L’empatia, una materia da insegnare a scuola

Negli ultimi anni “empatia” è un sostantivo che è entrato moltissimo nel parlare comune. E noi ne siamo contente, perché significa che c’è una sempre maggiore attenzione nei confronti di questo atteggiamento e sentimento che ci permette di vivere la vita non distaccandoci dagli altri, ma sentendo le emozioni di tutti. Un atteggiamento, questo, che non è utile solo perché fa sì che siamo più altruisti, ma che torna a beneficio della nostra persona nella sua interezza, a livello personale e a livello sociale.

Negli ultimi anni, però, si è anche assistito ad una tendenza contraria, e se qualcuna di voi ha amiche maestre probabilmente l’ha sentito direttamente dalla loro bocca: la scuola si trova infatti a dover insegnare sempre più spesso ai bambini le emozioni poiché a casa queste non vengono più affrontate. Cosa significa? Significa che i nostri figli hanno bisogno di tornare a fare i conti con i loro sentimenti, sia a casa sia a scuola, perché evitare di parlarne, di affrontarli e di comprenderli è davvero deleterio. Tra questi sentimenti certamente sta l’empatia, che sta alla base delle relazioni sociali funzionali ed armoniche e che è la base per capire le emozioni in toto.

L’empatia, una materia da insegnare a scuola: in Danimarca l’empatia è una materia che i bambini imparano per vivere più felici e sereni

Come spesso accade, l’esempio arriva dalle scuole nordiche. Stavolta parliamo della Danimarca, che nelle sue scuole insegna ai bambini l’empatia. Quando? Durante l’ora di classe, la “Klassen tid”, un’ora che dal 1990 è inserita dal governo nel curriculum ufficiale delle scuole. Tutte le scuole, insomma, hanno nel loro programma un’ora settimanale nella quale al centro dell’attenzione c’è la classe.

Durante la Klassen Tid i bambini imparano dunque, attraverso il dialogo e alcune attività ad hoc, cosa sia l’empatia, ovvero la capacità di capire lo stato d’animo altrui, di mettersi nei suoi panni e di stabilire rapporti più profondi e sinceri. Lo fanno attraverso la concretezza e non solo studiando cosa sia questo concetto, poiché l’ora di classe è fatta proprio per parlare, esternare i problemi, dialogare svelando informazioni personali, esprimersi, rivelare le proprie paure…

La condivisione, quindi, spinge i bambini in primo luogo all’ascolto e parlando in prima persona dei loro problemi capiscono che tutti proviamo qualcosa. È un circolo virtuoso molto importante.

Spesso durante l’ora di classe si cucina qualcosa tutti insieme. Si entra così in uno stato d’animo confortevole, ci si sente a proprio agio, ci si lascia andare, dopodiché si comincia a trattare i problemi tutti insieme. Pian piano si crea un ambiente molto stimolante, sicuro e sereno nel quale tutti sanno di poter trovare conforto e aiuto. In quest’ora prevalgono la solidarietà e lo spirito di gruppo e l’empatia nasce in maniera molto naturale, perché quando tutti sono coinvolti il sentire l’altro diventa più semplice.

Tutto questo non è fine a se stesso ma ha risvolti positivissimi sui bambini, che possono fare tesoro di questo insegnamento sfruttandolo durante tutta la vita. Abituarsi a entrare in contatto con gli altri sviluppando empatia è preziosissimo, soprattutto in una società come la nostra nella quale l’individualismo è sempre più osannato e nel quale ego e narcisismo la fanno da padroni. Ma non solo a livello di “altruismo”, come dicevamo prima. L’empatia non è utile solo perché così “si diventa persone buone” (anche se è verissimo!). È utile anche a livello personale poiché l’empatia può diventare essenziale in moltissimi campi della vita: in famiglia, sul lavoro, nella carriera scolastica

Empatia è infatti scambio. E lo scambio è fondamentale per la vita. Così come per lo sviluppo naturale del rispetto: come si fa a crescere rispettosi se non si pensa alle conseguenze che le nostre azioni hanno sull’altro? Come si fanno a rispettare gli altri e i loro diritti se il loro sentire non ci sfiora?

Insegnare l’empatia dovrebbe quindi essere tradizione di tutte le scuole, in tutto il mondo, anche in Italia. Le si potrebbe dedicare un’ora a settimana come in Danimarca, sfruttando poi gli strumenti che la scuola ci dà: un giardino, un circle-time, una cucina, un laboratorio… L’importante sono il dialogo e la creazione di un ambiente sicuro nel quale tutti possano esprimersi e calarsi nei sentimenti dei propri compagni con rispetto, coinvolgimento e serietà.

Giulia Mandrino

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