Quale occasione migliore di Halloween per invogliare i bambini alla lettura e fargli scoprire storie a tema per aiutarli a vincere la paura del buio e dei fantasmi? Ve ne proponiamo 7, storie di piccoli mostri e fantasmi in chiave divertente, per nulla paurosi e perfetti per far divertire i bambini.

"Il castello stregato parlante", di Taplin Sam e Wildish Lee, edito da Usborne Publishing. È la storia di un gruppo di mostriciattoli, fantasmi e streghe che si riuniscono insieme per una festa al castello stregato. Età di lettura: dai 2 anni

"Chi ha paura del buio?" di Dario Cestaro, pubblicato da Gribaudo. È la storia di Giacomino, un bambino che ha paura del buio e che ogni volta che spegne la luce vede apparire dei grandi occhi fosforescenti. Il libro è molto speciale, giri la pagina e click... spegni la luce!

 

 

"Al buio vedi?" Pubblicato da Panini, è un libro magico che rivela quante cose si possono vedere al buio, con una bellissimo grafica e un originale contrasto tra le pagine nere e la stampa luminescente.

 

 

"Il mostro peloso", di Henriette Bichonnier, pubblicato da Edizioni EL, è la storia di un simpatico mostriciattolo che vive in una caverna nel bel mezzo della foresta.

"I mostri hanno paura della luna", di M. Satrapi, pubblicato da Rizzoli, è la storia di Maria, una bambina che tutte le notti è alle prese con i mostri nella sua cameretta. Come scacciarli? Con la luna, ovviamente!

 

"No, niente nanna", di S. Blacke, edito da Babalibri, è la storia di Simone e del suo fratellino Gaspare. Insieme, sono alla ricerca di una copertina perduta.

La redazione di mammapretaporter.it

 

Quando si parla di salute emotiva è facile rimanere spiazzati, all’inizio. È un concetto astratto, difficile da spiegare e anche da comprendere, ma ora persino gli economisti ne parlano e ci spiegano come questa componente sia importante non tanto in termini di presente, ma con un sguardo lungimirante rivolto al futuro.

Ancora una volta a venirci incontro per spiegare gli effetti di uno studio sugli esseri umani è una ricerca effettuata da esperti ricercatori del Regno Unito coordinati dal Professor Richard Layard. La ricerca è stata svolta all’interno di un programma che ha coinvolto la London School of Economics e i risultati sono molto interessanti sul piano sociologico e antropologico.

Ne emerso come la salute emotiva di un bambino è di estrema importanza per la sua soddisfazione futura. I ricercatori spiegano come sia più difficile per un bambino che durante l’infanzia ha incontrato problemi quali disturbi alimentari, paura e stanchezza, affermarsi in un’ottica futura.

Gli studiosi sono arrivati quindi a dire che, per avere un adulto felice, sicuro e soddisfatto, si deve far in modo che il bambino cresca felice, protetto e al sicuro. La ricerca ha coinvolto 9000 persone, nate nel 1970, che sono state monitorate di continuo, e ancora continuano a esserlo ogni cinque anni circa.

Tra i fattori che i ricercatori hanno preso in esame per analizzare la vita di queste persone ci sono reddito, tipologia di istruzione, eventuali problemi con la legge, e salute fisica emotiva, l’aspetto che ha giocato un ruolo fondamentale in questa ricerca.

La salute emotiva deriva, ovviamente, anche dall’infanzia vissuta, dalle relazioni con la famiglia, con il mondo esterno e dalla serenità che il bambino ha acquisito da piccolo in famiglia. Insomma, se molti pensano ancora che i soldi fanno la felicità, questo studio smentisce categoricamente questa convinzione. La serenità emotiva è tutto, ed è la vera chiave di successo insieme alla felicità, intesa in termini di serenità e di benessere emotivo e familiare.

La redazione di mammapretaporter.it 

Gli odori nel metodo montessori

Venerdì, 30 Ottobre 2015 20:22

Annusare per riconoscere gli odori. Si tratta di un piccolo gioco che, seguendo i dettami del Metodo Montessori, ha l’obiettivo di aiutare i bambini a familiarizzare con gli odori e gli aromi più comuni. Farlo è molto semplice e tutto quello che vi occorre, quasi sicuramente, si trova già a casa vostra.

Il modo migliore per allenare l’olfatto è annusare cercando di riconoscere un odore e un aroma e questo può facilmente diventare un gioco semplice e divertente che potete fare a casa con i vostri bambini.

Le radici del gioco attingono dal Metodo Montessori e dall’idea di aiutare lo sviluppo sensoriale del bambino attraverso gli stimoli e la curiosità. E cosa c’è di meglio che farlo mediante la sperimentazione degli odori più comuni?

Per realizzare questo gioco basta veramente poco e tutto quello che è necessario è procurarsi dei contenitori, come le bottigliette con tappo forato, e degli aromi, come spezie e foglie profumate. Cercate sempre di evitare odori troppo forti e scegliete quelli più delicati, dal rosmarino al basilico, ma anche le foglie di limone e di menta vanno benissimo per questo scopo.

Racchiudete ciascun odore all’interno della bottiglietta e sottoponetela, sotto forma di gioco, al vostro bambino. L’obiettivo: indovinare, senza mai sbirciare, di quale aroma e odore si tratta.

Scopri anche il mondo delle erbe aromatiche per il gioco degli odori!

La redazione di mammapretaporter.it

Procreazione medicalmente assistita: figli preziosi?

Venerdì, 30 Ottobre 2015 09:07

Oggigiorno, complici uno stile di vita stressante, un certo tipo di abitudini alimentari e la ricerca di un figlio in età sempre più prossima ai 40 anni, il numero di coppie che ricorre alla PMA (procreazione medicalmente assistita) è in continua crescita. Una scelta di questo tipo, purtroppo obbligata, non è affatto una passeggiata per chi la intraprende: si tratta spesso di un percorso denso di indagini, controlli e monitoraggi, esami a volte dolorosi, conteggi e calcoli, farmaci da assumere, ormoni, date e orari, appuntamenti, ecografie, visite e prelievi del sangue, costi, pianti e disfatte, insuccessi, delusioni. Per provarci e riprovarci, a volte passando anche attraverso storie di perdite. Dolore e rassegnazione. E poi via, punto e a capo, con nuovi tour di visite, esami, controlli... Finché, un bel giorno, sembra tutto procedere per il meglio. L’impianto è avvenuto, poi si presenta il battito, e nelle settimane successive tutto prosegue per il verso giusto. La gravidanza prosegue, ecco che arrivano le nausee (“Le ho tanto desiderate, e ora che ci sono non lo vorrei proprio...le maledico ed insieme le benedico, bimbo mio!”), cresce la pancia. Emozioni contrastanti, così come accade per tante, tantissime mamme. “Finalmente! Che gioia! Ma ho anche paura...”. E’ proprio così: una delle molte cose che i bambini arrivano per insegnarci è la coesistenza degli opposti, e che nell’armonia e nell’equilibrio tra questi è possibile trovare il benessere.
A tal proposito, mi capita spesso di chiedermi cosa spinge molti medici ginecologi a scegliere di programmare un taglio cesareo per accogliere la nascita di questi bambini. “Gravidanza preziosa” o “bimbo prezioso” sono le risposte che ricevo, a volte unitamente all’età materna. E i bambini concepiti per le vie naturali sono allora forse meno preziosi, se li si lascia nascere con un parto vaginale e non si prospetta per loro un taglio cesareo elettivo? Cosa significa “prezioso”? Chi lo stabilisce? Più prezioso di chi, più prezioso di che cosa?

L’ho scritto sopra: il percorso da attraversare per avere un bambino grazie alla PMA non è facile. Ma è davvero possibile quantificare la preziosità di un essere umano in base alle energie spese per far sì che potesse essere finalmente qui tra noi? E siamo sicuri che optare per un taglio cesareo sia il modo migliore per garantire sicurezza a questa nascita? Perché le modalità del concepimento, in assenza di altri rischi o condizioni che rendono davvero necessario un parto cesareo, dovrebbero rispondere diversamente alla legge per cui un parto vaginale, preferibilmente indisturbato, è la via più sicura e che la natura ha previsto per mamma e bebè? Perché, facendo leva sulla paura delle coppie (sbilanciando dunque quel necessario equilibrio tra gli opposti), si toglie a queste madri la possibilità di scoprire che il loro corpo è in grado di partorire, dopo che le condizioni cliniche hanno già negato loro la possibilità di concepire? A chi giova? Non certo al neonato.

Se il parto cesareo è la modalità che per diversi e magari insondabili motivi una mamma sceglie per sé e per il proprio bambino, o se questo tipo di nascita dovesse rendersi indispensabile in corso d’opera, è un altro paio di maniche. Ma in assenza di condizioni cliniche reali (e la PMA non è una di queste), guardiamoci da chi stabilisce che non saremo in grado di partorire, o che lo faremmo mettendo a repentaglio la vita del nostro “bambino prezioso”. Circondiamoci di persone che credono in noi e che ripongono fiducia nei nostri corpi e nei nostri bambini. E se queste l’hanno fatto fino al momento di parlare delle modalità del parto, è sempre possibile cambiare ginecologo e ostetrica lungo il percorso. Cerchiamo luce, cerchiamo sostegno, cerchiamo comprensione. Tutte noi siamo preziose, tutte noi lo meritiamo.

Ostetrica Eleonora Bernardini

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Lo svezzamento nel mondo

Giovedì, 29 Ottobre 2015 14:20

Paese che vai, usanza che trovi! È proprio il caso di dirlo anche per quanto riguarda lo svezzamento. Come funziona negli altri paesi del mondo? E cosa fanno gli altri genitori di diverso da noi per introdurre i loro piccoli nel mondo del cibo solido? Scopriamolo insieme.

Brodo, verdure e pappe, sono gli alimenti principali che si cercano di introdurre nella dieta del bambino dai sei mesi di vita. Ma se proviamo a dare uno sguardo al resto del mondo, vedremo che non da tutte le parti funziona così e che lo svezzamento è percepito in modo diverso, di paese in paese, con un’attitudine al mangiare con un più piacere e senza regole troppo rigide come, forse, le intendiamo noi oggi.

La regola dell’introduzione graduale del cibo vale un po’ per tutti, ma quello che cambia sono il tipo di alimenti e le modalità di preparazione del cibo, percepite da noi in maniera troppo ferrea, anche dagli stessi pediatri che consigliano le mamme. Vediamo come!

L’OMS, se l’allattamento è al seno, ci fa sapere che il latte può essere l’alimento esclusivo anche fine al sesto mese di vita, mentre in caso contrario già dal quinto mese si può iniziare a proporre al bambino diverse cose.

Come primi alimenti si possono introdurre i vegetali cotti, come le patate o le carote, e la banana e la mela grattugiata. Solo successivamente si potranno introdurre riso, pasta e le proteine del pesce (a partire dai sette mesi) e della carne. Sempre valida è, invece, la raccomandazione di non esagerare con cibi salati, carne e formaggi, alimenti che appesantiscono il metabolismo, e di evitare per quanto possibile lo zucchero.

Bene, questo è quello che tendono a fare le mamme italiane: ma come funziona lo svezzamento nel mondo? Le cose, in effetti, cambiano e, spesso, non di poco. Vediamo come e quali sono le abitudini di svezzamento in Europa e nel resto del mondo.

in Francia
In terra francese non si seguono particolari regole o restrizioni. Durante lo svezzamento si mangiano pappe, prevalentemente di pollo e di verdure e anche l’uso delle spezie è consigliato per insaporire il cibo.

in Inghilterra
Da loro si fa più ricorso al cibo pre- confezionato, ma con una buona attenzione ai prodotti biologici di alta qualità. L’auto svezzamento è sostenuto con fermezza anche dai pediatri che lo giudicano molto adatto per il bambino. Fino al sesto mese i bambini si nutrono di solo latte e dopo questo periodo iniziano a mangiare di tutto, tranne il sale, lo zucchero, le nocciole e le noci.

in Olanda
Farine, omogeneizzati e liofilizzati sono poco utilizzati, lo svezzamento avviene intorno a sei mesi e predilige frutta e verdura, come mele, pere, banane, broccoli, carote, zucchine e fagiolini. A partire dai sette mesi i bambini iniziano poi a mangiare le pappe con uova, pesce e carne e dopo l’ottavo mese si introducono nella dieta il formaggio spalmabile e il latte. Dall’anno di vita i bambini iniziano, invece, a mangiare di tutto, tranne il sale e i cibi speziati.

in Giappone
Da loro si comincia a cinque mesi prima con il pesce, e con le alghe, come da tradizione nipponica. Anche il tè di luppolo viene proposto ai piccoli durante lo svezzamento e nessuna sembra lamentarsene troppo. Tra il quinto e il sesto mese i bambini iniziano a mangiare zuppa di miso (derivato della soia), brodo d’alga e crema di riso. Intorno al settimo mese si aggiungono il tofu, il pesce, la verdura e lo yogurt bianco, all’ottavo si comincia a mangiare la carne, il formaggio e l’alga wakame, e dal primo anno di vita i bambini cominciano a bere il latte vaccino.

in Africa
In alcune zone d’Africa, come a Capo Verde, le mamme sono molto indipendenti per quanto riguarda lo svezzamento. I bambini iniziano a mangiare la frutta a partire dai 3 o 4 mesi e solo successivamente aggiungono alla dieta dei propri bambini zuppe di riso e di pesce, zuppe di verdura, pappe con farina di riso, manioca e latte. Questo perché le donne africane preferiscono abituare il piccolo all’alimentazione locale, usanza che sembra essere inoltre una buona scelta per aiutare a prevenire malattie come diabete e colesterolo.

La redazione di mammapretaporter.it 

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

5 motivi per avvicinare tuo figlio all'arte

Giovedì, 29 Ottobre 2015 04:55

Una delle gioie più grandi dell’essere bambino è dedicarsi al gioco, coltivare interessi e curiosità ed essere liberi di esplorare il mondo, anche attraverso l’arte. Qualsiasi manifestazione artistica, che sia un disegno o la pittura, è considerata, infatti, un’ottima alleata per un buon sviluppo motorio e psicofisico. Di cosa stiamo parlando? di arte e gioco: il connubio perfetto per lo sviluppo del bambino.

Colori, mani sporche di pittura, disegni, pasta modellabile e chi più ne ha più ne metta; non solo è positivo che i bambini siano liberi di esplorare e ricercare ispirazioni di creatività, ma è anche benefico per il loro sviluppo cognitivo che si dedichino a questo genere di attività.

Il processo creativo, quindi, è di vitale importanza e le competenze e le capacità artistiche non c’entrano; si può essere più o meno bravi, questo non importa, perché quello che conta è liberare la mente, la propria creatività e trasferire le proprie emozioni in un disegno, un dipinto o in una creazione artigianale.

In questo modo non solo si stimolano i sensi del bambino, ma si instillano in lui le fondamenta per una maggiore autostima e sicurezza in se stesso, oltre ad aiutarlo ad affrontare per il meglio le sua abilità sociali e la risoluzione dei problemi quotidiani.

Esplorare le arti visive, quindi, deve essere parte integrante della formazione dei bambini piccoli ed è un’attività essenziale per nutrire il loro spirito. Questo importante aspetto rimanda inevitabilmente all’apprendimento e al mondo della scuola, in particolare a quelle di ispirazione steineriana e montessoriana, che offrono ai bambini la possibilità di raffinare i propri sensi e le proprie competenze artistiche come metodo di apprendimento scolastico.

In questo modo, i bambini sono più felici, sono liberi di esplorare e di imparare divertendosi, oltre ad apprendere molteplici approcci e modi di esprimersi. Attraverso le piccole cose, un bambino incoraggiato a essere autonomo fin da piccolo ha più chance di diventare un adulto responsabile, libero e indipendente.

Ma veniamo al lato pratico della faccenda: quali sono le abilità che il bambino sviluppa meglio attraverso l’arte?

Interazioni sociali
Attraverso la condivisione di materiali e la collaborazione con altri bambini a diversi progetti creativi, i piccoli imparano il lavoro di squadra e a lavorare insieme per raggiungere obiettivi e risultati.

Sviluppo cognitivo
Grazie alle esplorazioni sensoriali, come il tatto e l’olfatto, se si lavora con pastelli colorati o vernici per realizzare disegni e creazioni, i bambini sviluppano meglio i processi decisionali, la capacità di pensare e di trovare soluzioni.

Capacità di espressione
L’arte è una forma molto importante di linguaggio, insieme alle capacità scritte e verbali, che aiuta i bambini a esprimere i loro sentimenti, i lori pensieri e a raccontare storie attraverso forme e colori.

Sviluppo motorio
Quando si disegna, o si dipinge, i movimenti delle dita, delle mani e dei polsi favoriscono lo sviluppo delle capacità motorie del bambino, aiutando anche la coordinazione dei grandi gruppi muscolari.

Creatività
Cosa meglio del disegno, della pittura e dell’arte in generale, può aiutare il bambino a esprimere il suo lato più inventivo e creativo? L’arte, insomma, può fare la differenza, oltre a rappresentare un momento di libertà e di spensieratezza.

La redazione di mammapretaporter.it 

Halloween è una festa divertente, in cui i bambini si deliziano tra dolcetti e caramelle e possono andarsene in giro mascherati a suon di ‘dolcetto o scherzetto?’,. Non sempre, però, i risultati sono quelli sperati, nel senso che, come tutti sappiano, quella di Halloween è una festa prettamente anglosassone, che qui da noi non è molto sentita.
Non stupitevi, quindi, se dalle vostre parti ‘dolcetto o scherzetto?’ non lo fa proprio nessuno, anche se spiegarlo ai bambini così impazienti di festeggiare questo giorno potrebbe essere un problema.

Non fatevi trovare impreparati, quindi, e studiate un piano b: ecco allora delle alternative divertenti al classico ‘dolcetto o scherzetto?’.

1. Dolcetto o scherzetto in versione casalinga
Invece che mandare i bambini in giro per il palazzo, o per il quartiere, potete organizzare voi a casa un piccolo party a tema Halloween in cui invitare amichetti e compagni di scuola e organizzare dei giochi di gruppo mettendo in palio dei buonissimi dolcetti per i vincitori. E perchè no, il gioco del pomeriggio può essere creare dolcetti con i vostri bimbi e i loro amichetti!

2. Pic-nic in salotto 
Per compensare il mancato tour di ‘dolcetto o scherzetto?’, potete organizzare un bellissimo party di Halloween dentro casa e coinvolgere il bambino in qualsiasi fase della preparazione, dalle decorazioni fai da te alla realizzazione di dolcetti e torte a base di zucca.

3. Decorare e intagliare le zucche
Un’altra simpatica alternativa è quella di coinvolgere i bambini nella creazione e nella lavorazione di zucche creative. L’arte dell’intaglio è molto divertente e, se avete la pazienza di lavorare la zucca con precisione, molto gratificante. Una volta intagliate, potete anche dipingere le zucche, trasformarle in lanterne e metterle fuori dalla finestra per la notte di Halloween.

4. Lavoretti a tema
Oltre alle zucche, potete proporre ai bambini di realizzare insieme dei bellissimi lavoretti per Halloween, come i fantasmini fatti di carta, le lanterne con il cartoncino e la carta velina e i palloncini arancioni da colorare per trasformarle in personaggi mostruosi e simpatici.

5. La pignatta di Halloween
Invece di ‘dolcetto o scherzetto?’, potete proporre ai bambini un gioco molto divertente da fare la sera di Halloween: il gioco della pignatta. Realizzatene una con alcuni materiali di recupero e al suo interno nascondete dolcetti e caramelle, armatevi di bastoni e che il gioco inizi! Qui sotto un video tutorial per prepararlo. 

6. La serata al cinema
Cosa c’è di meglio che andare al cinema la notte di Halloween? È anche un ottimo modo, questo, per passare una bella serata in famiglia insieme, guardando un cartone animato o un film a tema, che non sia troppo spaventoso però.

La redazione di mammapretaporter.it 

Le mamme di oggi sono davvero sole?

Mercoledì, 28 Ottobre 2015 08:36

Un pensiero forse scomodo, un articolo che starà antipatico a molte, forse. Ma è un’idea che mi sono fatta in questi anni, ascoltando le mamme (future e neo) e leggendole sui social e nei forum: è così vero che le mamme di oggi sono sole?
E’ vero, rispetto ai tempi delle nostre nonne (o bisnonne) la società è cambiata: la famiglia è sempre più ristretta e meno numerosa, ci si chiude generalmente intorno al piccolo nucleo composto dalla coppia e dal/i figlio/i, i contatti tra donne sono sempre più sporadici, e se ogni volta che vengono a trovarti la zia, la suocera, la cugina, la sorella e persino tua madre, l’occasione diventa la gara del consiglio non richiesto più stupido e fastidioso del mondo, allora meglio chiudersi dentro le mura di casa e non vedere nessuno.

Tuttavia, in internet è sempre più alto il numero di forum o di gruppi di mamme sui vari social in cui è possibile scambiarsi consigli, condividere esperienze, sentirsi meno sole specie nelle difficoltà ma anche – molto spesso, purtroppo – insultarsi (ma di questo parleremo in un altro articolo...).
Dicevo, se i gruppi di mamme in internet, molto spesso suddivisi per regione geografica o addirittura per città, sono così folti e pieni di future e neo mamme attivissime con la tastiera, perché non uscire di casa e incontrarsi veramente, una volta per tutte?

Occorre per forza iscriversi a 300 corsi per confrontarsi con donne alla pari? E lo dico teoricamente contro i miei stessi interessi, dato che insieme alle mie colleghe ogni giorno in studio abbiamo diversi corsi ed appuntamenti dedicati alle future e neomamme (questo perché ci piace fare informazione e creare possibili luoghi di incontro e di scambio). Conosco tante donne che grazie all’esperienza della maternità organizzano gruppi, incontri e a volte si costituiscono addirittura in associazioni, per il piacere di creare insieme qualcosa, trovarsi, fare rete. Ma a volte fanno fatica, i progetti non decollano, le adesioni sono scarse. Come se fosse indispensabile proporre il corso sull’ultima fricchettonata o il super incontro del secolo per attirare l’attenzione.

Proponi semplicemente una festa, una merenda, un aperitivo, e le adesioni saranno scarse. Sembra non basti più la voglia di stare insieme, di chiacchierare, di guardarsi negli occhi e scambiarsi due parole.
Certo, forse alcune diranno “Ma che me ne frega di conoscere altre persone, ho già le mie amiche, i gruppi facebook li uso perché mi vengono comodi...”. E se abbiamo un problema e scriviamo chiedendo aiuto su uno di questi gruppi e non riceviamo risposta entro 5 minuti, apriti cielo. Avessimo messo il naso fuori di casa magari avremmo avuto un numero di telefono da fare, un’amica che ci sarebbe venuta a trovare, una carezza per essere consolate.

Disconnettiamoci dal web. Cerchiamo donne e mamme che organizzano incontri, intorno a noi. Facciamoci promotrici di occasioni di scambio. Basta essere in due. Non è una gara e non occorre fare le cose in grande.
Oppure, smettiamo di lamentarci della solitudine.

Ostetrica Eleonora Bernardini

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La carne rossa fa male? Il dibattito è aperto da anni e si arricchisce di volta in volta con nuovi studi, nuove ricerche e nuovi documenti. A riportare l’argomento in auge in questi giorni è stato uno studio della IARC, che fa parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, sul consumo di carne rossa e di carni lavorate, pubblicato su Lancet Oncology.

La domanda è : la carne rossa fa male? Ecco tutto quello che una mamma deve sapere per il proprio bambino

Ma andiamo con ordine. Da sempre medici e nutrizionisti consigliano di consumare poca carne rossa, almeno rispetto all’assunzione delle carni bianche, considerate più magre, ed è da qualche tempo che si discute su una potenziale pericolosità della carne rossa, che sarebbe da correlare a diverse patologie, dall’aumento del colesterolo alla comparsa di alcune forme tumorali, come quella al colon retto, al pancreas e alla prostata.

Da qualche giorno l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro ha pubblicato un nuovo studio in cui si parla del legame tra il consumo di carne rossa, specie se lavorata, e la comparsa di queste patologie. L’articolo sta facendo il giro del mondo, ma per evitare facili fraintendimenti e fomentare disinformazione su un argomento tanto delicato, l’Oms ha anche pubblicato sul suo sito un ulteriore documento, per fare maggiore chiarezza e per spiegare ai più la questione della carne rossa.

Lo studio suddivide la carne rossa in due gruppi; il gruppo 2A comprende la carne rossa ricavata dal muscolo di mammifero, come il manzo, il maiale e il vitello, mentre il gruppo 1A racchiude le carni lavorate, come wurstel, bacon, prosciutto, insaccati e tutte quelle carni in cui sono stati aggiunti elementi chimici per alternarne il gusto, per renderle più salate o appetitose, oppure sono state addizionate con i conservanti.

Secondo lo studio effettuato, la carne rossa del gruppo 2 A è considerata potenzialmente cancerogena, nel senso che la classificazione si basa su prove per ora limitate che potrebbero dimostrare correlazioni positive tra l’assunzione di carne rossa e lo sviluppo del cancro.

Nel caso delle carni lavorate, quindi del gruppo 1 A, la situazione è molto diversa; in questo caso ci sono prove sufficienti per dimostrare la cancerogenicità di questi alimenti basate su studi epidemologici che mostrano lo sviluppo della patologia in relazione a esseri umani esposti ad agenti potenzialmente cangerogeni.

Tuttavia, è bene specificare che le ricerche scientifiche hanno evidenziato, ribadendo questo aspetto anche nel documento che l’IARC ha pubblicato sul suo sito a scanso di equivoci, come sia un elevato consumo di questo tipo di carni, che contiene sostanze cancerogene, ad aumentare iil rischio di gravi patologie, in particolare il tumore del colon.

Nel documento si legge, infatti: “Gli esperti concludono che una porzione di 50 grammi di carne lavorata al giorno aumenta il rischio di sviluppare il cancro al colon del 18%. Per un individuo il rischio di sviluppare il cancro al colon a causa dell’assunzione di carne lavorata rimane basso, ma aumenta esponenzialmente con l’aumentare della quantità di carne assunta giornalmente all’interno della dieta."

Quindi, riassumendo: la carne è cancerogena a tutti gli effetti?

Per quel che riguarda le carni lavorate, salsicce, bacon, wurstel, pancetta e insaccati, inserite nel gruppo 1 A, l’Oms fa sapere che esistono evidenze scientifiche che legano il consumo costante di queste carni a patologie, come il tumore alla prostata, al colon e al pancreas.

Diversa è la situazione delle carni rosse ricavate dal muscolo di mammifero, come manzo, vitello, maiale, agnello e montone, raggruppate nel gruppo 2 A. In questo caso, secondo l’Oms, non si può affermare che esista lo stesso legame che lega le patologie alle carni raffinate perché gli studi presi in esame non sono concordi su questo argomento: possiamo affermare che è probabile che il consumo massiccio sia un agente che predispone in maniera importante allo sviluppo di tumori.

Intanto, gli esperti si limitano a parlare della quantità di carne rossa assunta nella propria dieta, che deve essere sporadica massimo una due volte la settimana, e consigliano di limitare a occasioni salutuarie se non eliminare insaccati e in generale carni conservate. La carne meno inquinata sembra essere quella di tacchino.

Il consiglio è quello di assumere più proteine vegetali e di associarle nello stesso pasto a cereali integrali per creare una catena di aminoacidi completa. Nel nostro sito trovate una sezione interamente dedicata ai legumi e tutte le nostre ricette di secondi non prevedono la carne rossa ma legumi, seitan e verdure particolarmente proteiche. 

E' importante quindi per noi mamme cercare di eliminare dalla nostra dieta quotidiana e in quella dei nostri bambini gli insaccati e assumere carne rossa una, massimo due volte a settimana (generalmente i bambini la mangiano a scuola quindi non è necessario riproporla a casa). Per questo nel nostro libro The Family Food, Ricette naturali per famiglie incasinate, abbiamo deciso di proporvi al 90% ricette a base vegetale. 

Leggi anche il nostro articolo per imparare come sostituire le proteine animali con quelle vegetali. 

La redazione di mammapretaporter.it

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

Dopo la notizia degli scorsi giorni dell'Oms dove vengono illustrati i risultati di studi scientifici che indicano chiaramente che le carni conservate e lavorate sono altamente cancerogene al pari del fumo e dell'alcool e che anche un alto consumo di carni rosse possa essere correlato allo sviluppo di alcuni tumori, molti di noi si stanno chiedendo quali altri alimenti lo siano e cosa possiamo fare per evitare di assumere cibi pericolosi per il nostro organismo.

Ecco le sostanze tossiche che nuocciono fortemente alla nostra salute: quattro gruppi di sostanze cancerogene da eliminare dalla nostra cucina

grazie alla dottoressa Antonella Alfieri, biologa nutrizionista e co-autrice di The Family Food, ricette naturali per famiglie incasinate, Mental Fitness Publishing

 

COMPOSTO TOSSICO

RISCHI

ACCORGIMENTI

Idrocarburi Policiclici Aromatici (IPA)

composti che si formano durante la combustione incompleta di materiale organico come legno, carbone, petrolio, grasso e tabaccosi trovano soprattutto in prodotti affumicati ed essiccati, carne alla griglia o arrosto, fritture, e fumo di sigarettaquando si surriscalda l'olio vengono rilasciati nell'aria fumi contenenti IPA.IL benzo[a]pirene, è un IPA che si genera nella carne alla brace troppo cotta sono altamente tossici e cancerogeni.  utilizzare oli da cucina che possiedono un elevato punto di fumo per le grigliate: scegliere tagli magri di carne per ridurre il grasso che gocciola sulle fiamme e produce fumi tossici che vengono assorbiti dall’alimento.Non permettere alle fiamme di entrare a diretto contatto con il cibo

Ammine eterocicliche (HCA)

si formano quando, a temperature elevate, la creatina (un elemento presente nel tessuto muscolare) e altri aminoacidi reagiscono con gli zuccheri. Quindi, metodi di cottura come per esempio la griglia, la frittura o l'arrosto danno vita senza dubbio a quantità di HCA maggiori dato che, solitamente, la loro formazione avviene a oltre 200°C. Le concentrazioni più alte di HCA si trovano nella carne cotta di manzo, pollo, pecora e maiale, ma anche nel pesce. Frutta e verdura, così come altre fonti di proteine ​​tra cui uova, latte, tofu e frattaglie, contengono bassissimi livelli di HCA (o per niente) sia se cucinati sia se crudi. Per diminuire la formazione di ammine eterocicliche bisogna cuocere la carne al di sotto di 100°C, ricorrendo quindi alla stufatura o alla bollitura. Evitare inoltre tempi di cottura prolungati, e non lasciare la carne su una fonte di calore troppo elevata dopo che questa raggiunge la cottura. Un metodo davvero efficace per ridurre di molto i livelli di HCA è quello della marinatura, usando ingredienti quali spezie, erbe, succo di limone, aglio, e vino. Si consiglia altresì di eliminare sempre le parti bruciate, in particolare nei cibi fritti o grigliati.

Prodotti finali di glicazione avanzata (AGE)

sono sostanze chimiche che si formano dalla reazione tra zuccheri e amminoacidi; si formano quando il cibo viene cotto ad alte temperature, per esempio quando si frigge, si griglia o si arrostisce, ma anche a livello industriale con tecniche quali la pastorizzazione. Gli AGE sono presenti anche in alimenti crudi, soprattutto di origine animale, e la loro quantità aumenta rapidamente con l'esposizione al calore. Dato che gli AGE sono presenti già nei cibi e vengono prodotti anche dal nostro organismo, è meglio ridurre il loro apporto. Anche in questo caso, consumare cibi crudi (quando possibile) o cotti a basse temperature (per esempio con il vapore o una lenta bollitura) è consigliato rispetto a cotture ottenute tramite un calore secco e intenso oppure con la frittura. Accorciare i tempi di cottura e aggiungere ingredienti quali succo di limone e aceto possono aiutare a ridurre la formazione di nuovi AGE alimentari.

Acrilammide

L'acrilammide è una sostanza inodore idrosolubile che si forma quando  L'acrilammide si forma soprattutto quando alimenti amidacei (riso, pasta, pane, dolci, patate ecc.) vengono cotti alla griglia, fritti o arrostiti. L'acrilammide potrebbe causare lo sviluppo di cellule cancerose e portare a disordini riproduttivi. A dosi elevate, tale sostanza può inoltre causare neurotossicità.Alcune tra le fonti alimentari più soggette all'acrilammide sono: patatine fritte, caffè, cracker, toast, biscotti, e cereali per la colazione. L'acrilammide non si forma nella cottura a vapore o nella bollitura a fuoco lento, mentre viene prodotta dalle temperature elevate e secche come accade nella tostatura, nella frittura e simili. Si può ridurre il tempo di cottura, evitare di cuocere troppo gli alimenti, fare tostature leggere, e mettere in ammollo le patate per 30 minuti prima di friggerle.

 

Dottoressa Antonella Alfieri, biologa nutrizionista, autrice di The Family Food, Mental Fitness Publishing

 

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Sara

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Cecilia

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