Isolamento, perché non si parla degli effetti sui bambini?

La notizia c’è, ma poi è arrivato un avviso che fa tornare sui propri passi. Parliamo del materiale di cancelleria in vendita nei supermercati, che nei giorni scorsi alcune catene hanno vietato, perché “non di prima necessità”. In molte regioni ora c’è il via libera per la vendita, ma in ogni caso la notizia fa pensare e riflettere. E allo stesso modo fanno pensare e riflettere gli articoli usciti nei giorni scorsi (come quello di Wu Ming) e condivisi da moltissime persone, che mettono in luce come i bambini siano stati bellamente dimenticati dai vari decreti per contenere il coronavirus.

Nessuno, chiariamo, mette in dubbio l’operato del governo: la linea dura serve, altrimenti non usciamo più da questa situazione TRAGICA (perché è davvero, davvero tragica). Ma allo stesso tempo qualche accorgimento lo si poteva prendere.

Ed ecco che allora la nostra riflessione vuole mettere in luce, in maniera semplice, gli effetti che purtroppo questo isolamento avrà sui bambini.

Isolamento, perché non si parla degli effetti sui bambini: il coronavirus influisce negativamente su mente e fisico dei più piccoli, ma per decreto sono solo i cani a poter uscire

Qualche tempo fa vi abbiamo proposto un articolo, dal titolo “Perché in questo momento dobbiamo stare a casa”. Ne siamo ancora convinte: DOBBIAMO stare a casa, dobbiamo seguire le regole, dobbiamo evitare le interazioni sociali.

Ma chi ha sottolineato la presenza dei “bisogni dei cani” e l’assenza delle necessità dei bambini (fino a poco tempo fa) nel decreto ha pienamente ragione.

Si parlava, infatti, di permesso di uscita per chi deve fare passeggiare i cani, ed è sacrosanto. Ma come i cani hanno bisogno fisico della natura e del movimento, anche per i bambini il moto e l’aria aperta sono fondamentali.

Il pensiero va dunque a quelle famiglie che vivono in appartamento e che non hanno giardino o cortile, nemmeno condominiale. E sono moltissime. I bambini di queste famiglie si ritrovano così segregati ventiquattr’ore su ventiquattro, perché non possono uscire a fare la spesa come noi adulti, non devono andare in fabbrica, magari non hanno un cane da fare passeggiare e non hanno permessi speciali per nessun motivo.

Aggiungiamo a tutto questo (fino a pochissimo tempo fa) l’eventuale assenza di cancelleria. Chi terminava fogli, matite, colla e compagnia bella, si trovava impossibilitato a FARE IL PROPRIO LAVORO, ovvero giocare con la creatività. Perché giocare è il lavoro dei bambini. È la loro vita. E non una frivolezza: serve per la loro crescita. Ma per alcuni carta e colori non erano “essenziali”. Certo, forse non lo sono per noi, ma lo sono per i bambini, senza ombra di dubbio.

Così come servono l’aria aperta e il movimento. Lo dice l’OMS, lo dice il Ministero della Salute: i bambini tra uno e due anni dovrebbero svolgere almeno tre ore di attività fisica giornaliera; tre ore - di cui almeno una di forte intensità - i bimbi tra i due e i quattro anni; e così via. E anche in tempo di coronavirus: forse i decreti non lo prendono in considerazione, ma l’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda mezz’ora di attività fisica quotidiana per gli adulti e un’ora per i bambini.

Fare attività fisica in casa è possibile, certo, ma difficilissimo. E poi a questo si aggiunge il fatto di non poter beneficiare degli effetti del verde sulla crescita. Già normalmente i nostri figli passano troppo poco tempo all’aria aperta (meno dei carcerati). Pensate quindi ora.

Se volessimo, potremmo poi parlare di come la socialità azzerata sia deleteria per i bambini, di come la scuola a distanza non sia esattamente facile e raccomandabile, di come, di come, di come… Gli effetti di questo coronavirus che non colpisce i bambini sono deleteri per i bambini. Una ripetizione, un paradosso, ma è così, e non è giusto non parlarne e non pensarci, anche se la situazione è temporanea.

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Cecilia

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