Pane e vino, storie di gusto

Giovedì, 05 Novembre 2015 05:56

Fino al 16 novembre è possibile visitare, alla Tipoteca Italiana di Cornuda, una bellissima mostra dedicata al pane e al vino. Tra le aziende protagoniste ci sarà anche Germinal Bio, che proporrà diverse testimonianze sulla riscoperta di farine, grani e cereali e il loro giusto utilizzo nell’alimentazione quotidiana.

La mostra si propone essere un bellissimo e interessante viaggio attraverso la storia delle abitudini alimentari dell’uomo ed è curata dal Prof. Danilo Gasparini, docente di Storia dell’Alimentazione all’Università degli studi di Padova.

L’obiettivo è quello di riscoprire insieme le radici della nostra tradizione agroalimentare attraverso i secoli e approfondire gli aspetti culturali legati alla coltivazione e alla lavorazione dei cereali e della farine.

L’azienda Germinal Bio partecipa inoltre all’iniziativa come produttrice d’eccellenza di alimenti biologici e realtà attenta all’uso e alla lavorazione dei grani antichi, come l’amaranto, il farro, l’orzo, l’avena e la quinoa.

Il marchio Germinal Bio propone prodotti rigorosamente biologici, ricchi di fibre, senza zucchero, non contenenti allergeni e indirizzati a un consumatore attento alla qualità degli alimenti e alle singole componenti.

Durante gli incontri che la mostra propone, verrà raccontata la storia millenaria di varietà di cereali come l’avena e il grano saraceno, utilizzati sin dai tempi antichi grazie all’elevato apporto proteico che offrono e coltivati per millenni dalle popolazioni indigene per realizzare alimenti privi di glutine.

La redazione di mammapretaporter.it

Il Jobs act

Giovedì, 05 Novembre 2015 05:11

Il cd. Jobs Act, costituito da un complesso di norme volte a riformare alcuni dei nostri più importanti istituti del diritto del lavoro, ha portato alcune importanti modifiche del Testo Unico in materia di tutela e sostegno alla maternità e paternità (D.lgs. 26 marzo 2001, n. 151).

Spieghiamo quindi nel dettaglio cos'è il Jobs act e le tutele della maternità: tutto quello che devi sapere in merito al sostegno della maternità e della paternità in Italia  

I terzo provvedimento emanato nell'ambito di questa ampia riforma denominata Jobs Act, il D.lgs. 15 giugno 2015, n. 80, modifica parte delle disposizioni in materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità consentendo una maggiore flessibilità nella fruizione dei congedi parentali, in modo da favorire i genitori nella gestione del loro tempo e tenendo conto delle esigenze di cura del bambino oltre che del lavoro, e introduce, fra l’altro, congedi particolari per le donne inserite nei percorsi di protezione relativi alla violenza di genere.
Del resto, sono più di 20 anni che il Consiglio di Europa invita gli Stati membri ad adottare tutte le misure volte a favorire donne e uomini a conciliare la loro vita professionale con i loro impegni familiari, derivanti dalla cura e dall’educazione dei figli, sostenendo in maniera esplicita che la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro non è tema che deve riguardare soltanto le donne, ma tutti i lavoratori, indipendentemente dal genere.

Per entrare nello specifico, dal 25 giugno di quest'anno (data di entrata in vigore del decreto n. 80/2015), le neo-mamme, in caso di parto prematuro, potranno superare superare il limite complessivo di 5 mesi di astensione obbligatoria (per intenderci, i 2 mesi precedenti la data presunta del parto e i 3 successivi al parto) aggiungendo i giorni non goduti prima del parto avvenuto in data anticipata rispetto a quella presunta.
Inoltre, la madre può chiedere la sospensione del congedo di maternità post partum nel caso in cui il neonato venga ricoverato presso una struttura sanitaria, sia pubblica che privata. Potrà quindi godere del congedo di 3 mesi (o del periodo rimanente) a partire dalla data di dimissione del bambino dalla struttura.

È stato poi esteso, in generale, da 8 a 12 anni del figlio il periodo di fruibilità dei congedi parentali. Ricordiamo infatti che per ogni bambino nei suoi primi anni di vita, (prima erano 8 e adesso sono 12), ciascun genitore, ha diritto di astenersi dal lavoro per un periodo di 6 mesi, elevabili a 10 nel caso vi sia un solo genitore, parzialmente retribuito, nella misura del 30%, se fruito entro il sesto anno di vita del bambino (prima della riforma, il limite era entro il terzo anno). Peraltro, il decreto 80/2015 prevede anche che ciascun genitore possa scegliere tra la fruizione giornaliera e quella oraria, nei termini stabiliti dalla contrattazione collettiva nazionale o aziendale e, in ogni caso, con un preavviso al datore di lavoro non inferiore a cinque giorni nel caso di congedo giornaliero, non inferiore a due giorni nel caso di congedo su base oraria.

In tale quadro normativo vi è poi una pressoché totale equiparazione fra genitori naturali e genitori adottivi o affidatari. Ad esempio, il divieto di adibire al lavoro notturno si estende alla lavoratrice madre adottiva o affidataria di un minore, nei primi tre anni dall’ingresso del minore in famiglia e, parimenti sono stati elevati a 12, dal momento d’ingresso del minore nella famiglia adottiva o affidataria, gli anni entro cui godere del congedo parentale.

Anche in materia di dimissioni volontarie presentate durante il periodo in cui è previsto il divieto di licenziamento (che dura fino al compimento di un anno del bambino), sono state introdotte alcune novità: la lavoratrice ha infatti diritto alle medesime indennità previste dalle norme di legge e contrattuali in caso di licenziamento e le lavoratrici ed i lavoratori che presentano le dimissioni durante il periodo in questione non sono tenuti al preavviso.

Infine, viene ampliato il diritto alle indennità di maternità a tutte le categorie di lavoratrici, anche a quelle iscritte alla Gestione Separata dell’INPS (le lavoratrici autonome, prive di un contratto di lavoro subordinato) e anche nel caso in cui il datore di lavoro non abbia versato i relativi contributi.
In osservanza della sentenza della Corte Costituzionale del 14 dicembre 2001, n. 405, si rende esplicito che l’indennità di maternità è corrisposta anche nei casi di licenziamento per giusta causa della lavoratrice, oltre ai casi di cessazione dell’attività aziendale e di scadenza del termine del contratto di lavoro.

Costituisce invece una assoluta novità il diritto per le donne vittime di violenza di genere di chiedere un congedo di tre mesi, anche non continuativi, che, oltre ad essere interamente retribuito, concorre
ai fini del calcolo dell’anzianità di servizio, della maturazione delle ferie, della 13ma mensilità e del TFR.

Avvocato Stefano de Santis

Le 8 bottiglie sensoriali più belle e creative

Mercoledì, 04 Novembre 2015 13:52

Le bottiglie sensoriali sono strumenti che, secondo il metodo Montessori, aiutano il bambino a sviluppare i sensi in modo armonioso e giocoso. Si possono realizzare anche a casa e con pochi materiali a disposizione, senza necessariamente spendere una fortuna, e sono un modo utile e molto immediato per avvicinare il bambino alla curiosità e all’esplorazione di quello che lo circonda. Qui trovi tutte le informazioni per creare delle bottiglie sensoriali a casa propria.

Ecco allora le 8 bottiglie sensoriali più belle e creative: giocattoli semplici e molto creativi per stimolare i sensi e la curiosità del bambino!

Secondo il metodo Montessori è importante che il bambino inizi sin da subito a familiarizzare con la percezione del mondo esteriore attraverso l’esercizio dei sensi, con tutta la curiosità annessa che ne scaturisce. Per questo motivo, secondo la pedagogia montessoriana, gli oggetti hanno un’importanza fondamentale: sono veicolo di curiosità, conoscenza e scoperta.

Le bottiglie sensoriali montessoriane, proprio a questo proposito, sono bottiglie di plastica trasparenti all’interno delle quali si possono alloggiare diverse tipologie di materiali per aiutare il bambino a stimolare i sensi, la vista e l’udito in particolare. La bottiglia è sempre chiusa con un tappo per fare in modo che il bambino possa prenderla in mano, capovolgerla e osservare gli oggetti al suo interno muoversi dolcemente.

Si tratta di oggetti che tutti possono costruire manualmente a casa; basta procurarsi una bottiglia di plastica trasparente, i materiali che si desiderano inserire all’interno e, in aggiunta, colla o acqua se si vuole creare un effetto fluttuante.

Il bambino potrà giocare con queste bottiglie, già a partire dai sei mesi d’età, con l’obiettivo di scoprire elementi sempre diversi e stimolare i suoi sensi. Le bottiglie si dividono in sonore, olfattive e visive, a seconda del tipo di materiale che desiderate sistemare al loro interno.

La scelta del motivo che avrà la bottiglia è assolutamente soggettiva e può spaziare da uno strumento sonoro, con oggetti che provocano suoni o rumori all’interno della bottiglia, a un’ampolla sensoriale che ricrea l’alternarsi delle stagioni, del tempo atmosferico o i diversi paesaggi della natura. Per rendere meglio l’idea abbiamo selezionato per voi ben 8 bottiglie sensoriali originali, creative e fai da te.

1. Bottiglia sensoriale che riproduce le condizioni atmosferiche (sole, vento, pioggia, tempo nuvoloso e nevoso)

 


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2. Ampolla sensoriale per riconoscere i diversi paesaggi della natura: la savana, il fiume, la prateria e la campagna


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3. Bottiglie sensoriali con perline colorate


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4. Bottiglie sensoriali con frutti e foglie autunnali


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5. Bottiglie sensoriali con cotone imbevuto di aromi per riconoscere gli odori


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6. Bottiglia sensoriale che riproduce l’ecosistema marino

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7. Bottiglie sensoriali con dadi e palline colorate


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8. Bottiglie sensoriali con palline, semi e pon pon colorati


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La redazione di mammapretaporter.it 

7 motivi per mangiare il cavolo viola

Mercoledì, 04 Novembre 2015 13:44

Il cavolo viola si coltiva soprattutto in Sicilia, dove viene chiamato “il violetto di Sicilia”, ed è un alimento di nicchia dalle molteplici proprietà nutrizionali e benefiche. È un incrocio tra il broccolo e il cavolfiore comune, è ricco di antociani, che gli conferiscono il suo classico colore, e il suo utilizzo in cucina, oltre a essere raccomandato perché sano e nutriente, è anche molto scenografico, dato che l’originalissimo colore viola dona ai piatti carattere e bellezza. Ottimo nella nostra ricetta di estratto di cavolo viola!

Ecco allora 7 motivi per mangiare il cavolo viola: i preziosi benefici di una crucifera ricca di antiossidanti

È ricco di sostanze nutritive
Il cavolo viola è ricco di carotenoidi antociani, che hanno un’azione anti ossidante e sono preziosi per il benessere del corpo. È inoltre ricco di vitamina C, vitamina A e selenio, prezioso per rafforzare il sistema immunitario.

Combatte i radicali liberi
Il suo colore viola è dovuto alla presenza di antociani, sostanze dalla preziosa azione che aiutano a combattere i radicali liberi, i capillari, come tutti i frutti rossi del resto, e a prevenire le infiammazioni.

Riduce il rischio di molte malattie
Gli antociani sono associati alla riduzione di numerosi rischi patologici, come la pressione alta, le malattie cardio-circolatorie, l’Alzheimer e i tumori.

È ricco di fibre
Le fibre contenute nel cavolo viola hanno un buon effetto per ripristinare la flora batterica intestinale, per regolare il transito delle feci e per prevenire la stipsi e alcune forme di tumore del colon retto.

È un alimento con poche calorie
Perfetto all’interno di un regime alimentare sano, il cavolo viola è un alimento poco energetico e quindi perfetto per mantenersi in forma. Ha un apporto principale di glucidi, proteine e piccole parti di lipidi. I carboidrati che contiene sono fruttosio e peptidi, con un basso valore biologico.

Regola il colesterolo nel sangue
Oltre a un buon effetto anti ossidante e anti cancerogeno, il cavolo viola, grazie ai suoi pigmenti fenolici, molto concentrati in questo alimento, ha un effetto benefico sul metabolismo e sull’azione regolatrice del livello di colesterolo nel sangue.

Elimina le tossine nel corpo
Grazie all’alto contenuto di vitamina C e zolfo, anche il cavolo viola, come gli altri alimenti della stessa famiglia, è un alleato perfetto per eliminare le impurità del corpo, come le tossine e l’acido urico, principali cause di malattie della pelle e reumatismi.

La redazione di mammapretaporter.it

Foto credits: http://www.gingerandtomato.com/ricette-verdure-le-ricette/cavolo-bianco-cappuccio-viola-verza-differenza-ricette-foto/

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

Lo street food si fa baby

Mercoledì, 04 Novembre 2015 11:58

Riuscireste a immaginare un’apecar che raccoglie e distribuisce latte materno per i bimbi appena nati? Si tratta di una nuovissima iniziativa, un servizio europeo di raccolta di latte a domicilio per i bambini neonati che hanno bisogno di latte materno, soprattutto se sono prematuri.

Ecco allora come lo street food si fa baby: tutte le informazioni sull'iniziativa Human Milk Link

Quando pensiamo allo street food pensiamo subito a cibi golosi e sfiziosi da mangiare per strada. Non in questo caso, però, perché ci riferiamo a un’apecar che se va in giro a raccogliere e a distribuire latte materno per i bambini appena nati.

Il progetto si chiama Human Milk Link ed è il primo servizio europeo di raccolta a domicilio di latte materno. Il latte viaggia all’interno dell’Ape Milk, progettata da VS Veicoli Speciali, un’azienda leader nell’allestimento di veicoli per il commercio di cibo su strada.

L’iniziativa è decisamente on the road, è insolita e molto innovativa e capace di collegare il concetto di street food a un intento sociale e solidale. L’obiettivo è quello di favorire la donazione di latte umano, prezioso soprattutto per i neonati prematuri.

A promuovere il progetto è l’Associazione Italiana Banche del Latte Umano Donato, in collaborazione con Sitar, azienda sponsor di Human Milk Link. L’iniziativa è già stato presentata a Expo e ha già preso vita a Milano dall’inizio del mese di ottobre, con la promessa di essere replicata con lo stesso format anche a Roma, Torino, Firenze, Bari e Palermo.

L’Ape Milk milanese effettua la raccolta di latte delle neomamme che vogliono aderire a questa iniziativa. Il latte viene trasportato all’interno di una cella frigorifera e verrà consegnato alle Banche del latte della Lombardia, che hanno il compito di trattarlo e distribuirlo in modo gratuito, attraverso gli ospedali, ai bambini che ne necessitano.

Ogni goccia di sangue materno può salvare la vita a un bambino, soprattutto se il latte è di una mamma che ha partorito da poche settimane e specie se destinato a un piccolo nato prematuro, la cui madre ha difficoltà a produrre una quantità di latte adeguata a causa dello stress e del distacco prolungato dal bimbo che è ricoverato.

La redazione di mammapretaporter.it

Come creare una bottiglia sensoriale

Mercoledì, 04 Novembre 2015 11:14

Le bottiglie sensoriali montessoriane sono giochi semplici e creativi che potete anche realizzare a casa utilizzando bottiglie di plastica, materiali e vari oggetti di riciclo. Il procedimento per realizzare questo giocattolo è molto semplice, non richiede molto tempo e vi permette di creare uno strumento che sarà molto utile al bambino per sviluppare la sua curiosità e affinare i sensi.

Ecco allora come realizzare una bottiglia sensoriale homemade: uno strumento semplice e creativo che, secondo la pedagogia montessoriana, è alla base delle attività sensoriali per il bambino!

Le bottiglie sensoriali sono un ottimo gioco da proporre ai bambini, anche dai sei mesi d’età, per aiutarli ad affinare i sensi e coltivare la loro curiosità. Il principio base della bottiglia sensoriale è che deve essere maneggiata in modo semplice, e per questo deve essere abbastanza leggera, perché il bambino possa essere attratto da quello che vede all’interno, scuotendo anche il contenitore nel caso racchiuda oggetti che producono un determinato suono.

Per realizzare una bottiglia sensoriale homemade serve per prima cosa una bottiglia di plastica trasparente, da mezzo litro andrà benissimo, o in alternativa una bottiglia contenitore un po’ più bassa e dalla forma bombata che assomigli a un’ampolla.

Poi dovrete scegliere il materiale che volete mettere all’interno della bottiglia; questo passaggio è soggettivo e varia molto dal tipo di gioco che volete realizzare, per esempio una bottiglia sonora, oppure un contenitore che incuriosisca il bambino dal punto di vista visivo. In genere i materiali più utilizzati sono:

Fagioli secchi o riso (che fanno rumore)
Perline o palline colorate (che attirano la vista)
Chicchi di caffè, pasta o semi (sono piccoli e fanno rumore)

Quando avrete scelto i vostri materiali, lavate accuratamente la bottiglia di plastica e controllate che si possa richiudere bene e in modo sicuro: qualsiasi sia il contenuto della bottiglia dovrete essere sicuri che rimanga chiuso ermeticamente nella bottiglia.

A questo punto riempite la bottiglia con i materiali che avete scelto e il gioco è fatto, nella sua versione più semplice. Per realizzare una bottiglia sensoriale un po’ più complessa e di grande impatto estetico potete infatti anche utilizzare l’acqua, unita alla colla per ottenere un effetto più omogeneo, e alcuni brillantini colorati.

Ricordatevi però di non utilizzare l’acqua nel caso abbiate scelto di inserire nella bottiglia la pasta, il riso, i chicchi di caffè e qualsiasi altro alimento che al contatto con l’acqua si deteriorerebbe rovinando il gioco che avete costruito. Fate attenzione anche a sigillare per bene il tappo, se necessario anche con della colla e il nastro adesivo, per essere sicuri che niente fuoriesca dalla bottiglia.

Detto questo, buon lavoro e buona creazione! Lo scopo del gioco è che la bottiglia produca rumori differenti o faccia risaltare i colori; il bambino sarà così stimolato e incuriosito e non vedrà l’ora di sperimentare la sua bottiglia.

La redazione di mammapretaporter.it

Foto credits: http://carrotsareorange.com/sensory-bottles-babies/

Abitando in campagna, è ormai consuetudine andare in cascina a vedere gli animali con le mie bambine prima di rientrare a casa.
Vediamo spesso scenari bucolici di vacche (così devono essere chiamate!) in attesa, vitellini che vengono allattati, sentiamo spesso i pianti disperati di queste madri che vengono allontanate dai loro piccoli a sei mesi di vita per “l’ingrasso”- il nostro svezzamento-, ma la scorsa settimana ci siamo imbattute in una scena che mi ha colpito parecchio, sia da mamma che da ostetrica...
Era nato da poche ore un vitellino ed era nel recinto con la sua mamma: si reggeva a fatica sulle zampe.
La mamma vacca era molto agitata, muggiva al vitellino...non capivo se per rimproverarlo o spronarlo ad alzarsi.
Dopo qualche minuto il vitellino con gran impegno riesce ad alzarsi, si avvicina alla madre diretto alle mammelle...ma lei che fa?! Muggisce e si scansa dalla parte opposta...e questo per diverse volte.
Chiedo al fattore il motivo di questo atteggiamento...che mi lascia perplessa...e lui mi racconta che quella vacca ha avuto un parto difficile, hanno dovuta aiutarla a partorire, che è stanca, ha dolore e non vuole allattare il vitellino. Mi racconta che se entro sera non si decide ad allattare il cucciolo il fattore è costretto ad intervenire per aiutare il vitellino ad attaccarsi alle mammelle della madre.
Accade spesso mi dice!

Pazzesco penso io! E così ripenso a tutte le mamme... umane!
Quante volte si sente dire “ma è così naturale”...allattare, partorire, svezzare....
Ho sperimentato che è proprio la natura che prevede la fatica, il dolore, e perché no, a volte, il rifiuto verso il neo-nato, e soprattutto in tutto questo , quanto è “naturale” e fondamentale avere il sostegno di qualcuno che aiuta la madre ha ritrovare il contatto e costruire il rapporto per il piccolo.

La stanchezza della fine-gravidanza, del travaglio, del parto o del taglio cesareo, del mancato sonno, il senso di inadeguatezza...proiettano noi madri in una situazione completamente diversa: spesso ci si sente irriconoscibili anche ai nostri occhi sia per i pensieri che per le azioni (tutte le madri possono capire queste parole), gli stessi compagni e familiari sdrammatizzano le nostre lacrime, le nostre paure ed ansie.. e questo ci fa sentire più sole.
L’ostetrica è quella figura professionale sanitaria che sa ascoltare, confortare, sostenere, accompagna la madre in quel nuovo percorso così unico, così emozionante, così travolgente della maternità, attraverso un percorso consapevole, informato e responsabile.

#osterica

Daniela Pergola

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Gli acquerelli nella scuola steineriana

Mercoledì, 04 Novembre 2015 04:54

Gli acquerelli sono molto utilizzati nelle scuole Waldorf e vengono impiegati per proporre ai bambini un’attività creativa e artistica facilmente realizzabile e in grado di concretizzarsi in poco tempo in un disegno alternativo, in una lanterna di carta dipinta o in una copertina per un libro.

Ecco come sono utilizzati gli acquerelli nella scuola steineriana: una tecnica pittorica creativa e in grado di trasmettere serenità e indipendenza creativa al bambino

La tecnica alla base dell’acquerello, bagnato su bagnato, è piuttosto semplice e nella scuola steineriana è utilizzata per offrire ai bambini un’esperienza cromatica a tutto tondo, incentrata sempre sul colore e mai sulla forma. Nell’acquerello, infatti, i colori confluiscono tra loro, si mescolano l’uno all’altro e consentono ai bambini di raggiungere risultati inaspettati.

Nella scuola steineriana ai bambini viene proposto prima l’uso singolo dei colori primari e in un secondo momento diverse combinazioni di colori; due tonalità di rosso, il giallo con il rosso, il blu con il giallo e il rosso con il blu. In questo modo i bambini saranno entusiasti di scoprire le coppie cromatiche che più preferiscono e vivranno in modo semplice e creativo la scoperta dei colori che si combinano tra loro formando tonalità e sfumature sempre diverse.

Anche a casa i bambini possono utilizzare gli acquerelli e riprodurre le attività che svolgono a scuola, basta solo avere a portata di mano:

- La carta da dipingere per acquerelli (che è un po’ più pesante di quella normale perché deve assorbire l’acqua e il colore)
- Colori ad acquerello, come il rosso, il blu e il giallo
- Un pennello a setole piatte
- Una spugna per ripulire bordi e sbavature
- Una bacinella per immergere il foglio di carta

La prima cosa da fare è immergere i fogli da dipingere nell’acqua e lasciarli in ammollo perché siano pronti da dipingere, poi si potrà iniziare con il colore. È meglio iniziare a dipingere con un colore alla volta, miscelarlo bene, aggiungendo l’acqua se la consistenza non sembra giusta, e verificare l’intensità del colore su un pezzetto di carta prima di cominciare.

La carta per la pittura ad acquerello in genere ha due lati, uno più liscio e uno più ruvido; il lato migliore per questo tipo di attività è quello ruvido, perché consente al colore di fissarsi meglio. A questo punto tutto il foglio può essere dipinto dei colori che il bambino preferisce e non preoccupatevi di eventuali sbavature o colature di vernice; con una spugna umida a portata di mano, quando il bambino avrà finito di dipingere potrete ripulire voi il bordo del foglio.

La redazione di mammapretaporter.it

La storia dell'autosvezzamento

Mercoledì, 04 Novembre 2015 04:45

Con auto svezzamento si intende il graduale passaggio da un regime alimentare di solo latte a una dieta solida e variegata. Avviene intorno a sei mesi ed è un processo in cui il bambino, con molta serenità, inizia a esplorare e ad assaporare i cibi dell’alimentazione di famiglia. Ma da dove nasce questo termine? E da dove trae la sua origine?

Ecco la storia dell'autosvezzamento: come è stato scoperto che i bambini possono mangiare tutto ciò che mangiano i genitori fin dai sei mesi

Siamo a Chicago, negli Stati Uniti, intorno agli anni ’30. La dottoressa Clara Davis studia le abitudini alimentari dei bambini con l’obiettivo di scoprire se fossero in grado di gestire da soli l’assunzione degli alimenti.

La sua ricerca nasceva dalla necessità di risolvere i numerosi problemi di inappetenza che diversi bambini manifestavano. L’esperimento partiva dal dubbio che i piccoli mangiassero poco e male, non per colpa loro, ma perché costretti a rispettare le rigide dosi che la scienza nutrizionale dell’epoca ammetteva senza se e senza ma.

In questo modo, i bambini non potevano sperimentare da soli il cibo e non potevano sviluppare le capacità istintive secondo le loro necessità. Clara Davis condusse una prova alimentare coinvolgendo 15 bambini, di età intorno ai sei mesi, ricreando particolari situazioni tali per cui i bambini potessero procurarsi da soli il cibo.

Il risultato? 32 alimenti gli alimenti scelti; latte, pesce, carne, frattaglie e, in aggiunta, alimenti di origine vegetale, cotti e crudi, serviti ognuno su un piatto. I bambini, una volta apparecchiata la tavola, hanno cominciato a dimostrare interesse per i cibi proposti e venivano assecondati nell’assaggiare determinati cibi e sapori.

In questo modo, ogni bambino iniziava a sviluppare gusti e preferenze, per almeno tre volte al giorno in un arco di tempo di sei anni, in cui veniva annotato, bambino per bambino, cosa preferisse mangiare e in quali quantità.

Giulia Mandrino

Fonte: https://www.uppa.it/alimentazione/autosvezzamento/svezzamento-secondo-natura/

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

Come insegnare a cucire ai bambini

Martedì, 03 Novembre 2015 13:15

Cucire è un’attività creativa, richiede attenzione e concentrazione, e anche i bambini, a qualsiasi età dopo i 4 anni, possono metterla in pratica, con notevoli vantaggi in termini di manualità sviluppata. Il segreto è insegnare al bambino questo tipo di attività in modo paziente, lasciando che commetta i suoi errori, che impari da questi e che ripeta più volte ciò che gli riesce meglio: ecco allora come insegnare a cucire ai bambini!

Insegnare ai bambini a cucire, una delle attività più manuali che esistano in assoluto, è un ottimo modo per stimolarli a essere attenti, precisi e anche creativi. La condizione necessaria per iniziare è che il bambino mostri interesse verso questo tipo di attività, altrimenti è inutile forzarlo costringendolo a fare qualcosa per cui non mostra attrazione e curiosità.

Non c’è un’età precisa per iniziare, anche se è consigliabile aspettare ameno fino ai sei anni, dal momento che è necessario avere un certo coordinamento dei movimento di mani e braccia che prima il bambino non avrebbe.

La prima regola da seguire è quella di lasciare libero il bambino nella scelta del progetto di cucito da intraprendere: massima libertà quindi nei confronti di tessuti e colori e dei motivi da realizzare. Quando il bambino avrà iniziato a cucire, qualsiasi cosa sia, lasciatelo libero, anche di ripetere lo stesso schema più di una volta; questo è molto importante per promuovere la fiducia in se stesso e nelle sue capacità.

Vediamo ora come insegnare ai bambini a cucire nel senso più pratico del termine: i nostri consigli per insenare a usare ago e filo stimolando la manualità sottile del bambino

Il cucito è un’attività manuale che prevede determinati schemi da rispettare e l’utilizzo di un ago e un filo che seguono un modello secondo alcune regole.

Per prima cosa, insegnate ai bambini al di sotto dei 5 anni a cucire senza l’ago, che potrebbe essere pericoloso. Al suo posto usate, invece, un ago di plastica con una cruna larga, in modo tale che il bambino non faccia fatica a inserire il filo che ha scelto. Mostrate al bambino come inserire l’ago e poi lasciate che prosegua da solo.

Per imparare a realizzare i vari punti, fate usare al bambino del cartoncino, invece del tessuto, sopra il quale avrete stampato o ricalcato un disegno, come un fiore, un animale o il suo personaggio preferito. In questo modo il bambino avrà a disposizione uno schema da seguire e, ago e filo alla mano, sarà molto più semplice per lui seguirlo con attenzione.

Per stimolare il bambino a sviluppare ulteriormente il tatto e il senso di precisione, lasciate che impari a cucire un bottone. Basta mettergli a disposizione una stoffa, l’ago di plastica e il filo del colore che preferisce: se il bambino sbaglia correggetelo dolcemente, senza imposizioni, e una volta che avrà imparato e continuerà a mostrare interesse per questa attività, lasciate che la ripeta quante volte vorrà.

La redazione di mammapretaporter.it

Sara

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Cecilia

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