Adenovirus nei bambini, cosa c'è da sapere

Gli adenovirus sono tra i virus più comuni nell’infanzia, capaci di provocare infezioni respiratorie, gastrointestinali e oculari. Anche se nella maggior parte dei casi causano disturbi lievi e autolimitanti, la loro diffusione è ampia, soprattutto tra le bambine e i bambini che frequentano ambienti scolastici e comunitari. Conoscerne le caratteristiche è importante per riconoscerli, trattarli correttamente e ridurre il rischio di contagio.

Che cosa sono gli adenovirus e perché colpiscono spesso i bambini

Gli adenovirus sono virus a DNA, appartenenti a una famiglia di cui si conoscono almeno 100 sierotipi diversi, circa la metà dei quali può infettare l’essere umano (come dichiara l'ISS). Si suddividono in sette sottogruppi (da A a G) in base alle differenze genetiche. Sono virus resistenti nell’ambiente e quindi in grado di sopravvivere a lungo su superfici e oggetti, facilitando la trasmissione in ambienti chiusi o affollati.

La trasmissione avviene per via respiratoria, tramite starnuti, tosse o semplicemente parlando a distanza ravvicinata. Ma può avvenire anche per via oro-fecale, ad esempio ingerendo acqua o cibi contaminati da secrezioni, oppure toccando asciugamani, biancheria o superfici sporche. Le bambine e i bambini che frequentano scuole, asili, palestre o vivono in contesti collettivi sono più esposti al contagio.

Sintomi principali: non solo febbre e raffreddore

disturbi causati dall’adenovirus compaiono in genere dopo 3-10 giorni dall’esposizione. Le forme più comuni interessano le vie respiratorie, ma l’infezione può coinvolgere anche occhi, intestino, vie urinarie e in casi rari il sistema nervoso.

I sintomi respiratori sono i più frequenti, in particolare nei casi causati dai sierotipi 3, 4 e 7:

  • raffreddore con secrezione nasale,
  • mal di gola,
  • febbre,
  • ingrossamento delle tonsille e dei linfonodi del collo.

In alcuni casi può comparire anche tosse persistente, affanno e, nei bambini molto piccoli o immunodepressi, bronchiolite o polmonite, con rischio di difficoltà respiratoria e bisogno di ospedalizzazione.

Le infezioni gastrointestinali si manifestano con:

  • nausea, vomito, dolore addominale, diarrea, anche nei lattanti.

L’infezione oculare si presenta spesso in forma di cherato-congiuntivite epidemica, con occhi rossi, bruciore, lacrimazione abbondante e fotofobia, e può coinvolgere anche entrambi gli occhi.

Raramente, l’adenovirus può colpire:

  • vie urinarie (con bruciore alla minzione),
  • sistema nervoso (meningite o encefalite), soprattutto nei soggetti immunodepressi.

Diagnosi e trattamento: quando preoccuparsi

Nella gran parte dei casi, l’infezione da adenovirus non richiede test diagnostici specifici: i sintomi sono riconoscibili e si risolvono spontaneamente in pochi giorni. È però importante monitorare attentamente i neonati, i bambini piccoli, le persone anziane e immunodepresse, che potrebbero andare incontro a complicazioni più serie.

Il trattamento è sintomatico, con uso di farmaci anti-infiammatori per alleviare febbre e dolore. Non servono antibiotici, a meno che non ci siano sovrainfezioni batteriche. In casi gravi o persistenti, si può ricorrere a farmaci antivirali come il Cidofovir o la Ribavirina, ma l’uso è limitato a situazioni particolari e sempre sotto controllo ospedaliero.

La reidratazione è fondamentale se l’infezione coinvolge lo stomaco e l’intestino, soprattutto nei più piccoli, che rischiano disidratazione più facilmente.

Prevenzione: igiene e isolamento, le armi più efficaci

La prevenzione dell’adenovirus passa principalmente da buone abitudini igieniche. Poiché il virus è resistente nell’ambiente, è fondamentale:

  • lavarsi spesso le mani con acqua e sapone,
  • usare fazzoletti monouso,
  • evitare di condividere asciugamani o lenzuola,
  • disinfettare le superfici con regolarità.

Nelle mense scolastiche e comunitarie, il rispetto delle regole igieniche (uso di guanti e mascherine da parte del personale, manipolazione corretta degli alimenti) è essenziale per evitare contaminazioni.

Le bambine e i bambini con sintomi respiratori non dovrebbero andare a scuola fino a guarigione, per non contagiare le compagne e i compagni. Lo stesso vale per gli adulti sul posto di lavoro. L’isolamento temporaneo è una misura semplice ma efficace per limitare la diffusione del virus.

Cosa fare se si sospetta un’infezione da adenovirus

Se una bambina o un bambino presenta sintomi come febbre, mal di gola, tosse o diarrea, è consigliabile consultare la pediatra o il pediatra. In presenza di sintomi lievi, è sufficiente riposare, bere molti liquidi, e seguire una terapia antinfiammatoria per qualche giorno. Se invece i sintomi peggiorano, durano oltre una settimana o compare difficoltà respiratoria, è opportuno rivolgersi a un pronto soccorso pediatrico.

I sintomi oculari come arrossamento e bruciore vanno riferiti al medico, perché la cherato-congiuntivite può durare anche diverse settimane e richiedere una gestione specifica.

Anche se si tratta nella maggior parte dei casi di un'infezione benigna e autolimitante, è importante non sottovalutare i segnali d’allarme, soprattutto nei soggetti più fragili.

 

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