Il tavolino della pace

Alla scuola materna, a scuola, a casa: questo tavolino potete allestirlo dove volete. A cosa servirà? Non solo a riportare la pace in classe o in casa, ma a fare crescere mentalmente e socialmente i vostri bambini, che impareranno attraverso un esercizio piacevole e pieno di pace a conoscersi, a risolvere i problemi e a ridimensionare le situazioni.

Il tavolino della pace: come un piccolo pezzo d’arredamento cambia le giornate e fa crescere i bambini

L’idea è questa: allestire un tavolino della pace in un bell’angolo della stanza. Come dicevamo, è ottimo a scuola, ma anche a casa. E non serve molto: un tavolino, qualche piccola seggiola, una lampada con luce soffusa e qualche cuscino comodo.

Piazziamo il tavolo in un angolino, e, se vogliamo, decoriamolo con tovaglie colorate o centrini sfiziosi. Qua e là sulle pareti attorno, poi, se vogliamo possiamo incollare e appicciare dei disegni fatti dagli stessi bambini. Rendiamo insomma l’angolo accogliente e rilassante. Sarà qui che i bambini potranno accomodarsi per esercitare il concetto di “pace”.

Il tavolino della pace sarà infatti il luogo in classe o a casa adibito alla risoluzione dei conflitti, un concetto che i bambini possono sperimentare fin da piccoli e che, se aiutati nella comprensione, poi aiutarli a crescere socialmente in maniera armoniosa.

Quando c’è un conflitto tra i bambini, quindi, il problema può essere spostato al tavolino. I bambini si siedono e cominciano a risolverlo. Partendo, ovviamente, dalla dichiarazione di cosa c’è che non va.

“Cosa ha fatto lui/lei per farti arrabbiare?”. “Cosa hai fatto tu di sbagliato?”. Le domande che possiamo porre (in un primo momento: poi saranno i bambini a imparare a condurre la discussione) sono infinite, ma sono importantissime perché servono sostanzialmente ad una cosa: a ragionare ad alta voce e a dare un nome hai sentimenti che i bambini hanno dentro di loro.

Dopodiché si procede cercando di capire meglio i sentimenti (“Come ti senti quando lui si comporta così? Come ti senti quando fai qualcosa che ritieni sbagliato? Come ti senti ora?”): di nuovo, sono tutti passi per ragionare insieme.

Tutto questo non serve solo a fare entrare in contatto il bambino con ciò che sente, ma serve soprattutto a farlo entrare in empatia con l’altro, capendo ciò che prova, realizzando che le azioni hanno conseguenze e mettendosi sempre nei panni dell’altro.

È un esercizio, questo, non utile sono per fare pace, quindi, ma per crescere: se i bambini non provano a capire cosa sente l’altro e non imparano ad esprimere ciò che provano (non solo quando stanno bene ma anche quando si sentono arrabbiati, frustrati, tristi, traditi o messi da parte, per dirne alcuni), cresceranno senza punti di riferimento nel mondo delle relazioni. Cresceranno egoisti, e non su un piano materiale, ma emotivo. In senso più profondo e meno tangibile, ma altrettanto importante.

Una volta che i sentimenti saranno aperti sul tavolo (metaforicamente) la pace tra i litiganti arriverà pian piano da sola. E sarà bellissimo assistere agli scambi di battute, alle condivisioni di sentimenti e alle risorse che i bambini metteranno in pratica! La maggior parte delle volte, infatti, semplicemente l’esprimere i propri sentimenti vicendevolmente aiuta a riappacificarsi. Perché i bambini, di volta in volta, imparano a capire davvero l’altro: se sto soffrendo io, anche lui sta male. Perché dobbiamo stare male insieme se c’è una soluzione semplice?

Il compromesso, la calma, l’empatia, la risoluzione dei problemi, il prendersi le proprie responsabilità, pensare a come si sente l’altro, a cosa provochiamo nell’altro: tutte capacità semplici eppure gigantesche, che i bambini imparano pian piano vivendole, e non solo attraverso mere spiegazioni!

Giulia Mandrino

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