Spesso nonni e nonne sono una presenza costante nella vita quotidiana di nipoti e nipotine. Cucinano, accompagnano, aiutano nei compiti e spesso diventano figure educative a tutti gli effetti. Il loro ruolo è fondamentale, ma proprio per questo può capitare che entrino in conflitto con le scelte educative delle madri e dei padri, in particolare sul fronte dell’alimentazione.
Il cibo, per chi appartiene a generazioni precedenti, è spesso un linguaggio affettivo. Preparare un piatto abbondante o offrire un dolce sono gesti di cura. Ma ciò che per nonne e nonni è una dimostrazione d’amore, per madri e padri può essere una fonte di frustrazione. Dietro ogni biscotto extra, ogni porzione doppia o ogni “oggi facciamo uno strappo” si nasconde un messaggio che mina la coerenza educativa.
È quindi normale: molte mamme e molti papà ritengono che i nonni e le nonne influenzino negativamente l’alimentazione dei bambini e delle bambine, pur senza intenzioni consapevoli. Le differenze non riguardano solo cosa si mangia, ma anche il modo in cui se ne parla.
Frasi che dicono molto (e confondono)
Molte espressioni tipiche dei nonni e delle nonne sembrano innocue, ma hanno un peso educativo notevole. Dire “se non mangi tutto, non cresci” o “una caramella non ha mai fatto male a nessuno” introduce nei piccoli e nelle piccole l’idea che il cibo sia legato al dovere o al premio, non al bisogno. Paragonare i genitori come troppo rigidi o tristi (“tua mamma ti fa mangiare solo verdure”) rafforza alleanze sotterranee che minano l’autorità educativa.
Anche espressioni come “dai, fallo per la nonna” o “ti do un dolce ma non lo diciamo a nessuno” creano una dinamica in cui il cibo diventa uno strumento di complicità, che sfugge al controllo educativo e si lega a segreti o sensi di colpa.
Messaggi contraddittori sull’alimentazione che, trasmessi da figure adulte diverse, aumentano il rischio che bambini e bambine sviluppino un rapporto disturbato con il cibo. La confusione generata può portare a comportamenti disordinati, come abbuffate, rifiuti selettivi o uso del cibo per compensare emozioni.
Conflitti silenziosi, ma risolvibili
Molte madri e molti padri evitano di affrontare direttamente il tema con i nonni e le nonne per rispetto o per evitare tensioni. Spesso si pensa che si tratti solo di piccoli strappi alle regole, destinati a non lasciare traccia. In realtà, il problema non è il singolo biscotto, ma la continuità nel tempo e il messaggio implicito che trasmette.
Il dialogo è l’unica strada efficace. Non serve accusare o vietare, ma spiegare con chiarezza e calma perché si fanno certe scelte: ridurre lo zucchero, limitare gli snack confezionati, mantenere orari regolari. Coinvolgere i nonni e le nonne nella preparazione dei pasti, condividere ricette, proporre alternative che piacciano a tutti può trasformare il conflitto in un’alleanza.
Riconoscere che l’affetto non passa per forza dal cibo è il primo passo. Nonni e nonne possono esprimere il loro amore anche leggendo un libro, raccontando storie, facendo una passeggiata. Il cibo non deve diventare l’unico strumento di relazione.
Quando i limiti sono necessari
In alcuni casi, il compromesso non è sufficiente. Se bambine e bambini soffrono di obesità, allergie, disturbi metabolici o disturbi alimentari, è fondamentale che tutte le figure adulte rispettino con rigore le indicazioni mediche e dietetiche. Offrire alimenti vietati, anche con buone intenzioni, può diventare un gesto pericoloso.
I dati più recenti dell’Istituto superiore di sanità indicano che il 28% delle bambine e dei bambini italiani tra i 6 e i 10 anni è in sovrappeso o obeso. Uno dei fattori più rilevanti è proprio l’ambiente alimentare domestico: se i pasti sono troppo abbondanti, ricchi di zuccheri e grassi o vissuti come premi, il rischio di sviluppare problemi a lungo termine aumenta.
Quando il dialogo non basta, può essere utile coinvolgere figure esterne, come pediatre, dietiste o educatrici alimentari. A volte, una voce autorevole può aiutare nonni e nonne a capire che certe scelte non sono mode del momento, ma necessità educative e sanitarie.
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