Guarda negli occhi il tuo bambino: solo così connetterai fino in fondo

Il contatto occhi a occhi è uno dei più potenti: la comunicazione e il contatto risiedono quasi tutti lì! Lo sappiamo come adulti, perché l’esperienza di vita ci ha insegnato molto, ma spesso lo diamo per scontato. Soprattutto con i nostri bambini: appena diventiamo genitori, giustamente, pensiamo che la comunicazione con i nostri figli, almeno nei primi tempi, stia tutta nell’ascolto del loro pianto e del loro corpo. Ma gli occhi sono importantissimi!

Guardare il proprio bambino negli occhi non è quindi solo dolcissimo e tenero. È fondamentale per la comunicazione e per il contatto!

Guarda negli occhi il tuo bambino: solo così connetterai fino in fondo

Quando ci perdiamo nei loro occhi tutto è magico. Scambiarsi gli sguardi, tra genitori e figli, è meraviglioso, soprattutto nei primi mesi della loro vita, quando passeremmo ora ad osservarli. Ma la buona notizia non sta solo nella tenerezza di questo gesto: guardarsi negli occhi, infatti, è una forma di comunicazione potentissima, soprattutto con i bambini piccoli, che ancora non sanno comunicare a parole.

Oltre al pianto e al contatto fisico, e oltre all’ascolto dei bisogni toccando il corpo dei nostri figli, c’è quindi lo sguardo. E a confermare il fatto che la comunicazione ne giovi tantissimo è uno studio intitolato “Lo sguardo di chi sta parlando aumenta lo scambio di informazioni tra il cervello dell’adulto e del neonato”. Già dal titolo possiamo quindi capire il succo del discorso: guardare negli occhi il proprio bambino aumenta il successo della comunicazione.

I bambini, dunque, possono comunicare anche attraverso quei loro dolcissimi occhi, e non solo con il pianto. E il motivo è semplice: come nella comunicazione tra adulti, il contatto visivo rende più forte il messaggio.

Lo studio è stato condotto da alcuni ricercatori della University of Cambridge e della Nanyang Technological University di Singapore e mostra come il contatto visivo avvicini e metta in contatto il cervello dei due comunicanti, anche nel caso in cui uno di questi due sia un infante. E questo contatto tra i due cervelli è il primo passo per migliorare la comunicazione, sia nel momento presente sia nel futuro. Insomma: comunicare oggi con i bambini anche attraverso lo sguardo migliora la comunicazione che avremo con loro quando cresceranno.

Lo studio si è basato sull’osservazione di diciassette bambini di otto mesi attraverso un elettroencefalogramma mentre venivano mostrati loro dei video di adulti intenti a cantare filastrocche e ninna-nanne. Alcuni di questi video mostravano persone che guardavano direttamente negli occhi il bambino, mentre gli altri includevano adulti che non guardavano direttamente in camera, o comunque con lo sguardo non direttamente rivolto al bimbo.

Il risultato è stato che i bambini connettevano subito con i video che mostravano gli adulti che guardavano direttamente nei loro occhi, con il cervello che si attivava maggiormente. Quando gli occhi degli adulti erano rivolti altrove, la connessione era molto più debole.

La comunicazione, dunque, risulta più forte, perché i bambini pongono più attenzione nel momento in cui c’è contatto di sguardi. E il bello è che si attivano i neuroni specchio, con il cervello dei bambini e quello degli adulti che si trovano, per così dire, a metà strada, divenendo un po’ più simili tra loro per migliorare la comunicazione e la comprensione.

Il motivo sta un po’ nel messaggio che gli occhi portano: quando un bambino si trova di fronte qualcuno che lo guarda negli occhi, sa istintivamente che quel qualcuno sta cercando di comunicare con lui. E viceversa sa che per comunicare con qualcuno è necessario il contatto occhi a occhi.

Questa connessione non è una novità: da adulti sappiamo che quando vogliamo parlare con qualcuno con la certezza che il messaggio arrivi è bene guardare negli occhi la persona che abbiamo di fronte. E diversi studi in passato hanno dimostrato l’efficacia dello sguardo: quando due persone stanno comunicando e si capiscono vicendevolmente, le onde dell’elettroencefalogramma mostrano una sorta di sincronia.

Ecco perché possiamo tranquillamente affermare che guardare negli occhi il proprio bambino è assolutamente benefico per la comunicazione: i nostri cervelli cercheranno una lunghezza d’onda comune, ci si capirà meglio, il messaggio verrà recepito (vicendevolmente) meglio e i bimbi impareranno anche in maniera più efficace tutto ciò che vogliamo insegnare loro.

Quindi, no, mamme, non è solo una sensazione: quando guardiamo i nostri bambini negli occhi si crea DAVVERO una connessione profonda, che non è fatta solo di dolcezza, ma anche di forza. Guardiamoli quindi sempre negli occhi: a beneficiarne sarà la relazione con loro per tutta la vita.

Ti potrebbe interessare anche

Monitorare o non monitorare: dovreste tenere d'occhio le attività online dei vostri figli?
Bambini e computer: quando cominciare?
La Giornata della Terra è l'occasione giusta per crescere figli eco-consapevoli
Adolescenza: come prevenire l'abuso di alcool
Cosa farò da grande? Alcune professioni inusuali ma bellissime
L'amico immaginario è davvero importante
I bimbi nati nel 2020 hanno più difficoltà comunicative: come il lockdown ha influito negativamente
Le lingue del lavoro: gli sbocchi lavorativi per chi studia le lingue  
Madrine e padrini sono un grande dono per i nostri figli: una guida educativa davvero preziosa
Troppa severità porta alla ribellione: essere rigidi aumenta l'irrequietezza adolescenziale
Anche le mamme possono vivere lontano: basta stigmatizzarle
“Fare per crescere”, una collana di libri sui laboratori con il Metodo Munari

Sara

sara.png

Cecilia

Untitled_design-3.jpg