Dobbiamo dire BASTA agli stereotipi culturali (e no, non è "eccesso di politicamente corretto")

L'argomento è particolarmente attuale dopo che Diet Prada, un account di denuncia sociale, ha sottolineato come Striscia La Notizia abbia (per l'ennesima volta) utilizzato dei beceri stereotipi culturali per fare della satira. Satira che in realtà non è satira, dal momento che non prende di mira i potenti e chi è in posizione agevolata ma che continua ad accanirsi sulle minoranze...

Detto questo, quella degli stereotipi culturali non è un'emergenza: è un problema sistemico, radicato e pericoloso che DOBBIAMO eliminare. Perché siamo nel 2021 e non è possibile che ci si nasconda ancora dietro il dito dell'"ironia" quando queste battute e queste rappresentazioni continuano di fatto a perpetuare il razzismo del nostro Paese.

Come fare? Partendo dai bambini. Ribaltando gli stereotipi. Mostrando loro la bellezza della diversità intesa come unicità delle persone e vivacità di culture. Perché le culture sono vastissime, sono tantissime, sono bellissime, e non si limitano ai classici stereotipi a cui siamo abituati. Per fortuna.

La rappresentazione culturale VS gli stereotipi

La rappresentazione culturale è qualcosa di innocuo e, anzi, giustissimo (se fatta nel modo corretto). È giusto e doveroso conoscere le altre culture, le tradizioni, i costumi, gli usi, i tratti etnici... Il problema appare quando queste rappresentazioni diventano stereotipi che relegano una minoranza a quello e basta. Non dobbiamo quindi fermarci agli elementi base, quelli che spiccano. Dobbiamo andare a fondo, apprezzare i lati positivi, conoscere le persone come persone e non come rappresentazione di qualcosa.

Vale per tutte le minoranze e tutte le culture. Conosciamole, informiamoci, ma non fermiamoci a quello. Evitiamo di vestire i bambini "da indiani d'America", da "cinesini". Non è esagerato non farlo. Non è "eccessivamente politically correct". È rispettoso nei confronti degli altri.

L'empatia

L'empatia è sempre necessaria, soprattutto quando intesa come il "mettersi nei panni degli altri"

Sembra banale e ripetitivo, ma è giusto provare a traslare l'esperienza sulla nostra pelle: noi italiani non siamo più una minoranza (all'estero), ma quando veniamo dipinti come "pizza e mandolino" non ci sentiamo un po' offesi? E quando eravamo davvero una minoranza, questa rappresentazione era ancora più dolorosa, anche perché era svilente e offensiva (spesso accompagnata da altri "tratti", come mafia e sporcizia). Se l'orgoglio viene da noi è un conto, ma quando sono gli altri a rappresentarci così, beh, diventa un problema. 

Soprattutto, se ci pensiamo gli stereotipi sugli italiani non hanno conseguenze - tendenzialmente - sulla nostra vita quotidiana, perché non siamo una minoranza. Al contrario, quando gli stereotipi vengono perpetuati sulle minoranze, le persone se li sentono ripetere quasi quotidianamente, spesso come una presa in giro, queste caratteristiche (pensiamo alla "elle", agli occhi tirati a mandorla... E questo solo nel caso di persone orientali - no, non cinesi: orientali, perché poi si fa di tutta l'erba un fascio...) e diventa davvero spiacevole, irrispettoso e pesante.

Per praticare l'empatia, la cosa migliore è conoscere le persone e gli altri bambini senza mai fermarsi alla superficie, e affidarsi anche ai libri, ai film e alle rappresentazioni che propongono narrazioni positive e profonde.

Conoscere le altre culture e spezzare gli stereotipi: come?

Per spezzare gli stereotipi con i bambini è necessario iniziare a farlo fin da quando sono piccoli. Prima di tutto, evitando le classiche battute e imitazioni che ormai non fanno più ridere nessuno. In secondo luogo, aprendosi agli altri, scegliendo di mangiare etnico, frequentando centri culturali diversi, favorendo l'amicizia con tutti (anche da parte nostra, stringendo rapporti con gli altri genitori!), ascoltando musica diversa...

Non c'è un solo modo per superare gli stereotipi culturali: dobbiamo semplicemente scegliere un'educazione e uno stile di vita rispettoso, facendo attenzione alle nostre parole, favorendo la curiosità e parlando apertamente di tutto e di tutti.

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