“Una sculacciata fa bene ogni tanto”. Frase tipica di molte mamme (forse più negli anni passati) e affermazione che quasi quasi non manca mai nel repertorio delle zie Ignazie di tutto il mondo che vogliono dirci come crescere bene i nostri figli. Be’, stavolta si sbagliano, e se anche voi credete che anche solo una piccola sculacciata non faccia male dovete ricredervi. Non farà così male fisicamente, ma il cervello ne risente eccome.
Le neuroscienze ci spiegano perchè le sculacciate sono deleterie: la violenza sui bambini fa davvero malissimo, e lo spiega uno studio scientifico del 2009
Parliamo di “sculacciate” perché sono la forma più comune (purtroppo vanno ancora di moda), ma naturalmente includiamo tutto ciò che potrebbe definirsi forza fisica nei confronti dei bambini. Insomma, violenza. Fa male, punto e basta. E non solo a livello fisico e mentale, ma proprio a livello di materia grigia. Esatto, materia grigia!
Lo studio è stato pubblicato nel 2009 sulla rivista medica “Neuroimage”, e lo si può trovare anche online. L’obiettivo era capire se le punizioni corporali violente durante l’infanzia avessero una relazione con lo sviluppo in età adulta di depressione, aggressività e tendenza alle dipendenze.
“L’esposizione a stress traumatici, come ad esempio gli abusi sessuali - si legge nell’introduzione - è associata con alterazioni della struttura del cervello, ma non si sa nulla riguardo alle potenziali conseguenze neurobiologiche delle punizioni corporali. Lo studio vuole quindi investigare se queste possono essere associate con alterazioni del volume della materia grigia”.
E le conclusioni parlano poi chiaro: “esporre i bambini a punizioni corporali violente può avere effetti dannosi sullo sviluppo del cervello”. La materia grigia, in poche parole, cala.
Per “punizioni corporali” gli studiosi hanno voluto intendere almeno una sculacciata al mese per più di tre anni, non solo a mani nude ma anche con oggetti come le cinture. I bambini che venivano regolarmente sculacciati alla fine avevano meno materia grigia degli altri, proprio in quelle zone della corteccia prefontale adibite a depressione, dipendenze e disordini mentali. Non solo: anche il QI era più basso rispetto a quello di altri coetanei che non avevano subito violenze.
Gli studi che provano questa teoria sono molti, non solo quello citato. Ad esempio, il testo pubblicato sul “Journal of Aggression, Maltreatment and Trauma” dai professori Murray A. Straus e Mallie J. Paschall, oppure lo studio pubblicato nel 2010 sulla rivista “Pediatrics”, che prova come i comportamenti violenti dei genitori sui bambini di 3 anni portino questi a sviluppare tendenze aggressive nel corso della loro vita.
Insomma, a pensarci bene i genitori che sculacciano i bambini credono così di indirizzarli verso un comportamento più consono, più “ragionato”, più diligente. Ma le conseguenze vanno proprio nella direzione opposta, perché a livello mentale e fisico (colpendo proprio la materia grigia) i bambini perdono molto, e il loro comportamento andrà proprio verso quella deriva che si vorrebbe evitare con la sculacciata.
Queste conseguenze negative sono state studiate moltissime volte anche dal punto di vista psicologico. Tra gli ultimi studi vi è quello condotto da Elizabeth Gershoff, pubblicato sul “Journal of Family Psychology”, e anche qui il risultato è solo uno, e cioè che la sculacciata porta a comportamenti aggressivi e negativi, e che i bambini che vengono sculacciati fino all’età di sei anni hanno voti scolastici più bassi rispetto ai coetanei, che tendenzialmente sono anche più ottimisti.
La ricerca di “Neuroimage” supporta quindi appieno questi studi psicologici, che avevano ragione: l’aggressività non è una conseguenza solo psicologica, ma anche fisica.
Serve dire altro, per capire che la sculacciata non è mai la soluzione?