La maternità in Africa Occidentale

Sabato, 24 Maggio 2014 19:31

La maternità ha un ruolo importante in tutte le società, ma nella cultura africana, una donna molte volte viene valutata dal numero di figli che procrea: nelle società tradizionali africane occidentali, la donna ha lo scopo principale di generare e allevare i figli. Comprendendo l'importanza di questa posizione, ci sono molti riti e tante attività dedicate alle donne, in modo che esse apprendano le conoscenze necessarie per diventare madri: durante la pubertà infatti le ragazze sono istruite sul parto, e sui segreti e tabù delle mestruazioni, effettuando un vero e proprio periodo di apprendimento che dura diversi mesi. Questo periodo di formazione si svolge di solito durante la stagione secca, e consiste in un allontanamento dal villaggio per alcune settimane con le donne anziane del villaggio. Le procedure effettive di questi insegnamenti variano notevolmente da tribù a tribù: alcune di queste cerimonie sono rituali di canti e danze, mentre in altri casi vengono effettuati dei periodi di purificazione che consistono in una alimentazione molto ristretta e con cibi selezionati. 

Il ruolo femminile in Africa occidentale è basato sull'idea che le donne possano e debbano (in linea di principio) generare figli: il modo in cui esse si prendono cura dei loro figli dimostrerà a tutti la loro pazienza, gentilezza, dolcezza e persistenza. Queste infatti sono le caratteristiche che contraddistinguono lo stile di maternage di molte tribù africane: maternità a stretto contatto fisico, allattamento a richiesta prolungato, nanna condivisa con la mamma, uso della fascia. Con questo atteggiamento le donne africane creano una relazione molto stretta ed empatica con i propri figli, legami che perdurano nel tempo, anche quando saranno adulti, e le legittimano ad avere su di essi un forte potere decisionale per tutta la loro vita. I figli infatti sono la vera ricchezza per le famiglie e le donne di queste tribù, in quanto non essendo sviluppati in queste zone dei sistemi di welfare, spetterà a loro la presa in carico economica e pratica dei genitori quando questi saranno anziani e non più autosufficienti. Essendo quindi i figli un bene prezioso per l'intera comunità, tutto il villaggio supporta la donna nella crescita dei bambini, in quanto "per crescere un bambino ci vuole un villaggio". 

 

Vuoi raccontarci la tua esperienza di mamme nel mondo? Scrivici attraverso la mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

immagine tratta da fibercopia.com

 

Diritto di allattare in luoghi pubblici

Sabato, 24 Maggio 2014 19:19

Il “diritto” della donna di allattare in luoghi pubblici

"Papa Francesco promuove l’allattamento al seno in pubblico.” La notizia è stata data alla fine di Dicembre dopo che Papa Francesco ha detto durante un intervista al quotidiano "La Stampa” che le madri non dovrebbero vergognarsi di allattare i propri figli in pubblico.

Però, in molte situazioni la questione non è la vergogna della mamme ad allattare, ma la mancanza di consenso della società intorno ad esse.

In Italia abbiamo già sentito tante notizie di mamme che non hanno potuto scegliere di allattare in pubblico i propri cuccioli, principalmente perché messe in imbarazzo dal contesto in cui si trovavano. In Brasile è in corso una ondata di proteste per il “diritto” delle mamme di allattare in pubblico, questo dopo che una mamma è stata invitata ad allontanarsi da un luogo pubblico mentre allattava sua figlia. Nel contestare la situazione, chiedendo cosa sarebbe successo se avesse offerto il biberon anziché il seno, la responsabile del centro le ha confermato che in quel caso non avrebbe avuto problemi. Negli Stati Uniti questo argomento genera ancora molta polemica. Alcuni stati e settori sociali hanno avviato progetti per limitare i luoghi pubblici in cui sia possibile allattare al seno. a Forest Park, una città nello stato della Georgia, hanno cercato di adottare un divieto di allattamento al seno in pubblico per bambini di età superiore ai 2 anni. Così diverse madri si sono riunite davanti al municipio per allattare al seno i propri figli, tutti insieme in segno di protesta, e ha funzionato, il divieto è stato ritirato! Un'altra mamma americana, in Texas, è stata invitata ad andarsene da un grande magazzino perché stava allattando al seno il figlio all’interno del negozio: poco dopo, centinaia di madri hanno allattato i propri figli nello stesso posto dell'accaduto come forma di protesta. Nella città di Bristol, in Inghilterra, un funzionario è stato scortese con una madre che allattava il suo bambino in un bar, e questo ha dato il via ad una manifestazione di protesta con centinaia di madri. Centinaia di madri Danesi si sono riunite per allattare in pubblico, di fronte al Comune di Copenaghen: la manifestazione è stata organizzata da Trine Larsen, una madre che ha denunciato attraverso il suo blog il crescente reclamo di ristoranti e caffè nei confronti delle donne che allattano in pubblico, pratica comune nei paesi nordici.

E le storie di questo genere non finiscono. Questi sono soltanto alcuni casi che sono diventati famosi per la discriminazione delle mamme che allattano. Ma quante mamme hanno già sofferto questa violenza in silenzio? Quante mamme hanno sofferto lo sguardo giudicante delle persone sedute al tavolo accanto? Quanti bambini sono tornati a casa perché la mamma non si sentiva a suo agio ad allattare fuori casa?

E peggio ancora, quanto è giusto parlare di “diritto” di allattare? Il dizionario descrive la parola diritto come “un insieme di principi codificati allo scopo di fornire ai membri di una comunità regole oggettive di comportamento su cui fondare una ordinata convivenza”.Ordinata convivenza? Già qui ricominciamo da capo, perché non riesco a vedere una convivenza disordinata in una società in cui i bambini vengo nutriti dalla loro madre. E cosi, è incredibile pensare che ancora, in tutto il mondo, le donne devono lottare per questo “diritto”. A me piace molto il commento di Liége Rocha, dirigente della “União Brasileira de Mulheres (UBM)” - Unione Brasiliana delle donne - su questo argomento: "atti di violenza e discriminazione contro le donne che non stanno commettendo nessuna offesa al pudore o alla morale ma stanno esercitando il loro diritto alla maternità", ed ironizza: "nei paesi che si definiscono l'apice della democrazia, le donne non hanno il diritto di allattare liberamente".

E voi cosa ne pensate? Avete vissuto qualche esperienza da raccontarci?

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immagini tratte da becomingsupermommy.blogspot.com

 

 

I disturbi dell'apprendimento

Sabato, 24 Maggio 2014 16:07

L’acronimo DSA significa Disturbo Specifico dell’Apprendimento. In questa sigla sono racchiusi tutti i disturbi che riguardano la capacità di leggere, scrivere e far di conto. Vediamoli insieme un po’ più nel dettaglio :

DISLESSIA : è la difficoltà di lettura, per cui il bambino fa fatica a leggere in modo fluente e corretto.

DISORTOGRAFIA : è la difficoltà di scrittura, per cui il bambino fa fatica a scrivere in modo corretto.

DISGRAFIA : è la difficoltà di scrittura, per cui il bambino fa fatica a scrivere in modo veloce e fluido.

DISCALCULIA : è la difficoltà nell’area matematica, per cui il bambino fa fatica a far di conto, a manipolare i numeri e a memorizzare le tabelline.

Oggi si parla molto di DSA, a volte senza saperne il reale significato, a volte amplificando erroneamente i limiti che un bambino DSA può avere, altre volte sottovalutandone la portata, soprattutto in termini emotivi e sociali.

Ciò che secondo me, ancora oggi non si conosce molto di questa forma mentale, non sono le difficoltà specifiche scolastiche che ne determina, ma tutto ciò che riguarda il modo particolare ed affascinante con cui questi bambini guardano al mondo, pensano, creano, interpretano, costruiscono comunicazione.

Spesso sono bambini con un alto livello cognitivo, hanno grandi potenzialità intellettive ed una creatività e una capacità d’immaginazione impressionanti. Trascorrono gran parte del loro tempo immersi in questo loro mondo fatto di pensieri creativi e ciò li porta ad apparire spesso distratti, scollegati dalla realtà, lenti … di frequente sono molto bravi nel disegno, nella costruzione di oggetti o nelle forme artistiche in generale, mentre sono impacciati nelle attività motorie più comuni ( come allacciarsi le stringhe delle scarpe o i bottoni della camicia o giocare a palla ). E’ in generale il loro modo di utilizzare la mente che differisce dal nostro, definirli solo rispetto alle difficoltà di lettura, scrittura o calcolo, mi sembra estremamente riduttivo! Per l’aspetto scolastico al giorno d’oggi ci sono strumenti compensativi e dispensativi che li supportano, ci sono insegnanti  che, se hanno la volontà di prepararsi sull’argomento , possono fornire al bambino con DSA validi contributi metodologici … Ciò che ancora manca, secondo me, è una visione a 360 gradi di questi bambini, è la reale consapevolezza di tutti gli atteggiamenti mentali e comportamentali  che essi utilizzano, che, se mal interpretati o non capiti,  hanno una ripercussione importante sulla loro autostima e sul loro benessere sociale. Importante quindi supportare a livello psicologico ed emotivo il bambino che si rende conto di queste sue “diversità” comportamentali e ne soffre e, ancora più importante, sensibilizzare la società attraverso un’informazione sempre più completa su cosa significhi veramente avere un DSA.

 

Per chi fosse interessato ad approfondire l’argomento, consiglio vivamente di vedere il film “Stelle sulla Terra”, perché loro sono punti luminosi … tutti da scoprire!

 

Dott.ssa Monica Contiero

Tutto ma non farmi giocare

Sabato, 24 Maggio 2014 15:59

Quante volte ci siamo sentite chiedere dai nostri bambini : “Mamma giochi con me?” ! E quante volte ci capita di rifiutarci di farlo o provarne almeno un forte desiderio!! Non tutte le mamme hanno una naturale propensione al gioco … non basta diventare genitori per trasformarsi in eterni Peter Pan! Ma basta vedere il nostro bimbo che cerca di organizzarsi in un gioco solitario, dopo il nostro rifiuto, con il suo faccino sconsolato per far nascere dentro di noi immensi sensi di colpa, ipotesi catastrofiche sulle conseguenze psicologiche ed emotive che questi rifiuti possano avere su di lui.

“Ma che razza di mamma sono? Dovrei sforzarmi di giocare con lui!”

Per rispondere a questa domanda e per trovare una soluzione al “problema”, consideriamo insieme innanzitutto per quali scopi un bambino gioca. 

Sostanzialmente il gioco serve al bambino per entrare in contatto col mondo circostante, per conoscerlo, per sperimentarlo e quindi per apprendere. Attraverso il gioco il bambino conosce se stesso, ciò che può fare, come può agire sulla realtà, apprende modalità d’azione e sviluppa strategie cognitive sempre più raffinate, nonché crea relazioni umane, impara a mettersi in contatto con l’altro, a comunicare e a calibrare i suoi comportamenti sulla base di quelli degli altri. Importantissimo quindi il gioco per un bambino! Non è solo divertimento … è crescita vera e propria!

E’ quindi molto importante che la figura di riferimento del bambino possa e voglia condividere questo suo percorso di maturazione, è proprio necessario fare esperienze insieme!

Cerchiamo però di chiarire che cosa si intende per GIOCO . La prima forma di gioco che ci viene in mente è sicuramente quella “classica”, che prevede l’utilizzo di qualche oggetto ( macchinine, trenini, pezzetti di plastica da assemblare, bambole …) o, quando siamo all’aria aperta, giochi con la palla, con l’acqua, con la sabbia, con la terra.

 Ma non è solo quello il gioco; in realtà quasi tutte le attività che svolgiamo in casa possono essere trasformate in gioco.

Per cui, niente panico mamme poco giocherellone!Per chi non riuscisse proprio a fare il capotreno che guida il trenino per tutta la casa o la signora che va a fare la spesa e deve comprarsi mezza cucina, c’è una soluzione che piacerà molto ai bambini e farà star bene anche la mamma.

Sicuramente ognuna di noi ha delle attività preferite, degli hobbies, dei talenti personali … sfruttiamoli! Proponiamo ai nostri bambini di fare i “nostri” giochi, di collaborare nelle attività che più ci piacciono. Potrebbe essere un’attività culinaria, un decoupage, una biciclettata per le più sportive, o addirittura faccende domestiche che, con un po’ di astuzia, possiamo trasformare in avvincenti gare. Potete immaginare la soddisfazione che provano nel creare qualcosa con noi, che sia una torta o un’opera artistica, per poi mostrarla al papà alla sera?  Per i nostri bambini è importante giocare, ma è altrettanto gratificante “fare” qualcosa con noi, sentirsi parti attive di un’attività in cui la mamma collabora serenamente. Cerchiamo quindi cosa potrebbe avvicinarsi ai gusti dei nostri bambini tra i nostri interessi e giochiamo con loro in questa forma.

 

Dott.ssa Monica Contiero

Potere al colore con Aurasoma

Sabato, 24 Maggio 2014 15:35

 Avevo circa 10 anni quando mia zia mi porto in una libreria "alternativa" dove oltre a numerosi libri, ciondoli e amuleti vari si poteva ammirare una vetrinetta illuminata che conteneva al suo interno una miriade di boccettini di liquido colorato: rimasi affascinata. Sono quelle rare cose che ti capitano sotto gli occhi a cui non riesci a distogliere lo sguardo: li guardi tutti insieme, poi ti soffermi su uno, poi ti soffermi su un'altro, poi cerchi quelli simili, poi li riguardi tutti insieme. Non so, è una sensazione strana. Ancora oggi a distanza di 20 anni anche solo guardando queste foto per l'articolo ne sono affascinata. A parte però la mia esperienza personale, vorrei raccontarvi qualcosa in più su questi strani boccettini colorati. 

Ma partiamo con ordine: l'utilizzo del colore come strumento terapeutico affonda le sue radici nelle pratiche di molte importanti culture del passato. Nell'antico Egitto il giallo veniva usato per stimolare le capacità intellettive della mente, mentre il colore rosso era utilizzato per accrescere la forza vitale dell'individuo. In un'altra società antica, quella dei Sumeri, i colori erano considerati un vero e proprio strumento terapeutico, al pari delle piante. Nella MTC, medicina tradizionale cinese, a ogni elemento viene associato un colore. . Anche per i cinesi il colore è stato sempre fondamentale, infatti nel sistema dei cinque elementi sul quale si basa tutta la loro diagnostica e medicina, ogni elemento viene associato ad un colore. I Tibetani invece sono stati i primi ad associare il colore con la coscienza nel loro piu antico libro sulla dimensione umana. 

Nel 1983, la farmacista Vicky Wall, farmacista, alchimista e meditatrice inglese, crea Aura Soma. Aura Soma è un sistema olistico non intrusivo che amalgama armonicamente qualità dei colori, delle essenze aromatiche e vibrazioni dei cristalli, in un sistema di auto-guarigione personale, che riporta l'individuo verso la sua propria unità di corpo-mente-spirito. Il centro del sistema è costituito dalle bottiglie bicolore Equilibrium . Mike Booth, direttore mondiale dell'Aura-Soma, sostiene che, l'insieme dei loro colori rappresenti la nostra totalità. La scelta delle bottiglie, permette quindi, alla persona, di capire quali sono gli aspetti prioritari su cui lavorare"* si legge sul sito www.aura-soma.it/. "In nessun caso i prodotti dell'Aura Soma possono danneggiare; come in tutte le terapie energetiche, l'effetto si ha quando la lunghezza d'onda della sostanza corrisponde alla reale necessità della persona che la richiede, altrimenti non si manifesterà nessun effetto. Se invece la sostanza è quella giusta, la persona che l'applica lo constaterà dopo qualche giorno; a volte, come anche succede per i rimedi omeopatici giusti, la reazione può portare ad un rafforzamento dei conflitti dell'anima e le ombre possono momentaneamente rafforzarsi, ma è proprio questo rafforzamento del nodo energetico che ne influenza dopo lo scioglimento". 

 Ma come si inizia? Il processo prevede la scelta di quattro bottiglie principali che costituiranno il nostro "specchio", ossia ciò che siamo e allo stesso tempo ciò di cui abbiamo bisogno: "esistono diversi modi, più o meno ortodossi, per scegliere le bottiglie ma Mike Boot consiglia di sceglierne ognuna come se fosse l'unica di cui potremmo disporre su un isola deserta. Dovremmo porci in una disposizione d'animo rilassata e scegliere con cura e attenzione la prima, poi metterla da parte e scegliere allo stesso modo la seconda e così via per quattro bottiglie che descriveranno il nostro codice personale. Molto genericamente possiamo dire che la prima indica il nostro obiettivo nella vita, la seconda le nostre maggiori difficoltà, la terza il nostro stato evolutivo e la quarta le nostre prospettive future.". Esistono dei veri e propri consulenti Aura Soma che dopo aver effettuato una formazione possono sostenerci in questo processo di scelta. 

Come si usano le bottigliette? "Con la mano sinistra si prende la bottiglia, si svita il tappino, e chiudendo la bottiglia con l'indice, si incomincia a scuoterla, fino a quando non se ne otterrà una emulsione omogenea; dopo di che si versano alcune gocce dell'emulsione sulla mano destra, e si spalmano sulla parte del corpo che corrisponde al centro energetico, descritto nella scheda per ogni bottiglia. Se ci sono delle zone dolenti del corpo, potete applicare alcune gocce dell'olio prescelto; da ciò sono escluse le bottiglie che hanno una grande prevalenza di rosso, poiché è opportuno usare il rosso soltanto sotto l'ombelico e non sopra, a meno che non ci sia un'indicazione specifica da parte di un consulente di Aura Soma. Gli oli applicati sul corpo penetrano attraverso la membrana semipermeabile della pelle, per andare nel sistema linfatico e nella circolazione del sangue, con questa raggiungono le ghiandole ormonali, i centri nervosi e tutti gli altri organi del corpo. Si consiglia di usare le sostanze due volte al giorno: una volta la mattina e una la sera. Comunque questo consiglio e suscettibile di variazioni in quanto la risposta al dosaggio è del tutto personale: forse per alcune persone sarà opportuno spalmare l'olio più volte al giorno e per altre solo una volta; ognuno deve sperimentare per sè, e attraverso la pratica troverà il dosaggio ideale.".

Tutte le informazioni su http://www.aura-soma.it/

Mi sento di inserire alcune foto, perchè davvero credo che queste boccettine siano speciali. Mi viene istintivamente voglia di affidarmi a loro... e non so il perchè! 

Giulia Mandrino

   

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

Il non-tempo delle mamme 1

Sabato, 24 Maggio 2014 06:46

Il primo vero e grande cambiamento che ha subito la mia vita da single frizzante a mamma ingombrante (ingombrante per i 10 kg di troppo post maternità) è stato il tempo. L'entità tempo è stata studiata e celebrata da tutte le discipline, dalla fisica alla filosofia alla letteratura. Pochi però hanno parlato del tempo delle mamme, o come lo chiamo io del NON-TEMPO. Prima dell'arrivo della pulce1 il suddetto Papavero3 viveva in centro città, lavorava 12 ore al giorno intervallate da colazioni, aperitivi, brunch e cocktail alla fragola: il week end era di riposo, perchè giustamente ti riposi dopo aver lavorato duramente 5 giorni 12 ore. Era stressante portare a termine progetti in tempi stretti e talvolta proponevi un lavoro e poi dovevi cambiarlo e ricominciare da capo. Quanto è arrivata la prima pulce lavoravo 24 ore su 24 in quanto tetta dipendente, e 7 giorni su 7: mentre "lavoravi" allattando tentavi disperatamente di preparare da mangiare mentre la casa pian piano diventava da luogo di riposo ordinato e pulito a prigione polverosa e caotica. Il papà arriva a casa la sera, stanco (perchè povera creatura dorme poco la notte e di giorno lavora) e ti fa notare con una comunicazione corporea ben chiara che lo stai trascurando e che la pigrizia sta prendendo possesso di te: alla fine sei a casa tutto il giorno, almeno passare l'aspirapolvere e preparare la cena... già che dormi fino alle 11. E poi, caspita, qui ci si sta trascurando un po': lo smalto sui piedi? Sempre con questi pigiami? E tu ti chiedi come il tuo principe azzurro/potenziale papà dell'anno sia diventato di colpo un deficiente. Poi viene a trovarti tua mamma, la tua mammina; tu sei la sua cucciola, lei si prende cura di te. Punto 1: al telefono non ti chiede più "come stai amore?" ma "come sta la pulce?" e tu le rispondi "lei bene, io distrutta" e lei "dai, meno male che la piccola sta bene". Ti immagini di scaraventare lei e il telefono contro il muro. Punto 2: arriva a casa e nota con aria quasi disgustata le condizioni in cui imperversa la tua casa (io ho una mamma, credo come voi, che se si trova nella situazione in cui mia figlia sta vomitando, lei non soccorre mia figlia ma pulisce il vomito). 3. "Per forza sei distrutta, la tieni sempre in braccio. Così non vivi più." Allora io "Ma mamma lei se la stacco piange..." e lei "il tuo latte non le basterà o non sarà nutriente" e io "ma mamma ha preso 250 in una settimana... " e lei "allora fa solo capricci, le hai già dato tanti vizietti". Questa è la comunicazione standard. Forse la cosa più difficile per me sono state le reazioni di mia mamma e ancor più di mio marito, che non contento mi chiedeva "cosa vuoi che faccia, se vuoi smetto di andare a lavorare e rimango io a casa, del tipo "visto che tu non sei capace di prenderti cura di TUO figlio se vuoi rimaniamo senza stipendio e lo faccio io". Per una neomamma queste cose sono abbastanza devastanti. Non solo sei in difficoltà ma senti che nessuno ti capisce. Insomma è stata dura! La mia via d'uscita è stato il consultorio che frequentavo, dove ho trovato altre neomamme con cui condividere le stesse esperienze e delle ostetriche che smentivano le illazioni sui vizi/capricci/latte/nanna di mia mamma. 

Ma poi le cose cambiano, le poppate si distanziano e tu riprendi un po' il fiato. Inizi le passeggiatine, è primavera... sei stanca ma alla fine nulla rispetto alle prime settimane. Poi incominci lo svezzamento, per cui la mattina hai tempo esattamente 45 minuti per fare la passeggiata perchè poi devi essere a casa per la pappa di mezzogiorno. Ma niente rispetto alle prime settimane dette "Zinne di fuori".

Poi ricominci a lavorare: nei primi mesi riuscivo, tenendo la bimba nella sdraietta vicino a me a scrivere qualche articolo ma dai sei mesi la pulce non stava ferma neanche a pagare oro e voleva sempre muoversi. Gli unici momenti liberi erano i pisolini. Ma durante i pisolini di un bambino una mamma libera professionista deve:

1. svuotare e caricare la lavastoviglie

2. sparecchiare

3. pulire la cucina

4. pulire il bagno

5. mettere in ordine un po' casa

6. telefonare all'assicurazione per capire come mai siamo passati da 800 a 1200 euro in 6 mesi 

7. dare una pulita ai pavimenti

8. fare una lavatrice

9. stendere

10. stirare

11. LAVORARE

12. TI DICONO CHE DEVI RIPOSARE UN PO'

Il tutto con la FRETTA e IL TERRORE NEL CUORE di far rumore e svegliarla. 

 

Che fare allora? SCEGLIERE DI FARE UNA COSA E DI FREGARSI DEL RESTO. Unica soluzione, assolutamente. Tendenzialmente dormire e lavorare. 

Poi si torna a lavoro... ma questo lo racconterò nella prossima puntata. Lì la dimensione del tempo cambia ancora e diventano 3 i tipi di tempo: il tempo del lavoro, il tempo della pausa pranzo a lavoro e il tempo della casa/bambini. 

 

Questi spiedini sono semplicissimi da fare, sembrano proprio di carne e piacciono molto anche ai bambini.

 

Ingredienti:

Instant seitan (si trova nelle biobotteghe)

Mix di spezie per arrosti

Salsa di soia

1 cipolla

1 carota

Alga kombu

rosmarino

Olio evo

sale

 

Preparazione:

Per prima cosa prepariamo il brodo in cui cuoceremo il seitan quindi mettiamo in una pentola capiente circa 3 litri di acqua, tre cucchiai di salsa di soia, un pizzico di sale, una carota, una cipolla, un pezzetto di alga kombu e un rametto di rosmarino. Portiamo a bollore e facciamo bollire per almeno 5 minuti prima di aggiungere il seitan.

Preparate l’istant seitan come da ricetta riportata sulla confezione aggiungendo però un po’ di sale e il mix di spezie per arrosti (siate generose). Formate dei piccoli salsicciotti che avvolgerete nella carta alluminio facendo delle caramelle. Mettiamo le nostre salsiccette nel brodo e facciamo bollire per 50 minuti. Spegniamo e lasciamo raffreddare nel brodo. Prendiamo poi le salsicce di seitan, tagliamole a rondelle e in una padella bella calda facciamole saltare con olio evo e un po’ di salsa di soia finchè non si formerà una crosticina dorata. Componiamo gli spiedini magari aggiungendo anche delle verdure grigliate (o perché no crude) come gli spiedini carnivori e addentiamo!

Rossana Pescarolo, psicologa psicoterapeuta esperta in cucina naturale

 

immagine tratta da www.veganblog.it

Queste barrettine sono buonissime, energetiche e vanno bene a colazione o come merenda. Sono facilissime da fare e mantengono tutte le proprietà perché non sono cotte. Unica nota dolente è che gli ingredienti sono un po’ costosi ma ogni tanto magari si può fare!

 

Per circa 4 barrettine:

110 gr di datteri (anche freschi)

40 gr di cocco fresco

30 gr di mandorle

20 gr di anacardi

Un cucchiaino di olio di cocco (10 gr circa)

 

Preparazione:

Mettiamo tutti gli ingredienti in un frullatore potente e azionamolo finchè tutti gli ingredienti non saranno ben tritati, resteranno comunque dei pezzetti. L’importante è che siano ben tritati i datteri che sono quelli che danno la consistenza pastosa. Formiamo con le mani delle barrettine e avvolgiamole nella carta forno. Possiamo anche fare delle palline da servire nei pirottini come bon bon.

 

Rossana Pescarolo, psicologa psicoterapeuta esperta in cucina naturale

immagine tratta da notyourstandard.com

Questa è la torta che faccio a mio figlio e che lui adora perché dice che è come la famosa torta “Pan di stelle” che tanto a me invece non piace e che quindi in casa non trova mai. Io non penso che sia proprio come quella ma ovviamente più buona! Ecco dunque la mia semplicissima ricetta.

Torta cacao e mandorle: la ricetta della gustosa torta per colazione e merenda di cui i bambini andranno matti

 

 

Ecco un’idea per far mangiare la verdura ai nostri bambini, mettere delle zucchine in una torta potrebbe sembrare azzardato ma vi assicuro che il risultato è ottimo! Le zucchine donano morbidezza all’impasto e alla fine non si ha l’impressione di mangiarle…cosa che i bambini (almeno il mio grande) apprezzano di solito.

Torta dolce di zucchine: la ricetta della deliziosa torta a base di verdura per fare mangiare le zucchine ai bambini

 

Sara

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Cecilia

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