Allattamento: piccoli inconvenienti

Martedì, 24 Marzo 2015 13:42

Diciamocelo: allattare è un lavoro, un impegno. Soprattutto per le prime settimane, il primo mese, mese e mezzo, diverse mamme sperimentano difficoltà, intoppi, incidenti di percorso. Se la voglia di continuare c'è e se si ha accanto un reale supporto professionale, con pazienza e costanza i problemi possono essere risolti.

Come capire che qualcosa non va?

Se il vostro seno appare rosso in qualche zona, o se compare dolore, se il latte fatica a fuoriuscire, se avvertite male durante o dopo la suzione, se dal capezzolo esce sangue a causa della presenza di tagli (le ben note ragadi), se avete febbre, è possibile che abbiate bisogno di un aiuto. Ragadi, ingorghi,
dotti ostruiti, stasi del latte, vasospasmo, infezioni da Candida, mastiti sono alcuni dei più noti disturbi o problemi che le mamme sperimentano con l'allattamento al seno, e non sempre è facile distinguerli tra loro. Il nostro consiglio è quello di affidarvi alle cure di un'ostetrica esperta in allattamento o una consulente in allattamento per poter individuare bene il problema e ricevere i migliori consigli per risolverlo. Ci sono allattamenti che partono benissimo, nessuna ragade, il bimbo poppa ogni tre ore, mamme felici e appagate. Poi ci sono moltissimi altri casi, dove il bambino a volte non si attacca bene, oppure vuole stare attaccato al seno quasi 24 ore su 24, ci sono seni doloranti e mamme molto stanche e che hanno estrema difficoltà a stare inchiodate sul divano quasi tutto il giorno con il seno di fuori. Valutando bene la situazione, chiediamo l'aiuto di un'ostetrica e il supporto della nostra famiglia e ricordiamoci che l'allattamento al seno è una scelta che possiamo seguire se sentiamo che è qualcosa per noi tollerabile.


L'ingorgo mammario e la mastite

Prima di tutto è necessario differenziare l'ingorgo mammario dalla mastite: la seconda è un'infezione, mentre il primo è un ristagno di latte, in cui il seno diventa gonfio e dolente; spesso si hanno brividi. Con l'allattamento a orari e durata prestabilita si verificano con frequenza ingorghi, perché il bambino non viene lasciato libero di succhiare a richiesta. Bisogna in questo caso recarsi presso un'ostetrica che ci aiuterà con spremitura manuale o con il tiralatte a svuotare l'ingorgo.
Normalmente, se il seno è ingorgato, prende una forma tondeggiante, come una sorta di palla: in questo modo il bambino non riesce bene ad attaccarsi perché le sue labbra scivolano. In caso di infiammazione, ingorghi e stasi del latte, l'argilla verde ventilata è un ottimo aiuto. È possibile effettuare impacchi caldi o freddi a seconda del bisogno. Affidatevi a un esperto per i dettagli.

 

Se sono influenzata posso allattare?

Certo, anzi è proprio in quel momento che il bambino fa il pieno di difese immunitarie dalla mamma: il seno della mamma, infatti, nel giro di poche ore da quanto ha contratto la malattia incomincia a produrre le immunoglobuline specifiche per contrastare il virus in questione. Non c'è nessuna ragione per smettere di allattare in quel momento, anzi sarebbe molto rischioso, perchè il bambino sarebbe in contatto con il virus (respirando l'aria)
ma non avrebbe gli anticorpi per contrastarlo.

 

Se prendo un antibiotico posso allattare? 

Se dovete assumere farmaci potete chiamare il numero 800-883300: vi risponderà l''Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo che ha riservato un numero telefonico per valutare la compatibilità fra farmaci e gravidanza/allattamento. Il servizio è attivo 24 ore su 24: basta comunicare il nome del principio attivo del farmaco presente sulla confezione e il dosaggio della terapia. 
 
Articolo tratto dal mio libro Mamme pret a porter, il primo anno insieme, edito da Mental Fitness Publishing

 

 Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale. 

Mandala per bambini

Martedì, 24 Marzo 2015 10:58

La pratica del colorare, per grandi e piccini, favorisce uno stato di benessere e quiete e stimola le aree del cervello connesse con le abilità motorie, i sensi e la creatività. Quando coloriamo infatti attiviamo due emisferi cerebrali, quindi coinvolgiamo sia la sfera logica attraverso le forme, che quella creativa mediante i colori che vengono mischiati insieme.
Inoltre viene attivata la parte della corteccia cerebrale necessaria per compiere piccoli e precisi movimenti. La sensazione di rilassamento viene prodotta adell'amigdala, una parte del nostro cervello che controlla la sfera emozionale e lo stress: quando ci concentriamo nel colorare, le preoccupazioni sembrano essere ridimensionate e la nostra immaginazione si libera degli effetti negativi dello stress, riuscendo a mettere da parte paure e ansie grazie agli "ormoni del benessere" che il nostro corpo secerne.
Uno dei primi psicologi ad applicare tecniche di rilassamento attraverso il colore è stato Carl G. Jüng all'inizio del ventesimo secolo: e lo fece principalmente attraverso i mandala, disegni circolari e forme concentriche che amplificano i normali benefici del disegnare. Il termine Mandala deriva dal Sanscrito e significa "cerchio, ruota": il cerchio è un simbolo considerato estremamente potente in molte culture sia a livello religioso che architettonico ma anche in natura (la terra è sferica, il ciclo mestruale, le stagioni, i giorni e le notti), insomma i mandala sono un po' ovunque nella vita. Nella tradizione tibetana più specificatamente, i mandala sono cerchi sacri che vengono usati dai monaci per facilitare la meditazione, quindi per "centrare" il corpo e la mente: ormai sappiamo che la meditazione ha effetti benefici sulla salute del corpo in quanto stimola il corretto funzionamento del sistema immunitario, riduce lo stress, combatte la depressione, riduce la percezione del dolore, abbassa la pressione sanguigna e stimola il rilascio di melatonina, l'ormone che rallenta l'invecchiamento cellulare e promuove il benessere del sonno.
Ma i mandala non sono semplicemente un bel disegno da guardare e su cui meditare: colorare un mandala è considerato un vero strumento terapeutico di benessere adatto a grandi e piccini.
Sono procedure molto semplici che non richiedono alcuna conoscenza pregressa, ma che hanno grandi effetti benefici su di noi e sui nostri bimbi: in particolare per i più piccoli colorare un mandala è non solo un grande esercizio di attenzione ma una modalità espressiva importante, così come un modo per stimolare la loro creatività che sappiamo essere non tanto la vena artistica ma piuttosto la capacità di problem solving, nell'azienda come nella vita quotidiana.

Per giocare con i bambini i mandala possono essere creati in vari modi: i bambini più piccoli possono crearli partendo semplicemente da un cerchio disegnato da noi dove loro devono creare forme e scarabocchi a loro piacimento, mentre un bambino più grande può pianificare l'uso di colori per esprimere un progetto armonico nel suo complesso.
Ma un mandala può essere fatto anche come un mosaico, per esempio utilizzando materiale di riciclo come carta di giornale, pezzi di plastica delle bottiglie o stoffa.

Ecco alcuni siti dove poter scaricare dei mandala stupendi da colorare con i vostri bambini, o anche da sole per rilassarvi un po!

http://www.printmandala.com/ basta iscriversi via mail e potete accedere a un vastissimo assortimento di mandala da colorare

http://educationalcoloringpages.com/mandalas.html qui trovate dei mandala anche molto semplici per bimbi piccini

http://www.coloring-book.info/coloring/coloring_page.php?id=209 qui invece scendendo verso il basso ne trovate molti non solo astratti ma con animali e forme graziose

Giulia Mandrino

L'abito non fa il monaco

Martedì, 24 Marzo 2015 10:55

Tante di noi si accontentano di un velo di crema, un velo di trucco ed un velo sullo slip, che fatto quotidianamente può già essere un successo.
Molte di noi hanno più del necessario nell'armadio ma penso poche abbiano l'insana abitudine di cambiare outfit a seconda dell'orario e dell'occasione d'uso: chi non ha nel suo guardaroba un abito per l'ora del the, uno da cocktail, l'immancabile lungo per le serate speciali? ... ad esempio io!
Magari sbirciamo un po' le ultime mode e qualcosa scimmiottiamo a seconda delle nostre possibilità, della nostra fisicità e dei nostri gusti e non è solo questione di soldi, ricordate, il buon gusto non si compera!
Non disperate però, anche tra i vip, che non hanno certo problemi di portafogli, alcune orrendezze sono una costante.
Una di quelle che mi viene in mente è Luciana Littizzetto, è simpatica e nel suo genere ha il suo perché, devo però dire che in fattore scarpe n.c.s. (non si siamo); deve ficcarsi in testa che avendo il numero di calzatura di una bambina ed essendo alta un metro e tanta voglia di crescere, le zeppe che si mette non la fanno sembrare più alta, la fanno sembrare solo una bassa che vorrebbe sembrare più alta, sembra abbia rubato le scarpe alle Winx!
Vorrei scambiare due paroline con Gianni Sperti... qualcuno gli dica che i pantaloni strizzacoglioni a zampa di elefante è un po' che sono passati di moda, così come le scarpe con le punte a modi Vacheros.
La Cecilia Rodriguez? Recentemente sbarcata sull'isola ha disboscato le palme per farsi una gonnella, poi è passata al costume fatto con la tela dei sacchi di patate (che tra le altre cose le stava pure bene... odiosa), tutta preoccupata a Playa Desnuda che si potesse vedere una briciola di chiappa. Dopo che di lei e di sua sorella abbiamo visto tutto e per vederle più nude ci servirebbero le radiografie. Ora approda a Playa Uva e gira con un bikini fatto di francobolli e fino interdentale ... bah!
Altra icona di stile la Milly Carlucci, super boccolona in abito lungo pare ingessata. Che siano pantaloni o abito da gransera ho l'impressione che sotto abbia una pancera con le stecche, ha una forma non forma, c'è qualcosa di non giusto. Vorrei tanto vederla tossire, che le partisse uno starnuto, così per vedere se le cedono i tiranti bel bustino.
Altra biondona Rai? Antonella Clerici che dopo più di vent'anni alla Prova del Cuoco non ha ancora imparato a cucinare e non contenti l'unica occasione per uscire dalla cucina è andare a Sanremo o Ti Lascio una Canzone e la bardano con dei vestiti a metà tra il carnevale di Venezia e i costumi del circo.
E la Barbara D'Urso? La regina dei lunghi, lunghissimi, interminabili pomeriggi, con le tette strizzate sotto il mento, la vita fasciata negli abitini a longuette e quella luce che usano per inquadrarla che la fa sembrare eterea, avvolta da una leggera nebbiolina come certe foto che si vedono negli album di nozze di vent'anni fa dove gli sposi vicino al laghetto di baciavano in una immagine leggermente sgranate e fiabesca.
Ma la mia preferita è Valeria Marini. A noi sembra abbondante perché siamo abituate a forme di anoressia cronica in tv, a mio parere sfoggia con grande disinvoltura delle forme burrose di assoluto rispetto. La adoro, l'ho soprannominata la donne dai "tre quarti". Si mette sempre in posa, non davanti, non di profilo, sempre sinuosa col piedino a mezza punta. E' nata con le paillettes, trucco in ogni occasione sempre uguale e perfetto, gioiellini ovunque, dal mignolo del piede alla catenina in vita è tutta una sbriluccichio, la donna dal glitter facile e pizzo come se piovesse. Sandalo gioiello con calza a rete contenitiva anche in pieno inverno e quell'atteggiamento da Jessica Rabbit conquistato con anni di prove.
Poi mi guardo allo specchio: pigiama di felpa d'inverno, mascara sbavato d'estate e penso a quelle che comperano baby-doll e dormono con solo due gocce di Chanel e mi convinco sempre più che trucco, parrucco perfetti non sono da tutti, di quelle che si preparano con la "p" maiuscola, anche per andare a fare la spesa o una passeggiata al parco, mentre io mi infilo la tuta o la prima cosa che mi capita, senza troppe pretese. Penso avesse ragione mia donna quando diceva: la classe non è polenta, chi non ce l'ha non se la inventa.

Elena Vergani, autrice di Il mondo è bello perchè è variabile

Continuo parlare con donne, persone colte, intelligenti e al passo con i tempi, che dicono in gravidanza: "speriamo che mi venga il latte. Mia mamma dice che non le è mai venuto." Ora è giunto il momento di smentire questi falsi miti, basta, non se ne può più di sentire certe cose. Sono davvero infondate, assurde. Questo non vuol dire che l'allattamento al seno, sopratutto all'inizio sia semplice e facile come accendere un interruttore, ma è un meccanismo fisiologico, è una ghiandola che se stimolata produce latte. La variabile non è il seno ma la stimolazione che spesso non avviene a causa di aggiunte (si instaura quindi il circolo vizioso del bambino sazio di biberon che non stimola il seno nella quantità necessaria per produrre la giusta quantità di latte per lui). Il secondo punto è che ogni storia di una mamma e del suo bimbo è a sè, ci sono tante variabili emotive e in generale infinite situazioni pratiche in cui a volte si fa la scelta di privilegiare la serenità di noi mamme fondamentale per il bambino. Ma tutti (o quasi) i seni, se messi nelle giuste condizioni, producono latte. 

Ecco allora che la nostra ostetrica Eleonora Bernardini nel libro Mamme pret a porter, il primo anno insieme, risponde a tutti i falsi miti della nostra Zia Ignazia.

 

•A LEI NON È VENUTO IL LATTE

"L'assenza totale di latte è un evento rarissimo, denominato "agalattia". È molto più probabile che il seno di quella mamma non sia stato stimolato a produrre il latte. Già in gravidanza, prima del parto, la mamma produce il colostro, il primo importante alimento del neonato. Successivamente, intorno alla terza-quinta giornata dopo la nascita, grazie ai cambiamenti ormonali e allo stimolo della suzione del bambino sul seno, la mamma vive la cosiddetta "montata lattea". Occorre sapere che non sempre questo momento tanto atteso dalle neo-mamme si manifesta con un seno enorme, gonfi o, teso, dolente: il cambiamento avviene a livello della produzione, il colostro diventa latte, anche se il vostro seno vi sembra quasi lo stesso di sempre e non vi sembra che stia per scoppiare!"

 

•A LUIGIA È VENUTO POCO LATTE

"Quando si parla di "poco latte", occorre dire che a volte capita che questa sia, più che una realtà, un comprensibile dubbio della neo-mamma, preoccupata per non avere un seno che "scoppia", duro, teso, dolente, e che dà l'idea di essere pieno. Questi, però, non sono segni obbligatori di un'insufficiente presenza di latte, anzi sono solitamente segni di un ingorgo o di una stasi del latte. A volte, invece, sono le continue domande da parte di altre persone a mettere in dubbio la mamma sulla propria naturale capacità di produrre il giusto latte per il proprio bambino.
I casi in cui il latte prodotto è eff ettivamente poco, però, possono essere possibili, e fortunatamente quasi sempre risolvibili. Le cause possono essere molteplici: un mancato o non suffi ciente stimolo del seno, dovuto a un attacco non corretto; la separazione della mamma dal bambino per un lungo periodo subito dopo la nascita; l'introduzione di aggiunte di latte artificiale; un non adeguato svuotamento del seno; la mancanza di un supporto e di un vero aiuto, ecc.Spesso si consiglia alle mamme di eff ettuare una "doppia pesata" per avere un dato certo, per scoprire quanto peso è in grado di prendere il bambino. Questa pratica, che consiste nel pesare il bambino prima e dopo la poppata per scoprire quanto ha mangiato, non ha in realtà nessun reale beneficio: il nostro bambino sa regolarsi da sé! I continui controlli possono, invece, aumentare lo stress della mamma. È invece importante circondarsi del supporto della propria famiglia e delle amiche: l'ossitocina ha bisogno di amore e sostegno per funzionare bene, consentire alla mamma di svuotare il seno e riempirlo per la poppata successiva. In caso di necessità, poter essere aiutate da un'ostetrica o da una consulente dell'allattamento, anche già dai primissimi giorni dopo la nascita, può fare la differenza."

 

•A SILVIA IL BAMBINO PROPRIO NON SI ATTACCAVA

"È vero, a volte i primi giorni possono essere diffi cili, non sempre tutto inizia con grande facilità e senza disturbi: sia la mamma che il bambino devono conoscersi e imparare l'allattamento. Ma si tratta di tempo, a volte anche breve: la costanza, il giusto aiuto di un'ostetrica e magari anche l'uso di strumenti di supporto come i paracapezzoli, la spremitura manuale o il tiralatte utilizzati sotto la guida di un'ostetrica, evitando il fai-da-te, possono aiutare a superare i primi ostacoli."

 

•ALLA SUA VICINA IL BAMBINO HA ROVINATO IL SENO (RAGADI E ESTETICA DEL SENO)

"Le ragadi guariscono e, nel corso della vita, il seno tenderà normalmente a cambiare, subendo gli eff etti della forza di gravità. Ad ogni modo, se vi trovate a chiedervi se allattare o meno per questioni estetiche, ricordate che i cambiamenti strutturali del seno sono già stati indotti dalla gravidanza. Se avete avuto un bambino, quindi, non temete per la forma del vostro seno, perché non c'è niente che l'allattamento possa fare al riguardo. Dunque, non private voi e il vostro bambino dell'esperienza dell'allattamento al seno in nome dell'estetica... per questo esistono i reggiseni push-up! A proposito di "rovinarsi il seno", lo sapete che l'allattamento materno è un importantissimo fattore di protezione per il cancro della mammella?"

 

•IL LATTE DI SARA ERA POCO NUTRIENTE (HA FATTO ANCHE GLI ESAMI!).

"Diffidate di chiunque vi dica che il vostro latte è poco nutriente, poco grasso, poco buono, poco tutto: a meno di patologie specifi che, come ad esempio l'HIV, il latte della mamma è il miglior alimento per il suo bambino, e non serve farlo analizzare per saperlo. Il latte della mamma contiene tutti i nutrienti e i fattori di protezione di cui il bambino ha bisogno in quel preciso momento: è un latte talmente buono e "intelligente" che è in grado di crescere e modifi carsi sia nel corso della poppata, che durante tutta la crescita del bambino, nei mesi e negli anni. Allattare al seno è una scelta, non un obbligo, ma occorre sapere che la composizione del latte materno è certamente migliore di quella di qualsiasi latte artifi ciale: è più facilmente digeribile, contiene l'esatta quantità necessaria di nutrimenti, è in grado di off rire protezione immunologica, donando benefi ci a breve e lungo termine."

 

•IL BAMBINO PER DORMIRE AVEVA BISOGNO DELL'AGGIUNTA

"Se per un mancato stimolo adeguato il seno produce meno di quanto eff ettivamente necessario per quel bambino, può essere necessario l'uso dell'aggiunta per soddisfare il bebè. A volte, un errore nell'attacco può causare non solo uno stimolo inadeguato, ma anche un insufficiente svuotamento
del seno: se questo accade, si scatena l'azione di fattori che inibiscono l'azione della prolattina e quindi diminuiscono o bloccano temporaneamente la produzione de latte. A lungo andare, se la situazione non viene risolta e la mamma non viene aiutata a svuotare il seno a dovere, la produzione di latte diminuisce, diventando insuffi ciente per quel bambino, richiedendo infi ne l'uso dell'aggiunta.
Se abbiamo parlato di "circolo virtuoso" riguardo al meccanismo richiesta-offerta-stimolazione-produzione, è facile capire come l'introduzione dell'aggiunta e un aumento progressivo di latte artificiale può invece essere defi nito un "circolo vizioso", in grado di prolungare il bisogno dell'aggiunta stessa, fino a far lentamente diminuire, e infi ne cessare, la produzione di latte materno. Ma ecco la novità: questa situazione non è irreversibile ed eliminare o ridurre l'aggiunta si può! Se questo è il vostro obiettivo, un'ostetrica potrà aiutarvi a trovare il metodo per voi più adatto."


•I BAMBINI ALLATTATI DORMONO MENO PERCHÉ HANNO PIÙ FAME

"Uno dei tanti vantaggi dell'allattamento al seno è quello di non doversi preoccupare di quanto latte preparare, quanto latte mangerà, quanto latte deciderà di avanzare: il bambino sa regolarsi da solo, sa capire se ha semplicemente sete, voglia di essere coccolato... o proprio fame! È probabile, invece, che un bambino allattato al seno richieda di poppare anche senza un bisogno alimentare, ma per essere coccolato, per stare bene, per ritrovare la sua mamma: alla stessa maniera, un bambino non allattato al seno chiederà attenzioni alla sua mamma, non attraverso il seno ma, magari, grazie all'abbraccio e alle coccole. D'altra parte, però, è dimostrato come nell'allattamento al seno sia più rapido il riaddormentamento sia di bimbo che di mamma, grazie alle endorfi ne contenute nel latte materno."

 

• SE IL BAMBINO HA PROBLEMI DI REFLUSSO E COLICHE, MEGLIO USARE IL LATTE ARTIFICIALE

"Se reflusso e coliche possono essere in parte attribuiti alla normale immaturità del sistema digerente del bambino, perché un latte artifi ciale, standard, non specifico, dovrebbe aiutare questo bambino nelle sue naturali e fi siologiche funzioni? Il latte della mamma è più digeribile e ricco di sali che stimolano la peristalsi intestinale. I disturbi da reflusso o le coliche possono interessare sia neonati al seno che non, ma il latte artifi ciale non porta vantaggi in questo senso; può, semmai, rendere più diffi coltosa la digestione, mentre il latte della mamma può favorire la maturazione del sistema gastrointestinale e la sua normale attività."

 

•CON L'ALLATTAMENTO NON SAI MAI QUANTO MANGIA

"Questo è assolutamente vero. Mi capita spesso di chiedermi, però, come mai noi adulti non misuriamo mai tutto quello che abbiamo nel piatto, ad ogni pasto, mentre siamo così interessati a farlo con i neonati. Sicuramente la risposta sta nel voler essere certi che il bambino stia bene, che mangi quello di cui ha bisogno, che non gli si stia facendo mancare nulla. La bellezza dell'allattamento al seno sta proprio in questo: sapere che il bambino sano (non prematuro, non gravemente ammalato) è talmente intelligente  da sapere da sé quando è pieno e quando ha fame, e che mamma  papà non devono fare altro che seguirlo. Così come il neonato è in grado di lanciare segnali di fame (cerca il seno con la bocca girando la testa a destra e a sinistra, tira fuori la lingua con insistenza, piange), è in grado di farci capire che la pappa era buona, e suffi ciente. Misurare quanto mangia è un qualcosa che rassicura noi adulti, non il bambino. Anche noi, però, possiamo imparare a misurare e a interpretare gli altri fattori e segnali di sazietà, che ci fanno capire che sta mangiando abbastanza: il bambino sceglie da sé quando la poppata è finita, si stacca dal seno soddisfatto, sveglio e tranquillo, oppure addormentato. Possiamo controllarne il livello di idratazione contando che, nelle 24 ore, bagni almeno 6 pannolini di pipì e che la cute non appaia evidentemente secca. Possiamo anche valutarne la crescita pesandolo non più di una volta alla settimana, ricordando che l'aumento di peso non è sempre costante e lineare: potrebbe, ad esempio, crescere molto per un certo periodo e, successivamente, rallentare un po'."

 

•PRENDE IL VIZIO DEL SENO

"Per il neonato, attaccarsi al seno della mamma è un bisogno che non è solamente riconducibile al bisogno di mangiare: il seno della mamma, così come stare tra le sue braccia e sentirsi coccolato, consente al piccolo di ritrovare se stesso, riassaporando le sensazioni provate in gravidanza, al caldo della protezione dell'utero materno, grazie al ricordo sensoriale e al ritrovo di un senso di benessere. Poppando al seno, infatti, il bambino non solo mangia, ma annusa, assapora, ascolta e tocca la sua mamma, riesce a rientrare in contatto con lei fi n nelle viscere. Inoltre, succhiare gli consente di produrre endorfine, che hanno azione analgesica e donano una sensazione di serenità: ecco perché, in caso di pianto, l'attacco al seno aiuta a calmare i bambini. Similmente, i bambini ammalati o con disturbi e dolore potrebbero richiedere più spesso di attaccarsi al seno anche per brevi poppate, indipendentemente dal bisogno di mangiare."

 

•IL BAMBINO SI ATTACCHERÀ OGNI DIECI MINUTI PER I PRIMI TRE MESI

"Quando si parla di bambini e di crescita, non esistono regole sempre valide per tutti: questo vale anche per l'allattamento! Non possiamo sapere quali saranno le necessità del nostro bambino dopo la nascita. Se abbiamo visto che il bambino sa regolarsi da sé in base alle proprie necessità, possiamo stare tranquilli sapendo che sarà in grado di decidere non solo ogni quanto attaccarsi, ma anche per quanto tempo succhiare il seno.
Per poter rispondere alle esigenze del neonato, l'allattamento al seno ha bisogno di essere "a richiesta": quando il bambino ha bisogno, la mamma offre, senza pensare a regole, tabelle, registri, orari e orologi."

 

Articolo tratto da Mamme pret a porter, il primo anno insieme, Mental Fitness Publishing

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

L'educazione nel buddismo Soka Gakkai

Giovedì, 19 Marzo 2015 16:03

La Soka Gakkai, traducibile come "società per la creazione di valore" nasce nel 1930 in Giappone come gruppo di studio di educatori riformisti. Il suo fondatore infatti Tsunesaburo Makiguchi (1871-1944) è insegnante e pedagogista; il suo obiettivo era quello di riformare il sistema educativo giapponese unendo le sue conoscenze di pegagogia e la sua esperienza di insegnante con la filosofia buddista. Il concetto da lui sviluppato "l'educazione per la creazione di valore", è stato divulgato in un libro che spiega come in ogni individuo esista un potenziale illimitato: l'obiettivo dell'educatore non deve essere quello di fornire nozioni, ma di stimolare una ricerca costante di autoconsapevolezza, punto di partenza per perseguire saggezza e sviluppo di sé. Makiguchi aveva l'obiettivo di stimolare il pensiero indipendente, mettendo da parte all'apprendimento passivo e nozionistico; così le regole dovevano essere comunicate stimolando l'automotivazione, non l'obbedienza cieca. Come possiamo facilmente immaginare queste idee erano considerate sovversive e pericolose in quanto minavano il nazionalismo militarista del Giappone che fondato sull'assoggettamento totale e incondizionato del cittadino. Makiguchi e il suo successore Toda vennero incarcerati in condizioni di estrema durezza: se il primo non sopravvisse alla prigionia, Toda appena si concluse la guerra ricostruì la Soka Gakkai "ampliandone la missione dalla sfera educativa alla realtà sociale nel senso più vasto, promuovendo una forma di Buddismo attivo e socialmente impegnato come mezzo di empowerment personale, un modo per superare gli ostacoli della vita attingendo alla speranza, alla fiducia, al coraggio e alla saggezza interiori." Tratto dal sitoufficiale Sokka Gakkai Italia

Il successore di Toda, Ikeda, dopo aver sperimentato gli orrori della guerra, decise di dare un impronta profondamente pacifista alla Soka Gakkai: nel 1975 fondò la Soka Gakkai Internazionale (SGI, attualmente presente in 192 paesi e territori del mondo con 82 organizzazioni affiliate).

In che cosa consiste però il sistema pedagogico buddista della Soka Gakkai? "L'educazione soka è basata sul rispetto per la suprema dignità della vita e ha lo scopo di formare le persone alla saggezza, alla piena umanità e alla cittadinanza globale. Afferma Ikeda in un discorso tenuto all'università di Pechino: «Saranno le persone a lastricare la strada verso il futuro del nostro mondo, e non esiste maggiore influenza nello sviluppo di un individuo di quella di un'educazione solida, fondata sull'essere umano. L'istruzione è la forza basilare che costruisce una società e forma un'epoca. Nutre e modera l'infinito potenziale latente in ognuno di noi e dirige le nostre energie verso la creazione di valore». Ikeda dona nuova vita – collocandola nel contesto contemporaneo – all'antica visione dell'educazione come forza primaria che crea esseri umani liberi. «Il sistema educativo – scrive – è stato ridotto a un semplice meccanismo al servizio degli obiettivi nazionali, siano essi di tipo politico, militare, economico o ideologico». Per liberarsi di questi vincoli utilitaristici cui è stata assoggettata, l'educazione deve riflettere gli ideali più elevati: «la saggezza per percepire l'interconnessione di tutte le forme di vita e degli esseri viventi. Il coraggio di non temere o negare la differenza, ma di rispettare e sforzarsi di comprendere le persone provenienti da culture diverse e di crescere grazie a tali incontri. La compassione che permette di mantenere un'empatia ricca di immaginazione, che vada oltre il proprio ambiente immediato e si estenda a coloro che soffrono in luoghi distanti» (D. Ikeda, L'educazione alla cittadinanza globale). Glenn Paige – professore emerito di Scienze politiche presso l'Università delle Hawaii – ha scritto a questo proposito: «Pur osservando che le maggiori università private di tutto il mondo originariamente sono state create su fondamenti spirituali, Ikeda sottolinea che esse non sarebbero potute diventare grandi se fossero state dominate dai dogmi religiosi. Egli dichiara che una vera grande università deve dedicarsi all'"emancipazione dello spirito umano", ed esorta quindi gli studenti a unirsi a lui come cofondatori di un'università creatrice di valore e dedicata "all'eccellenza intellettuale e alla pace del mondo per il beneficio di tutta l'umanità". Avendo in mente la "suprema dignità della vita", Ikeda ha donato all'Università da lui fondata una statua di bronzo sulla quale ha fatto incidere queste parole: «A quale scopo si deve coltivare la saggezza? Fatevi sempre questa domanda!». " Tratto dal sito Soka Gakkai Italia 

Giulia Mandrino

 

Diventare mamma nella cultura Guaranì

Giovedì, 19 Marzo 2015 10:04

Avete mai sentito parlare del popolo Guaranì? Il termine Guaranì si riferisce a uno dei maggiori gruppi indigeni delle Americhe, diffusi tradizionalmente nei grandi territori del Sud America, tra cui la Bolivia, Paraguay, Argentina, Uruguay e la parte centro-meridionale del territorio Brasiliano. Queste popolazioni sono discendenti dei gruppi che abitavano le foreste tropicali.

Ritrovamenti in siti archeologici testimoniano l'esistenza di questo gruppo etnico a partire dal V secolo (400 d.C.). Esiste una relativa abbondanza di documenti storici che si occupano della storia del popolo Guaranì, iniziando principalmente dai primi contatti con persone di origine Europea. Prima di questo momento, i Guaranì non utilizzavano la scrittura: la loro storia veniva trasmessa soltanto attraverso racconti. Prima del contatto con la cultura Europea, le societá Guaraní erano composte principalmente da cacciatori e contadini semi-nomadi e la loro cucina era fondata sulla caccia e l'agricoltura, basata su diversi tipi di piantagione, come manioca, patate, arachidi, fagioli e mais.

I primi Europei arrivarono nel luogo dove oggi è Asuncion (Paraguay), meravigliandosi della "abbondanza divina" che hanno trovato. L'antica e intensa politica di occupazione decimò la popolazione indigena, tuttavia, le persone di questo gruppo etnico mantengono ancora forti caratteristiche linguistiche e culturali, cercando e sviluppando modalità relazionali per adattarsi alle nuove realtà dove sono costretti a vivere. I Guaraní contemporanei vivono in piccole riserve, accampamenti ai margini delle strade o vivono anche in aree geograficamente isolate. Le loro principali attività economiche sono la produzione e la vendita di prodotti artigianali – cesti in vimini e bambù, statue in legno e collane fatte con semi locali – e la raccolta di radici, erbe e frutti di bosco. Nonostante la drastica riduzione della popolazione, rispetto al momento del primo contatto, i Guarani mantengono la presenza nei territori del periodo coloniale, fatta eccezione per le aree situate negli stati di Uruguay e Argentina centrale, dove non sono completamente scomparsi. A causa dello sterminio subito, queste popolazioni si sono ridotte demograficamente, diventando una minoranza invisibile nei diversi contesti in cui sono, e con il problema della crescita della popolazione nei sistemi di confinamento imposti dalle nazioni dove vivono.

I Guarani vedono il mondo, come una regione di foreste, campi e fiumi, un territorio in cui vivono secondo il loro modo di essere e la loro antica cultura. Il territorio, il suolo in cui camminano, è un "tekoha", il luogo fisico, la zona geografica in cui i Guarani sono quello che sono, dove si muovono e dove esistono. Queste persone mantengono tradizioni antiche, e portando la memoria e vivendo la loro vita quotidiana, attraverso i loro miti e i loro riti.

Per li Guarani, la donna incinta è l'espressione degli Dei che danno la vita attraverso la donna. La gravidanza è annunciata sognando parenti defunti, un eroe della tribù o addirittura un uccello. I Guaranì, evitano emozioni negative e forti durante la gravidanza, così come evitano il cibo "dell'uomo bianco", e viene suggerito a loro di non mangiare il guscio dell'armadillo e il burro di cocco, questo perché credono che non rispettando queste regole il bambino rimarrebbe bloccato nel grembo della madre. Sono invece incoraggiate a mangiare la carne di selvaggina, in particolare il giaguaro.

Il parto viene effettuato a casa, con la donna in posizione accovacciata. La placenta viene sepolta sotto il posto dove viene cucinato il cibo, come sacra dimora della vita, e non può essere mangiata da animali. Utilizzano del caffè caldo durante il parto, perché credono che il corpo deve essere caldo, se si raffreddare la donna può morire.

Alla nascita il bambino è messo subito al seno della madre, e non ci sono grossi problemi con l'allattamento, ma quando ci sono, offrono una farinata di amido di mais al neonato. Sono molto severe con il periodo post-partum, includono il riposo assoluto di 3-5 giorni dopo il parto e una dieta equilibrata, oltre che l'astinenza sessuale di 3-12 mesi, mentre finché sono presenti perdite la donna non dovrebbe uscire di casa e soltanto le donne in menopausa possono essere le levatrici.

Naoli Brasile dice nel film "O Renascimento do Parto" (La Rinascita del Parto – http://orenascimentodoparto.com.br/): "C'è molto del patrimonio dei popoli indigeni nelle nostre convinzioni personali". Ognuna di noi ha i suoi rituali personali. Questi rituali variano da donna a donna, e hanno un evidente impatto sul travaglio, anche bloccandolo quando mancato di rispetto; noi siamo esseri sociali e culturali, andare in ospedale è un rituale, preparare il corredo, mangiare bene ... non importa lo scopo, anche la gravidanza di una donna "bianca" è intrisa di significati soggettivi.

Noi, donne urbane, abbiamo bisogno di questa cura che è strettamente legata al periodo del post-partum, che finisce per essere solo oggetto di linee guida mediche. Manca attenzione sulle emozioni, sullo stato mentale e sullo spirito. Abbiamo bisogno di pace e di cure particolari, dobbiamo riconoscere che è necessario rallentare per assimilare questo nuovo ruolo di madre e recuperare le energie del lungo viaggio che è stato la gravidanza e il parto.

Tathi Saraiva

Miyabi

Giovedì, 19 Marzo 2015 09:46

Oggi ho avuto il privilegio di essere invitata a pranzo da una coppia di autentici giapponesi. Ormai avevo perso le speranze di mangiare giapponese verace, soprattutto in luoghi come la Brianza che pullulano di "all you can eat giappo-cinesi" che all'occorrenza ti sfornano anche una pizza... Da tempo immemore, dunque, onde incappare nel finto giapponese, avevo accantonato l'idea di frequentarne. Oltretutto, serbavo nella memoria delle piacevoli cene in autentici ristoranti giapponesi, rigorosamente a Milano, ma che, con pelata finale, non contribuivano a rendere l'esperienza degna di essere ripetuta.
La premessa per connotare la piacevole sorpresa di oggi, quando, invitati in un ristorante giapponese mi sono sentita di poter mettere in un canto la mia diffidenza, è la seguente: i cuochi, tutti giapponesi, cucinano dinanzi agli occhi degli avventori. Alcuni camerieri sono a loro volta giapponesi. Una bimbetta giapponese (che non parla una parola di italiano) ronza attorno alla cucina, passeggia tra i tavoli, e ti guarda con occhi interrogativi quando ti rivolgi a lei. Questa presenza rende l'atmosfera informale e giocosa. I prezzi sono onesti (non bassi). Qui vedete il menù take away: http://www.miyabibergamo.it/pdf/takeaway_miyabi_26-gennaio_2015.pdf . Ho assaggiato un carpaccio di tonno, orata e salmone, leggermente marinato con olio di sesamo e soia.... Davvero speciale. Il pesce si scioglieva in bocca, condito con grazia ed equilibrio! Ho testato anche gli uramaki ebiten, rotoli di riso ripieni di gamberi fritti.... Deliziosi. Tempura fragrante e leggera. Consiglio vivamente! Sotto al naso mi sono vista più volte sfrecciare ricchissimi piatti detti: "speciali dello chef" espressione variopinta degli uramaki classici, ma in versione "lussureggiante" verdura e pesce a cascata!
Il posto si trova nella città cosiddetta "bassa", in pieno centro. Si chiama Miyabi. Lo trovate in Via San Francesco d'Assisi, 5B, 24121 Bergamo, Italy
TEL: 035244014
Qui trovate, a testimoniare la bonarietà della mia critica, una autentica pagina di tripadvisor Giappone, dove tra simboli indecifrabili e numeri, è abbastanza intuibile quali siano le percentuali di giudizi estremamente favorevoli. Btw, naturalmente il mio ospite ha provveduto a confermare l'invito con tanto di contatti del ristorante, orari e link alla seguente pagina :)
http://www.tripadvisor.jp/Restaurant_Review-g187830-d3727003-Reviews-Miyabi-Bergamo_Province_of_Bergamo_Lombardy.html
P.s.:
Sempre questa mia conoscenza giapponese mi ha raccontato di aver parlato con lo chef e di aver appreso che avesse lavorato in uno dei ristoranti più famosi di Tokio.

Sara Donati, Film-maker

saradonatifilmaker.com

Varicella and co: cure naturali

Mercoledì, 18 Marzo 2015 09:07

Tipiche dell'infanzia, le malattie infettive sono un passaggio positivo per la salute dei bambini: rafforzano il sistema immunitario e contribuiscono all'equilibrio del terreno 2, quello Sicotico (vedi articolo di omeopatia unicista sui miasmi e i terreni). Varicella, morbillo, rosolia, quinta malattia e parotite sono causati da virus, mentre la scarlattina ha origine batterica.

A prescindere dalla terapia consigliata dal nostro medico (SEMPRE FONDAMENTALE) è importante non ostacolare il processo di guarigione aiutando il sistema immunitario a lavorare al meglio seguendo alcuni consigli:

- alimentazione priva di proteine animale almeno per i primi 3-4 giorni per non incrementare ulteriormente lo stato infiammatorio. Se per alcuni giorni il bambino digiuna chiedendo solo bevande vegetali cerchiamo di assecondare questa sua richiesta in quanto è un naturale istinto alla guarigione; ottima la bevanda vegetale a base di riso. 

- integriamo con estratti di agrumi per esempio sarebbe ottimo arancia, mandarino e carota per fare il pieno di vitamina C, ed estratti verdi per eliminare le tossine dei malanni e aiutare la pelle a guarire prima: in questo caso possiamo utilizzare una bese di mela per dolcificare e un mix di spinacini freschi, un pezzetto di sedano e un pezzetto di finocchio o zucchina. 

- possiamo utilizzare un probiotico come LD1 della Named, molto utile per facilitare il benessere delle difese immunitarie. 

- invitiamolo a bere molta acqua, magari aggiungendo alla sua bottiglietta d'acqua dello sciroppo d'acero per avere un'ulteriore integrazione vitaminica e minerale. In alternativa o in aggiunta ottimo il te kuchika. 

- utilizziamo creme delicate come crema fluida corpo alla Calendula Weleda, oppure la crema corpo super-idratante Fantastika

- se le pustoline vengono in bocca e/o sulle tonsille, e in generale in caso di mal di gola, molto utile è la Tintura Madre di Calendula, quindi 10 ml diluiti in un bicchiere d'acqua (sotto consiglio del medico). Eseguiamo gargarismi e sciacqui ripetendo il processo almeno 4 volte al giorno. Utile anche il Phitolacca compresse della Heel (chiedete la posologia al vostro farmacista). 

- per eliminare le tracce delle pustoline e delle cicatrici: 50 ml di olio di calendula o di argan, 30 ml di olio di rosa mosqueta, 3 gocce di olio essenziale di lavanda e volendo anche 3 gocce di olio essenziale di camomilla blu. Questa miscela deve essere utilizzata solo dopo 5 giorni dall'inizio della malattia, mai durante. Sono tutti oli che potete reciclare con facilità: la miscela argan-rosa mosqueta è il potentissimo antirughe ormai sulla bocca di tutti, l'olio di argan da solo è prezioso e adatto come impacco prima dello shampoo. La lavanda e la camomilla blu sono gli oli specifici per i bambini da mettere sia nel bagnetto (quindi 2-3 gocce in un cucchiaio di olio di mandorle o altro olio e poi versati nell'acqua del bagnetto) oppure in aromadiffusione per facilitare il rilassamento oppure ancora diluiti nell'olio da massaggio.

- per limitare il prurito è fondamentale seguire i consigli alimentari; in secondo luogo è utile questa miscela per aromadiffusione: 5 gocce di olio essenziale di tea tree, 5 gocce di raventsara, 3 gocce di cipresso, 3 gocce di elicriso. Anche in questo caso possiamo reciclare facilmente gli oli essenziali: i primi due sono oli di pronto soccorso da avere in casa per disinfettare in caso di cadute per esempio e diluiti nei detersivi. Invece cipresso ed elicriso sono ottimi per noi mamme per contrastare gli inestetismi cutanei della cellulite: dluiti in olio base (circa 5 gocce ciascuno per 100 ml di olio) li spalmiamo nelle zone interessate una-due volte al giorno. 

Giulia Mandrino

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

Gli sgabelli montessori

Lunedì, 16 Marzo 2015 20:42

Il miglior gioco, il miglior stimolo per un bambino è aiutare l'adulto nella quotidianità: dalle pulizie, alla cucina, dalla spesa, ai lavori di fai da te: trascorrere le giornate al nostro fianco sarà la miglior palestra per loro per affinare le capacità sia cognitive che motorie. 

La cucina in particolare è davvero un'esperienza in cui coinvolgerli: stimoleremo i loro 5 sensi in maniera completa, comprenderanno il concetto di nutrimento, di materia prima, di tempo necessario per fare le cose bene, per pulire e riassettare. La loro manualità si affinerà maggiormente e la comprensione delle logiche causa-effetto prenderà piede. 

Così in bagno è importante coinvolgerli la mattina (nel limite delle possibilità) nel preprarsi e lavarsi utilizzando il lavandino come mamma e papà. 

Il bambino proprio a partire da un anno e mezzo ha la necessità di voler sperimentare in autonomia i piccoli gesti della vita quotidiana: quante volte ci sentiamo dire "apro io la porta", "faccio io questo", "voglio fare io". Ecco questo è un sano istinto del bambino che vuole imparare e scoprire come funziona il mondo: la soddisfazione di riuscirci o quasi è un fondamentale insegnamento che li rende colmi di gioia in quanto si sentono parte attiva della famiglia e quindi del mondo. 

E' importante però poter coinvolgere i nostri piccoli in sicurezza e avvicinare la sedia al piano della cucina presenta evidenti limiti: avendo infatti solo lo schienale come protezione il rischio di scivolare è cadere è dietro l'angolo. Se vogliamo essere più tranquille possiamo pensare all'acquisto di uno sgabello montessoriano: in commercio infatti, in particolare nel mercato americano, esistono alcuni sgabelli specifici per questo. In primis sono sufficientemente alti per dare una visione completa al bambino e farli lavorare e manipolare comodamente; sono provvisti di mini scalette per salire; infine hanno protezioni sui lati. Ecco quelli che ho trovato più interessanti: 

E' lo Step Up Kitchen Helper: adatto per bambini da 18 mesi è esteticamente davvero interessante; presenta meno protezioni rispetto a quelli successivi in quanto le sponde sono presenti solo su due lati. Prezzo 150 dollari. 

 

Ecco The Learning Tower, la "torre dell'apprendimento" in legno di Little Patners, azienda americana specializzata in giochi montessori per bambini. Con ptrotezioni su tutti e quattro i lati, un ampio piano su cui muoversi in sicurezza e un'altezza regolabile, le Learning Towers sono adatte per bambini dai 18 mesi ai 6 anni. Il costo è di 200 dollari. Potete acquistarla anche su Amazon.

             

Poi vi presento Kitchen Helper, un supporto leggero e pratico, facile da spostare e da riporre nello sgabuzzino. Regolabile su tre altezze lo si acquista al prezzo di 180 euro. 

 

 

FunPod è stato creato da una famiglia in Gran Bretagna perchè adoravano trascorrere del tempo con la loro figlia in cucina; così  il papà designer Kim decise di progettare un oggetto che consentisse a sua figlia di cucinare in sicurezza con loro. FunPod è stato sviluppato con un team di esperti al fine di ottenere un prodotto pedagogicamente adatto alle esigenze del bambino, con particolare attenzione al tempo trascorso a cucinare insieme, ritenuto da specialisti in obesità infantile, uno step importante per la prevenzione di questa e in generale a livello di educazione alimentare. Lo trovate su Amazon in vari colori al prezzo di 195 euro. 

Giulia Mandrino

 

 

 

Ecco alcuni suggerimenti pratici per facilitare l'addormento dei neonati nei primi mesi di vita dell'Ostetrica Angela Dinoia nel suo libro "Il neonato e i suoi segreti", Mental Fitness Publishing:

"Sazietà
Per riposare tranquillamente il nostro neonato deve avere mangiato a sufficienza. I risvegli nel cuore della notte con il bambino che piange perché ha fame e vuole poppare rappresentano una scena notturna consueta. Soprattutto nelle prime 6-8 settimane di vita, il piccolo mangia almeno 1-2 volte per notte e, non possedendo ancora un orologio biologico simile al nostro, i pasti notturni sono assolutamente comuni. Vi sono donne che trovano abbastanza veloce e comodo allattare anche di notte: non appena il bambino si sveglia, lo allattano senza problemi. Altre invece, pur rispettando il bisogno del neonato di poppare a richiesta, cercano di far sì che l'ultima poppata serale sia più lunga e sostanziosa, altre ancora preferiscono somministrare pasti più
ravvicinati dalle prime ore delle serata fino alle 24. Sono convinta che ogni mamma si sperimenta per trovare un suo equilibrio: non esiste una modalità corretta e una sbagliata. Ogni donna è certamente in grado di trovare una armonia con il suo bambino.
L'importante è che nell'arco delle 24 ore il numero di pasti al seno sia adeguato, altrimenti la produzione di latte potrebbe diminuire

Distinzione giorno/notte
L'incremento di melatonina (uno degli ormoni che favoriscono il sonno) è indotto dall'alternanza giorno-notte, luce-buio. Pertanto è utilissimo cercare di differenziare le abitudini diurne da quelle serali e notturne. Durante il giorno siate pure attive: portate il bambino fuori, ascoltate la musica, chiacchierate con lui, svolgete tutte le attività domestiche senza la paura di "far rumore". Insomma vivete tutte le attività della giornata con naturalezza!
Di sera e di notte, siate invece più tranquille: riducete il più possibile tutto ciò che può essere fonte di stimoli eccessivi per il neonato, effettuate cambi di pannolino più rapidi, lasciate luci più soffuse. In questo modo facilitate in lui l'associazione tra le attività legate alla veglia e quindi alla luce del giorno e quelle legate invece al buio serale e notturno.

Ridurre gli stimoli eccessivi
Vi sono neonati che riescono a dormire anche in ambienti molto rumorosi e pieni di persone. Sono i bambini che ho definito "bambolotto": si adattano velocemente e con facilità a qualsiasi situazione, perché dotati da subito di un discreto meccanismo di auto-equilibrio. Altri invece, "sensibili", sono disturbati anche da stimoli leggeri, risultano essere sempre un po' inquieti e il loro sonno spesso è piuttosto agitato. Soprattutto con questi bambini bisognerebbe limitare al minimo gli stimoli e utilizzare, per calmarli, strumenti di contenimento come la fasciatura o il trasporto in fascia. Non è necessario, soprattutto nelle prime 4 settimane di vita, appendere alla culla pupazzetti o giocattolini vari, anzi: forniscono stimoli incomprensibili per il piccolo, disturbandone il sonno. Non vi consiglio di "isolarvi completamente" dalla vita sociale ma, soprattutto nel primo mese, evitate ambienti troppo affollati e cene chiassose con gli amici. Se non riuscite proprio a limitarvi, non stupitevi se, dopo una cena movimentata, il bambino apparirà più irritabile. Ricordate che questa non è una condizione di vita definitiva: è la prima fase dopo la nascita e dura soltanto alcune settimane!

Fasciatura del bambino
L'abitudine di fasciare il neonato è molto antica ed è praticata ancora oggi dalle mamme in tutti i Paesi del mondo. Ognuna di loro, almeno una volta, nei primi mesi del bambino, ha fasciato il piccolo con una copertina per placare il pianto e per consolarlo. Il neonato in fascia resta più a lungo nella fase di sonno REM e ha minori possibilità di essere svegliato durante la notte da movimenti riflessi involontari. La fasciatura, inoltre, ricrea una condizione di contenimento fisico simile a quella dell'utero materno: tale sensazione è motivo di profonda rassicurazione per il neonato.

Posizioni
È ormai da diversi anni che l'associazione americana di pediatria consiglia vivamente ai genitori di porre il bambino in posizione supina, come misura preventiva della morte in culla. Pertanto dovrete adottare questa posizione per il riposo del piccolo, soprattutto quello notturno. Nelle figure che seguono mostriamo due possibili posizioni per favorire il rilassamento e il sonno del neonato.

Massaggiare il bambino
Il massaggio è un ottimo strumento per favorire il contatto tra i genitori e il loro bambino. Rappresenta un’occasione di scambio importante e un buon modo per rilassarlo. Può rientrare nei rituali serali dell’addormentamento insieme al pasto e al bagnetto. I bambini nati con taglio cesareo, non ricevendo l’energica stimolazione cutanea data dal passaggio nel canale del parto durante la fase espulsiva, ne hanno un grande bisogno. Il massaggio si pratica con le mani, con un tocco molto delicato e usando un olio naturale. Il luogo lo scegliete voi: il fasciatoio, il lettone, il tappeto, a contatto con la mamma, per esempio sulle sue gambe.

La ninna nanna
Il canto della ninna nanna, insieme al movimento del cullare, rilassano il bambino conciliando il suo riposo. Ve ne sono di bellissime, anche di culture profondamente diverse dalla nostra; talora le mamme ne inventano addirittura di originali utilizzando come base testi di canzoni note.  Il ritmo delle parole e il tono della voce della mamma creano l'energia che incanta il bambino e ne agevola il sonno.

Rumore sibilante
Per il neonato l'emissione energica del suono "Shhhhh" rappresenta un conforto contro il pianto. Come sostiene il Dottor Harvey Karp, pediatra di fama internazionale, "questo forte rumore bianco riproduce i suoni che il neonato sentiva durante la vita intrauterina e attiva il riflesso della calma".
I genitori, mentre cullano il bambino, per consolarlo attraverso la riproduzione del suono "Shhhhh", possono servirsi eventualmente del valido aiuto di rumori artificiali, come quelli prodotti da:
– ventilatore;
– aspirapolvere;
– CD con rumore dell'acqua o delle onde;
– phon.
Provate e scegliete quello che vi sembra più comodo e più efficace!

Passeggiare
Prima o poi capita a qualsiasi genitore di essere alle prese con un neonato che urla disperatamente e niente al mondo riesca calmarlo. Avete provato tutti i mezzi a vostra disposizione: ha mangiato, è pulito e asciutto, probabilmente non ha mal di pancia. Nonostante tutto, continua a piangere. Che fare allora? Oltre a tutti gli strumenti dei quali abbiamo parlato in precedenza, provate a "cullarlo energicamente" tenendolo in braccio.
Alcuni studi hanno dimostrato che il ritmo più efficace è quello di almeno 60 movimenti al minuto con uno spostamento di circa 10 cm. Non dovete scuotere nevroticamente il bambino, ma dovete comunque essere energici! In alternativa al cullare, uscite e portate il piccolo a fare una passeggiata: non di rado accade che si calmi e, finalmente, si addormenti."

Angela Dinoia, Il neonato e i suoi segreti, Mental Fitness Publishing

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

Sara

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Cecilia

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