Fino a quando è giusto allattare?

Se fino a qualche anno fa l'allattamento era quasi tabù e si preferiva spesso il latte in polvere piuttosto del "disagio" di attaccare al seno il proprio bambino in pubblico, oggi i benefici sono conosciuti e rispettati, e l'allattamento è giustamente incoraggiato. Gli operatori del settore, le strutture mediche e la maggior parte dei media ne parlano con atteggiamento positivo, e noi ne siamo davvero contente.

Tuttavia le domande attorno a questo naturale eppure delicato argomento sono infinite. Ora le ostetriche specializzate nell'allattamento sono sempre più, e la loro disponibilità a rispondere a tutte le questioni delle mamme è da sfruttare fino in fondo: non dimentichiamoci che allattare al seno è in ogni caso una pratica sicuramente naturale per la quale siamo fisiologicamente predisposte ma allo stesso tempo delicata e spesso stancante (fisicamente e psicologicamente) per le donne, e come tale dev'essere vissuta al meglio.

Una di queste domande riguarda certamente la durata dell'allattamento. Non nel senso di quanto debba durare una poppata, o quanto frequentemente il bambino debba essere attaccato; piuttosto fino a quanti mesi o anni di vita il bebè possa attaccarsi al seno.

La nostra risposta alla domanda "Fino a quando è giusto allattare?": una questione senza risposta fissa che riguarda soprattutto una scelta materna

Proprio così: non c'è una regola standard. Se l'inizio dell'allattamento è chiaramente fisso, e cioè subito dopo la nascita del bebè, la sua fine non è stabilita. E fin dall'inizio è una scelta della mamma (o comunque dei genitori): allattare al seno sì, allattare al seno no.

Esattamente come questa scelta pro o contro l'allattamento, è sempre la madre a decidere fino a quando proseguire con la pratica delle poppate al seno. Ma esiste un tempo giusto e ragionevole? Meglio per poco tempo oppure meglio proseguire ad oltranza?

Innanzitutto, i primi sei mesi di vita del bambino, come ricorda l'Organizzazione Mondiale della Sanità, devono prevedere naturalmente l’allattamento esclusivo: in questo primo periodo, infatti, l'apparato digerente del neonato non è ancora sviluppato per digerire altri alimenti diversi dal latte materno  e i benefici per entrambi sono infiniti e scientificamente provati.

Dopo i sei mesi di vita si prosegue quindi con lo svezzamento, introducendo gradualmente cibi solidi e vari nella dieta del bambino. Tuttavia questo non prescinde dall'importanza del latte come alimento ancora fondamentale per la sua dieta: poppare al seno significa per il bambino continuare ad assicurarsi una fonte nutrizionale molto, molto valida e importante.

Lo dimostra anche il fatto che alcune ricerche scientifiche sono arrivate alla conclusione che il cucciolo di Homo Sapiens sia a tutti gli effetti un lattante, nel senso più profondo della parola. Noi la associamo all'"essere piccolo", ma essere "lattante" vuol dire semplicemente essere un essere vivente che necessita - per il buon funzionamento organico - del latte (o di un altro alimento equivalente nella forma, nell'aspetto, nel contenuto e nella composizione). Non solo: i piccoli essere umani sono lattanti fino ai cinque, sette anni!

Ecco perché la scelta migliore alla fine risulta essere l'allattamento fino e oltre ai due anni di età del bambino.

Si tratta chiaramente di una scelta consapevole e mai imposta, un qualcosa che la mamma deve sentire di volere davvero, senza che questo provochi in lei disagio. La scelta migliore quindi non deve venire dall'esterno, ma dall'interno della famiglia. 

Mamma, papà e bambino stanno bene quando fanno scelte per loro felici. Lo stesso deve avvenire con la decisione di interrompere o prolungare l'allattamento: sarà la mamma con le sue sensazioni, oppure sarà il bambino che deciderà da solo e gradualmente quando staccarsi. Prima o poi accadrà; semplicemente non fatene una questione troppo spinosa. E' una pratica naturale, che deve far stare bene tutti; meglio viverla per quello che è, quindi, senza pressioni o disagio!

 

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Sara

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Cecilia

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