho sibilato e già nella mano tintinnavano le chiavi dell'auto, con il compagno interdetto che deve avere fatto un cenno con il capo tipo... "mah..." e poi via, fuori per un momento di scelleratezza... Un gelato, si, mai e poi mai avevo avuto bisogno di "farmi" un gelato, soprattutto la sera... ma fa caldo, è primavera, le stelle formicolano in cielo... una volta in gelateria ho pensato che non fosse carino prendere un gelato solo per me... Una coppetta per mia figlia, si, per domani, certo, ma al mio compagno? Lo chiamo con un'aria che doveva sembrare circospetta. potevo apparire come una tipa losca... Mi guardo attorno: tutte con tacchi vertiginosi ed io in ciabatte... con una canotta slavata ed un po' sdrucita... non ero proprio un gran vedere... "vuoi il gelato?" sussurro come se fosse un segreto (effettivamente lo è visto che mia figlia [che sta per dormire] ne va matta). La risposta secca "NO!" "Prego" rispondo altrettanto seccamente. Me lo faccio incartare. Volo a casa... non dentro casa... fuori, sul terrazzo... quel solito formicolio di stelle che sento anche nella pancia. Apro la carta stagnola come fosse di vetro, con inaudita delicatezza. Lecco meticolosamente quel po' di gelato che ha imbrattato la carta. E poi via, a piccoli cucchiaini, assaporo i gusti che quella gelateria fa da dio... "cookies" ha perso un po' di "smalto" rispetto all'ultima volta... Lo amalgamo bene con il cioccolato, ne proporziono le quantità. cucchiaini piccoli ma ben dosati. Più cioccolato, meno cookies. Un "bip" del cellulare mi distrae dalla degustazione. Leggo: Mariella. E' la mia amica che frequenta da qualche mese un uomo "separato" . Lui restìo a dedicarsi totalmente alla relazione, non aveva mai voluto dormire con lei, preferendo gli incontri diurni. Mi scrive: "sta arrivando Luigi." Essendo sera, penso che finalmente si sia deciso a condividere un po' di intimità casalinga con lei.
"Evvai!" rispondo tra un cucchiaino e l'altro di gelato... "Io sola sul terrazzo a mangiare un gelato" proseguo... se fosse una puntata di "destini incrociati", dovrei cogliere qualche messaggio subliminale dal tempismo con cui ricevo il messaggio dalla mia amica quasisingle. Mariella abita a qualche isolato. Mi dice "scusa se non vengo a farti compagnia, ma vestita così non posso proprio uscire!" Immagino che si sia agghindata di tutto punto... Penso "però... che fatica mettersi in tiro ogni volta che si vedono." Un attimo dopo, mentre raschio la coppetta del gelato, penso a me che qualche tempo prima non avrei fatto una riflessione del genere... porca miseria, come si cambia... E penso a mia madre che è tanto ingrassata dopo il matrimonio... e penso a me che mi sono sempre sentita estranea a quella modalità di compulsione verso il cibo... E penso che stasera... si, a conti fatti, avrei fatto volentieri cambio con Mariella.

di Sara Donati
saradonatifilmaker.com

Spesso i sensi di colpa ci assalgono. Siamo combattute tra il pensiero di ciò che ci sembra la condizione migliore per il nostro bambino e ciò che ci sembra il meglio per noi o ciò che semplicemente sappiamo di dover fare. A volte il lavoro non è la soddisfazione principale della nostra vita, a volte proprio non ci piace, ma sappiamo che non possiamo farne a meno per il sostentamento economico della famiglia.

Nelle situazioni in cui il lavoro è vissuto male e si preferirebbe, potendo scegliere, restare a casa con il bambino, più che il senso di colpa si vive soprattutto un senso di ingiustizia: siamo impossibilitate nella nostra libertà, siamo costrette nella scelta, nostro malgrado, e questo può portare un senso di frustrazione e desolazione. Non ci sentiamo delle buone mamme e non saremo neanche delle efficienti lavoratrici.

A volte invece desideriamo davvero riprendere la nostra attività lavorativa, sentiamo la mancanza del nostro ruolo produttivo. E anche in questo caso le emozioni che si provano sono negative, in conseguenza dei sensi di colpa. Spesso queste sensazioni sono il frutto di errate premesse, di pregiudizi circa il ruolo materno, alimentati spesso dalle persone che ci circondano. È ancora purtroppo opinione diffusa che una mamma che lavora e che affida il suo bimbo ad altre persone non possa essere una mamma attenta e premurosa quanto la mamma che trascorre tutto il suo tempo con il proprio bimbo.

Ancora troppo facilmente e superficialmente si mettono in relazione di causa-effetto eventuali problematiche comportamentali dei bambini alla quantità di tempo che trascorrono con la mamma. Troppo frequentemente si giudicano negativamente le mamme che tornano a lavorare dopo pochi mesi dal parto.
Non parliamo poi delle mamme che potrebbero decidere di fare solo le mamme e invece scelgono volontariamente di tornare al lavoro! Non ci sono più le mamme di una volta...

La mamma che lavora non è una mamma di serie B!
In realtà ciò che è indispensabile per la crescita serena e armonica della personalità di un individuo non è la quantità di tempo trascorsa con i genitori, ma la qualità. Non è una frase fatta per consolare le mamme lavoratrici. Sono profondamente convinta che il benessere del bambino sia inevitabilmente
condizionato dal benessere della mamma e dallo stare bene con lei. Se la mamma può e decide di trascorrere tutto il suo tempo con il proprio bambino serenamente e con reale compiacimento, interpreta il suo ruolo materno come unico obiettivo della propria vita, senza forti esigenze che la spingono
verso il mondo del lavoro, certamente il bambino crescerà serenamente. Stare con la mamma è stare bene.

Diversa è la situazione di quelle mamme che patiscono il fatto di trascorrere tutto il loro tempo da "mamme", o che hanno l'esigenza economica di non fare solo le mamme! Il bambino ha bisogno, e aggiungerei ha diritto, di avere una mamma serena, realizzata, felice, in grado di entrare in relazione con lui in modo sano, costruttivo. Molte mamme vivono purtroppo situazioni di forte stress psicologico dovuto al carico enorme di responsabilità e impegni che la maternità comporta. Devono dedicarsi notte e giorno all'accudimento del loro bambino, isolandosi dal resto del mondo e trascurando se stesse e ogni loro interesse.

La maternità dovrebbe anche essere piacevolezza, desiderio di stare col proprio bambino, voglia di giocare con lui, reale compiacimento per entrambi.
Quando non è così, la presenza costante della mamma col bambino porta stress e malessere sia all'una che all'altro. La mamma c'è, ma è come se non ci fosse. Una mamma che ha una propria attività lavorativa, che si sente realizzata e che torna stanca ma soddisfatta dal proprio bambino dopo una giornata di lavoro, potrà riabbracciarlo e viverlo con tutta l'intensità e il desiderio reale di stare con lui: entrambi beneficeranno di questo ricongiungimento e vivranno momenti di vera felicità e benessere.

È importante poi che si dedichi il giusto tempo per stare e fare insieme delle cose: il resto della giornata consente di ritrovarsi e condividere vari momenti importanti di accudimento, come il bagnetto, la cena e la nanna. La mamma qui c'è un po' meno... ma è presente davvero!

Dott.ssa Monica Contiero in Mamme pret a porter, il primo anno insieme, Mental Fitness Publishing

Perchè usare olio di cocco

Giovedì, 21 Maggio 2015 15:26

Madre Natura è davvero generosa con noi: ci ha fornito infatti un'enorme quantità di frutta e verdura ricca di vitamine e minerali che nutrono il nostro corpo e che contribuiscono a mantenerci in salute.

Un frutto in particolare ha una quantità eccezionale di proprietà: il cocco anche chiamato l'albero della vita. Il cocco viene definito come "cibo funzionale" in quanto è ricco di vitamine, minerali e fibre, i 3 costituenti fondamentali della nostra alimentazione. 

Prima della seconda guerra mondiale l'olio di cocco era usato per alleviare: 

- Raffreddore
- Costipazione
- Malnutrizione
- Infezioni della pelle
- Male ai denti
- Male alle orecchie

Tutto cambiò però negli anni '60 quando il mondo occidentale proclamò gli oli idrogenati (per internderci la margarina) come sani e benefici per la nostra salute: quindi era necessario eliminare grassi saturi come burro, uova e olio di cocco dalle nostre tavole a favore di questi "grassi di ultima generazione" perchè erano proprio questi che sembravano essere la causa di malattie cardiace e dell'aumento del colesterolo LDL.  Così tutti noi, me compresa, siamo stati cresciuti a margarina e olio vegetale.

Oggi in realtà si è scoperto che i grassi idrogenati sono nettamente più dannosi di quasi qualsiasi altro cibo. 

Ecco quindi gli oli da evitare come ho spiegato nel mio libro The Family Food edito da Mental Fitness Publishing: 

Olio vegetale e oli di palma
L'olio vegetale è estratto dal frutto della palma, altamente nocivo a causa della presenza di grassi saturi a catena lunga, che hanno effetti particolarmente importanti su arterie e cuore; sempre più studi li considerano anche cancerogeni. Si trova in numerosissimi prodotti, in primis margarine, fritti, biscotti e merendine, ma anche in molti prodotti cosmetici. Si divide in due categorie, entrambe da evitare: idrogenati e non idrogenati. Altrettanto nocivi sono i prodotti che contengono la dicitura "olio di palma"; questi sono anche causa di selvaggi disboscamenti in America Latina con danni sulle popolazioni locali, sulla flora e sulla fauna (come gli stermini di orango).

Olio di semi di colza
Molto utilizzato dalle industrie alimentari perché costa poco. Purtroppo contiene acido erucico, sostanza che si accumula tendenzialmente nel muscolo cardiaco; il nostro organismo non riesce a metabolizzarlo facilmente e di conseguenza esso causa alterazioni.

 

L'olio di cocco, a differenza dei due sopra citati, è composto da acidi grassi a catena media (MCFAs) facilmente assimilabili e convertiti dal fegato in energia: non viene quindi immagazzinato sotto forma di grasso e non produce picchi di insulina (è infatti adatto anche ai diabetici) ma immediatamente trasformato come nutriente. 

Ma l'olio di cocco non è solo una straordinaria fonte di energia, è anche un ottimo integratore per mantenere il nostro organismo in salute. I suoi benefici sono riscontrabili a livello:

- della funzione tiroidea

- dell'apparato cardio circolatorio

- dell'apparato digestivo

- del sistema nervoso centrale e periferico

- del sistema immunitario

- di pelle e capelli

- per stimolare il metabolismo

 

Ma l'olio di cocco non è solo un ottimo nutriente, è anche un perfetto medicinale: è infatti in grado di convertire l'acido laurico in monolaurin, un monogliceride in grado di danneggiare virus lipido rivestiti come quelli dell'influenza, morbillo ma anche HIV ed herpes. E' poi utile in caso di:

- Eruzioni e irritazioni cutanee: in caso quindi di dermatite (non dermatite da pannolino), varicella, herpes, psoriasi possiamo utilizzarlo con gran beneficio. 

- Piccole infezioni e arrossamenti, piccoli tagli, punture d'insetti: uniamo un cucchiaino di olio di cocco con due gocce di olio essenziale di lavanda e due di tea tree. 

- Epistassi: per chi soffre regolarmente di epistassi è utile spalmare nella narice interessata l'olio di cocco. Come integrazione dobbiamo però limitare l'acidosi nel nostro corpo, quindi magiare più frutta e verdura e diminuire proteine animali, zucchero bianco e cereali raffinati. Un ottimo integratore per prevenire l'epistassi è la rosa canina in tintura madre, 20 gocce al giorno in un bicchiere d'acqua (10 per i bambini).

- Emorroidi: un cucchiaino di olio di cocco e due gocce di olio essenziale di lavanda.

Massaggio perineale: l'olio di cocco è ottimo per preparare il perineo alla nascita del bambino. A partire dalla 36 esima settimana vi consiglio di massaggiare delicatamente la zona con olio di cocco. 

- Secchezza vaginale: può essere utilizzato come ottimo sostituito dei lubrificanti chimici. 

- Anti-pidocchi: una ricerca pubblicata sulla rivista European Journal of Pediatrics dimostra che la combinazione di colio di cocco e olio essenziale di anice (io vi consiglio un cucchiaio di olio di cocco e due gocce di olio essenziale di anice) risulta due volte più efficace della comune lozione permetrina che viene consigliata in caso di pidocchi. 

 

Infine non è possibile non ricordare i benefici a livello di cosmesi, sia a livello di pelle sia di capelli: è possibile utilizzarlo fin dalla nascita nel massaggio infantile. 

Giulia Mandrino

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

Quante volte vi è capitato passeggiando con il vostro bimbo in fascia che vi dicano: "ma non lo soffoca signora?" "ma non rimane un po' intontito?" "perchè non lo lascia giù in carrozzina o sulla sdraietta così e libero di muoversi? "sembra così costretto...". Queste alcune delle tante frasi che mi sono sentita dire portando i miei bimbi in fascia. 

A queste varie zie Ignazie bisognerebbe far capire che la fascia è certamente uno strumento comodo per la mamma ma anche per il bambino: e non solo perchè sta a contatto con un adulto a lui caro, ma anche perchè è benefico per il suo sviluppo motorio come ci spiega Licia Negri nel suo libro "Lasciati Abbracciare" edito da Mental Fitness Publishing. 

"Portare è la prima forma di fitness per il vostro bebè: gli permette di sviluppare meglio il suo corpo, d'imparare a coordinarsi per stare in equilibrio, lo aiuta a contrastare i fastidiosi effetti di una cattiva digestione e allevia il dolore delle coliche.

I bambini molto portati sviluppano una migliore conoscenza del proprio corpo, sono più sensibili e vigili nei confronti degli stimoli esterni, imparano fin da piccoli che cosa accade e che cosa bisogna fare per adeguarsi al movimento di chi li porta: spingono le gambine, tirano su il collo cercando di "aggiustarsi" sul corpo dell'adulto per accoccolarsi comodamente. Le capacità motorie vengono così ben sollecitate.
In questo modo scaricano, inoltre, l'energia corporea in maniera naturale e con gradualità, senza quegli scatti che caratterizzano il bambino che sta tanto immobile in culla (stringe i pugni, scalcia e ha altre manifestazioni di stizza).

A tal proposito, Jean Liedloff scrive: "Nel bambino tenuto costantemente in contatto con il corpo del portatore, si crea un campo energetico tra i due e l'eccesso di energia può essere scaricato per entrambi con la sola attività della madre. Il neonato può quindi rimanere rilassato, libero dall'accumulo di tensioni e la sua energia extra confluisce nella madre". Liedloff paragona tutto ciò ai bambini occidentali, portati molto poco, e a come si irrigidiscono, scalciano, si inarcano o si contraggono nel tentativo di provare sollievo da un fastidioso accumulo di energia.

Portare utilizzando portabebè (solo quelli ergonomici, mi raccomando!) può aiutare lo sviluppo sano delle anche e contrastare lievi forme di displasia.
In questi supporti anche la posizione della schiena è corretta, in quanto viene rispettata la naturale curvatura della colonna in crescita."

Articolo tratto da Licia Negri, Lasciati Abbracciare, Mental Fitness Publishing

Come ci racconta Licia Negri nel suo libro Lasciati Abbracciare, edito da Mental Fitness Publishing, In Giappone vi è un detto che recita più o meno così: naku ko wa sodatsu, che tradotto significa "i bambini che piangono crescono più in fretta".

Il detto è così sentito che ogni anno a Hiroshima, in occasione della Giornata nazionale del Bambino, viene celebrata una bizzarra usanza chiamata "Nakizumo": i bambini, tutti sotto l'anno, vengono affidati alle possenti braccia dei padri, giganteschi lottatori di sumo. Vince chi, al grido di Naki! Naki! Naki!, fa piangere per primo il proprio bambino. Nel caso lui scoppi a ridere (pare che accada) o stravolto si addormenti, si fa addirittura ricorso all'ausilio di spaventosissime maschere.

Probabilmente in altre parti del mondo scatterebbero denunce per abuso su minori, ma in Giappone questa è una tradizione che va avanti da oltre 400 anni."

tratto da Licia Negri, Lasciati Abbracciare, Mental Fitness Publishing

 

Dare valore a noi stesse: come?

Mercoledì, 20 Maggio 2015 12:51

Come possiamo a livello pratco dare valore a noi stesse? La domanda sembra semplice ma al momento personalmente non saprei da dove partire. Forse so coccolarmi, ho imparato a prendermi i miei spazi e a dare i giusti limiti nel "darmi" agli altri, ma una domanda sul "valore" mi lascia un po' spiazzata. 

Ecco allora i consigli dell'esperta Kate Northup nel suo libro "Soldi, una storia d'amore", edito da Mental Fitness Publishing: "per migliorare la vostra vita, sia dal punto di vista finanziario sia sotto altri aspetti, dovete iniziare dando valore a voi stesse. Per questo ora dedicheremo un po' di tempo a riconoscere quanto siete incredibili. Sì, non dubitate: avete qualcosa di fantastico dentro di voi. Uno studio della School of Positive Psychology, citato in Il vantaggio della felicità di Shawn Achor (Scuola di Palo Alto, 2012), ci dice che, perché qualcosa di nuovo diventi un'abitudine (senza essere costrette a ricordarcelo con post-it o promemoria), dobbiamo ripeterlo per 21 giorni. Oggi deve essere il giorno uno della vostra nuova abitudine di attribuire valore a voi stesse. Prendete il diario Money Love e scrivete tre particolari specifici che apprezzate in voi stesse.

Scrivere «Sono sana» è troppo generico e non suscita la stessa risposta emotiva di quando scrivete qualcosa di più specifico. Ad esempio, potrei scrivere che apprezzo di me stessa il fatto che «Ho gambe forti e molto toniche, che mi per- mettono di camminare a lungo senza sentire fatica». Questo sì che mi fa sentire immediatamente più preziosa rispetto allo scrivere genericamente «La mia buona salute».
Una volta scritto l'elenco delle vostre tre specifiche qualità, tirate fuori il calendario. Create un evento ripetuto ogni mattina al risveglio, o ogni sera appena prima di andare a dormire (l'ideale è usare uno strumento digitale come Google Calendar, che vi manda un SMS o un avviso sul computer o sul telefono per ricordarvelo). Quando ricevete la notifica sul calendario o vi arriva l'avvertimento, prendete il diario e scrivete altri tre particolari che apprezzate di voi stesse. Non occorre impiegare molto tempo. Basta farlo, senza scuse: è un compito che vi porterà via pochi minuti in una giornata di ventiquattro ore!


Ricordate di essere precise. Non ripetete un particolare già scritto nei giorni precedenti. Vi garantisco che esiste un elenco infinito di motivi per cui siete incredi- bili e davvero preziose: trovarne tre nuovi ogni giorno è possibilissimo e diventerà anche divertente e facile, man mano che prenderete l'abitudine. Questo esercizio vi impegnerà per meno di cinque minuti al giorno, ma la ricom- pensa sarà notevole, sia finanziariamente sia umanamente. Proseguendo per 21 giorni, creerete una solida base di valide motivazioni per cui apprezzarvi. Fate ben attenzione a quello che accade. Notate come reagiscono le persone intorno a voi: il tempo e l'energia dedicati ad apprezzarvi avranno un impatto positivo sulla vostra vita finanziaria, ma renderanno migliore anche la loro vita. Portate avanti questo esercizio tutti i giorni, anche dopo il ventunesimo, per constatare sempre di più i risultati del vostro investimento."

Kate Northup, Soldi, una storia d'amore, Mental Fitness Publishing

Portare in fascia con il triplo sostegno avanti

Mercoledì, 20 Maggio 2015 12:21

Ho scoperto il mondo del babywearing quando il mio primo figlio aveva appena una settimana e da lì è scoppiato un grande amore. Così quando è nata Emma ho deciso di portarmi la mia fascia Bamboo Mhug direttamente in ospedale: quello di Emma è stato un parto complesso, per cui se nelle ore direttamente successive alla nascita non sono riuscita a metterla in fascia, dopo neanche un giorno ho indossato la mia Bamboo e ho messo la mia piccola a "marsupiare" (così diciamo in casa) con me: dirvi che è stata pura estasi è dire poco. E dirvi che le reazioni della gente (compreso il personale ospedaliero) sono stati simili allo shock lo è stato altrettanto.

Nei primi mesi ho sempre utilizzato la posizione con il triplo sostegno in avanti, mi sentivo più sicura e ho senpre trovato questa legatura particolarmente pratica da indossare: ho perciò ho piacere di illustrarvela attraverso le immagini del bellissimo libro di Licia Negri, Lasciati Abbracciare, edito da Mental Fitness Publishing.

 

Siamo mamme, ma anche figlie

Mercoledì, 20 Maggio 2015 05:56

Da gennaio ho iniziato un percorso di psicoterapia per mettere a posto (e dico davvero a posto) il mio passato, in particolare la mia infanzia. E' un percorso straordinario, dove comprendo ogni giorno quanto mettendo a posto alcuni tasselli si crei un effetto domino che rende significativamente migliore la qualità della mia vita come donna ma anche come madre. 

Ed è proprio di questo che vi voglio parlare oggi. Ho quindi intervistato il mio psicoterapeuta, il dott. Andrea Nespoli, psicologo, psicoterapeuta, analista transzionale ed esperto di EMDR di illuminante bravura, sul come il nostro essere figlie influenza il nostro essere madri: non so voi, ma ogni tanto mi rendo conto di replicare con i miei figli le stesse modalità relazionali che ha avuto mia madre con me (e che io odiavo con tutta me stessa). 

- Buongiorno dott. Nespoli, grazie per il suo prezioso contributo. Come il nostro vissuto di figlie condiziona il nostro modo di essere madri?

"I bambini imparano dai modelli genitoriali.
Imparano cosa fa star bene i genitori e cosa li fa arrabbiare, imparano come si fanno le cose, come ci si comporta in situazioni diverse, dove sono i pericoli, cosa è bene e cose è male, giusto e sbagliato, etc. etc..
I genitori sono il principale modello di riferimento per i figli.
Ma i genitori sono stati a loro volta bambini ed hanno appreso dai rispettivi genitori. Da qui il condizionamento.
Vero è che da grandi possiamo differenziarci dai modelli genitoriali e decidere che genitori vogliamo essere, mantenendo gli insegnamenti che pensiamo buoni, integrandoli con altri stili. Abbiamo il potere di cambiare."

- Ogni tanto ci sono frasi che dico ai miei figli che mi fanno riflettere e mi fanno dire "cielo, mi sembra di sentire mia madre" perchè inconsapevolmente ripeto alcune cose che mia mamma mi diceva e che a me da figlia davano davvero fastidio. Cosa ne pensa?

"È l'immagine di sua madre introiettata che viene agita. Mi spiego ...
Da bambini osserviamo i nostri genitori come si comportano nelle diverse situazioni, come reagiscono ai diversi stimoli, come si rapportano con le altre persone, e li copiamo.
Li portiamo dentro di noi, li introiettiamo. Ma ciò che introiettiamo è "l'immagine" dei nostri genitori, ovvero il vissuto, non la persona in sè.
Vi faccio un esempio, se io vi chiedessi di descrivere la vostra maestra/o delle elementari, voi trovereste degli aggettivi e la figura della maestra/o prenderebbe forma. Alla stessa domanda un vostro compagno/a potrebbe usare aggettivi differenti da quelli scelti da voi, anche se la maestra/o è pur sempre la stessa. Quella è l'immagine che avete introiettato, la personale visione dell'altro.
Nel diventare genitori è probabile che istintivamente si attinga a quei modelli introiettati per rispondere agli stimoli sollecitati dai figli."

- Un rapporto difficile e non risolto con un genitore può influenzare il nostro modo di essere genitori?

"Sì, potrebbe."

- Noi mamme di Mamma pret a porter leggiamo tanti libri e ci informiamo per crescere i nostri figli in maniera consapevole e rispettando le loro esigenze ma ogni tanto la pazienza scappa, spesso proprio solo a causa della stanchezza e della sensazione di sentirsi sovrastate e di non farcela. Ha qualche consiglio per gestire al meglio quei momenti?

"Ricordare che siamo persone, che abbiamo risorse e limiti, ma anche bisogni.
La consapevolezza di sè può essere un utile risorsa per gestire i momenti difficili.
Facciamo un esempio, se sono consapevole del mio bisogno di avere uno spazio per me per rigenerarmi, posso chiedere aiuto e organizzarmi per lasciare i figli per qualche ora, ritagliandomi un mio spazio settimanale."

- Ogni tanto la nostra mente di mamme alla vista di fatti cruenti in tv crea uno stato di ansia che condiziona il nostro riposo notturno e le nostre giornate: cosa ci consiglia?

"Fatti di cronaca che si avvicinano alla nostra vita facilitano un processo di identificazione che genera paura, questo è normale.
Possiamo proteggerci differenziandoci dall'evento attraverso un esame di realtà.
La notizia di un disastro aereo condiziona la nostra serenità nel volare, per riacquisirla dobbiamo ricordare a noi stessi che l'aereo è statisticamente il mezzo di trasporto più sicuro e differenziarci dall'infausta notizia."

Andrea Nespoli
Psicologo - Psicoterapeuta a Monza
Analista Transazionale PTSTA
EMDR
335/5347222

 

10 buone abitudini delle mamme felici

Martedì, 19 Maggio 2015 05:19

Un lato dell'essere madri è gioia allo stato puro, dall'altra è un mix di sfumature di tristezza, paura, solitudine il tutto coronato da grande stanchezza. 

Ma cosa possiamo fare in concreto per essere felici? Cosa possiamo fare quando le lavatrici e le esigenze dei nostri figli sembrano sovrastarci e abbiamo la sensazione di scomparire? Quando una notte di sonno e 30 minuti sul divano a leggere sembrano ricordi sfocati? Quando arriviamo a vedere predominante il lato oscuro della maternità e ci chiediamo "ma chi me l'ha fatto fare"?

La prima cosa è realizzare che ci sono giorni (talvolta mesi a dir la verità) dove la gioia è una conquista, non è scontata: si esatto, in alune fasi della nostra carriera da mamme la felicità è qualcosa per cui si deve lottare. Questo non vuol dire che sia impossibile da provare, significa solo che è necessario sforzarsi per ottenerla. 

Ecco dieci consigli per riuscire a catturare la felicità della nostra complessa vita di mamme e donne moderne: 10 buone abitudini delle mamme felici

 

1. Essere grate:

E' necessario sforzarsi di aver sempre chiaro in mente quali sono i pilastri della nostra vita e quali sono le cose senza le quali saremmo infelici. E' importante focalizzarsi intorno a questi punti piuttosto che pensare ad aspetti belli, interessanti ma che non sono il fulcro di noi. Non dobbiamo avere una vita perfetta per essere felici: dobbiamo solo focalizzarci sulle cose positive invece che sugli aspetti negativi.

 

2. Scegliere di essere felici:

Essere felici è una scelta che dobbiamo compiere ogni mattina e in ogni ora. La felicità non è qualcosa di misurabile nel breve periodo ma un aggettivo da mettere in ogni minuto della nostra vita: quindi posso scelgliere di arrabbiarmi perchè vorrei uscire e invece mio figlio ha di nuovo la febbre per il terzo week end di fila. Si posso scegliere di arrabbiarmi è vero, ma posso anche inventarmi qualcosa che mi renda felice come farmi una maschera sul viso e atre coccole di bellezza o ancora chiedere a mio marito di fare i turni per uscire o ancora programmare una cenetta roantica per il sabato sera a casa quando i bimbi saranno andati a letto. Se non possiamo agire sulle situazioni in sè, abbiamo la possibilità di scegliere come reagire ad esse, possiamo controllarle e sfruttarle a nostro vantaggio. Decidere di abbandonarci alla rabbia è una scelta. 

 

3. Non fare paragoni. 

Una mamma felice non fa paragoni con altre mamme. Invece di focalizzare la nostra attenzione sui figli di qualcun'altro, sulla vita di qualcun'altro e sulla felicità di qualcun'altro pensiamo solo alla nostra famiglia, ai nostri bisogni e alla nostra vita. Il confronto è importante ma solo se arricchisce la nostra persona: ogni nucleo famigliare è a sè, così come ogni individuo. Inoltre spesso ciò che una persona dice di fare, essere e sentire non corrisponde poi alla realtà: tendiamo spesso ad enfatizzare alcuni aspetti e a nasconderne altri. La comparazione ci fa credere che esista di meglio al fuori della nostra famiglia partendo da basi di conoscenza frammentarie e spesso non veritiere: non c'è nulla di più sbagliato che sminuire se stessi e i propri cari paragonandoli ad altre persone! Questo vale ancor più per i bambini: i bambini non sono incasellabili nella categoria bambino tranquillo quindi bravo e bambino vivace con l'ulteriore branca del bambino cattivo. I bambini sono anch'essi persone, e come tali sono unici e irripetibili fin dalla nascita. 

 

4. Prendiamoci cura di noi:

Quando diventiamo mamme spesso i nostri bisogni vanno all'ultimo posto nella lista delle tante cose da fare e diciamocelo chiaramente, talvolta quando potremmo fare concretamente qualcosa per noi ci manca la voglia, l'energia fisica e mentale. Come però troviamo la forza di alzarci la notte per il nostro piccolo è giusto trovare anche la determinazione di prenderci cura di noi mettendo al secondo posto altri aspetti della quotidianità, in primis la casa. Ricordiamoci che i nostri figli imparano da noi, dal nostro agire o come dice Maria Montessori "dal nostro essere": per questo se noi ci prendiamo cura di noi stesse i nostri figli impareranno a farlo da adulti perchè lo percepiranno come qualcosa di normale, in caso contrario sarà più complicato per loro comprendere che amarsi e dimostrarsi amore è una parte imprescindibile della loro esistenza. 

 

5. Prendiamoci cura del matrimonio:

Diventare mamme significa mattere spesso i i bisogni dei nostri figli prima di tutto ma ricordiamoci che la base del nostro e del loro benessere siamo noi e il nostro compagno. Sicuramente la relazione cambia ma è necessario prendersi i propri spazi anche se si è stanchi: e appena ce nè occasione organizziamo qualcosa di romantico e perchè no anche sexy. Non ha senso far finta che non ci interessi più l'amore e il contatto fisico: sono aspetti fondamentali anche quando si diventa mamme! Se riusciamo a coltivare la nostra relazione coniugale anche i nostri figli ne trarranno beneficio.

 

6. Impariamo a dire no tanto quanto diciamo si:

Per essere felici dobbiamo tenere strette le nostre priorità: questo a volte significa dover dire no ai nostri figli o ad altre persone. Questo significa dire no al mondo esterno per ritagliare tempo a noi stesse, alle nostre amiche, a ciò che ci piace fare. Ma a volte significa dire no alla tentazione di guardare Facebook e dire un si ai nostri figli per fargli stare buoni: meglio dedicarci a loro in toto per un'ora e poi uscire per andare in palestra o a fare una pesseggiata con una nostra amica appena arriva il papà piuttosto che essere fisicamente con i nostri bimbi tutto il tempo ma passare il pomeriggio al cellulare.

 

7. Mangiamo bene:

Ormai è appurato che l'alimentazione abbia effetti importanti sul nostro stato emotivo. E' quindi importante abbondare di frutta e verdura e puntare su questi o altri snack sani nei momenti in cui sentiamo un vuoto di stomaco. Ricordiamoci inoltre di bere almeno due litri di acqua al giorno. In periodo particolarmente complessi possiamo utilizzare degli integratori: trovate una mia selezione qui .

 

8. Andiamo a dormire presto:

I risvegli notturni mettono a ko il nostro sistema ormonale: è quindi fondamentale dare il nostro piccolo contributo affinchè l'ipofisi percepisca qualche imput positivo. Uno di questi è andare a dormire non oltre le 10,30: lo so che le ore successive in cui si mettono a nanna i bimbi sono pura estasi, ma non è meglio sentirsi più in forze tutto il giorno e ritagliarsi qualche ora senza bambini durante la settimana? Io normalmente vado a dormire non oltre appunto le 10,30 e mi sveglio alle 6 del mattino: è il mio spazio di benessere e fare la colazione tranquilla ascoltando il rumore degli uccellini mi ricarica per tutta la giornata. 

 

 

9. Chiediamo aiuto: 

Una brava mamma non deve farcela da sola: in realtà come ci spiega l'ostetrica Angela Dinoia nel suo libro "Il neonato e i suoi segreti", edito da Mental Fitness Publishing, una "buona madre" capisce il momento di difficoltà e non ha paura di cercare assistenza, per il bene suo, del bambino e del partner." Dobbiamo ricordarci che educare i nostri figli non significa solo dedicarsi a loro nel 100% del nostro tempo, ma scegliere il meglio partendo dalle risorse disponibili: questo può essere lasciare il bambino un'ora con il papà, con la nonna o con una babysitter fidata e andare a fare una passeggiata, o semplicemente dormire! 

 

10. Teniamo lontano le persone negative: 

Cerchiamo di tenere il più possibile lontano dalla nostra famiglia e dalla nostra vita persone distruttive e che mettono a repentaglio il nostro benessere: se abbiamo una nonna di questo genere "usiamola" cercando i lati positivi della situazione cercando di contenere a livello temporale la sua presenza. Per cui potrà occuparsi per un'ora del piccolo poi ognuno a casa sua. 

 Giulia Mandrino

 

 

L'alta moda fa battere il cuore

Martedì, 19 Maggio 2015 04:24

A Milano dal 25 al 27 maggio si rinnova l'appuntamento con i marchi di moda per aiutare l'Associazione per il Bambino Nefropatico Onlus, Fata Onlus e
Panda Onlus. Tre giornate di beneficenza all'insegna di occasioni irrepetibili, a basso costo e a fin di bene!
Un grande evento all'insegna della beneficenza tra moda, beauty, food e tanto divertimento per grandi e bambini. L'evento Profit No Profit, giunto con successo alla sua 4° edizione, dal 25 al 27 maggio, aprirà le porte a un grande spazio outlet in Via Monte Rosa 91 a Milano, in cui saranno esposti vestiti, borse, scarpe, giocattoli, cibo, gioielli, biancheria, creme, occhiali e tanti altri prodotti con sconti del 50% sul prezzo di listino. Gli articoli, proposti da più di 60 case di moda, da sempre impegnate in progetti solidali, saranno accessibili a tutte le tasche.
L'iniziativa, patrocinata dalla Camera della Moda e dal Comune di Milano, è promossa dall'Associazione per il Bambino Nefropatico Onlus (ABN Onlus), che aiuta i bambini con gravi malattie renali, Fata Onlus, che ospita e si prende cura di bambini che il Tribunale allontana dalla famiglia per violenze e maltrattamenti e Panda Onlus che gestisce ambulatori di sostegno psicologico per mamme in difficoltà e famiglie con bambini gravemente ammalati di epilessia.

Io sarò presente con i miei pupi per la merenda di martedì 26 maggio dove saranno presenti il mago dell'associazione Veronica Sacchi Onlus e i clown dell'Associazione Magica Cleme: l'evento si svolge nella sede del Sole 24 ore in Via Monterosa 91 a Milano dalle ore 16,30 alle ore 18,30.

Grazie alla raccolta fondi dell'evento Profit No Profit, ABN Onlus utilizzerà i fondi raccolti per supportare il progetto "il trapianto di rene nel bambino molto piccolo" presso l'Ospedale Policlinico di Milano, Panda Onlus per sostegno psicologico alle famiglie dei bambini affetti da grave epilessia del Reparto di
Neuropsichiatria Infantile dell'Ospedale Buzzi di Milano e Fata Onlus per l'acquisto di un pulmino da 7 posti per l'accompagnamento dei bambini a scuola, alle attività sportive e dallo psicologo.
La principale attività di ABN Onlus è il supporto alla Nefrourologia e Dialisi Pediatrica presso la Clinica G. e D. De Marchi di Milano che ad oggi rappresenta l'unico centro pediatrico della Regione Lombardia specializzato per la dialisi nei bambini con insufficienza renale e per il trapianto di rene in età
pediatrica.


"Le malattie Nefrourologiche pediatriche sono patologie molto serie che possono creare gravi problemi", spiega Regi Tesoro, consigliera dell'Associazione per il Bambino Nefropatico. "In presenza di insufficienza renale, i bambini sono costretti a sottoporsi a dialisi 4 ore al giorno per 3 volte alla settimana, per depurare il sangue. Nel centro specialistico di nefrologia pediatrica, nel 2014, sono state eseguite più di 4.000 visite, più di 3400 sedute di emodialisi, più di 2300 sedute di dialisi peritoneale, più di 120 sedute di aferesi e ben 11 bambini hanno ricevuto il trapianto di rene". "L'anno scorso abbiamo raccolto 170.000,00 euro", continua Regi Tesoro, con la presenza di circa 2000 persone, 63 Aziende donanti, 22 corner che ci hanno devoluto parte del loro ricavato, oltre all'aiuto di 68 volontari.


I marchi confermati al momento sono: Aspesi, Alberta Ferretti, Altana, Antonio Marras, Arena, Bally, Belstaff, Blauer, Borbonese, Braccialini, Calvin Klein collection, Carpisa, Caruso, Casadei, Cavalli, Cellular Line, Chicco, Closed, Coccinelle, Corneliani, Costume National, Coveri, Cruciani, Cris Cerp, De Fonseca, Dodo, Dondup, Eddy K, Ermenegildo Zegna, Ferragamo, Fila, FPM, Gianvito Rossi, Gimel, Guzzini, Halmont & Blain, Hettabretz, Hogan, Hugo
Boss, Iceberg, La Gardenia, La rinascente, Laura Biagiotti, Luxottica, Marcolin, Mattel, M Missoni, Mimisol (Gimel), Moleskine, Moncler, Moschino, Piquadro, Prada, Simonetta, Sundek, Swatch group, Tucano Urbano, TwinSet, Valentino, Vionnet, Vision Group, V73, Zanotti 

"Profit no Profit sta avendo grande successo sin dalla sua prima edizione nel 2012. Ringraziamo le aziende coinvolte e tutti quelli che vi parteciperanno per la loro sensibilità e generosità nel sostenere bambini che devono già affrontare dure prove di vita. L'anno scorso con il contributo di tutti i partecipanti all'evento, abbiamo completato i lavori per la ristrutturazione del cortile esterno di Fata Onlus" spiega Paolo Colonna, Tesoriere dell'Associazione Fata Onlus e promotore di Panda Onlus.

Grazie alla partecipazione di maghi, clown, comici di Zelig e Colorado, allietati da apertivi musicali e merende gratuite per i bimbi, Profit No Profit non sarà solo un evento di beneficenza, ma anche un bel momento di festa, di incontro e di condivisione, un'occasione per divertirsi facendo del bene.

L'Associazione per il Bambino Nefropatico Onlus ( www.abn.it ) nasce a Milano nel 1978 per aiutare i bambini con malattie renali. L'Associazione sostiene le attività medico, scientifiche ed assistenziali nel campo della Nefrourologia Pediatrica e Terapia Intensiva Pediatrica e ogni iniziativa della Clinica Pediatrica G. e D. De Marchi e della Fondazione IRCCS Ca' Granda Ospedale Maggiore Policlinico in ambito pediatrico. Sostiene iniziative di supporto sanitario, di assistenza sociale, di ricerca clinica per arrecare benefici ai bambini con patologie gravi e invalidanti. Conta ad oggi oltre 7.500 sostenitori che con le loro offerte contribuiscono in maniera determinante al raggiungimento degli scopi prefissati.

Fata Onlus ( www.fataonlus.org ) nasce nel 1999 a Cesano Boscone da un gruppo di famiglie che hanno fatto della loro esperienza diretta in tema di affido una cultura da promuovere e una specializzazione da mettere al servizio di bambini e adolescenti maltrattati. L'attività principale è rappresentata
dall'accoglienza e dalla cura di minori che il Tribunale allontana dalle famiglie di origine per gravi violenze e maltrattamenti. Oltre ai servizi residenziali, operativi. 24 ore su 24, FATA realizza progetti di affido familiare occupandosi della selezione, formazione e del sostegno alle famiglie affidatarie. In quindici anni di attività, FATA ha protetto e aiutato oltre 130 bambini.

Panda Onlus ( www.pandaonlus.org ) nasce nel 2006 per sostenere e prevenire il disagio psicologico e sociale della mamma, del bambino e della famiglia nel suo complesso. Attualmente è impegnata in progetti a sostegno della famiglia in diverse città della Lombardia, ma soprattutto a Milano con iniziative importanti e innovative. Una fra tutti, Medici in Famiglia, poliambulatorio di alta qualità a tariffe accessibili (www.medicinfamiglia.it). Panda ha deciso di destinare i fondi raccolti per ampliare il progetto all'interno dell'ospedale Buzzi, iniziativa in cui l'associazione è impegnata da oltre 4 anni. All'interno del reparto di neuropsichiatria infantile, i nostri psicoterapeuti offrono sostegno psicologico gratuito alle famiglie con bambini affetti da grave epilessia. Attraverso il nostro aiuto, le famiglie ritrovano le risorse emotive per gestire al meglio la malattia del proprio bambino.
Per informazioni: ABN Onlus www.abn.it Tel. 02-5450337

Sara

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Cecilia

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