Troppa severità porta alla ribellione: essere rigidi aumenta l'irrequietezza adolescenziale

Un po' tutti abbiamo quell'amico che, in adolescenza, era il più scapestrato di tutti. Quell'amica che, dato che i suoi genitori non le permettevano di avere il cellulare, usava quello delle altre sfruttando ancor di più la segetezza. O quell'amica che, in barba ai numerosissimi divieti che le imponevano mamma e papà, scavalcava la finestra, faceva serata con gli altri, si ubriacava e tornava al mattino di nascosto da tutti.

O, forse, quell'amica o quell'amico siamo addirittura noi.

La sostanza non cambia: queste persone sono il perfetto esempio che si porta quando si prova a scardinare l'efficacia della severità. Chissà perché - si dice - gli adolescenti più ribelli erano quelli che in casa avevano più divieti e restrizioni. Quelli con i genitori più rigidi.

Un cliché? Uno stereotipo? Una convinzione senza basi? In realtà no. In realtà - rullo di tamburi - in moltissimi casi è così.

È vero: la rigidità educativa e l'eccessiva severità portano - spesso - alla ribellione. E quelli che sembravano gesti fatti per instillare serietà, responsabilità ed educazione - e soprattutto per tenere i propri figli al sicuro - si rivelano, al contrario, armi a favore dell'irrequietezza.

Quando le restrizioni sono troppe?

I genitori restrittivi sono quelli che impongono moltissimi divieti. Quellli che osservano sempre da vicino i figli (chiamati recentemente genitori elicottero), quelli che preferiscono la vecchia tecnologia a quella nuova, queli che vietano programmi ritenuti sconvenienti e app - giustamente - viste come pericolose. Tutte scelte encomiabili e responsabili, sia chiaro.

Il problema arriva quando queste restrizioni diventano eccessive. Quando diventano la regola. E soprattutto, quando sono fini a se stesse. Imporre le regole senza spiegare il perché, oppure mettere paletti senza lasciare che i figli si responsabilizzino, infatti, limita moltissimo la possibilità di crescita e di comprensione dell'ambiente circostante.

E, non ultimo, chiude le porte del dialogo.

Regole VS Dialogo

Il dialogo, infatti, è importantissimo durante la crescita. Così come lo sono gli errori e le esperienze dirette. Negarne alcune significa renderle tabù, appoggiando su esse un velo di fascino pericoloso. Un fascino pericoloso che si associa, d'altra parte, anche all'ignoranza: ignorare qualcosa, non conoscerlo e non farne esperienza significa poi affrontare il mondo senza i giusti strumenti.

Allo stesso tempo, non parlare di certi argomenti o calare una serranda su altri può portare a una pericolosa chiusura. Se i ragazzi non si sentono compresi, saranno meno propensi a parlare con i genitori, creando così rischiose zone d'ombra.

Il parere degli esperti

Anche la dottoressa Emily Edlynn, psicologa clinica, in un'intervista alla rivista Parents ha spiegato che sono diverse le ricerche che mostrano come il dialogo e l'apertura, a differenza delle rigide restrizioni, siano alla base della crescita armoniosa di bambini sani ed equilibrati. Non solo: l'esperta mette in guardia dal fascino dei divieti. Quando a qualcuno viene detto di non fare qualcosa, infatti, questo divieto incrementa il desiderio di fare quella cosa. Perché? Perché si percepisce la regola come un tentativo di limitazione alla propria libertà.

Infine, importante è considerare il bisogno di indipendenza per gli adolescenti, che non è solo un capriccio, ma un passaggio fondante per la crescita. Se le regole sono troppo ferree, spiega Edlynn, la restrizione limita l'esperienza di indipendenza, e questo in età adulta porta potenzialmente a comportamenti dannosi, come l'abuso di sostanze o la difficoltà a fare i conti con le questioni mentali.

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Sara

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Cecilia

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