Stem, verso la parità di genere nelle materie scientifiche

Stem: Science, Technology, Engineering, Mathematics. Ovvero le materie scientifiche. Ma perché va tanto di moda dire STEM, oggigiorno? Perché in realtà questo acronimo non esaurisce il suo significato al semplice “materie scientifiche”, ma si espande fino a diventare un argomento per sensibilizzare sulla parità di genere.

Perché, diciamolo, sono molto poche le donne negli ambiti scientifici, e quando le troviamo ce ne stupiamo. Un retaggio della nostra cultura, questo, che può essere combattuto. Non obbligando le bambine a studiare le materie scientifiche in quanto tali e per partito preso, ma almeno proponendo a tutti, maschi e femmine, gli stessi campus, le stesse opportunità e le stesse attività ludico-scientifiche!

Stem, verso la parità di genere nelle materie scientifiche: perché la stem-mania, se presa con il giusto atteggiamento, può diventare uno strumento per combattere gli stereotipi

Gli stereotipi sono molto insidiosi, perché si infilano nella nostra mente senza che ce ne accorgiamo, facendoci vedere il mondo con degli occhiali distorti dal retaggio culturale. È per questo che, volenti o nolenti, a molti fa ancora strano vedere donne astronaute, uomini ballerini, bambine che giocano a calcio o bimbi a cui piace da morire cucinare con la mamma. Fortunatamente stiamo superando questo scoglio. Ma in alcuni campi restano ancora moltissimi pregiudizi e stereotipi che anche non volendolo condizionano la vita dei nostri bambini e delle nostre bambine.

Da qualche parte, quindi, bisogna partire. E perché non partire da un dato? Le ragazze che studiano all’università le materie scientifiche e tecnologiche in Italia sono solo il 12% del totale degli studenti. E l’Italia è solo un esempio, perché la tendenza è comune in tutto il mondo.

Le STEM sono nate quindi da questo dato: grandi compagnie tecnologiche e piccoli imprenditori dediti alla causa hanno cominciato a proporre tour, hackaton, campus, campi estivi e attività variegate dedicate interamente alle donne e alle bambine che vogliono avvicinarsi alle materie scientifiche (e proprio in questi giorni a Milano è tempo di #STEMinthecity, la seconda edizione della maratona dedicata al talento femminile nel mondo delle scienze - ve ne parliamo qui).

Il divario tra i maschi e le femmine nell’ambito scientifico nasce proprio da uno stereotipo, quello per il quale le materie scientifiche non sarebbero “adatte” alle donne, non sarebbero nelle loro corde. Magari è vero, magari la maggior parte delle rappresentanti del genere femminile è più portata per studiare le materie umanistiche o artistiche. Ma questo non significa che il resto delle donne debba privarsi del piacere di poter studiare una materia che ama, sentendosi sempre gli occhi addosso e soprattutto sentendosi come un unicorno in un mondo maschile. Perché il rischio non è solo quello di non sentirsi accolte, ma dall’altra parte c’è il pericolo che una donna brava nel suo campo scientifico venga esaltata e osannata in maniera eccessiva, facendo passare il messaggio che quello non sia il suo luogo e che quindi sia ancor più brava dei suoi colleghi uomini proprio per questo motivo.

No, le STEM sono per tutti, e non è il sesso a definire la bravura di una persona.

Detto questo, la stem-mania è qualcosa di positivo e ragguardevole proprio perché vuole smuovere le coscienze e instillare piano piano in tutti noi una convinzione che dovrebbe essere dentro di noi naturale: ognuno può studiare ciò che vuole. Indipendentemente dal sesso.

Ecco perché dobbiamo prendere questa mania con il giusto atteggiamento. Le STEM non sono fatte per obbligare le bambine a studiare le materie scientifiche. Sono un’opportunità. Sono un valido strumento per capire se quello è il campo di interesse delle nostre figlie. Come in tutte le cose, non dobbiamo indirizzarle, ma guidarle proponendo varie discipline e lasciando capire a loro quale sia la loro strada.

È giusto e bello, quindi, approfittare delle maratone STEM, dei corsi, dei campi estivi e delle attività che stanno spuntando qua e là, portandoci le nostre bambine. Se mostreranno interesse, sarà bellissimo vederle diventare nella vita degli ingegneri, delle astronaute, dei medici e delle tecniche informatiche toste. Ma sarà anche bello vedere che la matematica non è proprio il loro mestiere, portandole invece a teatro o nei musei, i loro luoghi prediletti. Oppure in piscina, a danza e al campo da calcio, perché da grandi si vedono sportive.

Le STEM non sono per tutti, nemmeno per tutti i maschi. Sono per coloro che le amano, indipendentemente dal sesso. Noi cerchiamo solo di esserci sempre, per i nostri figli, insegnando il rispetto per gli altri e per le loro scelte e supportando la strada che vorranno percorrere con impegno.

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Sara

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Cecilia

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