10 ricette di oatmeal

Giovedì, 02 Agosto 2018 12:55

L’oatmeal è letteralmente la pappa d’avena. Ma non come la consideriamo noi, una pappetta per bambini e anziani. Anzi. È un pasto super in voga tra le celeb e nei paesi anglosassoni è tra le colazioni per eccellenza. Il bello dell’oatmeal (detto porridge nel Regno Unito) è che possiamo prepararlo con moltissimi ingredienti, mantenendo la ricetta base e variando i condimenti.

Ecco quindi le nostre 10 ricette preferite di oatmeal per partire alla mattina con un pasto sfizioso ed energetico, ricco di fibre e di carboidrati a lento assorbimento.

10 ricette di oatmeal: dieci idee per preparare l’oatmeal a colazione variando ingredienti e seguendo la stagionalità

La ricetta base

Basta prendere due o tre cucchiaiate di fiocchi d’avena bio e mescolarle con mezza tazza di latte di soia o di mandorla (mantenendo - circa - la proporzione di una parte di avena e due parti di liquido). Mettiamo in un pentolino e scaldiamo a fuoco lento, fino a che i fiocchi non avranno assorbito tutto il latte e si saranno ammorbiditi. In alternativa possiamo anche mettere in microonde per un minuto una tazza con avena e latte. O, ancora, possiamo mischiare l’avena con il latte la sera prima e lasciare riposare in frigorifero per una notte: al mattino non ci sarà bisogno di cottura. Possiamo addolcire con del miele o con dello sciroppo d’acero, senza esagerare.

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Oatmeal con lamponi e semi di girasole

Una volta preparata la ricetta base arricchiamo la nostra colazione mescolando all’interno dell’oatmeal dei semi di girasole e aggiungendo, sulla superficie, dei lamponi freschi e lavati.

Oatmeal con frutti rossi e mele disidratate

In estate approfittiamo della disponibilità dei frutti rossi per preparare questo porridge semplice ma gustosissimo, arricchito con fragole, lamponi e mele disidratate.

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Oatmeal alla mela e cannella

La cannella andrà aggiunta (un cucchiaino) nel composto al momento della preparazione, mentre la mela andrà tagliata a cubetti o spicchi e aggiunta nel momento in cui consumiamo il nostro oatmeal. Per rendere più croccante il tutto possiamo arricchire con dei semi di papavero e delle noci pecan.

Oatmeal alla pesca

Tagliamo una pesca a fette: sarà il topping fresco e perfetto del nostro oatmeal, che andremo ad arricchire con uvetta, noci e gocce di cioccolato fondente.

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Oatmeal alla carota

Peliamo una carota e grattugiamola: aggiungiamola quindi all’oatmeal completando con dell’uvetta e delle mandorle in scaglie. Il sapore ricorderà quello della torta di carote!

Oatmeal con datteri

Datteri e uvetta completano il nostro oatmeal in maniera interessantissima, e per renderlo ancora più gustoso basta aggiungere mezzo cucchiaino di miele e una spolverata di cannella.

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Oatmeal super estivo con frutto della passione

Una combinazione di sapori con le fragole, i lamponi, le ciliegie e la menta a fare da topping, insieme ad un cucchiaio di polpa di frutto della passione, che rende il tutto ancora più esotico. A noi piace aggiungere anche delle gocce di cioccolato, che contrastano con la dolcezza e con il sapore un po’ aspro della frutta fresca.

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Oatmeal con marmellata fatta in casa

Se abbiamo appena preparato la marmellata fatta in casa con la frutta di stagione possiamo sfruttarla anche sul nostro oatmeal, semplicemente adagiandone un paio di cucchiaini sulla superficie. Se ai bambini solitamente l’oatmeal piace dolcificato, in questo modo non servirà aggiungere altro grazie agli zuccheri della frutta della nostra marmellata.

Oatmeal banane e mirtilli

Tagliamo una banana a rondelle e adagiamola sulla superficie dell’oatmeal insieme a qualche mirtillo fresco e a della frutta secca mista spezzettata (noci, mandorle e nocciole): il connubio è irresistibile.

Giulia Mandrino

Le 7 zone erogene femminili

Giovedì, 02 Agosto 2018 09:16

Ricordate la puntata di Friends nella quale Monica spiega a Chandler le zone erogene femminili suddividendo il corpo in numeri? Ecco, possiamo trarre una conclusione: ognuna ha le sue zone preferite. Ognuna preferisce essere toccata in punti diversi. E certe donne si eccitano quando vengono stimolate in alcuni punti che ad altre, al contrario, non suscitano nulla.

Le zone erogene sono quei punti del corpo che, quando stimolati, provocano molto piacere, un piacere che porta spesso all’eccitazione sessuale. E non parliamo solo degli organi genitali, ma di tutte le zone del corpo. Come dicevamo, per ognuna sono differenti, quindi la regola è: non ci sono regole. Tuttavia ci sono alcuni punti del corpo di una donna che solitamente sono molto, molto ricettivi e sono quindi per la maggior parte delle donne delle zone molto piacevoli da stimolare.

Vediamo insieme quali sono.

Le 7 zone erogene femminili: quali sono i punti del corpo femminile più ricettivi quando stimolati

Il seno

Ve ne abbiamo già parlato spiegando l’anatomia femminile (in questo articolo: https://www.mammapretaporter.it/lady/coppia-e-sessualita/la-mappa-del-piacere-femminile-come-siamo-fatte): il seno è una zona molto sensibile del corpo femminile e spesso è uno degli elementi che vengono per primi stimolati durante i rapporti. I massaggi e le carezze sono spesso apprezzati da molte donne, che si eccitano grazie alle sensazioni date dalla pelle molto sensibile della mammella.

I capezzoli

Se il seno è composto prevalentemente da lipidi, e cioè da grasso, il capezzolo è la parte muscolosa del seno ed è molto più innervato di molte altre zone del corpo. Questo significa che in questa zona (non solo la punta ma anche l’areola) la sensibilità è alle stelle e baci, carezze e giochi con la lingua e con la bocca stimolano moltissimo l’eccitazione.

Il clitoride

Se i capezzoli sono ricchi di terminazioni nervose, lo è ancor di più il clitoride (o la clitoride), che quando stimolata fa davvero miracoli. Si trova all’esterno della vagina, all’attaccatura superiore delle piccole labbra, ma prosegue all’interno del nostro organo riproduttivo e di conseguenza è molto, molto sensibile. La si può stimolare con le mani o con la lingua e la bocca, lubrificandola o lasciando che si lubrifichi da sola. E le sensazioni percepite, una volta che ci si lascia andare, sono davvero potentissime.

Il perineo

Il perineo è la piccola area tra la vagina e l’ano, una zona di pelle sottile e ricca di fibre che quando stimolata attiva le moltissime terminazioni nervose e provoca molto piacere. La si può toccare, massaggiare o leccare, e in ogni caso la sensazione è davvero molto eccitante.

Il punto G

Sembra una leggenda, un mito, un tesoro inesistente, ma in realtà il famoso punto G esiste ed è annoverabile tra le zone erogene femminili. Come trovarlo? Il partner deve inserire un dito all’interno della vagina e spostarsi avanti di circa cinque centimetri, toccando così la zona anteriore della parete vaginale. Qui troverà, cercando, una piccola protuberanza granulosa che quando toccata (ma solo se siamo eccitate) provoca il famoso orgasmo del punto G, un orgasmo diverso e unico.

L'ombelico

In pochi lo sanno ma ombelico e clitoride sono strettamente collegati tra loro. Alla nascita sono generati dallo stesso tessuto e la sensazione che generano quando sfiorati, nelle donne, è molto simile. Ecco perché alcune di noi quando si toccano l’ombelico o quando se lo fanno toccare percepiscono una sensazione al clitoride, ed ecco perché per alcune la stimolazione dell’ombelico è estremamente eccitante.

I glutei

Anche i glutei sono molto, molto sensibili per alcune donne, che trovano eccitante tanto il massaggio prima del rapporto quanto l’essere toccate in questa zona durante la penetrazione, con il partner che continua a massaggiare con le mani la zona dei glutei e del solco che li divide.

Giulia Mandrino

L’Ayurveda è un tipo di medicina tradizionale che viene dall’India, che viene utilizzata da migliaia di anni e che nel paese indiano è integrata nel sistema sanitario nazionale. In Occidente, invece, è considerata una tecnica complementare.

La medicina ayurvedica si basa su prevenzione e cura attraverso pratiche e medicine non convenzionali che hanno lo scopo di prolungare la longevità, e per farlo non viene trattato solo il fisico, ma anche la mente e lo spirito, attraverso preparazioni a base di minerali, metalli purificati ed erbe. Essendo tuttavia una medicina anche preventiva, non si utilizzano solo medicinali e preparati, ma esistono anche buone regole ayurvediche che possiamo sfruttare ogni giorno della nostra vita, abitudini e buone pratiche che possono contribuire al nostro benessere.


Se soffriamo di problemi di digestione o se stomaco e intestino ci danno sempre pensieri, ad esempio, possiamo affidarci ad alcune semplici pratiche che vengono proprio dalla tradizione ayurvedica e che possono risultare davvero benefiche per la nostra digestione.

Le 7 regole della digestione secondo l'ayurveda: le buone abitudini ayurvediche per digerire meglio e migliorare la salute di stomaco e intestino

L’Ayurveda di base è molto individuale. Ciò significa che il benessere sta nelle nostre mani ed è in stretta relazione con le nostre scelte quotidiane. Facendo attenzione a certi comportamenti possiamo quindi portare l’Ayurveda nella nostra vita migliorando la nostra digestione.

Innanzitutto dobbiamo concentrarci sul nostro benessere psichico e fare attenzione a non lasciarci andare allo stress, mangiando per nervosismo, per le arrabbiature o per la tristezza. Le emozioni spesso influiscono, anche inconsciamente, sulle nostre abitudini e la sfera del “mangiare” è la prima ad essere coinvolta. Spesso, infatti, mangiamo solo per stress o per malessere psicologico, ma la prima regola per stare bene a livello digestivo è tenere sotto controllo questo stimolo, mangiando solo quando ne abbiamo effettivamente bisogno.

Praticare il mindful eating (ve ne abbiamo parlato qui) può essere quindi una via verso la digestione ayurvedica: gestire lo stress e coccolarci può essere davvero miracoloso, anche per il nostro stomaco e il nostro intestino.

Masticare molto bene è la seconda regola. Si dice che la bocca sia il primo stomaco, ed effettivamente è vero, perché è proprio qui che avviene la prima digestione, con i denti che aiutano a sminuzzare e a ridurre in poltiglia il nostro cibo, che una volta che arriverà nello stomaco sarà in questo modo più semplice da processare. La regola ayurvedica parla chiaro: ogni boccone deve essere masticato per 32 volte.

La regolarità: anch’essa è importantissima. E nell’Ayurveda segue il sole: al mattino, quando sta nascendo, facciamo un pasto nutriente. A mezzogiorno, quando il sole è alto e il nostro sistema digestivo è ben sveglio, il pasto più abbondante della giornata (ma comunque mai eccessivo). E prima del tramonto, quando il sole sta tramontando, una cena leggera. Gli spuntini, quindi, vanno fatti, ma non troppo ravvicinati.

Camminare dopo mangiato è un’altra regola molto importante, che ci aiuta a digerire più in fretta e che stimola i livelli di zucchero nel sangue a tornare al loro equilibrio. Quindici/venti minuti di camminata leggera sono l’ideale.

Ricordiamoci, poi, di mangiare cibi sempre secondo la loro stagione, scegliendoli sempre locali e il più possibile a chilometro zero. Secondo l’Ayurveda i cibi freschi, cresciuti al sole, contengono molta più forza vitale rispetto a quelli stipati e trasportati per migliaia di chilometri.

Lo yoga, quindi, va in aiuto della digestione ayurvedica: il concentrarsi sul respiro e i delicati movimenti dello yoga aiutano a rilassare tutto il corpo, e la digestione ne esce appagata e rafforzata.

Infine, non sottovalutiamo il sonno, nemmeno per la digestione. Nella medicina ayurvedica i due sono strettamente collegati e dormire 8 ore a notte è fondamentale per ottenere una buona digestione. Questo perché il sistema nervoso influisce molto sul sistema digestivo e quando questo è stressato anche la nostra pancia è sottosopra.

Giulia Mandrino

Tutte probabilmente (speriamo!) nella nostra vita siamo state educate sessualmente. L’educazione sessuale è fondamentale, e lo è per due motivi. Il primo, importantissimo, è la preparazione nei confronti del sesso sicuro e della procreazione. Ma c’è anche un altro motivo che spesso riteniamo futile o secondario ma che in realtà è altrettanto primario: conoscere il proprio corpo significa essere in grado di raggiungere meglio il piacere, vivere meglio la sessualità e stare bene con se stessi.

Purtroppo, però, nonostante l’educazione sessuale a casa o a scuola, sono molti gli studi che indicano che sono ancora moltissime le persone che non conoscono anatomia e funzionalità degli organi genitali. Già, c’è chi ancora non sa cosa sia il clitoride, o chi è convinto che pipì e bambini escano dallo stesso “buco”. Fa ridere, forse. Ma conoscere l’anatomia è basilare, quando parliamo di educazione sessuale. Ma anche quando parliamo di soddisfazione: come possiamo infatti provare piacere o donare piacere al partner quando non sappiamo ciò che stiamo facendo e toccando?

Ecco allora il perché di questo articolo: conoscendo il corpo femminile potremo aumentare il nostro piacere, vivere meglio il sesso ed espandere le nostre esperienze, abbandonando i pregiudizi e le inibizioni e seguendo davvero ciò che il nostro corpo vuole.

La mappa del piacere femminile, come siamo fatte: conoscere l’anatomia sessuale femminile per aumentare il piacere e vivere il sesso serenamente

La vulva

Partiamo dalla vulva, che è la parte esterna dei genitali femminili e comprende il monte di Venere (ovvero il cuscinetto adiposo che troviamo sopra l’osso del pube, sul quale crescono i peli); le grandi labbra vaginali, che proteggono l’ingresso della vagina; e infine le piccole labbra, le pieghe cutanee all’interno delle grandi labbra, che possono essere nascoste oppure sporgere. Questa zona è molto erogena, ma lo è soprattutto la clitoride, che si trova nella vulva.

La clitoride

La clitoride (o il clitoride) si trova all’esterno della vagina, e quindi nella parte della vulva, ma in realtà è un organo più interno che semplicemente arriva fino all’esterno. Si prolunga infatti per circa dodici centimetri all’interno del corpo, legato al tessuto erettile della vagina. Esatto, erettile: proprio come il pene maschile, la clitoride presenta una piccola asta, un glande e un prepuzio (che in questo caso si chiama cappuccio) e durante il sesso dona piacere alla donna. E questa è l’unica sua funzione. Possiamo osservarla con uno specchio: si trova proprio sull’apertura della vagina, dove le piccole labbra si congiungono in alto, e quando accarezzata si indurisce.

La vagina

Solitamente chiamiamo vagina tutto l’organo riproduttivo femminile, ma la vagina è solo la parte interna dei nostri genitali. Si tratta di un canale muscolare di circa 7-10 centimetri che accoglie il pene, funge da canale di passaggio durante la nascita del bambino e da canale di passaggio del flusso mestruale. È molto elastico e malleabile, e per questo a riposo il canale vaginale è stretto (le pareti si toccano), mentre quando è in funzione si allarga, tornando poi alla posizione originale. Solitamente le donne provano piacere soprattutto nella zona dell’ingresso, mentre via via ci si avvicina al collo dell’utero i nervi si diradano e di conseguenza le sensazioni sono meno forti.

La cervice o collo dell’utero

La vagina porta al collo dell’utero, una piccolissima e stretta zona di circa due centimetri che si trova in cima al canale vaginale e che con una piccola apertura permette il passaggio dello sperma all’interno dell’utero e, al contrario, la fuoriuscita del flusso durante il ciclo mestruale. Da qui passerà anche il bambino durante il parto: durante la gravidanza la cervice sarà chiusa, per aprirsi solo nel momento in cui il bimbo dovrà uscire. Quando, durante un rapporto, la penetrazione è particolarmente profonda (in certe posizioni) può capitare di sentire dolore, ed è proprio perché viene toccata questa zona. Non c’è da preoccuparsi: basta semplicemente cambiare posizione.

L’imene

L’imene è una membrana molto sottile che blocca l’ingresso della vagina e che in molte culture è ritenuta simbolo della verginità, perché teoricamente si rompe durante il primo rapporto sessuale. In realtà può accadere anche prima, poiché essendo così sottile bastano uno sforzo particolarmente duro durante lo sport o l’utilizzo di certi assorbenti interni per romperla. Durante il primo rapporto sessuale la rottura dell’imene potrebbe dare dolore, ma è meno probabile sentire male quando invece questa si rompe durante lo sport (solitamente nessuno se ne accorge!).

L’utero

L’utero è l’organo sessuale della donna, quello con più funzioni. È qui che si sviluppa il bambino durante la gravidanza, è qui che ogni mese l’endometrio, in assenza di gravidanza, provoca il ciclo mestruale, è qui che ha luogo l’ovulazione (quando l’ovulo esce dalle ovaie e arriva nell’utero attraverso le Tube di Falloppio).

Il seno

Anche il seno è un organo del piacere femminile e, se vi piace molto quando i propri seni vengono accarezzati, lo saprete bene. Non importa la dimensione e nemmeno la forma: il seno (che è formato da tessuto adiposo e da tessuto muscolare, quello del capezzolo) è una zona super sensibile. Soprattutto il capezzolo, muscolo formato da tessuti erettili pieni di terminazioni nervose che quando si eccita si ingrossa (basta pensare a quando lo stimoliamo con le dita o quando sentiamo freddo).

Giulia Mandrino

I pancake proteici sono una buonissima idea per la colazione: semplici da preparare, ci danno la giusta energia e possono essere accompagnati dalla frutta di stagione che preferiamo (e quindi possiamo mangiarli tutto l'anno!).

Rispetto ai classici pancake hanno molte più proteine e sono davvero molto gustosi.

Pancake proteici: la nostra ricetta per i pancake della colazione con molte più proteine rispetto a quelli classici

 

La tecnologia al servizio della famiglia. Ma non in un senso “pratico” (ormai di App che facilitano la quotidianità ce ne sono a bizzeffe, dai calendari condivisi ai device casalinghi controllabili da remoto). Piuttosto, in un senso emozionale che ci piace moltissimo.

Diciamo sempre, infatti, che ormai non è più come una volta: non si stampano più le fotografie, che rischiano così di cadere nel dimenticatoio dei nostri cellulari morti. Ma perché allora non sfruttare la tecnologia proprio in questo senso? Se la pigrizia, infatti, non ci fa stampare le fotografie, è arrivata una nuova App che ci consente di non perdere i nostri ricordi, tenendoli comunque sempre a portata di mano!

Futurize, la nuova app per custodire emozioni e ricordi: la nuova App per smartphone per collezionare i nostri ricordi e regalarli ai nostri figli

L’App di cui stiamo per parlarvi si chiama Futurize: è davvero geniale, a nostro parere, e dopo averla scoperta e provata siamo certe che sarete d’accordo con noi. Si tratta di una applicazione per Smatphone (scaricabile qui per Iphone e qui per Android) che ci permette di custodire le emozioni e i ricordi che teniamo sui nostri cellulari per poi spedirli in futuro ai nostri figli (o a chi vogliamo!), per regalarli o riviverli.

“Futurize, your time case”: ovvero, “Futurize, la tua custodia del tempo”. Significa che scaricando Futurize possiamo conservare, sull’App, tutte le foto e i video che desideriamo non cancellare, senza preoccuparci dello spazio sul cellulare o del pericolo di perdere tutti i dati, caricandole direttamente sull’app. Per poi regalarli a chi ci sta più a cuore.

Se vogliamo spiegarla in termini “analogici”, Futurize è come una scatola dei ricordi che possiamo inviare a un destinatario nel futuro. Dentro ci mettiamo foto, video e ricordi, per regalare un giorno ai nostri figli il ricordo di una giornata particolare o della loro infanzia intera, oppure per fare sorridere gli amici rivivendo un giorno di festa o una vacanza trascorsa insieme, tra dieci anni, vent’anni o dopodomani.

A differenza dei social network sui quali condividiamo le fotografie, la scatola dei ricordi di Futurize è visibile solo a chi la crea e a chi la riceve, quindi è molto più privata e preziosa. Chi la crea potrà vederla in ogni momento mentre chi la riceverà (anche tra anni e anni!) potrà visualizzarla nel momento in cui la riceverà, momento deciso dal mittente.

Come si fa? Basta creare una o più scatole dei ricordi, ognuna con un suo titolo e una sua data, e destinarle poi a se stessi o a qualcun altro. La scatola è come un diario, che possiamo aggiornare o addirittura scrivere insieme ad altri, realizzandolo insieme. E questo diario è visualizzabile in forma di timeline oppure in forma di scatola disordinata, come vogliamo.

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Dopodiché, possiamo scegliere in che data consegnare questo ricordo. Basterà segnare il nome del destinatario (o dei destinatari) e indicare uno o più indirizzi mail ai quali arriverà una notifica. Sarà quindi proprio come spedire nel futuro questa scatola!

L’idea secondo noi è stupenda, proprio per i motivi di cui sopra: ormai siamo abituati a non stampare le fotografie e a condividerle solo sui social, oppure a conservarle semplicemente sui nostri smartphone, rischiando che vadano perdute. In questo modo, invece, non solo le conserveremo, ma le doneremo ai nostri figli, che da grandi potranno rivivere questi ricordi attraverso una modalità davvero romantica, per quanto tecnologica.

Giulia Mandrino

Cos’è il Triathlon del Benessere

Lunedì, 30 Luglio 2018 14:03

Sapete benissimo che oltre all’attività fisica aerobica ciò che ci fa stare bene sono tutti quei gesti quotidiani che ci permettono di entrare in contatto con la nostra mente, il nostro respiro e il nostro organismo in tutta la sua bellezza. Ecco perché amiamo lo yoga, la meditazione e le discipline del benessere mentale e fisico. Ed ecco perché a settembre parteciperemo al Triathlon del Benessere di Wanderlust Italia, al quale speriamo di trovare tutte voi per conoscerci e passare una giornata dedicata alla meraviglia di yoga, meditazione e corsa.

Cos’è il Triathlon del Benessere: a settembre parteciperemo al Mindful Triathlon di Wanderlust Italia per una meravigliosa giornata insieme

Lo scorso giugno abbiamo partecipato ad un evento organizzato da Wanderlust 108, realtà che attraverso corsi ed eventi (ma anche attraverso l’abbigliamento! Con Adidas ha realizzato la collezione adidas x Wanderlust in materiale riciclato proveniente dalla plastica presente negli oceani) vuole spingere al meglio le persone verso la ricerca del benessere personale e della società.

Sabato 16 settembre, quindi, se già conoscete Wanderlust (e allora non vi perdereste l’evento per niente al mondo!) o se volete capire meglio di cosa si tratta, non potete mancare, come me, al Mindful Triathlon che si terrà a Milano, presso il parco City Life, dalle 7.30 alle 16.30.

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Durante la giornata il parco di City Life nel cuore di Milano si trasformerà nel luogo di ritrovo di tutti gli appassionati di benessere e di mindfulness, con un triathlon pensato per tutti, non solo per chi si sente allenato o per chi è abituato a correre maratone o a partecipare a gare. L’iscrizione è aperta a tutti, come per tutti è la proposta del Mindful Triathlon: dalle 7.30 alle 16.30 si susseguiranno infatti una corsa di 5 km (da percorrere alla velocità che più ci aggrada, anche camminando), una sessione di 90 minuti di yoga accompagnati da un deejay e da una mezz’ora di meditazione finale guidata, per rilassarsi ed entrare in totale contatto con il proprio organismo.

Il parco aprirà alle 7.30, dove fino alle 9 sarà possibile iscriversi, ritirare il kit di benvenuto e bere un caffè insieme agli altri partecipanti.

La corsa/camminata di 5km si terrà dalle 9 alle 10.30, dopo essersi preparati attraverso un riscaldamento dinamico tenuto dal capitano adidas x Wanderlust.

Dalle 11 alle 12.30 sarà la volta della seconda parte del Triathlon, quella dedicata allo yoga (Yoga Flow), con il proprio tappetino sul prato.

La meditazione si terrà quindi dalle 12.30 alle 13, guidati dai leader spirituali più accreditati a livello internazionale.

Fino alle 16, poi, il Parco sarà a disposizione di tutti i partecipanti al Mindful Triathlon: ci si può rilassare, mangiare (c’è anche la possibilità di acquistare i ticket “Picnic Lunch!), leggere, oppure partecipare alla miriade di attività collaterali pensate da Wanderlust Italia, dall’AcroYoga alle Flying Therapeutics, dal Bodywork all’Aerial Yoga fino all’hooping…

E non serve nemmeno dirlo: questo Triathlon non è competitivo. È per tutti, è per la community, è per tutti coloro che vogliono non solo testare i propri limiti (con dolcezza, stavolta!) ma sperimentare nuove esperienze in un ambiente sereno, costruttivo, serio e meraviglioso.

E poi ci troverete là!

 Giulia Mandrino

(Foto di copertina: Carlo Beccalli)

L'accostamento melograno-cocco è una scoperta stupenda, perché questi due ingredienti (oltre ad essere super naturali e benefici) stanno benissimo insieme, l'uno aspro e saporito e l'altro dolce e morbido. Li abbiamo provati sulle nostre mini cheesecake perfette in estate, fresche e saporite, e il risultato è un dessert bellissimo oltre che delizioso!

Cheesecake al melograno e cocco: la ricetta della cheesecake veg tra il dolce e l'aspro perfetta per l'estate

 

Le more e il melograno sono due frutti molto importanti che possiamo fare ricadere nella categoria dei frutti rossi: il colore indica già la loro caratteristica principale, e cioè l'essere antiossidanti. Inoltre sono buonissimi, tra il dolce e l'acidulo, e possono rendere la nostra acqua più gustosa e benefica.

Acqua aromatizzata con more e melograno: come preparare la gustosa acqua benefica con frutti rossi

 

L’etichetta di un prodotto alimentare è uno strumento importantissimo per conoscere molte sue caratteristiche, fondamentali per la scelta di ciò che acquistiamo. Spesso ci ritroviamo davanti a tantissime indicazioni, alcune delle volte relegate in posizioni scomode per poter essere lette, di difficile comprensione o scritte con caratteri decisamente piccoli.

I migliori oli extravergine di oliva? Impariamo a leggere l'etichetta: come scegliere i migliori oli extravergini leggendo l'etichetta

Cosa leggere nell’etichetta di un olio extravergine di oliva?

Per quanto riguarda l’olio extravergine d’oliva, nell’etichetta del prodotto sono riportate tante informazioni utili ed è importante imparare a leggerla per poter effettuare una scelta corretta e consapevole per un prodotto di qualità. Tra le indicazioni in etichetta, le principali e quelle che possono aiutarci maggiormente a capire che prodotto abbiamo di fronte sono le seguenti:

- informazioni sull’origine
- campagna di raccolta e termine minimo di conservazione
- etichetta nutrizionale
- indicazioni volontarie sull’acidità
- eventuali certificazioni volontarie di prodotto (DOP, IGP, biologico)
- eventuali informazioni di processo: estrazione a freddo
-  caratteristiche organolettiche

L’origine dell’olio

L'indicazione di origine deve essere obbligatoriamente inserita nelle etichette degli oli extravergini e vergini. Può essere indicato:

- un unico paese di origine, nel caso sia lo stesso in cui le olive vengono raccolte e trasformate;

- i paesi di origine delle olive e dell’olio (ovvero dove le olive vengono prodotte e trasformate);

- miscela di oli comunitari o non comunitari, nel caso di tratti di blend di oli di origine differente

Gli oli extravergini italiani sono oli la cui qualità superiore è globalmente riconosciuta, sia da un punto di vista chimico (contenuto di antiossidanti, vitamina E) che organolettico (punteggio al panel test). La qualità è indissolubilmente legata ai fattori territoriali, climatici e alla varietà di olive che ritroviamo nel nostro paese. Scegliere un olio italiano è una garanzia di acquisto di un prodotto valido e significa anche sostenere l’economia e i produttori locali.

Campagna di raccolta e termine minimo di conservazione

La campagna di raccolta indica il periodo in cui le olive sono state raccolte e trasformate in olio. Questa indicazione è generalmente riferita a due anni, a cavallo dei quali si conclude la campagna olearia. La raccolta ha infatti inizio a partire da ottobre per le varietà più precoci, ma può iniziare anche a dicembre per quelle più tardive. La molitura e il confezionamento vanno di pari passo con la raccolta e terminano con leggero ritardo rispetto ad essa, entro gennaio o al massimo febbraio dell’anno successivo.

L’olio non ha una vera e propria data di scadenza, perché si tratta di un prodotto stabile, ma un termine minimo di conservazione, indicato con la dicitura “da consumarsi preferibilmente entro il ...”. Il termine minimo di conservazione è stabilito dal produttore e può essere superiore o inferiore a quella che era in passato una vera e propria data di scadenza dell’olio, fissata a 18 mesi. Confrontare la campagna di raccolta e il termine minimo di conservazione ci aiuta a capire l’età di un olio e quanto il prodotto sia di qualità. Il danno maggiore che può subire l’olio è l’ossidazione: un olio con una bassa acidità, un buon contenuto di vitamina E e di polifenoli si mantiene meglio nel tempo e gli si può assegnare un termine minimo di conservazione elevato. Per quanto un prodotto sia di eccellente qualità e possa permettersi un termine minimo di conservazione molto lungo, va ricordato che è sempre preferibile scegliere un olio giovane e con un termine di conservazione di almeno 18 mesi: per quanto rallentati dalla presenza di vitamina E e antiossidanti, un olio è inevitabilmente destinato ad ossidarsi.

L’etichetta nutrizionale

L’inserimento dell’etichetta nutrizionale è diventata obbligatoria solo recentemente. Negli oli, tuttavia, le informazioni che possiamo recuperare da essa sono poco utili al fine della scelta di un olio di qualità. Dal punto di vista di calorie e macronutrienti, infatti, tutti gli oli puri, qualsiasi sia la tipologia, sono costituiti da circa il 99.9% di grassi. La percentuale di acido oleico, il grasso monoinsaturo per eccellenza dell’olio di oliva, varia da cultivar a cultivar, ma non è obbligatorio indicarne la percentuale in etichetta. Come per tutti gli altri elementi, è obbligatoria l’indicazione degli acidi grassi saturi, che si attesta generalmente intorno al 15%.

Indicazioni volontarie riguardo l’acidità

Per legge l’olio extravergine di oliva può avere un’acidità libera massima, espressa in percentuale di acido oleico libero, pari allo 0.8%. Per questo motivo non è obbligatorio indicare in etichetta questo valore. Tuttavia, un produttore che vuole valorizzare il proprio prodotto può inserire questa informazione in etichetta a patto che vengano riportati con lo stesso carattere e nella stessa posizione anche l'indice dei perossidi, del tenore in cere e dell'assorbimento nell'ultravioletto. L’informazione sull’acidità non può essere riferita esclusivamente al momento di confezionamento, ma deve essere garantita durante tutto il periodo di vita del prodotto, fino alla sua scadenza.

Certificazioni volontarie di prodotto

Un olio extravergine di oliva può essere volontariamente certificato come:

- DOP (denominazione di origine protetta)
- IGP (identificazione geografica protetta)
- Biologico

Oli DOP e IGP sono oli le cui caratteristiche qualitative sono fortemente legate al territorio di origine delle olive e alla modalità attraverso cui le olive vengono trasformate in olio e vengono, pertanto, certificate da un organismo di controllo. Se nei DOP produzione e lavorazione devono essere svolte in territori ben precisi e stabiliti dal disciplinare di produzione, per gli IGP è sufficiente che anche una sola di queste fasi sia territorialmente determinata. Il disciplinare di produzione descrive anche quali caratteristiche devono possedere le olive con cui si intende produrre l’olio, oltre che le caratteristiche del prodotto finito (colore, odore, sapore, punteggio al panel test, acidità e numero di perossidi).

Questi marchi assicurano maggiore tracciabilità e sicurezza alimentare, oltre che caratteristiche qualitative superiori rispetto ai comuni oli extravergini, perché i disciplinari prevedono nella stragrande maggioranza dei casi standard qualitativi più stringenti. In questo caso l’indicazione di origine dell’olio può essere omessa, perché implicita nel marchio DOP o IGP.

La certificazione biologica, invece, garantisce che un olio:

- viene prodotto senza l’utilizzo di composti chimici, come i pesticidi, o OGM e non ne presenti dunque residui o tracce
- sostiene l’ambiente e la biodiversità, perché non fa uso di pesticidi o fertilizzanti chimici (sono ammessi invece quelli naturali)
- è stato prodotto mediante un impiego sostenibile delle risorse naturali

Estrazione a freddo

Nell’etichetta di un olio è possibile ritrovare la dicitura “estratto/spremuto a freddo” che può essere utilizzata per tutti quegli oli prodotti a temperature inferiori a 27°C. Gli oli estratti a freddo conservano maggiormente i composti bioattivi, i polifenoli, i tocoferoli e i composti aromatici consentendo, quindi, di ottenere un prodotto dalle migliori qualità nutrizionali ed organolettiche.

Caratteristiche organolettiche

Gli attributi positivi emersi nel corso del panel test possono essere indicati volontariamente in etichetta. In particolare un olio può essere definito fruttato, fruttato verde, fruttato maturo, amaro e piccante. A seconda del punteggio ottenuto, ciascun attributo può essere accostato all’aggettivo leggero (<3), medio (3-6) o intenso (>6). Sempre in riferimento alle caratteristiche organolettiche, possiamo ritrovare anche equilibrato, assegnato agli oli in cui il punteggio degli attributi amaro e piccante non si discosta di più di due punti e dolce se amaro e piccante hanno ottenuto un punteggio inferiore a 2.

Sara

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Cecilia

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