Che la frutta sia imprescindibile e fondamentale in una dieta equilibrata è fuori discussione. Lo sappiamo, e sappiamo anche che i nostri bambini hanno bisogno di mangiarne in adeguate quantità. Ma che fare in un mondo invaso da merendine e zuccheri raffinati che ingolosiscono sempre di più i palati più piccoli e li allontanano dalla sana voglia di gustarsi un frutto? Basta rendere la frutta altrettanto divertente!

La frutta in spiedini: 10 idee per far mangiare frutta ai bambini

- Melone, anguria e mirtilli sono una miscellanea vincente e super gustosa: piacciono anche ai bambini, e sugli spiedini risultano ancora più belli! Perché non ritagliare con delle formine le lettere del nome di ogni componente della famiglia?

(foto 1 http://blog.creativelive.com/diy-fruit-kabob/)


- Con dell'anguria e dei ribes, o alcuni mirtilli, si possono creare anche delle bellissime bacchette magiche. E chi resiste?

(foto 2 http://thebabybumpdiaries.com/recipes/4th-of-july-fruit-kabobs/)


- E che dire dei piccoli gelati kebab di mirtillo e yogurt? Basta infilzare i mirtilli sullo stecchino, cospargerli di yogurt (quello greco funziona benissimo perché denso) e metterli in freezer per un paio d'ore adagiati su carta forno. Mangiateli appena tolti dal freezer! Buonissimi. E potete farlo con qualsiasi frutto.

(foto 3 http://beafunmum.com/2015/03/frozen-blueberry-yoghurt-kebabs/)


- La semplicità poi ripaga sempre: dei teneri cuoricini, senza troppi fronzoli, faranno il loro dovere. E anche qui sbizzarritevi mischiando più frutta possibile.

(foto 4 http://www.stylemepretty.com/vault/image/886220)


- Provate anche a creare una bandiera con gli spiedini, utilizzando frutta colorata e disposizioni geometriche. Preparateli insieme ai bambini, si divertiranno con la preparazione e se li gusteranno ancora di più!

(foto 5 http://www.boogiewipes.com/4th-of-july-desserts/#_a5y_p=1909399)


- E sotto Natale? Provate con dei piccoli babbi natale (o, utilizzando dell'uva verde, dei simpaticissimi Grinch!).

(foto 6 http://www.cleanandscentsible.com/2013/11/grinch-party.html)


- Avete bambini astronauti o aspiranti tali? Provate a ricreare la forma di una navicella spaziale con della frutta (e dei piccoli marshmallow, se hanno fatto i bravi), li farete impazzire.

(foto 7 http://www.taste.com.au/recipes/28193/rockmelon+and+strawberry+rockets)


- Se invece appassionati di supereroi, fate spiedini a tema: con bandierine che riportano il logo dei vari supereroi e scegliendo la frutta che ne ripropone i colori della tuta passerete una serata a tema Marvel & co.!

(foto 8 http://www.simplysarahstyle.com/2014/05/super-hero-birthday-party-recap.html)


- Se proprio la frutta non ingolosisce per niente, passiamo alle maniere forti: con questa ricetta nessun bambino resisterà. Ecco i Banana Stick! Basta tagliare le banane a metà e infilarle su dei bastoncini, metterle in freezer per qualche ora, tirarle fuori e immergerle nel cioccolato fondente sciolto a bagnomaria. Copritele poi con della frutta secca, che non fa mai male! Ed ecco uno spuntino sfiziosissimo, nutriente e delizioso. Trovate la ricetta sul libro The Family Food, ricette naturali per famiglie incasinate, Mental Fitness Publishing

(foto 9 http://www.sandytoesandpopsicles.com/eat/frozen-banana-popsicle-recipe/)


- E se la ricetta ha funzionato, provate con altra frutta, a vostro piacimento: mele, pere, fragole. Tutto è ottimo! I sapori contrastano benissimo, e il dolce della frutta e l'amaro del cioccolato faranno impazzire tutta la famiglia. Anche della versione con le mele trovate la ricetta su The Family Food, ricette naturali per famiglie incasinate, Mental Fitness Publishing

(foto 10 http://www.homemadeinterest.com/last-minute-halloween-treat-apple-kabobs/)

Amelia Marcalli

Per sicurezza non è meglio dare l'antibiotico?

Mercoledì, 03 Febbraio 2016 09:01

Come spero sappiate, l'antibiotico non solo non è necessario ma è anche dannoso se viene somministrato in maniera impropria, ossia quando non sono presenti infezioni batteriche: come spiegato dalla Federazione Nazionale Medici Pediatri, " un uso eccessivo di antibiotici rende i microbi resistenti e riduce, nel tempo, l'efficacia di questi farmaci. Usati inutilmente potrebbero non funzionare più in caso di reale necessità." Fonte: http://www.fimp.pro/index.php/79-our-services/90-emilia-romagna-antibiotici.

L'antibiotico infatti ha due conseguenze:

1. indebolisce l'organismo, in particolare l'apparato digerente, esponendo ulteriormente il bambino a virus e batteri

2. può creare antibiotico-resistenza, ossia una situazione in cui l'antibiotico è davvero necessario ma sembra non essere più efficace contro quel batterio. In parole povere "i batteri diventano forti contro quell’antibiotico se se n’è abusato, e quando servirà purtroppo potrebbe non funzionare. Ecco perché quando visito i vostri bambini con febbre e tosse, io cerco sempre prima di verificare se davvero necessitano di essere trattati con l’antibiotico (avete presente quando si fa il buchino nel dito per prelevare le gocce di sangue?). Perché se la forma di cui sono affetti non ha bisogno dell’antibiotico sono certa che avrà maggiori probabilità di funzionare al meglio quando invece dovrò veramente prescriverlo" spiega la dott.ssa Fabiola Bertassi, pediatra di famiglia.

Così un bambino potrà veder protratta la febbre per 4 -5 giorni, ma se un'analisi medica non stabilisce la reale necessità di un antibiotico, quindi un tampone oro-faringeo, un esame del sangue o delle urine o una situazione clinica particolare dove il piccolo è realmente immunodepresso e presenta patologie pregresse, l'antibiotico non va somministrato.

E sopratutto è fondamentale abbinare un probiotico (io per esempio uso LD-1 della Named) per salvaguardare la flora batterica: questo dovrà essere mantenuto non solo per la durata della somministrazione del farmaco, ma per l'intero mese.

Consiglio inoltre di valutare con il proprio farmacista l'utilizzo di vitamina C naturale, ottima L'acerola, quando il bambino è soggetto a raffreddamento ed è presente una buona quantità di muco. Basta sciogliere un cucchiaino di polvere di acerola in acqua o latte vegetale una volta al giorno (chiedete consiglio al vostro farmacista per l'assunzione).

Ultimo ma in realtà primo per importanza, inutile riempire i bambini di integratori se poi la loro alimentazione, sopratutto da malati, è ricca di alimenti animali: è fondamentale quando il sistema immunitario del bambino è debilitato, far sì che le sue energie siano impegnate nello sforzo di tornare in equilibrio e combattere virus/batteri, non devono essere coinvolte nell'eliminazione delle tossine. I miei figli ormai sanno che quando non stanno bene si eliminano al 100% le proteine animali e si devo bere almeno due estratti al giorno contenenti verdura cruda, ricca di enzimi. La classica pastina in brodo di carne con il grana è un must da sfatare.

Proprio in queste settimane sento racconti di mamme che, senza aver effettuato alcuna visita, somministrano su consiglio del pediatra antibiotici perchè il piccolo dopo 5 giorni non sta ancora bene. E' bene sapere che l'influenza che sta decimando i bimbi nelle scuole in questo inverno 2016 ha due picchi di febbre: inizia con 3-4 giorni di febbre molto alta, poi scende per un paio di giorni e poi ricomincia. E' influenza, è virale. E mi chiedo come fanno pediatri di famiglia a sostenere via telefono che se il bambino dopo 5 ancora non sta bene non si è imbattuto in un virus ma in un batterio. E la somministrazione di un antibiotico nel secondo picco di febbre è assolutamente inutile se non per placare l'ansia di noi mamme e salvaguardare il pediatra dalla nostra insistenza "ma non è meglio per stare tranquilli dargli l'antibiotico?, per sicurezza": così assisto a racconti di magici antibiotici che dopo 6 ore fanno sparire febbre e malessere. Peccato che ormai è consolidata in ambito pediatrico la conoscenza che l'antibiotico necessita di almeno 48 ore prima di agire. E' evidente che il piccolo era in fase di guarigione e non aveva bisogno dell'antibiotico: la paranoia della mamma invece aveva raggiunto il suo massimo. Ecco allora, invece di proprinare inutili antibiotici e di provocare antibiotico-resistenza, meglio qualche goccia di Lexotan nel nostro bicchiere per placare l'ansia.

Giulia Mandrino

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

Della pedagogia delle Scuole di Reggio e dell'approccio montessoriano è ammirevole soprattutto l'attenzione particolare che hanno nei confronti dell'ambiente in cui i bambini vivono, giocano e imparano. Se le scuole tradizionali mettono questo aspetto in secondo piano, per loro è invece centralissimo, e a trarne beneficio non sono solo gli occhi, attratti esteticamente da stanze luminose, naturali e a misura di bambino!

L'ambiente, infatti, in queste due scuole di pensiero si adatta e si modella sui bisogni fisici e psichici del bambino, per assecondare il suo apprendimento e la sua conoscenza del mondo. Proporzione (cioè "a misura di bambino"), ordine, armonia e bellezza sono i pilastri fondamentali. Si aggiungano ad essi lo spazio artistico, di vitale importanza nelle scuole di Reggio, conosciuto come l'Atelier, e la preferenza verso i materiali naturali per quanto riguarda strumenti didattici e giocattoli.
Ma chi lo dice che solo nelle scuole è possibile creare questi accoglienti spazi?

Prendendo spunto da questi due approcci, ecco alcune idee per lo spazio-gioco del tuo bambino, ispirandoci a Reggio e Montessori: come ricreare anche a casa i bellissimi ambienti che stimolano al meglio la crescita dei piccoli, fin dai primi mesi.

Primo: evitate (o abbandonate proprio) i giocattoli troppo plasticosi o elettronici. Ai bambini basta poco, a volte solo qualche rotolo di carta igienica o una scatoletta di cartone. Non sotterrateli di giochi, quindi! E preferitene di educativi, naturali e stimolanti, di vari materiali e di varie forme.

(foto 1 http://bkids.typepad.com/intro/2013/02/on-pinterest.html)

 

A terra è bene ci sia un terreno comodo, morbido e gattonabile fino allo sfinimento. Mettete un tappeto e il bambino sarà libero di muoversi e giocarci sopra con agio.

(foto 2 https://it.pinterest.com/pin/389279961518015835/)

 

I giocattoli sistemateli poi in cestini o scatole aperte dividendoli per tipologia. Riponete poi le scatole sulle mensole presenti in cameretta, basse per poter essere raggiunte dal bimbo senza bisogno d'aiuto.

(foto 3 http://www.aneverydaystory.com/2013/01/03/reggio-playroom/)

 

Il bambino nel suo spazio dedicato al gioco deve sentirsi a suo agio, accolto, comodo e tranquillo. Un'idea per infondergli questa sensazione è creare un angolo di pace, ad esempio con una piccola poltroncina o un piccolo divanetto sul quale può adagiarsi per leggere o per giocare.

(foto 4 https://it.pinterest.com/pin/479492691548798159/)

 

Accanto a questo spazio relax, che può essere ricreato in maniera più soft ma altrettanto affascinante con un tappeto spesso e morbido e dei cuscini, sistemate anche una libreria con tante proposte per il bambino!

(foto 5 http://myclassroomtransformation.blogspot.it/2011_09_01_archive.html)

 

Importante ed educativo è fornire al bambino gli strumenti necessari a studiare la vita quotidiana. In questo senso, i giochi ispirati alle attività di tutti i giorni, come le cucine o i banchi da meccanico, sono ottimi, e posizionandoli nella stanza da gioco il bambino imparerà pian piano a inserirsi nel mondo diventando sempre più autonomo e indipendente. Sceglieteli di legno, non troppo tecnologici: non serve molto, il bambino naturalmente capirà i movimenti e li ripeterà simulando la vita adulta. Lo stesso discorso vale per le scope, gli stendiabiti, i martelli, e tutti gli accessori in miniatura che simulano i lavori adulti.

(foto 6 http://www.apartmenttherapy.com/montessori-at-home-roundup-167971)

 

Lo specchio è molto importante per entrambi i modelli educativi. Sistematene uno vicino al tappeto dove il bambino solitamente gioca, e lasciatelo giocare direttamente con lo specchio (quando sono piccolo ne sono affascinatissimi!) oppure fate sì che svolga l'attività di fronte ad esso.

(foto 7 http://www.aneverydaystory.com/2012/08/08/a-reggio-inspired-block-corner/)

 

La componente naturale dei materiali è, come dicevamo, davvero importante, e lo stesso vale per l'amore per la natura e il mondo esterno, che il bambino ha bisogno di esplorare. Perché allora non includere un po' di natura anche nella sua stanza dei giochi? Aggiungere un pochino di verde, senza eccedere, non può che fare bene!

(foto 8 https://it.pinterest.com/pin/405183297700949456/)

 

Combinando un po' tutti questi elementi otterrete una stanza gioco dall'effetto piacevolissimo, accogliente, naturale ed esteticamente bellissima, ma, soprattutto, perfetta per le esigenze del vostro bambino, attenta al suo apprendimento, alla sua ricerca di autonomia e al suo benessere psicofisico.

(foto 9 http://theimaginationtree.com/2012/10/baby-place-space-for-6-18-months.html)

(foto 10 http://www.aneverydaystory.com/2012/08/08/a-reggio-inspired-block-corner/)

 

Nemo propheta in patria. Proprio vero, anche quando si parla di approcci pedagogici. In Italia abbiamo i tre migliori metodi educativi, eppure li snobbiamo come fosse niente. E sì che nel resto del mondo hanno ormai preso piede, e in maniera massiccia!

Parliamo dei metodi Montessori e Reggio, i grandi snobbati in Italia: gli approcci alla scuola sconosciuti in Italia e che tutto il mondo ci imita

Certo, anche in Italia sono presenti molte scuole che ne seguono i dettami. Ma, diciamolo, spesso si tratta di strutture private che costano un occhio della testa, o laboratori sporadici presenti in qualche programma, ma senza continuità. Addirittura, certi metodi vengono utilizzati (correttamente, ma in maniera comunque limitata) in laboratori e workshop per adulti o sui luoghi di lavoro, senza però venire inseriti in programmi scolastici che ne ricaverebbero altrettanti benefici.

Per quanto riguarda invece i metodi stilati da Maria Montessori e Loris Malaguzzi (quello delle scuole di Reggio, appunto) nel secolo scorso vanno forte, anzi, fortissimo, nei paesi di lingua anglosassone: facendo una veloce ricerca online vi renderete conto che la maggior parte dei blog che ne parlano e la maggioranza delle scuole che presentano i programmi ispirati a questi due pedagogisti sono in lingua inglese, e gli istituti montessoriani e ispirati al Reggio Approach ormai proliferano tra America e Gran Bretagna (in totale ci sono circa 22.000 scuole Montessori nel mondo; in Italia sono circa 150, in America 4.500, tanto per capirci)!

Gli anglosassoni, dunque, si sono resi conto dell'efficacia di tali metodi. Perché noi no? Perché fermarsi a sistemi ormai standard che puzzano un po' di vecchio?
Prendiamo il metodo Montessori, ideato dalla pedagogista Maria Montessori nel Novecento. Non stupisca se è uno tra i più osannati all'estero: la qualità e l'efficacia sono concrete, provate, e un metodo così semplice eppure così attento a tutti i bisogni del bambino non può che essere tra i primi in classifica!

Sostanzialmente, questo metodo senza tempo, innovativo seppur vecchio di quasi cento anni, si fonda sull'idea di indipendenza del bambino e sulla sua mente assorbente. Vestirsi da soli, mangiare da soli, potersi muovere liberamente in casa o a scuola e imparare secondo le proprie tendenze e i propri tempi è ciò che concretamente detta il metodo montessori. Il bambino è un individuo unico con la sua personalità, e come tale gli deve essere consentito di apprendere e di crescere secondo le sue modalità. Non solo: la mente assorbente dei bambini, che assimila tutto ciò che lo attornia nei primi anni di vita, è centrale in questo metodo. Nei primi 3 anni il bambino assorbe indipendentemente da ciò che gli adulti attorno a lui compiono, ma dai 3 ai 6 anni la sua mente è parzialmente malleabile. Tutto ciò che lo colpisce e che entra nella sua testa contribuisce a formare la sua persona, e Maria Montessori lo sa bene. Per questo secondo il suo metodo sono centrali lo stimolo e la creatività intesa come strumento d'apprendimento globale.

La creatività e l'arte sono pilastri anche degli altri due metodi fiore all'occhiello (snobbato) dell'Italia, e cioè il Reggio Approach (vedete, il termine con il quale è maggiormente conosciuto è inglese, ça va sans dire...) e quello ideato dall'artista poliedrico Bruno Munari.

Anche nel Reggio Approach, come in quello Montessori, al centro sta il bambino, inteso come individuo con una propria identità e costruttore delle proprie conoscenze. Stando al centro di tutto il bambino, nelle scuole di Reggio (chiamate così perché il metodo è originario proprio di Reggio Emilia, città nella quale il pedagogista Loris Malaguzzi fondò le prime scuole) il sapere non viene diviso in settori trattati come compartimenti stagni, ma l'apprendimento avviene trasversalmente, in base anche alle esigenze delle classi, nelle quali si predilige il processo piuttosto che il risultato, il percorso più che la meta.

Sia nelle scuole montessoriane che in quelle reggiane l'ambiente è importantissimo, guarda al bambino (per Maria Montessori tutto dev'essere naturale e all'altezza dei piccoli, per Malaguzzi accogliente, ampio e pensato per favorire la collaborazione e il lavoro di gruppo), e le scuole sono sempre davvero bellissime.
E, oltre alle classi, nelle scuole di Reggio è fondamentale l'Atelier, con la figura dell'atelierista (il "maestro d'arte"), in quanto la creatività è intesa come sperimentazione attraverso cento linguaggi per apprendere in maniera più attiva.

Il fare, il fare da soli, l'essere individui a se stanti con una propria identità, la creatività come strumento d'apprendimento e non mera "fantasia", l'indipendenza, lo spirito critico, il saper destreggiarsi in ogni situazione: i pilastri educativi e gli obiettivi di questi approcci sono incredibilmente attuali, e sarebbe bellissimo se la loro patria gli desse nuovamente il posto che gli spetta.

Non sarebbe bellissimo poter scegliere una scuola così attenta al bambino e ai suoi bisogni, così all'avanguardia, così accogliente, senza doversi preoccupare delle rette astronomiche o dell'eccessiva distanza da casa?

Sara Polotti

Spesso la tecnologia è davvero troppa, ma quando corre in aiuto della persona, beh, chapeau. E in questo caso il cappello lo si toglie ammirandone il design, la funzione e l'attenzione alla salute! 

Parliamo di Amyko, il braccialetto amico della salute di grandi e bambini: la fascia al polso perfetta per monitorare lo stato di salute ed emergenza dei nostri piccoli.

L'hanno progettato in Italia tra Genova e Brescia, e il risultato è un oggettino davvero accattivante dalle funzioni importantissime. Date un'occhiata qui: www.amyko.it
In pratica, una cartella sanitaria disponibile 24 ore su 24, da personalizzare e condividere con chi vogliamo, e pensata anche per le situazioni di emergenza.

Il braccialetto, personalizzabile e regolabile per bambini e adulti, immagazzina tutte le informazioni che decidiamo di inserire: gruppo sanguigno, anamnesi familiare, malattie, allergie, medicine che stiamo prendendo, ma anche intolleranze, diete seguite, il nome del medico curante, e tutto ciò che pensiamo possa essere utile. E le informazioni sono tutte visibili entrando nell'App collegata al dispositivo, che ne legge le informazioni avvicinandosi, grazie alla tecnologica Nfc (Near Field Communication).

Non solo: anche i telefoni non provvisti dell'App specifica possono accedere a questa cartella, grazie ad un URL inviato al telefono. In questo caso, la funzione è utile ai medici e ai soccorritori in caso d'emergenza.

La privacy però è sempre al sicuro: puoi decidere di rendere le informazioni pubbliche, ma se preferisci lasciarle private per avere accesso alla cartella sarà necessario avere un codice personalizzato per ogni braccialetto. Nello specifico: puoi scegliere di lasciare pubbliche le info d'emergenza, utili per il primo soccorso, e privato tutto il resto, in modo che i soccorritori sul posto possano avere accesso ad esse e curare nella maniera più appropriata il paziente.

Amyko ha infatti pensato soprattutto alle situazioni d'emergenza: grazie alla Direct Call con il numero stampato sul braccialetto è possibile chiamare i soccorsi e le persone memorizzate in caso d'emergenza, mentre avvicinando il braccialetto allo smartphone un familiare registrato riceverà un sms con la posizione nel caso in cui ci si trovi da soli (utilissimo nel caso di sportivi, ma anche per tutti i giorni. Non si sa mai!).

Ma la funzione quotidiana più utile è quella del Medical Reminder, una sorta di sveglia che indica quando è il momento di assumere le medicine prescritte. Pensate a quando è il bimbo è solo con la babysitter e deve prendere l'antibiotico, o la pastiglietta che assume tutti i giorni: anche lei potrà ricevere l'allarme personalizzato senza dimenticare nulla e lasciando voi senza pensieri! Ma, scostandoci un attimo dalla situazione dei nostri bimbi, anche i nonni ne riceveranno beneficio, con tutte quelle pastiglie che prendono e con tutte le volte che, loro e nostro malgrado, si trovano soli a casa!

Dal punto di vista tecnologico, Amyko è davvero sicuro, certificato e controllato secondo i sistemi di sicurezza più all'avanguardia. Anallergico, è prodotto in Italia con materiali 100% atossici.

E, non ultimo, non c'è da preoccuparsi delle onde elettromagnetiche: il braccialetto non funziona tramite wifi e quindi non emette nulla, se non nel momento in cui collegato con lo smartphone. E, completamente impermeabile, funziona senza batteria!

Molti di voi conosceranno già le cartelle dei comandi ideate da Maria Montessori. Il loro scopo, utilissimo, è quello di rendere la lettura non un mero esercizio fine a se stesso, ma un compito che ha uno scopo anche nella vita quotidiana. Utilizzando le cartelle dei comandi (che recitano esercizi come "vai alla lavagna e scrivi il tuo nome", "disegna la tua famiglia e regala il disegno ai tuoi genitori", "alzati in piedi e toccati la testa, poi siediti e toccati il ginocchio destro"), i bambini che stanno imparando a leggere iniziano ad utilizzare la lettura in maniera attiva, comprendendo il vero valore di questo insegnamento.

Per rafforzare questa convinzione importantissima per la loro vita e il loro apprendimento, le carte dei comandi di Maria Montessori si possono trasportare anche tra le mura domestiche, trasformando l'esercizio in un'attività divertente e allo stesso tempo educativa dal punto di vista affettivo.

Un gioco da creare per San Valentino: insegniamo l'amore con Maria Montessori

Vedetela un po' come una caccia al tesoro senza limiti di tempo.

Prendete dei bigliettini colorati, a forma di cuore, di stella, o semplicemente dei post-it. Non conta la forma, ma la sostanza! E questa sostanza è proprio l'amore da portare in casa (e possiamo sfruttare proprio questi giorni che precedono San Valentino, la festa dell'amore per eccellenza).
Su questi bigliettini scrivete le frasi che più vi piacciono, tutte riguardante l'amore da diffondere. "Abbraccia la mamma", "abbraccia il papà", "dai un bacio a tuo fratello", "chiama la zia e dille che le vuoi bene", "vai a trovare la nonna, che ha piacere a vederti", "regala un disegno a chi vuoi tu", "dedica una canzone a chi vuoi bene", "cucina dei biscotti insieme alla mamma per regalarli ai tuoi cuginetti". E così via, personalizzando il testo e il destinatario di tanto amore.

(foto 1 http://montessorimischief.com/acts-of-love/)


Come (appunto) una caccia al tesoro, sparpagliate questi bigliettini per casa, lasciando che vostro figlio li trovi durante la giornata. Nel cassetto della biancheria, vicino al dentifricio, nel piatto a cena, nel calzino che si sta infilando, tra i giocattoli con cui sta per giocare.
I bambini sono sempre curiosi, e decifrare il messaggio nascosto li divertirà moltissimo. Così come le attività che dovrà intraprendere! Non i soliti compiti e comandi un po' noiosetti (ma indispensabili, certo), ma atti di gentilezza e d'amore che certamente farà con entusiasmo.

E il circolo virtuoso si attiverà: vedere la gratitudine e l'amore negli occhi dei destinatari gli farà bene, vedrà cosa significa diffondere l'affetto, e continuerà a farlo anche senza la scusa di occasioni speciali. E altrettanto faranno tutti i membri della famiglia.
Perché quando inizi a diffondere l'amore, poi è difficile fermarlo, siete avvisati!

Sara Polotti

Le paure delle mamme sul sesso quando si è incinta

Lunedì, 01 Febbraio 2016 10:36

Durante gli incontri con le future mamme ed i futuri papà, un argomento spesso gettonatissimo è quello della sessualità in gravidanza: sul tema c’è curiosità, a volte timore, necessità di parlarne all’interno della coppia, voglia di confrontarsi con altri futuri genitori, e perché no avere anche il parere dell’ostetrica. In un modo o nell’altro, prima o poi si finisce sempre per parlarne, per fortuna!

Vorrei iniziare sfatando il mito secondo cui fare sesso in gravidanza sia pericoloso per il bambino. Nulla di più falso! In assenza di una reale minaccia di parto prematuro con contrazioni presenti e un accorciamento significativo del collo dell’utero e/o una rottura pretermine delle membrane amniotiche, non esistono condizioni che possano rendere pericoloso per il bambino il fare l’amore.

Ecco allora tutto quello che dovete sapere sul sesso in gravidanza: scopriamo insieme  

Rischio infettivo

In assenza di condizioni che durante qualsiasi momento della vita – anche al di fuori della gravidanza - richiedano una sospensione dell’attività sessuale durante la terapia per il benessere della coppia (si pensi ad un’importante infezione ai genitali maschili o femminili), è da escludersi la necessità di astenersi per salvaguardare il nascituro da possibili infezioni

Parto prematuro

E’ vero, l’ossitocina che il nostro corpo mette in circolo in condizioni di piacere, e specie durante l’orgasmo, attiva l’utero con delle contrazioni...che non sono però le contrazioni del travaglio! Via libera dunque, il vostro bambino nascerà a tempo debito

Toccare il bambino, fargli del male

Il vostro cucciolo è ben protetto all’interno della casa-utero... Il collo dell’utero ne chiude l’uscita, serrata grazie anche alla presenza del tappo mucoso (ulteriore barriera anche per le infezioni); è poi comodamente adagiato nell’utero della mamma, dentro il sacco amniotico, immerso nel liquido amniotico...ora di arrivare, ne passano di protezioni!

Fare sesso in gravidanza, dunque, se condiviso dalla coppia, non è pericoloso ma anzi fa bene al nascituro. In che modo? Semplice: mettendo in modo una cascata di ormoni buoni e positivi, tutto quello che fa star bene la mamma, fa star bene il bebè!

Ostetrica Eleonora Bernardini

www.acasaconte.com 

I bambini non sempre hanno giocato liberamente. Prima del ventesimo secolo, si iniziava a lavorare molto presto, e le occasioni di gioco erano ridotte; poi, con l'avvento del Novecento e il cambio di direzione, assicurando ai più piccoli il diritto all'istruzione questi tempi di gioco, fondamentali per la crescita si sono dilatati. I nostri nonni e i nostri genitori ne hanno beneficiato a lungo e in grande quantità, nella maniera più salutare. Ma oggi, con una scuola che prende sempre più tempo alle giornate e gli hobby e gli sport guidati dagli adulti il gioco ha preso una direzione diversa: giocare a calcio, suonare il flauto, disegnare e molte altre attività non sono più impostate come gioco, ma quasi come un prolungamento del tempo scolastico, con insegnanti al pari dei maestri.

Ma, lo sappiamo, il gioco per i bambini è un'attività fondamentale, importante tanto quanto il tempo passato tra i banchi di scuola. Attraverso i giochi di ruolo, le bambole, le macchinine, le piccole cucine in miniatura, gli strumenti musicali e i disegni i bambini iniziano a interpretare il mondo e a ottenere gli strumenti per destreggiarsi nella vita di tutti i giorni. E imparano anche così, è chiaro!

Ecco quindi perché i bambini giocano sempre meno e perché è necessario invertire la rotta: lasciamo più spazio per il gioco libero e i benefici saranno davvero tantissimi

Colazione, poi scuola, poi pranzo, poi scuola, poi lezione di clarinetto, poi nuoto, poi compiti, poi cena, poi tivù, magari un po' di tablet, poi letto. E dove sta il tempo per giocare ai giochi veri? Nel weekend? No, perché anche nel weekend c'è qualche compitino lasciato indietro, poi la gara di ginnastica, e poi si va in gita (e chissà se anche lì si giocherà...).
Meglio frenare un attimo!

I bambini hanno bisogno di imparare a staccare un momento, a scollegare la spina, a togliersi quella patina stacanovista. Non sono adulti, e quindi è inutile che riempiamo le loro giornate tanto quanto le nostre. Non preoccupatevi, l'oretta "buca" non li annoia: troveranno certamente qualcosa da fare, divertendosi e sgomberando un attimo la mente (e riempiendola di pensieri perlopiù felici!).

Oltre ad essere educativo in quanto aiuta i bambini a comprendere il mondo, ad affrontarlo e a capirne le dinamiche secondo i loro tempi e le loro predisposizioni, questo tempo "morto" è importantissimo perché insegna naturalmente ai bambini a gestire la noia, e quindi le emozioni: saper convivere con la noia, e saper riempire questo spazio temporale in maniera produttiva, è fondamentale per diventare persone in grado di affrontare i problemi, risolvere le situazioni e pazientare.

Il gioco libero, soprattutto quello di ruolo, è basilare inoltre per lo sviluppo dell'empatia. Travestendosi, giocando di ruolo con gli altri bambini e immedesimandosi in situazioni disparate il bambino impara a vedere da altri punti di vista diversi dal suo. Impara a vivere situazioni differenti, potenzia le sue competenze sociali e le attività relazionali.

Giocare liberamente, con quei giochi un po' "antichi" e semplici (come i mattoncini, le scatolette di cartone riciclate, i fustini del detersivo, i mestoli e le pentole della mamma, i suoi vestiti, le scarpe del papà, eccetera...), è inoltre decisivo per stimolare la creatività dei bambini e la loro inventiva, una skill fondamentale che gli verrà in aiuto per tutta la vita, nelle situazioni scolastiche, in quelle quotidiane e soprattutto durante quelle lavorative.

Non serve fornirgli quindi giocattoli estremamente complicati, già montati, pronti all'uso e utilizzabili secondo regole già definite. Anzi, è molto meglio lasciare loro la possibilità di sfruttare e allenare la fantasia, l'arte, la creatività. Li stimolerà maggiormente e li divertirà altrettanto, evitando di lasciarli fossilizzare in schemi precompilati.

Perché è così: ormai il rischio è che la vita dei bambini viaggi proprio attraverso questi schemi precompilati dagli adulti, binari già costruiti che portano in un'unica direzione senza possibilità di fermata. Un rischio che si corre mettendogli di fronte giocattolo tecnologici con un unico scopo e un unico utilizzo, ma anche impostando le loro giornate e riempiendole di attività sì divertenti e sì educative, ma troppo imbalsamate e troppo "adulte".
Non incorrere in questo pericolo, però, è possibile. Il primo passo è superare l'idea che quella "istruzione-divertimento sia una dicotomia". Non sono antagoniste, queste due parole, ma complici!

Dobbiamo iniziare a pensare che l'istruzione non passa solo dalla scuola o da attività dirette dagli adulti, come la musica in accademia o lo sport di squadra; e il divertimento non è così lontano dall'istruzione. L'apprendimento passa infatti tanto dalla scuola quanto dal gioco. La scuola per vie teoriche, il gioco per esperienza diretta.

La redazione di mammapretaporter.it

Questa è una ricetta sperimentata per molto tempo e finalmente posso dirvi che sono soddisfatta del risultato: amiamo prepararla in inverno, magari preceduta da una bella vellutata di zucca che ben si sposa con le spezie contenute nelle polpette. 

Sicuramente non è una ricetta velocissima, ma devo dire che in 40 minuti siamo tutti a tavola a mangiare, per cui è assolutamente fattibile nei week end. 

Ecco allora la ricetta delle polpette svedesi con salsa e marmellata: come realizzare a casa le famose polpette svedesi in versione più sana

Un primo semplice, completo e buonissimo: basta scegliere un cereale precotto al supermercato (ottimi farro, avena, orzo e grano saraceno per questa ricetta) e in 20 minuti possiamo servire questo delizioso piatto. 

Ecco la ricetta dell'avena pesto e piselli: come preparare un piatto sano di legumi e cereali integrali che sia davvero buono 

Sara

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Cecilia

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