È una tradizione che molti genitori seguono spesso: il regalo alla fine dell’anno dopo aver ricevuto la pagella dei figli. Che sia perché sono stati semplicemente promossi o perché hanno voti altissimi, non c’è un criterio uguale per tutti, perché c’è chi (soprattutto alle superiori) rischia una bocciatura e alla fine la scampa, oppure chi è riuscito nel suo intento di avere tutti 10 in pagella. Sono i genitori a sapere qual è il risultato da premiare.

Ma questa tradizione contiene in sé delle insidie e dei rischi. Non tanto per il gesto, che può essere molto carino, ma per il messaggio che si nasconde dietro.

Vediamo quindi quali accortezze prendere e come non rischiare che il premio per la promozione possa rivelarsi controproducente.

Il regalo per la promozione è uno strumento giusto o sbagliato? Meglio focalizzarsi più sull’impegno che sul risultato in sé, senza pressioni e sempre con orgoglio

Perché diciamo controproducente? Semplice, perché con il regalo per la promozione rischiamo di fare entrare i nostri bambini in un meccanismo che li porta ad associare solo i voti con il successo. Quando sappiamo che in realtà non è così, perché il voto è semplicemente un metodo di valutazione non per identificare qualcuno come “bravo” ma per capire i limiti e i pregi scolastici dei nostri figli. Un brutto voto, insomma, non significa “non hai fatto il tuo dovere” o “stai fallendo come persona”, ma semplicemente “devi impegnarti di più perché in questa materia ancora non hai capito come muoverti”.

Di conseguenza premiare semplicemente in base al voto non ha molto senso. Soprattutto, non ha senso utilizzare il regalo come premio o ricatto: in troppi ancora spingono i figli a studiare di più con la promessa di uno smartphone, un videogioco, una bicicletta o quant’altro, negando poi questo premio nel momento in cui i voti deludono. Quasi per forza poi i bambini assoceranno la scuola e lo studio con qualcosa di stressante, ma soprattutto vivranno il brutto voto come un fallimento non tanto scolastico ma personale.

Oltre a non promettere regali solo in caso di “vittoria” è quindi bene anche cercare di non vivere (da genitori) e far vivere ai nostri figli i brutti voti come qualcosa di negativo, reagendo con rabbia. Dovremmo invece sfruttare il brutto voto come un’opportunità per capire la direzione da prendere.

Certo, da genitori sapremo anche capire a fondo quando si tratta di un brutto voto con risvolti positivi oppure menefreghismo: l’impegno deve esserci sempre, e quando i figli palesemente non ci mettono nemmeno un briciolo di volontà allora la frustrazione e la rabbia sono quasi inevitabili. Ma, di nuovo, dobbiamo fin dai primi anni di scuola essere in grado di misurare le nostre reazioni.

Alla fine, quindi, il regalo per la promozione può essere qualcosa di positivo, ma solo se compreso e se proposto con il giusto spirito. Può essere un regalo per l’impegno e non per i voti, innanzitutto: magari alla fine in quella materia ostica sono riusciti a portare a casa solo un 6, ma sappiamo che è stato un 6 faticato e pieno di impegno. Idem per i voti alti: sappiamo quanto ci tenevano e siamo orgogliosi di loro. Ma l’orgoglio deve esserci sempre, a prescindere dal voto singolo e preso così com’è.

Scegliamo poi un premio più simbolico che materiale. In questo modo ad essere valorizzato sarà il sentimento d’amore e orgoglio che proviamo più che il “ce l’hai fatta allora ti meriti un premio alla tua altezza” (che, nel caso di voti bassi o fallimento significa, nella testa del bambino o del ragazzo: “I tuoi voti a scuola mostrano che TU sei un fallimento e quindi non te lo meriti”).

Infine, importantissimo, è doveroso evitare sempre di identificare il regalo come un premio o, al contrario, un ricatto: diciamo stop ai soliti “Se verrai promosso ti regalo la bici”. In questo modo i bambini vivranno la scuola in maniera più armoniosa e più seria. E il regalo potrà essere davvero qualcosa di positivo, non per il voto in sé o per la promozione, ma per l’impegno che ci hanno messo durante tutto l’anno.

Giulia Mandrino

L’amicizia tra coppie migliora l’amore

Mercoledì, 13 Giugno 2018 09:22

Che l’amicizia sia benefica è un dato di fatto: circondarci di persone che ci fanno stare bene non fa bene solo alla nostra persona ma anche alla nostra famiglia intera, perché stare bene con noi stessi e con chi ci sta intorno si ripercuote positivamente su tutta la nostra sfera affettiva.

Un recente studio ha però fatto luce su un altro aspetto dell’amicizia. Non è solo l’amicizia personale ad essere benefica, ma anche quella di coppia.

In altre parole: se una coppia ha amici in coppia con cui si trova bene, e se questi amici in coppia sono a loro volta una coppia stabile e armonica, allora questo rapporto ha effetti positivi sulla relazione. Ma vediamo meglio perché.

L’amicizia tra coppie migliora l’amore: da uno studio emerge come l’amicizia tra coppie stabili migliori le relazioni amorose

Nello studio si parla di coppie sposate, ma possiamo tranquillamente estendere i risultati alle coppie in generale. I risultati di questa ricerca condotto dall’University of Maryland Baltimore, condotta da Geoffrey Greif e Kathleen Holtz Deal, sono stati pubblicati su un libro, “Two plus two: couples and their couple friendship”, e sono stati ripresi dalla rivista Psych Central.

41ASjz9+yrL.jpg

La teoria dei due autori è la seguente: secondo loro le coppie più felici e armoniose sono quelle che vanno d’accordo su come passare il proprio tempo di coppia e con gli altri. E che passare il proprio tempo libero con altre coppie con cui si va d’accordo influisce molto positivamente sulla vita di coppia.

Ad essere prese in considerazione sono state 123 coppie, 122 persone singole e 58 persone divorziate. Dalle loro storie si evince che l’amicizia tra coppie segue svariate vie: c’è chi preferisce passare del tempo con coppie con interessi simili e simili per provenienza, oppure chi porta il partner verso un’amicizia perché molto amico di uno dei due dell’altra coppia. C’è chi va in vacanza insieme, chi cena spesso in compagnia, chi trova nella coppia amica un terreno fertile per conversazioni profonde e chi invece si svaga senza pensieri.

E poi ci sono tre tipi di coppie in queste relazioni: c’è quella che cerca l’amicizia con altre coppie, estroversa e sempre volenterosa di fare nuove amicizie; c’è quella con molti amici, soddisfatta e quindi meno propensa a cercarne di nuovi: e poi c’è chi è più chiuso, con poche coppie di amici e nessuna intenzione di cercarne altri. Insomma, proprio come nelle relazioni amicali tradizionali, di persone singole.

Nel libro le storie sono ben spiegate dagli stessi soggetti della ricerca, che raccontano i propri rapporti con le altre coppie. E già di per sé è molto interessante, poiché solitamente quando si parla di amicizia di parla di amicizia tra singole persone adulte oppure tra gruppi di bambini, e mai di gruppi di adulti che restano amici per moltissimo tempo. Ancora più interessanti però sono i risultati ai quali i ricercatori sono giunti.

A loro parere, una buona amicizia di coppia, armoniosa e sana, rende un matrimonio (o comunque una relazione stabile tra adulti) più soddisfacente. Perché? Perché pare incrementare l’attrazione tra i partner, dal momento che il confronto con le altre coppie fa emergere moltissimi aspetti della vita e della persona che altrimenti rimarrebbero sopiti. 


Anche l’osservazione del rapporto delle altre coppie porta a benefici, perché ognuno ha le sue dinamiche, le sue negoziazioni, il suo modo di risolvere i problemi e il proprio modo per comunicare affetto. E, come sappiamo, il confronto è in generale nella vita un aspetto molto importante per crescere come persone (e come coppie, in questo caso).

Certo, ci sono argomenti che sembrano tabù e che nemmeno in queste amicizie solide vengono trattati con leggerezza o tranquillità (come il sesso o i soldi). Ma in generale sono relazioni molto aperte e sincere, soddisfacenti e ricche si spunti di crescita!

Giulia Mandrino

Il “Non piangere” ci balzerebbe alla bocca sempre come prima opzione. Ma spesso, e siamo certe che lo sapete per esperienza, dà proprio l’effetto contrario, vero? Non solo: spesso il “non piangere” fa scattare nei bambini un disagio ulteriore rispetto a quello che già stanno vivendo. Perché sentire questa frase li fa sentire incompresi, come se mamma e papà intendessero il pianto semplicemente come un capriccio, quando in realtà la maggior parte delle volte un pianto di un bambino non è per niente un capriccio, ma una risposta fisiologica del corpo e della mente nei confronti di una situazione che li fa soffrire, fisicamente o, soprattutto, emozionalmente.

Il pianto, infatti, è esattamente un modo del nostro corpo per esternare un disagio, un sentimento forte. E cercare di fermarlo è controproducente. Pensiamo solo a noi stessi: non stiamo molto meglio dopo un pianto liberatorio? Lo stesso accade nei bambini.

Ecco perché dovremmo cercare di lasciare che lascino scorrere le emozioni, ma soprattutto perché dovremmo tentare di reprimere la nostra (legittima!) voglia di dire “smetti di piangere” per concentrarci invece su un approccio meno aggressivo e, ve lo assicuriamo, più efficace.

7 cose da dire ai nostri bimbi al posto di “non piangere”: perché è giusto che i bambini lascino scorrere le loro lacrime e cosa dire al posto di “smetti di piangere”

Lo vedo che sei proprio arrabbiato/triste/spaventato

Il pianto, come dicevamo, è un modo con il quale il corpo esterna i sentimenti ed è un modo con il quale l’essere umano chiede aiuto. Un pianto, quindi, è quasi sempre una richiesta di qualcosa e fare capire al bambino che comprendiamo bene come si sente in quel momento è il primo passo verso la calma: il bimbo si sentirà più sicuro.

Sono qui con te

La sicurezza non la si raggiunge solo facendo capire che comprendiamo lo stato d’animo ma anche offrendoci, offrendo il nostro aiuto. Facciamo sentire che ci siamo.

Mi dispiace molto che…

Allo stesso modo, mostriamo empatia, facendo capire al bambino che siamo lì con lui, che proviamo anche noi tristezza, arrabbiatura o altre emozioni nei confronti della causa scatenante.

Mostrami dove ti fa male

Non diamo per scontato che la bua non faccia male o sia “finta”. A volte non fa per niente male ma provoca disagio o emozioni forti e anche se non c’è alcun graffio il bambino sta davvero soffrendo, da qualche parte.

Ti ascolto

Il dialogo è sempre molto importante con i bambini e proprio come un pianto liberatorio può aiutare non solo a calmarsi ma a crescere, poiché ogni situazione è potenzialmente un insegnamento per la vita. Parlare di ciò che sta accadendo, di come lo fa sentire e di come si potrebbe affrontare il fatto è davvero efficace e benefico (per tutti).

So che volevi moltissimo quella cosa ma proprio non si può

A volte il pianto è dato dal non ottenere qualcosa che in quel momento si vuole estremamente. Non è giusto mollare sempre la presa concedendo quella cosa solo perché il bimbo sta piangendo. Certo che in quel momento è arrabbiato e prova emozioni che lo scombussolano, ma siamo noi i genitori ed è giusto mostrare che in quel momento no, non si può proprio.

No, ora ho bisogno che tu faccia questo

A volte impuntarsi per partito preso non funziona, anche perché i bambini non capiscono che il “no” provenga da una necessità che noi adulti comprendiamo. Coinvolgiamoli, quindi, e spieghiamo tranquillamente perché in quel momento le loro proteste non porteranno ad una concessione. Inizialmente il pianto forse non cesserà, e nemmeno il broncio, ma pian piano capiranno anche loro che non sono semplici prove di autorità, le nostre, ma che dietro l’educazione c’è sempre un motivo valido.

Giulia Mandrino

In questi giorni ci è capitato un libro tra le mani. Lo abbiamo aperto e non lo abbiamo più posato, leggendolo e rileggendolo insieme ai nostri bambini. Perché ci siamo rese conto che un libro così non esisteva e a nostro parere dovrebbe essere un vademecum presente in ogni casa!

Adottare uno stile di vita sostenibile è infatti semplicissimo, ma solo nel momento in cui c’è qualcuno che ti guida mostrandoti la facilità dei gesti che possiamo compiere ogni giorno, magari non stravolgendo la nostra vita e non salvando da soli il nostro pianeta, ma cominciando attraverso piccoli passi e leggeri cambi di abitudini che fanno davvero la differenza!

“La famiglia zero rifiuti (o quasi)” è un bestseller in Francia e speriamo che anche qui da noi possa entrare in quante più abitazioni possibile (uscirà tra pochissimi giorni, il 14 giugno!): che ne dite di provare tutti a diventare una Famiglia Zero Rifiuti?

Come vivere in maniera sostenibile con “La famiglia zero rifiuti (o quasi)”: il bestseller francese è uscito anche in Italia e il nostro consiglio è quello di correre in libreria!

Ormai è innegabile: il nostro pianeta piange, soffre, ed è solo colpa nostra. Fortunatamente siamo tutti più consapevoli di questo rispetto al passato e chiudere un occhio scatena degli ovvi sensi di colpa. Dall’altra parte ci sono però un sacco di paure che ci allontanano sempre di più dall’intento di adottare uno stile di vita sostenibile: si pensa sia costoso, faticoso, per niente comodo, un po’ hippie, un po’ esagerato. Niente di tutto questo: vivere in maniera green è più semplice di quel che pensiamo. Soprattutto, non dobbiamo per forza stravolgere la nostra vita, ma scegliere gli aspetti delle nostre giornate che possono essere tranquillamente cambiati e pian piano diventare più verdi ogni giorno che passa.

Jérémie Pichon e Bénédicte Moret ce l’hanno fatta. Sono riusciti, con i loro figli, a diventare una famiglia Zero Rifiuti (anche se, come dice il titolo, lo sono “quasi”: la perfezione non esiste!) e della loro esperienza hanno fatto un blog e un libro, edito in Italia da Sonda, casa editrice che ci piace molto perché, molto attenta ai diritti di tutti e all’ambiente, propone ai bambini e alle famiglie letture leggere ma al contempo importantissime.

Insomma, “La famiglia zero rifiuti (o quasi)” racconta prima di tutto della sfida accolta dalla famiglia di Jérémie e Bénédicte, che hanno ridotto del 91% in un anno i rifiuti non riciclabili, per portarci poi all’interno di una specie di manuale per aiutarci a diventare sempre più green, riducendo al massimo i rifiuti proprio come sono riusciti a fare loro.

Tutto è nato da una considerazione: perché, nonostante lo stile di vita il più ecosostenibile possibile, i rifiuti continuavano ad essere moltissimi? Non solo quelli riciclabili, ma soprattutto quelli indifferenziati, quelli che alla fine terminano il loro viaggio nell’inceneritore… La loro battaglia è quindi iniziata e a suon di borse in tela, snack fatti in casa e spesa il più possibile sfusa i loro rifiuti sono passati dai 390 kg all’anno ai 35 dell’anno successivo.

Tutto in questo libro è leggero, al contrario dei rifiuti che ogni giorno produciamo: disegni, frasi simpatiche che prendono in giro gli “integralisti ecologici”, una grafica che coinvolge moltissimo (anche i bambini: i nostri se ne sono subito interessati). Ecco perché ci piace: perché non è un saggio pesante, ma un libro che tutti possiamo leggere decidendo o meno di raccogliere le sfide che gli autori ci propongono.

630_637.jpg

I consigli sono prima di tutto concreti (come, ad esempio, i suggerimenti su come fare la spesa, scegliendo cibi il più possibile sfusi oppure contenuti in imballaggi riciclabili, oppure sull’igiene - che può diventare altrettanto sostenibile, attraverso prodotti cosmetici eco oppure fatti in casa, con un sacco di ricette per dentifrici, detersivi, detergenti per la casa, saponi, deodoranti…), ma anche più astratti. Ovvero, gli autori ci aiutano ad entrare in una dimensione mentale nuova, più ecologica, che non significa più faticosa, ma, anzi, molto più soddisfacente!

630_635.jpg

E se la fatica o il denaro sono gli aspetti che più vi frenavano, beh, vi ricrederete! Il risparmio è incredibile, scegliendo uno stile di vita Zero Rifiuti. E la fatica (contenutissima!) viene assolutamente ripagata dalla soddisfazione.

Sara Polotti

A scuola i nostri bambini imparano moltissimo. E a discapito di ciò che si dice sulla scuola italiana sono molti gli insegnanti che portano i nostri figli in un viaggio fatto non solo di studio, compiti e voti ma costellato di validissimi insegnamenti per la vita.

Tuttavia rimane sempre una tendenza a omologare tutto, a puntare sulle regole e a eleggere le prestazioni scolastiche come segnale di successo, quando in realtà le variabili sono moltissime. Ecco perché i nostri bimbi non impareranno solo dalla scuola, ma anche dalla vita. E imparare dalla vita significa seguire l’esempio che noi genitori diamo, ma soprattutto fare delle esperienze un insegnamento, per diventare adulti sereni, di successo (e il successo, come leggerete, non è sempre standardizzato), felici e umani.

Le cose che i nostri figli non impareranno dalla scuola, ma dalla vita: è giusto che i nostri figli imparino dalle esperienze e dal nostro esempio, lasciando che capiscano che non è solo la scuola a insegnare qualcosa

Ci sono molti modi per raggiungere un obiettivo


Spesso a scuola, anche per necessità, si insegnano ai bambini metodi standardizzati, utilizzati per tutta la classe. Sono pochi i casi nei quali vengono insegnati diversi metodi, e lo si fa sempre in caso, ad esempio, di diagnosi di ADHD o dislessia. Ma in realtà ogni bambino è unico e ogni mente è unica. Ecco perché dobbiamo fare capire ai nostri figli che se hanno un metodo diverso che li fa arrivare all’obiettivo prefissato non è perché siano “sbagliati” o “diversi”: tutti abbiamo un nostro percorso mentale, e sarà quello che utilizzeremo nella vita, nel lavoro e nella risoluzione dei problemi!

Le differenze sono preziose

Sempre nel solco dell’insegnamento precedente i nostri bambini nel corso della loro vita, se spronati nel senso giusto e se guidati dal giusto esempio, capiranno che l’essere “diversi” è la norma e che le diversità sono un dono, qualcosa di prezioso da coltivare, perché è così, insieme agli altri e con la nostra unicità, che si costruiscono le cose migliori. Pensateci, anche sul lavoro: ognuno ha le sue competenze, il suo metodo, il suo essere, e in questo modo si raggiungono obiettivi molto più stimolanti e positivi rispetto a quando si ha una squadra uniformata e piatta!

È più importante il “come” del “quanto”

A volte la nostra società ci inculca il mito della quantità che pare sempre più importante della qualità. In realtà crescendo e provando esperienze sulla propria pelle ci si rende conto che il “come” facciamo le cose è più importante del “quanto” raggiungiamo.

Il metodo di studio è personale ed è molto importante (anche sul lavoro)

A scuola, come dicevamo, anche per esigenze di tempo e di spazio gli insegnanti spingono per un certo metodo di studio, che sia nel caso dell’imparare a leggere, scrivere e far di conto che in quello dello studio più puro (dalle medie e superiori). Pian piano però i nostri bambini impareranno un proprio metodo di studio, un proprio modo di raggiungere gli obiettivi, e questo è importantissimo perché darà loro una base solidissima per la vita.

Non è importante il titolo di studio, ma sei importante tu come persona

Non è detto che un laureato sappia tutto e non è assolutamente detto che una persona senza un titolo di studio ne sappia meno. Anzi: spesso la vita porta in strade diverse, ma alla fine il risultato è lo stesso. Perché ciò che conta è l’impegno, l’interesse, la qualità che mettiamo nel nostro fare le cose.

Il successo non ha una sola definizione

“Successo” non deve per forza corrispondere a “successo professionale”. E soprattutto non deve per forza corrispondere al raggiungimento di una posizione definita dalla società “in alto”. Il successo è successo quando una persona è soddisfatta di dove è, di ciò che è, di ciò che fa ogni giorno. E ciò può significare essere un dirigente d’azienda oppure essere casalinga, mamma oppure educatore volontario, impiegata, cassiere oppure manager. Il successo lo si ottiene quando si diviene la persona che vogliamo essere!

Giulia Mandrino

Come utilizzare il bonus bebè 2018

Lunedì, 11 Giugno 2018 07:23

Non tutti ne sono a conoscenza, ma la legge di stabilità 2018 (che è stata approvata lo scorso 23 dicembre al Senato) ha confermato la possibilità di sfruttare il bonus per i nuovi nati (e adottati) nel 2018. Un assegno di natalità complessivo di 960 euro, 80 euro al mese per un anno.

Ma come richiederlo e come utilizzarlo? Ecco una nostra semplice e velocissima guida per orientarsi nel mondo del Bonus Bebè!

Come utilizzare il bonus bebè 2018: una guida e qualche consiglio per sfruttare il Bonus Bebè previsto per i nuovi nati nel 2018

Cosa dice questa legge di stabilità riguardo ai nuovi nati? Nello specifico:

L’assegno di cui all’articolo 1, comma 125, della legge 23 dicembre 2014, n. 190, è riconosciuto anche per ogni figlio nato o adottato dal 1° gennaio 2018 al 31 dicembre 2018 e, con riferimento a tali soggetti, è corrisposto esclusivamente fino al compimento del primo anno di età ovvero del primo anno di ingresso nel nucleo familiare a seguito all’adozione.

In altre parole, per ogni bambini nato o adottato nel periodo 1 gennaio/31 dicembre 2018 i genitori che ne faranno richiesta potranno richiedere il Bonus Bebè di 960 euro, erogati con un assegno mensile di 80 euro.

Unica restrizione: Possono beneficiare del bonus solo i nuclei familiari con un ISEE non superiore a 25.000 euro. E la domanda deve essere presentata entro 90 giorni dalla nascita o dalla data di ingresso del minore affidato o adottato nel nucleo familiare.

Possiamo fare la richiesta in maniera molto semplice, compilando il form online presente sul sito dell’Inps, attivando un PIN personale, oppure chiamando il numero verde 803.164 (da rete fissa) o il numero 06.164.164 (numero per cellulari); infine, attraverso gli enti di patronato e gli intermediari dell’Istituto, attraverso i servizi telematici offerti dagli stessi.

Con questi 80 euro mensili possiamo davvero risparmiare e approfittarne per preparare tutto ciò di cui avremo bisogno nei primi anni di vita del nostro bimbo. Perché come sappiamo tutti gli strumenti di cui avremo necessità non sono esattamente economici, e per quanto possiamo essere attenti a ridurre lo spreco e ad attenerci allo stretto necessario, i costi sono certamente molti.

Oltre ad utilizzare il Bonus Bebè nei negozi della nostra città, se vogliamo risparmiare ancora di più possiamo certamente affidarci allo shopping online, che riserva sempre delle belle sorprese in termini di risparmio e di rapporto qualità-prezzo dei prodotti.

Come già calcolato dal comparatore di prezzi internazionale Idealo, si parla di un risparmio medio del 10% comprando attraverso gli e-commerce. Una percentuale che parrebbe esigua ma che diventa importante se pensiamo a tutte le spese che abbiamo! Perché il risparmio è “medio”, ma possiamo arrivare a pagare addirittura il 25% in meno sui biberon, il 20% sui seggiolini, il 30% sui libri, e il 15% sui pannolini (anche lavabili!). L’intimo per bebè arriva addirittura a costare il 40% in meno.

il-bonus-bebe-arriva-dalle-commerce-4.jpeg

Affidandoci quindi agli e-commerce di prodotti per bambini e neonati possiamo risparmiare moltissimo, sfruttando così fino in fondo il nostro Bonus Bebè 2018, ottimizzando gli acquisti e concedendoci, con i soldi risparmiati, qualche sfizio o prodotto particolare che sarebbe rimasto in “forse”.

I prodotti su cui puntare? I pannolini lavabili, i biberon, un bel seggiolino per auto, un passeggino solido e tante, tante tutine!

Giulia Mandrino

6 ricette di riso per l’estate

Venerdì, 08 Giugno 2018 13:36

Riso in estate non significa solo insalata di riso freddo con un triste condimento già pronto! Certo, amiamo anche noi il riso freddo con pomodorini, piselli, mais e tonno, ma perché non sbizzarrirsi con ricette altrettanto facili che profumano allo stesso modo di estate?

6 ricette di riso per l’estate: dalla paella alla finta tartare, ecco le nostre ricette con il riso da proporre in tavola in estate

Tartare di riso con gamberi e avocado

Noi la chiamiamo tartare, ma in realtà ne ha solo la forma. Ma piace moltissimo ai bambini! Utilizziamo il riso basmati bianco freddo (magari quello che abbiamo utilizzato per il contorno della sera prima). Lo mettiamo in un coppapasta e lo schiacciamo bene, quindi sopra adagiamo, schiacciando anch’essi, due gamberi cotti e dell’avocado tagliato a cubetti. Spolveriamo con dei semi misti (papavero, chia, girasole) e condiamo con un filo d’olio, un pizzico di sale e dell’aceto balsamico (oppure con della semplice salsa di soia).

photo-1500040760498-8be2dccbdea7.jpeg

Paella di pesce veloce

La nostra ricetta della paella di pesce è tra le più gettonate per le sere d’estate: tante verdure, tanto pesce e tanto gusto contribuiscono a creare un piatto fresco e delizioso. Trovate qui la nostra ricetta super veloce.

photo-1512058564366-18510be2db19.jpeg

Paella di pollo

Teniamo gli stessi ingredienti della paella di pesce veloce ma sostituiamo il pesce semplicemente con del pollo a tocchetti, da inserire in padella insieme alle verdure.

Riso alle spezie

Sciacquiamo sotto acqua corrente circa 300 grammi di riso basmati, quindi mettiamolo in una padella antiaderente larga coprendolo con acqua (circa il doppio del volume). Aggiungiamo anche della curcuma e del curry di Madras (non molto, a seconda del gusto) e mescoliamo bene, quindi copriamo con un coperchio, lasciamo che arrivi a bollore l’acqua, abbassiamo la fiamma e lasciamo cuocere per circa 15 minuti. Spegniamo il fuoco, lasciamo riposare un paio di minuti e serviamo, condendo nel piatto con un filo d’olio, della frutta secca tritata e dei semi di sesamo neri e bianchi.

photo-1517646458010-ea6bd9f4a75f.jpeg

Biscotti farina di riso e mandorle

In una terrina mescoliamo 250 grammi di farina di riso, 90 grammi di mandorle tritate, la scorza grattugiata di un limone e un cucchiaino di lievito per dolci. In un’altra ciotola sbattiamo due uova con 90 grammi di zucchero di canna integrale fino ad ottenere un composto spumoso. Uniamo i due composti, quindi aggiungiamo 80 grammi di olio di semi di arachide e mescoliamo molto bene. Il composto dovrà risultare appiccicoso e non troppo liquido. Con le mani formiamo delle palline, schiacciamole leggermente, schiacciamoci sopra qualche mandorla a lamelle e poniamole su una teglia coperta da carta forno. Cuociamo i nostri biscotti in forno preriscaldato a 180 gradi per circa 12 minuti.

photo-1436565121087-bb8d210c9752.jpeg

Riso bianco e nero con ananas e verdure

Mentre facciamo bollire in una pentola 300 grammi di riso nero e bianco (di due tipologie con lo stesso tempo di cottura), prepariamo un mix di verdure tagliate. Carote, zucchine e porro. Dopodiché tagliamo a cubetti quattro fette di ananas. In una padella antiaderente facciamo saltare il porro con un filo d’olio, quindi buttiamo anche le carote, le zucchine e l’ananas. Una volta cotto il riso scoliamolo bene e gettiamolo in padella con le verdure. Aggiungiamo della salsa di soia e saltiamolo bene, lasciando che si insaporisca. Possiamo servire il riso ben caldo oppure assaporarlo freddo.

photo-1504670555658-db8fb2e908ac.jpeg

Giulia Mandrino

Come parlare del corpo alle nostre bambine

Venerdì, 08 Giugno 2018 09:39

Trasmettere un’idea sana e rispettosa del corpo alle nostre bambine è ormai difficilissimo. Non tanto per ciò che insegniamo loro in casa, ma per ciò che vedono ogni giorno, sui manifesti, in televisione, a scuola, sui giornali, nelle pubblicità, nei video musicali. Siamo bombardate ogni giorno di immagini che falsificano la bellezza naturale e autentica del corpo femminile e anche le nostre bambine sono vittima di questa distorsione.

Ecco perché è importantissimo, fin da quando sono piccole, aprire un dialogo sull’argomento corpo, parlandone ma soprattutto accennando sempre alla bellezza vera e autentica, all’importanza della salute rispetto all’estetica e, soprattutto, all’accettazione di noi stesse per come siamo.

Sappiamo che è difficile, ma a volte basta scegliere le parole giuste per crescere bambine che, una volta adulte, abbiano un rapporto sano e rispettoso con il proprio corpo!

Come parlare del corpo alle nostre bambine: in una società che distorce l’immagine del corpo femminile, le parole da utilizzare per crescere donne rispettose e autentiche

Sembra scontato, ma spesso una relazione difficoltosa con il proprio corpo arriva dalle parole che sentiamo arrivarci. Le prime sono spesso quelle che sentiamo dai nostri genitori. Ecco perché è importante focalizzarci non sull’estetica, ma sull’anatomia. Cosa significa? Significa evitare di dire: “Sei cicciottella”. “Sei in forma ultimamente!”. “Se mangi scoppi”. “Sei dimagrita”. Significa invece parlare di come funziona l’organismo, della funzione di ogni sua parte, dell’importanza dell’alimentazione. Ma non in relazione all’aspetto esteriore. Mangiare bene vuol dire stare bene, non essere belle. Sproniamo, quindi, è giusto, ma non puntando sull’aspetto esteriore. Puntiamo sui benefici di una vita sana: stare bene con il corpo fa stare meglio, fa essere raggianti, ci fa sentire forti e mai stanchi, ci fa sentire vivi e felici.

Non dimentichiamo poi che i bambini sono spugne e che il nostro esempio è il primo che accolgono facendolo loro. Ecco perché dovremmo evitare di lamentarci del nostro corpo. Di stigmatizzare certi cibi. Di mostrare che siamo sempre a dieta non tanto perché ci fa bene, ma perché vogliamo a tutti i costi dimagrire. Proporre un’alimentazione sana in casa non deve nascere da un motivo estetico, ma prima di tutto benefico, salutare.

Evitiamo quindi di giudicare un corpo. Non solo il nostro, ma quello di chiunque. E non solo per strada, o nei confronti di qualcuno che conosciamo (per fortuna sappiamo che non accade spesso!), ma anche, talvolta involontariamente, quello delle conduttrici in tv, delle attrici, delle cantanti, delle modelle sulle riviste, siano magre o un po’ più tonde, belle o brutte. Perché faremmo passare solamente l’idea che in fin dei conti il mondo ha ragione: l’estetica è importante. Quando sappiamo che in realtà non è tutto.

Insegniamo quindi loro ad essere gentili, che è il primo passo verso il diventare persone non giudicanti, e che che è anche la prima caratteristica di chi si ama: amare il prossimo, amare noi stesse. Tutto contribuisce al nostro benessere.

E poi insegniamo loro che lo sport fa bene, ma non solo per “stare in forma”. Perché correre rende felici, danzare fa sfogare, giocare a calcio è entusiasmante, camminare in montagna è rilassante e bellissimo.

Insegniamo loro ad amare il proprio corpo per ciò che è, per ciò che ci dona. Amare il proprio corpo significa mangiare ricette sane cucinate in casa con amore, camminare e correre perché è bellissimo, provare sempre a costruire con le nostre mani e a testare la nostra forza (mica sono solo gli uomini a spostare i mobili). Amare il proprio corpo è bellissimo, perché ci consente di sfruttarlo fino in fondo.

Le nostre gambe non saranno tornite come quelle sulle riviste e il nostro seno non così prorompente, ma sono gambe, sono seni, sono parti di un corpo comunque stupendo che ci permette di vivere una vita piena e bellissima!

Giulia Mandrino

La settimana scorsa, ospiti di Orogel, abbiamo conosciuto non solo un’azienda rispettosa e molto valida, ma anche un’altra piccola realtà che ci ha colpito il cuore. Federica era infatti lì, nel prato, con il suo food truck, Green Pepper, a proporci una cucina di strada gustosa eppure leggera, verde e deliziosa. 


WhatsApp Image 2018-06-04 at 11.11.27.jpeg

Abbiamo chiacchierato con lei e abbiamo scoperto che il suo Green Pepper è molto di più di un furgoncino che porta in giro cibo e bevande. È una scelta etica di ristorazione, un nuovo modo di portare al pubblico il buon cibo naturale. Perché ormai il cibo di strada non è più solo junk food, ma si trovano delle realtà, come quelle di Federica Zammarchi, assolutamente di qualità, sane e buonissime!

Green Pepper, il food truck che cambia l’idea di catering: il furgoncino che porta al pubblico del cibo di strada delizioso, di qualità e naturale

Federica Zammarchi ha lavorato nella ristorazione per qualche anno. Ma non le bastava. Sentiva che poteva fare molto di più. Ha così preso in mano la sua vita e ha deciso di mettersi in proprio, creando una realtà che potesse rappresentarla fino in fondo, seguendo i suoi ideali, la sua filosofia e le sue aspirazioni più vere.

Federica voleva essere un “camaleonte capace di spostarsi in varie situazioni”, in varie realtà, realtà diverse tra loro ma mantenendo sempre un filo conduttore comune, quello dei prodotti di qualità, stagionali e della zona in cui lavora, quella di Cesena, anche se per natura non sta mai ferma!

Già, perché c’è un’altra caratteristica: Federica non si voleva fermare, fossilizzandosi in un luogo che non la rappresentava appieno.

È nato così Green Pepper, food truck che si muove sulla strada, che non si ferma mai e che porta il buon cibo a tutti mantenendo sempre la sua bellissima identità.

jcbk,bvwec.jpg

Potrà quindi capitarvi di imbattervi nel furgoncino Citroen un po’ retrò color turchese di Federica, la cucina itinerante delle meraviglie. Qui troverete di volta in volta piatti differenti, a seconda della zona e della stagione. Gazpacho deliziosi, pancake al grano saraceno, verdurine saltate, pranzetti veloci, pranzetti leggeri, pranzetti gustosi, piatti un po’ etnici, humus, panini… Di tutto di più, quindi, con la costante del gusto, del rispetto per le materie e della naturalezza.

rvwv3qre.jpg     WhatsApp Image 2018-06-04 at 11.11.29.jpeg

Green Pepper fa quindi catering a domicilio, eventi aziendali, mercatini, concerti e varie realtà, sempre con l’idea di smontare la vecchia idea del catering pesante, lungo e costoso. E attraverso il suo buon cibo trasmette non solo la bontà delle ricette semplici, ma anche la preziosità della biodiversità del territorio nel quale lavora.

Il futuro di Federica? Mantenere questo messaggio spargendolo sempre più nel mondo, affiancando a Green Pepper “Green Bean”, la roulotte azzurra e bianca, per creare uno spazio nel quale tante piccole realtà locali possano prendere parola. Perché portare il buon cibo alla gente non significa solo nutrire il corpo, ma anche le menti e lo spirito, raccontando ciò che sta dietro ad ogni realtà.

Image-2.jpg

Giulia Mandrino

Energetica e saporita, la smoothie bowl a forma di orsetto è una delle merende preferite dai miei bambini, in particolar modo in estate, perché è davvero fresca e deliziosa! Per renderla ancora più divertente e appetitosa io la trasformo in un animaletto sfruttanto tanti super alimenti come i semi e la frutta fresca.

La smoothie bowl a forma di orsetto: una merenda divertente e gustosa perfetta per l'estate

 

Sara

sara.png

Cecilia

Untitled_design-3.jpg