I cereali per la colazione sono sempre meno sani: a rischio la salute cardiovascolare

I cereali per la prima colazione destinati a bambine e bambini sono cambiati, ma non in meglio. Secondo un’ampia analisi pubblicata sulla rivista Jama Network Open e condotta da un team dell’università del Kentucky, dal 2010 al 2023 la qualità nutrizionale dei nuovi cereali lanciati sul mercato statunitense è peggiorata. I ricercatori e le ricercatrici, guidati da Shuoli Zhao, hanno esaminato 1200 prodotti pronti da consumare (Ready-To-Eat cereals) rivolti a una fascia d’età compresa tra i 5 e i 12 anni. Ne è emerso un dato chiaro: più zucchero, più grassi, più sale. Meno fibre e proteine.

Una singola porzione di questi cereali può superare da sola il 45% del limite giornaliero di zuccheri aggiunti raccomandato dall’American Heart Association per l’infanzia. La tendenza osservata suggerisce che le aziende produttrici hanno privilegiato il gusto e il marketing visivo rispetto all’equilibrio nutrizionale, con conseguenze potenzialmente dannose per la salute.

Grassi e sodio in aumento: un cambiamento netto

I dati dello studio indicano un aumento del contenuto di grassi per porzione del 33,6%: si è passati da 1,13 grammi nel 2010 a 1,51 grammi nel 2023. Anche il sodio è cresciuto in modo significativo, con un incremento del 32,1% (da 156 a 206,1 milligrammi per porzione).

Questi due elementi sono direttamente legati al rischio cardiovascolare, anche nei più giovani. L’esposizione a diete ricche di sodio e grassi saturi può infatti contribuire nel tempo allo sviluppo di ipertensione, obesità e disturbi metabolici. Il fatto che il prodotto più consumato a colazione presenti questi aumenti pone interrogativi sulla responsabilità dell’industria alimentare nella promozione della salute infantile.

Zuccheri stabili ma comunque troppo alti

Anche se l’aumento degli zuccheri è stato più contenuto (+10,9%), il dato assoluto resta alto: da 10,28 grammi nel 2010 a 11,4 grammi nel 2023 per porzione. Per un bambino o una bambina, questo rappresenta quasi metà del limite raccomandato in una sola porzione. E spesso viene consumata più di una porzione per colazione.

I cereali industriali, spesso percepiti come opzione sana, sono in realtà tra i principali veicoli di zuccheri semplici nella dieta infantile. L’eccesso di zucchero nella prima infanzia è associato a un maggiore rischio di obesità, diabete di tipo 2, carie dentali e disturbi del comportamento alimentare.

Lo studio segnala anche che tra il 2020 e il 2023 i carboidrati totali sono passati da una media di 26,44 grammi (2010-2019) a 32,64 grammi, un altro indizio di una formulazione orientata più alla palatabilità che alla salute.

Fibre e proteine in calo: un impoverimento nutrizionale

due nutrienti chiave per una colazione equilibrata — fibre e proteine — risultano invece in calo. Le fibre alimentari, che aiutano il senso di sazietà, il transito intestinale e la regolazione della glicemia, erano stabili fino al 2021, ma sono poi diminuite da 3,82 grammi a 2,94 grammi nel 2023. Ancora più marcato il calo delle proteine: dopo una media di 1,97 grammi dal 2010 al 2020, nel 2023 si è scesi a 1,69 grammi per porzione. Questo impoverimento rende il pasto meno saziante e meno completo, spingendo bambine e bambini a cercare altri cibi nell’arco della mattinata.

Le fibre e le proteine sono fondamentali per la crescita e lo sviluppo. La loro riduzione nei prodotti di largo consumo riflette una scelta industriale orientata al gusto e alla facilità di produzione, più che all’equilibrio nutrizionale.

Packaging accattivante, contenuti discutibili

Lo studio sottolinea che, nella maggior parte dei nuovi lanci, il cambiamento principale è stato il packaging: confezioni più colorate, personaggi famosi, strategie di marketing mirate a catturare l’attenzione delle bambine e dei bambini. Le riformulazioni nutrizionali — cioè veri cambiamenti negli ingredienti o nella composizione — sono state invece molto meno frequenti.

Questa strategia suggerisce che l’attenzione è stata rivolta più all’aspetto commerciale che alla salute. In un momento storico in cui l’obesità infantile è in crescita in tutto il mondo occidentale, si tratta di una tendenza preoccupante. Secondo i dati dell’Organizzazione mondiale della sanitàin Europa un bambino su tre ha un peso eccessivo, e il consumo abituale di cibi ricchi di zuccheri e poveri di fibre contribuisce in modo rilevante a questa epidemia.

Una responsabilità pubblica e privata

Il lavoro del team di Zhao, realizzato grazie ai dati della banca Mintel Global New Products Database, non fornisce indicazioni sull’intero mercato dei cereali (si riferisce solo ai prodotti lanciati tra il 2010 e il 2023 e in una determinata parte di mondo). Ma l’ampiezza del campione e il rigore dell’analisi offrono un quadro attendibile delle tendenze industriali.

I risultati sollevano domande sulle responsabilità delle aziende alimentari e sulle politiche pubbliche. In molti paesi europei, tra cui l’Italia, non esiste una regolamentazione stringente sui profili nutrizionali minimi per i cibi dedicati ai più piccoli. Etichette e confezioni possono quindi indurre in errore le famiglie, facendo percepire come “sano” ciò che non lo è.

Una maggiore trasparenza, accompagnata da interventi normativi e da campagne di educazione alimentare, potrebbe aiutare le famiglie a scegliere meglio. Ma serve anche un cambiamento nel modello di produzione, che riporti al centro la salute di bambine e bambini, non solo la vendibilità dei prodotti.

 

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