Come creare una bottiglia sensoriale

Mercoledì, 04 Novembre 2015 11:14

Le bottiglie sensoriali montessoriane sono giochi semplici e creativi che potete anche realizzare a casa utilizzando bottiglie di plastica, materiali e vari oggetti di riciclo. Il procedimento per realizzare questo giocattolo è molto semplice, non richiede molto tempo e vi permette di creare uno strumento che sarà molto utile al bambino per sviluppare la sua curiosità e affinare i sensi.

Ecco allora come realizzare una bottiglia sensoriale homemade: uno strumento semplice e creativo che, secondo la pedagogia montessoriana, è alla base delle attività sensoriali per il bambino!

Le bottiglie sensoriali sono un ottimo gioco da proporre ai bambini, anche dai sei mesi d’età, per aiutarli ad affinare i sensi e coltivare la loro curiosità. Il principio base della bottiglia sensoriale è che deve essere maneggiata in modo semplice, e per questo deve essere abbastanza leggera, perché il bambino possa essere attratto da quello che vede all’interno, scuotendo anche il contenitore nel caso racchiuda oggetti che producono un determinato suono.

Per realizzare una bottiglia sensoriale homemade serve per prima cosa una bottiglia di plastica trasparente, da mezzo litro andrà benissimo, o in alternativa una bottiglia contenitore un po’ più bassa e dalla forma bombata che assomigli a un’ampolla.

Poi dovrete scegliere il materiale che volete mettere all’interno della bottiglia; questo passaggio è soggettivo e varia molto dal tipo di gioco che volete realizzare, per esempio una bottiglia sonora, oppure un contenitore che incuriosisca il bambino dal punto di vista visivo. In genere i materiali più utilizzati sono:

Fagioli secchi o riso (che fanno rumore)
Perline o palline colorate (che attirano la vista)
Chicchi di caffè, pasta o semi (sono piccoli e fanno rumore)

Quando avrete scelto i vostri materiali, lavate accuratamente la bottiglia di plastica e controllate che si possa richiudere bene e in modo sicuro: qualsiasi sia il contenuto della bottiglia dovrete essere sicuri che rimanga chiuso ermeticamente nella bottiglia.

A questo punto riempite la bottiglia con i materiali che avete scelto e il gioco è fatto, nella sua versione più semplice. Per realizzare una bottiglia sensoriale un po’ più complessa e di grande impatto estetico potete infatti anche utilizzare l’acqua, unita alla colla per ottenere un effetto più omogeneo, e alcuni brillantini colorati.

Ricordatevi però di non utilizzare l’acqua nel caso abbiate scelto di inserire nella bottiglia la pasta, il riso, i chicchi di caffè e qualsiasi altro alimento che al contatto con l’acqua si deteriorerebbe rovinando il gioco che avete costruito. Fate attenzione anche a sigillare per bene il tappo, se necessario anche con della colla e il nastro adesivo, per essere sicuri che niente fuoriesca dalla bottiglia.

Detto questo, buon lavoro e buona creazione! Lo scopo del gioco è che la bottiglia produca rumori differenti o faccia risaltare i colori; il bambino sarà così stimolato e incuriosito e non vedrà l’ora di sperimentare la sua bottiglia.

La redazione di mammapretaporter.it

Foto credits: http://carrotsareorange.com/sensory-bottles-babies/

Abitando in campagna, è ormai consuetudine andare in cascina a vedere gli animali con le mie bambine prima di rientrare a casa.
Vediamo spesso scenari bucolici di vacche (così devono essere chiamate!) in attesa, vitellini che vengono allattati, sentiamo spesso i pianti disperati di queste madri che vengono allontanate dai loro piccoli a sei mesi di vita per “l’ingrasso”- il nostro svezzamento-, ma la scorsa settimana ci siamo imbattute in una scena che mi ha colpito parecchio, sia da mamma che da ostetrica...
Era nato da poche ore un vitellino ed era nel recinto con la sua mamma: si reggeva a fatica sulle zampe.
La mamma vacca era molto agitata, muggiva al vitellino...non capivo se per rimproverarlo o spronarlo ad alzarsi.
Dopo qualche minuto il vitellino con gran impegno riesce ad alzarsi, si avvicina alla madre diretto alle mammelle...ma lei che fa?! Muggisce e si scansa dalla parte opposta...e questo per diverse volte.
Chiedo al fattore il motivo di questo atteggiamento...che mi lascia perplessa...e lui mi racconta che quella vacca ha avuto un parto difficile, hanno dovuta aiutarla a partorire, che è stanca, ha dolore e non vuole allattare il vitellino. Mi racconta che se entro sera non si decide ad allattare il cucciolo il fattore è costretto ad intervenire per aiutare il vitellino ad attaccarsi alle mammelle della madre.
Accade spesso mi dice!

Pazzesco penso io! E così ripenso a tutte le mamme... umane!
Quante volte si sente dire “ma è così naturale”...allattare, partorire, svezzare....
Ho sperimentato che è proprio la natura che prevede la fatica, il dolore, e perché no, a volte, il rifiuto verso il neo-nato, e soprattutto in tutto questo , quanto è “naturale” e fondamentale avere il sostegno di qualcuno che aiuta la madre ha ritrovare il contatto e costruire il rapporto per il piccolo.

La stanchezza della fine-gravidanza, del travaglio, del parto o del taglio cesareo, del mancato sonno, il senso di inadeguatezza...proiettano noi madri in una situazione completamente diversa: spesso ci si sente irriconoscibili anche ai nostri occhi sia per i pensieri che per le azioni (tutte le madri possono capire queste parole), gli stessi compagni e familiari sdrammatizzano le nostre lacrime, le nostre paure ed ansie.. e questo ci fa sentire più sole.
L’ostetrica è quella figura professionale sanitaria che sa ascoltare, confortare, sostenere, accompagna la madre in quel nuovo percorso così unico, così emozionante, così travolgente della maternità, attraverso un percorso consapevole, informato e responsabile.

#osterica

Daniela Pergola

Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Gli acquerelli nella scuola steineriana

Mercoledì, 04 Novembre 2015 04:54

Gli acquerelli sono molto utilizzati nelle scuole Waldorf e vengono impiegati per proporre ai bambini un’attività creativa e artistica facilmente realizzabile e in grado di concretizzarsi in poco tempo in un disegno alternativo, in una lanterna di carta dipinta o in una copertina per un libro.

Ecco come sono utilizzati gli acquerelli nella scuola steineriana: una tecnica pittorica creativa e in grado di trasmettere serenità e indipendenza creativa al bambino

La tecnica alla base dell’acquerello, bagnato su bagnato, è piuttosto semplice e nella scuola steineriana è utilizzata per offrire ai bambini un’esperienza cromatica a tutto tondo, incentrata sempre sul colore e mai sulla forma. Nell’acquerello, infatti, i colori confluiscono tra loro, si mescolano l’uno all’altro e consentono ai bambini di raggiungere risultati inaspettati.

Nella scuola steineriana ai bambini viene proposto prima l’uso singolo dei colori primari e in un secondo momento diverse combinazioni di colori; due tonalità di rosso, il giallo con il rosso, il blu con il giallo e il rosso con il blu. In questo modo i bambini saranno entusiasti di scoprire le coppie cromatiche che più preferiscono e vivranno in modo semplice e creativo la scoperta dei colori che si combinano tra loro formando tonalità e sfumature sempre diverse.

Anche a casa i bambini possono utilizzare gli acquerelli e riprodurre le attività che svolgono a scuola, basta solo avere a portata di mano:

- La carta da dipingere per acquerelli (che è un po’ più pesante di quella normale perché deve assorbire l’acqua e il colore)
- Colori ad acquerello, come il rosso, il blu e il giallo
- Un pennello a setole piatte
- Una spugna per ripulire bordi e sbavature
- Una bacinella per immergere il foglio di carta

La prima cosa da fare è immergere i fogli da dipingere nell’acqua e lasciarli in ammollo perché siano pronti da dipingere, poi si potrà iniziare con il colore. È meglio iniziare a dipingere con un colore alla volta, miscelarlo bene, aggiungendo l’acqua se la consistenza non sembra giusta, e verificare l’intensità del colore su un pezzetto di carta prima di cominciare.

La carta per la pittura ad acquerello in genere ha due lati, uno più liscio e uno più ruvido; il lato migliore per questo tipo di attività è quello ruvido, perché consente al colore di fissarsi meglio. A questo punto tutto il foglio può essere dipinto dei colori che il bambino preferisce e non preoccupatevi di eventuali sbavature o colature di vernice; con una spugna umida a portata di mano, quando il bambino avrà finito di dipingere potrete ripulire voi il bordo del foglio.

La redazione di mammapretaporter.it

La storia dell'autosvezzamento

Mercoledì, 04 Novembre 2015 04:45

Con auto svezzamento si intende il graduale passaggio da un regime alimentare di solo latte a una dieta solida e variegata. Avviene intorno a sei mesi ed è un processo in cui il bambino, con molta serenità, inizia a esplorare e ad assaporare i cibi dell’alimentazione di famiglia. Ma da dove nasce questo termine? E da dove trae la sua origine?

Ecco la storia dell'autosvezzamento: come è stato scoperto che i bambini possono mangiare tutto ciò che mangiano i genitori fin dai sei mesi

Siamo a Chicago, negli Stati Uniti, intorno agli anni ’30. La dottoressa Clara Davis studia le abitudini alimentari dei bambini con l’obiettivo di scoprire se fossero in grado di gestire da soli l’assunzione degli alimenti.

La sua ricerca nasceva dalla necessità di risolvere i numerosi problemi di inappetenza che diversi bambini manifestavano. L’esperimento partiva dal dubbio che i piccoli mangiassero poco e male, non per colpa loro, ma perché costretti a rispettare le rigide dosi che la scienza nutrizionale dell’epoca ammetteva senza se e senza ma.

In questo modo, i bambini non potevano sperimentare da soli il cibo e non potevano sviluppare le capacità istintive secondo le loro necessità. Clara Davis condusse una prova alimentare coinvolgendo 15 bambini, di età intorno ai sei mesi, ricreando particolari situazioni tali per cui i bambini potessero procurarsi da soli il cibo.

Il risultato? 32 alimenti gli alimenti scelti; latte, pesce, carne, frattaglie e, in aggiunta, alimenti di origine vegetale, cotti e crudi, serviti ognuno su un piatto. I bambini, una volta apparecchiata la tavola, hanno cominciato a dimostrare interesse per i cibi proposti e venivano assecondati nell’assaggiare determinati cibi e sapori.

In questo modo, ogni bambino iniziava a sviluppare gusti e preferenze, per almeno tre volte al giorno in un arco di tempo di sei anni, in cui veniva annotato, bambino per bambino, cosa preferisse mangiare e in quali quantità.

Giulia Mandrino

Fonte: https://www.uppa.it/alimentazione/autosvezzamento/svezzamento-secondo-natura/

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

Come insegnare a cucire ai bambini

Martedì, 03 Novembre 2015 13:15

Cucire è un’attività creativa, richiede attenzione e concentrazione, e anche i bambini, a qualsiasi età dopo i 4 anni, possono metterla in pratica, con notevoli vantaggi in termini di manualità sviluppata. Il segreto è insegnare al bambino questo tipo di attività in modo paziente, lasciando che commetta i suoi errori, che impari da questi e che ripeta più volte ciò che gli riesce meglio: ecco allora come insegnare a cucire ai bambini!

Insegnare ai bambini a cucire, una delle attività più manuali che esistano in assoluto, è un ottimo modo per stimolarli a essere attenti, precisi e anche creativi. La condizione necessaria per iniziare è che il bambino mostri interesse verso questo tipo di attività, altrimenti è inutile forzarlo costringendolo a fare qualcosa per cui non mostra attrazione e curiosità.

Non c’è un’età precisa per iniziare, anche se è consigliabile aspettare ameno fino ai sei anni, dal momento che è necessario avere un certo coordinamento dei movimento di mani e braccia che prima il bambino non avrebbe.

La prima regola da seguire è quella di lasciare libero il bambino nella scelta del progetto di cucito da intraprendere: massima libertà quindi nei confronti di tessuti e colori e dei motivi da realizzare. Quando il bambino avrà iniziato a cucire, qualsiasi cosa sia, lasciatelo libero, anche di ripetere lo stesso schema più di una volta; questo è molto importante per promuovere la fiducia in se stesso e nelle sue capacità.

Vediamo ora come insegnare ai bambini a cucire nel senso più pratico del termine: i nostri consigli per insenare a usare ago e filo stimolando la manualità sottile del bambino

Il cucito è un’attività manuale che prevede determinati schemi da rispettare e l’utilizzo di un ago e un filo che seguono un modello secondo alcune regole.

Per prima cosa, insegnate ai bambini al di sotto dei 5 anni a cucire senza l’ago, che potrebbe essere pericoloso. Al suo posto usate, invece, un ago di plastica con una cruna larga, in modo tale che il bambino non faccia fatica a inserire il filo che ha scelto. Mostrate al bambino come inserire l’ago e poi lasciate che prosegua da solo.

Per imparare a realizzare i vari punti, fate usare al bambino del cartoncino, invece del tessuto, sopra il quale avrete stampato o ricalcato un disegno, come un fiore, un animale o il suo personaggio preferito. In questo modo il bambino avrà a disposizione uno schema da seguire e, ago e filo alla mano, sarà molto più semplice per lui seguirlo con attenzione.

Per stimolare il bambino a sviluppare ulteriormente il tatto e il senso di precisione, lasciate che impari a cucire un bottone. Basta mettergli a disposizione una stoffa, l’ago di plastica e il filo del colore che preferisce: se il bambino sbaglia correggetelo dolcemente, senza imposizioni, e una volta che avrà imparato e continuerà a mostrare interesse per questa attività, lasciate che la ripeta quante volte vorrà.

La redazione di mammapretaporter.it

Che cos'è l'antroposofia?

Martedì, 03 Novembre 2015 12:30

L’antroposofia è una filosofia spirituale fondata da Rudolf Steiner, che tratta profonde questioni che riguardano l’umanità, le sue esigenze di base e la sua capacità di relazionarsi con il mondo esterno attraverso un esercizio scientifico della mente che si riflette in decisioni e attitudini prese in piena libertà.

In questo articolo vi spieghiamo quindi in che cosaa consiste l'antroposofia di Rubolf Steiner: la filosofia, i principi fondamentali e gli insegnamenti antroposofici. 

Potremmo descrivere più dettagliatamente questa filosofia attraverso i suoi quattro livelli fondamentali, dalla sua fondazione ai suoi principi fondamentali.

L’antroposofia è una filosofia sviluppata dal filosofo Rudolf Steiner (1861-1925), conosciuto ai più come l’inventore del metodo di pedagogia Waldorf, che nasce da una filosofia della libertà.

Presuppone un percorso di conoscenza e di ricerca spirituale che si basa sulla filosofia idealistica europea, radicata negli insegnamenti di filosofi del calibro di Aristotele, Platone e S. Tommaso. L’antroposofia si inquadra grazie al suo metodo di ricerca, possibile grazie alla conoscenza e all’esperienza, e può definirsi anche come scienza spirituale, perché presuppone anche uno sforzo di ricerca spirituale che si basa sulla tradizione idealista che ha portato allo sviluppo della scienza moderna. Obiettivo dell’antroposofia è colmare le lacune che si sono sviluppate, sin dal Medioevo, tra scienze, arti e aspirazioni religiose dell’uomo, e costruire una solida base per favorirne l’integrazione.

Un altro importante obiettivo dell’antroposofia è quello di fornire un impulso utile a nutrire l’animo dell’individuo all’interno della società, il che significa manifestare rispetto gli altri, su una base puramente umana, indipendentemente dalla loro origine e idea.

L’antroposofia predica una filosofia della libertà come metodo di ricerca spirituale e come impulso per nutrire un interesse umano verso le altre persone, anche se non mancano implicazioni pratiche.

L’antroposofia, quindi, non è una dottrina, ma uno stimolo per rivolgere il proprio interesse oltre il mondo materiale. Questi insegnamenti si riflettono nella pedagogia Waldorf, che è alla base delle scuole steineriane, ma anche nella medicina antroposofica, nell’agricoltura biodinamica e nella pedagogia curativa.

Come scienza filosofica, l’antroposofia risponde a molte questioni vitali del quotidiano e le persone che seguono e studiano questa filosofia si riuniscono nei Gruppi della Società Antroposofica, per confrontarsi ed elaborare le proprie idee.

La redazione di mammapretaporter.it

Le bambole Waldorf

Martedì, 03 Novembre 2015 07:54

Secondo la pedagodia steineriana c’è un forte nesso tra una bambola, la spiritualità e quello che il bambino può apprendere attraverso questo gioco. Le bambole Waldorf non sono oggetti inventati da Steiner; si tratta infatti di bambole povere, di quelle che le mamme di tutto il mondo hanno sempre confezionato per i propri bambini prima dell’inizio della produzione in serie.

Ecco il mondo meraviglioso delle bambole steineriane e come crearle in casa: cosa sono le bambole waldorf e dove acquistarle

Le bambole di pezza, per esempio, sono conosciute in tutto il mondo come uno dei giochi d’infanzia più usato durante il gioco a casa dei tempi passati. Steiner, quindi, non ha inventato proprio nulla, ma ha semplicemente raccolto un modello già esistente e lo ha inserito all’interno di un contesto filosofico e pedagogico.

Se un bambino osserva un genitore intento a costruire per lui un gioco, il piccolo assorbe un’importante lezione di vita; con impegno, fatica e determinazione si può creare qualcosa da soli e ottenere buoni risultati.

I bambini, di conseguenza, tenderanno a fare lo stesso e saranno molto più stimolati a giocare con questo punto di vista, libero e creativo.

 

Potete acquistarle sul sito www.rudolfsteiner.it, su www.pizzingrillo.it, su /www.gnomoallegro.com e in alcuni negozi specializzati in prodotti e giochi steineriani.

Ma ora vediamo quindi come costruire una bambola Waldorf, quali sono i materiali che occorrono e quali caratteristiche la bambola deve avere.

Una bambola in stile Waldorf è fatta di materiali naturali con un rivestimento e un’imbottitura in lana o in cotone. I tratti del volto, che potete cucire con del semplice filo, devono essere appena accennati e il corpo solo abbozzato.

L’imbottitura ha un’importanza fondamentale nella bambola Waldorf. La lana, per esempio, è un materiale avvolgente che mantiene il calore del corpo ed è un ottimo modo per avvolgere psicologicamente il bambino con un gioco sicuro e familiare.

Se siete alla prima impresa con questo tipo di creazione, su internet potete trovare diversi tutorial, che spiegano le basi dell’assemblaggio della bambola, e offrono anche diversi modi creativi e originali per personalizzare questo gioco anche con materiali di recupero che già avete dentro casa.

Ecco alcuni Tutorial: 

La pappa dolce

La casa nella prateria

 

Qui sotto trovate un video tutorial davvero utile! 

La redazione di mammapretaporter.it

Foto credits: Waldorfmama

Le mamme che lavorano sanno quanto sia importante organizzarsi dentro casa. Non sempre si ha il tempo necessario per preparare quello che si vorrebbe, ma si può sempre giocare d’anticipo. Il freezer può essere un prezioso alleato in questi casi: basta preparare del cibo quando si ha più tempo a disposizione e poi congelarlo per averlo sempre pronto quando serve.

Oltre a frutta e verdura possiamo congelare alcuni cibi molto freziosi per la nostra salute e che dovremmo inserire nella nostra cucina: ecco allora 7 cibi super sani da congelare e usare all’occorrenza.

Il brodo
Preparatene in abbondanza quando potete e sistemate quello che avanza nei contenitori per il ghiaccio: ecco pronte tante monoporzioni da tirare fuori e usare quando serve.

Pesto
Se preparate il pesto fatto in casa, sistematelo negli appositi contenitori e congelatelo per averlo sempre a disposizione anche per un pranzo veloce.

Soffritto
Per non preparare ogni volta il soffritto, o per non utilizzare quello surgelato in vendita al supermercato, preparatelo voi, con cipolla, carota e sedano, e poi surgelatelo. Anche in questo caso, basta usare il contenitore per il ghiaccio e creare delle mini porzioni con i cubetti.

Mix di erbe fresche
Secondo lo stesso principio, preparate delle piccole porzioni di erbe aromatiche e olio extravergine d’oliva, versate nel contenitore, surgelate tutto ed ecco che il vostro mix sarà sempre a portata di mano.

Succo di limone
Anche se per la maggior parte delle ricette ne serve davvero poco, per ottimizzare al massimo il tempo a disposizione potete surgelare il succo di limone e averlo così pronto all’occorrenza e per qualsiasi ricetta.

Zenzero grattugiato
Quando avete a disposizione dello zenzero fresco che contate di non utilizzare nell’immediato, grattugiatelo e poi surgelatelo. Pronto da usare all’occorrenza!

Frullati e bevande alla frutta
Al mattino c’è chi ha decisamente poco tempo a disposizione per preparare un frullato o una bevanda alla frutta. E allora, preparatelo prima, congelatelo e tiratelo fuori all’occorrenza. E se andate di fretta lasciatelo scongelare mentre vi preparate per uscire di casa al mattino.

La redazione di mammapretaporter.it

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

Recentissimi studi a livello mondiale stanno dimostrando perché un cospicuo consumo di verdura e frutta svolge un'azione chiave nella riduzione del rischio di cancro. Non solo alcuni alimenti possiedono infatti la capacità di influenzarne e sopprimerne lo sviluppo, ma addirittura contribuiscono a curarlo.

Broccoli, pomodori e frutti di bosco, per esempio, contengono antiossidanti e composti fitochimici che intervengono sul meccanismo stesso della formazione del tumore, inibendo la riproduzione delle cellule mutanti e lo sviluppo di nuovi vasi sanguigni (l'ultima frontiera delle terapie oncologiche).

Il che significa che possono debellare il cancro quando è a uno stadio precoce, ma anche rafforzare esponenzialmente l'effetto di chemio e radioterapia negli stadi successivi.
Ma l'aspetto più interessante di queste ricerche è che provano come la diffusione di particolari tipi di tumore in certe aree geografiche sia strettamente correlata al regime nutrizionale.
Grazie a un'alimentazione più consapevole sarebbe dunque possibile ridurre di circa un terzo l'incidenza media dei tumori. Un risultato sbalorditivo, ottenibile nel modo più semplice e naturale, integrando per esempio nella propria dieta preziosi cibi delle cucine di tutto il pianeta, dalla soia alla cipolla, dal cioccolato al tè verde, al curry, adattando le combinazioni alle esigenze di ogni singolo individuo.

La domanda è: come può un alimento aiutare a combattere una malattia come il cancro?

Ecco allora la connessione tra alimentazione e cancro: cosa mangiare e cosa evitare per limitare l'insorgenza del cancro e contrastare il suo sviluppo

La risposta è semplice: Il cancro è una cellula impazzita (mutata) e come tutte le cellule si deve nutrire ed eliminare gli scarti, ecco come possiamo intervenire conoscendo il suo metabolismo. È stato, inoltre, dimostrato in laboratorio che alcuni alimenti sono capaci di rallentare la crescita delle cellule tumorali così come altri la favoriscono. Infine, moltissimi alimenti agiscono sul microambiente, ovvero lo spazio tra cellula e cellula: in tal modo facilitano il lavoro del sistema immunitario, e ostacolano le cellule tumorali impedendo loro di crearsi un ambiente che ne faciliti la crescita. 


Tre le premesse da fare: 


1. Carne rossa e latticini devo essere consumati con moderazione e soprattutto, insieme a verdura di stagione e frutta, in modo da bilanciare l'apporto di acidi con le basi della frutta e verdura.

2. Uno studio recente, pubblicato su Science Translational Medicine, ha dato un nuovo e importante impulso alle già note conoscenze sulla restrizione calorica/digiuno, coordinato dal genovese Valter Longo, direttore dell’Istituto di Longevità alla University of Southern California di Los Angeles, e realizzato in collaborazione con il Laboratorio di Oncologia dell’Istituto Gaslini di Genova, diretto da Vito Pistoia, ha dimostrato che un breve digiuno (48 ore prima della chemioterapia) in un modello animale di neuroblastoma protegge le cellule sane, che riposano come in uno stato di ibernazione in attesa di nuovo nutrimento, e rende più vulnerabili le cellule malate, riduce gli effetti indesiderati della chemio e protegge anche dalla metastasi.
Il digiuno destabilizza le cellule ammalate, che cercano, invano, altre vie per rigenerarsi di fatto indebolendosi perché solo le cellule sane possono sopravvivere al digiuno. cosi facendo, si evitano picchi di produzione di insulina, ormone della crescita, prodotto dal pancreas in presenza di alimenti zuccherini.

3. cibi da evitare in caso di diagnosi di cancro e di forte famigliarità sono:

- carni rosse e bianche, in particolare insaccati. 

- pesce di grossa taglia. Specialmente se di provenienza non mediterranea;


- latte e latticini;


- zuccheri raffinati, escluso il fruttosio naturale, quindi è concessa la frutta, meglio se poco zuccherina (limitare quindi banane, uva, cachi)

- zuccheri complessi, pane con farine raffinate e pasta con semola di grano duro;


- patate, pomodori, melanzane, zucchine, peperoni, banane;


- frutta, durante il trattamento antiblastico è ammessa spremuta di limone, con aggiunta di un pizzico di bicarbonato di potassio o di sodio;


- acqua e bevande gassate;


- soia (limitatamente alle neoplasie del tratto genitale-mammarie)


I cibi consigliati ivece:


- Pesce, preferibilmente quello “azzurro”;


- Verdure, preferibilmente crucifere, è ammesso pomodoro cotto;


- legumi (ottimo l'abbianmento legumi-cereali integrali per creare una catena di aminoacidi completa);


- frutta: frutti di bosco (mela e pera, dopo i sei mesi di trattamento);


- uova;


- pane e pasta integrale/kamut/farro;


- formaggio stagionato (tipo parmigiano); 

- semi di sesamo, per una corretta integrazione di calcio;


- bevande vegetali come riso e avena e di asina;


- olio extravergine (provenienza riconosciuta italiana – spremitura a freddo);


- frutta secca, consigliato 2 mandorle “fresche” alla mattina;


- foglia di prezzemolo (prima di ogni pasto);


- spezie: zafferano/curcuma-miscelata con un pizzico di pepe;


- vino rosso (½ bicchiere a pasto).


Ultimo, ma non per ultimo, il movimento e l'attività fisica, sono molto importanti per mantenersi sani, snelli o in peso forma, per tutta la vita, mantenendo una vitalità dell'organismo al meglio delle proprie possibilità.

Prof. Giuseppe Di Fede

www.imbio.it

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

Aromaterapia per pidocchi

Martedì, 03 Novembre 2015 05:33

 

Dopo aver parlato di prevenzione dei pidocchi in questo articolo troverete tre miscele di oli essenziali molto efficaci: vengono utilizzati oli esssenziali importanti come il tea tree, la cannella e il roamrino. E' quindi importante al fine di scongiurare reazioni allergiche testare la miscela sull'avambraccio (spalmare qualche goccia del preparato) e attendere circa 20 minuti. Se non emergono eruzioni cutanee possiamo procedere

Ecco i nostri consigli per utilizzare l'aromaterapia per prevenirli e limitarli: come gli oli essenziali possono aiutarci a eliminare i pidocchi nei nostri bimbi.

 

1. Una prima miscela di oli essenziali che vi consigliamo è questa: 

- 100 ml di oliodi neem

- 5 gocce di olio essenziale di tea tree

- 4 gocce di olio essenziale di rosmarino

- 4 gocce di olio essenziale di eucalipto

Mescolare bene e applicare sulla cute.

 

 

2. Per bambine con capelli lunghi meglio abbinare anche questa miscela 3 volte a settimana su tutta la lunghezza:

- 100 ml di olio di neem

- 5 gocce di olio essenziale di lavanda

- 5 gocce di olio essenziale di rosmarino

- 3 gocce di olio essenziale chiodi di garofano.

 

3. Questa è una vera e propria lozione killer da non applicare prima dei 6 anni:

- 250 ml di olio di neem

- 10 gocce di olio essenziale di foglie di cannella (non la corteccia)

- 10 gocce di olio essenziale di eucalipto

- 6 gocce di olio essenziale di origano

- 5 gocce di geranio d'egitto

- 5 di rosmarino

- 5 di tea tree

- 5 di menta peperita

Applicare sulla cute poi sciacquare con lo shampoo ed eventualmente abbinare dopo questo una lozione di acqua e aceto. 

Giulia Mandrino

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

Sara

sara.png

Cecilia

Untitled_design-3.jpg