Sensibilità nei bimbi maschi, perché è ancora un tabù e perché dobbiamo cambiare le cose

Ci sono bambini più sensibili di altri, e questo è un dato di fatto. Ci sono bambini che sono più emotivi di altri, che sanno esprimere tutte le loro emozioni, che si lasciano prendere dalle ingiustizie, che vivono ogni momento della vita con maggiore trasporto.

Sono bambini sensibili e di certo hanno bisogno di attenzioni diverse rispetto agli altri (che, a loro volta, andranno presi e guidati in maniera differente, ad hoc). Da genitori ne siamo consapevoli e di certo già ci poniamo nei loro confronti con un riguardo particolare, cercando di seguire questa loro sensibilità. Ma cosa dobbiamo realmente offrire loro?

Sensibilità nei bimbi maschi, perché è ancora un tabù e perché dobbiamo cambiare le cose: i bambini sensibili vengono ancora etichettati, ma possiamo cambiare le cose grazie ad un ambiente sensibile in casa

Un bambino sensibile lo si riconosce per alcune particolarità. Il suo sistema nervoso è molto più consapevole di ciò che accade attorno e dentro di lui e ogni emozione è percepita in maniera molto forte. L’amore, il dolore, la sofferenza, la gioia: parliamo di tutte le emozioni, non solo quelle “negative”. E parliamo anche di tante piccole cose quotidiane che spesso acquistano maggiore importanza nella sua mente. Anche gli odori e i colori.

Un bambino sensibile si pone moltissime domande e spesso non esita a chiedere spiegazioni. Un bambino sensibile spesso preferisce giochi tranquilli ed è disturbato dalle reazioni forti, dai suoni eccessivamente alti o dai cambiamenti repentini delle situazioni.

Ma se tutto questo appare semplice e normale, c’è una questione che ancora non è così semplice e scontata. Perché un bambino sensibile quando maschio purtroppo viene ancora etichettato come femminuccia. Ai nostri figli maschi non viene data la possibilità di vivere le proprie emozioni in maniera sensibile.

La compassione, la vulnerabilità, la gentilezza e qualità come queste vengono ancora troppo spesso attribuite solo all’animo femminile e influenzano pesantemente i nostri bambini maschi che si sentono a disagio nell’esprimere le proprie emozioni. La società, in maniera più o meno sottile, li umilia, li fa sentire in difetto, li fa sentire “non abbastanza maschi”. Ed è oltraggioso.

“Gli uomini non piangono”: una frase che svela tutto il luogo comune e lo stereotipo che gira attorno ai maschi nella nostra società. Ma non è assolutamente vero, i maschi piangono, eccome se piangono. E allora perché non dovrebbero farlo alla luce del sole? E, soprattutto, perché se un uomo è più sensibile rispetto agli altri dovrebbe essere etichettato? Non dovrebbe anche lui avere il diritto di esprimersi e ascoltare le proprie emozioni proprio come tutti?

Il problema è che quando la famiglia o la società tentano di smorzare questa sensibilità nei bambini maschi, il rischio è che questi bimbi diventino da adulti persone frustrate ma soprattutto impaurite dalle proprie emozioni. E questo porta a violenza, relazioni sociali non armoniose e forzature nel nascondere la propria vera natura e personalità.

Ciò che dobbiamo quindi offrire ai nostri bambini sensibili è un ambiente sicuro nel quale venga mostrato loro che tutta la loro emotività è giusta, naturale, comprensibile e assolutamente legittima. Che è un dono, perché essere sensibili significa essere empatici, e spesso l’empatia porta a fare grandi cose.

In famiglia tutti dovrebbero supportarsi, spingendosi l’un l’altro ad essere ciò che si è, rispettando tutti e trovando le qualità in ognuno, spronando a coltivarle.

Dobbiamo poi cercare di coltivare un rapporto emozionale genitori-figli molto forte, accompagnando questo loro bisogno di legame, dando spiegazioni quando richieste, essendoci sempre per loro, mostrando a nostra volta le nostre emozioni, facendo capire che è sempre giusto seguire il loro istinto. Il gioco insieme e il contatto fisico sono certamente benefici in questo senso e contribuiscono a creare un legame strettissimo!

Anche il dialogo deve essere sempre stimolato, tra tutti, anche con i fratelli e le sorelle. Parlando aumenta sempre il rispetto tra i componenti della famiglia, ma non solo. Dialogare è il primo passo verso la comprensione delle proprie emozioni e verso la capacità di saperle affrontare ed utilizzare nella vita.

E poi ci sono tutti quegli strumenti più concreti che sono davvero efficaci. Insegnare a tenere un diario, ad esempio, oppure cercare giochi e attività che parlano di emozioni. Leggere, leggere moltissimo, insieme. Giocare di ruolo (ovvero: “Io sono Tale, tu sei Tizio…”, i classici giochi dei bambini).

Se i bambini sensibili troveranno in casa uno spazio nel quale la loro voce è ascoltata, nel quale il loro istinto è rispettato e nel quale le loro emozioni sono importanti, allora si sentiranno sicuri ad essere ciò che sono anche fuori.

Giulia Mandrino

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