Se siamo genitori, i capricci fanno parte della vita. Ma non parliamo tanto dei “capricci” intesi come i piagnucolii per qualcosa. Intendiamo anche e soprattutto quelli che in lingua inglese vengono chiamati “tantrum”, ovvero le esplosioni di rabbia, pianto e urla dei nostri bambini, che spesso, ahinoi, accadono nei momenti meno opportuni, vero?
Al supermercato, la sera prima di dormire, a cena con i nonni, al parco giochi… La prima cosa da fare è non pensare a cosa potrebbe pensare chi ci sta attorno. Sappiamo che è un istinto naturale, pensare agli altri, ma spesso questo pensiero è sopraffacente, ci fa vergognare in un momento in cui non c’è nulla di vergognoso. I capricci dei bambini sono una cosa normale, e se uno è genitore lo sa benissimo. E sa anche benissimo che ogni genitore ha il suo modo di affrontarli per calmare il bambino.
Bene, detto questo sappiamo anche che a volte sono esasperanti… Ma come ogni cosa, dobbiamo fare un respiro profondo, guardare la situazione da una nuova angolatura e cercare di sfruttare il momento dei capricci in senso positivo. Come? Con questi accorgimenti potremo avvicinarci di più ai nostri bambini e, in qualche modo, trasformare una situazione negativa in qualcosa di positivo, una lezione per noi genitori e per i bambini.
Il lato positivo dei capricci: come svoltare la situazione quando i nostri bambini urlano, piangono e si arrabbiano scoppiando
Innanzitutto, come dicevamo, mettiamoci bene in testa che i “capricci” sono una cosa normale, che i nostri bambini si arrabbiano, urlano, piangono, scalciano, e lo fanno per qualche ragione più o meno apparente. Sì, a volte non capiamo perché, sembra che non ci sia proprio un motivo, ma in realtà c’è sempre. E tutti i bambini si comportano in questa maniera, più o meno degli altri.
Il consiglio, una volta capito che i “tantrum” sono normali, è non cercare di fermarli con la forza o con l’imposizione autoritaria. A volte funziona, ma se già avete fatto esperienza di un capriccio arrabbiato sapete che la maggior parte delle volte non succede nulla, se alziamo la voce, e, anzi, la situazione spesso peggiora (perché essere ragionevoli in quel momento, chiedendo una spiegazione o chiedendo di smetterla, aggiunge emozioni contrastanti in un bambino che già sta provando emozioni che non comprende, e questo lo manda ancora più in crisi). Ecco perché dobbiamo cercare un’altra soluzione.
Piuttosto, diciamo chiaro e tondo al bambino che abbiamo capito che c’è qualcosa che lo sta facendo stare male, che sta provando un’emozione che non capisce, e che possiamo cercare di capire insieme di cosa si tratta.
Allo stesso modo, però, non dobbiamo neanche cedere. Spesso i capricci e le arrabbiature pesanti, quelle che possiamo definire “crisi”, si verificano quando i bambini vogliono qualcosa che non possono avere (ecco perché capitano spesso al supermercato, con tutti quei cioccolatini che loro vorrebbero…). Cedere significa fare capire al bambino che in futuro basterà urlare per ottenere ciò che vuole, e questo è sbagliato. Soprattutto, cedere non vi avvicinerà al vostro bambino, ma nel lungo termine sarà negativo per il vostro rapporto. Prima di tutto per il motivo che dicevamo (urla=ottenere qualcosa), e in secondo luogo perché porterà, in noi genitori, del risentimento, anche in maniera inconscia, perché ci sentiremo “deboli” (anche se non lo siamo), quasi “ricattati” da un bambino piccolo che riesce a farla franca.
Altre volte, però, quel “qualcosa” che vogliono è davvero importante per loro. In quel caso, basterà chiedere scusa, parlando, dicendo che non avevamo capito che fosse così importante per loro.
In ogni caso, per arginare i capricci e per rendere il momento dell’arrabbiatura qualcosa di positivo, che fa crescere, dobbiamo portare pazienza e cercare di renderlo educativo. Innanzitutto, cercando di calmare gli spiriti, e per farlo dobbiamo cercare di mantenere la calma, parlare molto, offrire supporto per le emozioni del bambino e fare sentire che siamo lì per loro, ascoltandoli.
All’inizio sarà dura, il capriccio durerà sicuramente ancora un po’, ma piano piano i bambini si calmeranno. Importante è anche esserci nel momento della quiete, quando, avendo capito l’accaduto, i bambini si sentiranno sopraffatti dalla tristezza, o dall’inquietudine, o dall’emozione che stanno provando. Una coccola, una parola, semplicemente stargli vicino: è importante esserci. Ed è anche così che possiamo trasformare un capriccio in qualcosa di positivo. Perché stiamo gettando le basi del loro futuro. E se sentiranno che noi genitori ci siamo, che siamo lì per loro, che possono parlarci e contare su di noi quando l’emozione li confonde, allora molto probabilmente torneranno da noi anche crescendo, in adolescenza e in età adulta.