Perché le mamme non dovrebbero rinunciare al sonno, senza sensi di colpa

Un luogo comune, un cliché o una verità? Quando nasce un bambino una tra le prime cose che vengono in mente è: “ok, non si dorme più”. È vero: i ritmi della famiglia cambiano, perché devono assestarsi sui bisogni del neonato, e spesso i ritmi sonno-veglia vengono scombussolati (addirittura, a volte, per qualche anno).

Quindi no, non è un luogo comune (anche se dipende dai casi, naturalmente). Detto questo, c’è un altro luogo comune da analizzare: anche a causa della pressione sociale, spesso le mamme si sentono “obbligate” a rinunciare al sonno, con atteggiamento stoico e senza lamentarsi, perché, beh, è così che deve essere. Ma allo stesso tempo dimentichiamo una cosa: che il sonno è fondamentale per il benessere, e che il benessere dei genitori è necessario per il benessere del bambino. Dove sta, dunque, l’equilibrio?

Ogni famiglia saprà dove sta questo equilibrio, perché ogni famiglia è diversa. Tuttavia è bene chiarire una cosa: non fa bene rinunciare al dormire. Mai. E cercando il proprio equilibrio (che è fatto anche di aiuto da parte del partner, anche quando la mamma allatta!) ricordiamoci sempre i motivi per quali le mamme non dovrebbero rinunciare al sonno.

Perché le mamme non dovrebbero rinunciare al sonno, senza sensi di colpa: i motivi per i quali dormire dovrebbe essere tra le priorità di una madre

Innanzitutto, mettiamoci in testa una cosa: non dormire non significa avere più tempo per il resto. Non vuol dire fare spazio ad altre cose. Perché, essendo una funzione vitale e necessaria, rinunciare al sonno è controproducente, soprattutto quando una madre cerca di dormire meno ore, svegliandosi prima, per avere più ore a disposizione durante il giorno per tutte quelle faccende che rimangono indietro. Non è così, perché non dormire abbastanza ci rende letargici, ci toglie le energie e rende il tempo svegli meno producente. Ecco perché dovremmo sempre e comunque dormire le ore di sonno che ci fanno bene (che solitamente sono 8, ma che variano da persona a persona).

Certo, è difficile incastrare tutto con un nuovo bambino in casa, ma è bene comunque ricordare che possiamo rendere le ore di veglia più piene e produttive dormendo un’ora in più, piuttosto che un’ora in meno. Dormire bene e abbastanza ci fa sentire più energici, più felici e più produttivi, punto. Non sentiamoci in colpa.

Il secondo punto tocca invece la parità di genere. Sono molti gli studi che suggeriscono che, con l’arrivo di un bambino, a soffrire di privazione del sonno sono le madri, e che i padri - spesso e volentieri - non sono toccati da questa situazione (ovvero: il loro ritmo non cambia molto). Questo perché la società continua a promuovere il mito della super mamma perfetta che fa tutto, che non soffre se non dorme, e che, se dorme, deve sentirsi in colpa perché non sta accudendo al meglio il proprio bambino. Ma no, cercare di dormire non significa essere pigre! E dato che in casa la maggior parte delle volte si è in due, è bene dividersi i compiti e le ore di sonno. Anche in questo modo si raggiunge la parità.

Allo stesso modo, non dormire abbastanza influenza la disparità di genere non solo in casa, ma anche al lavoro. Siamo quasi nel 2020 ma ancora, nel mondo professionale, le donne che lavorano subiscono mobbing, e quando non è mobbing è semplice pressione sociale. Ovvero: sul posto di lavoro una donna subisce molta più pressione e affronta molte più barriere rispetto ad un uomo, e questo è un fatto. Quando, dopo la maternità, si torna al lavoro, non dormire a sufficienza può diventare un’ulteriore barriera, perché rende il lavoro molto più faticoso e le performance professionali ne risentono. Senza sensi di colpa, quindi, riappropriamoci del nostro dormire: sarà un’arma per farcela sempre di più e con sempre meno fatica anche sul lavoro! E stare bene sul lavoro, lo sappiamo, significa benessere anche in famiglia, come in un circolo virtuoso.

Sempre in ambito di circoli virtuosi, ecco l’ultimo e importantissimo motivo per il quale non dovremmo rinunciare al sonno, senza colpevolizzarci, ma cercare, quando possibile, di farne una priorità: il sonno è una funzione primaria del nostro organismo e non dormire significa mettere a dura prova e in pericolo il nostro corpo. L’insufficienza di sonno provoca obesità, ipertensione, diabete e problemi di cuore, oltre a stress, ansia, sbalzi d’umore e depressione. Il sonno, quindi, impatta fisicamente il nostro corpo e la nostra mente, e stare male significa diffondere questo malessere anche attorno a noi. I nostri bambini lo sentono, i nostri partner lo sentono, la nostra famiglia, gli amici e i colleghi lo sentono, e si crea una catena devastante nella quale tutti sono affetti da questo malumore, da questo malessere. Avere più ore (anche se come abbiamo visto non abbiamo in realtà più ore!) è più importante di essere sereni? No. Essere irritabili con i bambini è peggio. E il discorso torna sempre sul tempo: meglio più tempo male speso o meno tempo speso con qualità?

Insomma: dormire ci fa stare bene. Ci mantiene in salute. Ci mantiene sereni, e con noi la nostra famiglia. Perché rinunciarvi in onore dello stereotipo - falso - della super mamma?

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Sara

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Cecilia

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