La gravidanza e la nascita nelle tradizioni nel mondo

Un bambino che nasce è quanto di più naturale possa esistere. Ogni giorno nel mondo nascono 350000 bambini, e per quanto possa fare paura questa meraviglia della vita è davvero ciò che accomuna tutti gli esseri umani, per quanto diversi siamo. La diversità però è certamente una ricchezza, anche quando si parla di nascita: nel mondo ci sono culture, tradizioni e credenze tutte diverse tra loro, e tutte, ma davvero tutte, interessantissime.

Ecco quindi, dopo la serie di articoli attraverso i quali vi avevamo parlato delle tradizioni legate alla nascita e della maternità nel mondo (in Cile, in Svezia, in India e in Cina, ad esempio), alcune tradizioni legate più strettamente alla gravidanza, un periodo magico che tutte le donne attorno al mondo vivono.

La gravidanza e la nascita nelle tradizioni nel mondo: come le mamme affrontano la gravidanza e la nascita in giro per il mondo

Ciò che differenzia le culture in giro per il mondo sono la lingua, la religione, la filosofia e la visione della vita, e queste differenze si traducono anche in differenti modi di accogliere la vita (tutti molto belli o interessanti).

Come la viviamo noi? Molto tranquillamente, se prendiamo le altre culture del mondo (che poi vedremo). Intendiamo infatti la gravidanza come uno stato fisiologico (la maggior parte delle volte) e cerchiamo di vivere i nove mesi in tranquillità e serenità, mantenendo comunque il più possibile il nostro stile di vita e facendo tutto il possibile per assicurarci una buona salute (nostra e del nascituro), un po’ come accade in Ethiopia, ad esempio. Inoltre, fino a non molto tempo fa si riteneva utile rimanere in casa con il bambino senza mai uscire per almeno un mese, per evitare di esporre i bambini ai germi e al freddo (esattamente come in Colombia).

Questa tranquillità, tuttavia, non è niente se paragonata alle popolazioni che discendono dai Maya, e che ancora vivono in America Centrale: lì, infatti, la tranquillità è portata davvero all’estremo, dal momento che le donne incinte hanno davvero paura di tutto ciò che dall’esterno potrebbe nuocere al bambino (e quindi malattie, stress, ma anche spiriti maligni e cattiveria di chi sta loro attorno). Per questo per tutti i nove mesi cercano di vivere segregate, senza uscire, creando un nido protetto in casa fino alla nascita del piccolo.

Lo stesso discorso vale per alcune popolazioni dell’Asia, che addirittura credono che dal momento che la personalità del bambino secondo loro può essere influenzata dallo stato mentale della madre durante la gravidanza, cercano di far sì che la madre eviti al massimo il sesso, i funerali, scatti d’ira o cambiamenti repentini d’umore e addirittura i pettegolezzi!

Per quanto riguarda il momento del parto, è interessante vedere come in certe zone del mondo ci siano vari modi per alleviare il dolore. In Guatemala, ad esempio, le madri in travaglio bevono della birra nella quale è stata bollita una cipolla rossa, per velocizzare il processo, mentre gli Indiani d’America utilizzano ancora una particolare radice che di dice incoraggi le contrazioni uterine; in Marocco, invece, la pancia delle partorienti viene massaggiata con degli oli essenziali per diminuire il dolore e il fastidio. In India, invece, nulla di tutto questo, ma semplicemente l’abbandono totale al parto: le mamme, infatti, si sciolgono i capelli, si tolgono tutti i gioielli e si struccano, abbandonandosi al dolore e abbracciando la naturalezza del processo.

Subito dopo la nascita, ogni Paese ha le sue abitudini e tradizioni. Come dicevamo, le mamme italiane erano solite non uscire per un mese, ma anche la Cina ha una tradizione simile, poiché anche loro credono che esporsi al freddo significa indebolirsi. E non sembrerà così strano, ad esempio, se paragonato alla credenza degli eschimesi che il bambino debba avere il benvenuto al mondo con una formale stretta di mano, o, addirittura, quella degli abitanti di Bali, che non lasciano che i piedi dei bambini tocchino terra, assolutamente, per 105 giorni.

Interessanti anche le tradizioni di accudimento delle nuove madri: se nel Nord Europa, ad esempio in Islanda e in Olanda, una volta uscite dall’ospedale le mamme hanno un’ostetrica a loro disposizione che per qualche tempo le visita ogni giorno, in Vietnam ad accudire la nuova mamma è la suocera, che si trasferisce per un mese a casa della famiglia, mentre in Indonesia, anche senza una figura di riferimento, le mamme hanno diritto ad un massaggio giornaliero di 90 minuti per mandare via lo stress e prevenire malattie.

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Sara

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Cecilia

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