I 5 errori di noi genitori

Facciamo una breve premessa : fare i genitori non è certo impresa da poco, genitori lo si diventa giorno per giorno nell’affrontare quotidianamente le singole prove che ci si presentano, sperimentando successi ma anche fallimenti. Non esiste il perfetto ed infallibile genitore … facciamocene una ragione e perdoniamoci le piccole manchevolezze o i più grossolani scivoloni educativi.

Molti di noi si ritrovano spesso nelle situazioni che descriverò di seguito … siamo esseri umani, siamo “fallibili”, ma la consapevolezza che ciò che stiamo facendo in quel momento non è educativo, può sicuramente servirci per modificare strada facendo i nostri atteggiamenti e le nostre reazioni comportamentali.

  1. Predico bene, ma razzolo male”. I bambini imparano da ciò che vedono fare molto più che da ciò che si sentono dire di fare. Una situazione piuttosto comune è quella in cui esortiamo il nostro bambino a non compiere determinate azioni scorrette utilizzando proprio quelle stesse azioni per correggerli. Facciamo alcuni esempi : il bambino litiga col fratello o con un amico per un gioco e in men che non si dica dalle parole passa all’azione fisica, comincia a picchiare l’altro bambino. Il nostro risentimento per il fatto che non riesca ancora a gestirsi le emozioni utilizzando solo il canale verbale sale, ci sentiamo sopraffatte dalla rabbia e dalla frustrazione, magari anche dal giudizio sociale se è presente qualche altro adulto … la reazione più comune è sfogarsi dando una bella sculacciata a nostro figlio, “ così la capisce una volta per tutte che non si picchia!”. I messaggi che inviamo sono due quindi : ti dico di non picchiare, ma ti dimostro concretamente che per risolvere situazioni di tensione e rabbia utilizzo la violenza fisica ( fosse anche una leggera sculacciata); un po’ confusivo come messaggio, non credete? E indovinate un po’ quale dei due messaggi arriverà con maggiore intensità? Proprio il secondo, il nostro comportamento, l’esempio comportamentale che stiamo dando in quel momento. O ancora, dopo che il nostro bambino urla gli diciamo di non farlo, utilizzando un volume di voce che potrebbe essere udito a un chilometro di distanza! Allora, si urla o non si urla? La comunicazione non verbale è sempre molto più potente di quella verbale! Evitiamo quindi di cadere in questi errori, sarebbe poi impossibile pretendere di avere un bambino non aggressivo.
  2. “Tanto ancora non capisce!”. Sottolineo anche in questo caso l’estrema efficacia che ricopre la comunicazione non  verbale, cioè tutti quei messaggi che inviamo non veicolati dal significato dalle parole che utilizziamo : per cui il tono della voce, il volume delle voce, la mimica facciale, la postura, lo sguardo, i movimenti del corpo. Tutti questi canali di comunicazione sono percepibili e comprensibili anche dai bambini più piccoli, anche da quelli che ancora non conoscono il significato delle parole che pronunciamo. Attenzione quindi a esprimere i propri pensieri negativi in loro presenza, anche se non capiscono ciò che stiamo dicendo, ne comprendono benissimo la valenza emotiva ed impareranno ad utilizzare quegli stessi canali. Un’altra convinzione altrettanto diffusa è che i bambini dell’età in cui possono comprendere ciò che diciamo, se assorti nel loro gioco o a guardare la tv oppure impegnati in un altro locale della casa, non ascoltino ciò che stiamo dicendo. Attenzione! A loro non sfugge nulla, la loro attenzione è sempre rivolta verso di noi, soprattutto quando percepiscono dal nostro tono di voce che stiamo provando emozioni negative. 
  3. A mia immagine e somiglianza”. Si dice che non esista un fiocco di neve uguale all’altro … e così è per noi esseri umani. Si fa fatica talvolta ad accettare e comprendere che i nostri figli, pur essendo stati cresciuti da noi, non siano proprio come noi vorremmo, che abbiamo personalità propria, talenti personali ma anche difficoltà che magari  noi non abbiamo e che non corrispondano al nostro ideale di figlio. Lo sappiamo che non esiste il bambino ideale, ma quanto è difficile tollerare la frustrazione che proprio al nostro non piaccia studiare, che proprio il nostro è sempre così vivace e a volte aggressivo, che proprio il nostro non sia ambizioso o competitivo! Loro sono altri individui da noi, non nostri prolungamenti e neanche la nostra rivincita nella vita, coloro che devono fare ciò che noi non abbiamo potuto fare. Non sono compensazioni, sono persone diverse da noi, con le loro caratteristiche personali. Molto più utile accettare le loro peculiarità ed enfatizzare i loro talenti, permettendo loro di sviluppare al meglio le loro potenzialità … in fondo ciò che realmente conta è che diventino adulti sereni e sicuri di sé, piuttosto che fotocopie sbiadite di aspirazioni altrui!
  4. Sono solo capricci!”. Soprattutto quando i bimbi sono ancora molto piccoli ( fino ai 3 anni ), ma a volte anche dopo, alcune esigenze fisiologiche o emotive del bambino, vengono mal interpretate e se ne attribuisce la causa al famoso “capriccio”. Dentro questa definizione vengono inseriti tutti quei comportamenti di lamento, opposizione, trasgressione, ribellione che il bambino mostra. Ma se analizziamo un po’ meglio le cause che hanno scatenato quel comportamento, spesso troveremmo una causa più che legittima. E’ solo che noi adulti non riusciamo così facilmente a comprendere il linguaggio dei bambini. Tutto sarebbe più facile se riuscissero a spiegarci con le parole cosa stanno provando e perché, ma non è così. Loro utilizzano il linguaggio del corpo, l’espressione libera delle loro emozioni, senza filtri cognitivi e a noi spetta l’arduo compito di decodificare i loro messaggi. Piange disperato perché non vuole dormire da solo nel suo lettino: non è un capriccio mamma, è una reale esigenza di bimbo di stare a contatto col corpo materno, di non sentirsi solo nella delicata fase dell’addormentamento, ha bisogno di essere rassicurato e tenuto vicino, ciò lo farà sentire sicuro e protetto. Piange disperato alla sera al mio rientro dal lavoro, è oppositivo, si comporta male : potrebbe essere la stanchezza a provocargli questa reazione, oppure la frustrazione di aver aspettato tutto il giorno per stare con la mamma viene scaricata senza capacità di controllo appena finisce. Rassicuriamolo e abbracciamolo, non sta facendo i capricci, ci sta solo dicendo quanto è stato difficile per lui tollerare l’attesa del ricongiungimento con noi.Mi ha chiesto di giocare con lui ma sono troppo impegnata con le faccende domestiche per farlo, lui allora lancia gli oggetti, gioca “male”. Anche in questo caso questo è il suo modo per dirci che non è contento della nostra risposta, ha la necessità di condividere un momento con noi. Cerchiamo quindi di organizzarci il tempo in modo da poter ritagliare uno spazio di gioco con lui, anche coinvolgendolo nelle attività domestiche che possono trasformarsi in un avvincente gioco, poi accetterà meglio il fatto che in altri momenti la mamma ha altre cose da fare. Diverso è il caso di un bambino che fa una “piazzata” perché vorrebbe a tutti i costi mangiare il gelato alle 18.30 e noi gli abbiamo detto di no! In questo caso il bambino sta cercando il limite, vi sta testando, sta sperimentando quali abilità possiede per portarvi a fare ciò che lui vorrebbe. In questo modo trova il confine del suo margine d’azione, comprende le proprie possibilità di modificare la realtà che lo circonda e calibra il proprio comportamento in base alle risposte che ottiene. E’ quindi importante in questo caso riuscire a rimanere fermi e costanti rispetto alle proprie posizioni : se pensate non sia educativo o sano per lui mangiare il gelato a quell’ora, mettete il limite e non spostatelo. Dite no con calma e fermezza e tollerate le sue reazioni di rabbia cercando di mostrarvi tranquille e sicure di voi. Rifarà il test ancora qualche volta, per poi mollare il colpo!
  5. Dire troppi no … o troppi sì! Ogni genitore ha il proprio stile educativo, influenzato a sua volta dall’educazione ricevuta dai propri genitori. Ci sono genitori molto restrittivi, che non lasciano ampi margini d’azione ai propri figli, che pretendono che vengano rispettate molte regole e si ritrovano a dire molti più no che sì alle richieste infantili. Di contro ci sono genitori molto permissivi, “con le maglie della rete molto larghe”, potremmo dire, che pensano sia giusto permettere ai bambini di sperimentare il più possibile, che non intervengono mai sul loro comportamento, che gliele concedono tutte. Posto che il buon senso ci porta già a capire che “nel mezzo sta la cosa giusta” e che le posizioni estreme, sia in un senso che nell’altro, non sono mai l’ideale, ritengo sia importante riuscire come genitori a comprendere cosa sia veramente importante per noi, quali sono i limiti che riteniamo realmente educativi per nostro figlio, in modo da selezionare veramente poche regole il cui rispetto è per noi fondamentale e di permettere quindi ai nostri figli di fare esperienze rispetto a tutto il resto. I no dovrebbero essere pochi, ma costanti e assoluti, per il resto vivi e sperimenta, caro figlio mio!

 

Dott.ssa Monica Contiero

 

immagine tratta da http://kidzone.blogosfere.it/2009/08/come-sgridare-i-bambini.html

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