La bellezza della maternità sta anche nelle preoccupazioni

I bambini crescono. E lo fanno davvero, davvero in fretta. Chi di voi ha bambini che, ad esempio, stanno iniziando le elementari (o le medie!) saprà la sensazione che ti assale all’improvviso nel momento in cui ti accorgi che, caspita, sono cresciuti in maniera esagerata, che sembra ieri che li cullavate, che li portavate a casa dall’ospedale, che uscivate per la prima passeggiata, che gli insegnavate ad usare il vasino.

Fate memoria preziosa di quei momenti: ogni tanto è giusto soffermarsi, con malinconia e tenerezza, su quei ricordi meravigliosi.

Ma perché non soffermarsi anche su quelli un pochino più dolorosi? Proviamo a pensarci: la maternità è uno dei momenti più preoccupanti della vita di una donna. Se tutto sta andando bene, allora, perché non prenderlo come esempio e monito per capire che le preoccupazioni e i problemi passeranno e ne usciremo più forti e più felici? Forse sembra un concetto astruso, senza senso. Ma non lo è, ed ora vi spieghiamo come.

La bellezza della maternità sta anche nelle preoccupazioni: come la maternità ci rende forti anche grazie al caos delle situazioni che porta con sé

La maternità è un momento bellissimo. La nostra vita, nel momento in cui diventiamo mamme, cambia completamente, e d’ora in poi sarà nel bene e nel male misurata su quello. I figli ci riempiranno la vita, staranno al centro dei nostri pensieri. Non saremo più solo noi. Ora ci sono loro, e poi noi.

Guardarli crescere è bellissimo, e porta con sé tanta gioia. Ma questa gioia non è un idillio, e spesso costa cara. Anche se, alla fine, il risultato è così immenso da farci superare tutto e da rendere il resto bazzecole.

Se riguardiamo infatti ai momenti passati in cui siamo diventati genitori, è bello tornare agli attimi stupendi delle tappe della crescita dei nostri bambini e alle piccole abitudini che avevamo quando erano neonati o quando stavano crescendo. Ma è bene anche pensare alle difficoltà. Perché ognuna di noi le ha passate: è inevitabile, la maternità porta con sé delle preoccupazioni fortissime.

Fare il primo bagnetto senza ferirlo; essere capace di allattarlo; la pressione della paura di non essere una brava madre; la pressione degli altri che sembrano sempre giudicarti; lo svezzamento, pauroso nelle parole delle altre mamme…

Ma alla fine cosa è rimasto? Come è andata? Probabilmente la maggior parte di noi è riuscita a fare un perfetto bagnetto senza un graffio, e nei primi anni ne ha fatti talmente tanti da eseguirli ormai meccanicamente; il latte è arrivato tranquillamente; il giudizio degli altri finalmente è scivolato addosso, perché abbiamo capito che, chissenefrega, i consigli vanno bene fino ad un certo punto; lo svezzamento si è rivelato complicato ma alla fine nessuno è morto di fame…

Ecco, la paura c’era, e probabilmente è ancora un ricordo molto vivido dei primi anni di maternità. Ma questa paura è fisiologica, normale e necessaria. E ci può anche fare molto bene psicologicamente: quando qualcosa ci fa così timore, nel momento in cui viviamo questa sensazione ci sembra un problema insormontabile. Ma poi riusciamo in (quasi) tutto (non siamo mica supereroine nemmeno noi), e allora le cose si ridimensionano e capiamo che la forza arriva anche dalla paura. Ecco perché dobbiamo fare tesoro di queste paure.

Gli inconvenienti fanno parte della vita. E magari sono proprio quegli inconvenienti ad essere i ricordi più preziosi che abbiamo.

Lo stesso vale per il caos. La vita non è perfetta, e soprattutto non è la maternità. Ecco perché i migliori ricordi che per sempre terremo nel cuore, volenti o nolenti, spesso sono i più disordinati: i pannolini sporchi, i disegni sul muro, il bagno allagato…

Ogni tanto quindi fermiamoci e facciamo una fotografia mentale della nostra famiglia: non sarà perfetta, ci saranno nei e preoccupazioni ogni giorno, caos e disordine ad ogni angolo della casa (e della testa). Ma è giusto così, ed è bellissimo.

Giulia Mandrino  

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