Sì, esiste anche la depressione post parto dei papà

Il 20% delle mamme soffre di depressione post parto, una patologia di cui si parla molto ma che spesso non viene affrontato nella maniera corretta dai media e da chi ci sta attorno, poiché la tendenza è quella di nascondere questa realtà. Un numero davvero molto elevato. Ma non è l’unico. Perché in pochi lo sanno, ma anche il 10% dei papà soffre di depressione dopo la nascita del proprio figlio. E anche questo è un argomento di cui si dovrebbe parlare molto di più.

Sì, esiste anche la depressione post parto dei papà: la PPD, Paternal Postpartum Depression, ovvero quando i papà soffrono dopo l’arrivo di un figlio

Parlare di un problema è il primo passo verso la sua risoluzione. Perché solo parlando lo si riconosce e una volta riconosciuto lo si può affrontare. Perché quindi lasciare nell’oblio un disturbo come la depressione che colpisce i padri dopo l’arrivo di un bambino? La depressione postpartum è tipica delle madri, ma il baby blues colpisce anche i padri, in maniera differente, e non dovremmo fare finta di niente.

Perché non se ne parla? Un po’ perché effettivamente non si conosce questa patologia (e sono pochi gli uomini che la riconoscono, associandola all’arrivo del bambino e non ad altri aspetti della vita), un po’ per cultura, perché come sappiamo agli uomini è ancora, purtroppo, affibbiato il ruolo di machi senza sentimenti, di robot senza lacrime che se lacrimano sono meno uomini (e ricordate il bellissimo progetto “What real men dry like”?).

Alcune ricerche (come questa) hanno osservato come la causa di questa depressione sia l’abbassamento di testosterone. Se a nove mesi dalla nascita del bambino il testosterone del padre si abbassa, infatti, aumenta il rischio di depressione. Questo testosterone, tuttavia, ha un’influenza contraria sulla madre. Se infatti il partner presenta bassi livelli di questo ormone, la madre rischia in maniera minore di soffrire di depressione postpartum (e al contrario quando il testosterone del papà è troppo alto il rischio aumenta, anche per l’aggressività e lo stress che caratterizzano gli uomini con alti livelli di questo ormone). Sembra un’altalena, e in effetti è così, e l’ideale è quindi l’equilibrio del testosterone.

Questo studio non fa che confermare una cosa, e cioè che anche i padri presentano, alla nascita dei figli, dei cambiamenti fisici che influenzano la loro psiche. Non è solo la mamma quindi a provare gli sbalzi d’umore (come spesso pensiamo, anche per le implicazioni fisiche della gravidanza e del parto). E questo spiega anche come certi padri siano molto coinvolti nella crescita dei figli mentre altri non sentano la necessità di stare loro vicini (anche a livello di contatto fisico).

La ricerca però ha sottolineato anche un altro fatto, e cioè i benefici della presenza di una partner di supporto e presente. Se i padri con basso testosterone soffrivano infatti di depressione, questa diminuiva e migliorava nel caso in cui la compagna era una compagna presente e d’aiuto. E in effetti sono molti gli studi (come questo) che sottolineano come la migliore soluzione per combattere la depressione postparto dei padri (detta anche PPD, Paternal Postpartum Depression) sia il supporto del partner che si ha accanto.

Il primo passo per stare vicino ad un papà che sta soffrendo di questo disturbo è quindi quello di stare vicino. Prima parlandone con delicatezza, poi trovando un valido supporto negli psicologi che conoscono il problema.

E un altro validissimo aiuto è parlare e fare amicizia con altri padri. Il “villaggio” è un concetto molto importante poiché trovando persone nella nostra stessa situazione (non la depressione, ma la paternità) possiamo trovare risposte, capire meglio noi stessi, vedere altri approcci alla paternità, trovare un aiuto nell’amicizia vera.

Giulia Mandrino

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