L’allattamento al seno è la scelta migliore per una mamma e il suo bambino (anche se non bisogna giudicare chi, per necessità o per scelta, opta per l’allattamento artificiale: ogni situazione e ogni famiglia sono differenti). Lo sanno anche i papà, che tuttavia spesso provano sentimenti contrastanti riguardo a questo fatto.

Cosa significa? Significa che per quanto possano amare la loro compagna mentre allatta il loro bimbo, e per quanto sappiano l’importanza di questo gesto e la naturalezza dell’atto, capita che si sentano esclusi.

Il legame che si crea tra mamma e bambino durante l’allattamento al seno è innegabilmente e inequivocabilmente fortissimo. E un papà, più o meno inconsciamente, sperimenta un senso di gelosia e di esclusione da non sottovalutare, superiore a quello dei papà di bambini allattati artificialmente, che spesso dividono con la mamma questo compito.


Il rapporto però non può e non deve restare esclusivo: anche i papà possono legare con i loro figli neonati, attraverso alcuni gesti e abitudini quotidiane che aiutano a stabilire una relazione fortissima, profonda e intima.

8 consigli per i papà che vogliono sentirsi più vicini ai loro figli quando la mamma allatta: come costruire un legame forte e intimo con il proprio bambino anche quando la mamma allatta al seno

Il contatto pelle a pelle

Il contatto pelle a pelle non è importante solo con la mamma, ma anche con il papà. Sin dai primi giorni, dobbiamo incoraggiare i papà a coccolare i bimbi sul petto, senza vestiti (entrambi), in modo da stabilire un contatto sensoriale forte e dolcissimo. Già in ospedale, appena nato, i medici appoggiano il bambino sul petto della mamma, ma anche i papà possono beneficiare di questo gesto. E anche i genitori di bimbi adottati che arrivano (anche mesi) dopo la nascita: il contatto pelle a pelle è importantissimo, per gli odori, gli ormoni e le sensazioni che passano da questo organo e che permettono di creare un legame non solo affettivo ma anche fisico.

Il babywearing

Che sia con la fascia portabebè o con i marsupi, i papà che vogliono un forte contatto con i propri figli dovrebbero sempre preferire questo strumento rispetto al passeggino. La relazione che si crea è profonda e i benefici, inoltre, sono moltissimi: i bambini in fascia e in marsupio tendono a dormire più a lungo e a piangere meno. E questo, oltre a favorire un rapporto intimo, rafforza anche la confidenza dei papà nelle loro capacità genitoriali.

I massaggi

Oltre al contatto corpo a corpo senza maglietta, un gesto che crea un forte legame sono i massaggi al bambino, durante il cambio pannolino o prima della nanna. Il papà potrà coccolare il bimbo in questo modo, con dell’olio di mandorla o delle creme naturali apposite, godendosi un momento intimo e speciale solo per lui e per il suo bambino.

Un compito solo per il papà

Come l’allattamento al seno è (per forza di cose) un compito esclusivo della mamma, anche il papà può avere un compito di cui è lui solo responsabile. Dobbiamo quindi trovare qualcosa che lui e solo lui può fare (quindi anche in base alla presenza durante la giornata). Può essere la coccola per addormentare il bebè la sera, o il bagnetto (che faremo al nostro piccolo durante il giorno solo in caso di emergenza, lasciando invece il compito quotidiano al papà)…

Parlare e cantare al bebè

Come le coccole, i massaggi e il contatto pelle a pelle, una relazione intima (soprattutto con i bambini) passa anche dalla voce, una voce conosciuta e adorata che mette sicurezza. Ma non dobbiamo darla per scontata: i bimbi si affezionano ad una voce se la sentono continuamente, quindi per costruire un bel rapporto nei primi anni è decisivo parlare e cantare al nostro bambino.

Allattare insieme

Ovvio, il papà non può allattare al seno. Ma può far sì che, almeno alla sera o almeno in certi momenti della giornata dedicati (che possono diventare un’abitudine), questo gesto divenga condiviso. Mentre la mamma allatta, ci si può accoccolare insieme sotto una coperta, leggere un libro insieme ad alta voce, guardare un film, coccolarsi nel letto. Oltre ad essere qualcosa di davvero rilassante e compiacente, questa abitudine può aiutare anche psicologicamente i papà che sentono un po’ di gelosia o astio nei confronti dell’allattamento, perché è nella natura umana fare associazioni di pensieri in base alle sensazioni provate in particolari momenti. Se nel momento dell’allattamento si sente bene, quindi, assocerà pian piano emozioni positive all’atto in sé.

Parlarne

Come ogni cosa della vita, anche queste emozioni riguardanti l’allattamento vanno discusse. Con tranquillità e con sincerità, dobbiamo incoraggiare i papà a parlare di come si sentono, per vivere insieme questa nuova situazione e viverla decisamente meglio.

Lasciare che ci aiuti

Come un papà prova nuove sensazioni, anche alla mamma accade lo stesso, e a volte ci lasciamo prendere dall’esclusività non permettendo (per orgoglio, perché non ce ne accorgiamo, per paura o perché non vogliamo disturbare) che il papà ci aiuti. Lasciamo invece che ci venga incontro, coccolandoci e togliendoci compiti dalle spalle. E stando sempre attente di fare capire quanto siamo grate per queste sue attenzioni, perché anche lui, come noi, è inestimabile per la nuova famiglia!

Giulia Mandrino

I travasi di materiali solidi o liquidi sono un passaggio fondamentale per il bambino, che attraverso essi non solo si diverte ma allena la manualità fine, la motricità, la concentrazione, la sensorialità e la coordinazione occhio mano, sperimentando movimenti che gli serviranno per tutta la vita.

Ai bambini piacciono moltissimo, starebbero ore a travasare, e ciò che noi dobbiamo semplicemente fare è dare loro i materiali: un vassoio su cui sistemare brocche, ciotole e mestolini che permettano loro di travasare ciò che hanno di fronte, passando i materiali destrutturati da recipiente a recipiente. Ma quali materiali utilizzare per sperimentare i travasi montessoriani in tutta sicurezza a seconda dell’età?

I materiali per i travasi solidi Montessori a seconda dell’età: quali materiali scegliere per giocare ai travasi secondo il metodo montessoriano

La scelta dei materiali destrutturati per i travasi solidi deve essere molto ponderata, poiché dobbiamo sempre tenere conto dell’età del bambino e delle sue inclinazioni, nonché dei pericoli. Un bambino piccolo, infatti, mette in bocca tutto ciò che si trova davanti (poiché è anche attraverso il gusto che sperimenta il mondo) e dobbiamo perciò essere sicuri di non dargli qualcosa di pericoloso con cui potrebbe soffocare (nei primi anni).

Dai 12 mesi

I travasi di solidi possono essere sperimentati sin dai 12 mesi di vita. Piano piano possiamo cambiare materiali, in modo da assicurare sempre la sicurezza ma anche per fare in modo che la difficoltà aumenti e che la varietà non facciamo mai annoiare i bambini.

Il primo materiale destrutturato da travasare potrà essere la farina di mais, innocua per i bambini, fine ma materica.

Dai 15 mesi

Dai 15 mesi ideale è il riso, con i suoi chicchi piccoli che anche se ingeriti non fanno male e non fanno rischiare il soffocamento. Lo stesso discorso vale per le lenticchie rosse decorticate, piccole piccole e innocue.

Lasciamo i bambini su un tavolino basso o sul seggiolone e prepariamo loro una brocca con il nostro riso/lenticchie, e accanto prepariamo un’altra brocca (meglio se in plastica o in legno o in un materiale comunque sicuro). I bimbi dovranno travasare con l’aiuto di due mani la farina o le lenticchie o il riso da brocca a brocca.

Al posto delle brocche possiamo poi provare con dei piccoli pentolini con manico, con ciotole e misurini e con cucchiai e mestoli.

Dai 30 mesi

Dai 30 mesi possiamo passare alla farina bianca nel caso di un materiale “sabbioso”, alle lenticchie normali e ai fagioli per un materiale più solido, oppure alle nocciole, ai ceci, ai bottoni, alle formine giocattolo di legno… L’importante è che il bambino abbia superato la fase del “metto in bocca tutto”. Per travasare possiamo utilizzare non solo le brocche ma anche strumenti più “difficili” come le pinze, gli imbuti, i misurini, i cucchiai…

Anche l’acqua è un materiale interessante, ma in questo caso per i travasi dei liquidi. Quando i bambini sono piccoli (12-24 mesi) possiamo travasare in cortile in estate, con secchi e annaffiatoi, mentre dai 30 mesi possiamo cominciare anche in casa con quantità d’acqua più piccole, facendola travasare con brocche, imbuti, cucchiai e misurini in bacinelle, forme per il ghiaccio, muffin tin e vasetti.

Anche la spugna è uno strumento utile dai 30 mesi: i materiali occorrenti saranno due ciotole e una spugna naturale e il bambino dovrà travasare l’acqua immergendo la spugna in una bacinella e strizzandola nell’altra.

Giulia Mandrino

La sua identità hanno provato in molti a svelarla. Ma se ci pensiamo, non sta anche lì, nel suo mistero, il fascino di questo artista? Banksy è ormai una star del mondo dell’arte e piace un po’ a tutti. I suoi stencil e graffiti in giro per le città del mondo sono iconici e cult, e se avete avuto la fortuna di ammirarne uno dal vivo sapete che sono davvero fortissimi per tratto e per messaggio. Se tuttavia non vi è mai capitato di imbattervi in uno di essi, ci pensa una stupenda mostra milanese a mostrarveli in tutto il loro splendore.

Come sempre quando si tratta di mostre bellissime, a proporla è il Mudec di Milano, il Museo delle Culture, che ospiterà “The art of Banksy” dal 21 novembre 2018 al 14 aprile 2019.

Banksy a Milano, dal 21 novembre una bellissima mostra: “The art of Banksy” è l’occasione giusta per introdurre la street art dell’artista inglese ai nostri bambini

The art of Banksy, A visual protest” si intitola la mostra che inaugurerà al Mudec di Milano (via Tortona 56) il prossimo 21 novembre, e che resterà visibile fino al 14 aprile del prossimo anno. “A visual protest”: nel sottotitolo si intuisce la piega dell’esposizione, che mostrerà al pubblico una selezione di 70 opere comprendenti dipinti, sculture, stampe, fotografie, oggetti e video dell’artista inglese di Bristol dall’identità misteriosa che si contraddistingue per la pacifica ribellione al sistema.

Banksy, infatti, attraverso i suoi iconici lavori di street art parla di temi sociali, ingiustizie, consumismo ed etica, attraverso ossimori visivi e immagini comuni stravolte dal suo tratto e dalla sua impertinente ironia.

Tra i maggiori esponenti della street art contemporanea (è decisamente l’artista più conosciuto in questo ramo), Banksy è amato da un pubblico trasversale ed eterogeneo, e anche i bambini colgono la bellezza delle sue semplici e potenti opere di protesta visiva. Ecco perché questa può essere l’occasione di introdurli alla sua arte, in modo da mostrare loro i differenti tipi di espressione artistica presenti nel mondo.

La mostra è la prima in assoluto ad essere ospitata in un museo pubblico. Se prima, infatti, molte gallerie hanno proposto una selezione di opere, un’antologica del genere è la prima volta che appare in un’istituzione pubblica come il Mudec.

L’esposizione (che non è autorizzata da Bansky, come la maggior parte delle mostre a lui dedicate) è curata da Gianni Mercurio e si presenterà in quattro sezioni che proveranno a fare riflettere sulla posizione dell’artista all’interno del sistema della storia dell’arte. Saranno proposte anche le varie tecniche da lui utilizzate (su tutte, lo stencil) e verranno proposti i suoi murales attraverso video e fotografie, per contestualizzarli sempre nel luogo dove sono apparsi per la prima volta.

Banksy_-_Sweep_at_Hoxton.jpg

La collocazione, infatti, è fondamentale nell’arte di Banksy, che di volta in volta sorprende con nuove opere sparse per il mondo, pensate sempre apposta per la zona geografica in cui appaiono.

La mostra sarà visibile durante gli orari di apertura del museo (il lunedì dalle 14.30 alle 19.30, martedì, mercoledì, venerdì e domenica dalle 9.30 alle 19.30 e giovedì e sabato dalle 9.30 alle 22.30), con biglietto dai 16 ai 10 euro - e i bambini fino ai 6 anni non pagano. È consigliato l’acquisto preventivo prima di arrivare in loco, dal momento che sono previste code (qui è possibile acquistare i biglietti).

Giulia Mandrino

Come promesso dalle stories di Instagram eccovi il nostro crumble cake realizzata con pesche e il preparato per porridge dell'azienda Ambrosiae (di cui, come sapete se mi seguite su Instagram) utilizzo anche le barrette e le proteine di canapa e riso integrale. 

La colazione è spaziale! Se volete una versione ancora più healthy potete sostituire la base di biscotto con lo stesso preparato Ambrosiae (che è gluten e sugar free e vegan) unendolo a olio di girasole e cocco. 

Come realizzare una crumble cake pesche e cioccolato: la ricetta della crumble cake sana e leggera con fiocchi di avena

Comodi sono comodi, è vero. Filanti lo sono. Gustosi anche. Ma siamo sicuri che non facciano male? Non esattamente.

Nei banchi frigo dei supermercati c’è pieno di formaggini e sottilette. I primi, spesso, sono pubblicizzati come alimento per bambini, da sciogliere nelle minestrine e nelle pastine per esaltare il sapore; le seconde sono pensate per farcire toast e sandwich. Ma, proprio come i würstel, ciò che preoccupa è la provenienza degli ingredienti che li compongono, esattamente quanto il modo di lavorazione.

5 ragioni per smettere di mangiare formaggini e sottilette: le sottilette e i formaggini del banco frigo del supermercato sono dannosi per la salute

La provenienza degli ingredienti è incerta

Per ottenere i formaggini il latte utilizzato è di scarsa qualità e non se conosce nemmeno la provenienza. Questo perché si tratta di un formaggio ottenuto lavorando e riciclando le rimanenze e gli scarti della produzione di altri formaggi. Questi ingredienti (gli scarti) vengono trasformati con sali di fusione contenenti citrato e fosfato, salatissimi, e i composti ottenuti sono davvero dubbi e impediscono la fissazione del calcio nelle ossa. Quindi, non è assolutamente come vogliono farci credere le pubblicità, e cioè che dando il formaggino ai bambini assicuriamo loro il calcio. Anzi, è il contrario.

Sale, scarti e grasso a gogo

In primo luogo i formaggi fusi sono zeppi di sale, e il sale, lo sappiamo, è un ingrediente offlimits se vogliamo salvaguardare la salute del nostro sistema cardiocircolatorio. In più, la qualità del latte utilizzato è discutibile e incerta, essendo le sottilette e i formaggini composti dagli scarti fusi di altre lavorazioni (di precedenti formaggi più di qualità). Infine, il grasso cattivo è in altissima percentuale, e anche questo, come il sale, è uno dei nemici numero uno della nostra salute (e di quella dei nostri bambini).

I conservanti contenuti sono pericolosissimi

Anche i conservanti dovrebbero fare paura: alcuni conservanti aumentano il rischio di cancro e quelli contenuti in questo tipo di formaggio sono moltissimi, dal momento che in frigorifero durano un’eternità. Nei formaggini, ad esempio, è contenuto l’E250, un conservante che distrugge la microflora intestinale soprattutto nei bambini, che diminuisce così la loro immunità e aumenta il rischio di infezioni dell’organismo. Per non parlare degli additivi contenuti, che nei formaggini e nelle sottilette arrivano anche a tredici.

Dovremmo diminuire il consumo di latticini, soprattutto vaccini

Vi avevamo già spiegato le ragioni per le quali dovremmo diminuire il consumo di latte vaccino (in questo articolo): i formaggini fusi sono quindi un altro dei latticini da eliminare (o quantomeno da limitare) dalla nostra dieta, per stare meglio e vivere più in forma.

La comodità la si trova anche altrove

Al posto delle sottilette, nei toast possiamo spalmare della ricotta o del formaggio vegano spalmabile, o, ancora, del pecorino spalmabile (meno pesante del formaggio vaccino), anche se non è necessario mettere del formaggio (avete letto il nostro articolo con le idee per dei sandwich sani e veloci?). Nelle minestre, invece, possiamo anche fare a meno del formaggino, no?

Giulia Mandrino

10 abitudini quotidiane che migliorano la vita

Giovedì, 06 Settembre 2018 08:46

Non parliamo di astratte abitudini, astratti modi di vedere la vita o di astratti pensieri che migliorano la giornata. Parliamo di vere e proprie azioni da intraprendere quotidianamente per migliorare l’umore, ridurre lo stress, stimolare gli ormoni della felicità e stare finalmente bene, davvero, concretamente e tangibilmente.

Sono piccoli gesti, piccole abitudini, che tuttavia se fatte ogni giorno e con costanza migliorano davvero la vita: richiedono pochissimo tempo e possono essere spalmate lungo la giornata. Ciò che dobbiamo fare è semplicemente provarci e vedere, in pochissimo tempo, l’effetto benefico che hanno sul nostro corpo e sulla nostra mente!

10 abitudini quotidiane che migliorano la vita: leggere un libro, dormire bene e ridere sono alcuni dei gesti che dovremmo compiere tutti i giorni per stare meglio fisicamente e mentalmente

Fare 1 ora di esercizio fisico

Non importa quale, l’importante è fare sport: le più energiche si dedicheranno a palestra e corsa, le amanti della natura alla camminata veloce, le più dolci allo yoga. Basta trovare ciò che ci piace (e magari è qualcosa di inaspettato che non avremmo mai pensato, come il judo o la danza - che, sì, si può cominciare anche da adulti!) e dedicare all’attività fisica un’oretta al giorno (o almeno un’oretta ogni due o tre giorni settimanalmente).

Bere 2 litri di acqua

L’idratazione è fondamentale per il benessere dell’organismo, e quando il nostro corpo sta bene stiamo meglio mentalmente. L'acqua idrata il corpo, migliora il processo di eliminazione delle tossine, favorisce il trasporto dei nutrienti alle cellule, stimola il metabolismo, migliora la pelle...

Bere 3 tazze di tè

Ricco di antiossidanti, il tè è un toccasana, oltre che delizioso. Una tazza fumante accanto al computer mentre lavoriamo o mentre leggiamo il nostro libro in poltrona non solo fa bene al corpo, ma anche all’anima, non credete?

Mangiare 4 frutti

Vitamine, minerali, nutrienti importantissimi: la frutta è lo snack per eccellenza e dovremmo mangiarne 4 porzioni ogni giorno. Portiamo una banana o una mela in borsa, scegliamo i frutti di stagione in modo da variegare il gusto e non annoiarci mai e sfruttiamo la bontà e il potere degli estratti e degli smoothies!

Fare 5 pasti lungo la giornata

Mangiare regolarmente è una regola imprescindibile dello stare bene: colazione abbondante, due spuntini di frutta lungo la giornata, un bel pranzo e una cena leggera è l’ideale.

Ascoltare 6 canzoni che ispirano

La musica ha un potere incredibile: suscita in noi emozioni e sentimenti ed è in grado di modificare l’umore. Creiamo quindi una nostra playlist di canzoni preferite (sentimentali, rock ed energizzanti, che ci mettono il buonumore…) e ascoltiamola ogni volta che possiamo: in macchina, mentre camminiamo, mentre lavoriamo, mentre cuciniamo…

Ridere per 7 minuti

Probabilmente tutti sono a conoscenza del potere favoloso della risata, perché tutti abbiamo sperimentato almeno una volta i benefici del ridere (non vi è mai capitato di svoltare una giornata no solo facendo una bella risata in compagnia, o per un video divertente?). Ridere è un antidepressivo naturale, poiché sprigiona le endorfine, sostanze chimiche che migliorano il nostro umore. E poi fa bene a cuore e polmoni!

Dormire 8 ore

Lo stress dei giorni nostri ci porta a dormire male, o addirittura a sacrificare ore di prezioso sonno per fare fronte agli impegni della giornata. Niente di più deleterio: il nostro corpo ha bisogno di sonno (di media 8 ore a notte) e non dobbiamo mai, mai sacrificarlo. Dormiamo bene e viviamo meglio!

Leggere 9 pagine di un libro

Leggere è importantissimo. È piacevolissimo. È fondamentale. C’è chi è amante della lettura e farà meno fatica a seguire questa regola e chi invece reputa questo passatempo come inutile o addirittura faticoso: nulla di più falso. Leggere, quando diventa abitudine, è uno dei piaceri della vita. E, davvero, la migliora. Non solo perché porta in mondi lontani e fa vivere mille vite in una sola, ma perché è un momento di relax personale insostituibile. E lo si può fare ovunque e quando vogliamo: sui mezzi pubblici, in pausa pranzo, nel letto prima di dormire, la sera dopo cena…

Dedicare 10 minuti alla riflessione

La riflessione non è solo qualcosa di filosofico ma è anche molto fisica. Questo perché dedicandoci alla nostra mente (meditando anche solo per dieci minuti alla mattina o alla sera) ci rende sì più consapevoli dei nostri pensieri (che è super benefico) ma anche del nostro corpo, del nostro respiro, del nostro benessere. E toglie moltissimo stress.

Scaricate l’immagine qui sotto e stampatela, per averla sempre con voi e ricordarvi ogni giorno di stare bene!

Giulia Mandrino

Le10abitudinichemiglioranolavita.jpg

Che sia svezzamento naturale, svezzamento classico o autosvezzamento (una scelta che compete i genitori), una regola di base c’è e riguarda il periodo nel quale lo slattamento dovrebbe cominciare.

Nella giungla di pareri nella quale vi imbatterete (perché se ne sentono di tutti i colori) c’è bisogno di trovare però la verità. Il pediatra deve sempre essere la figura di riferimento alla quale chiedere consiglio: sarà lui/lei che vi dirà, in base alla storia clinica del vostro bambino, quando sarà il momento di cominciare a sommare al latte materno o artificiale gli altri alimenti.

Ma in generale tanto l’Organizzazione Mondiale della Sanità quanto l’Unicef e altri organi preposti all’informazione in ambito di puericultura sono d’accordo: lo svezzamento non dovrebbe cominciare prima dei sei mesi. Ma vediamo in dettaglio come e perché.

Quando iniziare lo svezzamento, i consigli di Unicef e OMS: i tempi dello svezzamento secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità e secondo l’Unicef

“Lo svezzamento dovrebbe cominciare in tempi corretti, ovvero tutti gli infanti dovrebbero cominciare a ricevere alimenti in addizione al latte materno dai sei mesi di vita in poi: lo si legge a chiare parole sul sito dell’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, che spiega anche i dettagli di uno svezzamento corretto.

“Lo svezzamento dovrebbe essere poi adeguato, ovvero dato ai bambini in quantità, frequenza, consistenza e varietà in modo da coprire i bisogni nutrizionali del bambino che sta crescendo, mantenendo nel frattempo l’allattamento”.

Questo significa che ai nostri bambini, a partire dai sei mesi, dobbiamo cominciare a dare alimenti vari e adeguati, facendo attenzione alla consistenza (che deve essere sicura e eliminare il rischio di soffocamento) e alla varietà dei nutrienti.

L’OMS raccomanda dunque di cominciare con lo svezzamento a sei mesi di vita, in aggiunta all’allattamento, dando ai bambini i nuovi cibi inizialmente 2/3 volte al giorno (tra i 6 e gli 8 mesi), aumentando a 3/4 volte al giorno tra i 9 e gli 11 mesi. Tra i 12 e i 24 mesi i genitori possono poi cominciare ad aggiungere a questi pasti 1 o 2 merende nutrienti al giorno, se necessario e se il bambino ne ha voglia.

Anche l'Unicef e la Commissione Europea sono dello stesso avviso. Il documento che ne parla nello specifico si intitola “Alimentazione dei lattanti e dei bambini fino a tre anni: raccomandazioni standard per l’Unione Europea”. I due organi, esattamente come l’OMS, raccomandano lo svezzamento dai sei mesi in poi, specificando anche che è bene seguire le inclinazioni dei bambini:

“Attorno ai sei mesi, la maggioranza dei bambini mostra interesse per altri alimenti (cioè per alimenti solidi) oltre al latte materno. Ammesso che il bambino sia in buona salute, ai genitori si deve consigliare di osservare il comportamento dei figli e di rispondervi in maniera appropriata (cioè di non forzare mai il lattante a mangiare)”.

L’Unicef introduce però anche un altro argomento molto importante, quello della carenza di micronutrienti nei lattanti sotto i sei mesi di età. Perché importante? Perché sono in molti a consigliare ancora un’introduzione di alimenti complementari prima dei 4-6 mesi dei bambini nel caso in cui vi sia una carenza di nutrienti, quando in realtà il miglioramento della dieta materna è ancora la soluzione migliore:

“In situazioni nelle quali la carenza di micronutrienti in lattanti sotto i sei mesi è un problema, il miglioramento della dieta materna durante la gravidanza e l’allattamento, e non la precoce introduzione di alimenti complementari, è l’intervento preventivo più efficace e meno rischioso”.

In generale, naturalmente, ogni bambino è diverso, quindi raccomandiamo sempre il consiglio del proprio pediatra. Ma raccomandiamo anche di fare attenzione ai segnali che ci dicono che effettivamente il bambino è pronto allo svezzamento (lo stare seduto senza aiuto, il non avere già il riflesso di estrusione che gli fa sputare fuori il cucchiaino, mostra interesse per il cibo in tavola…).

Lo svezzamento, poi, dovrà essere vario ed equilibrato: “Pare che i bambini mangino di più quando ricevono una dieta varia, rispetto a quando hanno una dieta limitata e monotona”, spiegano ancora nel documento della Commissione Europea. “È importante che i bambini, per i quali tutti i cibi sono inizialmente sconosciuti, siano esposti ripetutamente a nuovi alimenti per stabilire uno schema di accettazione di cibi salutari”.

Infine, la Commissione ha delle raccomandazioni anche per quanto riguarda il latte materno o artificiale fino ai due anni e oltre. Nel caso del latte materno, se il volume è alto non c’è bisogno di usare altro latte, e si raccomanda di mantenere l’allattamento al seno fino (almeno) ai 24 mesi. Nel caso del latte artificiale, invece, bisogna fare un po’ più di attenzione per non rischiare di limitare l’assunzione degli altri alimenti:

“Il latte deve continuare ad essere parte integrante della dieta durante l’alimentazione complementare e si raccomanda di continuare con l’allattamento al seno fino a due anni ed oltre. Se il volume di latte materno è alto, non c’è motivo di usare altri latti. Nei bambini non allattati al seno un eccessivo consumo di latte artificiale nel primo anno o di latte vaccino in seguito può limitare il consumo e la diversificazione di alimenti complementari, importanti, come già detto, per esporre il bambino a quei nuovi sapori e consistenze che facilitano l’acquisizione di competenze alimentari. Un bambino che beve un litro di latte vaccino o artificiale al giorno soddisfa fino a due terzi dei suoi bisogni energetici e lascia ben poco spazio ed appetito per altri salutari alimenti”.

Giulia Mandrino

I 7 materiali migliori per il gioco libero

Mercoledì, 05 Settembre 2018 14:04

Giocare liberamente è una necessità per i nostri bambini. Non è un “più”, non è un “capriccio”, è la loro vita. E anche se la società e la scuola vanno in una direzione diversa, sono moltissimi gli studiosi di psicologia infantile che spingono al ritorno del gioco libero, per una crescita sana e armonica dei nostri bambini.

All’aperto o in casa, il gioco libero è quindi fondamentale, ed è anche molto comodo, ecologico e sano: non servono giocattoli, non servono regole, bastano i bambini e basta ciò che hanno a disposizione in quel momento.

Giocare liberamente significa inventare storie e metterle in atto (“Io ero, io facevo”), travestirsi, costruire con ciò che si ha a disposizione… E i migliori materiali per farlo, come dicevamo, non sono i giocattoli, ma ciò che troviamo in casa e nella natura!

I 7 materiali migliori per il gioco libero: dall’acqua ai vestiti vecchi, dalle foglie ai rami, i migliori “giocattoli” per il gioco libero sono quelli che si trovano in casa e nella natura

L’acqua

L’acqua è uno degli elementi preferiti dei bambini, che amano sguazzarci e che adorano bagnarsi e spruzzare liquido dappertutto. Bastano una fontanella, delle bacinelle piene e degli utensili vari per far sì che i bambini inventino mondi e giochi e che si divertano con poco!

I tessuti e i vestiti vecchi

Con i tessuti si possono creare mantelli, turbanti, tende indiane, casotti, rifugi, cieli stellati… La fantasia non sta mai ferma e dobbiamo lasciare che i bambini si lascino trasportare da essa. Non buttiamo quindi le vecchie lenzuola o le vecchie magliette logore ma teniamole come materiale per il gioco libero. Idem i vestiti vecchi: i bambini amano travestirsi, e il gioco del mettersi nei panni di qualcun altro è fondamentale e importantissimo, proprio come spiegavamo qui.

photo-1500919037572-ade5a9cd950c.jpeg

Gli scatoloni

I vecchi scatoloni non vanno mai buttati se abbiamo bambini in casa! Sono un ottimo materiale da riciclo che permette di inventare spazi e giochi e che si presta a moltissime interpretazioni. Qui il nostro articolo sui 10 giochi da realizzare con gli scatoloni di carta.

888639b535d99236c0df441262ad877f_L.jpg

I rami

In autunno possiamo uscire di casa e trovare moltissimi materiali naturali gratis e interessantissimi! Come i rami spezzati degli alberi, che si trasformano con la fantasia dei bambini in bastoni, scettri, fondamenta di una casetta, zattere, bacchette magiche…

Il fango

Bastano terra e acqua per creare uno dei materiali più pazzeschi che la natura ha donato agli esseri umani e ai bambini, il fango: senza paura dello sporco e delle macchie dobbiamo lasciare che i bambini si inzuppino le mani, cucinino torte di fango, facciano a palle di fango, costruiscano casette… Proprio come vi spiegavamo qui.

Le foglie

Sempre in autunno, quando non facciamo alcun male agli alberi strappando le foglie, possiamo uscire con i bambini a raccogliere tutte quelle foglie gialle, rosse e arancioni cadute con l’arrivo della stagione fredda. Innanzitutto possiamo rotolarci su quei tessuti colorati e morbidi sotto agli alberi, dopodiché lasciamo che i bambini le raccolgano e inventino cosa farne!

photo-1516700675895-b2e35cae333c.jpeg

Gli strumenti da cucina

Con gli strumenti da cucina i bambini si sbizzarriscono: si mettono nei panni degli adulti in cucina, inventano storie e ricette, mettono in moto le mani, pasticciano oppure cucinano qualcosa di davvero buono (imparando l’importanza del cibo e apprezzando ciò che si mangia!).

photo-1501924497965-792fefaea3dc.jpeg

Giulia Mandrino

Lo ribadiremo sempre, lo urleremo a pieni polmoni, lo scriveremo sui muri fino a che tutti non avranno capito fino in fondo: non esistono mamme di serie A e di serie B. Ogni famiglia è diversa, ogni mamma fa le scelte che ritiene più benefiche per i suoi figli, per la sua famiglia e per se stessa.

Ecco perché non importa se si sceglie l’allattamento al seno o quello artificiale, non importa se si sceglie il co-sleeping o se il lettino va subito in cameretta, non è importante se si sceglie l’autosvezzamento o lo svezzamento naturale. E non importa nemmeno se si sceglie di tornare a lavorare o di stare a casa tutto il giorno con i figli facendo la mamma a tempo pieno.

Le critiche ci saranno sempre. L’importante (per noi ma soprattutto per i nostri figli!) è essere felici e serene vivendo secondo le proprie scelte in fatto di maternità.

Perché essere una mamma felice è più importante di essere una mamma a tempo pieno: la serenità di una famiglia passa dalle scelte libere, consapevoli e armoniche in fatto di maternità

La gravidanza (soprattutto la prima) porta con sé un sacco di dubbi, un sacco di domande, un sacco di felicità. Tutti ci coccolano, solitamente, viviamo in una bolla. Una bolla che è molto labile e che un pochino si spezza con l’arrivo del nostro bambino, perché attorno a tutta questa felicità è inevitabile sentire anche un po’ di pressione e sentirsi spaesate in un nuovo ruolo che non conosciamo e che anche a livello pratico ci sfida ogni giorno.

Ogni mamma la vive diversamente e c’è chi si sente a proprio agio fin da subito e chi fa fatica a calarsi nella nuova posizione di mamma. Perché ora al centro di tutto c’è il nostro bambino, non più noi, e non più la coppia. E se già facevamo fatica da soli, ora è ancora più stressante.

E non bisogna dimenticare nemmeno le difficoltà aggiuntive di cui certe mamme fanno esperienza, provando depressione, tristezza, stress ed emozioni contrastanti mai provate prima. È normale, siamo vulnerabili, e la maternità è davvero un periodo difficile oltre che meraviglioso. Ha sempre due facce.

Ciò che dobbiamo sempre tenere a mente, tuttavia, è che la nostra salute mentale influenza ora anche il benessere della nostra famiglia. E se non stiamo bene noi stesse, come possiamo trasmettere benessere ai nostri bambini? Non tutte le mamme trovano la serenità nell’occuparsi a tempo pieno dei propri bambini e non possiamo farne una colpa. Anzi: occuparsi di un piccolo essere umano richiede moltissimo sforzo e moltissimo impegno e tutti sanno che non è assolutamente semplice.

Ecco perché dobbiamo trovare la nostra dimensione e il nostro equilibrio, facendo ciò che amiamo, ciò che ci riesce naturale, senza sforzarci ma costruendo una situazione familiare che faccia sentire tutti in armonia. Noi per prime. E, no, fare le mamme a tempo pieno non è l’unica opzione, a questo punto.

Ci sarà quindi la mamma che sentirà il bisogno di tornare al lavoro, chi di cominciare da zero pur avendo fatto fino a quel momento la casalinga, chi deciderà di stare a casa a tempo pieno con i bimbi, chi sceglierà un part-time… Dalle responsabilità non si scappa, ma essere mamma non significa obbligatoriamente stare a casa con i bambini, così come, nel XXI secolo, non significa dover per forza lavorare a tempo pieno a causa delle pressioni del mondo.

L’importante è essere felici, perché la frustrazione porta solo malumori, distanza, litigi e disarmonia in casa e ciò di cui invece hanno bisogno i bambini sono serenità, amore, tranquillità e felicità.

Le critiche ci saranno sempre, dicevamo, purtroppo: le mamme lavoratrici sentiranno la pressione di una parte di società che sussurra loro di non essere abbastanza presenti; le mamme a tempo pieno e casalinghe si sentiranno attaccate dal femminismo che quasi impone loro di uscire di casa (ma, se ancora non ne siete convinti, vi consigliamo questo articolo: "Casalinga e femminista, un connubio possibile").

Dobbiamo semplicemente tapparci le orecchie. Ok, ascoltiamo, ma poi ascoltiamo il nostro cuore e la nostra serenità. Da dove arriva la nostra armonia mentale ed emotiva? Dal lavoro e dal tornare a casa la sera dai nostri bambini e dal nostro partner? Bene, senza alcuna paura torniamo al lavoro. Arriva invece dalla felicità di prendersi cura della nostra famiglia stando a casa? Dedichiamoci a questo!

Giulia Mandrino

Controllare le porzioni non significa solo stare attenti al peso, ma anche e soprattutto puntare sul benessere generale del nostro organismo. Già, perché non vuol dire pesare semplicemente gli alimenti che mettiamo nel piatto per limitare meramente le calorie, ma più in generale significa stare attenti alle quantità di grassi, proteine e carboidrati che ingeriamo, equilibrandole e non eccedendo con le dosi di ciò che fa male al nostro corpo.

Per controllare delle porzioni, tuttavia, non serve molto. Non servono bilance e proporzioni, frazioni e addizioni, come penseremmo. Possiamo infatti affidarci alla vista, utilizzando ciò che abbiamo di fronte a noi in maniera super comoda, ovvero piatti e mani.

Ma vediamo insieme quali sono le quantità ottimali di proteine, carboidrati e grassi da portare in tavola e come fare per non sbagliare.

Il controllo delle porzioni, misuriamo con mani e piatti: come misurare le giuste quantità di proteine, grassi e carboidrati da portare in tavola

Le porzioni di nutrienti che dovremmo assumere ogni giorno sono specifiche e importanti (e le ha redatte anche la Società Italiana di Nutrizione Umana, le potete trovare qui). Ogni alimento contiene certi nutrienti che dovremmo assumere in determinate quantità ogni giorno (alcuni in grandi quantità - e cioè i nutrienti benefici - altri limitandone l’assunzione - come ad esempio lo zucchero, il sale e via dicendo).

In particolare, ciò a cui dobbiamo fare attenzione sono le proteine, i grassi e i carboidrati, che compongono ogni alimento che mangiamo. Ognuno di questi elementi deve essere calibrato in base al fabbisogno del nostro corpo. Ma come fare per essere sicuri di non eccedere o, al contrario, di non raggiungere le quantità raccomandate?

Innanzitutto, possiamo affidarci alle etichette del cibo, che riportano sempre (quando non parliamo di cibi freschi) le quantità di nutrienti contenute, con annessa la percentuale giornaliera raccomandata. Ma questo non è sempre facile, anzi. Spesso rischiamo di confonderci e di annegare in un mare di informazioni. Ecco perché è meglio trovare un nostro metodo, magari più “a spanne”, ma comunque efficace e attendibile.

Innanzitutto, possiamo visualizzare il piatto, dividendolo in spicchi più o meno grandi. Ogni spicchio conterrà un determinato cibo in base a quanto bisogno abbiamo. Poco meno della metà del piatto dovrà contenere verdure (crude o cotte), alimento fondamentale per la nostra alimentazione. L’altra metà si suddividerà così: un po’ più della metà da carboidrati e l’altra metà suddivisa tra proteine (uno spicchio più grande) e grassi (una fettina sottile).

Possiamo però affidarci anche alle nostre mani, utilizzandole come metro di misura. Ad ogni pasto lo spazio occupato dalla verdura nel nostro piatto dovrà essere grande quanto una pallina del diametro del nostro palmo (per un totale di circa 80-100 grammi). Le proteine (vegetali o animali, carne, pesce o legumi) dovranno occupare lo spazio del palmo della nostra mano (corrispondente a circa 80-100 grammi). I grassi la punta del pollice, e i carboidrati (circa 80 grammi) occuperanno uno spazio grande quanto il nostro pugno chiuso.

In questo modo non eccederemo con le quantità di cibi che andrebbero limitate (i grassi e i carboidrati, ad esempio), e allo stesso tempo assicureremo al nostro organismo il giusto fabbisogno di alimenti sani e benefici, come le verdure (e la frutta: anche in questo caso per calcolare la porzione inseriamo la frutta tra le mani a coppa, ottenendo una quantità di circa 80 grammi).

E non dimentichiamo quali alimenti fanno parte delle varie categorie:

PROTEINE: il petto di pollo, il manzo magro, il tacchino, le uova, il pesce, i legumi…

CARBOIDRATI: riso e pasta integrale, la quinoa, la frutta, le patate, l'avena…

VERDURA: l’insalata, la lattuga, i broccoli, le carote, gli asparagi, i cavoli, i fagiolini…

GRASSI: l’olio d’oliva, il latte, il formaggio, lo yogurt, il burro di arachidi, l’avocado…

Giulia Mandrino

controlloporzioni.jpg

Sara

sara.png

Cecilia

Untitled_design-3.jpg