I compiti, che tormento!

Chi ha un figlio che frequenta la scuola dell’obbligo, sa quanto possa essere difficile a volte per loro, e di conseguenza per noi, fare i compiti a casa! Spesso la difficoltà nel gestire questa situazione porta a vere e proprie difficoltà relazionali tra genitori e bambini, ne derivano vere e proprie incomprensioni e distanze affettive. Per noi adulti sono piccoli doveri, “l’unico impegno che hanno”, per loro possono essere grandi montagne da scalare ed incomprensibili carichi cognitivi.

Vediamo insieme allora cosa possiamo fare per rendere questa esperienza il meno traumatica possibile.

L'atteggiamento

Innanzitutto è il nostro atteggiamento mentale che fa la differenza.

Comprensione e pacatezza sono le armi vincenti, con un atteggiamento autoritario, pretenzioso e giudicante non otterremo grandi risultati. Quindi, armati di santa pazienza, predisponiamo l’ambiente in modo da ottenere il miglior risultato possibile.

I consigli pratici

  1. Concediamo ai bambini un po’ di tempo per riposare dopo le fatiche scolastiche, fare merenda o rilassarsi e poi invitiamoli a fare i compiti in un ambiente adatto, lontano da fonti di distrazione come giochi o tv.
  2. Aiutiamoli ad imparare ad organizzare le attività: guardiamo insieme a loro il diario, decidiamo da quale compito partire (meglio iniziare dal più difficile) e predisponiamo sulla scrivania o tavolo solo l’occorrente scolastico necessario.
  3. Altro fattore fondamentale è il tempo. Non mettiamo loro fretta, ogni bambino ha i propri tempi e il nostro intervento al proposito deve essere solo di sprono nel momento in cui il bambino tende a distrarsi. Facciamo fare pause tra un compito e l’altro, tenendo conto che i bambini fino alla 3^ elementare solitamente hanno tempi di concentrazione che arrivano fino a 15 minuti .
  4. Creiamo una routine del tempo: i compiti si fanno sempre in uno stesso periodo di tempo nella giornata (evitiamo che sia dopo cena: la stanchezza renderebbe il tutto ancora più impegnativo per tutti!).
  5. Da evitare assolutamente giudizi fortemente negativi sulle loro capacità. È utile far notare loro gli errori, invitarli a cercare di fare del loro meglio, ma non lo è esprimere commenti negativi su di loro, sulla loro intelligenza, sui loro tempi o sul loro modo di approcciare a questo impegno. No quindi a frasi tipo : “Sei il solito fannullone”, “Possibile che tu non riesca a capire?”, “Sei proprio stupido”, “Sei lento come una lumaca”… Determinereste così solo una caduta dell’autostima che li farebbe sentire incapaci e non all’altezza delle vostre aspettative. Dobbiamo credere in loro, valorizzare ciò che riescono a fare e concedere loro il tempo per migliorare ciò che risulta loro faticoso.
  6. Il nostro aiuto si deve articolare in incoraggiamenti, elogi e rinforzi positivi quando fanno bene, senza sostituirsi a loro in nessun modo nell’esecuzione dei compiti. Ciò che possiamo fare nel caso di errori è far notare al bambino l’errore ed invitarlo all’autocorrezione : “Guarda, qui c’è qualcosa di sbagliato, prova a capire cos’è e correggilo”.

Ricordiamoci sempre comunque che la scuola è sicuramente un aspetto importante della vita dei nostri figli, ma la nostra relazione con loro non può ruotare unicamente intorno all’esperienza scolastica. I bambini sono molto di più di alunni! Non perdiamo di vista tutte le loro potenzialità, i loro talenti e le loro attitudini.

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Sara

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Cecilia

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