Il regalo per la promozione è uno strumento giusto o sbagliato?

È una tradizione che molti genitori seguono spesso: il regalo alla fine dell’anno dopo aver ricevuto la pagella dei figli. Che sia perché sono stati semplicemente promossi o perché hanno voti altissimi, non c’è un criterio uguale per tutti, perché c’è chi (soprattutto alle superiori) rischia una bocciatura e alla fine la scampa, oppure chi è riuscito nel suo intento di avere tutti 10 in pagella. Sono i genitori a sapere qual è il risultato da premiare.

Ma questa tradizione contiene in sé delle insidie e dei rischi. Non tanto per il gesto, che può essere molto carino, ma per il messaggio che si nasconde dietro.

Vediamo quindi quali accortezze prendere e come non rischiare che il premio per la promozione possa rivelarsi controproducente.

Il regalo per la promozione è uno strumento giusto o sbagliato? Meglio focalizzarsi più sull’impegno che sul risultato in sé, senza pressioni e sempre con orgoglio

Perché diciamo controproducente? Semplice, perché con il regalo per la promozione rischiamo di fare entrare i nostri bambini in un meccanismo che li porta ad associare solo i voti con il successo. Quando sappiamo che in realtà non è così, perché il voto è semplicemente un metodo di valutazione non per identificare qualcuno come “bravo” ma per capire i limiti e i pregi scolastici dei nostri figli. Un brutto voto, insomma, non significa “non hai fatto il tuo dovere” o “stai fallendo come persona”, ma semplicemente “devi impegnarti di più perché in questa materia ancora non hai capito come muoverti”.

Di conseguenza premiare semplicemente in base al voto non ha molto senso. Soprattutto, non ha senso utilizzare il regalo come premio o ricatto: in troppi ancora spingono i figli a studiare di più con la promessa di uno smartphone, un videogioco, una bicicletta o quant’altro, negando poi questo premio nel momento in cui i voti deludono. Quasi per forza poi i bambini assoceranno la scuola e lo studio con qualcosa di stressante, ma soprattutto vivranno il brutto voto come un fallimento non tanto scolastico ma personale.

Oltre a non promettere regali solo in caso di “vittoria” è quindi bene anche cercare di non vivere (da genitori) e far vivere ai nostri figli i brutti voti come qualcosa di negativo, reagendo con rabbia. Dovremmo invece sfruttare il brutto voto come un’opportunità per capire la direzione da prendere.

Certo, da genitori sapremo anche capire a fondo quando si tratta di un brutto voto con risvolti positivi oppure menefreghismo: l’impegno deve esserci sempre, e quando i figli palesemente non ci mettono nemmeno un briciolo di volontà allora la frustrazione e la rabbia sono quasi inevitabili. Ma, di nuovo, dobbiamo fin dai primi anni di scuola essere in grado di misurare le nostre reazioni.

Alla fine, quindi, il regalo per la promozione può essere qualcosa di positivo, ma solo se compreso e se proposto con il giusto spirito. Può essere un regalo per l’impegno e non per i voti, innanzitutto: magari alla fine in quella materia ostica sono riusciti a portare a casa solo un 6, ma sappiamo che è stato un 6 faticato e pieno di impegno. Idem per i voti alti: sappiamo quanto ci tenevano e siamo orgogliosi di loro. Ma l’orgoglio deve esserci sempre, a prescindere dal voto singolo e preso così com’è.

Scegliamo poi un premio più simbolico che materiale. In questo modo ad essere valorizzato sarà il sentimento d’amore e orgoglio che proviamo più che il “ce l’hai fatta allora ti meriti un premio alla tua altezza” (che, nel caso di voti bassi o fallimento significa, nella testa del bambino o del ragazzo: “I tuoi voti a scuola mostrano che TU sei un fallimento e quindi non te lo meriti”).

Infine, importantissimo, è doveroso evitare sempre di identificare il regalo come un premio o, al contrario, un ricatto: diciamo stop ai soliti “Se verrai promosso ti regalo la bici”. In questo modo i bambini vivranno la scuola in maniera più armoniosa e più seria. E il regalo potrà essere davvero qualcosa di positivo, non per il voto in sé o per la promozione, ma per l’impegno che ci hanno messo durante tutto l’anno.

Giulia Mandrino

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