Questo bambino è un po' pigro... o dislessico?

"La scuola per me è sempre stata una grande fonte di frustrazione" dice Elena, mamma di Sofia 1 anno. "Ero una bimba molto curiosa e vivace solo che avevo difficoltà a concentrarmi, a stare seduta. Non apprendevo in maniera così veloce come i miei compagni. Alcune cose le imparavo subito altre non mie entravano proprio. Così alle superiori in alcune materie andavo molto bene, in altre proprio non riuscivo, non riuscivo neanche ad avvicinarmi. Sono sempre stata etichettata come pigra, con poca voglia di fare; la parola d'ordine per etichettarmi era svogliata. All'università ho scelto un percorso che si addattava alle mie modalità di studio e mi sono laureata con il massimo dei voti. E' stata una grande rivincita nei confronti di tutti quelli che vedevano in me solo una ragazzina pigra e con poca voglia di studiare. Per caso poi, durante un percorso effettuato con una terapeuta per tutt'altri motivi, è venuto fuori che la mia era una forma di dislessia. Senza parole: anni e anni di demotivazione di sgridate furiose. Mi sentivo sempre inadeguata. Ora la mia domanda è se sia possibile prevenirla in mia figlia e cosa posso fare per lei in modo che non debba subire ciò che ho passato io. Grazie, Elena". 

"La dislessia è la riduzione dell'efficienza funzionale della capacità di lettura causata da alterazione neuroanatonimche di natura costituzionale.

E' fondamentale fare diagnosi appena possibile, cioè verso la fine del secondo anno di scuola Primaria per due motivi fondamentali :

- per fornire al bambino dislessico tutti gli strumenti compensativi che possano garantirgli un iter scolastico il più adeguato possibile. Per strumenti compensativi si intendono tutti i possibili supporti che rendono la lettura più facile, per esempio l'utilizzo per computer con icone invece che con modalità alfabetica, lavagne interattive multimediali, librerie iconiche nel pc,predisposizione di mappe per disegni, software quali il Super quaderno in cui compare il disegno che evoca la parola, il quaderno di sussidio.. 

- per evitare che si attribuiscano gli insuccessi scolastici che ne derivano a cause

- altre, quali lo scarso impegno o la difficoltà cognitiva, che non hanno niente a che fare con la dislessia, ma che minano l'autostima e la sicurezza in se stessi dei bambini dislessici. Spesso infatti i bambini dislessici, non riconosciuti come tali, bloccano la possibilità di aumentare le proprie conoscenze, subiscono una variazione nella struttura di personalità ed hanno difficoltà nelle relazioni.

A tal proposito mi preme sottolineare che i bambini dislessici hanno un quoziente intellettivo pari o anche superiore alla media. Se è presente difficoltà cognitiva significa che il bambino non è solo dislessico, ma è necessario diagnosticare anche un altro disturbo invalidante la sfera intellettiva.

È altrettanto utile dire che il decorso del disturbo negli anni, se vengono utilizzati gli strumenti compensativi che oggi giorno si hanno a disposizione, è sicuramente di parziale miglioramento della abilità di lettura, anche se non è possibile un totale recupero. Prima del raggiungimento del secondo anno di scuola Primaria, l'unica possibile predizione di eventuale futura diagnosi di dislessia è la difficoltà di linguaggio presente ancora nell'ultimo anno di scuola dell'Infanzia.

La diagnosi di dislessia è di competenza solo di psicologi e neuropsichiatri infantili."

 

Dott.sa Monica Contiero, Psicologa clinica e Counsellor, spedializzata in psicopedagogia infantile e della famiglia.

Riceve privatamente nella provincia di Monza e Brianza e a Milano

 

immagine tratta da http://survivorpediatrics.wordpress.com/

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