Tornare al corsivo per allenare mente e anima

La tecnologia è bivalente: è comodissima, è utile, è importante per le connessioni, per le informazioni e per la cultura, per la scienza e per tutti gli ambiti umani. Ma dall’altra parte è anche pericolosa (ve lo abbiamo spiegato qua), anche per il fatto di allontanarci dalle nostre radici, non solo dalla vita all’aperto ma anche da tutti quei gesti naturali e secolari che rendono l’essere umano ciò che è. Ad esempio? La scrittura.

Ok, i nostri bambini a scuola imparano a scrivere in maniera “analogica”. Ma da un certo punto in poi la vita porta tutti, ormai, a scrivere quasi esclusivamente su tastiere e schermi, abbandonando così la scrittura. E quando utilizziamo poco la scrittura tendiamo ad utilizzare quella più semplice, dello stampato maiuscolo e dello stampatello minuscolo, lasciando indietro quella più importante, il corsivo. Ma il corsivo è davvero fondamentale, sapete?

Tornare al corsivo per allenare mente e anima: perché è necessario tornare alla scrittura manuale diminuendo quella digitale per fare del bene al nostro cervello e al nostro benessere mentale

I nostri bambini non usano più le mani. Non, almeno, come le utilizzavano i nostri avi e nemmeno come le utilizzavamo noi, che non siamo nati con il digitale. Loro, d’altro canto, sono effettivamente nativi digitali. Sono nati in un mondo nel quale gli schermi sono in ogni casa (e non parliamo della tv, ma dei computer, degli smartphone e dei tablet), e di conseguenza ormai è normale vedere bimbi di due o tre anni pigiare tasti e toccare schermi meglio di noi.

Sono skill, queste, di certo importanti: cresceranno già capaci di utilizzare le tecnologie che muovono il mondo. Ma dall’altra parte c’è un pericolo, ovvero quello di non sapere utilizzare invece le loro mani e la loro mente come dovrebbero. Pensiamoci: sono tantissimi i gesti ormai abbandonati che noi invece compivamo. Imparare le lettere scorrendo il dito su un giornale, disegnare con una matita su un foglio e non con un dito su un tablet, ascoltare la musica riavvolgendo le cassette con una matita e non pigiando un’icona…

La manualità fine, in altre parole, non viene stimolata come una volta e questo ha portato inevitabilmente a problemi diffusi di disgrafia, ovvero di difficoltà a scrivere a mano. La disgrafia (o disturbo dell’espressione scritta) colpisce il 20% degli studienti (soprattutto maschi), ragazzi che pur essendo capaci di scrivere al computer, navigare in internet e scattare fotografie digitali si trovano in estrema difficoltà quando devono scrivere con la matita e con la penna. Non solo: questa incapacità si estende a tutte le azioni manuali, come l’allacciarsi le scarpe, ad esempio, l’andare in bicicletta, l’arrampicarsi. Perché? Semplicemente perché i bambini passano più tempo sui tablet che nella vita reale.

Ma cosa c’entra la scrittura a mano e in corsivo con tutto questo? C’entra. A dirlo è un articolo pubblicato su Psychology Today, "Perché la scrittura manuale può renderti più intelligente": alcuni scienziati hanno scoperto che imparare a scrivere il corsivo (e a leggerlo) è fondamentale per lo sviluppo cognitivo poiché aiuta il cervello con la “specializzazione funzionale”, ovvero la capacità di ottimizzare l’efficienza. Imparando a scrivere in corsivo, il cervello mette in moto varie capacità, dal controllo del movimento al pensiero più puro, e moltissime aree cerebrali vengono attivate.

Scrivere attraverso una tastiera non è la stessa cosa: non c’è controllo della motricità fine, non c’è una così alta coordinazione occhio-mano, e soprattutto non c’è così tanto pensiero coinvolto. Non c’è nemmeno troppo esercizio per imparare a farlo, o almeno non tanto quanto quello coinvolto nella scrittura in corsivo. E alcuni studi (come questo) lo dicono chiaro: prendere appunti su tastiera non è così efficace come prenderli a penna.

Il corsivo, ormai, sta scomparendo, pare. I bambini e i ragazzi non sanno più leggerlo, né tantomeno scriverlo. Ma il corsivo è importantissimo, poiché diverso dallo stampatello, più complesso, più veloce, più da decodificare. Il pensiero è coinvolto molto di più rispetto allo scrivere con il computer o in stampato. Le lettere si legano a seconda di chi hanno davanti e dietro, vanno riconosciute. E poi è più veloce.

A conferma di tutto questo c’è un libro molto interessante, “Il corsivo, encefalogramma dell’anima” di Irene Bertoglio e Giuseppe Rescaldina, un saggio che mette in luce come il corsivo sia di fondamentale importanza per la vita. Anche gli autori portano studi scientifici (come quello che svela come per scrivere in stampato, in corsivo e su tastiera si attivino schemi cerebrali diversi e separati e come i bambini che imparano il corsivo sviluppino più memoria e comprensione rispetto agli altri), ma parlano anche di come l’abbandono della scrittura a mano rischi di farci perdere funzioni del cervello antiche e importanti, pregiate e preziose, così come di farci perdere l’autodisciplina, il pensiero critico, la creatività individuale e l’originalità.

Esatto, l’originalità: vogliamo mettere il piacere di scrivere bene, correttamente, con una nostra scrittura riconoscibile, rispetto all’anonimato di caratteri uguali su tutti gli schermi di tutte le persone del mondo? Ah, i bei tempi in cui potevamo ancora dire: “Sì sì, riconosco la tua scrittura!”.

Giulia Mandrino

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