Fertility day: un pensiero per il Ministro

E' comparsa sul web e in particolare sui social la campagna del Ministero della Salute finalizzata a sensibilizzare l'opinione pubblica sulla spinosa questione fertilità. Parliamo di fertilità o di raggiungere un numero maggiore di contribuenti quindi clienti paganti di uno Stato che necessita di grandi fondi per sopravvivere avendo, tra l'altro, un numero di parlamentari maggiore degli Stati Uniti d'America e stipendi che percepiscono i magnati dell'industria del petrolio?

Ma torniamo a noi: fertilità. Termine sicuramente più medico che colloquiale, anche delicato perchè molto vicino al termine "infertilità" che affligge sempre più coppie. Le cause dell'infertilità sono tante, alcune ancora sconosciute, altre fortunatamente curabili o comunque affrontabili. Ecco cosa troviamo scritto sul sito dell'Istituto Superiore di Sanità:

"infertilità maschile: 29,3%
infertilità femminile: 37,1%
infertilità maschile e femminile: 17,6%
infertilità idiopatica: 15,1%
fattore genetico: 0,9%

Inoltre, la letteratura medica sottolinea sempre di più il ruolo di fattori psico-sociali di infertilità dovuti a fenomeni complessi come lo stile di vita, la ricerca del primo figlio in età tardiva (come dicevamo è fondamentale l’età della donna), l’uso di droghe, l’abuso di alcool, il fumo, le condizioni lavorative, l’inquinamento."

Il problema principale sembra essere che le donne italiane fanno figli tardi: "le donne italiane fanno figli tardi più tardi di quasi tutte le altre donne europee. Si sposano in media a 28 anni, partoriscono il primo figlio a 30 (un anno in più rispetto alla media europea), e hanno meno figli delle altre europee (1.22 contro 1.44). Le ragioni che spingono le donne, o meglio le coppie, a rimandare la genitorialità, sono del tutto comprensibili. Prima occorre raggiungere una ragionevole sicurezza economica, una sufficiente organizzazione familiare per la gestione dei figli, la maturità emotiva che fa della procreazione una scelta autonoma e non un obbligo sociale". Perfetto. Siamo d'accrodo: non siamo un utero finalizzato alla riproduzione siamo donne, che vogliono mettere al mondo esseri umani inseriti in un contesto famigliare più o meno equilibrato, con valori e un briciolo di sicurezza economica. Perchè se trent'anni fa avevamo i nonni, gli zii e il lavoro fisso generalmente sotto casa, ora non abbiamo lavoro fisso, abbiamo i nonni che lavorano perchè si va in pensione a 70 anni  o che abitano lontano perchè troviamo lavoro difficilmente vicino a casa, e spesso dobbiamo impiegare un'ora per raggiungere il nostro ufficio. Talvolta si incontra l'amore non a 25 anni ma a 35 o a 40. Talvolta non ci sentiamo pronte ad avere un figlio a 28 anni perchè siamo appena arrivate nel mondo del lavoro, abbiamo studiato tanto, abbiamo fatto tanti sacrifici che rinunciarci proprio ci sembra di aver buttato via 30 anni della nostra vita: perchè si, in Italia per fare carriera devi delegare ad altri la crescita dei tuoi figli.

Perchè si, caro ministro Lorenzin, qui il problema non è solo il fatto che questa campagna sia offensiva nei confronti della donna che non è una giumenta (ci abbiamo messo secoli per capirlo), non è solo offensiva nei confronti di coloro (e sono tantissimi) che non possono avere figli, non è solo offensivo per coloro che non si possono permettere una FIVET che in Italia ha costi improponibili, non è solo offensivo per coloro che devono recarsi all'estero per riuscire ad avere una gravidanza, non è solo di cattivo gusto perchè, non so se i vostri esperti di comunicazione lo sanno, ma alla prima lezione di comunicazione integrata all'università insegnano che la comunicazione efficace veicola sempre e solo concetti e mood positivi, mai si utilizza il negativo come avete fatto voi. Non è solo povera e banale perchè non ci vuole la top agenzia europea per dirvi che si poteva effettuare una campagna di sensibilizzazione in mille e meravigliosi modi differenti, più creativi, più delicati e sopratutto più efficaci. 

Ma sopra ogni cosa, fa davvero incazzare noi mamme che viviamo una vita infernale per riuscire a conciliare famiglia e lavoro: 

- il part time è un miraggio di poche elette

- gli asili nido costano una fucilata e quando i bambini si ammalano che si fa? 

- viviamo nel costante senso di colpa perchè siamo sempre alla ricerca di luoghi dove "piazzare i bambini"

- le scuole finiscono e metà giugno e iniziano a metà settembre. Ho portato mio figlio in oratorio questa estate per risparmiare: alle due di pomeriggio era a giocare sul cemento con 36 gradi, senza adulti che lo sorvegliassero se non un gruppo di adolescenti di 15 anni che faceva volontariato. Va bene tutto, ma a voi sembra normale? Lo sa che un centro estivo dove non succede ciò costa circa 100 euro a settimana? Lo sa che una famiglia con due figli dovrebbe spendere solo per il mese di luglio 800 euro per dei centri estivi decenti?

- non parliamo della quantità di tasse pagate da noi libere professioniste che non possiamo permetterci di avere una partita iva dopo i 35 anni perchè siamo letteralmente rapinate dallo Stato Italiano

- i mutui, non so se glie l'hanno detto, non vengono elergiti se non a pochi. Figuriamoci a lavoratori precari come lo siamo tutti noi.

- lo sapete vero che l'Italia è uno dei paesi Europei dove il carico di lavoro della casa e dei figli è quasi tutto sulle spalle delle donne? 

- siete vagamente coscenti del fatto che per adottare un bambino in Italia siano necessari 10.000 euro almeno perchè bisogna recarsi all'estero? 

e la lista continua...

Allora, prima di iniziare una campagna di sensibilizzazione sulle capacità del mio utero, fate una campagna per sensibilizzare l'universo maschile a pulire il water e lavare i piatti. Realizzate leggi che sostengano il lavoro delle madri, flessibilità di orari. Partite iva con regimi per le mamme così che sia possibile lavorare e prendersi cura dei bambini. Asili nido pubblici con costi decenti.

E sopratutto domani mettetevi davanti allo specchio, togliete il vostro Rolex, spettinate la vostra piega appena fatta e il rossetto di Chanel e chiedete in tutta onestà a voi stesse se mettereste al mondo un figlio con un lavoro precario (anche per il vostro partner), una casa d'affitto, senza nonni, con i costi di asili nido pazzeschi. Ve lo dico io, aspettereste, aspettereste perchè quella che dovrebbe essere una gioia diventa un'ansia, una paura, uno sconforto per la consapevolezza che viviamo in un paese dove essere mamme è davvero impossibile. E lo è ancora di più per donne come me con una laurea, un master e tanti sogni che sono nel cassetto perchè a mala pena arriviamo a fine mese, e con grandi sensi di colpa per non avere abbastanza tempo per goderci i nostri figli. Ma cosa importa, loro saranno contribuenti, questo è l'essenziale per voi. Oltre al danno, la beffa. 

La prossima estate fate un giretto in Francia e in Svezia. Offrite ciò che offrono loro. Poi ne riparliamo. 

Sara

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Cecilia

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